Quanti erano i Magi ?
L'evangelista Matteo non lo dice.
A Roma, in alcune raffigurazioni paleocristiane nelle catacombe il numero dei Magi è variabile: sono 4 nell'affresco parietale nella catacomba di Domitilla; 2 nella catacomba dedicata ai santi Pietro e Marcellino. Le Chiese orientali ne contarono fino a dodici, come gli apostoli.
Lo storico del Medioevo Franco Cardini nel suo libro titolato " I Re Magi. Leggenda cristiana e mito pagano tra Oriente e Occidente", nella pagina 46 ha scritto: "Per quanto le fonti iconiche abbiano continuato per molto tempo a fornire un numero di magi variabile, dovette presto affermarsi però la tradizione del tre: non solo perché tre erano i tipi di dono da essi recati secondo Matteo, ma anche perché il tre era cardine della numerologia cristiana".
Fu il teologo Origene di Alessandria (d'Egitto), vissuto dal 185 al 254, ad affermare per primo che i Magi erano tre, nella 14/esima omelia sulla Genesi: [...] "Possunt quidem isti tres, qui pacem requirunt a verbo Dei et praevenire cupiunt pato societatem eius, figuram tenere magorum, qui ex Orientis partibus veniunt eruditi paternis libris et institutione maiorum et dicunt quia videntes vidimus natum regem, et vidimus quia Deus est cum ipso, et venimus adorare eum".
(= "Questi tre (non i Magi, ma altri tre personaggi) che chiedono pace al verbo di Dio e desiderano anticipare con un patto il rapporto di amicizia con lui, possono raffigurare i Magi, i quali vengono dalle regioni d'Oriente istruiti dai libri dei loro padri e dagli insegnamenti degli antichi, e dicono: 'Abbiamo visto chiaramente che è nato il re, abbiamo visto che Dio è con lui e siamo venuti ad adorarlo' ".
I tre citati in questa proposizione da Origene e che chiedono pace, fanno riferimento a tre individui ostili o ambigui nei confronti del patriarca Isacco (figlio di Abramo e Sara), col quale poi fanno un patto di pace (vedi Genesi 26 – 31): "Intanto Abimèlech da Gerar era andato da lui, insieme con Acuzzat, suo amico, e Picol, capo del suo esercito. Isacco disse loro: 'Perché siete venuti da me, mentre voi mi odiate e mi avete scacciato da voi?'. Gli risposero: 'Abbiamo visto che il Signore è con te e abbiamo detto: vi sia un giuramento tra di noi, tra noi e te, e concludiamo un'alleanza con te: tu non ci farai alcun male, come noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto se non il bene e ti abbiamo lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo benedetto dal Signore'. Allora imbandì loro un convito e mangiarono e bevvero. Alzatisi di buon mattino, si prestarono giuramento l'un l'altro, poi Isacco li congedò e partirono da lui in pace".
Origene fa una comparazione simbolica fra i tre Magi e la triade Abimelec, Accuzat e Phicol.
Nel V secolo il pontefice Leone I, detto Leone Magno (390 circa – 461), scrisse otto sermoni dedicati all'Epifania. Nel sermone 37 egli scrisse: "Quando lo splendore della nuova stella condusse i tre magi ad adorare Gesù,..." (37, 1), basandosi sui tre doni che essi offrirono al neonato Gesù.
L'evangelista Matteo non lo dice.
A Roma, in alcune raffigurazioni paleocristiane nelle catacombe il numero dei Magi è variabile: sono 4 nell'affresco parietale nella catacomba di Domitilla; 2 nella catacomba dedicata ai santi Pietro e Marcellino. Le Chiese orientali ne contarono fino a dodici, come gli apostoli.
Lo storico del Medioevo Franco Cardini nel suo libro titolato " I Re Magi. Leggenda cristiana e mito pagano tra Oriente e Occidente", nella pagina 46 ha scritto: "Per quanto le fonti iconiche abbiano continuato per molto tempo a fornire un numero di magi variabile, dovette presto affermarsi però la tradizione del tre: non solo perché tre erano i tipi di dono da essi recati secondo Matteo, ma anche perché il tre era cardine della numerologia cristiana".
Fu il teologo Origene di Alessandria (d'Egitto), vissuto dal 185 al 254, ad affermare per primo che i Magi erano tre, nella 14/esima omelia sulla Genesi: [...] "Possunt quidem isti tres, qui pacem requirunt a verbo Dei et praevenire cupiunt pato societatem eius, figuram tenere magorum, qui ex Orientis partibus veniunt eruditi paternis libris et institutione maiorum et dicunt quia videntes vidimus natum regem, et vidimus quia Deus est cum ipso, et venimus adorare eum".
(= "Questi tre (non i Magi, ma altri tre personaggi) che chiedono pace al verbo di Dio e desiderano anticipare con un patto il rapporto di amicizia con lui, possono raffigurare i Magi, i quali vengono dalle regioni d'Oriente istruiti dai libri dei loro padri e dagli insegnamenti degli antichi, e dicono: 'Abbiamo visto chiaramente che è nato il re, abbiamo visto che Dio è con lui e siamo venuti ad adorarlo' ".
I tre citati in questa proposizione da Origene e che chiedono pace, fanno riferimento a tre individui ostili o ambigui nei confronti del patriarca Isacco (figlio di Abramo e Sara), col quale poi fanno un patto di pace (vedi Genesi 26 – 31): "Intanto Abimèlech da Gerar era andato da lui, insieme con Acuzzat, suo amico, e Picol, capo del suo esercito. Isacco disse loro: 'Perché siete venuti da me, mentre voi mi odiate e mi avete scacciato da voi?'. Gli risposero: 'Abbiamo visto che il Signore è con te e abbiamo detto: vi sia un giuramento tra di noi, tra noi e te, e concludiamo un'alleanza con te: tu non ci farai alcun male, come noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto se non il bene e ti abbiamo lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo benedetto dal Signore'. Allora imbandì loro un convito e mangiarono e bevvero. Alzatisi di buon mattino, si prestarono giuramento l'un l'altro, poi Isacco li congedò e partirono da lui in pace".
Origene fa una comparazione simbolica fra i tre Magi e la triade Abimelec, Accuzat e Phicol.
Nel V secolo il pontefice Leone I, detto Leone Magno (390 circa – 461), scrisse otto sermoni dedicati all'Epifania. Nel sermone 37 egli scrisse: "Quando lo splendore della nuova stella condusse i tre magi ad adorare Gesù,..." (37, 1), basandosi sui tre doni che essi offrirono al neonato Gesù.


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