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Messaggi - Donalduck

#106
Tematiche Spirituali / Riflessioni sul suicidio.
07 Giugno 2021, 11:09:24 AM
Citazione di: Socrate78 il 18 Maggio 2021, 20:49:43 PM
Voi personalmente come ritenete l'atto del suicidio, come vi ponete nella sua valutazione etica? Lo ritenete sempre o quasi condannabile, come un atto vigliacco e cattivo, oppure ritenete che vi siano casi di suicidio non condannabili?
Trovo abbastanza stupefacente che sia dato per scontato, in questa domanda, che il suicidio sia comunque in molti casi da condannare. Sembra che la nostra eredità cattolica, che personalmente considero deleteria, continui ad esercitare pesantemente la sua influenza.

Se anziché delegare a ideologie i nostri pensieri ci limitiamo a riflettere, senza bisogno di spremerci troppo il cervello, credo che il semplice buonsenso ci possa suggerire che il suicidio sia da considerare un atto di vigliaccheria e irresponsabilità solo nei casi in cui la propria morte causi danni o sofferenze gravi a persone nei confronti delle quali abbiamo assunto legami e impegni, ma naturalmente si può valutare solo caso per caso, senza mai cadere nella tentazione di creare regole generali. In tutti gli altri casi mi sembra evidente (ma a quanto pare per molti non lo è) che nessuno ha da metter becco nel diritto di una persona di disporre della propria vita come meglio crede.
#107
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia dell'anarchismo
30 Maggio 2021, 13:47:34 PM
Citazione di: InVerno il 30 Maggio 2021, 09:59:14 AM
Se più tempo fosse stato "perso" a definire che cosa si intende per anarchismo, forse la discussione non sarebbe giunta a domandarsi quali siano i sistemi sociali degli animali, deriva piuttosto ironica della discussione, originata esattamente dalla confusione dei termini della discussione, in particolare quella che vede l'anarchismo come ad un "sistema sociale".
Cosa c'è che non va in questo? Per fortuna non siamo in un ambito accademico in cui i confini delle discussioni sono decisi sulla base di ambiti teorici e procedure predefiniti. A me il discorso sull'anarchismo interessa in funzione della definizione (ovviamente approssimativa) di un modello sociale ideale e sono anche interessato ai modelli sociali e comportamentali animali di cui abbiamo un forte e condizionante retaggio. Se a te non interessa parla pure d'altro, ma non pretendere d'indirizzare per forza la discussione dove vuoi tu.

Citazione
Pertanto, a favore di comprensione perlomeno dei miei interventi fornisco come da te suggerito una definizione con fonte, ammonendo del fatto che si tratta di una mia traduzione.
L'anarchismo riconosce il solo significato relativo delle idee, delle istituzioni e delle condizioni sociali. Non è, perciò, un sistema sociale chiuso ma piuttosto una tendenza nello sviluppo storico dell'umanità che, in contrasto con la difesa intellettuale di tutte le istituzioni governitive ed ecclesiastiche, ambisce al libero sviluppo di tutte le forze individuali e sociali in essere. (Rudolf Rocker)
Fissato come sono sulle definizioni dei termini di partenza, avrai letto che ho anche cercato di mettere in ballo la definizione di democrazia, anche perchè chiunque si sia addetrato nell'argomento anarchico per un minimo grado di profondità avrà scoperto che l'anarchismo più elaborato non propone la totale assenza di sistemi di pianificazione, quanto la loro massima possibile orizzontalità, e che in questo è accomunabile alla più stretta definizione di democrazia, nella variante che modernamente ci dilettiamo nel definire "diretta", purtuttavia ci si trova spesso nello strano paradosso che qualcuno si dice a favore della democrazia, ma fortemente opposto all'anarchismo, paradosso che può essere risolto solamente eliminando la confusione dei termini della discussione.
Sono d'accordo, infatti ho fatto osservare come alcuni abbiano basato i loro interventi su interpretazioni fantasiose dell'anarchismo, secondo cui questo punterebbe allo smantellamento di ogni ordine sociale e farebbe affidamento su qualche presunta "innata bontà" dell'essere umano allo stato naturale.

Citazione
Perchè stiamo discutendo ti chiedi tu, che cosa ci troviamo di interessante..Il mondo intero sta attraversando una crisi molto profonda, da un lato  continua a moltiplicare la complessità dei sistemi, dall'altro vive la sempre più pressante realizzazione che i sistemi complessi non possono essere compresi, influenzati ed in ultima analisi governati, da singoli individui o ristretti gruppi di essi, e la perdita di efficienza di questo connubio e i problemi che da questo vengono generati, innescano una crisi che sta portando un pò tutti alla ricerca di nuove soluzioni. Portare artificialmente un sistema complesso ad un livello di autorganizzazione, è una sfida intellettuale estremamente ardita e che perciò promette anche una estrema gratificazione, il salto qualititavo che gli anarchici (coscienti di esserlo o meno) stanno tentando di fare, è metaforicamente equiparabile alla trasformazione del traffico urbano, prima guidato da vigili urbani, poi da semafori temporizzati. Da questo punto di vista, andrebbe guardata con maggiore attenzione che cosa significa integrare le Intelligenze Artificiali nel "decision making" politico, e quanto la loro congenita quanto supposta imparzialità, sia da guardare con entusiasmo se comparata a sistemi ben più antichi e rodati ma che hanno come baricentro l'uomo, anzichè la macchina.
Secondo me si può considerare affine solo alla lontana la ricerca di un'organizzazione umana "autoarmonizzante", ossia che crei il minimo di conflitti possibile, che può essere messa in relazione con l'anarchismo, con l'automazione di processi complessi. Quest'ultima mette fuori gioco la grande variabilità, anche nel tempo, delle tendenze e delle finalità umane e la creatività umana, partecipe di quella tendenza alla differenziazione e all'esplorazione di tutte le possibilità che sembra pervadere la natura intera.
E' poi evidente che l'automazione aiuta assai poco a raggiungere una maggiore imparzialità, dato che i criteri (la programmazione) e le interpretazioni restano umane, soggettive, falsificabili, manipolabili. Basta sentire tutte le verità da quattro soldi che si continuano a snocciolare sulla base dell'elaborazione di di dati statistici e sperimentali in particolare in campo biologico e medico (il covid e i vaccini in particolare, negli ultimi tempi) per farsi un'idea di come la discrezionalità umana non possa essere superata, come anche la tendenza a trarre conclusioni affrettate e fuorvianti, spesso pilotate da precisi interessi. Se si riuscisse ad affidare alle macchine l'intera elaborazione i risultati sarebbero probabilmente ancora peggiori.

