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Messaggi - Jacopus

#106
Phyrosphera scrisse:
CitazioneLe differenze non si possono superare
Le differenze genetiche tra bianchi, neri o altre differenze fisiche sono irrilevanti in homo sapiens ed eventualmente le differenze comportamentali sono riferibili alla loro storia culturale. Ovvio che chi ha in casa una biblioteca, sarà mediamente più curioso intellettualmente di chi vive in un ghetto di zingari. Ma non esiste una predisposizione razziale, semplicemente perché non esistono razze umane. Homo sapiens è stato sempre così mobile nella sua storia da aver sempre mescolato i suoi geni. Hanno fatto studi dai quali risultavano geneticamente più simili soggetti lontani come giapponesi e brasiliani rispetto a due vicini di casa italiani (digitare Barbujani su YouTube). Se insisterai con queste scemenze chiudo la discussione, visto che stai anche violando la legge.
#107
Anthony non sono così preparato in geopolitica come in altri campi. Però da quel poco di storia che conosco, gli USA promuovono (come sta nell'ordine delle cose) una politica egemonica, che si rifà alla tradizione romana, degli Stati confederati (gli USA stessi sono una confederazione). Ma Roma non era certo un dominatore cortese, come ogni dominatore del resto. Abbiamo perso una guerra grazie ai fascisti ed è normale che ora siamo subordinati agli USA. Ma dall'altra parte c'è un dominatore molto più feroce e quindi fra due mali scelgo il minore, anche se l'optimum sarebbe avere un autonomia militare in quanto Europa. In questa politica egemonica rientrano anche le politiche antirusse, che servono ad un triplo scopo. Creare un nemico per gestire il malcontento interno, indebolire un avversario (per quanto già sufficientemente debole) e indebolire con una guerra alle porte l'Europa stessa, che al di là del fatto che sia un alleato, è anche un competitore rispetto alle risorse economiche e allo sviluppo tecnologico.
#108
Sulla Crimea bisognerebbe però precisare che:
1) è una regione di cultura russa da secoli. Fu regalata alla Ucraina da Krushiov negli anni '50 dello scorso secolo.
2) Non conosco i particolari ma l'Ucraina non ha mai concesso i vasti poteri di autonomia che avrebbe dovuto concedere come fece l'Italia con il sud Tirolo. E l'Ucraina non ha come stato confinante una quieta e piccola Austria.
3) A parti inverse sarei curioso di vedere come reagirebbero gli USA se in Messico si insediasse un governo ostile.
#109
Citazione di: anthonyi il 16 Febbraio 2025, 03:02:26 AMPer cui la tua posizione, jacopus, é perfettamente in linea con la posizione della propaganda filoputiniana.
Sapresti farmi un esempio, jacopus, di un fatto storico che dimostri queste "provocazioni".
Che nel mandato Biden vi fosse l'intenzione di provocare la Russia per scaricare all'esterno i problemi interni non lo invento io. Puoi fare una ricerca su internet e trovare risultati in questo senso. Trump ora fa un gioco contrario per differenziarsi ma il movente è sempre lo stesso: scaricare all'esterno le profonde contraddizioni del sistema sociale statunitense, nel quale non ti puoi permettere di ammalarti se sei povero (ad esempio) e dove gli slogan per una crescita infinita hanno finito la loro carica. Detto questo, ripeto per l'ennesima volta, Putin è un satrapo asiatico al quale preferisco perfino Trump, ma questo non significa che Trump o gli Stati Uniti siano lo stato della "Bontà". Perseguono i loro interessi egemonici e lo stanno facendo ora a carte scoperte, visto che l'elettorato di Trump non è certo in grado di comprendere giochi politici sofisticati.
