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Messaggi - Jacopus

#1081
Percorsi ed Esperienze / L’uomo secondo Tolstoj
11 Marzo 2023, 22:15:43 PM
Non sapevo bene in quale sezione piazzare questa discussione. Alla fine potrebbe andare bene qui. Fatto sta che la frase di Tolstoj che segue è splendida.

 "Una delle superstizioni più frequenti e diffuse è che ogni uomo abbia solo certe qualità definite, che ci sia l'uomo buono, cattivo, intelligente, stupido, energico, apatico, eccetera. Ma gli uomini non sono così. Possiamo dire di un uomo che è più spesso buono che cattivo, più spesso intelligente che stupido, più spesso energico che apatico, e viceversa: ma non sarebbe la verità se dicessimo di un uomo che è buono o intelligente, e di un altro che è cattivo, o stupido. E invece è sempre così che distinguiamo le persone. Ed è sbagliato. Gli uomini sono come i fiumi: l'acqua è in tutti uguale e ovunque la stessa, ma ogni fiume è ora stretto, ora rapido, ora ampio, ora tranquillo, ora limpido, ora freddo, ora torbido, ora tiepido. Così anche gli uomini. Ogni uomo reca in sé, in germe, tutte le qualità umane, e talvolta ne manifesta alcune, talvolta altre, e spesso non è affatto simile a sé, pur restando sempre unico e sempre se stesso". Tolstoj dal romanzo Resurrezione.