Quel che serve è riuscire a fondare un sistema etico (da cui derivarne uno politico) sufficientemente resiliente ed elastico (salvo alcuni capisaldi) da riuscire guidare e regolare le azioni individuali e collettive in modo da conferire il massimo benessere il più possibile generalizzato senza limitare e reprimere più dello stretto necessario. Ed in quest'ottica che vedo l'anarchismo.
#108
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia dell'anarchismo
30 Maggio 2021, 12:44:40 PM
Citazione di: daniele22 il 30 Maggio 2021, 07:59:48 AM
Ora per favore, Donalduck, anche se non c'entra nulla con quel che ho detto, saresti così cortese da spiegarmi meglio questa tua frase che non mi è molto chiara? : " Sempre meno quanto più la consapevolezza è sviluppata e la coscienza è ampia. E il maggior grado di consapevolezza e le maggiori capacità intellettuali ed emotive generano tutte le efferatezze e le abiezioni tipicamente umane, come risultato del mettere le qualità peculiarmente umane al servizio delle pulsioni animali"
Ci si sente
Sempre meno dominati dalle pulsioni animali quanto più sono sviluppate le tendenze più elevate, che noi in genere riteniamo specificamente umane, ma che sono osservabili anche nel mondo animale, in qualche misura. Anche gli animali sono capaci di gesti disinteressati e di intense emozioni affettive non guidate da istinti genitoriali o di branco. E, almeno nel caso umano, le tendenze più elevate corrispondono, a mio parere, con la capacita di estendere l'ambito della propria coscienza, smettendo di identificarsi con il proprio corpo e il proprio io, quest'entità forse solo immaginaria, ma, per quanto indefinibile e sfuggente, capace di monopolizzare l'attenzione della coscienza e riportare ogni pensiero e ogni azione alla salvaguardia e all'espansione di sé, nei casi patologici (egocentrismo ed egoismo sfrenato) senza alcun limite, in una spirale di bulimia di potenza.
Queste patologie, a mio parere, nascono dalla combinazione di pulsioni animali innate con le sofisticate e ipercomplesse capacità della mente, della sensibilità e della sfera emotiva umana. L'estrema varietà delle attività umane, contrapposta alla ripetitività di quelle animali, la complessità e la varietà dei modi di sentire, di vivere, di affrontare i problemi, genera virtualmente infinte possibilità, nel bene e nel male, di "evoluzione" di ogni retaggio animale, in particolare le pulsioni. La ferocia animale, funzionale alla nutrizione e alla difesa, si "evolve" in sadismo e gusto di uccidere. La pulsione al dominio si evolve in illimitata e delirante volontà di potenza, e così via. D'altra parte la naturale coesione di gruppo di molti animali si evolve anch'essa nelle forme più disparate di associazione, spirito di gruppo, solidarietà, fratellanza e abnegazione nei migliori dei casi, anche nei confronti di individui senza rapporti di parentela o magari senza barriere e confini di nessun genere, trasformandosi in impulso di agire per l'umanità in generale o il pianeta intero, o addirittura per l'universo, per l'essere nel senso più generale possibile.
Questo è possibile, secondo me, perché l'identificazione col proprio io o il proprio ristretto ambito lascia il posto a un'identificazione man mano più ampia, fino ad includere l'umanità intera o l'universo intero. L'immagine è quella di una sfera che si espande, arrivando a comprendere sempre più cose e relazioni. Non che uno smetta di sentirsi un individuo, ma si sente più che altro parte di qualcosa di più grande, e quest'appartenenza mette in ombra le istanze individuali, in misura maggiore o minore, in favore di quelle più "elevate" o, se vogliamo, più "ampie". E questo fa sviluppare un senso etico sempre più forte e di ampia portata.
Non bisogna però confondere questo processo di presa di coscienza, dovuto a effettiva maturazione interiore, con l'abnegazione, ad esempio, di gruppi di fanatici disposti a farsi esplodere per una combinazione di rabbia e di sciocca e folle credulità in premi ultraterreni, sia pure camuffata da dedizione verso grandi ideali.

Riguardo al "mettere le qualità peculiarmente umane al servizio delle pulsioni animali" questo è possibile perché lo sviluppo delle facoltà intellettuali non non è affatto necessariamente accompagnato da un'evoluzione della consapevolezza e un'espansione della coscienza, cosicché spesso troviamo ad esempio persone molto intelligenti, magari colte e raffinate, che hanno una coscienza per certi versi primordiale e una grande pulsione di autoaffermazione e predominio e quindi, sprovvisti di etica ma ben forniti di altri mezzi evoluti, si dedicano, con grande efficacia, a ogni sorta di azioni abiette per soddisfarla.
#109
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia dell'anarchismo
29 Maggio 2021, 17:14:00 PM
Citazione di: Ipazia il 29 Maggio 2021, 14:41:26 PM
Caro viator, della serie: il bue che dà del cornuto all'asino. Sei tu talmente imbevuto della tua dottrina che ti immagini animali che costruiscono recinti, allestiscono eserciti e giocano i destini dei popoli in borsa. Anche il più ingordo e feroce dei nostri compagni di viaggio quando ha la pancia piena se ne sta tranquillo a prendere il sole e lascia un attimo di respiro alle sue prede. Homo capitalis, no.
Se si considera il problema con un po' di buonsenso anziché solo sulla base di pregiudizi che non si vogliono abbandonare a nessun costo, si capisce facilmente che la spinta, il propellente, è esattamente lo stesso in chi allestisce eserciti e nella lotta per la supremazia e il diritto alla riproduzione degli animali da branco (come cervi e simili) o nella lotta tra comunità differenti della stessa specie (leoni, scimmie). La pulsione alla supremazia, totalmente indifferente alle esigenze altrui.
La differenza sta nel fatto che gli animali sono, per quanto possiamo osservare, quasi del tutto dominati da queste pulsioni, mentre gli uomini non sempre lo sono e di sicuro possono esserlo sempre meno. Sempre meno quanto più la consapevolezza è sviluppata e la coscienza è ampia. E il maggior grado di consapevolezza e le maggiori capacità intellettuali ed emotive generano tutte le efferatezze e le abiezioni tipicamente umane, come risultato del mettere le qualità peculiarmente umane al servizio delle pulsioni animali. La schiavitù nel mondo umano è solo un'evoluzione della pulsioni di dominio animale ed è possibile solo se si lascia che le pulsioni prendano il comando.

