Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Lou

#106
Citazione di: giopap il 11 Giugno 2020, 14:57:32 PM
Il senso era che, visto che gli Amerikani hanno commesso ben più numerosi e più gravi atti di razzismo criminale in tutto il mondo (sterminare bambini -per la cronaca Arabi e Afghani- per gioco e per scommessa é ancor peggio che il pur orrendo crimine che ha suscitato tante manifestazioni), non c' é proporzione fra le manifestazioni in corso e quelle mai fatte in tali altre numerosissime circostanze nelle quali le vittime di razzismo amerikano non erano cittadini americani.
Queste sproporzioni che indichi non destituiscono in alcuna misura la legittimità delle manifestazioni a denuncia di questo evento. A mio parere. Anzi, sempre a parer mio, potrebbero essere foriere, per la popolazione americana e non, di sensibilizzazione per ogni fenomeno di razzismo operante nel mondo. Tra cui quello americano.
#107
Tematiche Filosofiche / Re:L'ira
09 Giugno 2020, 17:50:52 PM
@sapa
Molto vero, le ire sono una questione complessa nei poemi omerici, direi che lo stesso Achille ne rappresenta 2 versioni, di ira. La prima certamente ha una origine divina, in un certo qual modo una passione sacrale, prima che una azione, e, che come ogni pathos, ha una sua ratio è un suo logos, carattere divino che non presenta quella di Odisseo. ( in greco le distinzioni, grazie alla ricchezza semantica della lingua, credo si vedano meglio le accezioni per le diverse sfumature). A parte questa disgressione, mi interessava far notare come la mitologia prima e la filosofia dopo ( penso ad Aristotele ) riservi un posto privilegiato all'ira e alla connessione con il senso di giustizia che era la domanda di apertura posta da cvc. Essa, nelle sue forme, è genealogicamente la risposta originaria a una reale o presunta ingiustizia subita. E che sia presunta o reale questa ingiustizia, la risposta irosa è realmente vissuta da chi la prova. Perció trovo sia evidente come il legame con il giusto e l'ingiusto sia un aspetto rilevante.
#108
Tematiche Filosofiche / Re:L'ira
08 Giugno 2020, 22:55:47 PM
L'ira ha una carica trasformatrice, la trasformazione incorre in rischi in eccesso o in difetto. Forse non puó essere controllata, ma direzionata.
#109
Tematiche Filosofiche / Re:L'ira
08 Giugno 2020, 10:21:42 AM
Citazione di: cvc il 06 Giugno 2020, 08:15:45 AM
Da persona che apprezza le scuole filosofiche ellenistiche, ho ammirato le loro battaglie contro le passioni. Naturalmente va premesso che il concetto odierno di passione non rende l'idea di ciò cui gli antichi si riferivano. Per noi può essere una passione fare jogging, in cui non vi è assolutamente niente di male. Per loro il termine passione era riferito in generale ai sentimenti malvagi dell'essere umano. Fra queste, una delle passioni capitali era considerata appunto l'ira. Seneca, in particolare, ha dedicato un libro all'ira che "ripugna il genere umano". Obiettava, in esso ad Aristotele, il fatto che l'ira potesse essere in qualche occasione utile. Aristotele sosteneva, ad esempio, che in alcuni casi, come in guerra, l'ira potesse essere uno sprone al coraggio. Per Seneca, da stoico, il coraggio è il discernere tra ciò che è da temere e ciò che non è da temere. Mentre l'ira, essendo una passione, una volta messa in moto è incontrollabile e ci porta alla deriva. Quindi va evitata sempre.
Il filosofo Remo Bodei, nel saggio "Ira. La passione furente", stimola alcune riflessioni interessanti. Ad esempio nel concetto di giustizia è implicita la punizione dell'empio. E la punizione che altro è se non l'ira del giusto nei confronti del reo? Certo, qualche ortodosso di una qualche religione o dottrina filosofica potrebbe sostenere che si possa punire senza essere adirati. Ad esempio, se giudico che qualcuno sta andando contro Dio, lo punisco non per la mia rabbia ma per la giustizia divina. In altri termini l'ira divina è giusta, l'ira dell'uomo è malvagia.