Aggiungerei che "in germe", ogni uomo reca in sè anche tutti i vizi umani, oltre alle qualità, ma anche questo era sotto inteso nel discorso di Tolstoj.
#1082
Tematiche Filosofiche / Re: Credere nella Scienza
11 Marzo 2023, 15:36:09 PM
CitazioneCitami una sola pubblicazione dove il puntino rosso non sia la base di ogni conseguente (delirante) conoscenza.
ciao Green. Le Neuroscienze non sono fatte da persone in camice bianco dietro ad un computer collegato con tanti fili alla testa di qualcuno. Le neuroscienze, proprio perchè hanno a che fare con concetti come coscienza e mente, presuppongono, da parte di chi le coltivano, una esaustiva conoscenza della letteratura, dell'arte e della filosofia. Altrimenti si rischia di fare valutazioni da "puntino rosso". Ma questa è solo una caricatura delle neuroscienze, come quando si parla dello psicologo come dello strizzacervelli o dell'ossessionato dal sesso.
Personalmente ho trovato molto intrigante e davvero illuminante per molti aspetti, il libro di Mc Gilchrist, che prima di prendersi la laurea in medicina ne aveva una in letteratura, con tanto di docenza universitaria in letteratura inglese (ed infatti anche se parla di neuroscienze vi sono innumerevoli citazioni di Shakespeare). Il libro si intitola "Il padrone e il suo emissario" e prende il titolo da una citazione di Nietzsche (quindi potrebbe ancor di più interessarti). Altrimenti, sempre nel filone della neuro-filosofia, un libro altrettanto importante è "La neurofilosofia e la mente sana, di Northoff. Se invece vuoi comunque capire come ragiona uno scienziato da "puntini rossi", ti puoi dedicare a P. Churchland, L'Io come cervello, che è un manifesto fisicista estremo della coscienza. Brevemente ti posso dire cosa ho capito io dalla frequentazione con le neuroscienze. Non siamo automi ma non c'è neppure nessun fantasma nella macchina nè homuncoli che dirigono l'orchestra. Il cervello, o meglio il Sistema Nervoso Centrale è un iperconnessione con il corpo e con la cultura, che si sviluppa in modo plastico a partire dalla sua struttura fisica, ma che poi adatta alla sua esperienza, che si è amplificata attraverso la cultura. Quindi occorrerebbe non sottovalutare il corpo come una sorta di "parte implicita del cervello", così come "il mondo culturale", di cui fa parte in modo preminente, l'arte, la filosofia, il pensiero astratto e tutto ciò che crea le "visioni del mondo".
#1083
Tematiche Filosofiche / Re: Credere nella Scienza
10 Marzo 2023, 09:00:09 AM
Per Green. Non si tratta di puntini. Le neuroscienze hanno fatto e continuano a fare ricerca che comporta inevitabilmente una ricostruzione dell'identità umana, come è accaduto con Darwin e Freud. È come in Darwin e in Freud sono possibili, come struttura delle neuroscienze, modelli diversi, ma ridurre tutto a puntini rossi che si accendono su un monitor mi sembra più una risposta degna di un agostiniano controriformista, che di un ricercatore di filosofia.
#1084
Storia / Re: Olocausto degli ebrei
07 Marzo 2023, 20:22:50 PM
La razionalità come calcolo (ratio) è effettivamente connessa con il nazionalsocialismo e con il totalitarismo ma anche con il pensiero mercantile/finanziario. In qualche modo nei nostri tempi si sta ripetendo, con lo scambio delle parti, lo stesso dramma medioevale, quando la verità derivava solo da realtà trascendenti e spirituali, relegando la scienza ad ancella delle materie più vicine alla contemplazione o al massimo necessaria per lavori artigianali considerati volgari e plebei.
Siamo così passati dalla alienazione per negazione della realtà materiale alla alienazione per negazione della realtà umana che non potrà mai essere solo limitata alla realtà materiale, come insegna la filosofia stessa, ben prima della religione. E questo non vuol dire essere degli oziosi kulaki che non si sono mai sporcati le mani, ma riconoscere la verità dell'umano che non può essere ridotto a merce o a semplice materia. Onde evitare malintesi, a sua volta ciò non giustifica l'esistenza di ceti parassiti come il ceto dei sacerdoti, se esclusivamente o parzialmente finalizzato a trarre una rendita dai valori extramateriali di cui una umanità matura e più giusta avrà sempre bisogno.
#1085
Tematiche Filosofiche / Re: Zen
07 Marzo 2023, 18:01:16 PM
Stato di beatitudine o visioni luminose possono esserci come non esserci nell'esordio della schizofrenia. È una circostanza contingente che è ricompresa in una polisintomaticità ben poco classificabile.
#1086
Ipazia. Se le persone che non sono andate a votare si fossero aggregate facendo manifestazioni di piazza, avessero fondato associazioni per la libertà degli orsacchiotti di peluche oppure avessero fatto la marcia della protesta contro i cappelli a punta, sarebbe stato un conto ma così è semplicemente la morte della politica e il predominio assoluto del Capitale. Platone definiva la politica come "technè basilikon", ovvero come la regina delle tecniche. È come tu mi insegni, i greci erano i primi della classe. Il mondo che tu festeggi è invece il mondo dell' individualismo anonimo, del mito del self-Made-man, della partita iva, dei furbi contro i fessi o più semplicemente un mondo di sterile astensionismo perché la politica chiama ai valori collettivi che ormai sono sepolti sotto  i caveu delle banche.
#1087
La tua osservazione mi trova completamente d'accordo ma provo a specificarla meglio secondo una interpretazione storica e di classe. L'elevazione culturale è stato uno dei grimaldelli per la legittimazione della classe borghese rispetto all'aristocrazia e per ottenere il successo doveva predicare una elevazione universale, in sintonia con i valori della rivoluzione francese.
Fu attraverso questa legittimazione della cultura e della critica che si crearono i quadri dei successivi partiti socialisti, anarchici e comunisti. Una prova letteraria è il romanzo di Pratolini, Metello, nel quale il proletario protagonista si rende conto che per battere la borghesia bisogna approfondire le proprie conoscenze a 360 gradi, dal diritto del lavoro alla divina commedia. A partire dal secondo dopoguerra, vi è stato un processo gestito dall'alto per delegittimare la conoscenza critica perché costituiva una minaccia reale per il nuovo assetto del potere, che aveva ormai definitivamente sconfitto l'aristocrazia. Vi fu un periodo di lotta reale contro questo processo, il cosiddetto '68, al termine del quale, il processo di delegittimazione della cultura è proseguito con maggior vigore, decuplicato dalla morte delle generazioni che erano cresciute con il culto della istruzione.
Ovviamente senza cultura anche l'attuale classe dominante diventa debole ma sono avvenuti alcuni cambiamenti fondamentali.
1) la cultura ha perso il suo messaggio di universalità, tornando ad essere una attività da chierici, piuttosto che l'arena condivisa di una opinione pubblica informata e capace di valutare (a proposito è importante il primo libro di Habermas, storia e critica dell'opinione pubblica).
2) la cultura è diventato un universo troppo vasto e quindi si è segmentato in tutte le varie specializzazioni, che offrono soluzioni produttive a problemi gestionali senza più affrontare i problemi etici ed esistenziali dell'uomo (in questo senso è preoccupante la visione delle neuroscienze se esse vengono affrontate senza alcun nesso con la filosofia e le scienze sociali).
Manca cioè una visione olistica della cultura, che diventa il secondo vulnus dopo la regressione antiuniversalistica della cultura.
3) Apprendere è faticoso ed anche controfattuale rispetto alla vita. Comprendere Heidegger, ad esempio, necessita della lettura di almeno un centinaio di altri libri (e mi tengo basso). Il messaggio mediato continuamente è invece attualmente quello della facilità di ottenere le cose (compresa la cultura), abbinata alla critica verso tutte Le entità non economiche come la politica o, appunto, la cultura. Il denaro ha reso la cultura stessa una merce, come l'arte, la musica e il corpo stesso degli umani.

