Citazione di: paul11 il 19 Novembre 2020, 20:57:40 PMUna postilla di logica: un «percorso logico coerente», ovvero un ragionamento valido, non evita di per se "fantasticherie" avulse dalla realtà, poiché la validità formale non è da confondere con la verità contenutistica (delle proposizioni coinvolte). Quello che evita "fantasticherie" (e che è il principale problema da affrontare quando si vuole passare dal piano deduttivo-formale al "mondo della vita"), è proprio l'appello alla "empiria", intesa come verifica oggettiva del contenuto dei predicati in questione.
Utilizzare la ragione razionalmente significa costruire deduttivamente dei percorsi logici coerenti, affinchè davvero non si fantastichi e non è necessario che vi siano dati empirici, materici.
Detto altrimenti: non è la correttezza formale del sillogismo (o della deduzione in genere) ad evitare la falsità, ma è la verifica del valore dei predicati, ovvero non è la sintassi del ragionamento a salvaguardarci dal non-vero, ma il controllo della (verità della) semantica.
Come esempio richiamo, ancora una volta, la dimostrazione dell'esistenza di Dio proposta da Godel (link): formalmente ineccepibile, tuttavia, se analizzata contenutisticamente, i suoi presupposti rivelano che la correttezza deduttiva non è garanzia di verità. Godel stesso ne parlò come di un esercizio formale, ben sapendo che, coerentemente ai suoi teoremi di indecidibilità, le definizioni proposte a fondamento della dimostrazione non sono dimostrabili all'interno del sistema stesso (questo non vuole essere un giudizio sulla visione filosofica della verità secondo Godel). Inoltre, proprio non partendo da evidenze empiriche, nulla vieta di sostituire fantasiosamente i termini delle definizioni (ad esempio «Dio»), senza inficiare minimamente la validità formale del ragionamento, che si dimostra così, appunto, un mero esercizio di deduzione sganciato dal "mondo della vita" e senza attendibili ambizioni veritative.
Secondo me lo spazio più problematico del dubbio (nella fede e non solo), non è tanto quello formale-deduttivo (l'essere logicamente coerenti), ma quello della semantica del contenuto, del rapporto fra il ragionamento e la realtà (come ben dimostrano alcuni aspetti mistici e fideistici delle religioni). Per le questioni di teologia o filosofia teoretica (e suppongo forse anche di fisica teorica), l'adaequatio non è la soluzione, è semmai il problema (o meglio, l'aporia).
