Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Jacopus

#1111
Ciao Daniele. La tua testimonianza mi sembra importante. Per diversi motivi. Il primo riguarda la possibilità di guarigione. Per secoli si è creduto che dalla follia non si potesse guarire. Oggi invece i dati sono molto diversi. Inoltre abbiamo molte più strategie per aiutare il cosiddetto "malato" e soprattutto è cambiata la percezione di esso, ovvero come di una persona che ha un problema risolvibile esattamente come una frattura. Questo cambia tantissimo in termini di stigma sociale ed aiuta la stessa guarigione. Poiché la malattia mentale è quasi sempre una malattia la cui causa è sociale e non organica o dove può esserci al massimo una concausalità organica in termini di predisposizione ereditaria. Ma il meccanismo di emersione della follia è nella maggioranza dei casi incistato nelle relazioni sociali e ancor di più nelle relazioni familiari, che quasi sempre sono protettive ma talvolta sono enormemente distruttive.
Altro passo avanti è quello relativo a considerare ogni malato in senso individuale, quale portatore di sintomi unici e irripetibili e quindi avente diritto ad una terapia personalizzata.
In merito alle capacità cognitive di una persona temporaneamente psicotica, di solito vengono conservate, al punto che certi malati possono condurre una vita piuttosto normale, ad eccezione di possibili momenti di crisi. Se le capacità  cognitive decadono non si tratta di psicosi ma di altri disturbi più di origine neurologica e non psichiatrica.
#1112
Direi che Iano ha già risposto da esperto, pur non essendolo. Io che lo sono leggermente di più, posso aggiungere che la follia ovvero la psicosi è non tanto la pulsione irrazionale, quanto la perdita del principio di realtà, e pertanto il folle non vede più la realtà e i suoi limiti ma si costruisce una sua realtà. Questo accade sia nelle costruzioni deliranti che in quelle persecutorie, che sono le due vie classiche, ovvero quella di chi si crede Giulio Cesare o quella di chi si crede perseguitato dai congiurati, oppure anche quello che si crede Giulio Cesare perseguitato dai congiurati.
Sulla tripartizione IO-Es-SuperIo va detto che è una costruzione teorica che non ha mai avuto dei riscontri verificati, a meno che non si voglia equiparare L'ES all'inconscio, che in qualche modo è stato verificato a partire dallo studio degli stati di dissociazione o come nella famosa immagine dell'iceberg che rappresenta la coscienza come parte emersa, e tutto il resto come il "perturbante" (unheimlich ovvero il non-familiare). Però in qualche modo funziona poichè corrisponde a parti e a reti neuronali fisiche, come ad esempio, nel caso del Super-Io con il lobo prefrontale, addetto al controllo e all'autocontrollo. L'inconscio ha una parte da protagonista quando dormiamo e diventa il regista dei nostri sogni, la cui funzione viene sempre più svelata, nel senso di salute del corpo. Più sogniamo e più stiamo bene.
Infine se la vera identità dell'uomo fosse quella del folle, non ci saremmo mai evoluti e non avremmo mai costruito una società così complessa, forte e fragile nello stesso tempo.
In realtà penso che la follia sia una conseguenza non voluta ma inevitabile della stessa complessità del nostro sistema Nervoso Centrale. Strutture di pensiero più semplici non possono impazzire semplicemente perchè le loro società sono semplici e difficilmente promotrici di ingiustizie e di traumi, se non quelli che la natura dispensa a piene mani. Il vero trauma, da cui origina la follia è spesso la violenza dell'uomo sull'uomo.
#1113
Attualità / Re: Il caso Alfredo Cospito
01 Gennaio 2023, 15:17:10 PM
Direi che si potrebbe tornare al topic. Per quanto riguarda il tema: " il liberalismo prevede il fascismo come arma finale contro i suoi contestatori", liberissimi ( o liberalissimi :)) ) di aprire una nuova discussione.
#1114
Attualità / Re: Il caso Alfredo Cospito
31 Dicembre 2022, 15:06:19 PM
Secondo me Niko, anche nel caso di omicidio la pena dell'ergastolo è il sintomo di uno stato debole e non di uno stato forte. Lo stato forte è quello che previene gli omicidi, non quello che li punisce dopo. La pena dell ergastolo è inoltre incostituzionale perché non può avere alcuna finalità rieducativa. Inutile poi aggiungere che sono gli Stati con le pene più miti ad avere società che commettono meno reati. Le pene severe hanno poco a che fare con la repressione dei reati ma più con un desiderio sociale di vendetta e di risoluzione "tranchant" di problemi che se fossero realmente affrontati, metterebbero in discussione gli stessi attuali assetti politici e la loro connivenza con larghe fette di criminalità più o meno dei "colletti bianchi". Un'altra peculiarità inoltre è, al di là della comminazione della pena, la diversità di esecuzione, secondo che si tratti di persone che provengono da classi agiate o poveri cristi, che determina una palese ingiustizia proprio nell'applicazione della giustizia.
