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Messaggi - maral

#106
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
03 Luglio 2017, 22:28:17 PM
Premessa, il Platone grandissimo filosofo, si rivelò un politico del tutto incapace (come spesso accade ai filosofi). La sua Repubblica se intesa come progetto politico è assurda e il suo progetto di realizzarla a Siracusa fallì miseramente. Ma qui per fortuna c'è Fharenight che collabora ...  
Citazione di: Fharenight il 03 Luglio 2017, 10:58:58 AM
"..,Quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l'ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c'è da meravigliarsi che l'arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l'anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?

E chi è questo chiunque? Il dovere di ospitalità verso lo straniero in fuga e perseguitato fu sentito come sacro fin dall'antichità e fu ripreso dal cristianesimo, dove a incarnare il profugo è la stessa figura di Cristo. Un tempo tra i popoli del Mediterraneo era uso prima accogliere il naufrago e il bisognoso, poi chiedergli di raccontare chi fosse (come Alcinoo con Ulisse), lo sconosciuto mendicante poteva infatti essere un Dio giunto a mettere alla prova l'ospitante con la sua presenza.
Citazionein cui la demagogia dell'uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte
E questo è sacrosanto, perché le gambe più corte le abbiamo tutti, ognuno nel suo rispetto, ognuno, prima o poi, nel suo momento.
Citazionee i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli

Impariamo a tenerle noi pulite le nostre strade e magari non perché c'è qualcuno che ce lo ordina, ma per rispetto al luogo in cui abitiamo (rispetto che tra gli Italiani nativi è spesso assai carente). Basti vedere come siamo riusciti a ridurre i nostri luoghi più belli trasformandoli in discarica pubblica o privata, i luoghi del nostro meraviglioso Sud (ma non solo) e abbiamo fatto proprio tutto da soli!
CitazioneA proposito di identità, ecco il pericolo a cui stiamo andando incontro affievolendo od annullando la nostra identità nei confronti di chi accogliamo.
Accogliendo chi ha bisogno non si affievolisce né si annulla la propria identità, al contrario, la si dimostra più forte.
CitazioneLe donne maomettane che indossano vesti lunghe e teli o veli che le coprono completamente, i maschi barbuti con tunica lunga e zuccotto in testa sono caratteristiche specifiche comunicative, sono la loro etichetta distintiva della propria identità, l'etichetta islam.
Sono loro simboli che vanno rispettati, se vogliamo che loro rispettino i nostri, senza pretendere né da una parte né dall'altra di imporli a chi non li condivide.
CitazioneLe richieste di costruire sempre piú moschee, di creare associazioni, luoghi propri di aggregazione e di preghiera è un'altra  caratteristica che li contraddistingue per marcare il territorio ed imporre la loro presenza e radicarsi facilmente in tutto il tessuto sociale.
E infatti l'unica soluzione è che si radichino nel nostro tessuto sociale, così da non sentirlo nemico anche se non è quello di loro origine. Le loro moschee e i loro luoghi pubblici di aggregazione è bene che ci siano al posto degli scantinati abusivi e nascosti. Devono essere aperti a chiunque li voglia visitare o frequentare. Basta un minimo di intelligenza per capirlo.
CitazioneEcco, quando costituiranno una comunità molto numerosa, non avranno neanche piú bisogno di chiedere nulla ma lo prenderanno e basta esercitando pure la forza perché a quel punto nessuno sarà piú in grado di impedirlo.
No se non li avremo perseguitati, schiavizzati, tenuti isolati. No, se li avremo rispettati, loro ci rispetteranno e si sentiranno con noi a casa propria e rispetteranno il luogo che li ha rispettati.
CitazioneA quel punto secondo me, i conflitti diventeranno pesanti e magari finiranno in guerre civili o in nuove dittature.
Certamente se cominceremo a farci la guerra in nome del sangue e della religione, certamente se li isoleremo nei loro ghetti, perché l'odio ci si ritorcerà contro in una catena senza fine, come sempre.
CitazioneUna è l'oligarchia UE che è degenerata per abuso di potere. L'altra sono le democrazie dei singoli Stati europei che, per sete di libertà e per l'inettitudine dei suoi capi, precipitano nella corruzione e nella paralisi.