#110
La mia posizione sulla Russia è sempre stata la stessa. La Russia è una grande nazione. E' stata negli ultimi decenni provocata dagli USA, che ha usato l'Europa e l'Ucraina come pedine del suo gioco. Ciò non toglie che Putin sia un tiranno, che non ha nulla a che vedere con il marxismo. Che la Russia sia marxista oggi, fa ridere. La Cina si avvicina molto di più a quel modello. Sulla microfisica dei fatti quotidiani, sono molto più significativi di tanti bei discorsi. Sarà perchè ormai sono ligure d'adozione, ma "i discorsi stanno a zero" se poi i comportamenti sono altri. Ricordati che un vero uomo di sinistra deve essere integro in ogni suo comportamento. I fascisti se lo possono permettere di essere incoerenti, violenti, contraddittori, possono tranquillamente dire bianco un giorno e il giorno dopo nero, ma un uomo di sinistra deve essere o deve cercare di essere sempre all'altezza dei suoi ideali, che non sono quelli della prepotenza e della presunzione.
#111
Lo sai che marxista/leninista sei Niko? Sei un marxista/leninista che, quando siamo andati da Inverno ha detto in modo "categorico": "io dormo sotto nel letto a castello e tu dormi sopra, perché io ho problemi a dormire nella cuccetta in alto". Un vero marxista avrebbe domandato anche le mie preferenze. Un piccolo dettaglio nella grande Storia, ma è proprio dalla somma di tutti questi piccoli dettagli che ho imparato a diffidare dei marxisti, della frattura fra loro idee egualitarie (astratte) e il loro comportamento individualista (concreto). A fare bei discorsi geopolitici siamo bravi tutti. Più difficile essere coerenti con quei discorsi nella all-day-life.
#112
Pensare alla psicoanalisi come ad uno strumento di repressione può cogliere una parte del messaggio psicoanalitico, ovvero quello classicamente freudiano, secondo cui il bambino perverso polimorfo va dotato di super-Io. In origine, secondo questa visuale, l'uomo è originariamente egoista e va disciplinato attraverso il senso del limite in modo che non giaccia con la propria madre e non uccida il padre, che simbolicamente rappresentano i limiti del vivere in società. A mio parere questa visione se completata da ciò che la psicoanalisi ha aggiunto in seguito, non ha nulla a che fare con la repressione.Anzi è il suo esatto contrario. Freud paragona spesso la psicoanalisi all'archeologia, ovvero ad un metodo di studio che tende a riscoprire ciò che è nascosto, nella convinzione che parte del nostro vero sè non è quello che mostriamo e che riteniamo sia la nostra identità. In questa ricerca del sommerso si esprime la famosa dichiarazione di F. secondo il quale "non si è piu padroni neppure in casa propria". Che questa logica possa essere usata da abili manipolatori è possibile, come del resto è avvenuto con Tommaso, con Hobbes, con Nietzsche, perfino con Cristo. Ma Freud è in realtà uno degli ultimi figli dell'illuminismo. Vuole rischiarare ciò che è oscuro, ciò che di noi, si appiattisce in cantina. Pensare di avere una modalità esclusivamente liberatoria e solare è un equivoco ancora più pericoloso di chi ammette di avere una natura ambivalente. Solo dalla ammissione dei nostri limiti e delle nostre contraddizioni può iniziare a nascere un mondo meno repressivo. Come puoi intuire in ogni caso, anche lo stesso cristianesimo invia messaggi che accolgono l'ambivalenza umana, ma alla fine c'è un padre che la supera quella ambivalenza e dice "io non sono ambivalente, perché sono oltre la vita e la morte".
#113
Conciliare le proprie ragioni con le ragioni della forza? Puoi spiegarti meglio per cortesia?