#1115
Attualità / Re: Il caso Alfredo Cospito
31 Dicembre 2022, 13:53:06 PM
In questa vicenda credo che scontiamo la vetustà del codice penale vigente, che a breve compirà il secolo di vita. Un codice promulgato in piena epoca fascista. Credo che sia il codice penale più antico fra quelli vigenti nell'Europa che non applica la common law. Un Codice, riveduto e corretto nel corso degli anni, ma proprio per questo diventato sempre più difficile da maneggiare. Ad esempio mi sembra del tutto anacronistico punire con la stessa pena il reato di furto semplice e il reato di lesioni non aggravate, ovvero è equiparato ai sensi del codice penale sia se picchio una persona e lo mando al pronto soccorso con una prognosi fino a 19 giorni (insomma non l'ho ammazzato ma non gli ho fatto neppure una carezza), sia se rubo una confezione di formaggio al supermercato (e se rubo il formaggio usando delle tecniche come quella dello zainetto foderato di stagnola, la pena è superiore). Inoltre nella vicenda Cospito emerge in modo chiaro il ruolo di classe dell'esercizio della giustizia, che ovviamente non dipende dai giudici, che sono tenuti ad applicare le leggi, ma proprio dalla struttura legislativa penale italiana, che viene sempre ricucita e resa più adeguata ad un paese civile solo attraverso leggi speciali che riguardano più l'esecuzione della pena o attraverso il confronto interpretativo con la Costituzione, che richiede però sempre un pronunciamento della Corte Costituzionale, percorso non del tutto abbordabile dal cittadino comune.  Sull'ergastolo e sul 41bis, invece ritengo che siano entrambi da abolire, e non per uno stupido buonismo ma proprio per un senso di responsabilità verso la Costituzione e verso una concezione non fascista e non autoritaria della società.
#1116
Rispondo a Socrate. Che gli animali siano dei robot fu una definizione di successo di Cartesio, valida fino all'arrivo di un certo Darwin, che studió anche le emozioni degli animali. Se non bastano gli occhi dolci di un cane a convincerci, lo ha fatto l'etologia. Mammiferi ed uccelli soprattutto, hanno una struttura cerebrale del tutto simile alla nostra, hanno il midollo spinale, l'amigdala, l'ippocampo, i lobi frontali e parietali e quindi provano le nostre stesse emozioni, paura, affetto, capacità di prendersi cura della prole ed hanno anche le loro simpatie ed antipatie, al punto che ogni animale ha anche il suo carattere e la sua indole. I sistemi di neurotrasmissione sono gli stessi e quindi anche i mammiferi sono condizionati dagli ormoni che il loro organismo distribuisce in relazione alla situazione in cui si trovano. Ti stupirai ma gli animali più simili a noi, i mammiferi più evoluti hanno anche un senso morale e comprendono le ingiustizie perpetrate non solo su di loro ma anche sui loro simili, prova che i neuroni specchio e l'empatia non sono una prerogativa solo umana. Perfino l'omicidio non è un monopolio umano, visto che gli scimpanzé si battono fra gruppi nemici e qualche volta ci scappa il morto. Ovviamente gli animali sono sicuramente più organizzati a livello istintuale e procedurale ma non mancano i comportamenti che potremmo definire "umani" e che dovremmo in realtà definire come comportamenti "mammifero/uccelliani". Se poi vogliamo ancor più "epater le bourgeois", basti dire che sono state verificate le fasi rem, nel sonno dei ragni, ovvero un indizio molto solido sul fatto che probabilmente anche i ragni sognano. Per non parlare della così umana monogamia che è molto meglio praticata da alcune specie di uccelli, o dell'omosessualità, pratica diffusa oltre che dall'umanità anche da diverse specie animali, ed in modo sistematico, ad esempio, dai bonobo e dai cigni neri.

