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Messaggi - doxa

#1096
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
20 Dicembre 2019, 07:00:46 AM
Il giorno e il mese della nascita di Gesù  /4

nel calendario liturgico cristiano "Depositio Martyrum" (elenco di sepolture di martiri)  dell'anno 336,  c'è scritto che a Roma la festa del Natale veniva celebrata il 25 dicembre:"VIII Kal. Ian. natus Christus in Betleem Iudeae" (= "Nell'ottavo giorno prima delle calende di Gennaio è nato Cristo in Betlemme di Giudea"). L'ottavo giorno prima dell'1 gennaio era il 25 dicembre.

Questa data fu adottata da altre diocesi, come quella di Milano, per volere del vescovo Ambrogio.

Anche nel "Chronographus anni 354", calendario illustrato per l'anno 354 redatto dal calligrafo e letterato cristiano Furius Dionysius Philocalus (Furio Dionisio Filocalo), si attesta la celebrazione a Roma della festa del Natale il 25 dicembre dell'anno 336.  

Nel 425 l'imperatore Teodosio II codificò i riti della festa del Natale di Gesù; nel 506 divenne festa di precetto religioso e nel 529 anche festa civile.
#1097
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
20 Dicembre 2019, 06:44:36 AM
Il giorno e il mese della nascita di Gesù  /3

In Occidente, nel IV secolo, si giunse ad un accordo sulla data della nascita di Gesù quando il cristianesimo si inserì nel tessuto sociale dell'Impero romano, come religione lecita dopo il rescritto di Licinio e Costantino I nel 313.

Il rescritto (rescriptum principis) era una risposta data ad un quesito, attinente a questioni giuridiche, rivolto all'imperatore  da parte di un privato o un pubblico funzionario.
Il rescritto imperiale affrontava i problemi dal punto di vista generale, non si pronunciava sul merito della questione.

Nel 380 l'imperatore Teodosio I promulgò l'editto di Tessalonica (l'odierna Salonicco, in Grecia)  che permetteva al cristianesimo di essere l'unica religione ammessa e obbligatoria nello Stato.  

Nel 381 ribadì la proibizione di tutti i riti pagani e stabilì che  chi tornava alla religione pagana perdeva il diritto di fare testamento legale.

Nel 383 decretò che il nome del primo giorno della settimana  venisse cambiato da "Dies Solis"  in "Dies Dominicus"; ma nel nord Europa, rimase la denominazione decisa da Aureliano, da cui derivarono il Sonntag tedesco ed il Sunday inglese.

Nell'ottobre del 388 Teodosio I si stabilì a Milano fino all'aprile del 391.

Nel 392 emanò altri due editti per proibire i sacrifici e culti pagani, e cominciarono le persecuzioni dei cristiani contro i pagani (da "pagos" = villaggio).

Quanto Teodosio I nelle sue scelte a favore del cristianesimo fu influenzato da Ambrogio vescovo di Milano ?  In questa città l'imperatore morì il 17 gennaio 395, all'età di 48 anni.
#1098
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
20 Dicembre 2019, 06:27:12 AM
Il giorno e il mese della nascita di Gesù  /2

Secondo le conoscenze astronomiche del tempo, i Romani consideravano il 25 dicembre giorno del solstizio d'inverno,  anziché il 21 o 22  dicembre. La vita allora era regolata sulla luce naturale.

Il giorno del solstizio venne scelto nel 274 dall'imperatore Aureliano per proclamare il 25 dicembre la festa in onore del "Dies Natalis Solis Invicti" (= "Giorno di nascita del Sole invitto"), che divenne importante perché si innestava con i Saturnali, concludendoli.

Aureliano cercò d'imporre il Solis invicti come culto di Stato e si dichiarò supremo sacerdote di quella divinità, identificata con il dio Mitra, molto popolare fra i soldati. Questo imperatore considerava l'adozione del culto del  Sol invictus un elemento di forte coesione culturale e politica dell'Impero, perché con varie modalità era presente in numerose zone dell'impero, dall'Egitto all'Anatolia, tra le popolazioni celtiche e quelle arabiche, tra i Greci e gli stessi Romani. Inoltre,  Aureliano ordinò che il primo giorno della settimana fosse dedicato al dio Sole, chiamandolo Dies Solis, il  "giorno del sole".

Tertulliano (160 220 d.C), vescovo di Cartagine e Padre della Chiesa, scrisse: "... molti pensano che il Dio cristiano sia il Sole, perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel giorno di festa dedicato al Sole ci diamo alla gioia" (Ad Nationes 1, 13).
Col passar del tempo i cristiani non potendo cancellare il pagano culto solare se ne appropriarono, dando un significato diverso ai simboli del culto solare. Infatti la Chiesa usa la raffigurazione della corona radiata nell'ostensorio e la pone sul capo dei santi.

La corona radiata fu usata come ornamento sulla testa dei re e degli imperatori.

