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Messaggi - Jacopus

#1066
Rispondo alla prima domanda di Claudia K. Uno psicoterapeuta che vieta ad un paziente di leggere testi filosofici mi sembra surreale. Non escludo che possa capitare, visto che molti psicologi non sono sufficientemente preparati. In ogni caso si tratterebbe più di un santone autoritario che di uno psicologo. Per capire sinteticamente cosa fa uno psicologo, leggere gli interventi di Anthonyi.
#1067
Ipazia: che Giuda non sia stato perdonato, deriva dal fatto che la religione degli ebrei e sequitur sia una religione ambivalente e contraddittoria. Essendo un prodotto dell'uomo, non potrebbe essere altrimenti. In realtà la domanda sulla possibilità del perdono dovrebbe presupporne una antecedente: "come si determina la responsabilità dell'azione che può essere o non essere perdonata?" Una volta risposto a questa domanda sarebbe essenziale a mio giudizio, organizzare una teoria del perdono che non sia un inevitabile dispositivo religioso. Per essere coerenti con Kant, il pensiero critico che abbatte i vecchi idoli deve anche essere in grado di trovare una "wohnungplatz" per il nuovo mondo,nel quale l'uomo non è più in uno stato di minorità imputabile a sè stesso.
#1068
Questa discussione è un atto individuale del mio super-Io e quindi coerente con l'argomento (oltre a provare definitivamente che sono una persona ottocentesca, nata per sbaglio un secolo dopo). Ma veniamo al tema.

La società borghese dalla quale è emerso il capitalismo moderno produsse due grandi pensatori tedeschi che vorrei qui collegare: Freud e Weber.
Il tardo Freud si interessò più che di questioni cliniche, dell'applicazione della sua teoria, la psicoanalisi, alla storia umana, ai meccanismi collettivi, alla civiltà. E in questo modo si è conquistato un posto degnissimo nel mondo della filosofia, oltre che nel campo della psicologia. Nella sua opera fondamentale "Il disagio della civilità" scrive: "Il progresso viene pagato a prezzo di una perdita di felicità in seguito ad un accresciuto senso di colpa". La tesi è che l'abbandono della società bucolica e innocente da buon selvaggio, ha creato un reticolo di istituzioni, di legami, di obblighi, di sensi del dovere, tale da imbrigliare la spontaneità e l'affettività delle società tradizionali. E tale sistema di controllo è tanto più cogente, quanto più l'uomo diventa potente e separato dalle leggi naturali iniziali. Un sistema che usa "il senso di colpa" come freno, sia che esso sia proposto attraverso la religione, sia attraverso meccanismi sociali o interiorizzati a livello familiare. Weber chiamò lo stesso fenomeno, "gabbia d'acciaio".
Weber è anche famoso per il suo studio sull'etica protestante e lo spirito del capitalismo. In questo classico la tesi è nota: la capacità di accumulare il denaro come prova del proprio destino di "salvato" nel mondo extra-terreno. In parole povere: "solo i ricchi vanno in paradiso". Ma in questo mondo puritano, l'accumulazione diventa un fine in sé, in qualche modo estraneo a finalità di godimento, che anzi sono severamente condannate. Insomma il godimento escluso da Freud per senso di colpa, viene escluso anche da Weber che associa in modo brillante capitalismo e puritanesimo.
In questo modo, approssimativamente fino a metà del secolo scorso, si creò un equilibrio instabile fra istanze di soddisfazione personale e collettive, che hanno reso il "progresso", qualcosa che veniva comunque irradiato e autolimitato.

La patologia più comune in questo tipo di società è la nevrosi, che nasce proprio dalla difficile gestione del senso di colpa.

Oggi la situazione è completamente diversa. Il capitalismo globale è riuscito ad assorbire e a reinterpretare i movimenti libertari e antiautoritari degli anni '60, per buttare alle ortiche ogni senso di colpa. Analogamente i ricchi vanno in paradiso solo se lo costruiscono in questa vita. La vita futura non interessa più. L'individualismo più sfrenato, la ricerca della felicità rendono così possibile un trasferimento del senso di colpa, dall'individuo integrato a quello non-integrato, che deve sentirsi in colpa perché responsabile del proprio destino. Il senso di colpa diventa così un meccanismo culturale dedicato alle classi oppresse, mentre le classi dominanti possono farne a meno. Il senso di colpa, crea l'unione della collettività, come esemplifica in modo molto noto, il sacrificio nel Cristianesimo (ma se vogliamo scavare più in profondità potremmo scomodare anche Prometeo o Edipo). Ma questo non viene più riconosciuto, poiché interrompe il flusso edonistico che domina ovunque.