La grande trasformazione, che ci differenzia dai nostri "parenti" animali, è derivata dall'avvento della technè, che ha allargato non solo i nostri orizzonti ma la nostra stessa configurazione cerebrale. Il nostro cervello è così com'è perché addestrato da centinaia di migliaia di anni a confrontarsi con la tecnica. La tecnica è quasi diventata così una parte del nostro corredo genetico. Senza la tecnica (e con tecnica intendo "cultura" comprensiva di religioni, cacciaviti, costituzioni e vaccini), saremmo sicuramente dei primati un po' strambi e girovaghi, molto attenti a non finire fra le fauci di un leone.
#1117
Attualità / Re: Covid in Cina adicembre 2022
29 Dicembre 2022, 19:32:10 PM
Effettivamente, anche questa tenacia dei no-vax sarebbe da studiare meglio. Se poi vogliamo parlare di esperienze personali, come ho già raccontato, il Covid mi ha beccato all'inizio del 2021, proprio qualche settimana prima che facessi la prima vaccinazione prenotata. Non ho avuto una brutta influenza, ma una polmonite bilaterale e ho scampato l'ospedale per un pelo. Per riprendermi ho trascorso due mesi di convalescenza, un mese di completa malattia ed un mese di solo smart-working. Di tutte le mie conoscenze, che hanno preso il covid dopo almeno una vaccinazione, nessuno è stato così male, almeno di persone della mia età.
#1118
Citazione di: Pio il 29 Dicembre 2022, 14:20:05 PMRimaniamo però sempre nel campo del giudizio storico su come l:istituzione religiosa ha interpretato un messaggio, esaltando alcuni punti e sorvolando su altri che potevano mettere in discussione l'agire stesso. Una fede è per sua natura totalizzante. Questo perché richiede un cambiamento profondo di prospettiva e della qualità dell' agire. Ma totalizzante non significa intollerante. Non possiamo pensare che, per esempio, un cristiano ritenga la sua fede di uguale valore di quella di un buddista. Nemmeno un astronomo però considera l'astronomia di uguale valore dell'astrologia. È chiaro che una scelta è sempre un giudizio di valore.
Pio. Scusami se ti chiamo sempre in causa, ma il tema mi interessa parecchio, da un punto di vista, per così dire, appunto, conoscitivo. Anzi ti ringrazio per rispondermi e per provare a farmi capire il tuo punto di vista. Mi soffermo sull'ultima tua dichiarazione. Sono d'accordo, ogni scelta è un giudizio di valore. Come si sia arrivati a quella scelta è un altro paio di maniche, ma sulla dichiarazione sono d'accordo. Però c'è una differenza fra la scelta di valore che lascia spazio ad altre scelte di valore, e la scelta di valore che il singolo individuo considera "assoluta".
Ammetto che è difficile. Il tuo esempio su astronomia e astrologia è calzante rispetto a questo discorso. L'astronomo dovrebbe considerare di pari dignità alla sua conoscenza quella del ciarlatano astrologo. Ma credo che solo in questo modo si possa spezzare il pensiero unico, che tu giustamente definisci "totalizzante" e che non è appannaggio delle sole religioni, basti pensare a certi pensieri politici totalizzanti o a certe prese di posizioni totalizzanti (no vax, scientismo, ultraliberismo eccetera).
Un pensiero non totalizzante è la via, e questa via passa inevitabilmente attraverso il superamento delle religioni, quando esse si esprimono in modo totalizzante e i monoteismi sono l'espressione perfetta di questa totalizzazione.
Ma esiste sempre un rovescio della medaglia. Un pensiero non totalizzante deve avere di fronte a sè un interlocutore a sua volta non totalizzante, perchè altrimenti, accettare "il pensiero astrologico", come nel tuo esempio, potrebbe significare per l'astrologo che tu ti sei "arreso" al suo pensiero, rimettendo in moto il totalitarismo del pensiero, per cui c'è sempre ed esclusivamente un pensiero giusto ed uno sbagliato (così come un vincitore ed uno sconfitto, un ricco ed un povero, un intelligente ed uno stupido, e così via).
Soluzioni? Ci vorrebbe una bacchetta magica. In concreto credo che si tratti di un passaggio che ha bisogno di una educazione alla reciprocità e alla intersoggettività reale, e anche di un bisogno di acquisizione di nozioni e di conoscenze che permettano sempre la dimostrazione in modo argomentativo della verità/scelta/giudizio che si è scelti di perorare. Una attività di sicuro più faticosa, senza alcun punto fermo, rispetto a quella che ho definito del "pensiero totalitario", ma che ci permette di sentirci più liberi, più curiosi, più accettanti e realmente più tolleranti.
