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Messaggi - Sariputra

#1096
Direi che è ormai evidente che , Dio vivo o Dio morto, il problema è sempre quello: l'uomo stesso. Ma diciamoci la verità: qualcuno forse ne dubitava? C'era qualcuno che veramente credeva che, sbarazzandosi dell'idea di un Dio creatore, l'uomo sarebbe improvvisamente diventato qualcosa di diverso? Qualcosa di "buono"? Come si è servito dell'idea della presenza di un Dio, ora l'uomo si serve dell'idea della sua assenza ( e da bravo occidentale pretende di imporla a tutti...) per adempiere alla sua millenaria e principale occupazione: soddisfare il proprio egoismo e coltivare l' odio , quello che si potrebbe definire come l'"andazzo" consueto. E in effetti, purtroppo...l'andazzo  è sempre quello, come ben vediamo ogni giorno...
Il problema, evidentissimamente, non era Dio!... :(
#1097
@ Vittori Sechi
Innanzi tutto complimenti per la qualità dello scritto e per il pathos impresso allo stesso...
E' curioso che, in assenza di contradditorio con dei credenti cristiani ( Duc credo che ormai ci abbia lasciati...), mi trovi , non a difendere, ma semplicemente a portare qualche riflessione sul tema ( visto che sono quello che ha avviato una vecchia discussione dal titolo "Ma Dio è buono o cattivo?..."e che verteva, più o meno, sullo stesso quesito). Spesso un simile atteggiamento , come il tuo o quello di Angelo Cannata, sembra il risultato di una sorta di "amore tradito" da parte di qualcuno in cui si riponeva fede o speranza, come un uomo tradito dalla donna che amava ( e che forse ama ancora?... ::)) e che invece di chiedersi il motivo per cui "se n'è andata", inveisce contro di lei e gli attribuisce tutti i mali possibili e immaginari...
Intanto bisognerebbe già porre dei paletti. Stiamo parlando della morte del Dio cristiano o della morte del concetto di Dio nel senso più ampio? Perché qui io ci vedo la tipica presunzione occidentale di ritenere che, l'unico concetto di Dio che si può e si deve ammazzare, e che valga la pena ammazzare, sia quello cristiano, l'unico che abbia veramente valore ( il tipico "razzismo spirituale" occidentale, che si somma a tutte le altre presunzioni tipiche...).Ma disponiamo di altre visioni eternalistiche di una divinità che non necessariamente è "solo amore", per es. di una dei fratelli in Abramo: l'Islam. In questa religione Dio è l'onnipotente, creatore del Tutto, del bene come del male. Il male però non è la causa ma il risultato. Questo risultato può avvenire a causa dell'uomo e del suo libero arbitrio, oppure di Satana sussurratore e dei suoi servi, oppure a causa di calamità, eventi naturali, malattie ,ecc. Ma questi eventi naturali non sono considerati "male", come invece mi sembra li tratteggi tu, bensì appaiono A NOI come male, ma in sé non sono né buoni né cattivi. Vengono cioè percepiti dal soggetto in questione come "male", ma non appaiono così ad una terza parte obiettiva. I musulmani imparano ad accettare tutto quello che gli porta il destino e dicono infatti: "Tutto viene da Allah". Tutto ciò che accade in natura avviene perché Dio (Allah) vuole che così accada, questo è quindi il modo migliore perché accada (in quella determinata maniera), senza porsi domande, o contestarlo dal punto di vista soggettivo. L'atto e il risultato dell'atto vengono quindi considerati pienamente motivati da Dio, che solo conosce il perché quel determinato atto naturale DEVE avvenire in quel modo. Questo, a mio modesto parere, è un atto di fede più completo di quello cristiano, in cui sembra quasi che la fede venga subordinata al fatto che gli eventi naturali debbano , alla fine, "soddisfarci personalmente" nel loro dispiegarsi. Il musulmano, come atto di fede, ritiene che le calamità naturali, le malattie e gli affanni del vivere non sono "male" , non c'è malvagità in essi, ma possono essere visti come "prove" e, in ogni caso, sono atti che hanno la loro motivazione in Dio, e quindi inconcepibile per noi.
Noi siamo portati a ritenere come "male" , per esempio, un bimbo nato handiccapato, per il musulmano invece questo è un fatto che ha la sua motivazione in Dio stesso e , all'uomo , sta la possibilità di interpretarlo come volontà che si manifesta in funzione di un determinato risultato che conosce Dio stesso, ma che l'uomo potrà intuire nel suo dispiegarsi e nella sua influenza sull'agire dei soggetti coinvolti ( cioè "nulla avviene per caso..."). Chiaro poi che, tutta la sofferenza provocata dall'uomo, che fa esercizio della libertà concessagli da Dio stesso (Auschwitz, Chabra e Chatila,le bombe al fosforo sopra Raqqa, gli sgozzamenti e decapitazioni, ecc.) non possono essere imputati ad Allah, che è per sua natura misericordioso, ma alla volontà malvagia della creatura umana.
Una cosa interessante, in questa visione, è il superamento del concetto di "male" , come invece lo si intende in senso cristiano o generico occidentale, come un problema di esperienza soggettiva, di frustrazione di ciò che intendiamo soggettivamente come "bene" ( ossia fondamentalmente il bene come "piacere", come qualcosa di piacevole). Se ogni atto trova la sua motivazione in Dio, e Dio non agisce in modo arbitrario e malevolo in quanto misericordioso, ne consegue che qualunque cosa mi succede "viene ed è voluta da Lui" e in quanto tale è per il mio, o l'altrui a mezzo mio, bene.
La sofferenza del vivere non è "male" ma dolore necessario ( il dolore in sé non è  né male nè bene). E qui certamente si comincia a sentire , nell'Islam, l'influenza dell'Oriente. Il "male" assume la forma del dolore, per es. nel Buddhismo, di qualcosa di difficile da sopportare, ma in sè , non essendoci un problema teistico del "male", è solo una manifestazione dei risultati dell'agire...
Spostando il focus dal concetto di "male" ( visione cristiana) a quello di "dolore", in tutte le sue sfumature, oggettive e soggettive, spostiamo, a mio parere, in un terreno meno contraddittorio la questione dell'umano soffrire...
#1098
Citazione di: Phil il 17 Giugno 2017, 17:26:45 PMInteressante osservare come "dio è morto" venga (quasi) sempre inteso come "dio è stato ucciso": la sua morte viene intesa dunque come morte violenta, non "naturale"... e se fosse morto semplicemente di "vecchiaia"? Impossibile: dio, in quanto tale, non può morire di vecchiaia... ma è forse più plausibile che muoia allora per mano di un mortale (che poi non riesce ad elaborarne totalmente il lutto)? Se è un dio immortale, non può morire (sebbene possa morire l'"amore" per lui); se è un dio mortale, allora può anche morire per "raggiunta scadenza", no? ;)