Detto questo, sono molto pessimista per il futuro, poiché la visione strumentale del mondo dato da scienza più denaro è diventata così profonda, che solo una scossa "non indolore" può cambiare lo stato delle cose.
#1088
Scienza e Tecnologia / Evoluzione inorganica
06 Marzo 2023, 00:10:35 AM
Apprendo con curiosità ed interesse, pur da profano, che esiste anche una evoluzione della materia inorganica, attraverso la quale si creano elementi sempre nuovi. La
Tavola periodica è quindi mutevole e sempre provvisoria. Da quel che ho capito vi sono processi di cattura dei neutroni,  nel momento delle esplosioni stellari, tipicamente supernovae. Durante queste esplosioni gli elementi più comuni dell'universo come ad esempio il ferro, aggregano una grande quantità di neutroni, che non vi sono nel ferro puro. Questi nuovi elementi sono radioattivi e degradano lentamente la loro radioattività. Ma può accadere (ed accade) che alcuni di questi neutroni si trasformino in protoni, processo che scientificamente si chiama "decadimento beta". In questo modo si attenua o si interrompe il processo di decadimento radioattivo e si forma un nuovo elemento dal ferro. Essendo queste trasformazioni del tutto casuali, è possibile che, appunto, ci siano ancora molti elementi a noi sconosciuti. L'innesco per questi fenomeni, come dicevo, è  la liberazione di grandi quantità di energia, come le supernovae o le esplosioni di stelle di neutroni, che sono i corpi celesti più pesanti, fatta eccezione per i buchi neri.
Tutto questo meccanismo mi sembra per molti aspetti assimilabile ai processi evolutivi organici. Entrambi sono organizzati attraverso il passaggio casuale da un elemento ad un altro o da una specie ad un altra.
Entrambi conoscono una serie di passaggi intermedi, nel corso dei quali la struttura del passaggio si consolida.
Alla fine, ciò che risulta sempre più chiaro è l'impermanenza sia del mondo fisico che del mondo biologico, entrambi soggetti a dinamiche evolutive e a cambiamenti.
#1089
Tematiche Filosofiche / Re: Credere nella Scienza
05 Marzo 2023, 18:37:30 PM
Strano Ipazia. Non ho approfondito ma leggiucchiavo qua e là che nel 2022 i reparti covid erano affollati quasi esclusivamente di non-vaccinati. Oltre agli slogan gradirei qualche dato statistico. Quelli ormai non dovrebbero mancare (e risparmiaci il pollo di Trilussa, perché la statistica è una scienza e serve proprio per verificare l'oculatezza di una scelta oppure no).
#1090
Tematiche Filosofiche / Re: Zen
04 Marzo 2023, 19:40:10 PM
Potrei rispondere con "Ad Ulisse non piace questo elemento". Che è anche questo un Koan, seppur inquinato dai nostri tempi melensi.
#1091
Tematiche Filosofiche / Re: Credere nella Scienza
04 Marzo 2023, 02:04:37 AM
CitazioneUn Anticristo così sfacciatamente blasfemo e corrotto da aver spalancato la via verso la morte del dio della modernità che aveva affossato il Dio di Abramo: la Scienza.
Partirei da qui, con delle osservazioni che non sono né definitive, nè chiare neppure a me. Fatto sta che da qualche tempo rifletto anch'io piuttosto criticamente nei confronti della scienza. E che critica sia.