E' quello che accade la maggior parte delle volte nella maggior parte delle persone, ma il fatto che esistano persone capaci di agire disinteressatamente, capaci di generosità e di impegnarsi per obiettivi remoti il cui raggiungimento non potranno probabilmente mai vedere, dimostra inequivocabilmente che l'uomo ha la capacità di andare oltre questa condizione sostanzialmente animalesca e raggiungere una effettiva condizione umana, dalla quale siamo ancora piuttosto lontani, in generale.
C'è chi usa l'aggettivo "umano" per giustificare la meschinità, la disonestà e l'egoismo: qualcuno ha preso o dato una mazzetta, o sorvolato una graduatoria grazie a una raccomandazione? Non è giusto, ma è "umano". Qualcuno tace su soprusi e ingiustizie per non avere grane e magari avere dei vantaggi? La carne è debole, siamo "solo uomini". Ebbene io penso che invece tutto questo sia bestiale, non umano, e che l'aggettivo "umano" ce lo dobbiamo guadagnare. Le bestie possono permettersi di farsi guidare da pulsioni primordiali, perché hanno poteri limitati, noi no, non ce lo possiamo permettere, e abbiamo tutte le capacità per agire diversamente.
Anche i peggiori criminali sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, tra ciò che è nobile e ciò che è ignobile, e ci sono persone capaci di mettere in gioco la propria vita per salvaguardare ciò che è nobile. E quello che può fare uno lo possono fare tutti. Prima parlavi di eroi. Altro vizio capitale. Per continuare ad essere vigliacchi a cuor leggero, chiamiamo eroi quelli che provano a non esserlo, li mettiamo su un bel piedistallo per stabilire una prudente distanza ed evidenziare che noi non siamo come loro, "siamo solo uomini", "non siamo eroi", come dicono tutti i meschini opportunisti con finta e pelosa umiltà.

E la direzione dell'evoluzione interiore non è certo un mistero, basta cercare di essere e agire come i migliori di noi, quelli che superano il comportamento pulsionale e si fanno guidare da istanze più elevate, che tutti sappiamo riconoscere. E' solo per cattiva coscienza che la facciamo difficile, e cominciamo a sottilizzare, a giustificare, a problematizzare qualunque questione etica, perché vogliamo restare come siamo e tenerci stretti tutti i nostri vizi.

Citazione
A paperino vorrei dire che io, anche senza dovermi guardare troppo dentro perché il fuori era fin troppo chiaro, ho cercato di "contribuire a qualche progresso". Mi era illusa di aver ottenuto qualche risultato col governo più a sinistra della storia italiana e mi sono trovata sotto casa una base militare dell'alleanza canaglia in più. Col "compagno" che ci spiegava gli arcani ineffabili della politica internazionale. Poi sono arrivati quelli che dovevano bloccare il traffico di schiavi, liberarci dai corrotti e aprire le magagne di Stato come una scatoletta di tonno. Oggi governano alle dipendenze di uno che perfino il pelosissimo stomaco di Cossiga definì "vile affarista", uno che ci ha ingarrotato ben bene coi titoli tossici a favore dei suoi veri datori di lavoro di sempre. E il traffico di schiavi procede fluente come non mai.
"anche senza dovermi guardare troppo dentro perché il fuori era fin troppo chiaro". Una frase dalla logica esemplare: siccome fuori è chiaro, non guardo dentro, all'insegna del tuttofabrodo: dentro o fuori, per me pari sono.
Tutto quello che racconti non fa che confermare quello che dicevo. Le persone si mobilitano e si esaltano per i "grandi ideali" soltanto finché hanno la prospettiva di guadagnarci qualcosa di tangibile in un futuro prossimo, oppure finché si trovano in condizioni vicine all'invivibilità. Appena ottenuta qualche sostanziosa briciola o appena si esce dalla crisi nera, di nuovo ognuno per sé e in culo agli altri, "siamo solo uomini, non eroi". E di nuovo chi ha potere e denaro corromperà facilmente i combattenti di ieri, o saranno loro stessi a corrompersi da soli. E' sempre accaduto e risponde a una precisa logica. L'unica cosa che è cambiata nel corso dei secoli è un lentissimo, ma pur sempre apprezzabile, avanzamento della consapevolezza e della coscienza etica media. Ora, come dicevo, l'abiezione della schiavitù è quasi universalmente riconosciuta, non solo più permessi spettacoli come quelli delle arene degli antichi romani, le idee di equità e giustizia hanno fatto qualche passettino avanti. Non è molto, ma è l'unica strada possibile, per lenta che sia. Il resto è l'inutile agitarsi dell'uccellino in gabbia, o del pesce preso all'amo.

Citazione
Capisci che a questo punto, dopo aver provato tutte le vie della coscienza pacifica, ho ottime ragioni per confidare solo sulle barricate. I profeti avevano ragione, ed è per questo che sono profeti.
Io invece questo lo chiamo non voler imparare dalle proprie esperienze e persistere pervicacemente nell'errore.
Le barricate possono aver contribuito a muovere un po' le acque in qualche momento storico, ma dietro le barricate, a distanza di sicurezza, ci sono sempre stati capi che elaboravano strategie, facevano promesse tanto mirabolanti quanto false e irrealistiche, e che dopo un po' hanno ristabilito le condizioni di prima magari con qualche leggero miglioramento.
Ma anche questa lenta evoluzione non va data per scontata, i paesi islamici ci insegnano che si può benissimo tornare indietro e ricadere nella barbarie assoluta degli stati "teocratici", magari con l'aiuto di qualche barricata. E i paesi comunisti, quelli del "comunismo reale", ci hanno mostrato come si riesca a creare, da un'aspirazione all'uguaglianza e la libertà, qualcosa di ancora peggiore, e anche parecchio, del nostro capitalismo occidentale.
Ma poi, senza andare a cercare lontano, basta guardare la situazione attuale in quasi tutti i paesi occidentali: più avanza la crisi creata dal capitalismo liberista, più avanzano le destre, che di quel capitalismo sono la più diretta espressione. Qui più si è schiavi più si lecca la mano del padrone che ci bastona, altroché barricate.
E tutto questo è una conseguenza della pochezza della condizione umana media rispetto alle sue possibilità.
#110
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
29 Maggio 2021, 10:34:09 AM
Citazione di: Ipazia il 28 Maggio 2021, 23:13:05 PM
The answer my friend is blowing in the wind.
Anche per te vorrei morire ed io morir non so
Anche per te darei qualcosa che non ho
E così, e così, e così
Io resto qui
A darle i miei pensieri
A darle quel che ieri
Avrei affidato al vento, cercando di raggiungere chi
Al vento avrebbe detto sì