#114
Scienza e Tecnologia / Re: Homo sapiens è un animale
10 Febbraio 2025, 00:20:14 AM
Citazione di: Il_Dubbio il 09 Febbraio 2025, 23:59:54 PMSi ma tu dimentichi il ragionamento da cui sei partito. Tu hai detto che l'uomo è un animale. Per cui tu da un animale cosa ti aspetti?  :D

Vuoi che questo animale sia responsabile, che non sfrutti l'ambiente non manipoli la natura. Addirittura pensi che tutti i nostri simili siano nostri fratelli. Troppo,secondo me, aspettarsi tutte queste cose da un animale  O:-)
Non attribuisco un giudizio negativo sugli animali, così come ci viene tramandato dal linguaggio corrente. Gli animali sanno essere empatici, sono i grado di fornire cure amorevoli ai loro cuccioli, amano giocare, scoprire il mondo e intessere relazioni finalizzate alla riproduzione. Esattamente come Sapiens. E i più recenti studi ci indicano che molte specie di cetacei hanno un linguaggio ed addirittura dialetti che vengono compresi solo dal branco familiare che lo emettono. L'esempio del gorilla nel primo post indica che i primati superiori possono apprendere fino a qualche migliaio di parole ed esprimere con esse sentimenti di nostalgia e tristezza. L'uomo ha aumentato a dismisura il potere prometeico sul mondo, ha creato un deposito di conoscenze per cui ogni generazione non doveva ripartire da zero o accontentarsi di quello che poteva essere memorizzato in 30 anni. Questo ci ha permesso uno sguardo nuovo, introspettivo. È nata la religione e la filosofia. Però restiamo anche animali. Non a caso tu mi domandi: cosa ti aspetti dall'uomo, è un animale e massimizzerà i suoi profitti, non badando alle conseguenze. Osservando quello che succede, non hai tutti i torti, eppure proprio in virtù della "non automaticità del comportamento umano, della sua neuroplasticità, è possibile auspicare un salto ulteriore verso un senso di responsabilità, un senso del riconoscimento di essere immersi in un equilibrio che stiamo profondamente minando a nostro rischio e pericolo. È una partita aperta, nessuno sa il nostro destino, ma rappresentarci come "animali guida" piuttosto che come " esseri viventi superiori" ci permette di riconoscerci meglio in questo contesto dove ogni vita ed ogni pianta contribuisce al bene comune, per cui il loro sfruttamento deve essere moderato e connesso con la necessità della riproduzione di quelle risorse.
#115
Scienza e Tecnologia / Re: Homo sapiens è un animale
09 Febbraio 2025, 23:37:43 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 09 Febbraio 2025, 22:57:06 PMLe classificazioni sono sempre difficili.

Ad oggi, non solo sulla Terra ma nell'intero Universo, non si conosce alcuna "specie animale" che abbia sviluppato le stesse facoltà cognitive come quelle che ha l'uomo.
Non è solo l'intelletto del singolo ad essere importante, è anche, e soprattutto, la storia della conoscenza, la quale viene tramanda di generazione in generazione. Questo è un salto importante e la biologia ha veramente poco da aggiungere. Non servono le classificazioni, perchè l'uomo cosi com'è oggi è inclassificabile. 
Metti in gioco un aspetto importante. Nell'uomo la conoscenza si accumula in modo geometrico e questo accumulo ci rende una specie animale particolare. La cultura è un aspetto così preponderante nella nostra vita da relegare in secondo piano gli aspetti biologici. Non solo, la struttura culturale modella a sua volta il nostro sistema nervoso. Il cervello diventa così causa ed effetto (contemporaneamente) della cultura umana. Le conseguenze sono spettacolari: nessuna specie animale è in grado di avere comportamenti così agli antipodi come gli esseri umani e nessuno animale, ad eccezione dei virus e dei batteri e pochi altri (topi, formiche?) è stato in grado di colonizzare l'intero pianeta (almeno sulla terraferma). Ma la struttura arcaica, la fisiologia, la stessa struttura organica, la presenza di strutture emotive e cognitive, così come l'uso degli stessi neuro trasmettitori, ci dice che siamo originati dalla stessa materia. Il DNA è il codice che condividiamo con tutto il mondo animale e vegetale. Non c'è alcun meccanismo qualitativamente diverso che potrebbe farci ritenere superiori o comunque differenti. Altre specie di ominini come Neanderthal raggiunsero standard simili a Sapiens. Non abbiamo neppure l'esclusiva della cultura. L'abbiamo solo massimizzata in virtù di una serie favolosa di coincidenze, che sembra favolosa solo se non si pensa che la natura ha giocato con le combinazioni possibili per 3 miliardi e mezzo di anni. Pertanto il messaggio dovrebbe essere: abbiamo più potere, sappiamo manipolare la natura e l'ambiente ma siamo fratelli di ogni pianta e di ogni animale e dobbiamo sentirci responsabili di ciò, non i padroni del mondo e neppure pensare ad una finalità trascendentale che diventa di solito un alibi per poter continuare a sfruttare il mondo secondo ritmi che non possiamo più permetterci.
