]ieri notte vedevo il bellissimo film di Rossellini su Socrate. Ho provato una grande ammirazione verso quelle modalità di impostazione del dialogo filosofico, quando l'unica cosa che contava nelle dispute filosofiche era l'argomentazione logica, la capacità di cogliere la contraddizione nei discorsi altrui, la coerenza interna dei propri, anziché riempire i discorsi di citazioni, di princìpi di autorità per intimorire l'interlocutore, senza argomentare sul perché le posizioni citate sarebbero vere, quando ancora quello contava era COSA si diceva, COME si diceva, anziché CHI lo diceva. Filosofare come ragionare con la propria testa invece che delegare alla storia e alle opinioni altrui il fondamento delle proprie pretese di verità. Certamente il fatto di situarsi nelle prime fasi storiche della storia della filosofia consentiva ai greci di percepirsi pionieri e liberi pensatori molto più dei pensatori della nostra epoca, perché meno gravati dal peso di una tradizione storica che ci influenza presentandosi come principio di autorità. Peso che se da una parte costituisce una ricchezza, un patrimonio di stimoli per poter pensare, dall'altro finisce con il divenire arma di chi usa il citazionismo, l'erudizione, la conoscenza dei filosofi del passato come strumento di convalida delle loro tesi e dileggio verso quelle degli altri, accusati di ignoranza, anziché utilizzare la logica e l'intuizione delle "cose stesse". Se si vuole, questo è un topic, in parte, di sfogo, considerando quanto ho sempre sofferto il sentirmi nella vita in modo più o meno esplicito accusato di non tener conto di tanti autori, proprio perché, riallacciandomi, a modo mio, a questa impostazione maieutica, basata sulla logica deduttiva e sul vedere gli autori del passato come stimoli, ma non come oggetto primario del mio interesse filosofico, ritengo che i richiami storici agli autori debbano aver un peso e un'utilità di livello ben diverso, se si parla di contesti di discussione di filosofia teoretica, discussioni riguardo le proprie personali tesi, oppure di discussione filologica, in cui l'obiettivo non è la formazione di un proprio pensiero, ma l'analisi delle tesi altrui