Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:44:11 AMCitazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 22:38:10 PM
O l' etica é il dover essere non dimostrabile ma oggettivamente presente nell' uomo (e non affatto necessariamente inteso alla maniera dell' idealismo: io fino a prova contraria -e a scanso di indebite deformazioni e stravolgimenti delle mie convinzioni- lo spiego con il determinismo naturale, biologico e con la dialettica sviluppo delle forze produttive / rapporti di produzione e con la lotta di classe, fattori storici, culturali; mi sembrerebbe anche te, anche se a questo punto non ne sono più del tutto sicuro; di certo non così Nietzche), oppure é il relativistico e/o individualistico pensare e agire ciascuno per sé, senza regole.
(Sempre in attesa di sapere in che senso i valori etici, così da superare il relativismo, in alternativa all' avvertirli interiormante, "si postulano".
Il Sollen (dover essere) è a posteriori. In questa discussione si parla dell'a priori. Che è all'incirca quello che tu hai scritto qui tra parentesi. E' su quella base che si postula il Sollen, che poi tanto indimostrabile e categorico non è nel momento in cui se ne è compresa la logica interna, ovvero la facoltà di trascendere i limiti naturali con atti di volontà determinati, ma pure indeterministici nel momento dell'invenzione. Progettando, come l'architetto a differenza dell'ape, il proprio edificio. Che troppo spesso riesce ad essere più brutto e irrazionale di quello dell'ape. Ma che dopo tanti errori riesce ad essere migliore. E in ciò sta scritto pure un destino, una causalità finale autoprodotta che caratterizza in maniera originale l'avventura antropologica nel silenzio eterno dello spazio infinito che ci riempie di sgomento.
P.S. incomprensione paranoica del testo ?
Il dover essere é constato a posteriori, empiricamente.
E non dimostrabile a priori:
la facoltà (non di magicamente o soprannaturalmente trascendere ma invece) di superare dialetticamente senza violarli in alcun modo i limiti naturali con atti di volontà determinati, e considerabili solo soggettivamente-gnoseologicamente e non affatto oggettivamente-ontologicamente (il che farebbe crollare come un castello di carte l' intera conoscenza scientifica consentendo "miracoli") pure indeterministici nel momento dell'invenzione. Progettando, come l'architetto a differenza dell'ape, il proprio edificio, certo, ma in conseguenza delle leggi naturali, senza affatto violarle. Che troppo spesso riesce ad essere più brutto e irrazionale di quello dell'ape. Ma che dopo tanti errori riesce ad essere migliore. E in ciò sta scritto pure un destino, una causalità finale autoprodotta che caratterizza in maniera originale l'avventura antropologica senza affatto violare miracolisticamente o soprannaturalmente le leggi di natura nel silenzio eterno dello spazio infinito che ci riempie di sgomento
non dimostra affatto alcun dover essere:
quale? Quali imperativi etici se ne deduce?
Sentiti ringraziamenti per la taccia di paranoia (per quanto dubitativa; dopo quella di idealismo, perentoria).