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Messaggi - Visechi

#106
Attualità / Re: Assad(ico)
13 Dicembre 2024, 13:54:18 PM
Citazione di: niko il 13 Dicembre 2024, 13:19:12 PMLe alleanze geopolitiche esistono, non sono opinioni mie: per dire, per essere sintetico, l'Italia e' alleata degli usa, quindi indirettamente anche di Israele, della corea del sud e di Taiwan. Esiste un concetto geopolitico di occidente. Tutti ne parlano, dai, non solo io. Questo, e' un fatto. Io chiamo tutto questo "imperialismo di casa nostra". E questa, invece e' un'opinione. La mia, opinione.

Tu, non so perche', forse non essendo in grado di contestare l'opinione contesti il fatto. E nel far cio', appari solo ridicolo o ignorante. Come uno che non abbia mai aperto un giornale in vita sua. Quindi che vuoi fare? Che vuoi fare, in futuro? Cascherai dal pero tutte le volte che, in futuro, l' "occidente", in quanto entita' geopoliticamente esistente, si schierera' in difesa di Taiwan, della corea del sud o di Israele? E che questo avra' ripercussioni anche in Italia, perche' l'Italia dell'occidente fa parte?

Bravo, casca dal pero. Io continuero' a pensare che il concetto di "imperialismo di casa nostra" e' potenzialmente assai vasto, e si estende anche a Israele, Corea del sud, Taiwan, Ucraina... e magari adesso ci mettiamo dentro pure la meravigliosa Siria liberata (dai quaedisti), ultima amichetta nostra, amichetta dell'occidente euroatlantico, di recentissima acquisizione.

A me l'imperialismo di casa nostra, per come l'ho gia', spero, sufficientemente definito fa schifo, e lo vorrei abbattere. Ma siccome specificamente in merito a cio', contestazioni all'opinione nel tuo testo non ne ho lette, solo contestazioni ai fatti, fatti che, scusa, sai, oggi come oggi direi che li capisce e li comprende  qualsiasi scemo, andiamo avanti.

Avanti ci sta solo che io sono comunista, quindi considerando gli ultimi due secoli di storia, senza allargarci troppo, non ritengo che nessuna guerra nel senso "militare" stretto del termine sia degna di essere combattuta, se non quella in difesa di una patria socialista. Quindi in difesa di Cuba, dell'unione sovietica eccetera eccetera, dagli aggressori. Non stiamo a farla tanto lunga, che non merita. La patria socialista non e' un "imperialismo" e quindi, merita do essere difesa. In tutti gli altri possibili casi, sono per il disfattismo e per la diserzione. Quasi sempre "reciproca", nel senso che auspico che avvenga su entrambi i fronti, di una guerra moderna, o contemporanea tipica.

E, avendo io personalmente gia' prediletto quello da me esposto sopra, come criterio per giudicare e valutare una guerra, e tenendomelo stretto, me ne sbatto, di chi sia l'aggressore e chi l'aggredito. Sono un laureato con un cervello, non un giornalista del tg 1. Spero con cio' di aver soddisfatto tutte le tue "curiosita' ".

Poi, si', sono marxista e nitezsceano, che ce vuoi fare, l'occidente cristiano platonico mi fa vomitare, secondo me me ci vuole proprio una bella apocalisse, nel senso etimologico di rivelazione.

Un saluto e risparmiti di spiegarmi che cosa sia un fascista, ci ho gia' la Meloni ad Atreju.




Sì certo! Spiegato tutto benissimo. Fino a ieri ero convinto che i rossobruni fossero una sorta di animale mitologico partorito dalla fantasia di qualche commentatore politico annoiato. Ti ringrazio per aver riempito questa mia lacuna.
👋🏼
#107
Ultimo libro letto / Re: Legge del desiderio
12 Dicembre 2024, 23:17:45 PM
Citazione di: doxa il 24 Novembre 2024, 14:24:34 PMLa differenza risiede nella visione del peccato non in quanto disobbedienza, ma come repressione della creatività e della produttività: "Nella Parabola dei talenti – esemplifica l'autore – due uomini su tre incrementano il numero di talenti a loro disposizione, mentre il terzo conserva l'unico talento in suo possesso seppellendolo per la paura di perderlo. I primi due vengono elogiati, mentre il terzo è invece condannato per aver messo la paura prima del desiderio, principio oggi di molti disagi psichici, soprattutto nei giovani".
Sarebbe davvero interessante se proseguissi nella disamina del prezioso saggio di Recalcati.
#108
Tematiche Spirituali / Re: ANIMA
12 Dicembre 2024, 23:12:17 PM
Anima è la vera essenza dell'uomo. È ciò che ci riempie di caratteristiche peculiari, per cui siamo quello e non altro; siamo unici ed irripetibili proprio perché in noi albergano le nostre personali e profonde sensazioni e non quelle altrui. Il mondo sommerso che affiora in superficie in foggia di sentimenti ed emozioni, è il linguaggio simbolico con cui Anima ci parla.

Ma Anima che parla è intelligibile compiutamente? Penso che il linguaggio, o metalinguaggio, con cui Anima si esprime sia totalmente oscuro, e noi lo percepiamo o intuiamo più che comprenderlo. Lo avvertiamo come un soffio o come una bufera, e il nostro atteggiamento nel mondo diviene conseguenza del suo soffuso parlare, del suo tenue suggerire, del suo risoluto imporre. Per questa ragione, ritengo che noi non siamo quel che mostriamo di noi.  Il suo continuo suggerire è anche il rumore di fondo che, come un'onda emotiva che riempie le notti, diviene il labile suono che scaturisce da questo incessante colloquiare con l'intimo. È un chiacchiericcio continuo, da cui non è possibile discernere le parole, i vocaboli con chiarezza. Perché ascoltiamo locuzioni non verbali, espresse in gemiti, sentimenti ed emozioni che traduciamo in vocaboli, in parole. Nel corso di questa trasduzione si perdono parti essenziali del significato espresso dal profondo. Spengere questa voce significa scordarsi di noi e sopportare quel vivido fluire che è la vita. Ho quasi la sensazione che la vita scorra in senso inverso rispetto al profondo di ciascuno di noi, come se le sedimentazioni depositatesi in Anima, incrostandola, nel corso degli anni ne abbiano mutato il corso. Ci sono così due forze che si contrastano, la vita che scorre a prescindere da noi, e il nostro stesso 'Io', quello vero, quello non egoico, quello che bussa dal profondo, che ci spinge in altra direzione.

