Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - doxa

#1096
Tematiche Filosofiche / Re:La morte
15 Novembre 2019, 23:51:07 PM
Ciao Niko.

Niko ha scritto
CitazioneIo penso che anche il nulla immaginato come destino che ci aspetta dopo la morte (come anche il paradiso, come anche la "vita eterna") eternizzi il soggetto, quindi può essere oggetto di paura, ma in fondo anche di speranza.
Il mio nulla dopo la morte non capisco come mi possa eternizzare. Me lo spieghi per favore ?
Il nulla dopo la morte non mi dà paura né speranza. A chi viene inumato rimane lo scheletro,  chi sceglie la cremazione rimangono le ceneri con diversa destinazione.

Citazionenel mondo dell'essere e del divenire il nulla non ha luogo e non ha tempo, non esiste e non sussiste, è a distanza infinita da tutto il resto che esiste; il soggetto immaginando dopo la sua morte di andare a finire "nel nulla" ribadisce la sua pretesa di eterna verità e la sua pretesa di eterna distinzione egoica dal mondo,
Col mio immaginare dopo la morte di andare a finire nel nulla non ribadisco nessuna pretesa di eterna verità e non ho la pretesa di distinzione egoica dal mondo. Credo che ci sia il nulla, ma ciò non mi turba, mi lascia indifferente.

CitazioneIl nulla quindi come campo della possibilità che deriva ed è rivelato dal toglimento dell'insieme completo degli enti senza che questo toglimento completo degli enti sia e possa essere il toglimento dell'essere stesso come accadimento impersonale: togliendo l'insieme dei contenuti di coscienza resta il campo vuoto di una possibile e potenziale ulteriore coscienza, il consumarsi impersonale di qualcosa che comunque non è un nulla, un nulla gnoseologico che non è un nulla ontologico, l'appercezione come unità vuota, riferita al vuoto stesso.
Questa tua proposizione non l'ho capita. Immaginami come un contadino semi-analfabeta e cerca di farmi comprendere con parole semplici ciò che vuoi dire, senza usare "toglimento".

Più volte in questo forum ho invitato i vari nick a non "incartarsi" nell'esprimere la loro opinione filosofica, ma di farsi capire dal "volgo" quando scrivono. La comunicazione serve per farsi comprendere da chi ci legge, da chi ascolta, non è autoreferenziale. 

Citazionegli esseri autocoscienti hanno coscienza di morte, perché possono immaginare le loro categorie conoscitive anche come vuote, non perturbate dal mondo, dall'altro da sé, e immaginare questa condizione permanente come fantasmaticamente proiettata sul morto e sull'inanimato: possono, pur non conoscendo veramente la morte, farsene un'idea per analogia, per metafora, per narrazione.
Anche questa non l'ho capita. Lo so, facilmente puoi rispondere che non è colpa tua se io sono "duro di comprendonio".

CitazioneIl nulla come inconoscibile quindi, cioè l'eternità stessa dell'anima e dell'essere disincarnato: tutto nell'anima è coscienza o conoscenza, l'inconoscibile non è un nulla qualsiasi, è specificamente il nulla dell'anima, dell'essere che si autodefinisce come cosciente e conoscente e si rispecchia in questa attività, che nel pensiero del suo eventuale (o certo) smettere di conoscere, nel pensiero del suo passare dalla conoscenza nell'oblio, vede tanto il suo divenire altro da quello che ora è, quanto il suo essere fin da ora un essere (conoscente) diverso dagli altri esseri (non conoscenti).
Non comprendo il nesso tra il nulla e l'eternità dell'anima e dell'essere disincarnato. Mah !

CitazioneIl nulla è nulla, quindi è facile riconoscere che non è possibile andarci a finire nemmeno dopo la morte; quindi dopo la morte si pensa che ci sia un'alterità inconoscibile, un oblio, un nulla che non è il nulla assoluto -che non esiste- ma il nulla della cosa che nel quadro del divenire complessivo del tutto si è trasformata in altro da sé -il nulla della legna che diventa cenere, o di una cosa che non è un'altra-, ma questo oblio è il trionfo dell'anima, la cui nullità in morte è oblio, il che prova a posteriori che la sue essenza in vita è sempre stata -fu- conoscenza.
Se si considera il nulla come vuoto perché è impossibile allocarci il post mortem ?