La patologia più comune in questo tipo di società è il narcisismo, che nasce dalla difficile gestione del proprio senso di vergogna (per non avere successo, per non essere famosi, per non essere belli, per non essere ricchi e così via).
#1069
@Davintro. Sulla deviazione COVID-19, effettivamente dipende da alcuni partecipanti al forum. Sul tuo discorso generale direi che, pur appartenendo alla corrente "scientifica" del forum, ho sempre letto con interesse chi proponeva argomenti più strettamente filosofici, soprattutto se esposti con grande competenza come i tuoi o come quelli di Bobmax o del quasi-disperso Paul. Personalmente credo che la relazione scienza/filosofia sia molto complessa ma è errato subordinare l'una all'altra. La scienza galileiana ha modificato irreversibilmente la filosofia moderna. Certe correnti hanno negato, poi, ogni possibile apporto della filosofia classica, ripetendo l'errore medievale di subordinare la filosofia alla teologia.
Quello di cui sono piuttosto convinto è l'anacronismo di voler tornare al passato. La scienza sarà ancora a lungo il controcanto della filosofia. Ma non deve arrogarsi il monopolio delle argomentazioni possibili. È, a mio parere, un dialogo che permette correzioni e visioni esterne (quindi critiche), mentre porre il focus solo su una delle due discipline ripete il rischio del pensiero unico e autovalidante.
#1070
Il complottismo è una risposta patologica della società o di parte di essa ad una patologia sociale ormai quasi irreversibile, ovvero il monopolio della verità da parte del denaro e della sua grande protettrice La Tecnica. A livello sociale accade quello che a livello individuale accade quando si subisce un trauma. Il trauma espone la persona a scindersi dalla realtà perchè la realtà è troppo dolorosa,  mettendo in atto così comportamenti patologici più o meno gravi.
#1071
Attualità / Re: Arrestate Putin!
19 Marzo 2023, 22:30:01 PM
CitazioneQuindi non nutri alcun interesse sulla vicenda della deportazione dei bambini?
Ciao Freedom. Penso che ogni guerra porti con sè un ampio spettro di violenze indicibili. Questo Tribunale vorrebbe separare le guerre combattute cavallerescamente da quelle sporche. A mio parere è solo una ulteriore arma di propaganda, per di più usata anche da chi ha già di suo le mani grondanti sangue innocente. Invece di questa pantomima, avrei preferito dei seri tentativi di mediazione e di compromesso, oppure continuare la guerra per quello che è: l'abolizione di ogni regola non fondata sulla forza militare.
#1072
Attualità / Re: Arrestate Putin!
19 Marzo 2023, 19:44:59 PM
Su di me, per quel che può contare, questa vicenda ha avuto solo l'effetto di rendermi più equidistante e quindi meno critico nei confronti di Putin. L'ipocrisia di questo supposto tribunale è stucchevole. Quasi tutti i presidenti USA avrebbero dovuto egualmente essere denunciati. Evidentemente si applicano al diritto gli stessi principi dell'esercizio arbitrario della forza, paludandoli di legittimazione e giustizia. Uno spettacolo inguardabile.
#1073
Attualità / Re: Arrestate Putin!
19 Marzo 2023, 08:15:36 AM
In ogni caso, gli USA, su questa vicenda, dovrebbero solo tacere, visto che non fanno parte di questa Corte. Come direbbe Balbontin, " troppo comodo fare i bulicci con il culo degli altri". Detto da uno che non si sente per niente putiniano.
#1074
Estratti di Poesie d'Autore / Stupore
18 Marzo 2023, 23:51:59 PM
Stupore

Perché mai a tal punto singolare?
Questa e non quella? E qui che ci sto a fare?
Di martedì? In una casa e non nel nido?
Pelle e non squame? Non foglia ma viso?
Perché di persona una volta soltanto?
E sulla terra? Con una stella accanto?
Dopo tante ere di non presenza?
Per tutti i tempi e per tutti gli ioni?
Per i vibrioni e le costellazioni?
È proprio adesso? Fino all'essenza?
Sola da me con me? Perché mi chiedo,
non a lato nè a miglia di distanza,
non ieri, nè cent'anni addietro, siedo
e guardo un angolo buio della stanza,
come, rizzato il capo, sta a guardare
la cosa ringhiante che chiamano cane?