Ma la causa principale, oltre all'ottusità, è di chi gioca con la paura e la frustrazione e le asseconda per costruirci sopra il proprio potere. La storia del 900 lo ha ampiamente insegnato, ma non si impara mai nulla dalla storia, abbiamo tutti davvero le "gambe" troppo corte!
#107
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
03 Luglio 2017, 21:21:00 PM
Citazione di: acquario69 il 03 Luglio 2017, 00:42:59 AM
no maral,forse hai solo preso la parte più superficiale di quello che avrei provato a dire io
Spiegami la parte più profonda allora. Sono d'accordissimo sul punto che l'individualità vada difesa da ogni individuo per ogni individuo. Il problema è su quei punti che al primo incontro appaiono inconciliabili, come ci si regola: vale la legge del più forte? Si finge di ignorarsi costuendo per ognuno il proprio recinto? Si tenta una modulazione? Altre opzioni? 
#108
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
03 Luglio 2017, 13:02:08 PM
Citazione di: paul11 il 03 Luglio 2017, 08:37:53 AM
E' cambiato il modo di fare arte e il modo di essere artista.
Sicuramente, ma se oggi non è più ravvisabile alcun significato che sottende ogni modo di fare arte, semplicemente non c'è più arte alcuna.
Al massimo, come dicevo sopra, c'è un mercato dell'arte, dato che risulta ben evidente il significato unitario che oggi sottende il concetto di "mercato" di cui "mercato dell'arte" è solo un caso particolare e ininfluente sul concetto.

#109
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
03 Luglio 2017, 12:54:49 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 02 Luglio 2017, 19:30:35 PM
Mi sembra che questa sia una deformazione del discorso artistico, perché procede per esclusivismi e fondamentalismi (fondamentalismi non nel senso di fanatismi, ma di mentalità che ritengono di doversi basare su qualche nocciolo, qualche base, qualche fondamento).

Invece il discorso che faccio io non è esclusivo, né fondamentalista.

Quando io dico che è necessario far riferimento al dicibile, al criticabile, all'esprimibile, non pongo ciò come base per l'arte; dico solo che è un aspetto collaterale molto importante, che non vedo perché debba essere trascurato o messo da parte: se un aspetto di un quadro è esprimibile anche a parole, perché autocondannarci al mutismo? Con questo non escludo affatto che esistano tanti altri aspetti indicibili. Ritengo che sia un bene per l'arte avvantaggiarsi di entrambi gli aspetti, il dicibile e l'indicibile. Il dicibile protegge dall'inganno, dal dire cose che non significano niente, l'indicibile allarga gli orizzonti e spinge il dicibile a compiere sforzi sempre nuovi per avvicinarsi all'indicibile. In questo senso, dicibile e indicibile non vanno paralleli, ma s'incontrano in continuazione, l'uno al servizio dell'altro, cercando di aiutarsi reciprocamente.

