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Messaggi - baylham

#1111
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
04 Dicembre 2017, 17:40:21 PM
La formazione di mercati oligopolistici o monopolistici è spiegata dalle barriere alla concorrenza, a partire dal fatto che la domanda di un bene è comunque limitata.

L'ostacolo più significativo alla concorrenza sono le economie di scala, in particolare la tecnica di produzione in serie, che danno luogo a costi marginali decrescenti. 
L'innovazione è invece facilmente imitabile (salva la protezione giuridica dei brevetti, ma allora la barriera è un fatto economico-politico).
#1112
La religione è stata un'invenzione, una tecnologia sociale di successo perché combinava diversi aspetti, dalla filosofia alla scienza, dal diritto alla morale. La promessa dell'immortalità non è pertanto la componente principale della religione, non si comprende altrimenti la paura della morte.

#1113
Da realista ritengo che la spiegazione del processo della visione proposta nei testi di biologia odierni sia una buona base di partenza per rispondere al quesito. Accogliendo inoltre la teoria della relatività, ritengo che la mia visione, una elaborazione finale del cervello, sia sempre in ritardo rispetto allo stato dell'oggetto osservato. Quindi prima gli occhi, poi la mente.
#1114
Citazione di: sgiombo il 27 Novembre 2017, 20:01:11 PM
Citazione di: baylham il 27 Novembre 2017, 16:13:19 PM
I pensieri, i sentimenti, le emozioni non sono la coscienza, che appunto è assai probabile che sia il prodotto, risultato dei processi cerebrali sottostanti.
CitazioneNon comprendo bene questa tesi.
Ma per me I pensieri, i sentimenti, le emozioni, ecc. sono proprio la coscienza (altrimenti cos' altro sarebbero pensieri, sentimenti, emozioni, ecc.? E cos' altro sarebbe la coscienza?).

Per me la coscienza esprime, controlla i pensieri, il linguaggio, che perciò non sono la coscienza. Pensieri, linguaggio che sono una costruzione relazionale tra la coscienza, la mente, ed il mondo sociale. Il testo materiale che vedo influenza la mia mente.
#1115
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
29 Novembre 2017, 12:07:01 PM
Con capitalismo intendo un modello di sistema economico, caratterizzato da determinati proprietà e regole di funzionamento. Non considero il modello capitalistico criminale, anzi lo trovo decisamente migliore rispetto a molti modelli storici economici alternativi. Ad esempio la schiavitù o la rapina non sono proprietà caratteristiche, essenziali del modello capitalistico.

Concordo che il sistema capitalistico sia intrinsecamente un grande consumatore di risorse naturali, produttore di rifiuti e di inquinamento perché è un sistema economico dinamico, innovativo che accresce effettivamente la produzione e quindi i consumi e il benessere. La crescita economica comporta inevitabilmente questi effetti. La crescita della popolazione, che produce eguali effetti negativi sull'ambiente non è invece specifica del capitalismo.

Non concordo sulla tesi che il "socialismo reale" (il nazismo e fascismo, tolta la retorica sociale, poggiavano sul modello capitalistico, lo hanno difeso contro i movimenti comunisti) sia stato un modello economico competitivo che ha costretto il capitalismo a compromessi sociali. Il "socialismo reale" o il comunismo maoista sono dei modelli alternativi fallimentari, incapaci di reggersi senza una dittatura oppressiva. Le loro caratteristiche negative hanno sostenuto involontariamente il sistema capitalistico, sono stati il modello di riferimento giustamente da evitare. Il comunismo, nelle sue varietà culturali, non ha espresso finora una teoria, un modello dell'economia e dello stato funzionante, sostenibile, non è stato capace di avviare dei nuclei di economia che si sviluppino autonomamente in una società comunista perché ignora le basi dell'ecologia, della biologia e dell'economia.

Effettivamente il rapporto tra Stato-nazione e capitalismo è molto più complesso di quello che ho esposto maldestramente.  Il mio riferimento era allo sviluppo odierno del nazionalismo, il cosiddetto "sovranismo", contro la globalizzazione economica.

Risposta grezza perché anch'io ho ora poco tempo per riflettere su questi temi.