#1119
@ Pio:
In realtà, non confondo le due dimensioni, che sono presenti anche al di fuori dei contesti religiosi, come rappresentato da molta sociologia dello scorso secolo (cfr Movimento versus Istituzione). La mia critica, purtroppo, nonostante il riferimento un pò retorico ai tribunali dell'Inquisizione, è più radicale. Fede ha un collegamento etimologico con la parola verità. In tedesco, ad esempio, fedele nel senso di "rispettoso alla parola data" si dice "treu", che significa anche e soprattutto "vero". La vera è anche un altro modo per dire anello nuziale, che è simbolo di fedeltà.
Questo per dire che la religione, per suo statuto proprio, non ammette una verità altra, oltre a quella scritta nel suo "Libro". E ciò determina la divisione del mondo in modo dissociato e violento, fra coloro che sono fedeli e gli infedeli, scotomizzando, cioè eliminando, la inevitabile ambivalenza della vita umana.
Con questo non voglio neppure demonizzare le religioni. Tutte le religioni sono state e sono tuttora un passaggio importante nell'evoluzione della cultura umana, e ciò è ben rappresentato dall'evoluzione fra il Dio dell'AT e quello cristiano, professato dai Vangeli, tanto per dirne una. Ma nel suo nucleo profondo, la divisione resta. La divisione fra buoni e cattivi, tanto per farla semplice, fra fedeli e infedeli, fra bianchi e rossi e così via. Sarebbe interessante approfondire il significato che attribuiamo a questa polarizzazione/distinzione netta, che è di una importanza rilevante, visto che le religioni sono seguite da miliardi di persone.
Ciò non toglie che in questa polarizzazione, vedo un aspetto patologico, altrettanto importante.
#1120
Citazione di: Pio il 29 Dicembre 2022, 10:05:26 AMSe per REGNO DEI CIELI intendiamo anche la dimensione interiore ecco che la sentenza del Vangelo sta a indicare l'enorme difficoltà che ha un ricco (in tutti i sensi. Anche ricco di cultura si può intendere) di spogliarsi di tutta questa sovrastruttura per fare spazio alla Buona Novella. Questo passo si completa con quello che dice infatti:"Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore." È un grande tesssoro lega molto il nostro cuore direi. Il tesssoro che ci lega vogliamo nasconderlo, spesso facendo finta di esserne superiori, di dominarlo e di non esserne schiavi. Ecco apparire la menzogna e l' inganno.
Penso che qui sia necessaria una distinzione. Se il ricco materiale si spoglia della sua ricchezza, la dona agli altri, ma il ricco culturale che si spoglia della sua ricchezza culturale, in questa visione della "buona novella", dovrebbe semplicemente annicchilirla, di sicuro non donarla agli altri, poichè la conoscenza, come sa bene il Grande Inquisitore e il monaco Jorge del "il nome della Rosa", è il grande nemico di ogni religione.
E' questo il grande problema di ogni religione. Ovvero considerare possibile un'unica verità, la propria, riflettendo in questo modo, una visione del mondo dissociata, dove possono esistere solo vinti o vincitori (fedeli-miscrendenti), potenti o deboli, padroni o schiavi. Accettare la sola presenza di conoscenze alternative è un grande problema per chi asserisce la presenza di una sola verità. Ed oggi, la difficoltà delle Chiese, sta proprio nel cercare di conciliare la propria verità con le verità multiple e spesso verificabili della società mondana, specialmente in un mondo che fortunatamente non prevede più l'istituzione di tribunali della Santa Inquisizione.
#1121
Domanda semplice semplice.  :D. Ho notato che ultimamente il tema affiora qua e là fra i vari interventi e quindi perchè non rovinarsi la vita, cercando di rispondere a questa domanda? La mia personale risposta alla domanda è sì, siamo animali, un tipo particolare di animale ma a tutti gli effetti un animale.