Agostino, vescovo di Ippona, esortava i cristiani a non festeggiare il Sole il 25 dicembre, ma chi aveva creato il Sole.

Nel 460 il papa Leone "Magno" sconsolato scriveva: "E' così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella basilica di san Pietro, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell'astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei". (Settimo sermone tenuto nel Natale del 460).  

segue
#1099
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
20 Dicembre 2019, 06:15:46 AM
Il giorno e il mese della nascita di Gesù

Nei Vangeli non c'è scritto che Gesù nacque  il 25 dicembre. Infatti, nei primi  secoli dell'era cristiana il Natale veniva celebrato in giorni e mesi diversi: San Cipriano pensava la nascita di Gesù il 28 marzo; sant'Ippolito il 23 aprile; Clemente Alessandrino il 20 maggio, il 10 gennaio o il 6 gennaio. Quest'ultima data poi si affermò nell'Oriente cristiano; altre date, tra il 18 e il 25 aprile, dal 20 o 29 maggio al 24 giugno e al 17 novembre.

Perché  scelsero il 25 dicembre per festeggiare la nascita di Gesù ? La data fu scelta dalla comunità cristiana di Roma per sovrapporre il  "Dies Natalis Domini", il giorno della nascita del Signore, al "Dies natalis solis invicti", giorno della nascita del Sole vincitore, simboleggiato dal dio indo-iraniano Mitra (Mithra).

Bisogna comprendere la realtà di quel tempo: il cristianesimo "lottava" per imporsi ai culti pagani, per farsi accettare e far dimenticare le festività pagane.

Per la sovrapposizione fecero riferimento su  alcuni passi biblici interpretati in senso cristologico, come la profezia sul "sole di giustizia"(Malachia 3,20). La parola «giustizia» implica qui potenza e vittoria di Dio sul male.

Lo stesso Gesù  s'identificò con la luce: "Io sono la luce del mondo...Chi crede in me non cammina nelle tenebre" (Gv 8, 12).
Anche il testo del capitolo 9 di Isaia  dice al riguardo: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse" (9,1).

Tali parole furono importanti per i cristiani dei primi secoli. Se ne ha testimonianza dalle loro arti figurative. Ci sono pervenuti numerosi affreschi e mosaici che rappresentano il Cristo paragonato al Sole o al Sole di giustizia.  

Nella necropoli vaticana c'è il mausoleo M ornato da un mosaico, composto tra il 150 ed il 180 che raffigura il Cristo-Sole che ascende al cielo su una quadriga di cavalli bianchi in mezzo ad un lussureggiante intreccio di rami di vite.


raffigurazione di Cristo come dio Sole Helios/Sol Invicuts alla guida del carro. 

Segue
#1100
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
19 Dicembre 2019, 19:10:49 PM
Quando nacque Gesù ?

L'inizio del nostro computo del tempo  è basato sul presunto anno di nascita di Gesù, ma non si sa quando egli nacque.

Durante il pontificato di Giovanni I (dal 523 al 526) il monaco  curiale Dionigi ebbe l'incarico, nel 525 circa, di elaborare un metodo matematico per prevedere ogni anno la data della Pasqua in base alla norma decisa dal Concilio di Nicea nel 325. 

Dionigi compilò una tabella con l'elenco delle date  usando un nuovo criterio. In quell'epoca si usava contare gli anni dalla tradizionale fondazione di Roma nel 753 a. C., invece questo monaco li contò "ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi". Secondo la dottrina cristiana l'incarnazione di Gesù avvenne nel momento del suo concepimento e non della sua nascita, avvenuta nello stesso anno. Infatti la  Chiesa cattolica celebra il concepimento nella data del  25 marzo, festa dell'Annunciazione dell'angelo a Maria;   e nove mesi dopo, la natività, il 25 dicembre.

Il monaco determinò il natale del nazareno con un calcolo basato su alcuni passi scritti nei Vangeli e  altri documenti a sua disposizione.

Per lui l'era cristiana cominciò 8 giorni dopo la nascita di Gesù, il primo gennaio  del 754 "ab Urbe condita", nell'1 d. C.,  perché non conosceva il numero zero. Egli stabilì che l'anno precedente all'1 (nel quale secondo lui nacque Gesù) fosse l'1 avanti Cristo. 

Fino al XIII secolo in Europa il numero zero rimase sconosciuto. Lo diffuse il matematico pisano Leonardo Fibonacci che scrisse il "Liber abbaci", più noto come "Liber abaci", pubblicato nel 1202.   

Nel nostro tempo gli studiosi sono convinti che la data di nascita di Gesù vada collocata tra il 7 e il 4 a. C., cioè alcuni anni prima della data  calcolata da Dionigi.
#1101
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
18 Dicembre 2019, 18:11:15 PM
Grazie Myfriend per il tuo interessante contributo storico.

