Io non ho alcuna necessità di indagare se le sacre scritture contengono contraddizioni (le contengono) oppure no per scegliere di credere . infatti non è solo la Bibbia il fondamento del mio credo, che dire dei grandiosi sutra Buddisti? Allora di quale verità stiamo parlando? della verità rivelata nei vangeli? e quante religioni professano una verità rivelata? sono almeno 4 , islam, ebraismo, Cristianesimo e veda. Chi di queste 4 ha il potere di dire che la propia confessione sia la verità universale? nessuna.
Personalmente non voglio per la mia vita Spirituale nessuna immolazione Divina , non mi serve capite ?
È un altra la ragione che mi spinge a credere.
La motivazione della mia fede è la seguente: io credo in Dio perché ciò mi consente di unire il sentimento del bene e della giustizia dentro di me con il senso del mondo fuori di me. Affermare con la mia mente e con il mio cuore l'esistenza di una dimensione prima e ultima dell'essere che è bene e giustizia (convenzionalmente chiamata Dio) significa per me assegnare il primato ontologico, oltre che assiologico, al sentimento del bene e della giustizia che mi anima, e che vedo animare molti altri esseri umani. Più in particolare, credere nell'esistenza di Dio per me significa porre l'amore quale respiro dell'essere. L'idea di Dio è il ponte che mi consente di unire il sentimento e l'attesa del bene dentro di me, con il senso ultimo del mondo fuori di me. Per questo, riprendendo un termine della religione romana in seguito fatto proprio dai papi, parlo di Dio come «pontefice», costruttore di ponti: Deus pontifex maximus.
Personalmente non voglio per la mia vita Spirituale nessuna immolazione Divina , non mi serve capite ?
È un altra la ragione che mi spinge a credere.
La motivazione della mia fede è la seguente: io credo in Dio perché ciò mi consente di unire il sentimento del bene e della giustizia dentro di me con il senso del mondo fuori di me. Affermare con la mia mente e con il mio cuore l'esistenza di una dimensione prima e ultima dell'essere che è bene e giustizia (convenzionalmente chiamata Dio) significa per me assegnare il primato ontologico, oltre che assiologico, al sentimento del bene e della giustizia che mi anima, e che vedo animare molti altri esseri umani. Più in particolare, credere nell'esistenza di Dio per me significa porre l'amore quale respiro dell'essere. L'idea di Dio è il ponte che mi consente di unire il sentimento e l'attesa del bene dentro di me, con il senso ultimo del mondo fuori di me. Per questo, riprendendo un termine della religione romana in seguito fatto proprio dai papi, parlo di Dio come «pontefice», costruttore di ponti: Deus pontifex maximus.
