Citazione di: iano il 22 Settembre 2025, 21:34:05 PMIl pregiudizio statistico è un pregiudizio scientifico, a riprova della positività del pregiudizio.
Il pregiudizio diventa giudizio quando prendiamo coscienza delle nostre metafisiche, potendole negare, perchè ogni giudizio si può negare.
Quello della metafisica però è un mare che non si svuota col secchiello della nostra ragione giudicante.
Noi siamo metafisica, ma siccome cambiamo, cambia la metafisica. Sappiamo di essere perchè siamo stati.
Per me il lavoro del filosofo è quello dell'archeologo che dissotterra le metafisiche per capire chi eravamo, e in base a ciò che eravamo, farsi un idea di ciò che probabilmente siamo.
Quale metafisica ci abita?
Non lo sappiamo, ma possiamo prevederlo conoscendo le metafisiche che abbiamo negato fin qui.
Ad esempio, quale metafisica abita me che ho negato la verità?
Non lo so, ma so che c'è, e sono curioso di conoscerla.
Scusa se faccio il praticone, ma:
- stai dicendo che i pregiudizi sono parte della nostra natura (della nostra metafisica, psiche, inconscio, credo, influenze culturali, ecc), che è per -ehm- natura, cangiante, mutevole nel tempo.
- dici che i nostri pregiudizi spesso vengono sostituiti da altri pregiudizi e che questa specie di samsara* del pregiudizio si interrompe quando riusciamo a guardare l'oggetto del pregiudizio eliminando (negando) la nostra natura dall'equazione.
Quindi la tua lode al pregiudizio è una lode al pregiudizio come strumento di autoanalisi? (se sì, il pregiudizio diventa strumento di autoanalisi solo quando facciamo autoanalisi, quindi solo quando cerchiamo di superare il pregiudizio, giusto?)
(* ho usato la parola samsara non per caso, intravvedo molti paralleli con quel mondo, in quel secondo punto)