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Messaggi - iano

#1126
Citazione di: Scepsis il 28 Ottobre 2024, 20:22:28 PMAl di la' della fondatezza del concetto di giudizio "sintetico a priori" alla luce del successivo dibattito sviluppatosi in ambito matematico e filosofico (di cui si dira' piu' avanti), tale concetto appare funzionale agli scopi generali che Kant si era prefisso con la sua opera:
Infatti secondo me l'opera di Kant non perde di validità se si ipotizza un sintetico a priori solo di fatto, per il quale non si intravede un modo di potervi  accedervi per sottoporlo ad analisi, anche quando  la sua natura fosse di essere analizzabile.
Hai messo molta carne al fuoco, e non mi sento di sottoscrivere tutto, ma il tuo scritto in qualche punto l'ho trovato illuminante.
#1127
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
28 Ottobre 2024, 15:55:50 PM
Citazione di: PhyroSphera il 28 Ottobre 2024, 13:29:20 PMFreud filosofo è secondo alcuni psicoanalisti il pensiero-rifugio di quelli che vogliono avere un'idea troppo fantasiosa di sé stessi e vedono nel dato scientifico un impedimento. Non smentisco questa affermazione, tuttavia c'è anche la tendenza opposta a vedere in un dato scientifico la totalità e nel dato scientifico in sé la verità assoluta. Questa sopravvalutazione, definibile positivista, genera dei rifiuti che a volte inavvedutamente fanno scartare assieme alle illusioni scientiste le certezze scientifiche.