Wilslawa Szimborska
#1075
Estratti di Poesie d'Autore / Re: Figli dell'epoca
18 Marzo 2023, 14:18:03 PM
Purtroppo L'alienazione attuale della società è tale che si proteggono molto di più le macchine che le persone. Gli esempi sono molteplici. Tanto che molte persone finiscono per rifugiarsi nella mistica e nella spiritualità, confidando in loro per il riconoscimento e la protezione, riformulando L'alienazione in chiave trascendente.
#1076
In realtà è proprio l'abbandono della poesia e della letteratura come verità ultima, che ci ha condotto nel dominio della tecnica. Ben saprai l'opposizione di Jorge nel "Nome della rosa" affinchè non si scopra il libro di Aristotele sulla satira e il teatro. Anche Platone, l'iniziatore della tradizione tecnica nel pensiero occidentale, era contrario alla letteratura e alla poesia, perchè foriera di passione. Ma solo la poesia e l'arte hanno la capacità di ricollegare l'uomo alla terra. La tecnica invece li separa, poichè la terra diventa uno strumento ed oggi siamo arrivati al punto di concepire l'uomo come strumento esso stesso al servizio di valori astratti (il sistema, il denaro, l'organizzazione). E tutto questo è accaduto dimenticando il valore etico della poesia e dell'arte in generale. L'arte non pesa e non classifica, l'arte fa intuire e connette, l'arte riflette su ciò che è antinomicamente parte della vita, senza sperare in una soluzione (tecnica) definitiva. La privatizzazione della fruizione dell'arte è un'altra vittoria del pensiero capitalistico a differenza di quanto accadeva nell'antica Grecia, allorquando le tragedie erano un momento culminante dell'idea di unione fra tutti i cittadini (vabbè poi c'erano gli schiavi, ma quello è un altro discorso).
La similitudine di intenzione di Jorge (padre domenicano, frutto di finzione ma che rappresenta bene il mondo medioevale) e di Platone mi fanno ulteriormente pensare che il processo di fuga dall'arte come "verità che unisce" è stato un processo molto profondo nella storia culturale dell'uomo, che oggi sta disastrosamente trionfando.
PS: l'opposizione di Platone all'arte è una opposizione nel processo di creazione della politica ovviamente, non un discorso estetico. Ma quello su cui si dovrebbe riflettere è proprio il valore politico dell'arte, come processo di connessione fra i viventi.
PS2: mi viene in mente anche il ruolo unificatore fra l'umanità dei grandi artisti. Come possiamo odiare il popolo russo o comunista o quello tedesco o nazista, quando sappiamo che russi sono stati Dostoevskij, Stravinskij, Goethe, Beethoven?
#1077
Sempre sulla stessa linea, Wislawa Symborska, la mia poetessa per eccellenza, scrisse:
"Senti come mi batte forte il tuo cuore".
#1078
Tolstoj non promuove certo "il feticismo dell' omologazione", ma sottolinea uno strato radicale di uguaglianza fra gli uomini, pur nelle loro diversità. Accogliere unicità e vicinanza fra gli uomini e le donne è un compito contrario sia all'omologazione che al disprezzo dell'alteritá. Per quanto essa, alteritá, ci sembri distante e degna appunto di biasimo, discende sempre da una storia collettiva che ci riguarda tutti. Accogliere in modo completo questo messaggio cambierebbe il nostro stesso stare al mondo.
#1079
In realtà, Ipazia, la concezione di volersi sentire assolutamente diversi dagli altri, anche in chiave dissidente, non è affatto nuova. La applicarono con più o meno fortuna, tutti i popoli della terra, le classi della terra, le razze (?) della terra. Fu necessario lo stoicismo e poi di seguito il cristianesimo e l'illuminismo a creare le premesse della frase di Tolstoj. Si può adottare una visione paranoidea della purezza noi/loro, oppure quella dell'unus ego et multi in me. La prima spesso porta a tragici versamenti di sangue, la seconda a possibili manipolazioni ipocrite o lassiste ma anche all'accettazione di doverci aiutare l'un l'altro, perché l'altro è sempre parte di una storia collettiva, filogenetica ed ontogenetica. Nel primo caso invece esiste solo un rigido disprezzo, con le più diverse giustificazioni.
#1080
Benigni e Tolstoj sono due mondi completamente diversi. Pensare che in noi non c'è nulla in "germe" di ciò che c'è nel peggior perverso come nel miglior santo, non è il mondo delle vacche nere ma il mondo della paranoia, nel quale scindiamo l'altro che diventa l'inferno. Credo che nella frase di T. si riesca a mediare fra ciò che è differente fra di noi e ciò che è uguale, disinnescando così il vecchio discorso da emisfero sinistro della divisione del mondo in "buoni e cattivi", gioco preferito di ogni totalitarismo, religioso e non. Che poi questo non si traduca in "volemose bene", sta alla capacità della società che interiorizza il messaggio di Tolstoj, in modo tale da non considerarlo un alibi alla "così fan tutti". Il messaggio di Tolstoj mi sembra ben più profondo.