#1116
Come fa la mente a sapere, conoscere che il mondo fisico è chiuso casualmente se non ha relazioni, comunicazioni col mondo fisico? Come fa la mente a sapere, conoscere che c'è una relazione, corrispondenza biunivoca tra la mente e il cervello (?) se la mente non è in relazione col mondo fisico?

Come ho sostenuto in precedenza non c'è soltanto il riduzionismo materialistico o scientifico, c'è anche il riduzionismo spiritualistico o mentalistico o idealistico, il quale non è in grado di rispondere  affatto alla domanda che cos'è la coscienza o la mente, mentre il riduzionismo materialistico o scientifico, la neuroscienza, sarà in grado perlomeno di mettere in relazione, almeno grossolanamente, determinati processi cerebrali con determinati pensieri ed attività di un uomo, senza osservarlo direttamente ma soltanto dalla lettura, visione tramite qualche congegno dei suoi processi cerebrali, come avviene già con il linguaggio.

Ho l'impressione invece che si pretenda dalla scienza cose impossibili, quali l'oggettivazione del soggetto o la soggettivazione dell'oggetto. Impossibilità da cui deriva quest'ultima mia asserzione sull'autocoscienza: la coscienza della coscienza è impossibile. I pensieri, i sentimenti, le emozioni non sono la coscienza, che appunto è assai probabile che sia il prodotto, risultato dei processi cerebrali sottostanti.
#1117
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
27 Novembre 2017, 12:01:33 PM
"Eppure non sono pochi i mali che il capitalismo produce, lo spregio delle norme giuridiche quando conviene, secondo una logica strettamente delinquenziale, la spremitura delle risorse del mondo, la ripartizione di quelle stesse risorse in un modo scandalosamente diseguale."


Non ritengo una caratteristica del capitalismo "lo spregio delle norme giuridiche quando conviene, secondo una logica strettamente delinquenziale". Le altre due contestazioni sono invece il risultato secondario della logica di funzionamento di un'economia capitalistica.

Sostenere che l'economia capitalistica è destinata al suicidio sulla base del fatto che le risorse non sono illimitate mi appare insensato: le risorse sono sempre date, finite, proprio per questo il capitalismo funziona.

Il nazionalismo non è l'antitesi, ma l'esaltazione del capitalismo, la trasposizione della logica competitiva dall'individuo al gruppo.
Per gestire la globalizzazione economica (avviata dalla scoperta e colonizzazione dell'America) c'è bisogno di una globalizzazione politica, una comunità politica internazionale.
#1118
Citazione di: cvc il 22 Novembre 2017, 09:18:47 AM
Inutile illudersi di poter moltoplicare pani e pesci, cerchiamo invece di mettere tutti in condizione di poter camminare con le proprie gambe. Invece di regalare qualche pesciolino ogni tanto, insegnamo a pescare.

Dopo non si può lamentare la delocalizzazione.
#1119
In Italia già circa il 5% della popolazione residente è costituita da stranieri, senza di essi l'economia italiana collassa.
Non appena l'Italia supererà la persistente crisi economica favorirà l'arrivo di nuovi immigrati e concederà la regolarizzazione a quelli già arrivati, come è già accaduto con i governi di destra sostenuti da forze xenofobe come la Lega. Evidentemente i politici xenofobi aspirano a creare uno stato basato sull'apartheid.
Se ciò non succederà significa che l'economia italiana sarà collassata e gli italiani dovranno emigrare in massa all'estero, se non saranno respinti da altri xenofobi.
L'Africa dal punto di vista dello sviluppo e della crescita economica è un continente promettente, non a caso arrivano investimenti massicci dalla Cina.
#1120
Citazione di: Loris Bagnara il 20 Novembre 2017, 09:51:02 AM
Da un punto di vista strettamente scientifico-materialista-riduzionista, e quindi presumibilmente anche darwininiano,
il 'fenomeno' della coscienza è totalmente inspiegabile, per il semplice motivo che la coscienza non serve a nulla.

In conclusione, ancor prima di tentar di spiegare tecnicamente come la coscienza si riduca in termini neurologici,
occorre spiegare perché la coscienza esista in ottica darwiniana...

La questione del determinismo o indeterminismo è irrilevante o comunque secondaria rispetto al tema.

La neuroscienza di derivazione materialistica, secondo cui la coscienza è un processo del sistema nervoso centrale, non nega affatto la coscienza, né la considera inutile, dato che è il suo principale oggetto di studio.

