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Messaggi - donquixote

#106
Citazione di: Jacopus il 16 Giugno 2018, 00:41:37 AMEd è per questo che mi sono rifatto al pensiero cristiano, che, pur con le solite ambivalenze, tenta di superare per la prima volta proprio il codice amico/nemico. Evidentemente però questo pensiero, per funzionare, ha bisogno di un surplus di ricchezza, poichè nei tempi delle vacche magre, si risvegliano gli istinti egoistici. 


Gesù Cristo, quando annunciò i comandamenti dell'amore, aggiunse: "amate i vostri nemici". Questa affermazione come si concilia con il superamento della diade amico/nemico? E rivolgendosi a coloro che volevano seguirlo disse loro "Vendete tutto ciò che avete e datelo ai poveri": come si concilia questa affermazione con il preteso bisogno di un surplus di ricchezza per aiutare i poveri dato che se uno vende tutto e lo dà via diventa egli stesso povero? Inoltre, in altra occasione, disse:  "Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore". Oltre al celeberrimo "è più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli" Se il pensiero cristiano si riducesse ad una elemosina dei ricchi verso i poveri (in qualunque modo questa sia intesa) allora gli americani sarebbero i più cristiani di tutti dato che spendono valanghe di dollari tutti gli anni in beneficienza.
#107
Citazione di: Jacopus il 11 Giugno 2018, 19:37:10 PME' famosa l'immagine di Salvini che agita un rosario o di Di Maio che bacia la teca del sangue di san Gennaro. Conosco anche una moltitudine di persone comuni che si professa cristiana ma che adora le scelte leghiste riassumibili in "stop immigrazione selvaggia" con le conseguenze non-umantarie di questi giorni. Non ho mai capito come siano conciliabili queste due visioni del mondo e mi piacerebbe che qualcuno me lo spiegasse. Lo dico senza sarcasmo. Magari mi puo' servire per capire meglio una logica che mi sfugge.


Per capire basta cogliere l'insegnamento profondo della famosa parabola del buon Samaritano, completamente travisata dalle gerarchie ecclesiastiche di oggi. E aggiungere la comprensione del comandamento più importante ("Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente") del secondo ( Amerai il prossimo tuo come te stesso) e del famoso precetto "amate i vostri nemici". Il tutto condito dalla famosa regola d'oro "Non fare ad altri quel che non vorresti fosse fatto a te". Dottrinalmente non serve altro, solo un lavoro di meditazione di queste parole.
#108
Attualità / Re:PDR
28 Maggio 2018, 22:39:45 PM
Citazione di: bluemax il 28 Maggio 2018, 21:30:00 PM
Citazione di: InVerno il 28 Maggio 2018, 21:02:45 PMPenso che il pensiero di bluemax sia rappresentativo di una fetta sempre più ampia di persone, e che l'umore dei suoi post sarà condiviso dai più nella ventura campagna elettorale. Vieppiù praticamente Mattarella ha deciso il tema della prossima campagna elettorale (l'Euro) quando lo stesso si era timidamente spento sia negli alvei 5 stelle che leghisti. Concordo con la dichiarazione laconica di Savona, a questo punto non si capisce più chi siano gli Europeisti, perchè se sono questi, mancano di basilare senso dell'autoconservazione. La "mattarellata" rimarrà sicuramente negli annali delle zappate sui piedi, "purtroppo" la costituzione non le vieta.
Ti diro'... a questa tornata elettorale non ho votato. Ma lo ha fatto mia figlia neo maggiorenne e sinceramente abbiamo avuto anche delle bellissime discussioni politiche. Lei ha votato lega. Ci siamo fatti quattro risate dopo l'esito delle elezioni e mi sono detto... bene... del resto il futuro è di loro ragazzi... vediamo cosa riescono a fare. Le ho naturalmente riproposto i miei dubbi riguardo il suo voto. Ma sempre civilmente e tutto sommato aveva i suoi buoni motivi. Dopo quel che successo da ormai 48 ore sto' semplicemente difendendo il suo (e sicuramente mio a questo punto anche se penso di votare i 5 stelle) voto. Ma non perchè condivida a pieno le teorie della lega (alcune si premetto) ma proprio perchè non accetto il fatto che dopo anni che è stato negato il voto, tale esito sia stato totalmente cancellato senza un motivo valido. Difendo quindi il voto di mia figlia e naturalmente se prima non ho votato ora ho un motivo valido per votare. adesso il mio voto serve unicamente per far capire che la sovranità appartiene ai nostri figli e non a qualche mummia che ha ormai fatto il suo tempo e soprattutto non ho saputo spiegare come mai il suo voto fosse stato deluso. Ecco... questo da padre (anche se contrario alla lega) non posso tollerarlo assolutamente. PS. Mi scuro per orrori grammaticali ma sono col tablet...