Il vento svolge magnificamente il ruolo di deposito delle aspirazioni a cui si è rinunciato, del cambiamento delegato a un indefinito e onirico futuro, o lasciato al passato di un altro dei mondi possibili che non si sono realizzati (o che magari si vogliono credere esistenti sulla base di qualche teoria multiversale). In ultimo della volontà di lasciare le cose come stanno, pensare ai fatti propri e continuare, a seconda dell'umore e della situazione, a indignarsi e lamentarsi o a fantasticare di cambiamenti che verranno senza richiedere il nostro contributo. Tutto, pur di non guardarsi dentro, dove si trovano, è vero, risposte sbagliate (come il buon Guzzanti a suo tempo ci ricordava), ma se si guarda meglio anche risposte sensate e utilizzabili. Abituati come siamo a proiettarci all'esterno e vivere in questa proiezione, rinunciamo ad agire proprio dove abbiamo maggior spazio d'azione e dove potremmo realmente contribuire a qualche progresso.
#111
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
28 Maggio 2021, 18:57:51 PM
Citazione di: Ipazia il 28 Maggio 2021, 12:07:54 PM
La marcatura del territorio e la tana non c'entrano nulla con l'accaparramento totale dei beni comuni e la riduzione di altri umani, in toto o in una parte del loro tempo di vita, ad oggetti di proprietà (alienazione). Non confondiamo la legge del più forte con quella degli eserciti di gorilla privati o pubblici a libro paga. Non scomodiamo la natura per giustificare le porcate umane.

Non è la coscienza che ha spinto i partigiani a combattere i nazifascisti ma gli aut-aut che i nazifascisti hanno imposto loro. Saranno le contraddizioni del capitalismo a spingere coloro che, sacrosantamente ("beati i popoli che non hanno bisogno di eroi"), non vorrebbero altro che curare il loro orticello, a stanarli e costringerli ad agire. Ben prima che le coscienze dei padroni cadano da cavallo sulla via di Damasco.

Inceppamento dell'ascensore sociale, esodi di popolazioni che nessuno vuole, di cui nessuno ha bisogno e che devi mantenere, bomba demografica, pressione sulle risorse con divario crescente tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più straccioni, degrado sociale, emergenza criminale, inquinamento ambientale e morale di interi territori proiettati verso l'invivibilità. La struttura incombe e spinge le coscienze verso le strade obbligate.
Bah! Non ci sono neppure gli estremi per imbastire una risposta, ossia tracce di una sia pur minima volontà di confronto. Lasciamo perdere.
#112
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia dell'anarchismo
27 Maggio 2021, 23:24:21 PM
Citazione di: Ipazia il 27 Maggio 2021, 20:33:12 PM
Allora bisogna incidere sulla legge del più forte non ereditata dal regno animale, ma dai regni umani fin da quando esistono, sempre più piramidali. Struttura e sovrastruttura dicevano i profeti. La presa di coscienza in sè non cambia nulla se non cambia la struttura. E per cambiare la struttura dubito che basteranno le buone maniere delle buone coscienze. Così come storia insegna.
Buone maniere delle buone coscienze? Ma di che parli? Non mi sembra che ti sia sforzata molto di capire quello che ho scritto.

Che la legge del più forte sia ereditata dal regno animale è dimostrato da moltissime dinamiche relazionali intraspecifiche e interspecifiche mostrate, tra l'altro, in tanti documentari sul comportamento animale.

Comunque secondo me il tuo ragionamento non sta in piedi, come non stanno in piedi, nell'insieme, le teorie alla base del comunismo, anche se sono recuperabili alcune idee, come la proprietà privata considerata come un furto (ma solo oltre un certo limite, se si adotta un po' di buonsenso), il concetto di alienazione nel lavoro, l'iniziativa finanziaria, economica e produttiva pubblica (anche se non in monopolio), che nelle nostre società neoliberiste sono sempre più ridotte e ostacolate.

Chi la dovrebbe cambiare questa struttura? C'è poco da fare, con persone che non vedono al di là del loro naso, o del loro orticello, non cambia proprio nessuna struttura, perché non si riuscirà mai a creare un'organizzazione in grado di attuare e mantenere questo cambiamento, e neppure ci saranno mai tante persone che vogliano davvero cambiare e siano anche disposte a far qualcosa o addirittura (orrore!) a sacrificare qualcosa e non solo a lamentarsi.
Quindi resto convinto che l'unico vero spazio d'azione efficace si situi sul piano della coscienza individuale e collettiva (ossia condivisa).