E le preghiere sono vani singulti espressi e rivolti a nessuno. A nessuno che esista, o, al più, a nessuno che voglia o possa ascoltare. Non vi è nulla e nessuno verso cui rivolgere preghiere, se non noi stessi, verso quel profondo che è in noi. Dio, qualora vi fosse un Dio (sia quel che sia), non ode i lamenti degli uomini, Dio è distante, e la nostra voce è sempre e solo afasia.  La mente è il danno primigenio; penso, infatti, che la vita dell'ebete felice sia il farmaco che da solo può sanare quelle profonde ferite che la vita scolpisce in Anima... ignorare ed ignorarsi totalmente, fino a giungere all'estremo d'ignorare d'ignorarsi (l'eco delle lezioni di Eckhart non si è ancora spento). Questa è la sola pozione che riesco ad intravedere per suturare le lacerazioni. Penso che più che connetterci dovremo riuscire a sconnetterci da questo profondo fondo che sussurra e strepita, e se la meditazione è l'arte di ascoltare, forse sarebbe meglio apprendere le tecniche per obliarsi, per dimenticarsi, per non udire ... si è più ignoranti, ma si vive meglio... meglio attingere alla fonte di Lethe piuttosto che nutrirsi con il pane di Mneme... non aver biografia emotiva, per non ricordarsi di sé... dimenticarsi totalmente per mai più ricostruirsi. L'ascolto ci connette con la nostra coscienza – mediatrice fra mente e profondo - rendendo presente alla nostra attenzione anche e soprattutto il tramestio che ci abita.

La coscienza, ritengo sia proprio lei la causa della distonia che ci attraversa in lungo e in largo, è questo sapersi, percepirsi, vedersi, sentirsi, quindi la vera responsabile della lacerazione fra 'essere' e illusorietà dell'essere: è la coscienza che ci dilania. Espanderla temo rappresenti un altro di quei veicoli che accentuano la permeabilità alla patologia dell'essere. Noi ci immergiamo in noi stessi per raccogliere in quel fondo buio ciò che ci dilania, che ci raffigura in guisa di in-essenza - di assenza – quel poco o quel nulla che riusciamo ad estrarne per imporre il nostro governo a quanto rifugge l'ordine e la quiete... che insano sproposito. Noi avvertiamo le nostre assenze, ed avvertiamo, ma solo come un alito, la nostra mancanza, eppure per la coscienza 'siamo': individui unici, persone, soggetti, Io. Questo doppio flusso contrapposto acuisce la lacerazione. Credo possa essere esistito un momento, un baleno, uno scintillio di tempo, che ha anticipato questo squarcio dell'essere e in cui l'uomo, l'essere, era unitario. Prima dell'insorgere della coscienza di uomini noi, forse, eravamo un essere unitario.

La Sacra Bibbia esordisce con una locuzione singolare e assolutamente, a parer mio, illuminante: <In principio....>. In principio Dio! Ma prima di quel principio? Prima dell'Origine? Porre un principiare agli eventi, determinando così la nascita della storia, significa de-finire e de-limitare, ma l'eternità di cui tanto si parla non vanisce forse al cospetto di questa locuzione? No! forse no. Forse prima di quell'Origine, che è solo origine della storia, della venuta al mondo dell'uomo, cosa vi era? Volendo credere in un Dio creatore, ritengo vi potesse essere un'anima unitaria. Dio si è deciso (dall'etimo tagliare) per l'Amore, e questa sua de-cisione, concretatasi in Amore, è anche l'atto Creativo in sé. La maledizione dell'umanità da parte di Dio è anche l'insorgere della coscienza, con tutti i danni che questa germinazione si porta appresso. Credo così che la lacerazione fra 'essere' e 'non essere' sia proprio costitutiva nell'uomo, originaria, insita ed irredimibile. Questa lacerazione è la percezione che abbiamo di noi in foggia di entità pensante ed agente. Allo stesso tempo avvertiamo la dicotomia che ci abita, che ci possiede, avvertiamo il daimon che ci conduce, senza però mai riuscire a toccarlo, a vederlo e visitarlo compiutamente. Avvertiamo la fatuità di quel che – come sogno – riteniamo sia il nostro essere costitutivo, e, in una certa misura, comprendiamo, a livello inconscio, che non siamo quel che esso rappresenta di noi esteriormente. La lezione di Qoelet – vanitas vanitatum et omnia vanitas – echeggia ancor oggi, senza che sia ancora sorta una filosofia buona per tacitarla.

Subiamo il richiamo della vita ed in essa ci tuffiamo spesso ricchi di speranze, spesso, troppo spesso, disilluse. Quando solleviamo la testa dal gran banchetto che viviamo vivendoci, ci rendiamo conto, soffusamente, che non siamo stati noi ad aver banchettato, ma che forse eravamo solo commensali o alimenti del lauto convito: siamo pasto che pasteggia con sé stesso, siamo ingredienti di noi stessi, siamo, in definitiva, degli antropofagi pensanti. Le fauci che ci inghiottono e macerano sono i pensieri, la mente pensante, questo glutine che si arrotola in noi e che ci fagocita completamente, che s'impossessa del nostro 'essere' divenendone elemento preminente e dominante.  La mente, come una gran ruota dentellata, ci macera dall'interno, senza mai spegnersi, ci riflette la sua immagine falsata proponendola come unica vera essenza di quel che siamo. La mente s'impone in noi con la sua legione di 'Io', uno per ogni occasione: Io grammaticali, Io sociali, Io ludici, Io introspettivi... siamo proprio 'uno, nessuno, centomila'. 