Confessione per confessione io ho votato l'ultima volta nel 1994, convinto che la democrazia fosse diventata sempre più una farsa  funzionale solo alla spartizione di posti di potere e prebende annesse per coloro che, con meno scrupoli e più pelo sullo stomaco di altri, vendevano sogni o "nuovi miracoli italiani"come spazzole al mercato. Il tempo mi ha poi confermato questa impressione, soprattutto negli ultimi anni in cui la politica ha avuto sempre meno voce in capitolo soppiantata da logiche e dinamiche incontrollabili anche per il governo di uno Stato di 60 milioni di persone. L'onda che monta in Italia in questo periodo è una sana voglia, del tutto legittima e anche sacrosanta, di riappropriarsi di una certa autonomia, di prendere in mano la propria vita, di sbagliare anche, se del caso, ma di prendersi la responsabilità degli eventuali errori e magari imparare da questi. Decine di milioni di persone che devono essere messe "sotto tutela" da entità fantomatiche come "lo spread", "gli investitori", "i mercati" per cui basta che qualcuno dica una parola storta e loro devono pagare il mutuo mille euro in più o andare in pensione due anni dopo è veramente insopportabile, soprattutto se si pensa che questa situazione sarà sempre peggiore e si ribalterà anche sui nipotini di gente che ha l'età di tua figlia. Non so come andrà a finire questa storia; è anche possibile che, come gli uccellini che sono stati troppo tempo in gabbia non sono più in grado di trovare il cibo e muoiono di fame, sarà forse un tragico fallimento, ma il delitto più grande è quello di non provarci nemmeno perchè, anche se economicamente dovesse essere un disastro, il solo fatto di poter ricominciare da capo da uomini liberi e non schiavi di coloro che ti concedono briciole di elemosina quando fa comodo a loro dopo averti sottratto tutto il possibile e pretendono anche i ringraziamenti non ha, è davvero il caso di dire, prezzo.
#109
Attualità / Re:PDR
28 Maggio 2018, 17:35:26 PM
Citazione di: baylham il 28 Maggio 2018, 17:07:53 PMSono i due compari che si sono fatti beffe del popolo italiano: uno era alleato di Berlusconi, l'"irricevibile", l'altro respingeva ogni ipotesi di alleanza politica. Hanno fatto il contrario di ciò che si erano impegnati a fare in campagna elettorale. 

Se è vero allora il popolo italiano li punirà severamente alle prossime, imminenti elezioni. Oculati analisti politici (ad es. D'Alema) la pensano diversamente. Vedremo
#110
Attualità / Re:PDR
28 Maggio 2018, 16:41:16 PM
Il governo è formalmente in carica dopo il giuramento, ma sostanzialmente dopo la fiducia ottenuta dai due rami del Parlamento. Forma e sostanza sono cose diverse, e se per quanto riguarda i ministri la proposta del PdC è riferita alla sostanza, la nomina da parte del PdR è solo una questione formale. La responsabilità di indirizzo politico del governo è, costituzionalmente, del PdC (non certo del PdR), ma se i ministri sono scelti o imposti da altri come si fa ad attribuirgli tale responsabilità? Oggi fior di professoroni di diritto costituzionale hanno confermato che il PdR può esercitare nei confronti del PdC solo la famosa "moral suasion", ma se quest'ultimo si "impunta" sul nome di un ministro il PdR è obbligato a nominarlo, salvo prendersi la responsabilità, com'è accaduto, di negare la nascita di un governo nonostante questo abbia la maggioranza in Parlamento, che corrisponde alla maggioranza dei voti. Nella storia della Repubblica non è mai accaduto che un PdR sciogliesse le Camere pur in presenza di un governo con relativa maggioranza parlamentare. Mattarella si è fatto beffe della volontà popolare (espressa dalla maggioranza del Parlamento) dicendo di fatto che i cittadini "hanno sbagliato a votare".
#111
Tematiche Culturali e Sociali / Re:SQuola
23 Maggio 2018, 22:32:48 PM
Citazione di: bluemax il 23 Maggio 2018, 11:51:49 AMBisognerebbe domandarsi tutto questo... e la cosa strana (naturalmente secondo me) non è il fatto che cambino i costumi (cosa naturalmente avvenuta in ogni epoca e che sempre avverrà [spero aggiungo :D ]) ma il fatto che i "costumi" vadano nella direzione dell' omologazione anche di genere in modo cosi' rapido calpestando (o meglio cercando) totalmente migliaia di anni di evoluzione e cooperazione tra i generi.