" Dio è stato ucciso" esprime in maniera più potente l'odio che l'uomo manifesta verso il proprio destino, imputato ad un "creatore" che appare più un demiurgo che un padre amorevole; un essere come quello descritto da Platone nel Timeo per intenderci. Ma mi sembra una visione che abbia poco a che fare con quella cristiana, in cui prevale la com-partecipazione di Dio alle umane sofferenze. In questa visione le lunghe file di "innocenti" che aspettano di essere gasati fuori da una baracca di un campo di sterminio sono il Cristo stesso che aspetta di entrare...il Cristo stesso soffoca con il bimbo nel pozzo di Vermicino...è lo stesso Cristo che ci osserva attraverso gli occhi spenti di un bimbo nato cerebroleso, quasi a interrogarci: "E adesso...che fai?".
Follia? Certo! Tutto il Cristianesimo è pura follia, ma è inutile nasconderci che è proprio il fascino di questa follia che ha attratto molti uomini attraverso i secoli. Perché?...Forse c'è qualcosa che risponde, da qualche parte dentro di noi, a questa specie di filo rosso che lega l'agape alla sofferenza?...
#1099
Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 22:25:26 PMMi pare proprio che non ci siamo. La sofferenza denuncia e rende manifesta all'uomo la morte di Dio poiché, per il solo fatto di esserci ed essere anche una gratuità inessenziale, rende Dio inessenziale. Se il dolore ha una sua funzione, che è quella di avvertire circa un disequilibrio fisico o morale, la sofferenza – nella fattispecie quella degli innocenti di Sabra, Chatila, Auschwitz, Vermicino e i mille altri obbrobri che hanno insanguinato la terra rendendola inospitale, perlomeno in relazione alle vittime sacrificali – non ha alcuna funzione, né fisiologica, né morale. Anche la Morte è funzionale alla Vita. La sofferenza si presenta, invece, in tutta la sua torbida inutilità. Non ha e non può avere una funzione pedagogica, men che meno è utile ai fini della preservazione della Vita. Con la sofferenza è stato inoculato nella Creazione un baco putrescente che ne offusca la bellezza e intorbida l'atto stesso compiuto da Dio, collocandolo così in un ambito fosco ed ambiguo. Il diritto alla maledizione nei confronti di chi perpetrò simile ingiuria non può che essere riconosciuto a tutte le vittime che hanno patito ed avvertito nella viva carne la beffa di essere venute al mondo con l'unica funzione di rappresentare il balocco di un Dio ozioso. Solo la morte preserva Dio dal dover rispondere delle nefandezze perpetrate a danno della sua più bella creatura.