#116
Citazione di: anthonyi il 09 Febbraio 2025, 11:30:58 AM3000 anni fa certe cose erano perfettamente normali, da tutte le parti.
Non é da quello che ci si basa.
E neanche dalla presunzione di superiorità che é un tratto comune della gran parte dei popoli.
Io comunque la simmetria non la vedo, perché nelle guerre c'é chi inizia, e chi reagisce.
E c'é poi il fatto che se quelli che sono contrari in Israele (contrari oltretutto in senso relativo, riguardante la dimensione della reazione che comunque non é messa in dubbio) possono manifestarlo pacificamente, a Gaza qualsiasi messa in discussione della linea della guerra continua é stata zittita ferocemente.
D'accordo sulla differenza di manifestare il proprio dissenso in certe parti del mondo a differenza di altre. L'ho sempre scritto, anche qui, ma la democrazia non si esporta, anche questo dovrebbe ormai risultare chiaro, e soprattutto non si esporta con le armi.
Tornando al mio discorso sulle due diverse prospettive, esse possono essere considerate come due diverse rappresentazioni della identità di un popolo, di una nazione e dei singoli individui che lo/la compongono. Se si accelera verso l'enfatizzazione dell'individuo e del singolo popolo come individuo, giocoforza si giunge verso la polarizzazione amico/nemico. Se si accelera verso una modalità collettiva, questa polarizzazione si riduce. Un esempio apparentemente divergente ma interessante. In Giappone i livelli di criminalità sono molto più bassi che nel resto dei paesi industrializzati e questo dato è sempre stato una spina nel fianco rispetto alle teorie marxiste e strutturaliste che collegano lo sfruttamento capitalistico con l'aumento della criminalità (una forma di violenza anch'essa, spesso e volentieri). Una teoria recente spiega questo dato anomalo con il pensiero collettivista del cittadino giapponese, per il quale la commissione di un crimine macchia non solo il criminale ma anche ogni cittadino che convive nello stesso ambiente del criminale. Una forma "ecologica" di responsabilità che riduce il tasso di criminalità e di violenza. Se invece gli individui e a livello "macro", le nazioni, si rappresentano come individui irresponsabili per gli atti dei loro vicini, la violenza viene liberata, perché esiste solo una giustizia individuale e non collettiva. Significativamente questa distinzione è la stessa che orienta l'azione dell'emisfero sinistro (classificatorio, giudicante) e dell'emisfero destro (empatico ed olistico). La violenza proviene allora da quei sistemi sociali dove è sbilanciato il potere dell'emisfero sinistro rispetto a quello destro, che è la condizione dell'Occidente, dalla Tatcher in poi.
#117
Ma infatti sia Israele che Hamas seguono la prima modalità di pensiero. Jessica Benjamin lo sintetizza con il motto un po' hollywoodiano "ne resterà solo Uno". Io penso che Hamas e Israele abbiano entrambi ragione ed entrambi torto. Penso anche che non tutti gli israeliani siano favorevoli a quanto commesso dal governo israeliano e neppure tutti i palestinesi siano pro-Hamas. La violenza è una ruota che gira e che affonda le sue radici nel passato, nel passato remoto. Nel caso del conflitto arabo/israeliano, la diaspora di Tito è stato il primo step e ancor prima il sentimento di superiorità degli ebrei "sale della terra", "popolo eletto", una delle cause principali della decisione della diaspora da parte dell'Impero Romano. E quindi che facciamo, riesumiamo le spoglie di Tito e lo ammazziamo nuovamente oppure facciamo un processo ad Abramo e a tutti i suoi presuntuosi parenti di 3000 anni fa?