La tesi ipaziana è riassumibile in una serie di assassinii: la $cienza/anticristo è il killer della Scienza canonica, che fu il killer della Religione. E se invece già Galileo, a sua insaputa, non sia un amministratore delegato di Big Pharma?
Ovvero $cienza e Scienza forse sono solo una dissociazione allucinatoria. La Scienza non ha per caso in sè, già lo statuto predatorio della $cienza?
Che cosa accomuna la Scienza e la religione? Il possesso del mondo, al cui apice c'è l'uomo. Un uomo che però non è né Ipazia né Jacopus. Ma un uomo oggettivo e senza volto. Cartesio scrisse che la scienza rendeva finalmente l'uomo "maitre et possesseur du monde". Simile viatico espresse Dio a Noè al termine del Diluvio. Ma in questo possesso, in entrambi i regni, scientifico e religioso, l'umanità si oggettivizza: in corpore vili sta l'anima, unica entità da tutelare per la religione, mentre per la scienza il corpo diviene ancora più rudemente una materia prima, o stücke (pezzo), così come venivano chiamati gli internati dei campi dì concentramento.
A una metafisica ne segue un'altra. Nell'arco temporale di mezzo si è vissuta forse un'epoca felice, allorquando la scienza, pur contentente già il suo futuro veleno, liberava l'umanità da antiche catene che oscuravano il pensiero e la libertà. Ora potrebbe sembrare che quelle catene, più subdole, siano state riapplicate secondo l'insegnamento del grande Inquisitore: che gli uomini amino le loro catene, così da non avvertirne il peso.
In altri termini: sia il monoteismo religioso, sia le scienza, oggettivano il soggetto e lo sottomettono ai loro diktat.
Perché lo fanno? Probabilmente in entrambi i processi conoscitivi ( visioni del mondo?) vi fu inizialmente un autentico desiderio di liberazione a cui è però seguito la strutturazione in un canovaccio canonico. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore invece entrambe sono già geneticamente fondate sulla visione dell'uomo come strumento e non come soggetto. La tecnica e i corpi che affondano in mare sono l'evidenza odierna, esattamente come burocrazia e campi di concentramento lo erano 80 anni fa. Mentre 800 anni fa si bruciavano gli eretici (colpirne 1 per educarne 100?).
Ed allora? Che fare? Questo si domandavano i leninisti alla vigilia della rivoluzione sovietica. Peccato che anche loro abbracciarono radiosi l'elettrificazione, invece delle comuni agricole predicate da Tolstoj.
A noi la domanda viene riproposta, al di là e al di sopra del solito tormentone Pro/Contro COVID. Il problema esiste, ciò che ancora non si vede è la soluzione. Una soluzione che, possibilmente non butti il bambino con l'acqua sporca, magari per ripresentarci stesso bambino e stessa acqua sporca o bambino e acqua sporca di epoche passate.
#1092
Percorsi ed Esperienze / Re: Siamo IMMORTALI
01 Marzo 2023, 21:49:19 PM
Parto dal fondo. Se con "Io" intendi vitalità, sono d'accordo. Embrioni e feti sono molto vitali. Poi accade il primo trauma di un essere vivente: la nascita. È inevitabile un rallentamento. Immagina solo lo stress per la creazione di una propria flora batterica senza la quale semplicemente si muore. Bisogna imparare a respirare. Si sente per la prima volta un freddo terribile. Il corpo deve imparare a termoregolarsi. Si susseguono stimoli fortissimi rispetto ai quali è necessario un rallentamento dei processi vitali.

Se con "Io" intendi la percezione di una unità biologica che tende alla sua conservazione, sono nuovamente d'accordo.