Beh...se il Dio cristiano non esiste non può certo morire e se invece esiste noi non abbiamo alcun potere per decretarne la morte. Al massimo , nel caso esista, possiamo decretare la morte della nostra fiducia in Lui, o della speranza riposta in Lui, o dell'amore che Gli riserviamo. Non vedo nemmeno come potremmo trascinare in giudizio Dio "a dover rispondere delle nefandezze perpetrate a danno della sua più bella creatura" ( questa "bellezza", detto tra noi, mi sembra la veda tu e qualche altro, ché a me questa "creatura" sembra tutt'altro che bella...) se non come mero esercizio filosofico o letterario. Mi sembra che , nel caso, ci sia una certa disparità di 'potenza' tra creatura e creatore che, ovviamente, avrebbe buon gioco a prenderci a sacrosante pedate nel culo ( per inciso , molto meritate, visto che gli orrori verso gli "innocenti di Sabra, Chatila, Auschwitz, Vermicino e i mille altri obbrobri che hanno insanguinato la terra rendendola inospitale" mi sembra siano stati perpetrati dalla "bella creatura" umana senza alcun aiuto del povero Dio, al quale si può imputare solo la tendenza  a"lasciar fare" per incapacità manifesta di preferire una all'altra delle sue creature, amando il carnefice allo stesso ugual modo della vittima, cosa che trovo "divina", visto che a noi decisamente non riesce...anche perchè ci sembra piuttosto "ingiusta"...). Vedi , provando con la fantasia ( che altro non possiamo fare...) a metterci nei panni di Dio, e quindi avendo una visione d'insieme assai più completa di quella limitata della creatura, potrebbe benissimo darsi il caso che quella che ci appare come vittima venga abbondantemente "pesata" nella bilancia  della giustizia divina , mentre quella che ci appare come carnefice abbia un limitato peso specifico ( non so se la metafora è chiara...) così che, alla fine, nell'insieme, le parti si capovolgano e ciò che era carnefice si risolva a dover esser vittima ( dell'incazzatura divina...perchè sembra che abbia anche Lui quel quarto d'ora che Gli girano...).
A parte gli scherzi, mi sembra che dovremmo chiederci perché l'essere umano non riesca ad uscire dalle proprie brame, dai propri odi e dalle proprie illusioni e anzi le ami, le coltivi , le giustifichi arrivando ad incolpare un Dio nascosto per il proprio dolore che viene generato da queste robuste radici che crescono in noi e di cui non vogliamo liberarci, temendo forse di perdere l'illusione di essere delle "belle creature"...
#1100
Citazione di: Vittorio Sechi il 17 Giugno 2017, 16:18:56 PM
Citazione di: Sariputra il 17 Giugno 2017, 09:50:12 AMSe Dio è morto, ammazzato dall'uomo, non vedo alcuna ragione perché l'uomo non debba ammazzare anche se stesso, come sta facendo in effetti dall'inizio della sua avventura disgraziata su questo pianeta. Sarebbe curioso non avere alcun riguardo nell'accoppare Dio e poi farsi scrupoli nell'accoppare i propri simili, che sono concretamente molto più fastidiosi di un Dio silenzioso e nascosto. Hai voglia il paragone tra un Dio pacifico e che si fa i fatti suoi e i tuoi simili che ti ronzano attorno, ti si attaccano come zecche, e ti costringono continuamente a trovar compromessi esilaranti per poter sopravvivere. Almeno, seppur immaginario, l'amore di un Dio è per sempre; ma c'è o c'é stato qualche poveraccio, su questa Terra, a cui l'amore sia durato più del tempo di una breve stagione? Insomma , aver ammazzato Dio non sembra aver cambiato nulla dell'attitudine umana a crear rogne, semmai ha confuso ancor di più le carte, visto che adesso ogni cristo rivendica come vera e sacrosanta la propria personale e pruriginosa piccola rogna. Forse..."furono le mosche a farcelo capire"...che ormai era tempo di usare il DDT?
Guarda che è la sofferenza gratuita a decretare la morte di Dio, non certo la volontà dell'uomo. Dopo gli obbrobri di Auschwitz l'intera teologia, cattolica e riformata, si è posta di fronte a questo dilemma. Non mi pare che l'Olocausto possa essere definito 'pruriginosa piccola rogna', ma se per te è così, transeat. Nel fronte cristiano ci si chiese come la bontà divina poté aver permesso tale scempio senza intervenire. Come poté il Padre provvidente abbandonare la sua più bella creatura nelle fornaci dell'inferno. Evidente che qualcosa nella concezione cristiana del Dio infinitamente buono ha preso a scricchiolare. La sofferenza dell'innocente è una gratuità obbrobriosa della creazione. Non è possibile eludere la domanda del suo perché.

Ma Vittorio, ti risulta per caso che ci fu un tempo nel quale un qualche Dio intervenne in soccorso dell'"innocente"? Se il Dio di cui si è decretata la morte, cioè quello cristiano, non è intervenuto nemmeno per salvare il suo figliolo, perché stupirsi della sua latitanza ? Forse non è nel suo "stile"...o forse c'è dell'altro, che noi non riusciamo a concepire avendo una visione estremamente parziale di ciò che ci circonda. Si potrebbe obiettare, a coloro che necontestano l'operato, che è assai presuntuoso per l'argilla sollevarsi e chiedere conto all'abile vasaio del perché viene impastata in un certo modo, in quanto l'argilla non riesce ad immaginare la bellezza compiuta del vaso che è già nella mente dell'abile vasaio. L'argilla innocente cotta nel forno dell'odio umano potrebbe avere un destino, impastata nelle mani del vasaio, ben migliore di quella aguzzina che, soppesata e vista come troppo secca per poter essere lavorata, potrebbe venir gettata nel cesto delle cose inutili che l'Artigiano tiene sempre appresso...
Non si può eludere la domanda del perché del dolore innocente, ma la risposta potrebbe non aver trovato alcuna lingua mortale adatta a spiegarla...c'è sempre un uomo appeso su quella croce e quando amo...non riesco a farlo senza portare dentro anche un grande dolore.
#1101
Se Dio è morto, ammazzato dall'uomo, non vedo alcuna ragione perché l'uomo non debba ammazzare anche se stesso, come sta facendo in effetti dall'inizio della sua avventura disgraziata su questo pianeta. Sarebbe curioso non avere alcun riguardo nell'accoppare Dio e poi farsi scrupoli nell'accoppare i propri simili, che sono concretamente molto più fastidiosi di un Dio silenzioso e nascosto.
Hai voglia il paragone tra un Dio pacifico e che si fa i fatti suoi e i tuoi simili che ti ronzano attorno, ti si attaccano come zecche, e ti costringono continuamente a trovar compromessi esilaranti per poter  sopravvivere. Almeno, seppur immaginario, l'amore di un Dio è per sempre; ma c'è o c'é stato qualche poveraccio, su questa Terra, a cui l'amore sia durato più del tempo di una breve stagione?
Insomma , aver ammazzato Dio non sembra aver cambiato nulla dell'attitudine umana a crear rogne, semmai ha confuso ancor di più le carte, visto che adesso ogni cristo rivendica come vera e sacrosanta la propria personale e pruriginosa piccola rogna. Forse..."furono le mosche a farcelo capire"...che ormai era tempo di usare il DDT?
#1102
Tematiche Spirituali / Re:La gioia!
16 Giugno 2017, 11:08:37 AM
COME TANTI

Gioia, gioia, gioia
sopra monti di luce,
sopra distese di vento
aperte sul meridione.

Sono libero
da catene di paura
quando, solo,
osservo la vita.

Tutto è giusto, giusto, giusto.
Il finire come l'iniziare,
l'andare e il tornare
tra pietre spaccate ed amate.

