Vorrei ora mettere in evidenza uno dei più grandi problemi che si affrontano nella cosiddetta "vita spirituale"( e non solo): la presunzione. Nei suoi discorsi Buddha Shakyamuni parla di tre tipi di presunzione che hanno tutti la loro radice nel concetto base "Io sono". Da questa radice nascono: "Io sono più grande", "Io sono uguale" e "Io sono meno". Si possono definire come presunzione di superiorità, d'uguaglianza e d'inferiorità. L'ultima può impedire che una persona compia qualunque sforzo: "Per lui va bene, ma io come diavolo potrei riuscirci?". Quella di mezzo impedeisce di apprendere da coloro che sanno di più e hanno praticato di più:" Chi si crede di essere costui? Io sono esattamente come lui". La prima però è la più pericolosa per chi medita ( tralascio qui il fatto che probabilmente è anche la più fastidiosa in generale , in tutti i campi della vita ordinaria...). Una persona inizia a credere di sapere più degli altri, fatto questo che, come ben sappiamo, viene spesso tradito dal tono stesso della voce e dai gesti fatti. Si può giungere persino a credere di aver fatto esperienza del Nibbana, di essere un saggio e quindi di non aver più contaminazioni, mentre purtroppo le contaminazioni sono evidenti a tutti fuorché all'interessato
. Ricordo, per esempio, un incontro di meditazione al quale partecipai permeato dalla soffocante presunzione di superiorità di un gruppetto di meditatori laici. Una cosa veramente penosa. Di solito, quando una persona manifesta la propria presunzione, si crea un certo imbarazzo, cala uno strano silenzio. E' difficile affrontare una presunzione troppo evidente e smaccata. In termini buddhisti questo crea un aumento di dukkha ( sofferenza). Dalla presunzione nascono le opinioni che sono fondamentalmente concetti. La presunzione-radice "Io sono" si dirama, proprio come le radici di un grande albero, in miriadi di opinioni, quello che il Buddha ha descritto come:"Il roveto delle opinioni, il deserto delle opinioni, la distorsione delle opinioni, il vacillare delle opinioni, il legame delle opinioni".
Le opinioni sostengono il concetto dell'io e, proprio per questo, molte persone sono sensibili e suscettibili quando le loro opinioni vengono messe in discussione. Il concetto dell'io comporta attaccamento alle opinioni...un bel problema nella pratica. Persone tenacemente attaccate alle proprie opinioni vengono chiamate, dai maestri di meditazione, mana-ditthi, una persona di presunzione-e-opinioni, difficilmente addestrabile. Diciamocelo chiaramente: se una persona non ne vuol sapere di deporre il suo fardello di opinioni...non può vedere il Dhamma. Se la sua testa è piena di concetti su Dio, io, anima, ecc. di concetti esclusivisti come "Solo questo è giusto", oppure concetti di superiorità come "La nosta via è quella giusta, la nostra filosofia è corretta , la nostra scienza è superiore", il Dhamma non trova spazio. Possiamo vedere, anche all'interno della storia del buddhismo, come questi concetti si siano fatti strada. Nella distinzione tra Grande Veicolo (Mahayana) e Basso Veicolo ( Hinayana), sono presenti due concetti che il Buddha non avrebbe mai potuto pronunciare, essendo del tutto privo di presunzione. Una persona intelligente può indovinare chi ha inventato questi termini (Hina è un termine spregiativo e non significa piccolo o minore).
La presunzione è una vera sfortuna per i praticanti buddhisti. Nelle altre religioni almeno si coltiva l'umiltà di mettersi in adorazione di un Dio, fatto questo che permette di non aumentare a dismisura la propria presunzione ( anche se non sempre...come ben vediamo e...leggiamo
). Ma i praticanti buddhisti non hanno queste opinioni e queste pratiche di adorazione, non credendo in un Dio creatore onnipotente, e quindi l'intero loro "cammino" dipende dal loro sforzo; sforzi fatti da se stessi, mediante la virtù, la meditazione e la visione profonda-saggezza.
Senza la guida di qualcuno, questi sforzi spesso portano, purtroppo, ad una crescita della presunzione. Il buddhismo non è certo la religione del "fatelo da soli"...
Collegata a questa presunzione legata alle opinioni-concetti vi è la presunzione che complessità è uguale a profondità. Molte persone studiano il Dhamma buddhista per anni e anni. Arrivano ad avere una profondissima conoscenza dell'Abhidhamma o di tutti i sistemi scolastici della filosofia buddhista, al di fuori dei Discorsi in pali e del Vinaya ( ossia della Disciplina...). Studiano il Sentiero di Mezzo di Nagarjuna, la Mente-sola di Asanga o la filosofia dell'interrelazione di tutte le cose dello Hwa-Yen. Questo però può diventare ( e spesso lo è...) un vero pericolo nei confronti della pratica concreta che non richiede tutte queste complessità. Nel cristianesimo potremmo dire che "Non è necessario conoscere l'intera teologia cattolica per amare Dio", essendo la pratica dell'amore-agape il cuore di questa religione e non certo la sua comprensione esclusivamente intellettuale
.
La mente guidata dal desiderio, dalla presunzione e dalle opinioni è abilissima nel produrre filosofia, che però, in Oriente come in Occidente, non vanno nella direzione della calma e della visione profonda. Il Buddha definì il filosofeggiare come una varietà della proliferazione concettuale (papanca) e dichiarò che è la via giusta per i legami (ovviamente molti filosofi che scrivono sul forum non saranno d'accordo...
).