Le illusioni sono il contraltare delle certezze.
Quelli che oggi denigrano la scienza sono gli stessi che l'hanno messa sull'altare.
Lo scientismo è l'inevitabile strascico di una fede mal riposta.
La scienza non è i fatti. I fatti sono solo il punto di partenza, e siccome essi non sono comprensivi della loro interpretazione, qualcuno dovrà interpretarli, e interpretare i fatti significa fare filosofia militante, quella che si sporca le mani, e non si rinchiude in un aurea di intoccabilità.
Quando interpreti i fatti fai filosofia, anche se non sai di farla.
La madre di tutte le illusioni è di poter dare risposte alle proprie domande e risolvere i propri problemi, rinchiudendo gli uomini in recinti esclusivi, come quello dei filosofi, o quello degli scienziati, e nella misura in cui si crederà che sia giusto farlo, ad  altri recinti, ben meno di questi innocui, si darà la stura.
#1128
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
28 Ottobre 2024, 15:39:01 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 28 Ottobre 2024, 14:24:14 PMQuindi devi scoprire che sia effettivamente rovinato, ma servono dati oggettivi...
E non si può concludere che con, puntini, puntini, perchè questi dati oggettivi la scienza non possiede in nessun caso.
E' questo che ci vuoi dire?
Ci vuoi dire...attenti fermatevi... non esiste il rischio zero!
Attenti, non c'è nessuno che guidi concretezza i vostri passi, che sia un Dio o un suo surrogato!
E' questo che ci vuoi dire, gridando allo scandalo?
#1129
Citazione di: Ipazia il 26 Ottobre 2024, 20:59:10 PMIn natura non vi sono debosciati che comandano perché "figli di". In natura ognuno deve guadagnarsi il ruolo sul campo. In questo senso il comunismo è giusnaturalista garantendo a tutti gli stessi blocchi di partenza. Cosa che il capitalismo reale non concede a tutti i disuguali fin dalla nascita.
Di naturale io vedo solo il desiderio di volere il bene per i propri figli, mentre mi sembra meno naturale la convinzione di sapere cosa sia bene per loro, come ad esempio trovare lavoro per raccomandazione, non considerando che così li condannano vivere in una società di raccomandati, senza bisogno di tirare in ballo la comune e il capitale.
#1130
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
28 Ottobre 2024, 12:20:03 PM
Triste destino è quello della filosofia, se ogni volta che se ne trova un utile applicazione (scienza, psicologia) gli si cambia nome.
Certamente la psicologia resta più fedele alle sue origini se qualcuno tende a riconsiderare oggi Freud come un grande filosofo, mentre si tende ad escludere la filosofia del tutto dal processo scientifico con dubbia utilità, a mio parere.
Espellere la filosofia dalla scienza significa oggettivizzarla, come se non fosse una nostra creazione, ma solo qualcosa che ha una esistenza indipendente da noi, e che noi posiamo solo scoprire.
Quindi se la scienza è oggettiva ci rimane solo da rammaricarci di non poter dire altrettanto della psicologia, e la psicologia quindi certamente se la passerebbe meglio se si ammettesse che la stessa scienza non è poi così ''scientifica''.
Il risultato, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, è che della psicologia, per quanto ci siamo sforzati, non siamo riusciti a farne un idolo.
Che le prove strumentali siano oggettive ad esempio è una posizione filosofica, che dimostra quanto la scienza di filosofia sia ancora innervata, nel bene e nel male,
perchè a voler essere obiettivi le prove strumentali sono solo ripetibili, anche se a ciò siamo liberi di aggiungere che perciò le considereremo obiettive, senza che però ciò ne segua in modo logico.
Non dico che questa aggiunta sia di troppo, se libero è il pensiero filosofico, però mi sembra che così si ponga il primo mattone per la costruzione dell'idolo scientifico.
Poi magari succede che chi quell'idolo ha introiettato, notando che nulla vi corrisponda nella realtà, impresa scientifica sul campo compresa, inizi una critica a 360 gradi contro la scienza, per tacere della psicologia ,che si prende ad esempio quando si vuol ''vincere facile'', per criticare in modo indiretto la scienza.
Lo schema è questo: se la psicologia è una scienza, se questa è la scienza, allora la scienza non è obiettiva.
La scienza non è obiettiva, ma per un altro motivo, perchè nessun agire umano può esserlo, e la scienza è uno dei modi in cui l'uomo agisce, di cui la psicologia è solo un altro esempio.
#1131
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
28 Ottobre 2024, 10:54:41 AM
Citazione di: green demetr il 28 Ottobre 2024, 06:09:56 AMIn fin dei conti anche questo stesso concetto che esista una filosofia ad personam, ognuno con la sua, è in realtà, se apri qualsiasi manuale di filosofia, la negazione stessa della filosofia.
Direi che si tratta di una tua rispettabile interpretazione, che, anche quando fosse ampiamente condivisa, tale rimane.
Io credo che chiunque abbia una filosofia in quanto pensa, e che i manuali di filosofia possono mediare alla creazione del suo pensiero.
Credo addirittura che noi siamo una interpretazione della realtà fattasi specie, e che esistono specie diverse essendo possibili diverse interpretazioni.
Credo che la ''realtà'' in forma di una sua rappresentazione, cosciente o meno, sia una conquista di ogni specie vivente nella sua evoluzione.
Non c'è una realtà che appaia per magia o per intercessione di entità superiori, in forma gratuita, fatte salve successive espiazioni, agli esseri viventi.
Restando in tema, credo che se questa credenza, che la nostra particolare interpretazione, per quanto condivisa, per quanto sedimenta, per quanto confermata dai testi filosofici, corrisponda alla realtà, secondo un arbitrario principio di realtà, sia pure utile e per lo più innocua, ma che essa possa essere pure fonte di paranoia prima o poi.
Credo che così pervasivo sia il ruolo della tecnologia nella nostra specie, da essere allo stesso tempo essa idolatrata e indicata come male assoluto dalle stesse persone, laddove ad esempio si professa la lettura dei libri, tacendo che la scrittura sia una tecnologia, e si demonizzano i media digitali in quanto tecnologia.
Noi siamo i prodotti di una particolare tecnologia, essendo pervenuti a ciò che siamo attraverso l'uso della ''nuova tecnologia'' della scrittura, alla quale non possiamo che ossessivamente tornare se non ammettiamo la possibilità di cambiare ancora.
Ma un pensiero veramente libero trascende ogni tecnologia, usandola senza farsi usare.
Certo, detta da un ignorante come me questa affermazione può suonare sospetta , è vero, ma la mia impressione è che tu inquini il tuo piacere di tornare ai classici, idolatrandoli, e che ciò possa essere per te fonte di paranoia, sperando così di non averti offeso, con la presunzione di averti indicato  la strada per goderti appieno il tuo Platone, e sempre che io sappia cosa sia una paranoia. :)


Non c'è un tempo massimo per ''farsi'' filosofi o psicologi.
Quello che bisogna curare è di restare uomini,  qualunque cosa diventiamo,
 in ogni momento della nostra vita.
#1132
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
28 Ottobre 2024, 00:40:28 AM
Citazione di: Il_Dubbio il 27 Ottobre 2024, 22:15:44 PMLa mia preoccupazione è che non vi sia nulla di solido per identificare lo psichiatra come un esperto nel senso scientifico del termine.

