Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Carlo Pierini

#1126
Citazione di: Jacopus il 08 Settembre 2017, 02:27:03 AM
CitazioneAnche da questo punto di vista, il relativismo è fuorilegge, viola il primo principio della logica. Quindi deveessere eliminato dal novero delle filosofie, così come si elimina qualunque proposizione che contraddica la verità.

Sottolineare l'eliminazione è esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare una buona filosofia (mi viene da dire una filosofia "buonista").
Accertare la verità è un compito che personalmente lascerei alla teologia e alla religione. Immagino la filosofia come un consigliere saggio che si può interpellare per risolvere anche le questioni pratiche del nostro tempo. Non per decidere come accendere il forno ma su argomenti rispetto ai quali è difficile individuare una verità incrollabile.
Ad esempio: "il turismo produce ricchezza e sviluppo nei paesi più poveri". Oppure "Occorre punire più severamente gli stupratori".
La filosofia ovviamente non deve confondersi con un trattato geo-economico, o giuridico-penale ma neppure innalzarsi tanto da confrontarsi solo con una verità logica priva di connessioni con il vivere civile.
Insomma la filosofia, è dal mio punto di vista, sempre filosofia politica, anche quando lo esclude metodologicamente. E nel campo della filosofia politica, o filosofia pratica, la certezza della verità è ben più difficile da trovare.
Nell'indagare il pensiero umano effettivamente mi trovo più a mio agio fra le contraddizioni e le ambivalenze che non alla presenza di una pura verità che si staglia all'orizzonte, leggermente velata di paranoia, ma ovviamente il mio relativismo ben temperato non può far altro che prendere atto della presenza di altre istanze e altri approcci alla filosofia.
Qui non si stava parlando del diritto che ognuno ha di negare verità a questa o quell'affermazione, ma del suicidio filosofico di negare LA verità, cioè di negare verità a qualunque affermazione possibile. Senza LA verità non c'è possibilità di distinguere il vero dal falso; e allora l'intelletto diventa un soprammobile e la filosofia un chiacchiericcio molesto.
#1127
Citazione di: baylham il 07 Settembre 2017, 10:23:37 AM
Se non erro il tuo criterio di verità è la corrispondenza degli enunciati ai fatti.

Mi spieghi allora come hai fatto a verificare la verità assoluta della "legge fisica ampiamente dimostrata", come hai fatto a verificare la sua corrispondenza nell'intervallo in cui sostieni che  "adesso la Terra gira intorno al Sole", come hai fatto a verificare la sua corrispondenza a fatti avvenuti nel passato, come hai fatto a verificare la sua corrispondenza a fatti che avverranno nel futuro, come hai fatto a verificare la sua corrispondenza a qualunque massa (pianeti, sassi, animali, gas) per dichiarare dimostrata la sua verità assoluta? La verità è che tu la assumi come vera, senza alcuna effettiva verifica di corrispondenza, sulla base implicita del principio induttivo.

La tua non è epistemologia, ma pedanteria verbale.
Se anche una sola delle migliaia di conoscenze che sono necessarie per far funzionare il tuo computer fosse falsa ("falsa" significa il contrario di "vera"), il tuo computer non funzionerebbe. E allora, finché l'apparecchio funziona, vuol dire che quel migliaio di conoscenze sono assolutamente vere. Poi, ma soltanto poi, possiamo metterci d'accordo su cos'è esattamente ciò che possiamo enunciare come "assolutamente vero" rispetto a ciascuna di quelle nozioni. Per esempio: ...tu dici che la legge di Ohm domani potrebbe non essere più valida? Io non ci credo, ma se anche avessi ragione tu, finché funzionano i nostri apparecchi elettrici, si tratta di una verità assoluta. Nel caso, potremmo suggerire agli scienziati di aggiungere all'enunciato di ogni legge fisica: <<da questo momento e fino a che questa legge fisica rimarrà tale... [formula matematica della legge]>>, almeno siamo sicuri di dichiarare il vero assoluto e di non alimentare false speranze in quegli sciocchi come me che credono che le leggi fisiche siano valide per sempre.
D'accordo? ...Telefoni tu agli scienziati, oppure vuoi che lo faccia io?
#1128
Citazione di: davintro il 07 Settembre 2017, 22:31:42 PMA questo punto mi pare di poter rispondere qui a ciò che Carlo Pierini mi aveva chiesto qualche giorno fa (mi scuso per il ritardo) nel topic sul relativismo a proposito della dualità mappa-territorio:  

"1 - Non ho capito se ammetti, o no, l'esistenza di verità assolute;
2 - non mi risulta che il relativismo sostenga l'inesistenza del "territorio";
3 - cosa significa: <<...l'esistenza di un territorio ... costituisce un livello seppur formale e trascendentale di certezza della nostra conoscenza>>?"