Il tuo post è lungo, è quasi mezzanotte, perciò preferisco fermarmi qui.
Buonanotte. 
#1097


Stasera posso usare verso di voi  la "legge del contrappasso" per "analogia" alla vostra colpa di "intellettualismo"  filosofico ?

L'intellettualismo indica l'atteggiamento  di chi pone in primo piano l'attività dell'intelletto per comprendere ed analizzare concetti e fenomeni.

Ma c'è chi critica l'intellettualismo, perché produrrebbe un modo di pensare astratto, astruso e lontano dai dal linguaggio della gente comune. Perciò l'intellettualismo così inteso assume un valore negativo e gli anti-intellettuali ridicolizzano le élite intellettuali.  


L'anti-intellettualismo si caratterizza con la  predominanza  dell'emotività a scapito  del ragionamento logico e argomentativo. Il linguaggio, semplificato e diretto mira alla persuasione e manipolazione degli ascoltatori e del lettori, non all'analisi critica e al ragionamento.

L'anti-intellettualismo ha talmente permeato la politica e la società che esso si esprime non solo in quelle forze e movimenti che si oppongono alle élite al potere, ma viene ampiamente utilizzato anche dalle elite dominanti, che vengono accusate di essere intellettuali e quindi distanti dai veri bisogni dei cittadini.
Questo fenomeno può essere spiegato in parte con il fatto che la politica è sempre più arte retorica e persuasiva e poco arte del fare. In questo senso la retorica anti-intellettuale si presta ad un tale approccio.

Secondo studi americani effettuati per analizzare il linguaggio ed i discorsi dei candidati alla presidenza, risulta che, nei dibattiti, ha due volte maggiori possibilità di successo chi impiega un approccio (un linguaggio) anti-intellettuale rispetto a chi non impiega un tale approccio.

L'anti-intellettualismo è un fenomeno che ha radici antiche, tuttavia nel mondo contemporaneo, a causa di fattori economici, politici, sociali e tecnologici, ha assunto un ruolo di primo piano. Per questo merita un'attenzione particolare.

Johan Huizinga nel suo libro titolato "La crisi della civiltà", scrisse: "I pensieri del giorno vogliono agire all'istante. Invece in questo mondo le grandi idee si sono affermate solo con grande lentezza". Ne è un esempio la religione. Le  sue intuizioni sui valori e sulla società si proiettano nel lungo periodo, ben oltre la vita di una singola generazione o di un modello economico e politico. Per questa sua visione di lungo periodo la religione preserva valori forti, svolge un ruolo di coesione sociale. Ma questo ruolo può favorire anche la funzione di controllo sociale,  e l'uso dei valori religiosi può diventare un potente strumento politico.
Mi sembra che in gran parte della storia le religioni hanno svolto proprio questo ruolo, macchiandosi spesso di errori e colpe gravi.

Fortunatamente nei secoli recenti in Occidente si è realizzata un apparente, maggiore separazione tra Stato e organizzazioni religiose, accanto allo sviluppo del pensiero scientifico autonomo dalla religione. Proprio questo processo permette oggi alle religioni di recuperare un forte ruolo morale, occupando "meno" l'ambito della politica.

Così è se vi piace, oppure "Così è (se vi pare)", usando il titolo di un'opera teatrale di Luigi Pirandello.
#1098
Tematiche Filosofiche / Re:La morte
09 Novembre 2019, 16:03:08 PM
Daniele a me sembra che tu copi da vari opuscoli i post di apertura dei tuoi topic !

Hai letto il testo del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, titolato "Essenza della religione" ?

Puoi trovare alcune risposte alle tue riflessioni.