Nella prospettiva darwiniana la coscienza umana, una coscienza superiore che si innesta sulla coscienza primaria propria anche degli altri animali, è il risultato dell'evoluzione casuale e selettiva: senza la coscienza non esisterebbe l'attuale ecologia.

Comunque l'uomo e gli altri esseri viventi non sono macchine, robot: i processi biologici sono diversi da quelli fisici. 
Inoltre l'assimilazione degli esseri viventi a zombie, che sono una pura invenzione della fantasia, è completamente fuorviante ed incoerente.
#1121
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Coerenza vegetariana
20 Novembre 2017, 09:23:03 AM
La crescita del numero di vegani e vegetariani va benissimo da punto di vista ecologico, è un abbassamento della catena alimentare che dà spazio ad altre specie animali, diverse da quelle domestiche.
Il problema non è invece risolvibile dal punto di vista della sofferenza degli animali: per la concorrenza intra e inter specificasulle risorse alimentari, su cui le scelte vegane o vegetariane incidono limitatamente e parzialmente, gli animali continueranno a morire mangiati da altri animali o per fame.
#1122
Tematiche Filosofiche / Re:Il valore
15 Novembre 2017, 10:44:51 AM
Citazione di: Apeiron il 14 Novembre 2017, 13:01:45 PM
Una posizione nichilistica come questa non può essere sostenuta. L'etica (e anche l'estetica  ;) ) non è solo educazione.
Wittgenstein secondo me ha centrato il punto in questo passo della Lezione sull'Etica (anche se non concordo fino in fondo con la sua pretesa che non si può fare una filosofia dell'etica...):
"Supponiamo che uno di voi sia una persona onniscente e per questo motivo conosca tutti i movimenti di tutti i corpi vivi o morti nel mondo e che conosca tutti gli stati mentali di ogni essere umano che abbia mai vissuto, e supponente che questo uomo scriva tutto ciò che conosce in un grande libro. Ebbene questo libro conterrebbe la totale descrizione del mondo; e quello che voglio dire è, che se questo libro non contiene niente che possiamo chiamare un giudizio etico e niente che logicamente implica un tale giudizio. Conterrrebbe ovviamente ogni giudizio relativo di valore e ogni vera proposizione scientifica che può essere fatta. Ma i fatti descritti sarebbero allo stesso livello così come le proposizioni starebbero allo stesso livello. Non ci sono proposizioni che, in un qualsiasi senso assoluto sono sublimi, importanti o banali. ..... Se per esempio nel nostro Libro leggiamo una descrizione di un omicidio con tutti i suoi dettagli psicologici e fisici la mera descrizione di questi fatti non contiene nulla che possiamo chiamare una proposizione etica. L'omicidio apparirà allo stesso livello di ogni altro evento, per esempio la caduta di una pietra. Certamente la lettura di questa descrizione potrebbe causarci dolore o rabbia o ogni altra emozione, o noi potremo leggere qualcosa a riguardo del dolore o della rabbia causata da questo omicidio in altre persone quando ne hanno sentito palare, ma ci sarebbero sempre fatti, fatti, e fatti ma non ci sarebbe l'Etica..."
Non pretendo di "convertirti" e di abbandonare il relativismo ma a mio giudizio il relativismo in sé contiene il nichilismo (che ritengo tu stesso non puoi accettare). Il problema del relativismo è che appunto finisce per mettere sullo stesso piano ogni prospettiva (e se non lo fa non è più relativismo) in quanto non c'è nessuna gerarchia di valori condivisa che fa preferire una determinata azione rispetto ad un'altra.

Non riesco proprio a capire il senso di questo esempio di Wittgenstein in riferimento all'etica, che trovo contraddittorio fin dalla premessa dell'onniscienza.

Il relativismo non mette sullo stesso piano ogni prospettiva morale, ogni valore, non nega la prospettiva morale o i valori come fa il nichilismo, sostiene che ogni individuo ha la sua morale, i suoi valori, distinti da quelli degli altri individui. Questo mi sembra sia il relativismo etico. 