Giungo a questa conclusione perchè sono più le funzioni e il processi biologici che ci identificano agli altri animali rispetto a ciò che ci differenzia da loro (poichè le differenze ci sono, eccome). Però a livello di struttura fondamentale, cioè a livello di DNA_RNA, usiamo le stesse regole per vivere, non solo del regno animale ma anche del regno vegetale. Poi, secondo una immagine a cerchi concentrici possiamo riscontrare parentele più o meno lontane, ma il dato di fatto, per quanto possa sembrare poco edificante, è che a quanto ne sappiamo, i nostri più lontani antenati comuni sono i batteri (o i virus, ma predomina il partito filobatterico). Infatti è assolutamente meraviglioso come, oltre al processo di replicazione del DNA, tutti i vertebrati, ad esempio, abbiano le stesse indicazioni di sviluppo morfologico: una spina dorsale in grado di sostenere una testa ben sviluppata che racchiude un cervello e il bilateralismo simmetrico degli organi. In questo modo si può dire che siamo più imparentati con un tirannosauro, piuttosto che con una spugna, ma che tirannosauro ed uomo abbiano avuto un ascendente comune è certo. E poi sempre più vicino, seguendo l'immagine dei cerchi concentrici, mammiferi, primati, primati superiori e homo sapiens. Ma la danza che balliamo, dal punto di vista fisiologico e biologico, ma anche emotivo ed affettivo è la stessa.
Le fazioni di chi si oppone all'uguaglianza uomo-animale, credo che siano sostanzialmente due, la prima è quella dei credenti in una entità superiore, la quale ha prescelto l'uomo come dominatore del mondo e dotato di caratteristiche completamente diverse, ovvero metafisiche. La seconda è composta da coloro che pur non credendo in senso religioso, ritengono l'uomo un entità vivente sostanzialmente diversa dagli altri animali per motivi più strettamente culturali o anche biologici, dovuti alla presenza di un organo ingombrante come il nostro Sistema Nervoso Centrale. Alla luce di questa ulteriore distinzione, mi pongo più in un ottica di continuo "dialogo" fra la nostra parte "animale", che può essere rappresentata dalle fondamenta di una casa, dalle quali non si può sfuggire, e che strutturano tutto il resto, e la parte culturale/cerebrale, che effettivamente ci ha differenziato in modo evidente dal resto del mondo animale. In questo senso la figura mitologica più appropriata per definire l'uomo è quella del centauro, che non a caso era in parte cavallo ed in parte uomo. Ed è, nella mitologia greca, un centauro colui che scoprì e diffuse la medicina fra gli umani, ciò che di più extra-animale ci sia, poichè sa far rinascere, salva la vita e sconfigge "temporaneamente" la morte.
#1122
Tematiche Filosofiche / Re: Metafisica del coronavirus
28 Dicembre 2022, 02:02:16 AM
Il co-sars 19 sembra aver di nuovo impietosamente piagato la Cina e stavolta con numeri impressionanti, ovvero con centinaia di morti quotidiani (mi correggo le morti giornaliere sarebbero migliaia). Più che di metafisica del virus occorrerebbe parlare di ripristino naturale di un equilibrio sostenibile fra specie. Staremo a vedere cosa accadrà in Europa di qui a qualche mese.
#1123
CitazioneBeh certo, la realtà "oggettiva e individuale" in cui si forma il bambino prescinde dalla sua collocazione a  Buckingham Palace o in una baracca. E pure il suo elaborare i concetti di bene e male è del tutto indifferente a tale eventualità.
Apprezzo il tuo sarcasmo Ipazia ma, tutto sommato, è proprio così. Immagina una baracca dove vive una madre premurosa e capace di empatizzare con il bambino, comprendendolo anche quando il bambino, non sa parlare e stargli vicino, facendogli sentire che è importante per quello che è e non per quello che dovrebbe essere. Quel bambino, quando sarà adulto, sarà in grado di resistere meglio alle sirene del male, rispetto al bambino vissuto a Buckingham Palace, se quest'ultimo bambino avrà avuto delle figure genitoriali distanti e incapaci di comprenderlo. Questo fa parte della nostra natura affettiva ed è in quegli anni cruciali della prima infanzia che si può sviluppare il senso morale o la crudeltà o la fragilità, la capacità di conseguire i propri obiettivi oppure diventare emotivamente instabili o freddi di fronte al male che subisce il prossimo. Tutto quello che viene dopo può al massimo curare e cercare di guarire il male osservato o subito in quegli anni, che struttura la personalità di ognuno di noi in modo solidissimo.
Su questo argomento il pensiero e le ricerche sono ormai ben salde ed univoche. Basti pensare agli esperimenti della Harlow sulla madre surrogato, per comprendere che non basta sopperire ai bisogni materiali per rendere gli esseri viventi capaci di vivere non solo eticamente, ma proprio in modo equilibrato ed in grado di vivere in gruppo.