Ma può esserci giustizia senza ira? Può esserci un'ira giusta?
Alle origini della letteratura occcidentale, parlo del proemio dell'Iliade, la correlazione tra ira, prima passione menzionata, e giustizia è evidente: l'ira di Achille è scatenata da un'offesa ricevuta, tuttavia in essa trova la sua ragion d'essere e la sua logica razionale, gioca la funzione di riparazione a un danno subito. E' giusto che  attraverso l'ira venga ristabilito il giusto prestigio e rapporto di potere, la parte offesa Achille è attraverso questa passione che trova il motore per la vendetta e per ristabilire la sua immagine sociale. Un'ira in fondo rispettata e stimata dal mondo greco antico, purchè essa non sfoci nel tentare di sfondare il limite del "giusto mezzo".
#110
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
03 Giugno 2020, 19:14:42 PM

Citazione di: giopap il 03 Giugno 2020, 19:10:07 PMCarissime, a parte il fatto che io in questa dscussione ponevo non il problema dell' esistenza o meno del libero arbitrio ma invece quello un tantino diverso della sua compatibilità o meno con l' etica, affermare che "La dimostrazione del tertium datur tra la dicotomia [secca (e non "manichea"), N.d.R] determinismo-indeterminismo é empirica e banale come il superamento della tartaruga da parte di Achille, contro la sofistica avversa: la libera volontà umana viene esperita in ogni atto di volizione, nei limiti che trascendono il determinismo evolutivo" significa attribuire una pretesa certezza dimostrativa ad una interpretazione dell' evidenza empirica che istintivamente si tende a dare ma che é assolutamente degna di dubbio (ovvero necessitante di dimostrazione).E se ne può empiricamente dimostrare molto facilmente la falsità.Infatti ciò che immediatamente si esperisce in realtà é (quando la si esperisce) la libertà della propria volontà di realizzarsi in assenza di estrinseche cause di forza maggiore: si esperisce: "voglio fare X (e basta)", e "nessuno mi impedisce di fare X".E non affatto "voglio indeterministicamente (né deterministicamente) fare X", e "nessuno mi impedisce di fare X".Si può magari anche esperire: "mi piacerebbe anche avere Y (e basta), ma questo é incompatibile col fare X; e poiché preferisco (e basta) non avere Y e fare X che viceversa, farò X (e basta)".Ma certamente non affatto: "mi piacerebbe anche indeterministicamente (né deterministicamente) avere Y, ma questo é incompatibile col fare X; e poiché preferisco indeterministicamente (né deterministicamente) non avere Y e fare X che viceversa, indeterministicamente (né deterministicamente) farò X".E infatti anche nell' esempio di Duns Scoto quello che sta cadendo in realtà non sperimenta affatto la volontà indeterministica (né deterministica; ma invece la volontà "e basta") di non schiantarsi al suolo.Diverso é il caso i paradossi di Zenone, che invece sono pretese confutazioni logiche (l' esatto che le pretese conferme empiriche) di una credenza istintiva (quella del divenire); facilmente smontabili come meri paralogismi.
Perfetto giogiap, ma che significa volontà " e basta ", senza virgolette? E "basta" da che?
Di sto punto, filosoficamente, si ha da farsene carico, soprattutto per chi assume che la volontà abbia prerogative deterministiche.
#111
Tematiche Filosofiche / Re:Morale e libero arbitrio
03 Giugno 2020, 17:21:24 PM
Sono estremamente in accordo con te, Ipazia. La "libera volontà" insiste e sussiste anche quando non puó incidere sugli eventi, o meglio, sull'esito (non so se possiamo intendere a "causa di forza maggiore" come descrive e intende giopap).  Celebre è l'evento della caduta del ponte di Scoto: il soggetto è in caduta libera e l'esito è lo stamparsi al suolo per la causalità deterministica delle leggi che regolano l'universo, eppure egli sperimenta la volizione di non schiantarsi al suolo. Ora ció pone due questioni ( almeno ):
- la volontà del soggetto nella sua causalità di intervenire sul destino degli eventi è parziale, sebbene goda di un certo grado di autonomia, perció in questa accezione puó dirsi " libera" da cause estrinseche?