Vorrei essere mille,
per partecipare come mille,
per sopportare ed osservare
come mille, mille tramonti.
#1103
Tematiche Filosofiche / Re:Tra Probabile e Possibile
15 Giugno 2017, 11:40:15 AM
Citazione di: lorenzo il 15 Giugno 2017, 09:50:37 AM
Citazione di: Ingordigia il 14 Giugno 2017, 12:24:16 PMPosso immaginarmi di vedere un unicorno , ma sono conscio di non averlo mai esperito sensibilmente. Quali limiti vietano ad un accadimento intellegebile di verificarsi nel mondo sensibile che percepiamo ?
Posso immaginarmi di essere il vincitore di un miliardo all'enalotto, ma sono certo di di non averlo mai esperito sensibilmente. Secondo te, quale limite impedisce a questo accadimento intelligibile di verificarsi nel mondo sensibile? (puoi anche rispondermi in privato, che poi facciamo a metà!)

Ma, a proposito di unicorni: L'unicorno esiste e vive in Toscana

Un mio caro amico si presentò un giorno all'ingresso di Villa Sariputra facendo sfoggio di un unico corno che gli cresceva sulla tempia sinistra.  Incuriosito, e un pò sconcertato dal fatto per me inusuale, gliene chiesi la ragione. La risposta , per quanto paradossale, aveva una sua logica: "Mio caro Sari" mi rispose " sono vittima anch'io, come molti,  di una donna tanto amata quanto infedele. Ma quando le ho chiesto il perché non potevo, almeno come consolazione, far sfoggio di una vera coppia di preziosi e utili corni, come tutti i cristiani, e se poteva darmi spiegazione del perché mi trovavo in questa imbarazzante situazione mi ha semplicemente, e con candore, spiegato che poteva trattarsi del fatto che lei non mi aveva mai tradito con uomo... ma bensì con la sua migliore amica! E che quindi si poteva considerare un...mezzo tradimento!".   :o
#1104
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
14 Giugno 2017, 16:40:16 PM
Passando tra le sale di Villa Sariputra, ricolme di oggetti inutili, impolverati e arrugginiti, ho sempre la viva percezione del passare inarrestabile del tempo. Vecchie foto incorniciate, a ricordo di momenti vissuti insieme, ti osservano, quasi ti scrutano le rughe che porti. Spesso riempio scatole di vecchi vestiti, che poi dono a qualche associazione, con una sorta di peso leggero nel cuore e mi capita...non sorridete, vi prego...di fermarmi ad annusarne il profumo di naftalina; di passarli tra le dita e apprezzarne la freschezza, data dalla stoffa vera e non da quella specie di plastica tessile che ci vendono oggigiorno. In particolare la seta trattiene ancora, quasi, la frescura dell'ombra, dei giorni estivi passati sotto le magnolie, a ridere e scherzare ... 
Le cose possiedono un pathos ...o noi lo attribuiamo alle cose, che poi è lo stesso...struggente, quando ti rimandano al ricordo di chi non c'è più, di chi ha condiviso con te lunghi tratti del cammino dell'esistenza...sembra quasi che qualcosa venga trattenuto nei nostri occhi, negli occhi con cui osserviamo l'impermanenza di tutto ciò che ci circonda.
Questo è Mono no aware , direbbero i giap, "aware" è il pathos di "mono" , delle cose, derivante dalla loro transitorietà, dal loro passare inesauribile...

"Il suono delle campane Shoja Gion echeggia l'impermanenza di tutte le cose, il colore dei fiori 'Sola' rivela la verita' che cio' che prospera deve declinare. Gli orgogliosi non durano, sono come un sogno di una notte di primavera; i potenti infine cadono, sono come polvere al vento." 
(Heike Monogatari)

Se la realtà di base è in continuo mutamento, se le cose che osserviamo avvampano di ricordi che mutano e si colorano o scolorano con le emozioni che ancora suscitano in noi, questo, invece che farmi cadere in una specie di disperazione nichilista, mi riempie di un sottile , inafferrabile quasi, respiro di bellezza. Questa consapevolezza della condizione fondamentale dell'esistenza è un invito ad un'attività vitale nel momento presente e , soprattutto, di un sentimento di gratitudine per un altro tempo che ci viene concesso dal passare stesso. A volte mi sembra una forzatura pensare di dover provare qualcosa come la gratitudine per l'esistenza che, spessissimo, si riempie di dolore, d' ansia, d'insoddisfazione. Eppure...anche in giornate come questa, quando il sole accecante ti costringe a cercare l'ombra, e la campagna sembra sprofondare nel frinire delle cicale (signori... non è davvero estate finché non sentiamo il "frinire delle cicale"...) c'è una tale forza vitale che possiamo percepire, un così vivo Mono no aware nelle cose, che non puoi non provare stupore, e gratitudine, per la vita che ti è concesso di vivere, seppur così fragile e passeggera...
La bellezza delle cose passate è 'austera', scarna, perché spogliata dal peso dell'utilità che noi le avevamo, al tempo, assegnato. Questa essenzialità è il Wabi, la semplice, austera appunto, bellezza delle cose e dei ricordi stessi che fioriscono in noi e che la cultura giapponese ha cercato di fermare in piccole, modeste cerimonie, come quella del tè, che cercano proprio di cogliere questo "Wabi", questa bellezza essenziale...