Spesso le parole o le azioni di Gesù (Joshua bar Joseph, come usi chiamarlo) sono riportate nei vangeli  in modi diversi. Non è sicuro che un fatto sia avvenuto là dove un racconto evangelico lo situa.

Comunque su un punto i vangeli concordano: nel non collocare l'attività di Gesù nelle "grandi città" dell'epoca in Palestina.  Gerusalemme è l'unica eccezione.

Il nazareno raccontato dall'evangelista Marco è un uomo che predica nei villaggi. Questa preminenza è confermata da Matteo e da Luca.  
Egli non sceglieva la marginalità dei villaggi come ripiego o rinuncia, ma come punto di forza. Anche l'evangelista Giovanni conferma che Gesù preferiva frequentare piccoli insediamenti urbani per proporre il regno dei cieli a reietti e peccatori, inclusi pubblicani e prostitute.

Come hai ben evidenziato,  nel Vangelo di Giovanni c'è distanza tra gli eventi narrati e la cultura del redattore o dei redattori del testo.

L'antropologa culturale Adriana Destro e Mauro Pesce, docente di storia del cristianesimo, nel loro libro titolato "Antropologia delle origini cristiane" affermano che il vangelo giovanneo fu redatto negli anni 90 fuori dalla Palestina, perciò presenta la vicenda Gesù in base a un'esperienza religiosa e a un ambito culturale differenti.  

Qualcuno si scandalizza se dico che Gesù non era cristiano ? Credo di no, perché è un'ovvietà. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte. Mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione  e mai si proclamò Messia.

Gli autori dei vangeli erano persone appartenenti alla cultura ellenistico-romana, che parlavano e scrivevano in greco, non riportavano le parole che forse Gesù aveva detto nella sua lingua, l'aramaico.

C'è da dire che nei primi due secoli diverse correnti di pensiero ci danno del Cristo immagini diverse, perciò nessuna poteva pretendere di essere più autentica o esclusiva rispetto alle altre.

Nei primi 150 anni dalla morte di Gesù coesistevano differenti tendenze del cristianesimo nascente e c'era la necessità di un cristianesimo normativo da tutti accettato e seguito.

Nella seconda metà del II secolo  si affermò  l'opinione che la devianza da una norma era da considerare un'eresia, perciò condannabile.
#1102
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
18 Dicembre 2019, 14:52:19 PM
Nel  Vangelo  di Matteo ci sono circa settanta citazioni dell'Antico Testamento e continue allusioni per collegare in modo forzoso l'attesa del popolo  d'Israele alla figura e alla parola di Gesù.

Le citazioni profetiche che Matteo connette a Gesù bambino sono di solito frasi di "compimento": "Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta". Questa formulazione tipica di Matteo, c'è  14 volte nel suo Vangelo anche se con varianti.

Perché i due evangelisti,  Matteo e Luca,  Matteo in particolare, si sono preoccupati di questo raccordo tra il Cristo e l'alleanza di Dio con Israele? La risposta è duplice. Innanzitutto essi hanno voluto identificare l'esistenza di un filo  continuo tra le Scritture ebraiche e il Cristo per ragioni "apologetiche", cioè per argomentare, nei confronti della comunità giudaica di allora, che la fede in Gesù Cristo era nella linea dell'attesa dei profeti e di tutta la Rivelazione biblica. 

Un'altra ragione era, invece, di ordine catechetico e si indirizzava ai convertiti per mostrare loro che gli eventi della vita di Gesù entravano nel disegno divino già annunziato dalle Scritture. È per questo che anche elementi secondari della vicenda del Cristo venivano "appoggiati" ad un testo profetico, spesso in forma libera e non storico-letteraria. Lo scopo, infatti, era quello di far rilevare l'unità tra i due Testamenti e dimostrare come il Cristo fosse il sigillo ultimo dell'attesa e della speranza dell'Israele di Dio. Perciò per i cristiani le profezie  dell'Antico Testamento preconizzano la nascita di Gesù.

Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) nel suo libro "Gesù di Nazaret. Dal battesimo alla trasfigurazione", si domanda che significato può avere la fede in Gesù il Cristo, Figlio del Dio vivente, se egli  come uomo era diverso da come lo presentano gli evangelisti e da come  lo annuncia la Chiesa. Il papa emerito conferma che le poche notizie certe  su Gesù possono rendere incerta la fede dei credenti nella sua divinità.

Con la ricerca storico-critica non si riesce a raggiungere una visione affidabile del Gesù di Nazaret, perché  sul Cristo dei Vangeli  ci sono strati di tradizione sovrapposti, attraverso i quali si può solo ipotizzare il "vero" Gesù, scrisse l'esegeta cattolico Rudolf Schnackenburg nel suo libro "La persona di Gesù Cristo nei quattro Vangeli".