- A parte soggetto, quali sono le cause intrinseche che condizionano e limitano la volontà? Motivazioni, credenze, desideri, istinti, bisogni?
Tutto ció senza sondare il punto che stiamo, a premessa, accettando l'idea che la volontà di un soggetto, per quanto parziale possa incidere causalmente sugli eventi. Ció non è del tutto pacifica come assunzione, e Apeiron, per quello che ho inteso, in una certa misura lo fa notare.
Una volontà che si sottrae alla causalità, intrinseca o estrinseca che sia, esiste?
Tutto soggiace al principio di causalità, anche la morale? O c'è un margine non causale?

#112
Citazione di: Jacopus il 25 Maggio 2020, 22:30:25 PM
Lou. Lo stato etico di solito si contrappone allo stato liberale, perchè presuppone che abbia il compito di tutore dell'etica e della morale, mentre lo stato liberale ritiene che ogni considerazione morale (etica direbbe Viator) debba risolversi nella sfera individuale. Per lo stato liberale l'etica entra nella vita associata e quindi nello stato, solo attraverso le norme, tutte egualmente valide se promulgate seguendo la procedura corretta.
Infatti, una altra contrapposizione è quella fra stato etico e stato di diritto. Gli eccessi fanno male, e quello che volevo sottolineare è che lo stato di diritto non necessariamente è quello più giusto, solo perchè le leggi sono promulgate correttamente. Dipende dalle leggi promulgate.
Al contrario uno stato etico rischia di abusare della sua posizione di potere e infischiarsene delle leggi, come è accaduto negli stati etici più esemplari, quelli totalitari di destra e sinistra. In questi stati il diritto aveva sempre una doppia struttura, quella scritta, e quella "etica", a cui ci si poteva rifare per i "superiori fini dello stato".
Questo teoricamente. Nella pratica la distinzione è molto più sfumata. Tutti i più tenaci sistemi liberali avranno anche una componente etica e viceversa. Basti pensare alla nostra costituzione, un vero giacimento di comandi etici a cui teoricamente la legge dovrebbe piegarsi.
Ma nella linea politica generale, l'etica in politica è diventata sempre più una sorta di "prodotto" da consumare o da offrire ai consumatori/elettori, che si reputano gli ultimi decisori anche in fatto di etica. Questo sarebbe un bene in una società dove tutti gli elettori fossero competenti, istruiti, critici e diventa un male dove questo non accade, perchè in questo caso le manipolazioni permettono lo stravolgimento delle forze in campo e tutta una serie di strategie strumentali che non fanno altro che accrescere le differenze e le disuguaglianze.
Quello che è accaduto con la pandemia, è che si è insinuata l'idea che lo stato possa imporre dei comportamenti per il "bene" dei cittadini.
Bisogna sempre preoccuparsi se qualcuno fa qualcosa per il bene di qualcun altro. Ma l'altro estremo è "crepa pure nella RSA perchè la legge regionale ha privatizzato la sanità" oppure "crepa pure sul ponte crollato, perchè il controllo fissato dalla legge ha stabilito la solidità del ponte".
In sintesi, in altri momenti storici era importante difendere la libertà, minacciata da stati etici autoritari e sanguinari. In questo momento storico forse occorre riscoprire il senso dello stato etico, perchè la libertà portata agli estremi delle tesi neoliberiste è solo la libertà dei padroni. Padroni, tra l'altro che non esiterebbero neppure un secondo a schierarsi ancora una volta con uno stato "etico" a loro favorevole, se le cose dovessero volgere al peggio.
Sono molti i punti che hai toccato.
Se per stato etico intendiamo quello stato in cui il singolo soggetto, nome e cognome, è sacrificabile in nome del sistema, come dimostrano gli abomini del secolo scorso, e che sono i cittadini ad essere in funzione dello stato e non lo stato in funzione dei cittadini, ecco io lo rifiuto.