A me sembra che tu stia descrivendo un "santone" più che un medico, addirittura specializzato.

A me sembra che i problemi mentali siano così difficili, è praticamente incomprensibili, che alla fine è diventata una consuetudine autorizzata farli trattare da gente che non ne ha le competenze. Non per negligenze, ma perchè quelle competenze non ce li ha nessuno...quindi si lasciano operare. Ma come ho detto inizialmente queste operazioni, condotte cosi senza alcuna base scientifica, si rivelano meri esperimenti, con delle cavie che forse pagano anche il ticket.


Tu hai ragione.
Però se il metodo scientifico è un progresso nel nostro agire, di modo che cerchiamo di conformare ad esso ogni nostra azione, ciò non significa che quando non vi riusciamo dobbiamo perciò rinunciare ad agire, e laddove l'agire non è scientifico è politico, come mi pare suggerisca Jacopus, e della politica ognuno di noi è cavia e allo stesso tempo artefice.
Fare politica in modo responsabile significa quindi ad esempio non delegarla ad uno psicologo, in nome di una presunta scientificità che resta solo un ambizione, mettendolo di fatto ad esempio a capo dell'ufficio personale di una azienda, perchè senno si torna al punto di partenza, quando si rinchiudevano nei manicomi le persone scomode, e adesso, nella nuova versione, le si licenzia, o, nel migliore dei casi, le si accompagna in pensione in modo agevolato, oppure semplicemente non le si assume, secondo una logica  di tipo iniziatico che resta misteriosa per il candidato.


#1133
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
28 Ottobre 2024, 00:13:28 AM
Citazione di: green demetr il 27 Ottobre 2024, 12:51:35 PMPer quanto riguarda titoli come Platone è meglio del Prozac, bè parlano da soli di come banalizzare e rendere inoffensivo Platone.
Al solito l'occidente è la repubblica delle banane.
Per quanto pur si tratti di una vecchia lettura, e neanche completata, direi a  memoria che l'autore del libro dice Platone per dire filosofia, rendendogli omaggio quindi.
Egli semmai vuole rendere inoffensiva quindi la nostra filosofia personale, financo quando avessimo abbracciato quella di Platone, semmai potesse essere causa dei nostri atteggiamenti psichici che possono riflettersi sul soma.
L'idea non è sbagliata, tanto che io sono convinto che la prima causa di morte siano le nostre idee, che non è certo comunque il peggior modo di morire, dovendo in ogni caso morire di qualcosa.
Provare a cambiare prospettiva, passando ad esempio da Platone a Cartesio, si rischia di cadere dalla padella nella brace, se però uno dovesse trovarvi beneficio, non significa che Cartesio è la medicina, così come quando stanco di stare poggiato su una gamba provi sollievo nel cambiare appoggio, non significa che il nuovo appoggio è la soluzione, e che quindi noi si stava adottando l'appoggio errato.

Io consiglio di adottare i seguenti tre atteggiamenti:
1. prendere coscienza che la nostra filosofia, anche quando non sappiano di averla, ci condiziona.
2. Meglio essere consapevoli della filosofia che ci condiziona, non illudendosi di poter negare di possederne una, se è vero che non possiamo interrompere il corso dei pensieri.
3. Stante che la nostra filosofia è parte integrante di noi, non prendersi troppo sul serio, facendo in modo che un attacco alle nostre idee non venga da noi considerato come un attacco alla nostra persona.
Non possiamo cambiare la nostra filosofia se è parte integrante di noi, ma noi possiamo cambiare e con noi cambia la nostra filosofia.

Se uno è contrario ad ogni cambiamento, essendo fisiologico cambiare, equivalendo ciò a vivere, le proprie idee possono essere causa di morte, se non le si lascia libere di cambiare.
Evitare di perseguire la coerenza ad ogni costo, lasciando libero il corso dei pensieri, per scoprire  magari a posteriori  di non aver perso comunque in coerenza, laddove però coerente è il modo in cui i nostri pensieri progrediscono, accompagnando la nostra naturale fisiologica crescita, che in due parole significa esser vivi.