"Nella piccola sala da te', e' auspicabile che ogni attrezzo sia meno che adeguato. Ci sono quelli che non amano un oggetto quando e' anche solo leggermente danneggiato, un simile atteggiamento dimostra una completa mancanza di comprensione"  (Sen no Rikyu)

L'estetica wabi spesso valuta di piu' utensili con piccole imperfezioni rispetto a quelli che apparentemente sono perfetti, e oggetti rotti o danneggiati, a patto che siano stati ben riparati, più di quelli integri. Il wabi non implica l'ascetismo, ma piuttosto la moderazione, in pieno stile buddhista. E proprio l'osservare, in qualche vecchio armadio, un cappello consumato dall'uso e abbandonato suscita questo tipo di percezione della bellezza delle cose, questo sentire generato dalla viva consapevolezza del tempo passato e quindi dell'impermanenza che accompagna, formandole, tutte le cose...
Anche le cose più banali e inutili possiedono questo wabi ( anzi...oserei dire, a mio parere, prima di tutto le cose inutili e banali...) .
Se la condizione di base della nostra vita e' l'impermanenza, privilegiare come perfetti solo certi momenti, nel flusso , puo' significare il rifiuto di accettare questa condizione di base...

"Desiderare la luna, mentre si guarda la pioggia, abbassare le persiane per non rendersi conto della primavera che se ne va - questo e' ancor piu' intimamente commovente. Rami in procinto di fiorire o giardini cosparsi di fiori appassiti sono piu' meritevoli della nostra ammirazione". ( Yoshida Kenko)


Così un vecchio libro di scuola, con brani sottolineati a matita, è ben più pregno di Mono no aware di uno nuovissimo, esposto in bella mostra nella vetrina di una libreria del centro. La ragione è evidente ad ognuno di noi, appena possiamo sfogliarlo , respirandone l'odore di muffito, tra le dita...
Questa è la vivida percezione del pathos di quel libro, che può vivere solo in noi. Questa bellezza che vive d'incontri con le cose vissute è un'autentica relazione d'amore, un incontro tra il soggetto e l'oggetto e quasi un superamento di questa dualità nella semplicità del "wabi"...è una specie di grazia segreta ( Yugen )...

 "E' come una sera d'autunno, sotto una distesa incolore di cielo in silenzio. In qualche modo, come se per qualche motivo che dovremmo essere in grado di ricordare, lacrime scendono incontrollabili" 
( Kamo no Chomei )

Yugen (Grazia profonda, segreta ) non ha a che fare con un altro mondo al di la' di questo, ma piuttosto con la profondita' del mondo in cui viviamo, vissuta attraverso l'immaginazione coltivata nella consapevolezza.  L'idea estetica delloYugen puo' essere considerata tra le più la ineffabili. Il termine e' stato trovato per la prima volta in testi filosofici cinesi, dove ha il significato di "oscuro" o "misterioso".
E misteriora è la dolce percezione immaginativa della bellezza che trascende il tempo, l'impermanenza stessa e il suo dolore...e qui, mentre il temporale scuote gli alberi attorno alla Villa, mi risuonano le parole di Agostino:

"Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!"
#1105
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
02 Giugno 2017, 14:26:22 PM
Venne, dapprima, pura,
vestita d'innocenza.
E l'amai come un bimbo.

E' la scoperta della spiritualità, la possibilità di un calore puro
che scaldi realmente il cuore, un incontro pieno d'innocenza.

Poi si venne coprendo
di non so quali vesti.
E venni odiandola, senza saperlo.

La spiritualità si fa istituzione, si informa di potere terreno, 
tradisce e si vergogna della nudità della sua innocenza.
Deve coprirsi con vani ragionamenti,
comincia ad osservare la pulizia delle vesti.

Diventò una regina,
fastosa di tesori...
Che amarezza iraconda e senza senso!

Le vesti candide non son più sufficienti,
bisogna ornarle di preziosi e di ori.
I culti si sostituiscono all'amore
che provammo , da bimbi,
nell'osservare la sua pura nudità.

...Ma si venne spogliando.
Ed io le sorridevo.

Le vesti si son fatte troppo pesanti.
Il mondo non le ammira ormai più...
Attirano l'odio di coloro che adorano coprirsi
con vani ragionamenti, 
coloro che dispensano perle senza luce...
La spiritualità inizia a spogliarsi...
ed io sorrido ancora.

Restò con la tunica
della sua antica innocenza.
Credetti nuovamente in lei.

Lentamente si spoglia
dei suoi gioielli e delle sue ricchezze,
della bellezza vuota del suo ragionare,
si posa infine la penna.
Ora si vede che c'è ancora
una semplice tunica. 
Un respiro in cui credere ancora.

E si tolse la tunica
e apparve tutta nuda...
Oh passione della mia vita, nuda
poesia, per sempre mia!


Di nuovo di fronte a me,
alla mia cercata nudità,
al mio dolore.
Con passione.
Nudità sempre mia,
che nessuno può togliermi,
amando la sua.

Riflessione sulla poesia "Espressione 5 " di Juan Ramòn Jiménez.
#1106
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
30 Maggio 2017, 17:16:18 PM
PENSIERI IN LIBERTA' ( seduto all'ombra di una magnolia...)