Detto ciò, le tesi neoliberiste sono criticabili, ma non puó essere in alcun modo, almeno per me, la soluzione di riscoprire uno stato etico  -poi in quale sessione? Platonica, Hobbsiana, hegeliana e/o altre e/o inedite? - mi mette la pelle d'oca.
#113
Citazione di: Jacopus il 24 Maggio 2020, 11:24:37 AM
Un tema che è stato solo sfiorato nelle tante discussioni su covid-19, riguarda l'impatto della pandemia sulla nostra concezione di stato e potere pubblico.
Una narrazione, che nasce dalla coppia Tatcher-Reagan nei primi anni '80, svuota di ogni mansione etica il potere pubblico nel mondo occidentale, ridotto ad arbitro delle maggioranze parlamentari, senza poter più pensarsi con un ruolo di guida, qualora quelle maggioranze pensassero di prendere decisioni pericolose o compromettenti, legate a benefici di breve durata e così via.
Una impostazione del genere dovrebbe prevedere un aumento esponenziale delle capacità di comprensione, discernimento e giudizio del corpo elettorale, in modo che l'etica dall'alto, potenzialmente pericolosa, venga sostituita da un'etica dal basso.
Tutto ciò non è ovviamente accaduto. L'indebolimento dello stato etico è stato accompagnato all'indebolimento del sistema formativo. C'è un mandante in questo piano che si chiama capitalismo globale.
La politica diventa in questo modo una sorta di paravento di decisioni prese altrove, e dove alle decisioni etiche si sostituiscono gli elettori come "consumatori di voti ed elezioni." I partiti devono allora fiutare l'aria, lanciare gli slogan pubblicitari più validi ed accaparrarsi la fetta di mercato dell'elettorato più alta. A riprova di ciò basta pensare ai continui sondaggi sulle preferenze di voto, con cadenza settimanale e presto giornaliera.
Una sorta di mercimonio delle idee politiche, che apparentemente tutela la libertà di tutti, fatte salve le possibilità di condizionare in mille modi le idee e le scelte politiche di un elettorato sempre meno preparato, meno critico e più incline a cercare "colpevoli" esterni, invece di un colpevole chiaro ed evidente.
In questa situazione poco brillante, il covid-19 ha innescato un corto circuito. Per necessità anche economiche, con tutte le contraddizioni esperite, lo stato è tornato ad essere "etico", obbligando e vietando, in nome della sanità pubblica (e subito echeggiano i rivoluzionari comitati di salute pubblica).
Tutto sommato, l'Italia ha retto meglio di quanto pensassi a questa prova, facilitata dal fatto che al sud la pandemia è stata più clemente. Ma i commenti e il sentimento generale è ora di stanchezza, giustificata stanchezza, da parte ad esempio dei più giovani.
Ma al di là di ciò,  più in profondità molti avranno iniziato a chiedersi, in modo non del tutto articolato, cosa significa questa intromissione "etica" dello stato nelle nostre vite. Non è forse un attentato alla nostra libertà non poterci muovere come e quando ci pare, a maggior ragione se ciò rimette in moto l'economia?
Non voglio ovviamente pensare che la questione possa essere risolta da uno stato dirigista, che poi diventa oppressore, come talvolta già le cronache ci hanno mostrato, ma il Covid-19 ha rimescolato indubbiamente le carte, molto più di altre questioni etiche (tra l'altro connesse) come il riscaldamento globale e il problema migratorio. Al punto che anche le maggiori organizzazioni monetarie si stanno riscoprendo keynesiane, loro malgrado.
Superata la fase critica non credo che le cose cambieranno granché. Ci avviamo tutti verso un grande annichilimento. Questione di decenni. Ma sarebbe bello se ora ripensassimo ai nostri modi di stare insieme, in un senso più evoluto, egualitario e rispettoso del nostro prossimo e dell'ambiente che ci circonda. E sarebbe bello leggere nei libri di storia, che questo mutamento fu causato da un piccolo frammento di RNA.
Per stato etico, cosa intendi, puoi darmi una definizione?