E, a parte le questioni teoriche, resta da chiarire in cosa in pratica, in quali iniziative e attività possano concretizzarsi, secondo te, le idee a cui accenni nella situazione attuale.
#113
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
26 Maggio 2021, 17:56:33 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Maggio 2021, 11:02:06 AM
Non è vero che il post di Paul11 sia stato ignorato da tutti:
E' stato ignorato da chi ritiene la società classista borghese-capitalistica l'unico dei mondi possibili.
E' vero, mi correggo: è stato ignorato da tutti, tranne Ipazia.
Che poi tutti gli altri pensino che questo tipo di società sia l'unico possibile ho i miei dubbi, l'unico che mi abbia dato effettivamente quest'impressione è Anthonyi.
Citazione
Il resto del tuo discorso, che rafforza quello di Paul11, non tiene conto della lezione di Marx, ovvero che il nodo gordiano da sciogliere non è quello dell'ingegneria politico-decisionale, ma quello della decostruzione e ricostruzione su basi diverse del potere effettivo: il potere economico che controlla le risorse naturali e il lavoro. A livello politico lo schema rappresentativo di delega politica comunista è analogo a quello anarchico e per un po' ha pure funzionato bene con i suoi delegati eletti dai consigli (soviet) dei mestieri e professioni, con deleghe molto stringenti e senza un potere economico privato capace di adulterare il processo decisionale democratico. Ma poi è prevalso un sistema oligarchico di partito che ha distrutto sul piano politico quello che di positivo si stava realizzando sul piano economico, minando alfine pure l'economia divenuta territorio di scorribande ideologiche e di potere della burocrazia di partito.
Non ne ho tenuto conto perché non ho affrontato il problema, il mio discorso era riferito semplicemente a un modello di società, non ai modi per realizzarlo. Le due cose vanno distinte molto chiaramente e nettamente, altrimenti si fa soltanto confusione. Anzi, gli argomenti sarebbero tre: un modello ideale, le possibilità di realizzarle a partire dal "materiale umano" attualmente disponibile (la "materia prima" di cui parlavo), e le possibilità e i modi per passare dalla situazione attuale a quella prefigurata dal modello. Quest'ultima parte è di gran lunga la più difficile perché ci si scontra quasi sempre con enormi problemi, con un sistema di potere consolidato in millenni che, pur avendo assunto forme diverse ed esser stato soggetto a un processo evolutivo, rimane sempre saldamente fondata sulla legge del più forte ereditata dal regno animale.
Citazione
L'ingenuità del modello anarchico, M5S, e di chiunque pensi sia possibile solo sul piano politico realizzare una società democratica reale è ormai conclamata. Bisogna tornare ai fondamentali di economia politica, consapevoli che finché ci si baloccava con la politica volontaristica il potere economico capitalistico aveva fatto un deserto e l'aveva chiamato: fine della storia.
Secondo me non è questione di "piano politico" o "piano economico", il problema è la coscienza individuale. Finché la maggioranza delle persone continua a funzionare come funziona ora, a pensare e sentire come fa ora, non esiste nessuna possibilità di alterare in modo significativo le forme della gestione del potere e dell'organizzazione sociale. Il comunismo è fallito perché non aveva solide basi etiche, che non avrebbero permesso la nascita di idee assurde, direi demenziali, come "dittatura del proletariato", affiancate, per colmo dell'assurdo a parole come libertà e uguaglianza. Il comunismo non è mai stato sorretto, se non per la solita minoranza, da una vera coscienza etica e da sentimenti di reale solidarietà e fratellanza. Alla fine quello che si voleva era semplicemente migliorare le condizioni della propria vita. Opportunismo, avidità ed egoismo hanno sempre fatto la parte del leone in tutte le classi sociali e le rivoluzioni non hanno cambiato nulla in questo. E persone così orientate sono altamente corruttibili e manipolabili, non possono che costituire delle fondamenta di sabbia per qualunque costruzione di una società più giusta.
Per questo insisto sulla necessità innanzitutto di una autoeducazione, individuale e collettiva (e subito dopo di educazione familiare e scolastica in età formativa) come primo insostituibile passo per poi potersi trovare nelle condizioni di andare avanti e affrontare gli altri problemi.
#114
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
26 Maggio 2021, 17:09:40 PM
Citazione di: anthonyi il 24 Maggio 2021, 06:12:31 AM
Come vedi, DonaldDuck, costruire soluzioni democratiche è davvero difficile, non riusciamo neanche a metterci d'accordo sul significato di anarchia. Comunque ti ringrazio per aver sintetizzato bene il mio pensiero su di essa quando dici che: "In sostanza viene presentato come una sorta di ideologia infantile concepita da persone che vivono fuori dal mondo".
Nel tuo testo dici cose vere come quando parli della difficoltà di funzionamento delle assemblee, anche quelle scolastiche, per il tentativo di affermarsi delle molte individualità, e questo è il mondo reale, fatto di tanti individui che non la pensano come te sia in relazione all'anarchia, sia in relazione al resto. Non è un caso che tu concluda il tuo discorso auspicando l'Homo Anarchicus, cioè una massa di individui educati all'anarchia (Tu mi sembra che parlavi di materia prima, senza riflettere quindi sul fatto che sono individui, cioè persone).
Quello che esprimi dimostra una cosa che io ho detto, ma che tu non hai riportato, cioè che l'anarchismo evolve nel totalitarismo.
Quello di cui parlavo è l'educazione e l'autoeducazione al confronto, visto come ricerca comune di posizioni condivise piuttosto che una competizione in cui si cerca con qualunque mezzi, anche sleali o mistificatori, di darsi ragione e prevalere sugli altri, magari per difendere interessi del tutto personali, poco importa se in modo onesto o disonesto. Ossia l'atteggiamento di gran lunga prevalente nelle discussioni attuali in ogni contesto.
E quando parlavo di scuola non mi riferivo a assemblee di insegnanti e genitori, ma intendevo dire che nelle scuole, già dalle elementari, dovrebbero essere dedicate diverse ore ad allenare gli allievi a un confronto onesto e costruttivo, sia su decisioni che li riguardano (ad esempio decidere su varianti alternative dei programmi o destinazioni di gite scolastiche) sia su valutazioni di fatti riportati dai mezzi d'informazione, cercando in ogni occasione di stimolare lo spirito critico e sviluppare il senso di responsabilità.
Tutto ciò anche per scoraggiare un modo di discutere quantomeno sbrigativo, "tirato via", come si dice in Toscana, sorretto solo da intenti polemici, in cui, ad esempio, si afferma, senza l'appoggio di alcun ragionamento logico,  che discorsi che affermano tutt'altro dimostrerebbero che "l'anarchismo evolve nel totalitarismo".
Quanto poi al "mettersi d'accordo sul significato di anarchia" mi sembra tempo perso, visto che, come dicevo, non esiste una sola versione dell'anarchismo, come per molte altre ideologie, che formano una famiglia di linee di pensiero affini piuttosto che un pensiero unico. In ogni caso, dato che non si tratta di significati che stabiliamo noi, si tratterebbe casomai di indicare le fonti di un significato attribuito, e non di mettersi d'accordo arbitrariamente. Ma più che altro bisognerebbe capire e precisare perché stiamo discutendo, ossia cosa ci sta a cuore di questo argomento.
Per quanto mi riguarda quello che mi sta a cuore è discutere delle nostre concezioni di una società giusta e dei possibili modi di realizzarle, prendendo lo spunto (in questo caso) da ideologie esistenti, più che sviscerare il contenuto di tali ideologie.
#115
Tematiche Filosofiche / Filosofia dell'anarchismo
24 Maggio 2021, 01:43:50 AM
Trovo singolare che l'unico intervento che presenti una visione abbastanza verosimile dell'anarchismo (considerando comunque che dell'anarchismo non esiste certo una sola versione), ossia quello di paul11, sia stato ignorato da tutti, mentre hanno prevalso tesi fantasiose come quella che l'anarchismo sia incompatibile con la democrazia (e addirittura che la democrazia sia incompatibile con l'egualitarismo), o che faccia affidamento sull'intrinseca bontà degli esseri umani. In sostanza viene presentato come una sorta di ideologia infantile concepita da persone che vivono fuori dal mondo o affetti da qualche disturbo cognitivo.
Come fatto osservare da paul11, l'anarchismo, in generale, si fonda sulla democrazia diretta, l'aggregazione volontaria e il federalismo. Inoltre l'anarchismo mi sembra essere più una tendenza che una teoria compiuta, una vera teoria dovrebbe anche occuparsi di come arrivare a costruire un sistema del genere, e mi pare che questa parte sostanzialmente manchi.