Al di là del fatto che la questione sul sapere (maschile e femminile) da te sottolineata è nei fatti una puntualizzazione dell'ovvio (e se in questi tempi non appare evidente a chiunque è solo perchè l'omologazione è ormai in avanzata fase di realizzazione) a mio avviso non si è posto l'accento su un altro aspetto che trovo decisivo nell'analisi di questa situazione e nella sua giustificazione, e marca una determinante differenza fra la specie umana (in particolar modo quella attuale) e ogni altra specie animale: lo sviluppo della tecnica. La "megamacchina" (come la chiama Serge Latouche) è stata decisiva per trasformare uomini e donne in masse indifferenziate di meri consumatori, che devono avere bisogni sempre più simili e sempre più standardizzati in modo tale da fornire a chiunque i medesimi prodotti e servizi risparmiando sui costi di produzione e massimizzando quindi i profitti. Questa progressiva standardizzazione dei bisogni sarà necessariamente e sempre più indirizzata verso la "femminilizzazione" del maschio (più che verso la "maschilizzazione" della femmina) perchè la femmina umana, già in origine "raccoglitrice" e non "cacciatrice", è più portata a servirsi di ciò che si trova a portata di mano che non a "conquistare" ciò di cui necessita. Si può vedere dal fatto che ad esempio fino a non troppi anni fa gli uomini facevano in casa e da soli tutto ciò che serviva (a cominciare dalla casa stessa) mentre ora chiunque ha ormai bisogno di una pletora di specialisti di ogni genere per fare qualunque cosa. La meccanizzazione e la standardizzazione della vita toglierà progressivamente ogni differenza fra maschio e femmina, e l'omologazione dei bisogni e dei metodi per soddisfarli renderà sempre meno necessario il sapere creativo maschile relegandolo nell'ambito della pura emotività. Quando, come ne "Il Mondo Nuovo" di Huxley, si toglierà alla donna anche il "peso" del parto relegandolo definitivamente alle incubatrici sin dal momento del concepimento allora l'opera sarà compiuta, e la questione del "genere" sarà definitivamente archiviata poichè ognuno potrà decidere, secondo i propri gusti, se essere uomo, o donna, o trans, o queer, o qualunque altra cosa, e cambiare genere a seconda delle stagioni, o delle mode, o delle richieste del "mercato", realizzando in tal modo quell'uguaglianza tanto ambita e anelata.      
#112
Tematiche Culturali e Sociali / Re:SQuola
23 Maggio 2018, 20:31:45 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 23 Maggio 2018, 19:33:05 PMMi si deve spiegare a quale norma del Regolamento o di qualsiasi altro genere il mio messaggio contravveniva. Ivo Nardi mi ha detto che non ha possibilità di seguire il forum, ma questo viene a significare che questo forum è in mano di nessuno oppure dei più prepotenti, come l'eliminazione immotivata del mio messaggio dimostra. 

Dal Regolamento:

Non sono consentiti:

6. Messaggi (Post) non inerenti alle tematiche proposte (i cosiddetti OT dall'inglese "Off-Topic" ovvero "fuori tema") o non idonei alle finalità del forum;
7. Non verranno accettati messaggi privi di argomentazioni
o con argomentazioni insufficienti
;

- Contestazioni
L'operato dei moderatori è insindacabile e può essere giudicato solo dall'Amministratore del forum.
Eventuali contestazioni vanno effettuate via e-mail oppure tramite i messaggi interni (pvt) e comunque in forma privata. Verrà immediatamente chiusa ogni discussione avente come oggetto argomenti di contestazione in chiave polemica. Chi dovesse insistere in simile atteggiamento, verrà immediatamente allontanato dal forum secondo l'insindacabile giudizio dei moderatori.


A norma di regolamento anche il messaggio qui sopra andrebbe eliminato.
Non so se i moderatori siano dei prepotenti, ma un semplice utente che si arroga il diritto di dire cosa fare o non fare in casa d'altri lo è senza alcun dubbio
#113
Attualità / Re:Il dilemma del PD!
14 Marzo 2018, 05:19:15 AM
Chi ancora ritiene che la politica e i partiti (o movimenti) si candidino al governo per fare il "bene comune" e i cittadini che votano abbiano sempre ragione o comunque sia doveroso rispettare le loro scelte dovrebbe augurarsi che il PD consenta un governo dei 5S così come loro lo hanno proposto con Di Maio presidente e i ministri già prenominati. Si potrebbe astenere e votare la cosiddetta "non sfiducia" e lo stesso fare con i provvedimenti che di volta in volta verranno presi, riservandosi la possibilità di elaborare eventuali alternative.
In questo caso si potranno verificare due situazioni: o il governo M5S risolverà i problemi dell'Italia, e allora se anche il PD dovesse scomparire alle prossime elezioni avrebbe comunque contribuito al "bene comune" e il suo sacrificio sarebbe stato utile e persino doveroso; oppure il governo M5S fallisce e allora il PD potrebbe prendersi la sua rivincita.
È fondamentale rimarcare il fatto che il PD non dovrebbe avere alcun tipo di responsabilità in tale governo, che dovrebbe nascere per mero "senso di responsabilità" e al netto di qualunque accordo di programma o peggio ancora di poltrone. Un po' come un pilota che si crede un fenomeno ma non ha la macchina per poterlo dimostrare: il PD sarebbe il fornitore della vettura, ma se quello si va poi a schiantare non si può certo incolpare il benefattore che gli ha prestato l'auto.
Chi invece ritiene, come il sottoscritto, che la politica sia tutt'altro da un pezzo e una palese evidenza sta nel fatto che i "vincitori" delle elezioni esultano sempre sguaiatamente, mentre dovrebbero al contrario essere ben preoccupati delle incombenze che li aspettano, e dunque pensano che male che vada li aspetta un periodo di gestione del "potere" (che tradotto significa l'amministrazione di centinaia di miliardi di euro oltre ad una indefinita serie di altri privilegi) che come sempre piegheranno ai loro interessi più o meno privati allora non si presenta ai seggi e se ne frega bellamente dei loro falsi litigi alla luce del sole che preludono alla usuale spartizione sottobanco.
#114
Tematiche Filosofiche / Re:Un motivo per vivere
12 Gennaio 2018, 21:16:55 PM
Citazione di: Webmaster il 29 Dicembre 2017, 17:49:39 PM
Cosa rispondereste a una persona che vi chiede: Mi dici un solo motivo per cui dovrei vivere?
La persona che vi pone tale domanda non ha intenzioni di uccidersi, non è depressa e non è triste, quindi tutti i motivi legati a varie problematiche esistenziali sono da escludere, dovreste solo dirle il motivo per cui, secondo voi, vale la pena di vivere la nostra esistenza.