#118
E quindi, qual'è la tua scelta? È inevitabile proseguire a scannarci? È questo il destino dell'umanità? O dobbiamo sforzarci a trovare una soluzione? E la soluzione è scannare chi è colpevole o trovare i fili di un possibile riconoscimento reciproco? Penso che nella cultura umana convivano da sempre due modalità di pensiero. La prima è quella della supremazia, del dichiararsi dalla parte della ragione, che crea violenza e sopraffazione e deumanizza l'avversario, lo rende vulnerabile. Dall'altra c'è quella del riconoscimento dell'altro, perfino dell'avversario e delle sue ragioni, che crea la possibilità di superare la violenza. Nel primo caso il mondo è paranoizzato nello scontro amico/nemico. Nel secondo il mondo diventa un luogo di un possibile incontro. È possibile che in certe situazioni la violenza sia inevitabile. I partigiani italiani non avevano scelta nel fare fuori tedeschi e fascisti ma le situazioni dove è chiara la divisione fra chi ha torto e chi ragione sono rare. Negli altri casi  si attiva probabilmente un "timer" che è un punto di non ritorno. Inizia a girare la ruota della violenza e chi ha visto morire i propri genitori, la moglie o i figli, è naturalmente accecato dal desiderio di ritorsione. Ma la domanda iniziale resta intatta. E quindi, dobbiamo accettare questo stato di cose per sempre? Lo disse Lorenz quasi un secolo fa, il progresso tecnico dell'uomo non è stato accompagnato da un analogo progresso etico. L'uomo è allora, da questo punto di vista, poco più di uno scimpanzè, con in mano una pistola.
#119
Bene Niko, allora per coerenza dovresti ammettere anche il terrorismo di stato della Russia un paese che avvelena e imprigiona i suoi oppositori. Nello stato dí Melonia, o nella Trumpia questo ancora non accade. In realtà però il mio discorso trascendeva le singole vicende storiche. Servirebbe forse una discussione in filosofia. Mi viene in mente quello che diceva Galzigna, traduttore di Foucault in italiano: "solo ammettendo di aver torto si può sperare di aver ragione". Il fatto è che nelle vicende umane torto e ragione sono molto aggrovigliate e bisogna dipanare il filo pazientemente. Sui casi specifici, sicuramente Israele è molto più responsabile della Palestina e quanto accaduto a Gaza è orribile, così come la Russia è molto più responsabile dell'Ucraina, ma è il mio punto di vista. Il tuo sarà sicuramente diverso e quindi o si giunge alla pax romana (ubi solitudinem faciunt pacem appellant) oppure bisogna riconoscersi e in questo riconoscimento accettare le ragioni dell'altro. A parti inverse, se la Palestina conquistasse lo stato di Israele pensi che la violenza finirebbe? Io credo di no. Un esempio che ho già citato è la "Commissione per la Pace e la Riconciliazione in Sudafrica". Qualcuno deve interrompere l' ingranaggio della violenza, che sia di Stato o di bande non fa alcuna differenza. Basti pensare ad Agostino: se uno Stato non persegue la giustizia cosa lo distingue da una banda di predoni? Nulla.
#120
Niko e Anthony un po' vi ammiro, nelle vostre incrollabili certezze di dove sia il bene e dove il male, terroristi gli israeliani o Hamas? Teocrazie Corea o Israele? Sarò un po' grezzo ma il sangue è rosso sia in un palestinese che in un israeliano e le responsabilità si possono dividere equamente così come nel caso della maggioranza delle guerre e degli atti di violenza.
La storia del lupo gentile e del lupo violento, che si vedeva spesso nei social è la semplificazione di queste due prospettive. Si può abbracciare una fede, un partito, una verità, una logica e difenderla fino all'estremo, oppure domandarsi se anche le ragioni dell'altro hanno una loro validità, un loro fondamento. Nel primo caso la logica conclusione è l'atto violento, poiché si cerca una supposta giustizia violata. Nel secondo caso la conclusione è l'interruzione della violenza. Occorre però un cambiamento antropologico profondo per giungere a prendere seriamente in considerazione le ragioni dell'antagonista.