Molti studiosi contemporanei, sia di formazione laica sia cristiana considerano i racconti evangelici della natività non fondati storicamente. Le narrazioni sono successive agli avvenimenti e redatte sulla base delle profezie messianiche contenute nell'Antico Testamento, che vengono espressamente o implicitamente citate, in particolare da Matteo, che isola citazioni, frasi, legami simbolici  per convincere che Cristo sia l'atteso messia.   Ecco alcune profezie veterotestamentarie  che spesso parlano di altro ma desunte da questo evangelista per attestare la loro realizzazione in Gesù:

- la nascita virginale deriva, come già detto nel precedente post, dal profeta Isaia (che non parla di verginità, ma di giovane donna, 7, 14), citato da Matteo nella prospettiva messianica di Gesù;

- dal profeta Michea ha desunto il luogo di nascita per Gesù: "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele..." (Mi, 5, 2);

- dal profeta Osea ha dedotto l'idea per immaginare  la fuga in Egitto della sacra famiglia: "Dall'Egitto ho chiamato mio figlio..."(11, 1);

- dal profeta Geremia ha tratto lo spunto per la strage degli innocenti: "Un grido si ode da Rama, lamento e pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, rifiuta di essere consolata perché non sono più" (Ger 31, 15).
 
Nel Vecchio Testamento le pagine profetiche evidenziano l'attesa dell'intervento definitivo di Dio attraverso un uomo ideale, il Messia. Nel Nuovo Testamento la speranza messianica è esaudita con la nascita divina di Gesù. 
#1103
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
18 Dicembre 2019, 14:22:30 PM
Secondo periodo dell'Avvento e tempo di Natale

Come già detto, il periodo dell' Avvento è liturgicamente suddiviso in due parti:  la prima parte, fino al 16 dicembre,  orienta i fedeli all'attesa dell'arrivo di Cristo; la seconda parte (17 - 24 dicembre)  è incentrata sulla nascita del figlio di Dio.

Nel secondo periodo dell'Avvento è compresa la novena di Natale, periodo di nove giorni consecutivi dedicati alle  preghiere e devozioni  verso Dio e  la Theotókos (= colei che genera Dio):  "Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: e il Suo Nome sarà Emanuele [= Dio con noi]"  predisse Isaia in una delle sue profezie messianiche (7, 14). 

Secondo gli esperti la giusta traduzione è "la fanciulla" e non "la vergine".

Queste parole di Isaia (vissuto dal 740 circa a. C. – VIII sec. a. C.) furono ripetute quasi uguali dall'arcangelo Gabriele quando annunciò a Maria il concepimento di Gesù: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel tuo seno e darai alla luce un figlio e gli darai il nome Gesù. Egli sarà chiamato il Figlio dell'Altissimo" (Luca 1, 30-32).

La profezia di Isaia si accorda anche con i versetti iniziali nel prologo del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Verbo, / il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio" (1, 1) [...] "E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi;" (1, 14).

Queste parole evidenziano  la divinità di Cristo, l'incarnazione e la maternità di Maria.

A me sembra un accostamento forzato tra le parole di Isaia e la nascita di Gesù. L'ebraismo ancora attende il Messia.

Comunque Isaia tra le tante cose predisse  pure "l'arrivo dei Magi" per adorare il neonato Messia e "identificò" perfino i doni che essi avrebbero offerto: "Sorgi, splendi, o Gerusalemme: perchè è giunta la tua luce, e la gloria del Signore è sorta su di te... E le genti cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore che sorgerà da te.... Una moltitudine di cammelli ti coprirà, i dromedari di Madian ed Efa. Tutti quelli di Saba verranno, portando oro e incenso e dando lode al Signore" (60,1-6).

La profezia è anche sostenuta da un versetto del Salmo 71, 10: "I re di Tarsis e delle isole offriranno regali: i re dell'Arabia e di Saba porteranno doni".

Chi non crede le considera illecite estrapolazioni per affermazioni fantasiose. Ma non bastano.

Anche il profeta Michea apre l'orizzonte messianico dicendo: "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; ...Dio li metterà  (gli israeliti) in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà." (5, 1 – 2). 
"Betlemme di Efrata": antico toponimo del villaggio. Nella Bibbia viene anche chiamata "Betlemme di Giuda" (della tribù di Giuda) per evitare confusione con un altro villaggio denominato "Beth – Lehem", a circa 12 km da Nazaret.

Per di più nei Vangeli  di  Matteo e Giovanni si dice che il Cristo (Messia) appartiene alla stirpe di Davide,  nato a Betlemme, lo stesso villaggio che fu dell'antico re d'Israele (7, 42). 

Quando nacque Gesù la Galilea era governata dal tetrarca Erode Antipa, figlio del re Erode "il Grande", alleato dei Romani.