Credo non vi sia redenzione per questo stato di cose, o forse l'unica è proprio quella d'ignorarsi totalmente, fino a giungere al nirvanico stato d'ignorare d'ignorarsi. Una frattura fra mente pensante e ciò che sta' davanti a noi, o in noi (il Daimon), è sempre un processo che percorre ed attraversa la mente; come dire che la mente, subdolamente, si adatta e forgia, rendendosi duttile e malleabile alle necessità, riuscendo a fingere condizioni estatiche che rendono ancor più orrido il risveglio. La mente si assopisce per rendere la messa in scena più convincente e attrarre così il suo ospite entro i propri avviluppi. La mente è vassallo della vita, ad essa si piega, è un tentacolo, fra gli altri, che la vita possiede; un tentacolo che stringe: rende luminoso ciò che è ombra per poi mutare la luminosità in tenebra.  La vita ha necessità di questo moto ondulatorio perché è movimento, perché è sommovimento, e con l'energia prodotta da questo perenne moto, si alimenta. La vita non può stazionare, perché non è quiete, e quando pare lo sia è solo un suo riposo per riprendere la sua furente corsa, come il contrarsi della fiera prima che spicchi un ulteriore balzo per ghermire la preda. Osservare è solo percepire questa disillusione, quanto intensamente non so, farsene partecipi ed esserne parte; sospendere e obliare le speranze è divenire parte ignorante di quel flusso che ci trascina, senza che si cerchi quel senso di cui la vita e l'esistenza di ciascuno sono totalmente prive. Questo è l'unico ponte fra noi e l'occulto; un occulto insondabile, inconoscibile, e l'unica storia d'amore con noi stessi è quella che ci conduce all'oblio di quel demone che ci accompagna, perché non vi è alcuna vocazione in noi, solo un vagolare incerto fra le forre della vita
#109
Attualità / Re: Assad(ico)
12 Dicembre 2024, 16:29:47 PM
Si vabbe' continui a darmi del cretino, ma non capisci che per me non ci sono interessi nazionali, solo interessi di classe.

Ma di quali interessi di classe parli? A quale classe alludi? Sei tu che stabilisci gli interessi di questa classe, qualora riuscissi, tu, ad identificarla?
 
 E' per questo, che la guerra puo' essere impedita solo combattendo l'imperialismo di casa propria, e solo dalla generalizzazione di questo principio, (ognuno si combatte l'imperialismo di casa propria, e che ognuno diserti primariente il proprio, fronte) puo' scaturire la pace.


Idem come sopra! Straparli di "imperialismo di casa propria" ma mai hai chiarito cosa debba intendersi con questa vacua locuzione. Parrebbe si tratti di un concetto che coinvolge una pseudo-realtà metafisica assai mutevole e modulabile in base ai tuoi particolari ed altrettanto mutevoli umori, quindi di un qualcosa assai umorale. Appare, per esempio, chiaro che inglobi tutto ciò che ha il sapore di statunitense, che faccia udire i rumors dell'Occidente, che assuma l'afrore di ciò che converge col pensiero utilitaristico dell'Occidente. Bene! Ma il concetto "d'imperialismo di casa propria" può escludere dai tuoi strali il colonialismo cinese (osserva e capisci - se puoi – quel che accade oggi in Africa)? Può far a meno di ammonire, censurare e sanzionare l'occupazione pluridecennale dell'intera Europa Orientale per mano (armata) da parte dell'Unione Sovietica? È possibile che ometta di stigmatizzare i massacri di civili operati da Stalin? Qual è il perimetro concettuale (quello geografico ho notato che lo dilati e contrai a piacimento) dell'"imperialismo di casa propria"?

Inevitabile, che ogni comunista, localmente, simpatizzi con il "nemico", per come esso viene bellicamente inteso, o sia quantomeno che sia disfattista, per la disfatta, sul campo delle forze nazionali, o tanto piu' imperiali, locali.

Bellissimo concetto, assai originale, molto condivisibile, soprattutto nella Stalingrado che fu fucina e fattrice del sovietismo. È certo che in quel frangente il popolo russo, con Stalin in testa, dovesse, localmente (concetto quantomai nebuloso, quantomeno in questo contesto semantico), simpatizzasse con i nazisti invasori. Alla Baia dei porci, i cubani non stentarono un solo attimo per gettare le braccia al collo al nemico statunitense; come pure i Vietcong, simpatizzarono fraternamente con gli assassini figli dello Zio Sam, i finlandesi e i praghesi per i sovietici? Dimmi, ma queste tue non son forse farneticazioni, oppure si può riuscire a capire, finalmente, che diamine vuoi dire? Prima di slanciarti in una replica, ti consiglierei (scusa la presunzione) di cercare di capirlo bene e fino in fondo tu.

 Il disfattismo, e' rivoluzionario. Disfatta dell'italia, dell'occidente, della democrazia, del progresso, disfatta di tutto.
 

Ecco, a proposito di farneticazioni. Puoi davvero credere che questa farneticazione possa mai essere condivisa da altri, se non da te solo? Ah, sì, scusa... poco dopo spieghi tutto con il concetto di "posapiano", ci arriviamo fra non molto, abbi pazienza. Quello che esprimi, in una forma assai grossolana e molto infantile, ricalca a grandi linee l'atteggiamento di Nietzsche rispetto alla società coeva. La dissoluzione dello status quo per far germogliare il "nuovo uomo", l'ultra uomo, colui che supera e travalica l'uomo vecchio. Certamente una concezione molto socialista, veramente tanto marxiana, sensibilmente comunista. Ho già cercato di mostrarti quanto la tua concezione della società sia più prossima ad un fascismo XXI secolo, in camicia rossobruna, di quanto tu stesso riesca ad immaginare. Certe 'visioni' deliranti sono tipicamente fasciste (un giorno, se ne avrò voglia, cercherò di farti capire cosa significa essere fascisti, non so se sarà un'impresa vana, oppure assai semplice, in fin dei conti non dovresti far altro che guardarti dentro, per averne una nozione completa).