Il problema sorge, a mio parere, quando si pensa di stabilire una della due componenti come l'essenziale, il nocciolo, il fondamento. Allora, se si stabilisce il dicibile come fondamento, non si fa che ingabbiare l'arte; se invece si stabilisce l'indicibile come fondamento, si riduce l'arte a evanescenze in cui diventa impossibile confrontarsi, perché non si sa mai di cosa si sta parlando; in questo modo chiunque può vantarsi di riuscire a percepire chissà quali misteriose sensazioni e significati, magari traducendoli di proposito in parole pompose e altisonanti. In questo modo però l'arte si riduce ad autocompiacimento, snobismo, fumo, che poi alla fine è perfino superbia.
Non c'è dubbio che l'indicibile prema sempre per essere detto, ma è altrettanto vero (e soprattutto nell'arte) che ciò che di esso viene detto è sempre insufficiente a dirlo, quindi dovrà ancora essere detto e così via. Se la questione è dire cos'è l'arte rispetto a quello che non lo è (ed è questo che va detto) per forza di cose dobbiamo riconoscere un qualcosa di indefinibile, altrimenti cos'è arte? Come la si definisce? E' solo una cosa fatta bene? In che senso "fatta bene"? Solo qualcosa di cui l'esperto ci dice "questa è arte"? E perché? I gabinetti di Duchamp sono arte? Se fra mille anni qualcuno trovasse, sepolto tra le rovine della nostra civiltà andata scomparsa uno di questi gabinetti vicino a un altro fatto in serie dalla ditta Brambilla, dirà forse estasiato questa è arte e quest'altro no? Coglierà una qualsiasi differenza tra Duchamp e la ditta Brambilla Idraulica?
Oppure arte è qualcosa di contingente ai contesti? Allora un quadro di Van Gogh, a suo tempo inteso dalla critica come una crosta senza alcun valore, nell'800 non era certo arte, mentre oggi, dato che vale miliardi, lo è.
Il punto è che non sappiamo assolutamente più cosa sia il valore artistico e ovviamente lo riduciamo a valore di mercato di cui sappiamo tutto. Ed è su questo piano che abbiamo paura di venire ingannati, sul piano del valore di mercato che peraltro nulla ci dice del fondamento di valore artistico di cui dovrebbe essere la traduzione, mentre è l'esatto contrario. Allora davvero l'arte oggi può farla solo il critico d'arte, non un pittore, non uno scultore, non un performer, perché è proprio il critico che stabilisce un valore di mercato ed è il valore di mercato a stabilire cosa sia arte e cosa no, nient'altro, dato che non c'è più (salvo rare eccezioni), la capacità di cogliere insieme una risonanza che è presenza di ciò che normalmente non è presente, esattamente come davanti a una pittura preistorica sulle pareti di una caverna, decine di migliaia di anni or sono.
#110
Citazione di: davintro il 02 Luglio 2017, 18:59:52 PM
Non ricade sull'astrazione la responsabilità di illudere l'uomo di poter giungere un sapere perfetto e totalizzante. La responsabilità sta nella superbia dell'uomo, che disconosce la sua finitezza, presume di divinizzare se stesso e di poter eliminare la limitatezza dovuta al suo situarsi nello spazio-tempo dalla sua visione del mondo.
Na la superbia dell'uomo è proprio l'astrazione a generarla. Ossia il prendere le cose estraendole dalla loro concreta presenza in forme che le sostituiscono. Beninteso, questo processo è del tutto umano e non può essere rinnegato. Quello che va rinnegato è l'astrazione di ciò che si è preso in astratto che porta a concepirlo come totalità sovrastante reale e fondante, perfettamente definibile: il totale astratto che tutto governa e ci fissa per sempre nelle sue definizioni radicali.
Le certezze parziali sono comunque astrazioni valide in un determinato contesto, ma non valide in assoluto, per essere valide in assoluto dovrebbero essere certezze totali.. E' allora che sorge la pretesa che lo siano, che sorge la pretese che sia questa la verità radicale, l'incontrovertibile che sarà sempre a ragione controvertito.
Certo, noi procediamo sulla strada della conoscenza, mutando le nostre prospettive, le prospettive delle nostre stesse radici il cui significato è in quanto ora accade, è sempre in questa nostra attuale parzialità che vediamo il mondo e noi stessi, non dal di fuori. Le fondamenta accadono proprio ora, nella parzialità in cui troviamo ragione, non in un assoluto in cui non ci troviamo mai. Ma questo assoluto in cui non siamo ci richiede continuamente, per questo procediamo, per questo ogni certezza farà sempre naufragio (la casa che faticosamente edifichiamo crollerà sempre prima o poi) e questa sarà l'unica certezza, ma a ogni naufragio si potrà procedere dai suoi resti che sono come impronte che segnano il cammino, le tracce che ci orientano senza per questo prefissare nulla e su questi resti costruiremo una nuova casa che ancora prima o poi crollerà lasciando altri resti, allestiremo una nuova imbarcazione che prima o poi farà ancora naufragio, ma sempre in vista di nuovi orizzonti.
E' questo che esprime l'irriducibile dualismo che c'è tra la conoscenza e il vivere, il continuo decentramento del soggetto di conoscenza, ossia dell'osservatore come forma di vita. Vivendo siamo sempre nella verità, ma vivendo come esseri coscienti vogliamo conoscerla e per conoscerla possiamo solo incontrare le sue maschere, ma senza incontrare queste maschere non possiamo vivere, quindi non possiamo essere nella verità.

