Scusa Duc. Ormai ci ho preso gusto e comunque discutere con te è un piacere, visto il tuo garbo, al di là delle diverse idee. Il mio credere è inevitabile, perché ognuno di noi agisce sulla base di pregiudizi, cioè credenze, ma non è una fede, in quanto è sempre possibile metterla in discussione ed è invece una credenza, che proprio alla luce della posizione di reciprocità, deve essere disposta ad accettare credenze diverse, come ad esempio "credere in Dio". Questo atteggiamento dì reciprocità ci porta a quel relativismo che citi in fondo all'intervento. Ma quel relativismo si supera fondando il proprio agire sul riconoscimento reciproco, in grado di trovare piccole verità discutibili lungo il cammino. Se è vero che questa logica non è detto che tutti l'accettino (come fai notare), aprendo la porta a profittatori di vario genere, la tua scelta è comunque quella della sottomissione, dello stato di minorità ad un potere assoluto in grado di annicchilirti in ogni momento. In entrambi i casi c'è un fattore di rischio, poiché la superbia, l'hybris, è dietro l'angolo sia fra i fedeli in Dio che fra i fedeli nell'Uomo. Ed entrambi hanno mietuto molte vittime fra i loro nemici. Ma è proprio per quello che facevo riferimento a logiche di reciprocità. Poiché se si educano le società ad ascoltare le ragioni degli altri, ognuno è vittima o come scrive Hegel ognuno è padrone e servitore allo stesso tempo. Il padrone dei cieli è troppo simile ad un tiranno per piacermi. Preferisco Ulisse che abbandonó Nausica, e preferì tornare fra i mortali, piuttosto che diventare immortale ma legato da un incantesimo senza tempo.