 Perche' il tutto, ad, oggi, nasconde il dominio di classe, ovvero e' catecontico rispetto ad una apocalisse, o per dirla piu' terra terra, e' il tutto falso, e bugiardo, in nome del quale (tutti) ci dobbiamo unire nell'interesse (solo) di qualcuno. E questo al fine di mantenere, economicamente e non solo, il "tutto" nel senso di istante eterno, di status quo...
 

Sul concetto di "catecontico", se con questo vuoi alludere al katechon greco, potrei pure convenire con te. È un rischio concreto. La rincorsa spasmodica inseguendo il dio Pil che il sistema economico affermatosi in Occidente impone, rischia di far implodere l'intera società, ma non per le ragioni (un vero e proprio ossimoro) che maldestramente ed acerbamente lasci a malapena intuire tu. Il sistema comunitario attuale, quello che si è venuto a maturare a seguito dei due conflitti mondiali, non mantiene le promesse e le premesse che lo hanno originariamente ispirato. È causa di disequilibri sociali che a lungo andare risulteranno non più sostenibili, se non a prezzo di sacrifici umani difficilmente oggi facilmente immaginabili. Qualche avvisaglia la stiamo già osservando in termini di crisi ambientale e migratoria. Ma temo che questo sia ancora niente rispetto a ciò che ci attende. E non immaginare ci possa essere alcun modello alternativo di società che si edifichi nascendo dalle ceneri di quella attuale, solo cenere troverai. Al più, puoi imaginare una metastasi la cui maturazione è lunga e lenta. L'attuale situazione generale più che catecontica ci avvisa sull'insorgenza metastatico di un cancro forse incurabile. Come l'inflorescenza rappresenta tanto lo zenit di bellezza e fulgore, quanto l'avvio della fase di putrescenza di un fiore, così anche per l'attuale situazione: non è un rinvio, ma l'inizio della dissoluzione.

 > Il tao dei
posapiano.
 
 Che odia ed estromette (s)Putin, ma non conosce conflittio di classe.
 
 Masochista, oicofobico, meschino, tale mi tocca sembrare a tutti i
posapiano!


Qui, senza troppi sofismi, mostri con chiarezza quanto il tuo 'rossobrunismo' sia giunto a maturazione. Ciò che tu definisci col termine aggettivato "posapianismo"; Mussolini lo chiamava "uomo debole"; Hitler lo marchiava "sub-umanismo sionista"; Nietzsche scriveva che l'uomo (suo coevo) era "un cavo teso tra la bestia e il superuomo"; Vannacci, presumo tuo prossimo maitre a penser, lo addita come un "debosciato". Insomma, mutatis mutandis (attenzione, in questa locuzione latina non cercare mutande), le concezioni dell'uomo e, a cascata, della società sono assai contigue, se non addirittura coincidenti. CVD.

 Perche' chi sia, e chi non sia, il nemico, esterno, in nome del quale edificare la "concordia nazionale", ovvero la vera e reale sconfitta, in un modo o nell'altro, delle giuste d sacrosante "lotte sociali" nel loro essere intrinsecamente divisive, lo stabilisce ogni volta, localmente, il nemico di classe.


Altra farneticazione che non val la pena commentare... si commenta da sola.
 
 La pace non e' l'interesse comune di tutte le nazioni, (ti piacerebbe, eh? intelligentone...) e' l'interesse comune di una classe, contro un'altra.
 

Faccio uno sforzo e cerco di capire questa meravigliosa supercazzola. Voglio impegnarmi nel reperire un minimo di senso compiuto laddove proprio non ce n'è... ma tant'è, alle volte l'interpretazione sortisce miracoli.
La preposizione avversativa 'contro' solitamente la si utilizza per marcare una contrapposizione fra due o più contendenti. Già il termine in sé, senza ulteriori specificazioni, lascia ad intendere un dissidio, un'ostilità, un'opposizione, un contrasto insorto fra i due elementi posti semanticamente a confronto nell'ambito del periodo. Il termine "pace", viceversa, esclude la possibilità che vi sia un qualche contenzioso o che un precedente ragione di contendere sia venuta meno. In ogni caso, in periodo o in una condizione di pace non dovrebbero essere ravvisati elementi di contrasto o conflitto: la pace esclude il conflitto e viceversa. Eppure, tu sei riuscito a conciliare in un unico 'pensiero' i due estremi inconciliabili. Due classi, l'una contro l'altra armata, determinano la pace... non già una pace insorta a conclusione del conflitto, come conseguenza del trionfare dell'una rispetto all'altra classe, ma addirittura una pace che va ad innestarsi proprio in fase di pieno conflitto. Insomma, un capolavoro logico.
Ma andiamo oltre. Non curiamoci dell'antinomia insita in un pensiero presumo scritto maldestramente (non mi metaviglierei).

 Due guerre mondiali, due volte il proletariato in lotta ha fermato la guerra. Prima con la diserzione, poi con la resistenza. Che fu la stessa resistenza sui nostri monti, come in Spagna, come a stalingrado.


La Resistenza non fu la guerra di proletari contro borghesi. I grandi capi della Resistenza non erano proletari, neppure i combattenti si distinsero per l'appartenenza ad una classe sociale. La guerra partigiana, se a questa alludi, fu condotta da socialisti, comunisti, cattolici, azionisti uniti dall'idea di libertà e mossi dalla chimera di istituire un regime democratico, in contrapposizione con gli scampoli residuali degli adepti al servizio di una tirannia morente. Non vi fu lotta di classe, cosa, invece, ben presente nella Russia del 1917. La prima Grande Guerra, quella sì che fu guerra di proletari opposti ad altri proletari. Si è conclusa per consunzione, non perché una classe sociale ha prevalso sull'altra... in ogni caso, sempre di proletari si trattava. Hai una nozione molto particolare della storia