#111
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
02 Luglio 2017, 19:14:07 PM
Siamo sempre e comunque esposti a imposture e disonestà e non sono le definizioni che ci salveranno, perché la garanzia che esse offrono è solo apparente. Non basta definire tutti i rapporti e le cose che devono formalmente sussistere nell'oggetto (una foto, un quadro) per farne un oggetto artistico, non basta misurare, non basta ascoltare le spiegazioni dell'esperto. E' in noi che dobbiamo imparare a sentire quello che non si può definire... è l'entusiasmo inaspettato di una rivelazione che non fu mai progettata come tale. Ma senza mai prenderla troppo sul serio, senza mai prenderci troppo sul serio, perché l'arte gioca sempre con noi. Se è espressione del sacro è un sacro che gioca danzando (come nel video inserito da Jean) e danzando si traveste e inganna. Al contrario del sacro della religione che non gioca mai, che vuole essere preso solo sul serio e per questo tanto spesso le religioni, come pure certe ideologie o certi razionalismi, non sopportano l'arte e la vietano in nome della futilità del suo gioco. Vietano agli Dei di venire a giocare con noi a prenderci in giro nelle danze e così gli Dei non vengono e non c'è più nessun entusiasmo, solo noia, senso di soffocamento e alienazione.
#112
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
02 Luglio 2017, 18:51:21 PM
Citazione di: acquario69 il 02 Luglio 2017, 12:56:20 PM
l'identita cambia,perche tutto cambia in continuazione ma nello stesso tempo credo non possono non esserci punti "fissi" di riferimento su cui ci si dovrebbe sempre orientare..per non perdere la bussola...e proprio per la stessa identita che altrimenti non potrebbe esser nemmeno più tale...insomma in altri termini se esiste il movimento, o il mobile, e' perché si relaziona all'immobile e viceversa...cosi come il limite all'illimitato..senza l'uno viene meno pure l'altro.[/font][/size]
Sì, dobbiamo tenere dei punti fissi di riferimento (o forse sono i punti fissi che ci tengono), altrimenti il cammino si perde. Ma questo vale per ognuno. E i punti fissi non sempre coincidono, occorre prenderne atto. Come occorre prendere atto del fatto che oggi, proprio perché siamo nell'etere, o nella società gassosa (come dici), non è più possibile recintarsi dentro quella nicchia solida dove è solo il mio punto fisso a valere.
E allora ne consegue che dovremmo imparare a spiegarci l'un l'altro, a chiarire all'altro perché quel punto fisso per me (per noi) è così fondamentale, sperando che l'altro mi ascolti e mi comprenda senza limitarsi a giudicare dal suo punto fisso che rigetta a priori il mio in nome di un'etichetta e viceversa. Dobbiamo predisporci a sentirci ascoltatori in cerca di ascoltatori.
In questo confronto allora sarà possibile modularsi gli uni agli altri senza rinnegarsi. Poi magari si arriverà a vedere che quei punti fissi non erano poi così fissi, che vengono a palesarsene di altri che ci appartengono e che possono fare da riferimento a quello che siamo, mutandoci, ma restituendoci sempre l'integrità di noi stessi, la nostra individualità unica, che non è per se stessi, ma per l'altro che accade e quindi anche per se stessi.
#113
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
02 Luglio 2017, 18:26:26 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 02 Luglio 2017, 18:16:33 PM
Citazione di: maral il 02 Luglio 2017, 18:14:11 PM...una "risonanza", che non è in alcun modo definibile, ma pur tuttavia la si giunge a sentire evidente...
Se non è in alcun modo definibile, come facciamo a sapere di cosa stiamo parlando e se stiamo parlando della stessa cosa?
E' semplice, non sono le definizioni linguistiche ad assicurarci che stiamo parlando della stessa cosa, ma un modo di sentire che non è definibile, solo si rivela presente, a volte. La definizione viene dopo, come una assicurazione a posteriori di poter trattenere, quando è possibile.
Anche perché in realtà "la stessa cosa" non è mai davvero la stessa, lo è solo in parte.
#114
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
02 Luglio 2017, 18:14:11 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 02 Luglio 2017, 17:59:21 PM
Non capisco. Cioè, ritieni che non sia pensabile che un quadro possa essere espressione delle emozioni che il paesaggio ha suscitato nell'artista?
Un quadro sì, e anche una fotografia, ma non per questo e per quanto tecnicamente perfetti sono arte. Occorre che accada di catturare una "risonanza", che non è in alcun modo definibile, ma pur tuttavia la si giunge a sentire evidente e che nessun critico può spiegare sulla base di canoni interpretativi. Occorre che si senta e alcuni artisti ci riescono a volte a farla sentire, indipendentemente dalle tecniche che si usano e dai canoni di riferimento.
CitazioneChe raffiguri la caccia è innegabile; che lo scopo sia quello che dici è solo ipotesi, possibilità, che mi sembra onesto non trasformare in certezza
.
Non so se sia poi così innegabile che raffiguri la caccia, raffigurano gli animali, questo sì, a volte in scene di caccia. Piuttosto direi che probabilmente sono coeve con la scoperta della caccia, perché l'uomo non nasce cacciatore, ma come cacciato che poi diventa cacciatore per imitazione degli animali che lo cacciano. E la caccia di per sé non aveva nemmeno lo scopo del procurarsi cibo, la caccia probabilmente in origine era senza scopo, fine a se stessa (come la praticavano gli Dei cacciatori, come un'arte appunto).
#115
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
02 Luglio 2017, 17:54:42 PM
Non credo che l'arte possa mai essere espressione di un sentimento emotivo personale, nemmeno in tempi romantici, a meno che quell'espressione non evochi qualcosa che va oltre l'intimo personale. E questo andare oltre è proprio una risonanza che si estende dall'artista alla comunità e l'artista non ne è che il mezzo, lo strumento, non il creatore. Gli antichi coglievano in questa risonanza l'entusiasmo, ossia la presenza del Dio, (l'arte per essere tale deve generare entusiasmo), noi probabilmente per lo più non ne siamo più capaci e ci riduciamo a considerarla come una sorta di comunicazione tra uomini.