Il teologo e filosofo Origene di Alessandria (d'Egitto, 185 – 254 d.C.), nella sua tredicesima omelia riguardante l'evangelista Luca, aggiunse delle fake news alla natività di Gesù: la presenza nella stalla del bue e dell'asino.
#1104
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
18 Dicembre 2019, 07:35:08 AM
Sacra rappresentazione: genere teatrale di argomento religioso in lingua volgare  con finalità pedagogiche. Fu in auge nei secoli XIII-XVI,  fino all'epoca della Controriforma cattolica. C'era l'accompagnamento musicale e  la partecipazione di più attori.  La sceneggiatura subiva l'influenza delle prediche, dell'ars predicandi: "docere et probare,   delectare, flectere (movere), secondo l'affermazione ciceroniana. Doveva informare e convincere, divertire, attrarre l'attenzione dello spettatore, commuoverlo.

Erano gli Ordini mendicanti con le confraternite a loro associate ad allestire le sacre rappresentazioni, nell'intento di coinvolgere i laici nelle festività liturgiche,  sviluppate progressivamente verso forme spettacolari e complesse con il contributo di artisti e architetti e lo sconfinamento del soggetto nel romanzesco. Sulle storie di Cristo prevalevano immaginarie vite di santi, leggende popolari e persino favole profane.

Gli studiosi considerano come prima sacra rappresentazione quella del presepe vivente che Francesco d'Assisi organizzò nel 1223 a Greccio.

Poi ci fu il Concilio di Trento (1545 – 1563) con la Controriforma cattolica che mise in crisi la profusione di riti e rappresentazioni locali, distinguendo in modo rigoroso il sacro dal profano. Non vennero più accettati numerosi criteri delle confraternite e furono definiti i modelli di espressione rituale. Alla Passio Christi di tipo teatrale venne preferita la Via Crucis e la processione del Cristo morto nel Venerdì Santo, ancora diffuse.
#1105
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
17 Dicembre 2019, 16:05:45 PM
Dramma liturgico e la natività

Dal  citato tropo pasquale  "Quem quaeritis" venne sviluppato anche il dramma liturgico natalizio, che veniva rappresentato tra il Natale e l'Epifania con diversi episodi:  "Officium pastorum", "Officium stellae", "Officium magorum".

Officium pastorum: sceneggia parte del secondo capitolo Vangelo di Luca (2, 8 – 20) e parte deriva dagli apocrifi Vangelo di Giacomo e Vangelo dello Pseudo Matteo nei quali si cita la presenza di una o due ostetriche accanto a Maria per la nascita di Gesù.

Dialogo fra "le ostetriche" e i pastori. Le levatrici chiedono ai pastori: "Quem quaeritis in praesepe, pastores, dicite ?" / Essi risposero: "Salvatorem, Christum Dominum, / infantem pannis involutum, / secundum sermonem angelicum". [...]

(= Dite, pastori, chi cercate nella mangiatoia ? / Essi risposero: "Il Salvatore, Cristo Signore, /
Il bimbo avvolto in fasce, / secondo le parole degli angeli". [...]

L'Officium pastorum fu seguito dall'Officium stellæ, inserito nella celebrazione dell'Epifania.  
 
"Officium stellae", cosiddetto dalla prima frase del dramma: "Stella fulgore nimio rutilat". 

Questa tipologia  è tratta dal Vangelo di Matteo  (2, 1 - 12). Fu elaborata in più versioni  tra il X e il XIII secolo ed è collegata alla celebrazione dell'Epifania. Riguarda l'arrivo dei Magi a Gerusalemme nel palazzo di Erode, poi a Betlemme  per la loro visita  al neonato Gesù  e l'offerta di doni, quindi  la loro partenza.
All'interno della chiesa dove si svolgeva questo dramma natalizio si formava una processione  con i figuranti: il corteo con i Magi e il loro seguito di servi attraversava la chiesa fino all'altare dove i Magi deponevano i tre doni: oro, incenso e  mirra.

Durante la Messa dell'Epifania, l'intonazione del Vangelo era introdotta dall'antifona "Ab Oriente venerunt": Ab Oriente venerunt Magi ut in Bethlehem adorarent  dominum et apertis thesauris suis pretiosa munera obtulerunt: aurum sicut regi magno, thus sicut deo vero, myrrham sepulture ejus, alleluia.
 
Per la Natività furono elaborati anche l'Ordo Rachelis e Ordo prophetarum.

Il temine latino "ordo" allude  all'ordine sequenziale delle varie fasi in cui può essere suddiviso un rito, un testo letterario, ecc.)

L'Ordo Rachelis evoca il pianto di Rachele per la (mai avvenuta) "strage degli innocenti" a Betlemme, secondo quanto narrato dal Vangelo di Matteo (2, 13 – 18), e la profezia di Geremia, ma di questo argomenterò in seguito.  

La seconda parte del dramma, interamente versificata, è occupata dalla "lamentatio" di Rachele con due consolatrici. 
 
L'Ordo Rachelis  veniva rappresentato  il 28 dicembre, giorno in cui il calendario commemora i "santi innocenti".