Questo per dare una base al nostro discorso, che sarebbe corretto e sufficiente se noi vivessimo ancora in un ambiente naturale, senza quel fenomeno che si chiama "civilità". La civiltà ha complicato enormemente le cose, poichè a fronte di quelle esigenze di base, di affettività e di vicinanza, (che funzionano benissimo fino alle società primitive) ha costituito strutture, istituzioni, modi di fare e di pensare che condizionano e influenzano direttamente anche i nostri primordiali stati affettivi. Tornando alla citazione di Ipazia,

CitazioneBeh certo, la realtà "oggettiva e individuale" in cui si forma il bambino prescinde dalla sua collocazione a  Buckingham Palace o in una baracca. E pure il suo elaborare i concetti di bene e male è del tutto indifferente a tale eventualità.
non si può che convenire che la realtà ambientale incide sul senso etico di ognuno di noi, poichè l'etica è strettamente connessa con il senso di giustizia e che giustizia può pensare di aver ricevuto chi vive in una baracca e nello stesso tempo viene colpevolizzato perchè vive in quella baracca e non in un lussuoso loft di New York?

Occorre sempre tenere presente la complessità dell'uomo, specialmente quando si parla di questi argomenti. Da un lato c'è una base biologico/comportamentale che ci accomuna a tutti i primati e sostanzialmente a tutti i mammiferi e agli uccelli, dall'altra c'è una ridondanza che ci ha estromessi dal mondo naturale, perchè possiamo "pensare altrimenti" e in questo pensare altrimenti è compreso "il male dell'uomo sull'uomo", secondo modalità molto più raffinate di quelle conosciute nel mondo animale (come ad esempio quella del leone che uccide i cuccioli appena nati per far tornare in calore la leonessa). Allo stesso tempo, questo pensare altrimenti ci ha reso anche possibile pensare "il bene dell'uomo sull'uomo", anche in questo caso secondo modalità molto diverse da quelle che utilizzano gli altri mammiferi superiori, che non si sono mai sognati di sacrificarsi in modo così generico come hanno fatto Salvo d'Acquisto o Padre Kolbe, tanto per citare i primi due che mi sono venuti in mente.
Sono queste possibilità che ci disorientano. Un mammifero non homo-sapiens fa il suo mestiere, la sua vita è incanalata su solidi binari istintuali, e la recita a soggetto è molto limitata. Per noi invece è diverso. Sappiamo che potremmo comportarci diversamente. Sappiamo cosa dovrebbe essere giusto ma nella nostra vita lasciamo accadere le più profonde malvagità. Non resta che sperare che nel corso dei millenni, l'etica e la filosofia possano mitigare l'ingiustizia praticata dall'uomo sull'uomo e quindi il male etico, la prepotenza, la disparità, l'oppressione. Io credo che questo processo stia già avvenendo da parecchi millenni, pur nella consapevolezza che nulla è dato per scontato e che vi sono forze formidabili che tendono a rallentare questo processo o a cercare di far tornare indietro la lancetta dell'orologio dell'etica. D'altra parte questo processo di miglioramento etico, di diminuzione relativa del "male etico" che procede da millenni è però riservato ad una parte limitata dell'umanità, a quella parte che vive in "Occidente". E talvolta mi domando se per caso questo progresso etico, non sia fondato sui "dannati della terra", di tutti quelli che vivono nelle bidonvilles di Mumbai o Rio de Janeiro o di Nairobi. Popolazioni di miliardi di esseri umani per le quali il male è nella struttura stessa dei processi economici vigenti e rispetto ai quali, noi privilegiati siamo a tutti gli effetti, il male.
#1124
Sinteticamente: la malvagità dell'uomo fa parte dello stesso vasto repertorio che
ci ha permesso di andare sulla luna o di morire per salvare dei bambini che stavano annegando.
#1125
Assolutamente in disaccordo Pio. Che vi sia un certo tipo di potere che usa la forza è innegabile, ma non è paragonabile ciò che ha commesso la Chiesa quando aveva il monopolio del potere e ciò che commettono le attuali democrazie, anche quando eccedono nell'esercizio del potere. Basti pensare che circa la metà di quelli che scrivono in questo forum cinquecento anni fa sarebbero stati messi al rogo in compagnia di Giordano Bruno, mentre ho dei colleghi che non si sono voluti vaccinare ed al massimo hanno perso qualche mensilità di stipendio. La differenza fra un potere fondato sulla democrazia e quella fondato su una teocrazia è talmente grande che equipararle è completamente errato.