Hai scritto
CitazioneA noi atei il compito di contemplare il nulla, la ragione, la filosofia

In che modo li contempli ? 
#1099
Jacopus, ancora sei assillato da questo senso di colpa del nostro ladrocinio al "Terzo Mondo". Quando terminerà l'espiazione di questa tua pena che ti perseguita ?

Ma la colpa degli altri perché deve cadere sull'Italia ? Rivolgiti alla Francia, all'Inghilterra, ecc..

Quella parvenza di colonialismo dell'Italia in Libia, Eritrea, Somalia, Etiopia, fu di breve durata. Fu l'occasione per dare terre da lavorare ai contadini e ad artigiani italiani.   In cambio, in quegli anni, abbiamo costruito strade, ospedali, anche cinema. Il padre del mio vicino di casa fu uno di quelli che costruirono sale cinematografiche in Eritrea e Somalia. Ha portato la modernità in quelle zone. Che sbaglio !

Adesso ci sono migliaia di eritrei e somali in Italia. Pretendono pure di farci sentire in colpa.

Detesto la Chiesa "comitato di affari finanziari e immobiliari", aborro le onlus ideologizzate e buoniste in cambio di denaro,  disdegno i parassiti con la pelle di vari colori che vengono in Italia per farsi mantenere, ecc..
#1100
Viator ha scritto:
Citazionel'importante è dare retta a fonti come la Santa Sede e l'ONU, note per la loro coerenza (la Santa Sede per il suo patrimonio immobiliare - l'ONU per il rispetto che porta ai veti di tre dei suoi membri).

Sulla pagina 9 de "Il Sole 24 Ore" della scorsa domenica, 3 novembre, c'è un lungo articolo sugli asset della cosiddetta "Santa Sede". Il titolo dell'articolo: "Non solo palazzi: per il Vaticano tesoretti da 11 miliardi".

L'articolo è su più colonne. Ve ne trascrivo le prime due, mezze colonne.

"La cifra complessiva forse la conosce solo il Papa. Ma non è sicuro. La stima di massima delle disponibilità finanziarie della Santa Sede e della Città del Vaticano, quindi del governo centrale e non di diocesi o congregazioni religiose, è di circa 5 miliardi di euro. In netto calo rispetto ad un decina di anni fa, quando, prima della crisi dei mercato e del crollo dei tassi di interesse, poteva sfiorare quasi i 10 miliardi. Questo per la parte mobiliare. Mentre quella immobiliare è stimata in oltre 6 miliardi. Si tratta esclusivamente di case e palazzi 'non funzionali' all'attività istituzionale. Quindi niente palazzo della Cancelleria o la Gregoriana, per capirci.
Questa valutazione è solo una piccola parte del patrimonio della 'Chiesa' (congregazioni religiose e diocesi) che nel mondo conta su un patrimonio valutato oltre 2mila miliardi, comprese università, scuole e ospedali.
Il tesoro pontificio non è unitario, cioè custodito da un unico soggetto, ma spezzettato in vari 'tesoretti', gestiti gelosamente in modo autonomo e, come si è visto, non sempre al meglio. L'ultima tempesta che ha investito la Curia, generata da un'inchiesta giudiziaria che ha portato a irruzioni, sospensioni dal servizio e vari effetti collaterali è stata innescata da un immobile di prestigio a Sloane Avenue, Londra, passato di mano attraverso varie società-veicolo e da mesi sotto il diretto controllo della Segreteria di Stato, un'operazione definita 'opaca' dal Segretario di Stato, Pietro Parolin. [...] Ma questo non è l'unico investimento immobiliare nella capitale inglese (fu Pio XII a comprare per primo sulle rive del Tamigi): al Sole 24 Ore risulta che la Segreteria di Stato controlli sette palazzi a Cadogan Square, nel quadrilatero più caro  della città in zona knightsbridge, l'indirizzo  di Harrod's e del Mandarin. Un buon investimento di almeno 70 milioni di sterline".
 