Paul, qualunque sia il modo di intendere la realizzazione del prodotto artistico, se in esso non si sente la riuscita evocazione di qualcosa di sacro, l'immanente presenza di qualcosa che ci trascende (possiamo anche chiamarlo "la natura", tenendo presente che però questo termine ha senso solo per noi che la natura la vediamo molto da lontano) e, venendo a essere presente, letteralmente ci entusiasma (in questo senso la musica, il canto e la danza che poi diventano rappresentazioni performative sono fondamentali, sono la prima forma d'arte che precede ogni altra), non c'è arte. Al massimo un manufatto ben assemblato. Vale per ogni tempo o epoca e al di là di qualsiasi canone estetico formale e anche di quel canone moderno che è il rifiuto di ogni canone.
#116
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
02 Luglio 2017, 12:28:06 PM
Sul fatto che non vedo proprio cos'altro possa essere, togli il sacro e non c'è arte, nemmeno se raffigura oggetti profani, solo una tecnica più meno ben riuscita che in quanto tale non basta, proprio come non basta conoscere e praticare alla perfezione le tecniche per essere artisti. L'arte in qualsiasi forma si presenti è proprio evocazione del sacro, dell'invisibile che si anima e si manifesta visibile, magari in un campo in Provenza, sotto quella luce annichilente con cui Van Gogh lo ha pitturato.
Il sacro non è solo argomento religioso, ma profondamente artistico.
#117
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
02 Luglio 2017, 12:10:07 PM
Io credo che per capire se la cosiddetta arte moderna sia o meno arte dovremmo prescindere dal nostro considerarla "moderna", dovremmo chiederci cosa è arte, cosa vuol dire fare arte e dovremmo rivolgerci non ai critici d'arte affinché ce la traducano secondo canoni sempre arbitrari e limitati, ma alle origini dell'arte stessa.
Nell'ambito delle arti figurative il nostro sguardo va allora a quelle magnifiche e ancora palpitanti raffigurazioni che i primi "artisti" fecero nel buio delle grotte che divennero probabilmente santuari per quelle comunità. Perché quei cacciatori raccoglitori, unici tra tutti i viventi, anziché andare a caccia, in un'epoca in cui se non andavi a caccia non mangiavi, si misero a rappresentare forme animali (e quasi mai umane) sul fondo buio di una grotta? Perché quella grotta, per la presenza di quelle figure, divenne il centro sacro rituale di una comunità preistorica presso la quale era doveroso riunirsi prima e dopo la caccia, a celebrare la festa della spartizione?
Sapevano costoro di essere artisti? certamente no, ma avevano una tecnica e questa tecnica era evocatrice di Dei e questi Dei erano nella figura di animali da cacciare. La tecnica evocava ai presenti riuniti insieme la presenza del Dio, questo era arte. Questo è arte. Se l'evocazione comunitaria non funzione non c'è arte, l'arte è il prodotto di un rito tecnicamente riuscito che chiama il divino invisibile a manifestarsi a noi. E' speranza (poiché non vi è alcuna certezza canonica procedurale, solo fiducia, solo fede) che questo accada.