#110
Attualità / Re: Assad(ico)
11 Dicembre 2024, 15:14:28 PM
E invece ci credo, xxxxx, e tu mi stai provocando senza argomentare...
Non vorrei fraintendessi o che certi pregiudizi offuscassero le tue già, per me, scarse capacità di analisi e di giudizio. Non conoscendoti, semplicemente chiedevo informazioni ai tuoi interlocutori sulla possibilità che tu non credessi davvero fino in fondo a ciò che scrivi. Esiste sempre una possibilità, quasi matematica, che nel corso di una discussione, soprattutto se ideologizzata, ci s'infervori a tal punto che, per contrapposizione, si arrivi ad estremizzare la propria posizione, fino a giungere sostenere idee e concetti non del tutto condivisi. Per cui, mi informavo per valutare quanto valesse la pena replicare e, soprattutto, quali sezioni dei tuoi semplicistici Interventi mettesse in conto di ritenere utili per imbastirci intorno una discussione o un confronto proficui per entrambi, lasciando decantare quelli, invece, da ritenersi assolutamente irrazionali ed immotivati, tanto da non meritare una replica che avrebbe trasformato il thread in una sorta di match privo di costrutto e denso di noia. Poi, forse preventivabile, ma inatteso, è giunto il tuo "apprezzamento personale di stampo offensivo." Certo, "sei libero di criticare e commentare quanto vuoi le affermazioni degli altri, ma... " non ritengo sia altrettanto libero "...di fare apprezzamenti offensivi su di..." me. . Non mi lagno, così è il gioco.
Bene! Letti i tuoi interventi su questo thread, non credo ci siano troppe argomentazioni da contrapporre alle tue indefettibili e tetragone certezze. Inutile argomentare in replica, stupido sarebbe farlo ed abbastanza ottuso è chi lo fa. Mentre, invece, non mi voglio sottrarre al vano vezzo di rimarcare e sviluppare alcuni punti che sempre stimolano una mia spontanea contrapposizione recisa nei confronti dei sopravvissuti adepti e proni servi di certa politica del potere. Non pensavo che, dopo le inenarrabili carneficine del secolo breve, fosse ancora oggi necessario puntualizzare alcuni aspetti, da taluni ritenuti di 'contorno' o come preventivabili ed ammissibili 'danni collaterali', ma per me fondamentali ed irrinunciabili.
Ancora oggi assistiamo all'affermarsi, quantomeno in taluni, dell'ambiguo e colpevole pensiero che giustifica l'uso della violenza anche indiscriminata e della costrizione, anche quando sono immotivate o sproporzionate rispetto alle necessità razionalmente accettabili in relazione al contesto complessivo (Beccaria non è venuto al mondo per caso). Quel come se violenza, guerra e costrizione possano essere ammesse, sostenute e perorate nei casi in cui chi ne fa uso ritenesse che la sicurezza interna od esterna del proprio Paese (quindi delle popolazioni, delle genti, dei civili) fosse messa a repentaglio. Lo scatenarsi delle guerre è sempre giustificato da e con questa esigenza, apparentemente irreprensibile. La ragione di fondo che sottostà ad un conflitto, una repressione violenta, un ricorso alle armi è sempre la difesa degli interessi della Nazione. Va da sé che l'interesse della Nazione dovrebbe essere assolutamente sovrapponibile a quello delle popolazioni civili, dei suoi abitanti, delle genti, si usa dire. Questa è una tautologia che addirittura anche chi è sprovvisto di intelligenza o di Var potrebbe sottoscrivere, quindi anche tu.
Questi interessi sarebbero perseguiti, conseguiti e difesi attraverso il ricorso alla violenza. Ma è proprio il deflagrare del conflitto in armi, della repressione violenta, della forza bruta in genere che reca danno all'interesse primario del singolo componente e per somma a tutta la popolazione civile, la comunità, la società. È risaputo, e solo una persona obnubilata da una ideologia mortifera può negarlo, che i conflitti coinvolgono per il 70% le popolazioni civili, per il 25% combattenti in armi e suoi stupidì supporter e solo per una residuale porzione i ben pasciuti e rabbiosi promotori e provocatori dell'azione bellica. Basta vedere quel che è accaduto ed accade tuttora a Gaza a causa del mortifero pensiero che tu, smanioso, difendi a spada tratta. Ah sì, scusa. In quel caso sarebbero gli imperialisti anglo-americani-sionisti i responsabili, quindi idee ben lontane dalle tue! Ingenuotto, credimi!
No! Non capisci, non puoi capirlo, che quando, per affermare sé stessi, per rivendicare un principio, sostenere una propria visione del mondo e della società massacri le popolazioni inermi di Gaza stai semplicemente ricusando il principio generale che ammette l'uso della forza solo in casi in cui sinceramente gli interessi primari dei popoli (questa era l'idea di fondo che nutriva l'utopia dell'internazionale comunista di Lenin) sono minacciati. Poco rileva che tu colori di vernice rossa le stesse idee mortifere che hanno sostenuto ed alimentato i tanti fascismi ed i troppi nazismi della storia: facce della stessa medaglia. Perorare le cause dei dittatori, dei massacratori del proprio popolo come Assad, significa, implicitamente, sfumare, fino a denegare, quel confine che tiene discosti e non conciliabili il crimine ideologizzato del fascismo all'ideale (forse per molti ininfluente, per me irrinunciabile) umanistico del socialismo. Aver la pretesa, oggi, dopo Praga, dopo l'Ungheria, dopo l'Afghanistan, di parteggiare per lo stalinismo che ha massacrato kulaki, civili ed oppositori, significa partecipare anima e corpo alla costruzione – idea tutta nuova e antica come la storia contemporanea - di un ordine rossobruno, che si opporrebbe al veleno globalista, ma scopertamente congenere all'ideale fascista di edificare una società securitaria, in cui il controllo sull'individuo, sulla sua capacità di creare e convivere con e nelle differenze, delle sue libertà civili, sociali e personali sono compresse fino all'implosione (sovietismo docet!). Essere dalla parte dei massacratori sionisti o putiniani o 'assadiani' oggi significa semplicemente combattere occupando il medesimo lato della barricata, quello del fascismo, in politica, della necrofilia, in psicologia. Ed eleggersi come compagni di lotta coloro che rinnegando l'umano che ci abita, rifiutano un aiuto fattivo a chi oggi cerca un futuro e lo perde negli abissi del mare. Non ti assolve lo sbandierare la bandiera rossa con falce e martello, i rossobruni sono parte della medesima putredine della società.
E con questo non ho concluso, avrei tant'altro da scrivere, ma non vorrei che chi possiede il manganello ma difetta di intelletto, si scandalizzi oltre misura.
Amen!
#111
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
10 Dicembre 2024, 08:52:42 AM
Citazione di: green demetr il 10 Dicembre 2024, 00:16:26 AMCertp Visechi perchè tu non sei un borghese, che si può permettere un computer, e scrivere contro Freud.
E certo la società deve essere cambiata parecchio...
L'europa è antisemita e ora si sta pure accordando con i terroristi islamici.
E certo, ora se uno è terrorista o meno, lo decide la legge.....
Oh no Freud quel cattivone aveva un problema era un ebreo....oh nooo.
Quanto mi deve venire da ridere....oooooh ma quantoooooo.
8)