Tra le altre cose al Sole 24 Ore risulta che "la Segreteria di Stato controlli sette palazzi a Cadogan Square, nel quadrilatero più caro della città in zona Knightsbridge, l'indirizzo di Harrod's e del Mandarin".
#1101
Attualità / Re:Silenzio elettorale
28 Ottobre 2019, 14:35:43 PM
Dopo il voto elettorale in Umbria. 
Il filosofo genovese  Paolo Becchi, dal 2013 considerato l'ideologo del "Movimento 5 stelle",  che ha abbandonato nel gennaio 2016, da alcuni mesi focalizza il discorso politico sul "sovranismo debole", detto "althusiano", dal nome del filosofo e giurista tedesco Johannes Althusius, 1563 – 1638, noto per il suo saggio pubblicato nel 1603  col titolo: "Politica Methodice Digesta, Atque Exemplis Sacris et Profanis Illustrata" che lo hanno fatto considerare il primo ideologo federalista e sostenitore della sovranità popolare.


Il filosofo Becchi in un suo articolo titolato "Addio destra e sinistra. Adesso si sfidano globalisti e sovranisti", pubblicato sul quotidiano "Libero" del 14 novembre 2016, afferma: "Trump ha dimostrato una cosa che per la verità già conoscevamo da tempo, ma che è opportuno ricordare ancora una volta, dal momento che nel nostro Paese si continua a ragionare con categorie politiche ormai superate.

Il confronto politico futuro non sarà più tra destra e sinistra ma tra coloro che accettano la globalizzazione e coloro che invece intendono contestarla. Globalisti contro sovranisti, sì perché essere contrari alla globalizzazione significa, oggi, recuperare l'idea di nazione attribuendo però a questo concetto un nuovo significato. Una nuova idea di nazione, direi, e una nuova idea di Stato nazionale. De-mondializzare significa ri-nazionalizzare.

Il compito per i 'sovranisti' è quello di recuperare margini di sovranità, di recuperarli in favore dei popoli. Porre al centro l'interesse nazionale in Europa, esattamente come ha fatto Trump negli Stati Uniti. E ha stravinto proprio con questo progetto politico.

Per noi il primo punto, come questo giornale non si stanca di sottolineare, riguarda il recupero della sovranità monetaria. L'euro è il classico esempio di mondializzazione (sia pure riferito ad una particolare area geografica) e il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Povertà e miseria dilagante per intere popolazioni. (...) La stessa cosa si può dire per l'Unione Europea: beninteso, non si tratta di essere contro l'Europa, ma contro questa costruzione europea: pensare di «riformarla dall'interno» sarebbe stato come pensare di riformare dall'interno l'Unione sovietica. No, bisogna farla crollare per poter poi, eventualmente, iniziare un nuovo cammino. Questo è un punto importante, che non deve essere frainteso.

Chi è contro questa Ue, e non vuole niente da questa costruzione europea, non è affatto 'antieuropeista'. Al contrario, è uno che ritiene che proprio questa costruzione stia disintegrando gli Stati nazionali europei e finirà per disintegrare anche i valori su cui l'Europa stessa si fonda. Una Ue senza confini, senza 'cittadini', non ha più niente di specificamente europeo. Se vogliamo ripensare l'idea di Europa, dobbiamo ripartire dalle nazioni che la compongono. Ecco perché oltre al recupero della sovranità monetaria è necessario recuperare quella nazionale.

Recuperare tutto questo passa attraverso un recupero dell'idea di nazione. L'errore però da evitare – e che fino ad oggi non è stato evitato – è quello di confondere questa idea con quella del vecchio Stato nazione. Appartenenza nazionale non significa oggi, necessariamente, Stato centralistico, e può coesistere con un riconoscimento molto ampio delle autonomie locali. È il globalismo, e non il «nazionalismo», che è contrario al localismo.