In noi il verbo si fa letteralmente carne, e vive e muore con noi.
#1134
Citazione di: Jacopus il 24 Ottobre 2024, 16:42:45 PMPeccato (fortunatamente) che l'uomo, nella sua complessità, non potrà mai essere ridotto a meccanismo di un mondo fra eguali, proprio perchè un tale mondo sarebbe esattamente la fine dell'uomo come specie.
Ogni diverso è a priori ugualmente un tesoro potenziale da spendere per la società.
Di naturale c'è la voglia di realizzarsi per ciò che si è, esprimendo il proprio potenziale, ed è l''unica possibile fonte di felicità, perchè ci fa sentire vivi oltre ad esserlo.
Su questo dovrebbe fondarsi la didattica, nel coltivare la personalità.
Se invece si crede a priori di sapere cosa sia bene, per raggiungerlo non si vedrà altra soluzione che rieducare le diverse personalità, togliendogli la libertà di esprimersi, di modo che  a quel bene possano convergere.
Ciò si realizza meglio in una dittatura, che in una democrazia dove (fortunatamente) non ci si mette mai d'accordo, finché si ha la libertà di dissentire, libertà che infatti è la prima cosa che una neonata didattura deve imbrigliare, secondo una logica per la quale il fine giustifica i mezzi, se il fine è ''giusto''.
#1135
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
24 Ottobre 2024, 18:23:48 PM
Nella misura in cui riesco a manipolare la realtà la ''comprendo'', o lo manipolo nella misura in cui riesco a comprenderla?
Come faccio a comprendere la realtà se non manipolandola? Questa comprensione suggerisce poi nuove manipolazioni.
#1136
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
24 Ottobre 2024, 17:42:40 PM
Citazione di: Bruno P il 24 Ottobre 2024, 09:00:24 AMNon ne ho certezza. Per coscienza intendo sicuramente una forma di vita, perché a quanto è inanimato è ben difficile attribuire questa capacità, capace di distinguere tra il Sé e il non-Sé, anche rispettando il principio di non contraddizione.
Infatti nel mio scritto ponevo un punto di domanda e una seconda ipotesi. Se non vi è questa capacità discriminatoria allora il problema non si pone. Se invece sussiste questa mi chiedo se la coscienza è immanente alla forma di vita o è esterna ad essa. Sono cose diverse.

Come fa l'essere vivente a distinguere il Sé dal non Sé?
Credo si tratti della percezione di ciò che da me non posso escludere, perchè non manipolabile. La coscienza di una coscienza non omnicomprensiva. Il sapere di non sapere.
Per contro tendiamo ad escludere tutto ciò che è manipolabile, come ad esempio un cacciavite.
Sembra trattarsi più di un limite accidentale che di una necessità logica.
Secondo questa logica ciò che riuscirò in seguito a manipolare del Sé, da esso allora lo escluderò, posto che per ignoranza non distinguo il Sé dall'Io, ma spero si sia compreso ugualmente il senso di ciò che voglio dire.
Possiamo però anche non ridurre il Sé alla percezione che ne abbiamo, includendovi tutto ciò che siamo capaci di manipolare, come ad esempio un cacciavite, o una teoria scientifica della gravitazione, la quale ultima avrebbe perciò la stessa universalità di un cacciavite.
Se progetto un nuovo cacciavite il mio scopo non è giungere al cacciavite perfetto, perchè ogni cacciavite è perfetto limitatamente a ciò che posso farci.
Non progetto un nuovo cacciavite per superare i limiti del vecchio, ma per farci qualcosa di diverso, per quanto analogo a ciò che già facevo col vecchio.

Non considerei tanto una coscienza esterna, ma una coscienza del Sé espandibile trascendendo la percezione che ne abbiamo.



#1137
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
24 Ottobre 2024, 17:12:30 PM
''Considerando il PC su cui sto scrivendo posso affermare con un buon grado di certezza che esso non possiede coscienza (per come l'ho definita). In tal senso le "macchine" sono e rimangono uno strumento, un prolungamento delle facoltà umane che lo aiutano in un determinato compito, nulla più di un cacciavite.''