Siamo nella sezione dedicata alla filosofia quindi vorrei che escludeste ogni riferimento religioso.
Grazie e sereno anno nuovo.

A mio avviso esiste, umanamente parlando, un solo motivo per vivere che però diventano indefiniti, tanti quanti sono gli uomini; in altre parole ogni uomo ha un "suo" motivo particolare per vivere, diverso da tutti gli altri poichè ogni uomo è unico e irripetibile. Questo motivo è, come diceva Nietzsche riprendendo Pindaro, diventare ciò che si è, ovvero esprimere al massimo livello le proprie potenzialità creative attraverso quella che sempre Nietzsche chiama "volontà di potenza"; il termine potenza non deve essere infatti in questo caso assimilato a dominio o prevaricazione, ma appunto a potenzialità, a possibilità, da attualizzare nel mondo attraverso la propria volontà, e la sua realizzazione presuppone la preventiva ottemperanza al celeberrimo precetto delfico "conosci te stesso".
In conformità al principio di ragione (nihil est sine ratione) ogni ente presente nell'universo ha almeno una ragione per esserci (perchè, banalmente, se non ce ne fosse alcuna semplicemente non sarebbe) e questa è sempre interna all'ente stesso e dall'esterno si può solo ipotizzare senza mai esserne certi. Di conseguenza anche ogni uomo ha la sua particolare ragione per essere al mondo che può conoscere lui solo, e come ogni altro ente vi si deve adeguare per partecipare, pro quota, al processo creativo globale secondo il suo talento, la sua virtù, la sua "techné" particolare e unica. 
Nei tempi attuali sono altre le esortazioni a cui gli uomini si conformano (o tentano di farlo): una è "diventa ciò che vuoi" solennemente sancita dalle moderne costituzioni liberali, che si interseca e si completa con "diventa ciò che puoi", motto principe dell'egoismo stirneriano; il desiderio e il potere di realizzarlo diventano quindi la ragione di vita della maggior parte dell'umanità, determinando una progressiva ipetrofia dell'ego di ognuno che confliggerà con quelli altrui causando una diminuzione di senso e di felicità nella vita di coloro, la grande maggioranza, che si troveranno schiacciati dai pochi che aumenteranno sempre più il loro potere sui molti a proprio esclusivo vantaggio. Ci troviamo quindi a fare i conti con una gran parte dell'umanità che se da un lato vive da "parassita" nel mondo in quanto non riesce a dare un senso al proprio esserci e si limita a consumare risorse senza fornire alcun contributo creativo,  dall'altro è funzionale al "senso della vita" dei pochi che la sfruttano per alimentare quello che, sempre Nietzsche, chiamava "egoismo malato".
#115
Citazione di: sgiombo il 01 Settembre 2017, 17:12:10 PMBisogna distinguere fra il mondo (fenomenico) materiale naturale nel quale la scienza è l' unica conoscenza vera Generale; oltre le mere constatazioni empiriche immediate di eventi particolari) e il mondo (pure fenomenico) mentale che con (parte de-) il mondo materiale naturale non è a mio parere identificabile, né ad esso riducibile, né ad esso sopravveniente o da esso emergente (checché questi concetti possano significare), che è conoscibile esclusivamente in modo non scientifico non essendo i suoi "contenuti" misurabili attraverso rapporti numerici né (postulabili indimostrabilmente essere) intersoggettivi.