Quando vaneggi a questo livello stimoli davvero la discussione ed incentivi un confronto serio e costruttivo. Prosegui nel tuo vaneggiare.
#112
Attualità / Re: Assad(ico)
10 Dicembre 2024, 08:50:52 AM
Citazione di: niko il 10 Dicembre 2024, 01:01:32 AME invece ci credo, omino, e tu mi stai provocando senza argomentare...

Dai, fai sapere anche tu a tutto il mondo come ti senti dalla parte giusta della storia, e fortunato ad essere nato in una democrazia di (non) (s)Putin...

Ti sembra esagerato, quello che ho scritto, ovvero che

ognuno si combatta l'imperialismo di casa sua?

Per prossimita' ?

Beh, vedi, e' il principio minimo di tutte le lotte politiche, sociali e direi anche culturali, non compatibili e non ipocrite.

E ammesso (e non concesso) che non ci piacciano le guerre, e' anche l'antidoto piu' semplice a tutte le guerre.

Piu' un principio etico, pratico o strategico e' generalizzabile... piu' e' probabile che funzioni.

Il fatto che ci sia gente che a sentirlo enunciare chiaramente caschi dal pero...

Testiminia solo che viviamo in tempi di melma... e di omini...

Gente che blatera di aumentare la spesa militare mentre il paese e' messo come e' messo... che blatera di leva obbligatoria.

Per me sono tutti impazziti.

E la guerra, e la tendenza folle alla guerra, non si combatte con il pacifismo, ma con la lotta all'imperialismo locale, di casa propria.

Cio' che distrugge, e sempre piu'  distruggera' la democrazia, e' il bellicismo di tanti omini piccoli piccoli, e sempre piu' rimbecilliti, e sempre piu' piccoli, che odiano Putin perche' lo dice la tv.

Con tanti diciottenni che magari verranno di nuovo mandati obbligatoriamente per un anno di vita alla naja a sorbirsi simili puttanate e lavaggi del cervello, da parte di tanti sergentoni impettiti piu' ridicoli e ingrugnati del sergente Hartman di Full Metal Jacket.
Persone che si immagginano (immagginano loro stesse) lottare contro i nemici esterni, perche' sono impotento e hanno bisogno di soluzioni immagginarie e immagginifiche a problemi (fin troppo) reali.

Tutto questo distruggera la democrazia nei prossimi dieci venti anni. Non Putin e la sua invincibile rete di spie.

La svolta autoritaria e' gia' cominciata.

Comincia laddove ognuno vede, o meglio crede di vedere, nemici lontani per l'ignavia e la mediocrita' di non vedere quelli vicini.




Più che esagerato, mi sembrano autentiche puttanate... omuncolo. Neppure quell'idiota di Rizzo sosterrebbe le idiozie che sostieni tu, ometto.
#113
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
09 Dicembre 2024, 22:49:15 PM
Citazione di: daniele22 il 09 Dicembre 2024, 10:11:14 AMRientrando in tema pure se mi mancano le competenze, in questi giorni mi è capitato tra le mani un piccolo testo di Cesare Musatti (di famiglia ebraica) che titola "Ebraismo e psicanalisi". Da quel poco che ho letto, e chissà se continuerò a leggere, l'autore si pone in modo abbastanza critico nei confronti di Freud e al tempo stesso vuole mostrare che la psicanalisi sia potuta nascere e svilupparsi soltanto in un ambiente ebraico.
Ad altri più esperti lascio eventuali commenti
Forse non proprio in un ambiente ebraico, ma molto più probabilmente solo in un ambiente sessuofobico. Da buon borghese, Freud ha puntato tutto sulle repressioni sessuali della società in cui viveva, rovinando, per certi versi (non certo per quelli individuati da maitre a penser del forum), la sua (SUA - checché ne scriva il maitre a penser) grande intuizione.
#114
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
09 Dicembre 2024, 22:44:28 PM
Se leggi veritatis splendor o Fides et ratio del Papa polacco, le cose stanno anche peggio di come le ha prefigurate il germanico.
#115
Attualità / Re: Assad(ico)
09 Dicembre 2024, 22:41:54 PM
Oddio! Non posso credere che creda in ciò che scrive, sarebbe davvero esagerato che ci credesse veramente.
#116
Tematiche Spirituali / Re: La fede in Dio
06 Dicembre 2024, 22:43:22 PM
Citazione di: Duc in altum! il 06 Dicembre 2024, 16:17:44 PMEh no, caro @Eutidemo, sarebbero semplicemente soltanto delle opinioni nei riguardi di Dio, se non generassero il nostro agire.
Questo nostro agire determina chi abbiamo deciso di essere, avendo come fondamentale il Mistero (l'Alfa e l'Omega del pieno senso esistenziale umano) e non una certezza.
Ecco allora l'inevitabilità della Fede personale, che risponde soggettivamente per produrre e suscitare fondamento e prova (cit. Ebrei 11,1) di quel Mistero.
Ecco allora, cosa ancor più scandalosa, che non tutte le "fedi" conducono a centrare l'obiettivo, il fine dell'esistenza umana e dell'Universo, compiutamente... secondo la mia di fede.
Non muta molto se immagini che il nostro agire è determinato anche da mille altri fattori che escludono la possibilità di Dio. Per esempio una fede politica genera un agire. La fede nella conoscenza, per esempio, genera l'azione la quale determina benissimo il nostro essere, pur in assenza di un Dio.
Dio, l'incontro con il divino, non è reso inevitabile dal Mistero, solo possibile quando questi rappresenta una scelta previa e l'esistere può essere densa di senso e significato anche non prevedendo previamente l'ipotesi di Dio.