Le opinioni sostengono il concetto dell'io e, proprio per questo, molte persone sono sensibili e suscettibili quando le loro opinioni vengono messe in discussione. Il concetto dell'io comporta attaccamento alle opinioni...un bel problema nella pratica. Persone tenacemente attaccate alle proprie opinioni vengono chiamate, dai maestri di meditazione, mana-ditthi, una persona di presunzione-e-opinioni, difficilmente addestrabile. Diciamocelo chiaramente: se una persona non ne vuol sapere di deporre il suo fardello di opinioni...non può vedere il Dhamma. Se la sua testa è piena di concetti su Dio, io, anima, ecc. di concetti esclusivisti come "Solo questo è giusto", oppure concetti di superiorità come "La nosta via è quella giusta, la nostra filosofia è corretta , la nostra scienza è superiore", il Dhamma non trova spazio. Possiamo vedere, anche all'interno della storia del buddhismo, come questi concetti si siano fatti strada. Nella distinzione tra Grande Veicolo (Mahayana) e Basso Veicolo ( Hinayana), sono presenti due concetti che il Buddha non avrebbe mai potuto pronunciare, essendo del tutto privo di presunzione. Una persona intelligente può indovinare chi ha inventato questi termini (Hina è un termine spregiativo e non significa piccolo o minore).
La presunzione è una vera sfortuna per i praticanti buddhisti. Nelle altre religioni almeno si coltiva l'umiltà di mettersi in adorazione di un Dio, fatto questo che permette di non aumentare a dismisura la propria presunzione ( anche se non sempre...come ben vediamo e...leggiamo

Senza la guida di qualcuno, questi sforzi spesso portano, purtroppo, ad una crescita della presunzione. Il buddhismo non è certo la religione del "fatelo da soli"...
Collegata a questa presunzione legata alle opinioni-concetti vi è la presunzione che complessità è uguale a profondità. Molte persone studiano il Dhamma buddhista per anni e anni. Arrivano ad avere una profondissima conoscenza dell'Abhidhamma o di tutti i sistemi scolastici della filosofia buddhista, al di fuori dei Discorsi in pali e del Vinaya ( ossia della Disciplina...). Studiano il Sentiero di Mezzo di Nagarjuna, la Mente-sola di Asanga o la filosofia dell'interrelazione di tutte le cose dello Hwa-Yen. Questo però può diventare ( e spesso lo è...) un vero pericolo nei confronti della pratica concreta che non richiede tutte queste complessità. Nel cristianesimo potremmo dire che "Non è necessario conoscere l'intera teologia cattolica per amare Dio", essendo la pratica dell'amore-agape il cuore di questa religione e non certo la sua comprensione esclusivamente intellettuale

La mente guidata dal desiderio, dalla presunzione e dalle opinioni è abilissima nel produrre filosofia, che però, in Oriente come in Occidente, non vanno nella direzione della calma e della visione profonda. Il Buddha definì il filosofeggiare come una varietà della proliferazione concettuale (papanca) e dichiarò che è la via giusta per i legami (ovviamente molti filosofi che scrivono sul forum non saranno d'accordo...
