Ciao Niko.
Niko ha scritto
Il nulla dopo la morte non mi dà paura né speranza. A chi viene inumato rimane lo scheletro, chi sceglie la cremazione rimangono le ceneri con diversa destinazione.
Più volte in questo forum ho invitato i vari nick a non "incartarsi" nell'esprimere la loro opinione filosofica, ma di farsi capire dal "volgo" quando scrivono. La comunicazione serve per farsi comprendere da chi ci legge, da chi ascolta, non è autoreferenziale.
Il tuo post è lungo, è quasi mezzanotte, perciò preferisco fermarmi qui.
Buonanotte.
Niko ha scritto
CitazioneIo penso che anche il nulla immaginato come destino che ci aspetta dopo la morte (come anche il paradiso, come anche la "vita eterna") eternizzi il soggetto, quindi può essere oggetto di paura, ma in fondo anche di speranza.Il mio nulla dopo la morte non capisco come mi possa eternizzare. Me lo spieghi per favore ?
Il nulla dopo la morte non mi dà paura né speranza. A chi viene inumato rimane lo scheletro, chi sceglie la cremazione rimangono le ceneri con diversa destinazione.
Citazionenel mondo dell'essere e del divenire il nulla non ha luogo e non ha tempo, non esiste e non sussiste, è a distanza infinita da tutto il resto che esiste; il soggetto immaginando dopo la sua morte di andare a finire "nel nulla" ribadisce la sua pretesa di eterna verità e la sua pretesa di eterna distinzione egoica dal mondo,Col mio immaginare dopo la morte di andare a finire nel nulla non ribadisco nessuna pretesa di eterna verità e non ho la pretesa di distinzione egoica dal mondo. Credo che ci sia il nulla, ma ciò non mi turba, mi lascia indifferente.
CitazioneIl nulla quindi come campo della possibilità che deriva ed è rivelato dal toglimento dell'insieme completo degli enti senza che questo toglimento completo degli enti sia e possa essere il toglimento dell'essere stesso come accadimento impersonale: togliendo l'insieme dei contenuti di coscienza resta il campo vuoto di una possibile e potenziale ulteriore coscienza, il consumarsi impersonale di qualcosa che comunque non è un nulla, un nulla gnoseologico che non è un nulla ontologico, l'appercezione come unità vuota, riferita al vuoto stesso.Questa tua proposizione non l'ho capita. Immaginami come un contadino semi-analfabeta e cerca di farmi comprendere con parole semplici ciò che vuoi dire, senza usare "toglimento".
Più volte in questo forum ho invitato i vari nick a non "incartarsi" nell'esprimere la loro opinione filosofica, ma di farsi capire dal "volgo" quando scrivono. La comunicazione serve per farsi comprendere da chi ci legge, da chi ascolta, non è autoreferenziale.
Citazionegli esseri autocoscienti hanno coscienza di morte, perché possono immaginare le loro categorie conoscitive anche come vuote, non perturbate dal mondo, dall'altro da sé, e immaginare questa condizione permanente come fantasmaticamente proiettata sul morto e sull'inanimato: possono, pur non conoscendo veramente la morte, farsene un'idea per analogia, per metafora, per narrazione.Anche questa non l'ho capita. Lo so, facilmente puoi rispondere che non è colpa tua se io sono "duro di comprendonio".
CitazioneIl nulla come inconoscibile quindi, cioè l'eternità stessa dell'anima e dell'essere disincarnato: tutto nell'anima è coscienza o conoscenza, l'inconoscibile non è un nulla qualsiasi, è specificamente il nulla dell'anima, dell'essere che si autodefinisce come cosciente e conoscente e si rispecchia in questa attività, che nel pensiero del suo eventuale (o certo) smettere di conoscere, nel pensiero del suo passare dalla conoscenza nell'oblio, vede tanto il suo divenire altro da quello che ora è, quanto il suo essere fin da ora un essere (conoscente) diverso dagli altri esseri (non conoscenti).Non comprendo il nesso tra il nulla e l'eternità dell'anima e dell'essere disincarnato. Mah !
CitazioneIl nulla è nulla, quindi è facile riconoscere che non è possibile andarci a finire nemmeno dopo la morte; quindi dopo la morte si pensa che ci sia un'alterità inconoscibile, un oblio, un nulla che non è il nulla assoluto -che non esiste- ma il nulla della cosa che nel quadro del divenire complessivo del tutto si è trasformata in altro da sé -il nulla della legna che diventa cenere, o di una cosa che non è un'altra-, ma questo oblio è il trionfo dell'anima, la cui nullità in morte è oblio, il che prova a posteriori che la sue essenza in vita è sempre stata -fu- conoscenza.Se si considera il nulla come vuoto perché è impossibile allocarci il post mortem ?
Il tuo post è lungo, è quasi mezzanotte, perciò preferisco fermarmi qui.
Buonanotte.