"Ordo prophetarum". Non ha origine nella drammatizzazione di un episodio biblico, ma da un sermone del quinto secolo elaborato dal vescovo di Cartagine, Quodvultdeus: questo nome significa "quello che Dio vuole". Nacque a Cartagine ma morì a Napoli nel 454.  Fu ordinato diacono nel 421 circa da Agostino, vescovo di Ippona.

Quodvultdeus nel suo sermone polemizza con gli ebrei (Contra Judaeos) accusandoli di non voler accettare Gesù come il messia promesso. Chiama  a testimoniare i profeti d'Israele che avrebbero predetto la nascita del messia. Si alternano così Mosè, Isaia, Geremia, Daniele, Abacuc, Davide, la regina di Saba, Balaam, Simeone, Elisabetta e Giovanni Battista. Ma testimoniano anche personalità  pagane come il poeta Virgilio, Nabucodonosor e la Sibilla.
La processione dei "profeti" entrava in cattedrale e saliva sul presbiterio, accompagnata dall'orchestra. Il Maestro del coro (praecentor) chiamava singolarmente ciascuno dei profeti a testimoniare l'arrivo di Gesù Cristo, il Messia.

Il dramma liturgico "Ordo prophetarum"  ebbe popolarità in Francia nella forma di dialogo cantato, ma  fu dimenticato alla fine del Medioevo.
#1106
Tematiche Filosofiche / Re:Gli alieni siamo noi.
16 Dicembre 2019, 08:53:39 AM
Buongiorno Iano. La tua riflessione è articolata. Dall'estetica come bellezza corporea alla cultura come disciplina dell'antropologia culturale.

Hai scritto
CitazioneForse mai come oggi iniziano a convivere quindi diverse apparenze della realtà, di modo che indagare i meccanismi dei mutamenti estetici percettivi diviene oggi una possibilità.
Non sono possibilità del tutto nuove , perché gli studi di antropologia li hanno preceduti.
La novità però sarebbe studiare i mutamenti all'interno di una stessa cultura mentre avvengono.
La mia impressione è che queste differenti percezioni della realtà siano trasversali oltre che verticali giovani vs anziani, e questa è una novità,  perché si tratta di una percezione in divenire che può prendere diverse strade prima di trovare un assestamento e ciò forse sta avvenendo sotto i nostri occhi.

La percezione è correlata a variabili fisiche e psicologiche, stimoli e sensazioni. Queste relazioni psicofisiche ovviamente sono soggettive, ma se un determinato evento dell'ambiente esterno è descritto in modo simile da persone diverse è ipotizzabile che le persone abbiano sensazioni simili.

Citazionel'estetica ha a che fare con la cultura , appunto , e in generale col modo in cui la realtà ci appare , e questo modo è da credere cambi col tempo e con esso la cultura con annesso senso estetico.

Nell'antica Grecia l'arduo non era stabilire ciò che era bello  ma, come diceva Platone, era definire "cos'è il bello". Per Platone la bellezza doveva essere atemporale, perfetta:  la perfezione, l'armonia delle forme erano lo stereotipo umano. Nel "Timeo"  sintetizza: "Kalòs kài agathòs".

Ma nel nostro tempo ?

Tu dici che
CitazioneLa novità però sarebbe studiare i mutamenti all'interno di una stessa cultura mentre avvengono.

Novità ? Per la sociologia e la psicologia è "pane quotidiano",  da anni.

Allora è necessario indirizzare meglio il thread: verso l'estetica, argomentando sulla bellezza corporea, o verso la cultura in senso antropologico, oppure verso la psicologia dialogando sulla percezione ?

Rimanendo sull'estetica subito si pone la domanda: la bellezza è oggettiva o soggettiva?

Quali sono i canoni di bellezza che rendono una persona anche attraente sessualmente ?

Ma ci sono canoni ? Non esistono canoni. E' la moda, fugace, che detta le regole.
#1107
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
16 Dicembre 2019, 00:06:51 AM
Nel precedente post ho  scritto che l'uso dei tropi condusse al dramma liturgico.  

Il sostantivo "dramma"  deriva dal greco "drama" e questo dal verbo "drao" (= azione).  E' un'azione con più persone.

Nella lingua italiana il lemma "dramma" è polisemico.

Dramma liturgico o dramma religioso medievale. Aveva uno scopo catechetico e didattico nei confronti  dei fedeli che assistevano allo "spettacolo".

Inizialmente gli "attori" erano diaconi e chierici. Indossavano  indumenti che connotavano i personaggi interpretati: paramenti sacri, come la  dalmatica o la mitria, ed altri accessori. Successivamente parteciparono alla teatralizzazione anche i laici delle  "fraternite", poi "confraternite".

I temi erano collegati alla Pasqua, successivamente anche al ciclo natalizio.

Di solito i testi per i drammi liturgici  venivano redatti dagli scriptores delle schole monastiche ed episcopali. I testi venivano adattati al contesto liturgico di ricezione: monastero o chiesa cattedrale.

