Grazie Myfriend per il tuo interessante contributo storico.
Spesso le parole o le azioni di Gesù (Joshua bar Joseph, come usi chiamarlo) sono riportate nei vangeli in modi diversi. Non è sicuro che un fatto sia avvenuto là dove un racconto evangelico lo situa.
Comunque su un punto i vangeli concordano: nel non collocare l'attività di Gesù nelle "grandi città" dell'epoca in Palestina. Gerusalemme è l'unica eccezione.
Il nazareno raccontato dall'evangelista Marco è un uomo che predica nei villaggi. Questa preminenza è confermata da Matteo e da Luca.
Egli non sceglieva la marginalità dei villaggi come ripiego o rinuncia, ma come punto di forza. Anche l'evangelista Giovanni conferma che Gesù preferiva frequentare piccoli insediamenti urbani per proporre il regno dei cieli a reietti e peccatori, inclusi pubblicani e prostitute.
Come hai ben evidenziato, nel Vangelo di Giovanni c'è distanza tra gli eventi narrati e la cultura del redattore o dei redattori del testo.
L'antropologa culturale Adriana Destro e Mauro Pesce, docente di storia del cristianesimo, nel loro libro titolato "Antropologia delle origini cristiane" affermano che il vangelo giovanneo fu redatto negli anni 90 fuori dalla Palestina, perciò presenta la vicenda Gesù in base a un'esperienza religiosa e a un ambito culturale differenti.
Qualcuno si scandalizza se dico che Gesù non era cristiano ? Credo di no, perché è un'ovvietà. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte. Mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e mai si proclamò Messia.
Gli autori dei vangeli erano persone appartenenti alla cultura ellenistico-romana, che parlavano e scrivevano in greco, non riportavano le parole che forse Gesù aveva detto nella sua lingua, l'aramaico.
C'è da dire che nei primi due secoli diverse correnti di pensiero ci danno del Cristo immagini diverse, perciò nessuna poteva pretendere di essere più autentica o esclusiva rispetto alle altre.
Nei primi 150 anni dalla morte di Gesù coesistevano differenti tendenze del cristianesimo nascente e c'era la necessità di un cristianesimo normativo da tutti accettato e seguito.
Nella seconda metà del II secolo si affermò l'opinione che la devianza da una norma era da considerare un'eresia, perciò condannabile.
Spesso le parole o le azioni di Gesù (Joshua bar Joseph, come usi chiamarlo) sono riportate nei vangeli in modi diversi. Non è sicuro che un fatto sia avvenuto là dove un racconto evangelico lo situa.
Comunque su un punto i vangeli concordano: nel non collocare l'attività di Gesù nelle "grandi città" dell'epoca in Palestina. Gerusalemme è l'unica eccezione.
Il nazareno raccontato dall'evangelista Marco è un uomo che predica nei villaggi. Questa preminenza è confermata da Matteo e da Luca.
Egli non sceglieva la marginalità dei villaggi come ripiego o rinuncia, ma come punto di forza. Anche l'evangelista Giovanni conferma che Gesù preferiva frequentare piccoli insediamenti urbani per proporre il regno dei cieli a reietti e peccatori, inclusi pubblicani e prostitute.
Come hai ben evidenziato, nel Vangelo di Giovanni c'è distanza tra gli eventi narrati e la cultura del redattore o dei redattori del testo.
L'antropologa culturale Adriana Destro e Mauro Pesce, docente di storia del cristianesimo, nel loro libro titolato "Antropologia delle origini cristiane" affermano che il vangelo giovanneo fu redatto negli anni 90 fuori dalla Palestina, perciò presenta la vicenda Gesù in base a un'esperienza religiosa e a un ambito culturale differenti.
Qualcuno si scandalizza se dico che Gesù non era cristiano ? Credo di no, perché è un'ovvietà. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte. Mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e mai si proclamò Messia.
Gli autori dei vangeli erano persone appartenenti alla cultura ellenistico-romana, che parlavano e scrivevano in greco, non riportavano le parole che forse Gesù aveva detto nella sua lingua, l'aramaico.
C'è da dire che nei primi due secoli diverse correnti di pensiero ci danno del Cristo immagini diverse, perciò nessuna poteva pretendere di essere più autentica o esclusiva rispetto alle altre.
Nei primi 150 anni dalla morte di Gesù coesistevano differenti tendenze del cristianesimo nascente e c'era la necessità di un cristianesimo normativo da tutti accettato e seguito.
Nella seconda metà del II secolo si affermò l'opinione che la devianza da una norma era da considerare un'eresia, perciò condannabile.