Alla fin fine, pur di far senso a ciò che senso intrinseco non ha, si riesce sempre a trovare quel che si cerca, o forse è più corretto scrivere che si cerca quel che pregiudizialmente si è trovato.
#117
Tematiche Spirituali / Re: ANIMA
06 Dicembre 2024, 22:24:30 PM
Cosa sia Anima è un quesito che ha attraversato i tempi, una domanda che tutti, prima o poi, ci siamo posti, le cui risposte hanno riempito e riempiono le biblioteche di tutto il mondo, senza che siano mai giunte a fornire una risposta ultimativa o esaustiva.
Cosa sia Anima, conoscerla, non tanto nella sua spiegazione terminologica, affascina, perché significa entrare in contatto e lambire quel qualcosa d'ultraterreno che parrebbe ci informi. Ma se Anima è davvero l'occulto che ci abita, noi veramente "non possiamo sapere a che cosa esattamente ci riferiamo, perché la sua natura è nebulosa e si rivela più che altro per allusioni, per sprazzi di intuizione, in sussurri e nelle improvvise passioni e bizzarrie che interferiscono nella nostra vita e che noi ci ostiniamo a chiamare sintomi" (J.Hillman). Ma la sentiamo; sentiamo la sua flebile voce che sussurra.
Leggevo un tempo che Anima si esprime in emozioni e sentimenti, in gemiti e gioia, in sofferenza e felicità. Anima ci parla e noi avvertiamo il suono della sua voce ogniqualvolta ci troviamo al cospetto di noi stessi, del nostro intimo, del nostro profondo; Anima è visibile nelle sue manifestazioni esteriori: quando amiamo, quando piangiamo – le lacrime sono forse l'essudazione di Anima, e il sorriso il suo brillio, il suo rilucere -; noi possiamo sentirla, ascoltarla.
Quando Anima è ferita, soffre tutta la persona, non esiste farmaco che lenisca questa sofferenza. Il dolore non porta maschere, si mostra nudo, rendendo palese così Anima e portando alla superficie la sua voce in forma di gemiti. Il dolore è ciò che maggiormente ci avvicina a questo profondo, perché induce colui che soffre a guardarsi dentro: la sofferenza è una introflessione, per cui si scandaglia l'intimo andando a sfiorare quell'essenza occulta che è in ciascuno di noi. La gioia porta all'esterno, è una 'estroflessione', perciò quando si gioisce, quando si è felice – sempre solo un attimo che svapora in fretta – si è meno portati ed inclini a scandagliare il proprio intimo e sentire Anima.
Anima esprime in note dolenti quella che una vera e propria patologia dell'esistere e la 'medicina' che proponi tu, Freedom, e di cui parla Toni Negri (uno dei 'cattivi maestri', se non ricordo male), è la stessa di Sartre e del suo impegno.  Non può esistere guarigione, solo l'accettazione tragica della realtà del dolore e la piena consapevolezza della centralità del tragico nell'esistere umano, possono, per assurdo, consentire un sospiro, un rammendo a quella profonda lacerazione prodottasi fin dall'origine fra coscienza ordinativa e kaos ribollente che permea il fondo abissale entro cui è radicata l'esistenza umana. Da qui, dalla percezione del Nulla che Anima suggerisce in un sussurro denso di significato, nasce l'esigenza di trovare una strada che silenzi o attenui il respiro del Nulla; da qui la necessità dell'impegno: per Sartre fu un impegno politico e sociale, per altri è un percorso di fede, ma in entrambi i casi si tratta di risposte perorate ed istituite dalla percezione del Nulla e dal dolore di fondo che permea Anima.
#118
Tematiche Spirituali / ANIMA
04 Dicembre 2024, 23:30:04 PM
Ciò che ci parla dall'interno, con voce flebile, come un'eco appena percettibile, è una legione, non è un demone. 

Noi siamo mille essenze miscelate e aggrumate in un glutine inestricabile. È la nostra anima un caleidoscopio dai mille colori e dai mille significati. Per questo è oltremodo indelicato fornire voce a chi voce non ha, se non quel poco e tanto che urla dal profondo come Vox clamanti, di cui noi udiamo solo un'eco.

Il Cantico dei Cantici, meraviglioso libro ispirato, ci canta appunto questa meraviglia che ammalia... ci canta la vita come essenza forgiatasi nel profondo di ciascuno di noi. Il Cantico dei Cantici è Eros, ma scorda di trasportare con sé la legione che abita il nostro intimo. Dà voce, monocorde, ad una sola parte della vita: la meraviglia, scordando l'abnorme, il terrifico che è in noi. L'anima non ha una sola voce, non canta, non si esprime in poesia, quel che leggiamo composto in versi è solo quel vapore sulfureo che percepiamo come richiamo dagli inferi.

Potremo, forse, dire che l'anima sia il substrato personale entro cui unitariamente sprofonda l'essere in tutta la sua molteplicità di forme, prima che fosse avvertita la scissione dovuta ed operata dall'insorgere della coscienza. Potremo inferire che sia un substrato magmatico, ribollente, che permane nel profondo di ciascuno di noi, in un punto che anticipa e previene la scissione fra ragione ordinativa e follia disgiuntiva e scompaginante. L'anima è così il punto dell'equilibrio fra i due suoi costituenti. Ma oggi si assiste alla sua disfatta al cospetto del trionfo della razionalità scientista che promana dalla coscienza, la quale ha relegato nel campo della patologia la follia dionisiaca del ditirambo, tramutato e costretto in insipiente danza regolata, che preclude così lo sguardo a più sensi e più voci.