La Chiesa era severa verso il teatro e gli attori ma fu costretta ad accettare i drammi liturgici e le sacre rappresentazioni perché il  latino era diventato una lingua incomprensibile al popolo, perciò diventava accettabile la teatralizzazione per far comprendere il messaggio cristiano.

Il dramma religioso deriva in parte dai cosiddetti "misteri", eredi nel XV secolo della duecentesca lauda: questo nome deriva  dai Salmi, che venivano cantati durante l'ufficio del Mattutino e detti laudes.

Nella prima metà del XIII secolo la lauda  venne trasformata in una autonoma forma poetica di ispirazione religiosa, usata come preghiera di gruppo dalle confraternite.

Le laude in volgare tramandateci per iscritto pur mantenendo la struttura responsoriale (costruite sull'alternanza tra un solista che recita brevi orazioni e un coro che le intercala ripetendo "alleluja") hanno la forma poetica profana con la tendenza ad evolvere in forma teatrale.  In origine le strofe  venivano recitate  solo da due persone.

Il precursore della lauda in forma dialogica che generò la nascita della lauda drammatica fu Jacopone da Todi (1230 – 1306).  La sua lauda più celebre fu "Donna del Paradiso" (o "Pianto di Maria"). Come interpreti oltre alla Madonna c'è Gesù, il nunzio fedele (l'evangelista Giovanni), il popolo.

La lauda permette di spiegare il Vangelo commuovendo lo spettatore e di essere comprensibile al popolo, usando la cosiddetta lingua volgare.  

A Jacopone da Todi è tradizionalmente attribuito anche lo "Stabat Mater" (= "Stava la Madre"): è una "sequenza", un componimento poetico liturgico, veniva recitato o cantato nella celebrazione eucaristica.  Questo testo fa meditare sulle sofferenze di Maria, la madre di Gesù, durante la Passione e crocifissione del Figlio.  

"Stabat Mater dolorósa / iuxta crucem lacrimósa, / dum pendébat Fílius. / Cuius ánimam geméntem, / contristátam et doléntem / pertransívit gládius". [...]

Ho sopra scritto che nella tradizione cristiana il dramma religioso deriva in parte dai cosiddetti "misteri", un genere teatrale apparso nel XV secolo basato su testi in lingua volgare.  

La prima notizia storica dei "misteri" è collegata con la città di Firenze.  

Le confraternite mettevano in scena la Natività, la Passione e  la Risurrezione di Gesù, ma anche vite di santi e di martiri. Gli attori recitavano su impalcature in legno.
#1108
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
15 Dicembre 2019, 08:55:45 AM
La Natività tra dramma liturgico e sacra rappresentazione

Nel IX secolo i benedettini, in alcuni conventi europei, come San Gallo (in Svizzera) e Limoges (in Francia)  nel canto delle lodi sperimentarono l'introduzione dei  "tropi".

Il sostantivo "tropo" è polisemico. Qui viene inteso come integrazione di parole, di un verso al testo liturgico.

Simili ai tropi erano gli "stichi" bizantini: versetti dialogati del Salmo 67, intercalati con gli "stichirà", versi cantati ispirati dalle omelie pasquali.

Queste interpretazioni diventarono dialoghi, prima nell'Introitus - con l'Interrogatio e la Responsio -, poi per tutti i tropi della Pasqua, del Natale e  dell'Ascensione, specialmente nelle chiese benedettine ed episcopali.

Al monaco Tuotilo (abbazia di San Gallo, in Svizzera) indicato come anche Tutilone (850 circa – 915 circa), si fa convenzionalmente risalire l'inizio del dramma liturgico  con il  tropo pasquale "Quem quaeritis in sepulchro ?",  che è la domanda iniziale dell'angelo alle  "tre Marie" (tradizionalmente identificate con Maria, la madre di Gesù, Maria di Magdala e Maria di Cleofa) che visitano il sepolcro e lo trovano vuoto poiché il Cristo è risorto.




La mistione dei tropi con i testi canonici diede luogo agli "offici drammatici", in particolare del tempo di Pasqua e di Natale.

La Pasqua con l'Officium Sepulchri (o Visitatio Sepulchri), noto come "Quem quaeritis", invece  la nascita di Gesù con l'Officium pastorum e l'Officium stellae, di cui dirò in seguito.

L'Officium Sepulchri veniva recitato al mattino della "Domenica di Pasqua" da diaconi e chierici. Alcuni di essi interpretavano le pie donne e l'angelo presso il sepolcro vuoto. La recitazione di solito si svolgeva nella zona riservata al coro oppure nel transetto della chiesa.

Dall'incontro tra l'angelo e le pie donne  cominciava il dialogo cantato in quattro versi.

Chiede l'angelo: "Quem quaeritis in sepulchro, o christicolae ?" (Chi cercate nel sepolcro, oh fedeli cristiane ?"

Rispondono le tre donne: "Jesum Nazarenum crucifixum, o caelicola" (Gesù Nazareno che è stato crocifisso, o spirito celeste).


