Contro la vita, contro il mondo
La vita ci ha stancati, inutile far finta di niente.
Da una parte c'è il dolore, di gran lunga più resistente e profondo di quei piaceri che di tanto in tanto riusciamo a procurarci.
Dall'altra c'è lo spettacolo insensato dei processi naturali e sociali, che osserviamo attoniti e spaventati quando qualcosa ci risveglia: materia animata o inanimata che avanza senza un perché, che si espande, si organizza, si moltiplica, per poi collassare e rimescolarsi alla melma da cui ha avuto origine.
Dall'ottusa frenesia delle molecole ai piccoli sordidi commerci umani di tutti i giorni.
La specie umana scomparirà, e il mondo sarà dominato da altre creature che forse proprio ora nelle profondità degli oceani o nelle viscere della terra stanno muovendo i primi passi della loro orribile vicenda evolutiva che durerà milioni di anni.
L'unica cosa che si può fare di questa vita, di questo genere di sostanza simile a un manufatto uscito per sbaglio dal sogno di un demiurgo incompleto, è rimanere il più possibile confinati nel sogno.
Illusioni e ancora illusioni. Mai cedere al realismo.
Resistere con dignità nella tempesta, come un Des Esseintes dei nostri giorni, e non consentire, mai e poi mai, che la realtà si prenda più di ciò che è strettamente necessario alla pura sopravvivenza.
È la saggezza di Howard Phillips Lovecraft.