Ma il problema, prima di arrivare a quello dell'immortalità supposta dell'Io, è un altro. In cosa consiste questo Io? Che può ritradursi nel problema soggetto/oggetto  o anche nel problema io/comunità.
Ritengo che il concetto di individuo, alla base del concetto di Io, sia condizionato dalla cultura. Un individuo cinese si percepisce un Io, molto diverso da un individuo anglo/sassone, e così via.
Ritengo inoltre che le nostre individualità siano strutturate sulla base del dna ereditato, che però pone semplicemente delle precondizioni teoriche in termini di comportamento individuale (ammesso che il concetto di "Io" qui in discussione presupponga come suo elemento distintivo ciò che fa nel suo ambiente). Il comportamento effettivo e quindi il "carattere singolare e distintivo" di ogni organismo umano (Io) dipende poi dall'ambiente, dall'ambiente degli altri umani in relazione con quell'Io e dal caso. In ogni caso la regola fondamentale è che ogni Io si struttura socialmente attraverso il riconoscimento della comunità dei viventi. Meno riconoscimento c'è e più disturbi ci sono in quell'Io, come fa notare Fairbarn e molti altri dopo di lui.
L'Io di un soggetto deprivato fin dalla prima infanzia di relazioni calde e protettive si lascia semplicemente morire. Possiamo ritenere che anche quell'Io sia un Io, prima di morire, ma ci fa comunque riflettere sul fatto che un Io sano, per essere sano, ha bisogno di relazioni e che quindi ogni Io in realtà è un insieme di Io meglio o peggio assemblato. Non esiste un individuo che ce la può fare a creare la propria singolarità senza l'apporto della pluralità, almeno nell'ambito degli animali sociali come homo sapiens.
Detto questo, che da un Io inteso in uno di questi modi, derivi la conclusione della sua immortalità, perché presente fin dagli albori della sua venuta al mondo è un non sequitur. È ovvio che bisogna sentirsi vitali e separati dal mondo fin dalla nascita, poiché è una precondizione della sopravvivenza. Ma la morte è anche necessaria allo stesso modo della vita, perché un ambiente dinamico come quello geofisico del pianeta terra ha bisogno della intercambiabilità delle forme di vita: solo un ambiente perfettamente statico potrebbe permettersi forme di vita statiche e quindi immortali. Resta pertanto a favore dell'immortalità solo l'opzione mitologica, che non disdegno affatto, anzi la ritengo un importante passaggio della cultura umana. Ma non è possibile accettare l'immortalità come evento dimostrato (attraverso teorie piuttosto datate e superate da molti altri studi) dal fatto che un supposto "Io" sia presente fin dagli albori della vita umana. È una affermazione al massimo poetica ma priva del rigore scientifico necessario.
#1093
Percorsi ed Esperienze / Re: Siamo IMMORTALI
01 Marzo 2023, 19:55:51 PM
Se con immortalità descriviamo gli atomi che compongono il nostro corpo, sono assolutamente d'accordo. Gli ultimi atomi che comporranno il nostro corpo un attimo prima di morire si trasformeranno ma andranno nel corso del tempo a costituire altri corpi ed altri organismi, in un ciclo senza fine. Rispetto all'IO come identificazione di un singolo organismo vivente, con le sue peculiarità e storia biologica, non credo, o perlomeno non vi è nessuna conferma scientifica.

CitazioneSecondo la psicologia dell'età evolutiva e gli orientamenti psicanalitici più aggiornati, l'Io è presente in forma embrionale sin dalla nascita.
Potresti citare la bibliografia essenziale che afferma ciò? Perchè a me risulta esattamente il contrario. Oltretutto, come al solito, occorrerebbe definire "IO", perchè dall'unus et multi in me al cogito cartesiano, esiste una vasta costellazione di definizioni intermedie.
#1094
Le emozioni sono collegate al corpo al rossore della rabbia, alla pelle d'oca, alla gioia selvaggia che ci riempie di forza. Il corpo è sempre stato svalutato rispetto alla "mente", alla capacità di razionalizzare il mondo e di categorizzarlo, mentre le emozioni ci ricordano quanto siamo unici e quanto collegati l'un l'altro. Le emozioni però ci distolgono dalla produttività ci fanno diventare sognatori, ci richiamano a ciò che non può essere razionalizzato. In un mondo dove comanda l'esprit de geometrie, le emozioni sono un sacrilegio.
L'altro lato, speculare ma che risponde alla stessa logica è l'invito a consumare le proprie emozioni a liberarle senza freni e senza inibizioni, in una sorta di emotional race. In entrambi i casi le emozioni non sono più un modo per sentirsi parte del mondo ma diventano strumentali ad altre finalità, o meglio ad una finalità sempre più mostruosa, il capitalismo.
#1095
Storia / Re: Una strana preistoria
27 Febbraio 2023, 13:52:35 PM
Un pò di riflessioni a caso su un campo che conosco ma non troppo.