A prescindere dalle interpretazioni o dalle diverse versioni, credo che l'idea fondante dell'anarchismo si possa identificare nell'opposizione all'accentramento del potere, idea che mi trova totalmente d'accordo, in quanto è proprio tale accentramento la causa principale di tutte le ingiustizie e le storture della pessima società pseudodemocratica in cui viviamo, oltre che, a maggior ragione, di quelle apertamente dispotiche. A parole anche la democrazia rappresentativa dovrebbe contrastare tale accentramento, ma che questo sia pura fantasia è qualcosa che possiamo verificare quotidianamente.
Nell'idea anarchica (o comunque in un'idea anarchica plausibile), come osservato da paul11, esiste la delega, come nella democrazia rappresentativa, ma si tratta di una delega non a decidere cosa fare, ma ad eseguire le decisioni prese collettivamente, e i delegati possono essere revocati in qualunque momento se non eseguono il loro compito in maniera giudicata soddisfacente dai deleganti. Quello che riafferma e perpetua il dominio dell'uomo sull'uomo, base di ogni sopruso e ingiustizia, è il fatto che singole persone o piccoli gruppi possano prendere decisioni importanti per la collettività di testa loro e senza possibilità di venir sfiduciati in qualunque momento.
Si tratta in sostanza di mantenere un'organizzazione gerarchica (quella che in informatica viene chiamata struttura ad albero) ma invertire il verso nel quale fluisce il potere. In tutti i sistemi finora attuati, comprese le cosiddette democrazie, il potere fluisce dall'alto verso il basso, in una forma di tipo anarchico fluisce invece dal basso verso l'alto, ossia chi sta in alto è solo un esecutore (ovviamente nei limiti del possibile) di una volontà popolare che si forma dalla combinazione delle volontà dei singoli, una sorta di vettore somma di tanti vettori, a loro volta somma di altri vettori, con vari livelli di delega, ma sempre basati sullo stesso principio.

Ovviamente il tentativo di raggiungere un tipo di organizzazione sociale del genere presenterebbe enormi difficoltà e sicuramente tempi molto lunghi, ma il punto iniziale è decidere se un'organizzazione del genere sia auspicabile o no, e se si propende per il sì, quello che si può fare ora è cercare di recuperare e diffondere le ormai consunte idee di uguaglianza, libertà e democrazia, quest'ultima però nella forma della democrazia diretta. A questo proposito va detto che il Movimento 5 Stelle ha recentemente dimostrato come quest'idea possa al massimo suonar bene ad un certo numero di orecchie, ma quando si tratta di attuarla cascano asini a pioggia. Il motivo è semplice: il livello etico e di consapevolezza anche degli strati più libertari e democratici della popolazione è largamente insufficiente, quindi è sull'incremento di questo livello che si dovrebbe agire, soprattutto con la pratica della democrazia, ossia del confronto assembleare che porta a decisioni collettive, a cominciare dalle scuole. E' ovvio che non ci potrà mai essere un potere esercitato dal basso se la base non ha la capacità di confrontarsi ed esprimere una volontà collettiva, come immancabilmente accade ora. Come mi ha confermato la mia deludente esperienza nel M5S e in altri contesti, le assemblee degenerano ben presto in scontri tra singoli o fazioni formatesi in genere sulla base di interessi personali contrastanti con quelli collettivi e meschini sentimenti di rivalità e autoaffermazione. Cercare di costruire una società autenticamente democratica a partire da questo materiale umano è come cercare di costruire un palazzo utilizzando solo della sabbia. Ci vuole innanzitutto la materia prima adatta, che ora come ora non c'è. Ma essendo gli esseri umani soggetti a evoluzione, si può favorire questa evoluzione, cercando di trasformare gradualmente la sabbia in mattoni e calcestruzzo. E' un processo lento, ma la storia ha dimostrato che un'evoluzione è possibile, ora la schiavitù non è più legale e diritti prima inesistenti vengono riconosciuti. Anche se sostanzialmente la legge della giungla, ossia del più forte, è sempre in vigore, il suo rigore è stato parecchio attenuato in molte parti del mondo.
#116
Tematiche Filosofiche / Dogma e Doxa
22 Maggio 2021, 17:21:01 PM
Citazione di: Ipazia il 20 Maggio 2021, 21:18:50 PM
I dogmi non godono di grandi favori da qualche secolo. Anche la religione preferisce chiamarli "verità", verità di fede. La scienza li ha sostituiti coi paradigmi, che sono dei dogmi a tempo in attesa di falsificazione. Finchè questa non arriva sono più dogmatici delle più consolidate verità di fede.

Doxa neppure gode di grande favore. E' roba da sociologi e giornalisti. Nella scienza si preferisce parlare di teorie, ipotesi, opinioni  di competenti, quindi con una marcia in più delle opinioni da bar o talk show. E pure delle opinioni politiche. Anche nel campo della doxa, come covidemia insegna, la scienza offre l'ombrello giusto per tutte le stagioni.
Ottime osservazioni, in particolare quelle che ho evidenziato, per fortuna attribuibili solo a una certa tendenza, anche se forse predominante, in ambito scientifico. Sostenuta per lo più da persone ignoranti tranne che in qualche limitato settore scientifico e soprattutto con una lacunosa formazione umanistica. Per costoro la scienza è l'unica fonte d'informazione attendibile, i risultati (ovviamente provvisori come tutte le teorizzazioni) di ricerche scientifiche "accreditate" si trasformano in "fatti", da distinguere dalle "opinioni" (intese nel senso indicato dalla frase "la matematica non è un'opinione"), in cui rientra tutto ciò che non è stato pubblicato in "riviste accreditate" e ovviamente dalle "bufale" in cui rientra anche tutto ciò che non è stato sottoposto o non può essere sottoposto al vaglio della comunità scientifica. Insomma tutta una questione di credito, come in economia, spacciato per certezza.
#117
Citazione di: Eutidemo il 22 Maggio 2021, 04:53:39 AM
Citazione di: Alexander il 21 Maggio 2021, 08:24:15 AM
Sono perfettamente d'accordo. E' paradossale vedere che, in un'epoca in cui si proclama il superamento di ogni assoluto, le persone tendono spessissimo ad assolutizzare le proprie esternazioni. Che sia dovuto al fatto che l'individualismo/narcisismo esasperato in cui siamo immersi ("età dei selfie" è stata anche definita) spinge molti a prendersi un pò troppo sul serio? Sembra che ci sia un bisogno di proiezione del proprio ego. Poi l'iper-specializzazione ha il suo rovescio della medaglia: io prendo i betabloccanti per l'ipertensione che mi provocano un reflusso gastroesofageo fastidiosissimo. Il cardiologo mi ha detto di parlarne con il gastroenterologo e il gastroenterologo mi ha detto di parlarne con il cardiologo. Risultato: continuo a prenderli e a tenermi il reflusso... :'(
Almeno i cinesi avevano una visione più olistica della medicina.
Sottoscrivo in pieno!
Anche io soffro di un fastidiosissimo reflusso gastroesofageo (senza neanche prendere betabloccanti) , e, come te, sono stato rinviato da Erode a Pilato.
Per cui, visto che ormai sono abbastanza vecchio, aspetterò pazientemente che a risolvere il mio problema ci pensi la "comare secca"!
;)
Mi accodo ai sofferenti di riflusso gastroesofageo. Ma vorrei far notare, ricollegandomi anche al precedente mio post, che la medicina su molti disturbi gastrointestinali ha ben poche armi, e la maggior parte dei disturbi che non passano con una buona dieta sono destinati a permanere o scomparire "spontaneamente", insomma non c'è da aspettarsi molto da interventi medici, in particolare farmacologici.
#118
Citazione di: Eutidemo il 20 Maggio 2021, 13:47:38 PM
Ciò premesso, pertanto, molto spesso, si tratta solo apparentemente di pareri "contraddittori"; bensì, semplicemente, di opinioni espresse nell'ottica della specifica specializzazione sanitaria di ciascuno degli intervenuti ad uno specifico dibattito televisivo.
Le quali opinioni, al di fuori di un consulto integrato di specialisti di varia natura, può risultare non tanto "sbagliato" in sè, quanto, piuttosto "parziale"; o, quantomeno, un po' troppo univoco.

