Ciao Daniele. La tua testimonianza mi sembra importante. Per diversi motivi. Il primo riguarda la possibilità di guarigione. Per secoli si è creduto che dalla follia non si potesse guarire. Oggi invece i dati sono molto diversi. Inoltre abbiamo molte più strategie per aiutare il cosiddetto "malato" e soprattutto è cambiata la percezione di esso, ovvero come di una persona che ha un problema risolvibile esattamente come una frattura. Questo cambia tantissimo in termini di stigma sociale ed aiuta la stessa guarigione. Poiché la malattia mentale è quasi sempre una malattia la cui causa è sociale e non organica o dove può esserci al massimo una concausalità organica in termini di predisposizione ereditaria. Ma il meccanismo di emersione della follia è nella maggioranza dei casi incistato nelle relazioni sociali e ancor di più nelle relazioni familiari, che quasi sempre sono protettive ma talvolta sono enormemente distruttive.
Altro passo avanti è quello relativo a considerare ogni malato in senso individuale, quale portatore di sintomi unici e irripetibili e quindi avente diritto ad una terapia personalizzata.
In merito alle capacità cognitive di una persona temporaneamente psicotica, di solito vengono conservate, al punto che certi malati possono condurre una vita piuttosto normale, ad eccezione di possibili momenti di crisi. Se le capacità cognitive decadono non si tratta di psicosi ma di altri disturbi più di origine neurologica e non psichiatrica.
Altro passo avanti è quello relativo a considerare ogni malato in senso individuale, quale portatore di sintomi unici e irripetibili e quindi avente diritto ad una terapia personalizzata.
In merito alle capacità cognitive di una persona temporaneamente psicotica, di solito vengono conservate, al punto che certi malati possono condurre una vita piuttosto normale, ad eccezione di possibili momenti di crisi. Se le capacità cognitive decadono non si tratta di psicosi ma di altri disturbi più di origine neurologica e non psichiatrica.