#114
Attualità / Re:La mascherina a 50 cent
25 Maggio 2020, 21:21:22 PM
<<il titolo del topic lo vedete in alto, per informazioni sanitarie sui metodi di utilizzo delle mascherine (OT), se si continua, chiudo il topic e lo cestino, senza entrare nel merito, per info su metodi di utilizzo trovatevi altre spiagge>>
#115
Presentazione nuovi iscritti / Re:Un arrivederci
05 Maggio 2020, 18:16:51 PM
Arrivederci Sari, mi auguro di rileggerti presto.
#116
@phil
"Una differenza essenziale fra estetica ed etica è in fondo anche questa: sebbene entrambe ambiscano ad essere universali, a rivolgersi a tutti, l'etica è un'esperienza sociale (l'Altro è un uomo, vige un reciproco "per noi"), l'estetica è un'esperienza individuale (l'altro è l'arte, la natura, etc. vige il "per me")."
Osservazione che sottoscrivo, in parte, tuttavia da un pdv genealogico, pare che l'etica riposi sull'estetica o, quantomeno ne sia contaminata alla base. Non parlerei di differenza "essenziale", narrerei di gradi di stratificazione, contaminazioni, sì direi così in ottica genealogica. Stemperando, non esisterebbero, l'una senza l'altra.
#117
Ma di quali mistificazioni parli, son piovute multe su multe, un ragazzo passeggiava in un bosco, da solo (280 euro) che era a un km da casa. Ovviamente contagiava gli alberi o gli alberi contagiavano lui.
E per inciso, andare al supermercato, al chiuso per farsi code di un'ora e entrare in un luogo dove non sempre c'è la distanza di sicurezza, ecco questo trova esponga molto più i miei cari, giovani e anziani che non prendere in due e diamine di caffè insieme, in salotto.
#118
Citazione di: Eutidemo il 03 Maggio 2020, 12:38:48 PM

Ciao Lou. :)
Io, invece,  provo rabbia, delusione, tristezza e un profondo e pervasivo senso di disgusto, nei confronti di chi non capisce che, in determinate circostanze, occorre che "TUTTI" debbano fare determinati sacrifici (per un limitatissimo periodo prudenziale di tempo), al fine di evitare che la gente si ammali e MUOIA più di quanto già non avvenga!
Se non si insegna questo anche ai bambini ed ai ragazzi, un giorno diventeranno uomini e donne di "pasta frolla"; come gi adulti immaturi che la pensano così.
Un saluto! :)
Ciao Eutidemo, i ragazzi e le ragazze adolescenti pensi non abbiano compiuto, loro e i loro genitori, sacrifici in due mesi di reclusione? E non pensi siano abbastanza maturi da domandare e cercare di comprendere  in virtù di quale ratio si previene il contagio nell'andare a trovare un cugino che manco conosci, mentre con le dovute cautele la tua migliore amica no? Sono adolescenti con il loro grado di immaturità, ma non sono scemi e sanno ragionare. E l'emergenza l'hanno capita e sono eventi che li stanno segnando, in un periodo difficile e di formazione, personale e interpersonale. Privilegiare i legami di sangue ed escludere quelli interpersonali, come l'amicizia, che è un legame e un'affinità che sorge per relazione, fuor di sangue e senza imposizione, diciamo per "contratto informale" lo giudico un errore, che narra l'incapacità di gestione dell'emergenza, ma cosa ancor più grave l'inettitudine a concepire un mondo complesso dove oltre alla salute fisica esistono anche altre componenti essenziali, nella vita.
E soprattutto così, escludendoli e non considerandoli, si da un pessimo esempio. Una società che mette ai margini i giovani e i loro bisogni non crea certo adulti non di pasta frolla. Le mie figlie è due mesi che non vedono nessuno oltre i loro genitori. È insostenibile non farle andare a trovare un'amica e mettersi in giardino a dire due parole e invece la cugina sconosciuta sì.
#119
Volevo aprire un nuovo topic per l'argomento che intendo trattare, invece posto qui in quanto trovo che ciò che vorrei esprimere sia attinente a questa misura della fase 2 o fase 1.2 o che dir si voglia in particola, ma più in generale a ogni phase e ogni misura e comunicazione che gli eventi pandemici hanno causato.