Ribaltando questo tuo punto di vista, può essere interessante provare a considerare il cacciavite come nulla di più della mano che lo impugna.
#1138
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
23 Ottobre 2024, 15:21:27 PM
La struttura/conoscenza, una volta esternata, può essere delegata a macchine prive di coscienza, se conoscenza e coscienza non si equivalgono, e da ciò derivo l'idea che conoscenza è struttura, perchè l'informazione che contiene una macchina coincide con la sua struttura.
Qualcuno vede nel software una analogia con l'anima, ma è un abbaglio.
Possiamo infatti idealmente isolare parti strutturali nominandole diversamente al fine di descrivere la macchina, ma una sua parte non coincide neanche analogicamente con l'anima, se la descrizione della macchina non coincide con la macchina.
Esternandoci cambiamo, e in diminuzione se deleghiamo parte di noi alle macchine, a meno che non vorremo considerare ciò che esterniamo ancora parte di noi, ammettendo una struttura diffusa.
Io sono fatto di cose che comunicano fra loro, e l'unità fisica dipende più dai limiti della comunicazione.
Due particelle entengled poste agli estremi dell'universo possiamo considerarle ancora un unità comunicativa, se lo spazio posto fra essi non si pone come limite alla loro comunicazione. Se le cose sono distinte, lo spazio è la loro distinzione, e se invece non sono distinte di che spazio si parla?
Se nell'universo non esistono cose non suscettibili di essere relazionate, allora la natura dell'universo non è l'essere fato di cose spaziate fra loro.
Le cose non esistono in mancanza di una relazione, o seppure esistessero, non relazionandosi non potrebbero essere rilevate.
L'universo non si espande, ma muta, e questa mutazione può essere descritta come espansione. Espansione come di cose che si allontanano fra loro, come se queste cose non fossero a loro volta un modo di descrivere l'universo.
Se poniamo ugualmente fede alle diverse descrizioni dell'universo, ad ognuna delle quali corrisponde un diverso mondo, questi mondi non potranno che scontrarsi fra loro prima o poi.
#1139
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
23 Ottobre 2024, 14:29:18 PM
Citazione di: Bruno P il 23 Ottobre 2024, 08:25:53 AMPosso dire che ad un certo punto la singola cellula si è dotata autonomamente
Intanto mi pare che concordiamo sul fatto che qualunque essere vivente possegga coscienza, seppur in diverso grado, per cui di fatto la coscienza distingue ciò che è vivo da ciò che non lo è.
Se ipotizzando ciò non abbiamo spiegato cosa è la coscienza o cosa è la vita, abbiamo comunque ridotto una cosa all'altra, semplificando l'apparente complessità.
Un ulteriore semplificazione potrebbe essere l'assimilare la struttura materiale dell'essere vivente alla sua conoscenza.
Queste sono solo ipotesi, in quanto non necessarie, che siamo liberi di assumere.
Non solo non sono necessarie, ma potremmo assimilare la loro assunzione alla casualità.
Nel momento in cui le ipotesi si mostrano però adatte a spiegare la realtà, esse diventano conoscenza che si fissa in memoria, e acquisire memoria significa modificare in modo relativamente permanente la propria struttura.

Ho fatto fin qui esempi di cose che pur percepite come autonome possono rivelarsi solo modi diversi di vedere la stessa cosa.
Cartesio ha dimostrato di fatto che i diversi modi in cui ci appare la realtà, come forma o come quantità, possono essere ridotti l'uno a l'altro, e che non sono quindi costituenti distinti della realtà, ma la stessa realtà che si manifesta in diversi modi, e questa diversa apparenza potrebbe essere funzione del diverso modo in cui vi interagiamo.