E, ovviamente, quando qualcuno "va troppo fuori del suo settore specialistico", magari forzato dall'ignorante intervistatore, rischia, talvolta, di dichiarare cose alquanto opinabili.
Ma poiché la maggior parte degli spettatori è costituita da "fascisti concettuali", i quali, cioè, sono abituati a "fare grossolanamente di tutta l'erba un fascio", pensando che i medici che intervengono ai dibattiti siano tutti "esperti" di una stessa cosa, è naturale che essi si indignino, e cadano in confusione.
Concordo in linea di massima con questa descrizione dei fatti, ma ritengo che vadano fatte alcune precisazioni:

E' vero che i diversi specialisti di diverse branche hanno punti di vista diversi dovuti alla loro specifica formazione, ma niente può giustificare la sicumera con cui spesso esprimono le loro opinioni (il caso più eclatante è stato forse quello del "visus clinicamente morto" di Zangrillo). Questo è un problema endemico della classe medica, in particolare di primari e presunti  "luminari", capaci di dire le più grandi castronerie ostentando la massima sicurezza. Il fatto che abbiano specializzazioni limitate non impedisce loro di informarsi sentendo specialisti di altre branche, inoltre, se non sono completamente stupidi o accecati dalla presunzione, hanno tutti i mezzi per rendersi conto che le loro opinioni sono un punto di vista parziale e come tale lo dovrebbero presentare.
Sono convinto che sia un dovere verso sé stessi e la società diffidare di questi medici per principio, e fidarsi (sempre con riserva) solo di professionisti conosciuti personalmente (o anche eventualmente da altre persone di cui ci si fida) che abbiano dato buona prova di sé (come del resto per tutte le professioni).

Il "fascismo concettuale" va spiegato e precisato. Si tratta del bisogno di semplicità e chiarezza trasformato in irresponsabile distorsione dei fatti, teso a far diventare semplice e chiaro ciò che non lo è affatto. A sua volta causato dal bisogno di scaricarsi responsabilità e delegare le proprie scelte ad altri; anche se non ci sono i presupposti per fidarsi, ci si fida perché se ne sente il bisogno, e senza andare troppo per il sottile. E quando qualcuno dice le cose come stanno, ossia che le certezze sono molte di meno di quanto si tenda a pensare e che (in particolare per il covid) molte cose semplicemente non si sanno, scatta l'indignazione fuori luogo e la richiesta pressante di chiarezza. Nonostante sia evidente che la medicina, anche al suo meglio, ha enormi limiti, uno va dal medico e si aspetta che risolva senza fallo i suoi problemi. Questo è un travisamento permanente della realtà. Del resto molti medici, alcuni per rassicurare i pazienti (col conseguente effetto placebo) altri per semplice presunzione tendono ad assecondare queste false credenze. E le serie televisive su medici alla Sherlock Holmes non migliorano la situazione
#119
Citazione di: Socrate78 il 13 Gennaio 2021, 18:51:28 PM
A questo proposito il filosofo Nietzsche sosteneva infatti che chi fa il male vuole esercitare, attraverso il dolore, la propria potenza sull'altro.
Concordo. Il sadismo è l'estrema manifestazione di potere. Dato che la brama di potere non ha limiti, cioè ha l'intrinseca tendenza a espandersi senza mai fermarsi, come mostrano le numerose guerre di conquista da parte dei vari imperi nel corso nella storia, la brama di potere porta naturalmente al sadismo. Infatti, una volta ottenuta completa ubbidienza, il grado di sottomissione (e quindi la quantità di potere del dominatore) può essere incrementato solo infliggendo sofferenza al dominato e quindi costringendolo a subire sempre di più.
Ovviamente esistono anche altre tendenze nell'animo umano che possono neutralizzare o attenuare la smania di potere, altrimenti non conosceremmo neppure attimi di pace, ma di cero la brama di potere è una delle forze più potenti che agiscono a livello psichico individuale ed è alla base di tutti i sistemi sociali esistenti (tranne forse qualche tribù ancora semiselvaggia). Per questo il sadomasochismo pervade profondamente e capillarmente ogni società in ogni parte del mondo.
Non bisogna dimenticare di considerare anche il masochismo, l'altra faccia della medaglia. Qui entra in gioco sia il principio femminile della passività e la sottomissione (principio attivo in entrambi i sessi, come quello attivo-maschile del dominio) sia il bisogno di protezione, ma in sostanza è la brama di potere invertita di segno, e spesso implica anche un'identificazione nel dominatore e nella sua potenza (un po' come l'identificazione in una squadra di calcio o in una religione o in una nazione).


Citazione
Il problema di fondo è però questo: come mai la crudeltà e il sadismo si manifestano nell'uomo in maniera così evidente e forte, molto più che nel mondo animale? Non vi è infatti crudeltà nel leone che divora la gazzella, ma solo istinto di conservazione, e nemmeno la mantide che divora il maschio dopo l'accoppiamento è crudele, poiché obbedisce solo a istinti di conservazione della specie che la spingono inesorabilmente verso quel gesto.
Resto sempre stupito della sicurezza con cui si fanno affermazioni su ciò che gli animali sentirebbero e penserebbero e su quali sarebbero le motivazioni delle loro azioni. In realtà sappiamo pochissimo in proposito, e si tratta solo di supposizioni che riflettono le convinzioni e i pregiudizi di chi le formula.
A me sembra che animali e uomo siano soggetti più o meno alle stesse forze psichiche. Ovviamente, più è complessa la psiche, più sono vari e complessi i comportamenti che queste forze generano. Nell'uomo è particolarmente sviluppata la tendenza all'attaccamento e all'esagerazione (l'espansione illimitata di cui parlavo prima) che porte a tra l'altro a ripetere e intensificare ogni azione che sia fonte di piacere, fino al maniacale. Per cui la stessa brama di potere che spinge gli animali a certi comportamenti di dominio e violenza, portano ad azioni molto più "drammatiche" ed estreme nell'uomo.
Ma anche negli animali si assiste a comportamenti le cui motivazioni sembra che vadano al di là dell'ottenimento di risultati pratici. Ad esempio scimmie che uccidono cuccioli senza apparente motivo, la stessa aggressività di certi cani nei confronti di altri cani o di uomini, anche al di fuori dei loro territori. Insomma in realtà ci sono diverse cose che ignoriamo sull'aggressività animale (come del resto su quella umana).


