Citazione di: Ipazia il 24 Ottobre 2023, 11:13:19 AMSono aporetiche col senno di poi, ma feconde fin dalla sentenza di Parmenide, ragionando sul "non essere che non è", con animo ed occhio limpidi.Divenire evolutistico lo lascerei dire ad Harari che frattanto è sbarcato in Italia, con la sua ideologia che puzza di zolfo lontano un miglio (non ne dubitavo).
Bella domanda che dovrebbe costituire il nucleo di un luogo denominato "Riflessioni". Ho già risposto in vari modi, ma l'importanza della questione merita di essere ribadita e chiarificata. Partendo dall'essere in carne ed ossa, l'essere umano, che permane nel suo divenire autocosciente dalla nascita alla morte. Il cui destino comune genera la categoria filosofica, etica piuttosto che metafisica, dell'umano che si concretizza socialmente, e si imprime spiritualmente, nell'umanesimo.
Buttandola in letteratura, l'umano è la somma di tanti figli senza padre, al massimo una madre, che va dalla matrigna leopardiana alla inesorabile nicciana, comunque assai poco pietosa.
La pietà ce la deve mettere l'essere umano, diventando quello che si è, direbbe FN: un accidente evolutivo cui solo la compassione inscritta nella carne dei senza padre, piuttosto che nella loro metafisica, può offrire una via di redenzione e salvezza. Nel divenire evolutivo di cui, come essere umano, individuale e collettivo, è capace.
Io parlerei visto che vogliamo guardare oltre il conservatorismo, di progressismo.
Ma ormai siamo arrivati col cervello liquefatto.
Non capisco cosa c'entri la politica, evidentemente le esalazioni mefitiche della palude della ragione nella sezione politica hanno raggiunto anche queste zone.
Bizzarro.