Anche se  questo rito lo si compie con una macchina strana, anche se è solo una macchina a produrre l'opera. Arte è questo sacro accadere ove l'invisibile diventa visibile, l'impercettibile, che non c'è, diventa percettibile, che c'è qui insieme a noi e così i morti (gli antenati animali che furono i primi Dei) vengono a danzare con noi. E questo spiega anche l'essenza della cornice che delimita lo spazio ove solo questo evento può accadere che non può essere uno spazio qualsiasi, ma è quella grotta come la cornice di un quadro, come la stanza di un museo, come l'area più nascosta di un tempio.  
Se questo accadere tra noi del sacro (questo apparire di ciò che non appare) manca non c'è arte, il rito è sbagliato e fallisce, c'è solo un'imitazione, un surrogato tecnicamente preciso, ma privo di senso (anche se raffigura una Gioconda) e la tecnica resta fine a se stessa, il sacro demenza psicopatica, l'artista un perditempo che meglio farebbe a prendere arco e frecce con gli altri cacciatori anziché trastullarsi a tracciare immagini in fondo a una grotta.
O l'arte è evocazione riuscita oppure non è arte e a nulla servono i critici a tradurci quei segni, i critici funzionano come i catechisti che traducono cristianamente per il volgo linguaggi sacrali, ma se quella sacralità non è già arrivata non serve proprio a nulla quella traduzione, non serve proprio a nulla spiegare i canoni.
#118
Il punto Sgiombo è che la critica (che bisogna certamente fare sempre) non può porre il fondamento razionale della critica stessa. Il pensiero occidentale si è mosso su questa strada, ha creduto di poter porre un fondamento logico alla logica, da cui il naufragio inevitabile. Questo non significa abbandonare la critica o le proprie posizioni, ma viverle con spirito critico nel contesto che di volta in volta le dà per valide. Per questo la critica filosofica è critica a se stessi, senza per questo sentirsi indeboliti.  E' un procedere continuo che ha la propria verità sempre in costruzione nel procedere stesso.
#119
Citazione di: Fharenight il 02 Luglio 2017, 00:09:18 AM
Ah, una chicca: ieri sera mentre navigavo su internet mi è capitato di leggere, su un sito di convertiti eh, cioè di italiane convertite, questa meraviglia: "Salam... posso chiedere se di venerdì si può fare la lavatrice o è proibito?"  
Progresso o regresso?
Significa solo (insieme alle notizie che hai linkato), che la stupidità umana non conosce confini di religione. E che sempre grande è la fede dei solidificatori che cercano la loro "solidità" esistenziale nel quando fare la lavatrice.
#120
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
02 Luglio 2017, 11:00:26 AM
Citazione di: Fharenight il 01 Luglio 2017, 23:33:45 PM
Non sapevo che ci fossero ancora i fascisti... Acquario, Altamarea, voi li avete visti? Ma 'ndò azz stanno?  :D  
Dovrebbero avere all'incirca almeno 90, 95 anni... e a quanto pare devono essere ancora arzilli.
I fascisti ci sono sempre, anche se in buona società non si chiamano più così e si trovano un po' in tutta Europa e ,a differenza dei comunisti, sono più arzilli che mai. Anche il fascismo si metamorfizza, ma resta nel modo di pensarsi.