Citazione
Nell'uomo invece le cose sono diverse, quindi delle due l'una: A) L'uomo è per natura cattivo, con tendenze crudeli e peggiore delle bestie; B) L'origine della crudeltà è di carattere non naturale, ma SOCIALE.
Questo per me è un falso problema. Tutto è naturale, in un modo o nell'altro. Qualunque tentativo di definire questa fantomatica "natura" (in senso generale) ritengo sia destinato ad approdare nel nulla. Tutto ciò che è sociale deriva da ciò che viene considerato naturale e non c'è motivo per fare distinzioni.
Quello che invece può essere utile e interessante è cercare di capire cosa, individualmente e socialmente, si può fare per contrastare le tendenze sadomasochistiche, dato che sappiamo che la psiche umana è estremamente variabile e "plastica" e riesce a modificare pressoché ogni aspetto delle sua natura e dei suoi comportamenti (questa mia considerazione è in aperto contrasto con quella di chi ritiene che ci sia un "natura umana" immutabile e incorreggibile).
Secondo me tali tendenze dovrebbero essere confinate in una "sandbox", ossia nel gioco e nello scherzo, e magari nel sesso (tutti ambiti in cui sono fortemente presenti, ma in forma attenuata e in genere non dannosa) e fortemente depotenziate negli altri aspetti della vita di relazione e soprattutto nelle istituzioni sociali. In quest'ultimo ambito tale processo comporterebbe una radicale revisione dei principi-base e nelle prassi dell'organizzazione sociale, tuttora fondata sul modello gerarchico padrone-servo (servo del servo ecc.) che trova forse la sua massima espressione nelle organizzazioni militari.
#120
Vedo che su diverse cose i nostri pensieri convergono. Tuttavia...

Citazione di: Freedom il 10 Gennaio 2021, 11:36:51 AM
E' vero, tuttavia credo si possa oggettivizzare, tramite buon senso e ragionevolezza, una scala di valori condivisa e, sostanzialmente, farne un patrimonio comune. Almeno nell'ambito di una specifica etnia o nazione, di un determinato momento storico nonché area geografica. Oggi come oggi, con la globalizzazione ed i mass media, su scala mondiale.
Certo, è almeno teoricamente possibile, e sarebbe anche auspicabile, entro determinate condizioni...
Ma cosa c'entra in questo contesto, in cui si parla di egoismo, altruismo e natura?

Citazione
Grosso modo quello che tu chiami "peculiarmente umano" e/o "innaturale" io lo chiamo spirituale. Ciò che ci differenzia dalle bestie.
Il significato di spirituale per me è completamente diverso: si riferisce a tutto quello che riguarda la sfera psichica, quel mondo interiore che ognuno di noi vive, nella sua interezza.
E riguardo alla differenza tra noi e gli altri animali, possiamo osservare e descrivere le differenze esteriori, fisiche e comportamentali. Ma nessuno conosce l'interiorità degli animali e quindi nessuno sa cosa abbiamo in comune e cosa no. In ogni caso ritengo che la spiritualità riguardi tutti gli esseri viventi e l'intera esistenza, non certo solo l'uomo, non c'è nulla che conosca che mi possa indurre a crederlo.

Citazione
mi va benissimo considerare lo spirito come naturale. Anzi mi va meglio. Io ritengo lo spirito la quintessenza della natura, fatto di sostanza materiale, vita naturale per eccellenza.
Appunto, quindi di sicuro riguarda anche "le bestie".
Comunque il punto era un altro: il fatto che per coloro che ritengono che l'uomo sia "egoista per natura" evidentemente le pulsioni più basse sono "naturali", mentre quelle più elevate, come quelle che inducono all'altruismo, chissà perché, invece no. Il bello è che nessuno si prende la briga di spiegarlo, che io sappia.

Citazione
Se tuttavia non se ne può fare a meno e le condizioni ce lo "impongono" non vedo altra possibilità che sacrificarsi anche autodanneggiandosi. Penso al classico esempio di genitori che salvano i figli prima di sé stessi ma anche, per esempio, ad innamorati che privilegiano l'amata o l'amato. Perdona il mio stucchevole e melenso esempio ma il mio pensiero va al film "Titanic" e all'attore impersonato da Leonardo di Caprio e al suo altruismo espresso, fra l'altro, con grande dignità ed eleganza. E a tutte quelle persone che preferiscono farsi ammazzare piuttosto che commettere una cattiva azione. E via così.
Queste situazioni mostrano appunto quel fenomeno che ho chiamato espansione della coscienza. Identificandosi con un contesto più ampio di quello individuale si vede sé stessi e gli altri sullo stesso piano. Quindi un vecchio che dovesse scegliere tra salvare sé stesso o un giovane, sceglierebbe come potrebbe farlo una terza persona, che seguendo una certa linea etica (chi ha meno da perdere è più sacrificabile) sceglierebbe di sacrificare il vecchio, ossia sé stesso. E se a decidere fosse il giovane varrebbe la stessa linea etica. Se il giovane scegliesse di sacrificare sé stesso e non il vecchio, sempre seguendo questa linea etica, sbaglierebbe. In ogni caso non ci dovrebbero essere differenze di scelta basate sulla propria individualità, perché si decide da un altro livello superindividuale, raggiunto appunto con un'espansione della coscienza. Nel caso dei genitori si aggiungerebbe la spinta (al livello individuale) dovuta alle pulsioni alla protezione della prole e all'amore genitoriale.

Il caso degli amanti è meno semplice. In quel caso non ci sono, in generale, criteri obiettivi per preferire uno dei due (una terza persona probabilmente lancerebbe una moneta in aria) e la cosa migliore (o forse l'unica) che si potrebbe fare sarebbe seguire i propri sentimenti.

Invece il caso in cui qualcuno preferisca morire piuttosto che fare qualcosa che ritiene eticamente sbagliato e riprovevole può essere fatto risalire a due cause molto diverse tra loro. Può essere dovuto a condizionamenti, ossia a pulsioni o inibizioni indotte dalla cosiddetta educazione e delle istanze sociali subliminali, quindi qualcosa di assai poco consapevole. Oppure può essere un risultato di una identificazione ampia, che, nel cotesto in cui la coscienza si colloca, valuta il danno dovuto alla cattiva azione complessivamente maggiore di quello dovuto alla perdita di una vita.