La coscienza è una scissione operata fra le due forze: propende verso la ratio ordinativa e rifugge il folle kaos della vita. L'anima è personale e si coniuga con l'anima collettiva rappresentata dall'ambiente e dalla cultura coeva. Anima collettiva intrisa di reminiscenze del passato che la colorano con i colori attinti e trasfusi nel corso del tempo.

L'Anima rappresenta il contrappunto e il complemento della coscienza: là dove l'una unisce e scompagina, l'altra scinde e ordina. Sono due attitudini che si completano per tenere il suo abitatore (abitato), l'uomo, in costante tensione verso la vita. L'anima è l'occulto che ci abita, l'inconscio che ci agisce, l'irrazionale che si appropria di noi e delle nostre azioni e scelte, mai pienamente nostre.

Non vi è una scienza per l'Anima, non vi può mai essere una scienza che dia voce all'anima. L'occhio non può osservare sé stesso nell'atto di osservare sé stesso: la psicologia, logos dell'anima, è la presunzione di dar voce a chi urla nel silenzio. Compie il misfatto di fornire regole universali che la decodifichino. Ma è un assunto dogmatico, è un'aporia, una contraddizione, una violenza ed una violazione della sua intima essenza. Così la psicoanalisi (scomposizione in elementi semplici dei tratti caratteristici della psiche-anima), è un'altra ingiuria perpetrata nei confronti di ciò che non è visitabile ed osservabile per parti da ricomporre. Non è possibile rendere oggettivo ciò che è soggettivo. La scienza imporrebbe un'osservazione del fenomeno priva d'interferenze, la più asettica possibile. Ma nella 'scienza' dell'anima, del profondo, l'osservatore e l'osservato coincidono, e la razionalità necessaria alla sua decodifica e anamnesi è comunque interferita dall'anima stessa; rappresentando, infatti, il nostro conscio (coscienza) circa il 10% del fenomeno denominato nel suo complesso Uomo, qualsiasi azione, atto razionale, ivi compreso anche l'atto di osservare, leggere e ridurre in asettiche e fredde formule di comportamento, sono sempre interferite in buona misura da elementi e fattori occulti, esoterici, che sgorgano e scaturiscono dal profondo occulto. La religione è un'altra assiomatica impostura. Non inferisce circa l'Anima, ma inferisce in ordine al suo promanare e al suo dispiegarsi nell'esistenza, fino a spingere il proprio campo d'indagine verso l'epilogo escatologico e la sua riunificazione con ciò da cui si è in origine scissa. Fino ad argomentare e dedurre la sua intima attitudine a coniugarsi con qualcosa da cui in origine si sarebbe disgiunta. Fino a conclamare ed enunciare la sua perenne e costante correlazione con la fonte primordiale... che assurda pretesa! La religione, argomentando in tal senso, conchiude il senso e la significatività dell'esse in anima entro uno spazio escatologico, rinviando la sua forza agente ad un futuro da compiersi, vanificando e negando il suo carattere ctonio, che attiene più agli inferi che al sublime e celestiale.

L'anima è un flusso che sovverte le regole, imponendosi come forza luciferina insondabile. Per cui non vi può essere logica che la trattenga, che la conchiuda entro leggi ferree e regole irredimibili. L'Anima è al tempo stesso Meme e Lethe, ricordo e oblio. Parla un linguaggio simbolico, esoterico, non decifrabile. È un paradosso che si esprime unitariamente nella sua molteplicità. Dar voce all'anima, farla parlare con il linguaggio dei verbi, degli avverbi, dei sostantivi comuni è una forzatura improponibile: l'inconscio non parla la nostra lingua, urla nel silenzio che udiamo e vediamo in sentimento ed emozioni. Non vi è una sola anima in noi, vi sono tante anime quante sono le percezioni e le risposte che ad esse per buona misura inconsciamente forniamo, con nostre scelte ed atti che ci scelgono e ci agiscono. 

Noi non abbiamo un'anima, noi siamo dell'anima.
#119
Citazione di: iano il 04 Dicembre 2024, 21:56:19 PMMa così corri il rischio di parlare una lingua che nessuno più comprende, ed in effetti sembra che tu ti parli da solo in una lingua d'altri tempi.
Fosse così non ci sarebbe niente di male, io ho invece la netta sensazione che metta tutti i vocaboli - verbi, avverbi, sostantivi, articoli determinativi e non, punteggiatura - dentro un grande cilindro e poi li estragga a sorte, confidando nel fatto di aver scritto qualcosa di talmente nebuloso da poter apparire misterioso e degno di sacro rispetto. Purtroppo (per lui), si rivela spesso come un inutile non incantevole bluff... parole a caso
#120
E' dogmatica l'affermazione: la trascendenza non coincide con Dio. C'è anche quella di Dio, che è trascendenza, se l'ateo dice no vuol forzare l'ateismo e sbaglia. Ma già ne avevo precisato a sufficienza.

Ogni volta devo riprendere qualche tuo passaggio per rimarcare il fatto che, consapevolmente (e non ne capirei la ragione) o da ignorante (perciò ti scuso in anticipo) distorci il pensiero altrui. Eppure, il concetto, più volte espresso, non è così complesso: si può entrare in contatto con la trascendenza, immergersi addirittura nella trascendenza senza che nel suo fondo abissale s'incontri quel che i tuoi lapsus definiscono Dio. Si può entrare in contatto con Dio, ma ciò non autorizza l'arroganza di far coincidere la Trascendenza con Dio. Lascio a te il piacere di immaginare in quali e in quante circostanze ciò può avvenire.

 Quanto alla presenza di Dio, tu stesso ne indichi ma la credi il Nulla.


Quanto alla presenza del Nulla, tu stesso ne indichi ma lo credi Dio. Funziona anche in questo modo.
Il resto del tuo sproloquio lo equiparo ad un delirio isterico di chi non avendo più argomenti di discussione (si nota) cerca di buttarla in caciara con accuse risibili ed attacchi personali.
Bene, io alla tua caciara non partecipo. Se hai qualcosa da scrivere, ben venga, diversamente puoi anche sbrodolarti nel tuo brodo un po' psicotico che soffre di manie di persecuzione e si immagina lettori attenti e plaudenti laddove proprio non ci sono.