CitazioneEh sì, l'identità non è che non esiste o che sia una cosa sbagliata... solo che... è qualcosa di cangiante
Eh sì, per quanto possa apparire sconcertante è proprio così, è sempre stato così, solo che un tempo le cose andavano più lentamente per cui l'illusione di un'identità stabile, chiara e definita in cui stabilirsi, era più forte, più rassicurante. Oggi non è più così e non c'è modo di tornare a quella illusione di solidità, nemmeno volendolo, non dipende dalla buona volontà di recuperare il buon tempo che fu, fu e non c'è più e qualsiasi surrogato è ora solo mistificazione e pena. Per questo i muri non servono a nulla, per quanto tecnicamente invalicabili li si possa costruire sono già sbriciolati nel momento in cui li si costruisce, è la volontà tecnica stessa a farli così.
I muri non fermano l'etere e oggi è nell'etere che viviamo e nell'etere siamo comunque fluidi, anche se questo ci sconcerta fino ad alienarci e ci sconcerterà più ancora in futura, perché la genetica ci cambierà, già può farlo e lo farà e non sarà per nostra decisione favorevole o avversa.
Noi cambiamo, è evidente, la nostra identità cambia in continuazione e il senso di questa identità pure, la nostra identità è solo la storia di questo cambiamento che termina solo con l'ultimo respiro. Cambiamo perché la nostra identità è prodotta dall'interazione con gli altri, il nostro essere è nel loro riflesso e viceversa (pure quello degli africani e dei musulmani, che ci si presentano sempre più numerosi sia in forma fisica che virtuale). E cambieranno pure loro. Non c'è altro che questo, fino all'ultimo respiro.

Citazione di: acquarioLa globalizzazione, (cioè la riduzione del mondo ad ipermercato e dove i suoi mortiferi effetti cominciano concretamente ad avvertirsi anche da noi) dunque la sua società gassosa come hai già descritta tu sopra,procede parallela sia "all'esterno" che "all'interno"...all'esterno appunto come detto pocanzi,all'interno invece significa nelle coscienze e con gli stessi effetti devastanti...fino ad arrivare a non avercela nemmeno più una coscienza.

avremo raggiunto finalmente l'uguaglianza..cosi come metaforicamente sarebbe vedere la linea piatta di un encefalogramma
La società non è già più gassosa, Acquario, è nell'etere. Noi qui ci parliamo nell'etere e possiamo essere solidificatori quanto vogliamo, i nostri auspici solidificanti hanno minor consistenza dei sogni, perché esistono nell'etere e grazie all'etere. Ma, se hai capito quello che dicevo prima, anche in questa fluidificazione estrema, l'esito può non essere affatto la linea piatta di una totale uguaglianza, ma la visione della nostra identità effettiva, che consiste nel percorso che ognuno traccia con gli altri venendone tracciato e non nel punto di partenza e nemmeno in quello di arrivo, non nelle etichette.