CitazionePoi l'uomo si è fermato e nessuno sa il perché, è diventato stanziale e il resto lo sappiamo tutti.
Darne la "colpa" al clima è un trucco per non spiegare le cose dato che non le conosciamo.

L'uomo si è fermato ed ha inventato l'agricoltura perchè è creativo, perchè sa pensare altrimenti, come molte altre specie, ma noi lo facciamo in grande. In sostanza la vita di ogni essere vivente è disciplinato da due leggi contrastanti, conservazione e innovazione. Se l'ambiente fosse sempre uguale, basterebbe la legge della conservazione, ma non essendo l'ambiente immobile, sia a livello geofisico che organico, bisogna anche saper innovare. A livello genetico l'innovazione avviene attraverso la selezione naturale e la rimodulazione genetica nel corso di centinaia di migliaia di anni. A livello culturale, l'innovazione avviene attraverso la scoperta e la trasmissione generazionale di innovazioni come, ad esempio, l'agricoltura. Il grande marcatore differenziante è stato la scrittura che ha permesso la trasmissione di sapere sempre più vasto e a sempre più membri della specie umana, da rendere ogni innovazione ad efficacia globale. Il problema è ora che il nostro potere derivante dalla conoscenza rischia di stravolgere l'equilibrio dell'ambiente stesso. Da semplici "oggetti" dell'ambiente, cui cercavamo di proteggerci attraverso svariate strategie, siamo diventati "soggetti" dell'ambiente, ovvero in grado di modificarlo, apparentemente in senso favorevole, ma solo apparentemente, come insegna il cambiamento climatico o la produzione di smog.

CitazioneVon Bertallanffy spiega anche la"gerarchizzazione": ogni organismo vivente funziona come un sistema gerarchico funzionale anche ATTRAVERSO UNA SUA CENTRALIZZAZIONE PROGRESSIVA.
È quello che succede alla specie umana, i risultati sono quelli che vediamo e, questa evoluzione/entropica purtroppo sembra inevitabile: è propria a tutti i viventi!
La macchinizzazione e ritualizzazione dei comportamenti umani è tipica anche di altre specie, come esattamente fai notare e fa parte di quella esigenza che ho chiamato esigenza di conservazione. Se sappiamo che il leone ci mangia, tratteremo tutti i leoni come mangiatori di uomini. La categorizzazione è una forma di strutturazione del pensiero che economizza le nostre risorse mentali e ci aiuta, come ora consultiamo una mappa o un libretto delle istruzioni. Il problema di questa evoluzione è che il nostro mondo è sempre più "macchinizzato", ed in questo modo si erode spazio a quell'altra necessaria dimensione umana della creatività e del pensarci unici, noi e gli altri, compreso quel leone che non ha affatto voglia di mangiarci. Riflettevo proprio in questi giorni a proposito di un evento parallelo: il bisogno di avere accanto un animale domestico. Un bisogno che nasce forse proprio dal bisogno di opporsi a questa generalizzata macchinizzazione, poichè il cane che abbiamo ci riconosce e ci ama per quel che siamo e non per quello che facciamo o produciamo (e soprattutto viceversa).

Citazioneo propongo anche questo: qualche anno fa, un'équipe di medici italiani ha scoperto e dimostrato che alcune forme di leucemia sono  provocate dalla presenza di DNA ALIENO nel genoma umano.
Per ALIENO si intende materiale genetico NON UMANO e non necessariamente alieno nel senso ufologico del termine.
Ormai da diversi decenni si è scoperto che il DNA non viene trasmesso solo in via verticale, di generazione in generazione, attraverso la procreazione sessuata, ma anche attraverso virus che che sono stati inglobati nel genoma umano nel corso di milioni di anni e che magari abbiamo ereditato dai nostri predecessori (homo ergaster, homo abilis e così via). Questo DNA ereditato dai virus può avere effetti negativi ma anche positivi. E' grazie ad uno di essi, ad esempio che siamo diventati placentati, abbandonando altre tecniche come quella più antica dell'ovoviviparità (presente ancora nelle echidne e negli ornitorinchi).