Il vento puro. La luna piena di bellezza...impossibile dipingerli.
Lo specchio dei ricordi si frantuma, non vado da nessuna parte.
Alla fine si torna sempre a casa...cos'è la spiritualità se non nostalgia del ritorno?
"Il cammino della serpe nell'erba, 
 Solo la serpe lo capisce".
Il cammino della coscienza nel mondo, il linguaggio non può esprimerlo e capirlo...
Bisogna capire al di là delle parole, con il silenzio.
Un uomo e una donna , nel letto, non hanno bisogno del linguaggio, meglio un silenzio senza artificio, incosciente, naturale..."dalla mia anima alla tua anima"...
Parlare, parlare...parlare dello zucchero non dà il suo vero gusto. Bisogna mangiarlo per conoscerne il sapore...
Un linguaggio è necessario. Che meraviglia il linguaggio del muto, o quello di un neonato, però! Un linguaggio quasi segreto...
La filosofia soffoca nelle categorie!
C'è una melodia che non può essere messa in partitura...risuona in tutta libertà nel vasto cielo. Non può essere limitata dalle tonalità. E' una musica naturale, senza clichè, al di là di ogni formalismo...
Se sono totalmente inadeguato per il mondo, che problema c'è? Così posso riderne, anche versando molte lacrime...
Se la sorgente non zampilla più e la purezza  non disseta più, rimane solo il potere delle creature, il volgare...
La civiltà moderna maschera e copre la purezza. Il materialismo complica e sporca...
Cristo e Buddha vollero tornare alla Purezza originale, prima dei tempi storici...
Per conoscersi realmente, l'introspezione o l'analisi psicologica non bastano, bisogna passare per il corpo. Meditazione è passare per il corpo...
La sofferenza è il mio inferno; il mio inferno è il mio desiderio perpetuo; il mio desiderio perpetuo genera il mio bisogno di potenza; il mio bisogno di potenza genera il mio stato d'uomo ( familiare, sociale, intellettuale...); l'estasi mi libera dalla mia condizione volgare; la libertà si riflette nel Grande Specchio...dove sono andato? 
Come sono stupido!...ho dimenticato il fieno per i conigli...ce n'è ancora sul prato, resti del taglio di prima del dolore...
Da piccolo, il solo recarmi a Venezia mi colmava il cuore di allegria e voglia di girare senza meta alcuna, con solo un briciolo di nostalgia per quello che avrei trovato nel mio cuore...

Che struggente dolcezza
nelle cartoline di H.H.
Splendidi i colori,
candidi i confini delle cose.

Il Ticino, la Svevia,
le montagne incantate.
Libero vola il desiderio
nel ricordo di un bambino.