Trovo indecente, lo dico sia con il cuore, che con la testa e, sì, da coinvolta, come gli adolescenti siano stati trattati come una generazione fantasma. Quasi mai citati. Ci sono gli adulti, i bambini, gli anziani, i bisogni dei cani, quelli sì. Lo scrivo  perchè è da due mesi che i nostri ragazzi, oltre ad essere privati della relazionalità e socializzazione scolastica, visto e considerato che la scuola è prima di ogni cosa un luogo da vivere in cui la componente sociale è un ingrediente essenziale e coinvolto esso stesso nelle dinamiche di apprendimento, non possono dopo 2 mesi vedere nemmeno la/il migliore amica/o. Io lo trovo scandaloso. Non so voi.
In una età così delicata e decisiva per gli adulti che diventeranno, dove gli affetti amicali sono dirimenti più degli altri nella costruzione della propria emotività e identità, dove si sperimentano le prime autonomie rispetto all'autorità genitoriale, che esiste, dove si assiste a una forma più o meno marcata di ribellione verso regole e divieti, per misurarsi con sè stessi, ma anche per provare ad affermare e costruire il proprio carattere e la propria personalità, non concedere loro la possibilità di ritrovarsi dopo 2 mesi di reclusione con un'amica/un'amico è sconcertante - provo rabbia, delusione, tristezza e un profondo e pervasivo senso di disgusto.
#120
Citazione di: Phil il 01 Maggio 2020, 18:28:58 PM[/size]Sono invece un po' perplesso riguardo questa interpretazione (anche se sicuramente si basa su una conoscenza di Nietzsche ben superiore alla mia):
Citazione di: Ipazia il 30 Aprile 2020, 13:06:00 PM[/size]il compendio finale, incompleto nella stesura ma non nelle intenzioni, della filosofia di FN: metafisica, epistemologia ed etica.
[/size]Se, dopo aver scritto i frammenti pazientemente riportati nei primi due post, si volesse edificare etica, epistemologia e persino metafisica, dubito si potrebbe sviluppare un discorso organico e coerente; si finirebbe con il tentare di mettere assieme i pezzi di due puzzle ben differenti: da un lato, il soggetto è finzione, dall'altro, l'etica (che non sia convezione giuridica o contingenza socioculturale) si fonda esattamente sul contrario; da un lato, l'atomo (portabandiera dell'ontologia) è feticcio apollineo, dall'altro, l'epistemologia esige che non lo sia, perché per lei deve essere un dato di coscienza manipolabile e utilizzabile (oltre che esplicativo); da un lato, la metafisica è smembrata in storia del pensiero, «horrendum pudendum», psicologia, estetica, etc. dall'altro, è un po' troppo tardi (a fine '800) per proporre una "nuova" metafisica basata sulla fusione di letteratura (poesia, miti greci, etc.) e psicologismo ingenuo (Freud è già dietro l'angolo). Se quest'ultima "metafisica" fosse la sua proposta, sarebbe incompatibile con il prospettivismo che l'autore stesso propone: una metafisica che ha come pietra angolare la volontà di potenza di un soggetto che è finzione, al contempo interpretata ed interpretante, è troppo debole per poter scalzare le altre metafisiche giocando al loro stesso gioco (dunque si "umilierebbe" per confermare il prospettivismo da cui deriva, tuttavia non sarebbe nemmeno necessario).Soprattutto, Nietzsche pare minare il discorso veritativo-metafisico alla sua base «La volontà di verità è un rendere saldo, un rendere vero-durevole, un eliminare dalla nostra presenza quel carattere falso,una reinterpretazione dello stesso nel senso dell'essere. La verità non è pertanto qualcosa che esista e che sia da trovare, da scoprire, - ma qualcosa che è da creare e che dà il nome a un processo, anzi a una volontà di soggiogamento, che di per sé non ha mai fine : introdurre la verità, come un processus in infinitum, un attivo determinare, non un prendere coscienza di qualcosa <che> sia « in sé » fisso e determinato. È una parola per la «volontà di potenza».»