Il realismo critico e trascendentale individua la presenza di una realtà oggettiva a livello, appunto, formale, cioè generico, si limita (ma non mi pare poco...) a riconoscere l'esistenza di tale realtà come autonoma dal pensiero in senso generico, ma senza presumere di attribuirle determinati caratteri contenutistici-materiali, con cui cerchiamo tutti noi di "riempirla" nel corso ordinario delle nostre esperienze. Cioè, questo realismo non presume di affermare la certezza assoluta che la neve è bianca sulla base delle osservazioni sensibili, ma afferma che ciò che fa sì che la neve sia bianca o di un altro colore non è dato dal pensiero soggettivo, ma da una causalità reale e oggettiva. Afferma che non possiamo avere la certezza inconfutabile che la realtà sia in un modo invece che in un altro, ma che una realtà oggettiva in generale c'è. Questo livello trascendentale, trascendentale perché livello della realtà come implicazione non ricavata empiricamente, ma dedotta da un complesso di princìpi logici, tra cui rientra il PDNC, dall'evidente valore di verità, livello di realtà il cui modo d'essere non dipende dal pensiero, ma che si avvale delle norme fondamentali del pensiero come condizione di riconoscibilità, rende anche il suo riconoscimento davvero critico, in quanto l'argomentazione non muove dall'esperienza, sempre contingente e falsificabile da nuove successive verifiche, ma da una razionalità solida, che corrisponde alla salda evidenza della verità degli assiomi logici da cui questo realismo viene dedotto. Così realismo trascendentale è anche realismo critico

Quindi, se ho ben capito, la tua risposta alla mia domanda n. 1 è: <<sono verità assolute solo le norme fondamentali del pensiero, mentre quelle ricavate dall'esperienza - sempre contingente e falsificabile - non sono mai verità assolute>>. E' così?
#1129
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
07 Settembre 2017, 22:40:26 PM
Citazione di: Sariputra il 07 Settembre 2017, 16:46:28 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Settembre 2017, 12:02:02 PMNon hai mai pensato che ciò che distrugge l'Incanto non sia la Conoscenza, ma una conoscenza primitiva, grossolana, distorta o inadeguata? Per quale ragione la facoltà del conoscere - che è un dono, al pari della facoltà di amare - dovrebbe distruggere l'Incanto? Non ti sembra strano che, nel mito cristiano, "il serpe della conoscenza" si trovi proprio nel centro del Paradiso terrestre, cioè, nel centro di ciò che il mito universale sempreidentifica simbolicamente come la dimora terrena del Divino? ...E come dovremmo intendere il concetto di "Sapientia Dèi"? Come la "distruzione divina dell'Incanto"? E' un grosso limite guardare alla spiritualità con gli occhi di una sola tradizione, e buttare a mare tutte le altre. La Fonte dell'Illuminazione è una per tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro razza e cultura.

Ti ringrazio per il commento
Vorrei tranquillizzarti sul fatto che , di solito, non butto a mare nessuna tradizione. Anzi, proprio in questi giorni mi sto rileggendo "Il dramma è Dio" di D.M.Turoldo, telogo, filosofo e poeta che apprezzo molto e che mi fornisce sempre stimoli di riflessione. Il fatto di non condividere alcune posizioni di fede non mi impedisce certo di apprezzare le persone che dimostrano intelligenza , cultura e umanità.

...David Maria Turoldo... di Bergamo...! Io l'ho conosciuto di persona ben 40 fa; era amico di famiglia della mia fidanzata di allora. Grande personalità. Ha ancora la sua brava impostazione da partigiano?  :)


SARIPUTRA
E' di gran lunga preferibile l'amicizia o la lettura di un cristiano intelligente a quella di un buddhista stupido ( e purtroppo la quasi totalità del Western Buddhism rientra in questa categoria...).  :)
Nella visione biblica della Genesi la conoscenza distrugge l'incanto perché allontana da Dio. Prima di mangiare dell'albero, Dio passeggiava nel giardino dell'uomo. Trovo molto importante , e assai scarsamente evidenziato, questo fatto, questa amicizia che porta Dio e l'uomo a passeggiare insieme, e proprio questo "stare insieme con Dio" è l'Incanto. Dopo aver mangiato, l'uomo si nasconde. E' la separazione, il tradimento dell'amicizia e infatti Dio chiede:" Perché ti nascondi?". La conoscenza ci porta alla separazione e al nascondimento, all'opposizione e al rifiuto di questa amicizia, che viveva nella totale nudità dell'essere. Infatti conoscere è separare, distinguere.
Cosa fa il serpente nel giardino? E' necessario alla libertà del'uomo...
Se Dio ha creato l'uomo libero non può privarlo della possibilità di fare il male, altrimenti non sarebbe veramente libero. La radice del male sta in un certo uso di questa libertà. Chi determina la libertà? A determinare la libertà non può essere Dio: se lo facesse non saremmo più liberi. E, di fatto, non lo fa, essendo lui stesso libertà. Proprio della libertà è determinare se stessa, diversamente non sarebbe più libertà. In un altro modo, secondo la visione biblica, non sarebbe stato un uomo. Non sarebbe stato una coscienza capace di scegliere e di decidere di se stessa.