Contro lo strapotere delle oligarchie di Bruxelles cosa resta se non quel residuo di democrazia che troviamo ancora all'interno degli Stati nazionali? Allo Stato unico globale possiamo solo replicare con uno Stato nazionale federale che riconosca le autonomie locali sulla base del principio 'stare con chi ci vuole e stare con chi si vuole. Questo è Gianfranco Miglio, attualizzato nel nostro tempo. Insomma, uno Stato nazionale può esistere anche se al suo interno sono presenti popoli diversi, ma sempre a patto che questi vogliano stare insieme. Catalani, baschi, altoatesini: l'autonomia dovrebbe essere concessa a chiunque lo voglia. È questo il principio di una sovranità 'debole', non leviatanica. E solo essa potrà conciliare ciò che sino ad oggi appariva difficilmente conciliabile: sovranità nazionale e federalismo.

Globalisti contro sovranisti dunque. Renzi è chiaro da che parte sta, Grillo altrettanto: un giorno 'global' e l'altro 'local, ma può permettersi questo abile giochetto solo fino a quando nel Paese non nascerà non un nuovo centro destra, bensì un nuovo soggetto politico, che superando in senso hegeliano quelli esistenti, si ponga un obiettivo politico immediato: l'uscita dall'euro e dall'Unione europea. Oggi c'è solo un leader che può tentare questa difficile impresa: Salvini".

Da questo articolo  (e dopo il risultato elettorale in Umbria) mi sembra che si sia avverata la profezia di Becchi, scritta tre anni fa.   


E' l'inevitabile risultato per chi non ha capito, come il movimento 5 stelle,  la fase storica che stiamo vivendo?  Non l'ha capito quando nello scorso luglio  al parlamento europeo ha votato per Ursula Gertrud von der Leyen come presidente della Commissione Europea ?
#1102
Tematiche Filosofiche / Re:Solitudine
27 Ottobre 2019, 08:59:02 AM
Daniele la  "solitudo" è più articolata di quel che pensi in modo perentorio. Può servire in modo volontario alla meditazione (per ore, giorni, mesi ?) ma può anche essere angosciante per chi non ha amici, per chi vorrebbe dialogare con altri e non ci riesce per vari motivi. Allora per questi lo scorrere del tempo assume un "valore tragico",  come dice nel suo post "green demetr.

L'horror solitudinis. Saper stare soli è una virtù, un'autonomia, certamente, purché sia voluta. Infatti la vita non va svilita nel contatto effimero, superficiale con altri. Amicizie troppo vincolanti possono imporre adattamenti forzati.

Sono varie le facce della solitudine: si può anche gioire di pause in cui si sta soli, specie se si è introversi e introspettivi, o per interessi peculiari che non richiedono compagnia. Ma anche per discrepanza tra le relazioni effettive e quelle ideali.

Né il rapporto di coppia salva dalla solitudine. Spesso alla fine ci si tollera.

Contatti numerosi ma di qualità povera non alleviano la solitudine, come i virtuali contatti sui social network.
#1103
Tematiche Filosofiche / Re:Solitudine
26 Ottobre 2019, 21:15:14 PM
Ciao Daniele, mi sembra che la tua descrizione della solitudine sia un po' poetizzata.

La solitudine può essere  deserto o giardino.


Solitudine come pratica che motiva le persone alla ricerca di isolamento considerato positivo o necessario.

Ci si isola per poter stabilire un rapporto con se stesso, ad avere un "dialogo interiore" come se si fosse in due.


A volte capita all'improvviso il dilemma di essere in mezzo al guado o di pensare alle solite domande esistenziali: chi sono? che faccio? dove vado?. Si fa il bilancio  della propria vita fino a quel momento, si fa la lista delle occasioni perdute, delle delusioni subìte e di quelle causate agli altri.


Si, certo, la solitudine a volte permette anche di selezionare meglio le relazioni interpersonali, di capire quali sono le cose che gratificano. Invece il timore della solitudine sociale suscita la frenesia per incontri e relazioni talvolta poco significative.