A me pare che anche il mondo che tu definisci "mentale" di fatto sia materiale in quanto è anch'esso misurabile tramite l'osservazione dei comportamenti e delle interazioni neuronali (anche se poi bisogna "interpretare" tali interazioni e questo è un problema), ma se fosse come dici tu in quale altro modo "non scientifico" sarebbe conoscibile?
#116
Tematiche Spirituali / Re:Confronto Evola contro Jung
01 Settembre 2017, 15:42:49 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 14:28:14 PMInoltre, vorrei ricordarti, che la conoscenza è un processo collettivo rispetto al quale l'altrui contributo è incommensurabilmente più grande e più importante del contributo che può dare ciascuno di noi come individuo. Per cui, se non si è affetti da gravi sindromi di egocentrismo galoppante, è più che naturale riconoscere il merito della maggior parte delle nostre conoscenze personali allo sforzo intellettuale altrui e alle idee preziose che ha prodotto, invece di illuderci vanagloriosamente di esserci fatti da soli. Noi siamo i famosi nani sulle spalle di quel gigante che è la cultura che ci precede; e se possiamo guardare un po' più lontano del gigante, lo dobbiamo solo ed esclusivamente a lui! ...Dico bene? 

Il gigante di cui Bernardo di Chartres (ed evidentemente anche tu) vantava l'altezza aveva dei grandi piedoni d'argilla, perchè a furia di guardar "avanti" e "lontano" ci siamo scavati la fossa sotto i piedi.
Dato che ti piacciono le citazioni  vorrei farne al proposito una anch'io:


«Platone guarda con venerazione al passato, a un mondo in cui erano esistiti davvero i "sapienti". D'altra parte la filosofia posteriore, la nostra filosofia, non è altro che una continuazione, uno sviluppo della forma letteraria introdotta da Platone; eppure quest'ultima sorge come un fenomeno di decadenza, in quanto "l'amore per la sapienza" sta più in basso della "sapienza". Amore della sapienza non significava infatti, per Platone, aspirazione a qualcosa di mai raggiunto, ma tendenza a recuperare quello che era già stato realizzato e vissuto»  Giorgio Colli,  La nascita della filosofia.

Vedi che non proprio tutti, a cominciare da Platone, volevano innalzarsi sulle spalle di qualcuno per guardare più avanti, ma lui invece tendeva a guardare indietro.
#117
Tematiche Spirituali / Re:Confronto Evola contro Jung
01 Settembre 2017, 15:32:46 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 12:30:09 PMNon so se qui Evola e Guénon si riferissero alla "nuova psicologia" di Jung. Se così fosse dimostrerebbero, ancora una volta di non aver capito una minchia del paradigma junghiano. Bastano solo le seguenti poche righe a smontare l'eventuale insinuazione: "Gli autori parlano allegramente di "subconscio", senza rendersi conto di quanto implichi presunzione la pregiudiziale che essi avanzano in tal modo. Come fanno a sapere con tanta certezza che l'inconscio è "sotto" e non "sopra" la coscienza? In questa terminologia, di sicuro c'è solo il fatto che la coscienza si immagina di stare più in alto, più in alto degli stessi dèi".[JUNG: Simboli della trasformazione - pg.418]

Prima di dire che Guenon (che per farne uno ci vogliono milioni di Jung) non avrebbe capito una minchia bisognerebbe saper leggere correttamente la lingua italiana. Guenon infatti afferma "sembrerebbe", che non è certo indice di perentorietà, riferendosi alla terminologia ("inconscio") utilizzata da altri. Se si riferisce allo stesso concetto di "subconscio" allora questo sta "sotto" la coscienza per definizione, se invece l'inconscio è qualcosa d'altro ed è ad essa superiore ci spieghi Jung perchè non l'ha chiamato "superconscio" che avrebbe fugato ogni dubbio



Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 12:30:09 PMRiguardo, invece, a quanto scrive Guénon: <<...se ciò di cui si tratta fosse veramente inconscio, non vediamo neppure bene come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in termini psicologici>>, egli dimentica che l'inconscio, pur essendo ordinariamente inaccessibile alla coscienza, in particolari condizioni animiche (sogni, visioni, ispirazioni, stati alterati di coscienza, ecc.) può manifestarsi alla coscienza. Non c'è niente di assurdo in tutto ciò: persino certe entità fisiche - come le leggi della dinamica, l'energia, la gravità, l'atomo, ecc. - sono inaccessibili ad una osservazione diretta, ma si può risalire alla loro esistenza dall'osservazione della loro influenza causale su fenomeni direttamente osservabili. Scrive Jung: "Dell'inconscio si può avere esperienza indiretta grazie alle sue manifestazioni. Senza dubbio esso costituisce in sé un'ipotesi, che però ha perlomeno altrettanta verosimiglianza di quella dell'atomo". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pp.462-3] 