La morale assoluta, i valori assoluti non esistono perché sarebbero in contraddizione con la condizione del problema morale, del valore che appartiene ad ogni individuo: se sono assoluti o universali non sono in gioco nelle scelte morali o nell'attribuzione di valore. Dare alla vita di uomo o alla sua dignità un valore assoluto, universale, significa riconoscere in realtà che hanno un valore relativo: infatti per qualcuno la vita di un uomo non è un valore assoluto e gli omicidi accadono.
#1123
Citazione di: Jacopus il 11 Novembre 2017, 19:24:19 PM
L'evoluzione dell'umanità non può mai avvenire per vuoti di memoria e per strappi. Pensarla in questo modo significa pensare in termine evidentemente reazionari o rivoluzionari (e le due cose non sono così distanti). Il vuoto di memoria ad esempio è tipico di chi ha subito un trauma grave e non lo vuole ricordare. L'esperienza clinica però ci dice che la persona traumatizzata anche se non vuole ricordare è molto probabile che ripeterà il trauma, anche solo per potersi dare l'illusione di poterlo controllare.
Dimenticare i fondamenti della nostra cultura o fingere di dimenticarli oltre ad essere disfunzionale è impossibile. Esattamente come ci sono traumi individuali ci sono traumi sociali e storici che devono essere rielaborati ed accettati da quella comunità, altrimenti il rischio è quello che i napoletani hanno riassunto in "chi ha avuto ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdammoce 'o passato". Ma la nostra storia personale e sociale non può essere dimenticata, altrimenti è come se fossimo un malato di alzheimer globale e questo effettivamente è spesso la mia percezione. Credo che tu sia perfettamente in linea con questa società della dimenticanza.

In realtà il vuoto di memoria non può che essere originario dell'uomo e dell'umanità, che non hanno ovviamente memoria dell'origine, perché non c'è inizio o principio e perché la memoria dell'uomo e dell'umanità viene sempre dopo la storia.

Porre a fondamento della cultura umana due finzioni, due allegorie, oltretutto tristi, che certamente non trattano di fatti storici, non mi sembra la premessa di un buon sviluppo. Storicamente andrebbe semmai indagato perché sono state inventate, prodotte queste due finzioni e le ragioni della loro influenza.
#1124
Dipende da due caratteristiche della mente. La prima è l'effetto soglia dei sensi: i sensi possono rilevare, registrare le differenze tra le cose fino ad un certo livello, misura. La seconda dipende dalla capacità di memoria: l'aumento delle differenze comporta un aumento della capacità di memoria della mente. Infatti oggi ci si affida sempre più a memorie esterne alla mente.
#1125
Il senso della mie precedenti osservazioni critiche non è affatto quello di contrapporre la scienza dinamica e progressista alla filosofia statica e retriva, ma un'obiezione all'impostazione data al tema.
Contesto che ci sia una scienza che si occupa della mente in termini riduttivi o che la scienza non sia in grado di spiegare la mente o che addirittura la scienza non si possa occupare della mente. La mia contestazione non è rivolta alla filosofia, ma a certe filosofie che sono in opposizione alla scienza, incapaci di adattarsi alle scoperte e nuove teorie della scienza (evoluzionismo, termodinamica, indeterminazione, relatività, quantistica, ...). Certamente c'è una distinzione di campo, di problemi tra la filosofia e la scienza, ma non c'è separazione tra di loro, siamo sempre nell'ambito della conoscenza. Inoltre non accolgo la distinzione tra una scienza empirica e induttiva e una filosofia speculativa e deduttiva: il processo della conoscenza è comune ed è circolare.
Per me il punto quindi non è il riduzionismo della scienza e il suo presunto materialismo, il punto è quali sono la filosofia e la scienza adatte alla conoscenza della mente e capaci di progredire in tal senso. Come progresso indico chiaramente la capacità di spiegare le origini biologiche della mente, di "leggere" la mente, di influire, di agire sulla mente, a partire dalle sue malattie. Questo per me è l'oggetto della sfida, concorrenza tra le diverse posizioni filosofiche e scientifiche.
Il progresso ha per me un significato ben preciso, sia individuale che collettivo: considero la conoscenza, quindi la scienza e la filosofia, un processo evolutivo cumulativo e selettivo simile al processo della mente. Mente che nel suo sviluppo biologico ha aumentato le capacità di memoria quantitativa e di elaborazione qualitativa e selettiva. Lo stesso accade alla filosofia e alla scienza.