Un aforisma attribuito al filosofo Friedrich Nietzsche afferma che: Troppo frettoloso è il solitario, nel tendere la mano a colui che incontra".
#1104
Il concetto di famiglia nel XXI secolo è di per sé "liquido", per dirlo alla Zygmunt Bauman, perchè è influenzato dalle diverse concezioni ideologiche, religiose e filosofiche.  Comunque è una famiglia  costituita nell'ambito sociale, con interessi ed affetti, dotata di una propria consistenza che trascende i vincoli che possono solo temporaneamente tenere unite due persone.

La vera 'famiglia' per la Corte europea dei diritti dell'uomo è la relazione di tipo familiare di fatto esistente tra persone. Il matrimonio, in questa prospettiva, non è altro che uno dei diversi 'indici' che la Corte di Strasburgo prende in considerazione per stabilire se si è o meno, in presenza di una 'vita familiare' di coppia tutelata dall'art. 8 della Convenzione. E con tutto ciò anche il nostro Paese, tradizionalmente cattolico, deve fare i conti.

Le mura dei palazzi celano al loro interno tante vite "appartate",  isolate nelle loro solitudini o nei loro drammi, famiglie unite nell'amore o  scavate dalle divisioni, benestanti o curve sotto l'incubo della povertà o dell'assenza di lavoro.
Le famiglie ospitate tra quelle mura, le nostre famiglie, hanno  subìto un'evoluzione accelerata. Il mutamento dei modelli sociali si è incrociato con nuovi interrogativi e soluzioni.

L'approvazione sociale ha allargato progressivamente il suo manto su altre tipologie  familiari, travalicando i confini della biologia tradizionale,  ma le relazioni interpersonali si sono rivelate di bassa durata; il condizionamento  socio-economico e culturale rimescola ininterrottamente le carte dell'antropologia; la morale classica lascia il passo a un'etica soggettiva, fluida e  relativa.

Frammentazione, disgregazione, convivenze, unioni di fatto, divorzio, nuove  nozze, ragazze madri, figli in contesti inediti, unioni tra persone dello stesso sesso e così proseguendo lungo un orizzonte variegato.

E' da considerare crisi od evoluzione sociale ciò che caratterizza l'attuale famiglia polisemica ?
#1105
Ma in una società la famiglia è ancora considerata  l'istituzione  fondamentale basata sul matrimonio o la convivenza con i caratteri della esclusività, della stabilità e della responsabilità, attraverso la quale la società stessa si riproduce e si perpetua anche a livello culturale ?


La società  contemporanea occidentale è individualista e come tale sta perdendo il significato della famiglia. Ridotta a convivenza, diventa un istituto giuridico privato transitorio. Ha perso parte dei riferimenti religiosi di cui è espressione il matrimonio indissolubile con l'affermazione dell'amore "per sempre".


La società scristianizzata e il mutamento culturale che coinvolge la famiglia ha indotto papa Francesco ad organizzare alcuni mesi fa  il sinodo dei vescovi dedicato al matrimonio e alla famiglia.


Il cardinale Angelo Scola quando era arcivescovo di Milano pubblicò un suo saggio titolato "Il mistero nuziale", nel quale, fra l'altro dice che una delle cause fondamentali di questo cambiamento è stata ed è l'incapacità della Chiesa cattolica di comunicare le ragioni della fede all'umanità del terzo millennio. Quando i mutamenti arrivano a toccare aspetti strutturali dell'umano agire si verificano capovolgimenti antropologici da cui si sviluppano nuovi comportamenti, che le leggi poi certificano con normative. E' il caso del "divorzio breve".


La famiglia può essere per i suoi componenti un nucleo piacevole, accogliente, ma può anche essere soffocante e deprimente.


Nella società globalizzata c'è la tendenza alla dissoluzione dei legami comunitari e coinvolge anche la famiglia, nella quale spesso  manca la solidarietà necessaria per il bene comune.