Qualsiasi cosa, se è parte dell'inconscio,  è inaccessibile per definizione, e se emerge significa che non era parte dell'inconscio; la dimostrazione attraverso le esperienze "indirette" presuppone sempre il pregiudizio interpretativo di tali esperienze: se nessuno sa e nessuno può sapere cosa sia questo "inconscio" come si farebbe a riconoscere se determinate esperienze sono manifestazioni di quello e non tutt'altra cosa? Si può solo definirle arbitrariamente tali, ma in sé questa definizione non ha alcuna validità. Se il "subconscio" ha un senso nella stratificazione delle esperienze nella coscienza e nella loro elaborazione, ed è sempre comunque un patrimonio personale e non un portato universale, l'inconscio è invece una mera ipotesi indimostrabile in qualunque modo (scientifico o logico), e visto che Jung stesso gli assegna un grado di verosimiglianza pari a quella dell'atomo dato che l'atomo non esiste il problema è risolto.
#118
Citazione di: Lou il 29 Agosto 2017, 21:34:32 PM
Penso che pensi male: la  filosofia  non nasce come come ricerca della verità, il problema della verità diventa tale solo con l'avvento del cristianesimo, per gli antichi filosofi il problema centrale e decisivo  è l'essere in quanto qualcosa.
E cosa sarebbe l'archè, il principio primo di tutte le cose che è stato di volta in volta identificato con l'acqua, il fuoco, l'apeiron eccetera se non la verità dalla quale poter dedurre tutto il resto? E casomai il Cristianesimo ha al contrario accantonato il problema della ricerca della verità in quanto questa era stata assunta come "rivelata", occupandosi della sua spiegazione. Poi il problema della ricerca della verità si è ripresentato con Cartesio e i filosofi illuministi fino ad arrivare a Nietzsche che è stato l'ultimo ad occuparsene.
#119
Tematiche Spirituali / Re:spiritualità e ascetismo
29 Agosto 2017, 09:23:31 AM
Citazione di: davintro il 29 Agosto 2017, 02:14:28 AMsiamo abituati solitamente a pensare di riconoscere le persone più attente alla spiritualità come quelle che tendono a rinnegare il valore dei beni materiali, delle comodità offerte dalla tecnologia, della ricchezza, che tendono a inneggiare al "ritorno alla natura", al "si stava meglio quando si stava peggio", al mito del "buon selvaggio", di chi rinuncia al superfluo e tende moralisticamente a giudicare le persone troppo attaccate a beni materiali ritenuti (in base al proprio metro soggettivo" superflui. Quella mentalità oggi incarnata ad esempio, per intenderci da uno come Mauro Corona (tempo fa il "cantore" poteva essere Celentano...). Ma è davvero così? Spiritualità vuol dire ascetismo? Ho forti dubbi. Non siamo puri spiriti, siamo unità di spirito e materia, anima e corpo, e la coltivazione dei talenti, delle esigenze spirituali, l'arte, la conoscenza, la politica, in generale tutto ciò che non rientra nel vivere intellettuale, è qualcosa che viene reso possibile solo nel momento in cui le esigenze meramente biologiche di pura sopravvivenza sono soddisfatte, quando i bisogni corporei sono tacitati e la mente può con tranquillità dedicarsi ad attività miranti a fini intellettuali. Si può filosofare mentre si ha mal di denti? Si possono scrivere romanzi o dipingere quadri mentre si è assillati dal bisogno economico, dalle difficoltà di trovare da mangiare e bere, avere un tetto sopra la testa? In realtà la vera spiritualità apprezza e ringrazia i beni e le comodità materiali, che consentono di risolvere facilmente i problemi pratici, legati al "sopravvivere", per potersi dedicare in tutta tranquillità all' otium, alla vita contemplativa, alle esigenze spirituali vere e proprie il proprio tempo ed energie. Tutto l'opposto dell'ascetismo, della mortificazione della carne. Per paradossale che possa sembrare il flagellante medioevale che percuoteva con la frusta il suo stesso corpo per mostrare il suo disprezzo per la materia non era meno materialista del fanatico salutista, del tizio che passa giornate intere in palestra per avere una forma fisica perfetta, o del tipo che giudica il valore delle persone per come si vestono, per quanti soldi hanno, dell'apparenza esteriore. Entrambi, in negativo o in positivo che sia, pongono il corpo in primo piano e l'attenzione verso la dimensione spirituale è quasi del tutto rimossa. Ma la spiritualità autentica a mio avviso non può essere né una demonizzazione, né una glorificazione del corpo, ma la coscienza della non risolvibilità completa della realtà e delle esigenze umane (ma in forme diverse, direi, di qualunque esistenza) nel corpo, ma che è nobile godere anche e soprattutto di una scoperta scientifica, del modo in cui un personaggio letterario viene descritto nella sua interiorità, e non solo nel buon sapore del cibo o nell'attrazione erotica nei confronti di un bel corpo. Sta nella coscienza che il corpo non è tutto ma comunque c'è , e non si può far finta che non ci sia, che non di solo pane vive l'uomo, ma senza pane muore. Il corpo continuamente pone delle esigenze che continuano a occupare l'attenzione della mente fintanto che non sono esaudite, che vanno dai bisogni fisiologici primitivi, fame, sete, sonno, ai piaceri dei 5 sensi, e la persona dotata di profondità spiritualità non li reprime, perché per far ciò dovrebbe negare una parte fondamentale della propria vita, ma li asseconda quel che basta per calmare gli istinti legati a tali bisogni e preservare quella condizione di serenità per andare "oltre" a seguire gli "appetiti" dell'intelletto. In definitiva spiritualità non è ascetismo, ma armonia: equilibrio nel concedere al corpo quelle soddisfazioni necessarie a "calmarlo" e indurlo a mettersi efficacemente al servizio del valori spirituali che ogni persona trova come costitutivi della sua anima, e che pone guida del suo agire, senza produrre conflitti. Ecco perché la spiritualità al suo massimo grado è razionalità: attività di dominio di sé, di composizione della molteplicità delle tendenze psichiche un'ordine unitario della personalità, dunque armonia tra le differenze. Ovviamente la preservazione di tale armonia presuppone da parte dell'Io un grande livello di autocoscienza, di conoscenza delle tendenze psichiche per poterle gestirle in modo equilibrato e costruttivo senza lacerazioni, intuizione della propria sensibilità spirituale e anche della propria sensibilità corporea.