Replica l'angelo: "Non est hic, surrexit sicut praedixerat. / Ite, nuntiate quia surrexit de sepulchro" (Non è qui, è risorto come aveva predetto. Andate, annunciate che Egli è risorto dal sepolcro).  Seguiva il canto corale del "Te Deum".


Questo primo Quem quaeritis pasquale ispirò in seguito le recitazioni natalizie, ma ovviamente l'angelo si rivolgeva ai pastori e ai re magi.

La scenografia fu dapprima costituita dall'altare, poi dal "sepolcro" e dal presepe: in ultimo dai palchi scenici  nelle piazze; gli attori furono gli stessi ministri del culto, poi gli aspiranti alla vita clericale e monastica, finché finirono col parteciparvi tutte le classi sociali, dagli artigiani ai giullari, i membri delle confraternite e in seguito gli attori di professione.

segue
#1109
Tematiche Filosofiche / Re:Felicità
13 Dicembre 2019, 15:49:57 PM
Oltre due secoli prima che lo psicologo statunitense  Abraham Maslow  concepisse il concetto "gerarchia dei bisogni o esigenze", divulgato nel suo libro "Motivation and personality", pubblicato nel 1954,  il filosofo italiano Giambattista Vico nel 1725 scrisse nella prima edizione de "I princìpi della scienza nuova": Gli uomini prima sentono il necessario; poi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in strapazzar sostanze".

In psicologia il bisogno è la percezione della mancanza totale o parziale di uno o più elementi che costituiscono il  benessere dell'individuo.
Questa scala di bisogni secondo Maslow  è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo  si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come la "piramide di Maslow".



I livelli di bisogno concepiti sono:
Bisogni fisiologici ( fame sete, ecc.)
Bisogni di salvezza,  sicurezza e protezione
Bisogni di appartenenza ( affetto, identificazione)
Bisogni di stima, di  prestigio, di successo.

Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria  identità e  le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel g gruppo sociale).
Successivamente sono giunte critiche a questa scala di identificazione, perché semplificherebbe eccessivamente i bisogni dell'uomo e, soprattutto, il loro livello di importanza. La scala sarebbe perciò più corretta in termini funzionali alla semplice sopravvivenza dell'individuo che in termini di affermazione sociale. 

Sarebbero i bisogni di tipo psicofisiologico, più che psicologico. Altre critiche:  la successione dei livelli potrebbe non corrispondere a uno stato oggettivo condivisibile per tutti i soggetti.

Lo stesso Maslow nel libro Toward a Psychology of Being del 1968 aggiunse alcuni livelli che aveva inizialmente ignorato.
#1110
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
13 Dicembre 2019, 00:15:07 AM
Lucia era già stata martirizzata a Siracusa da circa 10 anni, nel 304, quando nel febbraio del 313 a Milano (all'epoca capitale dell'Impero Romano) fu firmato il cosiddetto "editto di Costantino". Non fu un editto ma un rescriptum, da rescribĕre (= rispondere per scritto) firmato all'epoca dai due augusti dell'impero romano (Costantino per l'Occidente e Licinio per la pars Orientalis) per dare disposizioni ai governatori delle province romane di attuare le decisioni contenute nell''editto di Serdica (o editto di Galerio, Galerius Valerius Maximianus, che governò dal 305 al 311 d. C.), emanato il 30 aprile 311 a Serdica (attuale Sòfia, capitale della Bulgaria) dal primus augustus Galerio a nome del collegio tetrarchico che reggeva l'Impero romano. Con esso il cristianesimo otteneva implicitamente lo status di religio licita, di culto riconosciuto ed ammesso dall'Impero. Fu il primo editto di tolleranza dei cristiani, con il quale si pose fine alle persecuzioni.

Comunque il rescritto di Milano permise e favorì la diffusione del cristianesimo.
Secondo l'interpretazione tradizionale Costantino e Licinio firmarono quel rescritto per concedere a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di venerare le proprie divinità.

C'è da aggiungere, per quanto riguarda la martire Lucia,  che a Siracusa il suo corpo fu collocato nelle locali catacombe e la cittadinanza,  in suo onore fece costruire una chiesa a lei dedicata, poi danneggiata da un terremoto e distrutta durante la dominazione araba.


Siracusa: le catacombe, dove deposero nel 304 il corpo della martire Lucia.
 


Siracusa: in primo piano il "tempietto del sepolcro" con il reliquiario di santa Lucia.  Vicino al tempietto c'è la basilica-santuario di Santa Lucia al Sepolcro. Scorcio panoramico sulla piazza Santa Lucia e sull'omonimo quartiere. 

Il cosiddetto "tempietto del sepolcro" è una chiesa ottagonale costruita nel XVII secolo al centro dell'area catacombale.  Internamente la chiesa ospita il loculo sepolcrale




Siracusa: chiesa di Santa Lucia al Sepolcro.