(cit.). Vengono sterilizzati così, in un colpo solo, sia qualunque progetto epistemologicamente forte, essendo la verità non scoperta ma «da creare» (cit.), sia qualunque metafisica autorevole intesa come «prendere coscienza di qualcosa che sia in sé fisso e determinato»(cit.). Una volta inibite alla radice l'epistmologia e la metafisica forti, con conseguente confinamento dell'etica in mero accidente storico-prospettico, non resta che una visione potentemente estetica:«quanto più disumanizziamo la natura, tanto più essa diventa vuota, priva di significato per noi. L'arte si fonda integralmente sulla natura umanizzata, sulla natura irretita e intessuta di errori e illusioni, dalla quale non vi è arte che possa prescindere»; già, compresa l'arte della filosofia (cavalcando il richiamo al vuoto di significato e all'illusione, osserverei che la visione "disumana" della natura è una visione fuori dall'illusione-maya-samsara del prospettivismo condizionante e convenzionale della ragione calcolante-apollinea).Gli sviluppi di questa impostazione, più che a costruire una metafisica, un'etica e un'epistemologia, mi pare abbiano portato (se non sono troppo di parte) al pensiero postfenomenologico francese e più in generale al pensiero debole postmoderno, che, non a caso, hanno in Nietzsche una delle loro muse più rilevanti.

Dunque, a mio parere, non si può sviluppare un discorso risolutivo in campo etico, epistemologico e metafisico. Ho evidenziato il termine "risolutivo" poichè non è possibile risolvere l'aspetto negativo (in senso logigico), contradditorio, proplematico che per sua natura non è sussumibile in concetto, è si sottrae al, direbbe Heidegger Be-griff, alla presa, all'utilizzabilità. In questo senso, l'alterità, la differenza, l'antitesi la contraddizione rimangono matasse indisbrogliabili di una vdp che pone e interpreta se stessa, senza mai risolversi nei suoi enigmi, in eterno. Enigmi tali restano, anche negli scritti di Nietzsche. Gli enigmi sono concetti negativi, nel senso che fungono da limiti alla rapprensentazione tetica e teoretica, ma in un certo senso anche all'interpretazione, che agisce in forza della problematicità del reale lasciando sempre un margine oltre il quale la stessa potenza del linguaggio (e la vdp è fondamentalmente potenza del linguaggio) si autoalimenta per creare, senza risolvere. Certamente un mucchio ha una sua estetica, una sua etica eppure qualcosa nella sua descrizione sfugge, nella rappresentazione in concetto di "mucchio" non ci si può non accorgere che siamo di fronte a una realtà problematica, difforme dalle sequenze con cui tentiamo di ordinare ciò che per sua natura, evidentemente caotica, si sottrae a positivo, all'armonia, alla misura. E il famoso caos della stella danzante è propio questo, quella cifra di differenza che agisce creativamente che non possiamo riuscire a elaborare in una sintesi che risolva il suo carattere contradditorio e "Altro", a differenza di Hegel. Però ecco, in Nietzsche, c'è coerenza, infatti se parliamo di "edificazione" di un'etica certo non siamo di fronte a un sistemone entro cui ogni elemento ( atomo :P ) trova perfettamente una graziosa posizione  e una descrizione coerente nell'economia del tutto, ma più eroicamente occorre un moto di accettazione, che non ha le sembianze del dovere, più dell'amore. L'amor fati di Nietzsche. Questa è la pedagogia etica in una realtà in cui non c'è un dolore da cui dover guarire, ma da accettare poichè connaturato all'esistenza, nel suo non-senso. Ma connaturata alla vdp c'è pure un afflato estetico che gioca un ruolo decisivo, abbiamo l'arte per non perire.

Ovviamente sono questioni molto più complesse e non esauribili, in ogni caso la si vede bene la rottura che si crea rispetto alle etiche e metafisiche precedenti, col "vero" da un lato e rispetto alla rappresentatività della scienza dall'altro, rottura che certamente segna il tramonto della metafisica tradizionale, l'alba del postmoderno.