La vera luce non risplende. Non c'è nulla di spettacolare nella vera luce, non brilla all'esterno. E' solo una piccola brace rossa sotto le ceneri. Non c'è che cenere nel focolare?...No, guarda! C'è una piccola brace rossa....Soffia! Soffia! Forse una piccola fiamma si leverà...
#1107
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
26 Maggio 2017, 00:52:25 AM
C'è un'intuizione fondamentale alla base di Shakyamuni Buddha: l'impermanenza nella sua completa originarietà. Il mondo come impermanenza. E tutto ciò che esiste solo come forma dell'impermanenza. Un'originario che dice: non-sei, ma divieni. Tutto il resto viene dopo, ne consegue: il dolore come insoddisfazione, la formulazione della dottrina dell'anatta ( non-sè indipendente), il Nirvana stesso come stato di libera osservazione e distacco dal divenire. Senza questo profondo esperire l'impermanenza non c'è buddhismo. Sono visioni che si presentano: il malato, il vecchio, il morente; non rappresentano che questo intuire. Dopo l'intuizione si genera l'angoscia, ci si arrovella: "Anch'io son così?" e, come nella Baghavad-Gita, c'è sempre questo carro che fugge o che porta verso...
Ma impermanenza è anche non-contraddizione...Mi siedo, chiudo gli occhi e vedo tutto il mio passare dentro; li apro e vedo tutto il mio passare fuori.
Tutte le cose sono impermanenti. Passano le stagioni, le età sfioriscono, la vita compie il suo ciclo. Attaccarsi alle cose, trasformarle in oggetti di desiderio, conoscenza intellettuale o possessi personali, significa voler andare contro corrente, voler fissare ciò che per sua natura è in continuo movimento, racchiudere in concetti particelle di vita vissuta, far bruciare del proprio ardore cenere di cenere. E' questa dolorosa 'follia' a condurre la nostra vita, la vita dei più...
Se la vita sentiamo che passa, dobbiamo far di tutto per allungarla, dobbiamo cercare qualcosa che ci permetta di allungarla e di goderla sempre più. Abbiamo bisogno di una scienza e di una tecnica...
Sorge la filosofia positiva corrente che recita così: l'uomo è parte del mondo, il raggiungimento della felicità è legato indissolubilmente a questa vita, ai piaceri e alle soddisfazioni che essa offre, a cui ognuno di noi attinge a seconda delle sue predisposizioni, dei suoi interessi e delle sue possibilità. La vita non è facile per nessuno, ma una buona 'qualità della vita' dipende da noi, dalla nostra volontà e dalla forza che imponiamo alla natura e agli eventi sociali, attraverso la scienza, la tecnologia, il diritto, l'economia. Non vi è niente al di là di questo, comunque niente che possa essere conosciuto, esperito, manipolato, desiderato...Ecco il messaggio positivo ufficiale che viene dalla società in cui viviamo, un messaggio costantemente amplificato dai media, ripetuto ossessivamente perfino ai parenti poveri dell'umanità, alle masse di diseredati che son disposti a vestire di stracci pur di potersi comprare un'antenna parabolica per puntarla verso le frequenze del ricco Occidente...
In fin dei conti non sono anche le contrapposizioni stridenti, violente della nostra epoca, che ci forniscono quel senso ddi sicurezza, di 'potenza' e di 'positività', senza il quale è difficile tirare avanti?...
Eppure, mistero!...è la stessa filosofia occidentale nel XIX e nel XX sec. ad esprimere una critica radicale, 'pessimista', alla cultura dominante del piacere e del benessere a tutti i costi. Abbiamo voci importanti : Leopardi, Schopenhauer, Nietzsche e poi Heiddeger, Jaspers, per arrivare a Sartre.  Tutti mettono il dito nella piaga che , seppur purulenta, si cerca di coprire con la benda miracolosa della tecnologia e del godimento, la piaga ineliminabile dell'angoscia, di quel diamante d'angoscia che sembra non aver nessun legame con tutto quello che stiamo facendo, con i nostri piaceri, le nostre soddisfazioni, le nostre esperienze affettive, lavorative o sociali...
L'angoscia come mal-essere assoluto ( e qui il dizionario recita:  latino ab-soluto participio passato da absolvo, slego, rendo indipendente, incondizionato), un'esperienza del limite, 'metafisica'...
Non è paura, non è ansia o preoccupazione...è qualcos'altro che non ha oggetto, o per meglio dire, che non ha un oggetto particolare. E' il nudo e crudo fatto di esistere divenendo senza posa. Provenienti da non si sa che cosa e destinati al nulla della morte...si precipita, come nei sogni, senza alcun appiglio...
Qui parte il sentiero di Siddhartha, dopo esser caduti senza fine...l'angoscia è lì, sotto gli occhi. La causa del 'mal di vivere' va cercata nella falsa credenza di un sé stabile, autonomo, separato; nell'attaccamento a questo o quel desiderio, nella 'voracità' con la quale si tenta di divorare il "proprio" tempo. La soluzione è difficile, ma per Siddhartha esiste... pensa di averla trovata...Occorre volontà e retta condotta, spirito di abnegazione nella pratica: quasi sempre non basta un'intera vita...
Ma è sempre l'esperienza a farla da padrone. La conoscenza intellettuale non ha mai salvato nessuno: la partita cruciale si gioca nella vita concreta, nei gesti quotidiani, anche i più inutili e insignificanti. La conoscenza deve farsi corpo, pelle, muscoli, ossa...
#1108
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
25 Maggio 2017, 01:04:38 AM
Quando ho detto che versavo l'8 per mille all'UBI ( Unione Buddhista Italiana), nella dichiarazione dei (pochi) redditi, il sopracciglio sinistro dell'impiegato si è arcuato e poi, con curiosità, dopo avermi scrutato e notato che non portavo un saio color zafferano, e che la calvizie aveva operato più in profondità della tonsura, piegandosi verso di me, mi ha quasi sussurrato: " Allora lei crede nel karma?"
Per quasi tutti gli occidentali parlare di qualcosa che viene da Oriente significa una parola sola: Karma.  Dalla pagina astrologica sui giornali , alle canzonette demenziali sanremesi, al salone del barbiere ( da me, come si può ben capire, assai poco frequentato...) il karma è la filosofia dell'orientale. E fa molto figo parlarne...
Ma cos'è 'sto karma (kamma in pali) ? Karma significa fare , ed è possibile osservarlo mantenendo la consapevolezza di ciò che è presente alla coscienza attimo dopo attimo. Qualunque cosa, qualunque percezione o sensazione, pensiero o ricordo, piacevole o spiacevole, è karma. E' osservabile direttamente ma, ovviamente, ci vien sempre una gran voglia di costruirci sopra altre speculazioni. E allora: perché abbiamo il karma che abbiamo? Rinasceremo in uno stato più alto di esistenza o il karma accumulato nelle vite precedenti sarà come piombo che ci trascinerà nella pignatta di messer satanasso?
Ci sono poi le speculazioni sulla rinascita: che cosa passa da un'esistenza all'altra se non c'è un'anima? Se tutto è anatta (non-sé) come posso esser stato qualcosa in una vita precedente o avere una sostanza che rinasce? 
Osservando come le cose agiscono indipendentemente ( purtroppo) da noi, si inizia a capire che la rinascita non è altro che il desiderio che cerca un oggetto a cui afferrarsi per esere nuovamente suscitato. E' l'abitudine della mente disattenta. Abbiamo fame e il condizionamento acquisito ci spinge a cercare il cibo. Questa è una ri-nascita: andare alla ricerca di qualcosa a cui afferrarci. Ri-nascere è continuarsi , giorno e notte, notte e giorno; quando poi siamo stufi di ri-nascere, ci annulliamo nel sonno. Tutto qui, sotto i nostri occhi. Non si tratta di una teoria, il karma non è una teoria, ma dell'osservazione e dell'esame delle azioni. Si dice: "Fai il bene, e riceverai bene; fai il male, e riceverai male". Cosa significa, visto che spesso il giusto riceve ingiustizia dal mondo? Quello che facciamo lo ricordiamo: è semplicissimo. Le azioni passate, buone o malvagie, non esistono più, ma esiste il loro ricordo che è il nostro karma. Il ricordo di un'azione gentile, piena di compassione e d'amicizia o di generosità, ci fa star bene; ma se commettiamo un'azione gretta, sporca ed egoista, ce la ricorderemo! Poi, ovviamente, cercheremo in tutti i modi di cancellare il ricordo, di sfuggirgli, di trovare frenetiche scappatoie, qualcosa alla notte risalirà dal pozzo nero dentro di noi: ecco il risultato karmico. Il karma ha fine quando viene riconosciuto dalla consapevolezza. E' proprio la consapevolezza che lascia finire le formazioni karmiche invece di ricrearle. La morte non è altro che il risultato karmico della nascita, e tutto quel che necessita sapere su ciò che nasce e muore è che è condizionato, è il non-sé...Qualunque ricordo è il non-sè. Seguire un sentiero come quello tracciato da Siddhartha non è alla fine troppo complicato: è la pratica di fare il bene e , se non ci riusciamo, almeno astenersi dal fare il male con il corpo e la parola ( che spesso è più ferente del corpo), ed essere consapevoli. Non ci creiamo complicazioni, non cerchiamo la perfezione nel regno dei sensi. Impariamo ad aiutarci a vicenda ( soprattutto quando si sta veramente male si comprende l'importanza dell'altro, dell'aiuto che ci dà, della presenza...). Molte volte cadiamo, ma non sarà intenzionalmente. E poi...permettiamo sempre anche agli altri di cadere. Lasciamo spazio agli altri e gli permettiamo di essere imperfetti, invece che pretendere che siano perfetti perché non ci infastidiscano. Per avere pace mentale, quando siamo di fronte all'azione sbagliata di qualcuno, la riconosciamo semplicemente come una formazione karmica. "Che bastardo! Si è comportato così o cosà, mi ha fatto questo o quello..." Sto 'costruendo' una persona con il materiale di determinate formazioni karmiche, e il ricordo sgradevole che conservo dell'altro mi farà soffrire ogni volta che lo vedo. Se poi, nella reciproca ignoranza, io lo faccio all'altro e lui lo fa a me in risposta, ecco che ci leghiamo a vicenda con le catene delle cattive abitudini karmiche.
Riconosciamo questo solito, noioso 'modello' di ri-creazione come insoddisfacente; il processo continuo e ossessivo della paura, del dubbio, della preoccupazione: brama, odio e illusione in tutte le sue forme. Se siamo consapevoli, non c'è attaccamento a idee o ricordi di sé e la creatività sorge spontanea. Non c'è nessuno che ama o che è amato, non c'è creazione di nessun essere personale. Così , quando questa nevrotica creatura karmica se ne sta un pò quieta, scopriamo una dimensione di gentilezza, di compassione e di equanimità sempre fresca e paziente e che sa perdonare a noi stessi e agli altri.
#1109
Citazione di: Jean il 23 Maggio 2017, 19:27:17 PMRiguardo alla reintroduzione dell'obbligo di vaccinare i bambini (da 4 a 12, mica poco...) voi cosa ne pensate, se ne può parlare liberamente..? Io non ho figli, conosco le situazioni sia a favore che contrarie di diversi amici... per quest'ultimi, con i dubbi accresciuti dall'aumento di casi infettivi e dall'impianto sanzionatorio della legge – pecuniario non di poco, sino ad arrivar alla patria potestà – si prevedono tempi difficili.   Un cordiale saluto Jean