La famiglia, nasce, cresce, evolve adattandosi ai mutamenti della società in cui vive, nel bene e nel male.
#1106
In chiusura del mio precedente post ho scritto se c'è un collegamento tra globalizzazione e declino di una civiltà  e se la crisi è quantificabile o  misurabile. 

Un metodo potrebbe essere quello di stabilire quali sono i valori di riferimento di una società, desunti dalle leggi, dalla morale vigente.

Se i valori di riferimento stabiliti divergono dalla prassi quotidiana subentra la crisi tra "il dire e il fare".

Anche se in Occidente la religione è stata espulsa dalla vita civile come elemento determinante con la fine della "Guerra dei trent'anni" nel 1648,  la morale cristiana ha continuato a dominare nella vita sociale delle nazioni occidentali.

Nel nostro tempo mi sembra che i valori dominanti siano "libertà", uguaglianza", "solidarietà", non più "Dio, Patria e Famiglia" e quei valori sono misurabili. Per esempio, la solidarietà si misura coi trasferimenti monetari dai più ricchi ai disagiati economici, con la spesa pubblica in welfare e servizi gratuiti; l'uguaglianza dalle pari opportunità e dalla rimozione di privilegi per nascita; la libertà dal grado di ingerenza dello Stato nelle scelte private dei cittadini, ecc..

La crisi dei valori è evidente ? Ma quali valori ? Solo quelli morali ? 
Penso che la paventata crisi dei valori morali è più sfumata di quanto si creda.

Non nego la presenza di problemi, anche gravi, di natura sociale ed etica in seno alla nostra società. I "mostri" contro cui dobbiamo combattere sono abbastanza conosciuti: l'economicismo, il consumismo, l'egoismo, l'edonismo esibizionista, il prevalere, in genere, della sfera materiale su quella spirituale.


La rincorsa al successo economico da ottenere senza troppe remore etiche e la vita vissuta all'insegna del divertimento inducono anche penosi problemi psicologici: solitudine, noia, insicurezza, vuoto esistenziale, disorientamento morale. Ma tali "problemi" sono leniti dalla libertà dell'individuo contemporaneo, che può scegliere fra più opzioni, anche se di solito si lascia guidare dalla scelta del profitto economico e l'interesse personale.


Pure il negare o emarginare l'ambito spirituale, come accade più o meno coscientemente in Occidente (ma non solo) acuisce i cosiddetti mali sociali: la criminalità, il suicidio, la violenza, l'alcolismo, la droga, la cosiddetta "malattia mentale".

Si, certo, nel passato c'era stabilità (immutabilità ?) nei valori etici e religiosi, ma perché ? La quasi totalità delle persone vivevano nell'ignoranza, credevano ai miracoli straordinari propinati dai preti semi-analfabeti, c'era l'assoggettamento rassegnato all'autorità religiosa e civile. Così volevano e così doveva essere, senza discutere. E quel tempo, mi sembra,  non era meglio dell'oggi.
#1107
Nei secoli con il  concetto di civiltà ha avuto cambiamenti di significato dovuti al progresso in senso generale.  Nel nostro tempo intende l'insieme delle forme culturali, sociali, economiche, i valori morali e l'organizzazione politica di una popolazione o di una macro area comprendente più nazioni.

Occidentale. Occidente è un termine geografico, una delle quattro direzioni cardinali, l'Ovest, ma dal Rinascimento, dopo la scoperta dell'America,  usiamo l'aggettivo "occidentalis" con incluso un giudizio di valore sul proprio modo di vivere, considerato più "progredito" rispetto ad altre culture, e teso ad espandersi, ad influenzare altre culture o ad assimilarle in un insieme omogeneo, come l'area europea occidentale e quella nordamericana.  Un esempio è la globalizzazione, causata dall'intensificazione degli scambi commerciali, gli investimenti finanziari internazionali, l'interdipendenza delle economie nazionali, che hanno condotto ad interdipendenze sociali, culturali, politiche e tecnologiche.