Friedrich Nietzsche ha scritto le sue opere maggiori e spiritualmente più elevate mentre soffriva di tremendi mal di testa che duravano giorni e a volte settimane e che lo portarono poi alla pazzia; Beethoven ha composto la "Nona" che era già sordo; Chopin soffrì per quasi tutta la vita di una malattia debilitante ed ebbe anche significativi problemi economici; Van Gogh in Provenza era semipazzo, malato, debole, alcolizzato, povero, malnutrito, eppure proprio in questo periodo il suo genio esplose. Penso si possano fare chissà quanti altri esempi di questo tipo, mentre credo siano molto rari quelli in cui qualcuno in perfetta salute, contornato dagli agi e pienamente soddisfatto nelle sue esigenze "corporali", abbia prodotto qualcosa di veramente significativo a livello spirituale. Se Siddharta Gautama non si fosse inoltrato nelle campagne e nei boschi della sua terra ma fosse rimasto a Corte sicuramente avrebbe soddisfatto tutte le sue esigenze materiali, ma non avrebbe potuto esprimere quel che ha espresso a livello spirituale. E un'altra cosa in comune che hanno tutti questi personaggi è la solitudine, a volte prima subita ma poi e molto più spesso cercata ed esaltata, perchè il chiasso intorno distrae e impedisce di guardare dentro se stessi e scoprire appunto lo spirito. Sarà pur vero che senza pane l'uomo non vive, ma il pane non è certo una tavola imbandita quotidianamente con ogni ben di Dio ma quel necessario che permette la mera  sopravvivenza fisica. Le esigenze corporali, fra cui vanno annoverate anche quelle "psichiche" come il potere e la fama, sono teoricamente infinite e mai definitivamente soddisfatte, per cui se non ci pensa la natura o il fato a mettere l'uomo in condizioni tali da non poterle perseguire ma, come dici tu, ci vuole "autocoscienza" allora andrà a finire come di questi tempi ove ad una possibilità di soddisfazione delle esigenze corporali mai vista prima nella storia umana fa da contraltare il nulla più totale a livello spirituale.
#120
Citazione di: Jacopus il 21 Agosto 2017, 21:51:59 PMBuonasera di nuova Don. Scusa il ritardo delle risposte ma ho una vita movimentata. Capisco il tuo discorso ma, "secondo me", è facilmente attaccabile perché fondato su una visione teorica che non tiene conto della storia. Nella storia invece le religioni monoteistiche non sono state così olistiche come ritieni. Il Dio degli eserciti distingueva bene i suoi dai nemici che faceva di solito friggere nella genna, dopo averli affidati al braccio secolare, eventualmente. Nella mia ormai sclerotizzata visione del mondo non vedo facilmente il male, anzi spesso cerco di vederlo su di me piuttosto che sugli altri, ma se dovessi scegliere un "male", allora lo applicherei ad ogni forma di assolutismo e il monoteismo è una forma di assolutismo piuttosto pervasiva. Non sono contrario al senso religioso e alla spiritualità che può manifestarsi in mille forme ma credo che il monoteismo abbia molto a che fare anche con lo spirito scientista, ne è in qualche modo l'antesignano, così come con lo spirito che H. Arendt ha definito totalitarismo. Per lo stesso motivo ripudio il comunismo, che sulla carta potrebbe essere considerato il migliore dei mondi possibili, ma che nella realtà ha creato un universo concentrazionario e la riduzione degli uomini ad automi. Ed anche il neoliberismo spesso ormai acquista gli stessi connotati di verità, di unidimensionalità che impoverisce il pensiero e la critica. Preferisco un mondo imperfetto, dove si possa lottare liberamente, dove ci sia spazio per la dignità di ognuno, ma senza voli pindarici perché il meglio è nemico del bene, di questo sono più che certo. E' un pò come pensare ad uno spazio democratico, realmente democratico, in cui ci si possa confrontare liberamente, come nel suo piccolo in questo forum. Il "bene", "l'armonia", "l'equilibrio", chi decide in cosa consistono? Scusami ma ho molte difficoltà a credere che lo spirito religioso nelle sue interpretazioni storiche possa essere di aiuto. Se invece pensiamo ad una forma di metafisica ancora da realizzare entriamo nel campo dell'utopia e allora nulla mi vieta di credere che anche il nazionalsocialismo, quello vero mai sperimentato, non quello storico, sia un toccasana per l'intera umanità. Un discorso simile si può fare sui "valori etici". Mi rendo conto che sono valori relativi, fondati sul qui e ora, ma la mia visione del mondo ormai rigidina mi dice che questa è l'unica strada. I valori etici si costruiscono insieme attraverso mille discussioni, forum, lezioni universitarie, fogli di giornale, attraverso i mille mezzi comunicativi che abbiamo. Ma per fare questo in modo serio, circostanziato, argomentato, occorre una cosa di cui si sente sempre di più la mancanza: la cultura. Pensavo proprio oggi alla disparità di numeri fra questo piccolo forum, dove saremo un centinaio di persone a scambiarci pareri e opinioni serie, documentate mentre milioni di persone vomitano insulti e idee violente su altri social forum ben più famosi. Bisognerebbe invertire le proporzioni per costruire un'etica che possa condurre responsabilmente le nostre azioni, senza dover riferirci ad esseri sopranaturali, che sono, detto per inciso, le nostre proiezioni dell'infanzia felice, quando i nostri genitori erano, a nostri occhi, delle divinità.