Posso solo portare la mia esperienza come genitore e come ho ritenuto di comportarmi con mia figlia.  L'ho vaccinata contro la polio, la difterite, il tetano e la Tbc ( le quattro vaccinazioni all'epoca 'obbligatorie') perché ho ritenuto il rischio e la pericolosità di queste malattie troppo elevato in confronto al bassissimo rischio di effetti collaterali della vaccinazione. Ma non l'ho vaccinata contro Morbillo, varicella , pertosse e rosolia ( nonostante lo sguardo di riprovazione dell'addetta dell'ufficio asl... >:() in quanto, avendole personalmente contratte tutte e quattro queste malattie in tenera età ( addirittura mia mamma, da buona contadina, quando uno di noi fratelli ne beccava una...buttava gli altri nello stesso letto, al motto: "Così tribolo una volta solo" :) )..., non mi sembravano così spaventose come le dipingevano. Infatti mia figlia le ha avute tutte e quattro senza grossi problemi. Adesso che è adolescente ho ritenuto invece saggio vaccinarla contro la meningite, mentre trovavo assurdo l'invito dell'asl di vaccinarla contro il papilloma virus recapitatomi quando la piccola aveva solo 12 anni  e non aveva nemmeno iniziato la pubertà ( qui poi ogni genitore conosce la propria, di figlia, e dovrà valutare il grado di 'precocità' della stessa e il livello di 'birichinità'... ;D). Ho seguito insomma una 'via di mezzo'. Nè ostracismo totale e irrazionale, nè sovra-vaccinazione francamente esagerata, relativamente all'effettiva pericolosità di certe malattie. La rosolia, per es., è una malattia pericolosa solamente nel caso che una ragazza, o donna, sia incinta, per le gravi conseguenze sul feto. Oramai l'unico figlio, o al massimo due, che una donna ha nella sua vita viene 'programmato' solitamente con largo anticipo dalla coppia, c'è sempre il tempo di vaccinarsi contro questa malattia, nel caso non la si abbia contyratta in tenera età...
#1110
@Apeiron scrive:

Eh oggi ci manca la forza e la volontà di essere coerenti. Io sono il primo ad essere incoerente, sono uno Schopenhauer: penso, penso, dubito, faccio bei discorsetti sul trascendere sé stessi... E rimango il solito pirla. Se c'è un motivo per cui posso meritarmi l'inferno probabilmente è l'ipocrisia. Purtroppo hai ragione: siamo incoerenti. Quando dico di aver trasceso le ideologie finisco per andarci dentro come un pollo:

La crisi della 'volontà' nel tempo moderno è alla base della 'stasi' , per non dire di peggio, che viviamo  a livello umano e sociale e che cerchiamo di dimenticare affidandoci alla seduzione della tecnologia, a mio parere.
Se tutto è liquido, appare davvero assurdo impegnare la propria vita per qualcosa. Così viviamo di "vorrei, ma non posso", di "io non sarei così, ma mi devo adeguare", di "mi impegno, ma solo un pò", di "bello quel cammino spirituale, ma è troppo difficile", di "Meraviglioso il messaggio sull'agape, ma i preti son tutti falsi", di "Devo cambiare, ma inizierò domani". Se vuoi aggiungere...la lista delle nostre scuse è infinita. 
Il dubbio ha lavorato bene, come un tarlo che non ti accorgi che rosicchia le gambe della sedia, finché non ti trovi con il culo per terra. Così il dubbio ha rosicchiato, con amabile astuzia, la nostra volontà...infatti, appena appena ti balena l'idea di dedicare la tua vita, l'intera tua vita ( e non solo la testa) a qualcosa che ti sembra avere un senso, ecco che cominci subito a dubitare e...rinvii a domani...per rifletterci meglio sopra, ovviamente  ::)...

@ Angelo Cannata
Grazie per gli auguri. Oggi va un pò meglio.