Le ipotesi a priori vanno tutte bene, tanto che potremmo produrre ipotesi a caso, perchè la loro assunzione non và necessariamente motivata,  non dovendosi spiegare ciò che spiega.
L'unica cosa che dobbiamo curare è che le ipotesi assunte non siano fra loro contraddittorie, per cui se effettivamente potrà essere libera la prima le altre saranno condizionate.
Partendo dalle ipotesi costruisco teorie che non devono necessariamente concordare, se diverse son le ipotesi a cui sottostanno.
E' prevedibile quindi che teorie che contengano Dio come ipotesi, e altre che non lo contengono, possano divergere fra loro.
L'ipotesi di Dio è in se problematica perchè non sembra essere propriamente una libera assunzione, perchè se lo fosse non ci sarebbe necessità di parlare di fede in Dio.
Possiamo in effetti porre fede in assunzioni diverse da Dio.
Ma porre fede nelle proprie ipotesi prelude a una identificazione delle nostre teorie con la realtà, per cui noi non ci stiamo limitando a voler descrivere la realtà, ma cerchiamo descrizioni che ''coincidano'' con essa.
Vogliamo cioè che le parole si facciano realtà, ciò che io attribuisco al pensiero magico.
Il pensiero magico non è da prendere sottogamba, perchè nasce da una pressante necessità. Grazie ad esso, come per magia, noi viviamo in un mondo che ci appare nella sua evidenza, come fosse ovvio, e non una magia, che aprendo gli occhi esso debba apparirci in modo immediato.
Questo è il  mondo/modo in cui noi abbiamo vissuto la realtà, ma se il nostro mondo/teoria non coincide con la realtà, esso non è l'unico modo in cui possiamo viverla. Nel nostro vecchio mondo c'era Dio, perchè tutti vi credevano, quindi di fatto esisteva. Nel prossimo chissà....
In ogni caso perchè la nostra conoscenza della realtà possa identificarsi con essa ci vuole fede, ed essere capaci di credere è ciò che finora ci ha caratterizzati.
Noi siamo ''strutturati'' per porre fede in ciò che vediamo, per cui la realtà ci appare come fatta di cose in se, come se  la realtà potesse davvero dipendere da ciò che a noi appare.
Questa ''realtà'' viene sempre più sottoposta acritica, segno che sta cambiando la nostra struttura.
Cioè avviene ogni volta che la struttura viene esplicitata, quando la conoscenza si fa coscienza.
Poi magari questa realtà di cui parlo, nel diverso significato che gli do, e che si può indurre dal contesto, è un diverso nome che do a Dio.
E' la giustificazione di ogni cosa con cui abbiamo anche fare, data a priori, già però non nasce in me da una fede, ma da una necessità razionale.
Ma alla fine non cambia molto, perchè comunque la mettiamo un punto da cui partire ci vuole, e le ipotesi su cui si esercita la ragione non hanno nulla di razionale.
#1140
Tematiche Filosofiche / Re: Il "vuoto" ed il "nulla"
22 Ottobre 2024, 21:57:29 PM
Citazione di: Bruno P il 22 Ottobre 2024, 17:47:05 PMTant'è che costruì una sorta di robot i cui comandi stavano appunto nella testa ed erano in grado di comandare, tramite leve e molle, le estremità articolari; fece il giro delle corti europee con il suo "spettacolo" che destava grande ammirazione.
Non ultimo infine il suo contributo fondamentale alla Filosofia: ebbe il coraggio di ribaltare sottosopra le credenze plurisecolari fino ad allora in voga e mettere in dubbio tutto tranne la capacità del suo essere di pensare.
Perdonami per la lunghezza del mio scritto.
Figurati, è un piacere leggerti.
Dunque Cartesio si mette pure a magheggiare!
Io credo che il processo con cui la scienza vuole separarsi da ciò che la precede, e in particolare dalla magia, sia ancora in corso.
Credo infatti che se analizzassimo in modo obiettivo la scienza potremmo ben vedere quanto il pensiero magico rimane ad essa ancora funzionale, se si crede che la realtà possa obbedire a una formula, in qualunque forma si presenti, compresa quella di un equazione.
Non è necessario conoscere la realtà per potervi agire, se è sufficiente attraverso la conoscenza di un'equazione sapere come agirvi.
Poi magari non è neanche necessario separarsi da questa magia, mantenendone però la coscienza, senza negarla a maggior gloria della scienza, così come si è provato ad occultare gli scritti alchemici di Newton, di gran lunga superiori in numero a quelli scientifici, e che io vedo anzi come necessario preludio alla sua teoria di gravitazione.
Forse noi oggi non ci rendiamo infatti conto  quanto fosse intrisa di magia  ai tempi di Newton l'idea di una  forza che agisce a distanza, idea che solo un mago  poteva appunto partorire.