Nel contesto attuale l'Occidente  abbraccia un'estesa area che include le nazioni più ricche e industrializzate dell'Europa e dell'America, l'Australia, la Nuova  Zelanda, il Giappone  e quei paesi accomunati, almeno idealmente, da determinate caratteristiche economiche e politiche.

C'è collegamento tra globalizzazione e declino di una civiltà ?

Molti sono convinti che tale "tramonto" dipenda dal crepuscolo religioso e morale. Ma queste crisi in che modo sono misurabili ?  E chi sono i giudici ?
#1108
Tematiche Culturali e Sociali / Civiltà occidentale
17 Ottobre 2019, 15:39:54 PM
Il cardinale Robert Sarah in collaborazione con Nicolas Diat ha scritto e pubblicato il libro titolato: "Si fa sera e il giorno ormai volge al declino", parafrasando il versetto del Vangelo di Luca: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino" (24, 29) L'invito è rivolto dai due discepoli allo sconosciuto che si era unito a loro nel tragitto verso Emmaus, incerto luogo della Palestina, distante circa 11 km da Gerusalemme. Quello sconosciuto era Gesù, che fece la prima apparizione dopo la risurrezione.

In questo testo il cardinale Sarah afferma che in Occidente c'è una crisi culturale e identitaria che conduce alla decadenza. C'è anche la crisi della fede e della Chiesa, il relativismo morale, la globalizzazione senza regole, il capitalismo sfrenato, il totalitarismo islamista, le nuove ideologie che vogliono il cambiamento della morale, una nuova visione della famiglia e della sessualità, con notevoli pressioni economiche e mediatiche.

Nell'analisi degli sconvolgimenti della nostra epoca l'autore ci invita a prendere coscienza della gravità della crisi che stiamo attraversando, mostrandoci come sia ancora possibile evitare un mondo senza Dio e senza speranza.


Da quanto afferma questo cardinale sembra che l'identità dell'Occidente provenga dal solo cristianesimo.

Quello che è certo che è in decadenza la Chiesa cattolica e il cristianesimo col suo messaggio escatologico. Nei seminari regionali scarseggiano gli studenti. Stanno accorpando le diocesi.  Mancano i sacerdoti cattolici italiani ed europei e li stanno sostituendo con preti provenienti dall'Africa e dall'Asia.


La cultura occidentale non è formata dal solo cristianesimo. 

Fanno parte di una civiltà anche i princìpi filosofici che ci derivano dal periodo greco-romano e dall'Illuminismo, dalla politica espressa dalla democrazia parlamentare, dallo Stato di diritto, la parità tra i sessi, il liberismo economico, il sistema di valori, il progresso sociale, ecc..
Nell'antichità ci fu l'osmosi tra l'ellenismo ed altre culture: Celti, Ebrei, Romani, popolazioni del Vicino e Medio Oriente, nord-africane. Un crogiuolo nel quale si formò la nostra identità e civiltà.  

Le popolazioni dell'Europa furono condizionate dal triangolo Grecia – Roma – Giudea. Condizionamento che rimarrà finché il cristianesimo (in cui sono presenti e fondanti le tre entità) rimarrà la religione occidentale.


Nel tempo c'è l'evoluzione e la ridefinizione dell'identità di una civiltà, perciò io non riesco a percepirla questa decadenza dell'Occidente rispetto al passato. E voi ?
#1109
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Fine della discussione
11 Settembre 2019, 22:02:42 PM
Sei il "braccio armato della legge". Accidenti che modestia, Inverno. Meno male che ci sei tu che sei un genio. Alla tua offesa rispondo con l'offesa. Se Nardi banna me deve bannare anche te, altrimenti ci vediamo in tribunale.
#1110
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Fine della discussione
11 Settembre 2019, 21:14:41 PM
Ecco un altro topic di Jacopus non off topic  ? Mi vien da ridere.

La vostra ideologia cattocomunista e sinistroide vi offusca il giudizio ?

Chiedo a Ivo Nardi se non sarebbe meglio eliminare il topic, senza pensare di bannare chi la pensa diversamente da voi e lo dice con educazione.