Buonasera Jacopus. Hai introdotto un argomento molto ampio di cui è piuttosto difficile discutere perchè la Storia è una materia estremamente ambigua, oltre che tipicamente occidentale. Nietzsche diceva, secondo me inconfutabilmente, che "non vi sono fatti, ma solo interpretazioni" e dunque ogni "evento storico" è tale prima di tutto perchè qualcuno gli ha arbitrariamente fornito una rilevanza maggiore rispetto ad altri avvenimenti e in altre culture i medesimi accadimenti probabilmente non sarebbero stati degni di essere definiti "storici", inoltre nel corso dei secoli il giudizio sulla storia cambia con il cambiare della cultura adeguandosi alla variazione delle norme morali. Dunque essendo il "giudizio storico" un processo continuamente in fieri basarsi sulla storia per trarne delle considerazioni di una certa universalità è praticamente come scrivere sulla sabbia. Le religioni quindi non si possono giudicare sul piano storico per ciò che hanno prodotto in termini di "fatti" poichè questi dipendono da una innumerevole serie di fattori (fra cui certamente anche le religioni) che incidono in maniera diversa a seconda dei periodi, ma in termini di senso che hanno fornito alla comunità da cui sono state adottate. Più una religione sarà adatta al popolo che la adotta e più fornirà senso alla comunità, e quindi per più tempo questa rimarrà il fondamento culturale di uno o di tanti popoli. La religione vedica, nei suoi vari "darshana" che sono "punti di vista" particolari della medesima dottrina, è viva nel continente indiano da circa 4/5000 anni almeno e dunque appare quantomai adeguata alle caratteristiche dei popoli che vivono in quei luoghi. Anche l'induismo è un monoteismo, ed è più "totalitario" dei monoteismi nostrani poichè là non vi è nulla nella vita quotidiana che non sia ricondotto ad un aspetto della religione e non sia giustificato da questa, mentre ad esempio in Europa è sempre rimasta (pur se in certi periodi meno visibile) la distinzione fra "sacro" e "profano" adottata dai tempi dei romani. E mi pare che i popoli del continente indiano siano i meno aggressivi che la storia ricordi, tanto che l'India ebbe un esercito solo quando fu istituito dai colonizzatori inglesi poichè prima ne era sprovvista. Non proseguo su questa traccia solo per non uscire troppo dall'argomento del thread ma se vuoi si può continuare a discuterne altrove. Tornando invece al  tema della conoscenza e connettendolo alla questione dei "valori etici" che ti sta a cuore trovo che sia alquanto improbabile che si possano condividere valori etici discutendo poichè anche se fossimo solo in due a farlo bisognerebbe condividere  un valore che stia al di sopra delle esigenze di ognuno dei nostri "ego", elaborate e mediate dal nostro tipo e dal nostro livello di conoscenza dunque dalla nostra visione del mondo, a cui sacrificare alcune di queste esigenze in nome di un bene "superiore". E una volta trovato bisognerebbe necessariamente "assolutizzarlo" in quanto se si ponesse questo valore come relativo ognuno potrebbe negarlo quando più gli fa comodo. Moltiplica la medesima operazione per tutti i milioni di persone di uno stato moderno (o addirittura per i miliardi di persone che sono sulla terra) e poi sappiami dire se questa ti sembra una operazione possibile, o anche solo teoricamente sensata.