CARLO
Che la scienza abbia allontanato l'uomo da Dio è sotto gli occhi di tutti. Ma è proprio per questo che ti chiedevo: <<Non hai mai pensato che ciò che distrugge l'Incanto non sia la Conoscenza, ma una conoscenza primitiva, grossolana, distorta o inadeguata?>>. L'hai letto il mio topic "Il Principio e il mito biblico dell'Eden"? (nella sezione "Tematiche spirituali"). Prova a leggerlo e, se ti va, fammi sapere cosa ne pensi.
#1130
Citazione di: sgiombo il 07 Settembre 2017, 15:37:20 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Settembre 2017, 15:16:46 PM
Citazione di: sgiombo il 07 Settembre 2017, 14:27:11 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 06 Settembre 2017, 23:42:39 PM
CitazioneScusa Carlo, ma pur dissentendo da importanti sue tesi mi sembra ridicolissima la tua pretesa di liquidare Kant come assertore di una "squilibrata "rivoluzione copernicana della filosofia", col suo concetto truffaldino di "trascendentale", con le sue farneticazioni sull' origine dei pianeti, con i suoi fuorvianti concetti di "a-priori" e di "cosa in sé" che avrebbe "combinato più danni lui alla filosofia che una volpe in un pollaio.

Infatti, il tuo concetto di "mente" ricalca il concetto di "trascendentale" kantiano il quale non sta né in cielo (ontologia metafisica) né in terra (ontologia fisica). Si tratta di un concetto truffaldino perché fa di un aggettivo - che significa "relativo alla dimensione trascendente" - un sostantivo, al quale, tuttavia, Kant sottrae la valenza ontologica propria della dimensione metafisica trascendente: un vero e proprio limbo ontologico dell'"io penso"!!
Esattamente come il tuo concetto di "mente", che non è né fisica, né metafisica, ma solo fantastico-irreale-limbica, un'indeterminazione allo stato puro. Un concetto manipolato ad hoc per sfuggire sia alle incongruenze del monismo, sia alle conseguenze logiche della dualità. Né uno, né due, ma un "uno e mezzo"; né un "sì", né un "no", ma un "nì"!
#1131
Per fortuna che la mappa non è il territorio, altrimenti la scienza non avrebbe mai scoperto le leggi e i principi della fisica, i quali trascendono il territorio, cioè, non sono direttamente osservabili, ma vi si può risalire soltanto per mezzo di una "mappa" adeguata (paradigma matematico-sperimentale).
Analogamente, non avrebbe mai scoperto nemmeno il moto reale dei pianeti del sistema solare, il cui "territorio" ci mostra una cinematica geocentrica invece di quella eliocentrica reale che solo la "mappa" copernicano-kepleriana poteva portare alla luce.
E così dicasi per la rotondità della Terra che non compariva in alcuna rappresentazione cartografica.

Questo significa che, se la mappa è adeguata, ci rivela più verità fondamentali sul territorio di quante il territorio stesso non mostri in assenza di mappe.

Scommetto che questo "piccolo dettaglio" è sfuggito a Korzybski.    :)


L'angolo musicale:
A. BRANDUARDI: Il dito e la Luna:
https://youtu.be/EkszSjs1gu8

A. BRANDUARDI: La strega
https://youtu.be/WUkkydqS5yw
#1132
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
07 Settembre 2017, 19:30:33 PM
Citazione di: paul11 il 07 Settembre 2017, 14:52:53 PM
Carlo P.,
premetto che quello che pensi non è così tanto distante  da come la penso io.

Certo che il problema è fra i domini, fra ciò che fu denominato empirico e metafisico.
Ciò che inizialmente fu scienza era metafisica ,il metodo razionale passò dal dominio metafisco a quello empirico con l'umanesimo e divenne scienza moderna. Così si è diamettralmente spostato il concetto di verità, che inizialmente era nel "soprasensibile", oggi è più sul "sensibile".

L'errore di coloro che pensano di non essere metafisici, è di utilizzare le forme e le figure della metafisica anche inconsapevolemente nel mondo dell'esistenza, della fisicità.
L'errore del metafisico è non relazionare i domini della natura e del pensiero.

Come tu saprai Jung arriva all'archetipo per osservazione dell sue analisi su pazienti.
Trovò che i simboli espressi dai sogni di alcuni suoi pazienti non corrispondevano al dominio della esperienza del loro  vissuto, quindi erano come degli "apriori" psichici atavici, arcaici e fortemente originari , ma soprattutto comuni ad ogni umano e lo scoprì vedendo la coincidenza dei simboli sognati dai pazienti, con i simboli arcaici, atavici, ancestrali delle culture  originarie antiche.

L'archetipo junghiano si può criticare dal punto di vista interpretativo che lui stesso dà sulle culture storiche, ma non sul fatto che esista.
Ed è quì la sua forza razionale, è innegabile l'evidenza, così come il sole appare ogni giorno ad Est.
Chi nega ciò si pone nello scetticismo ingenuo, di chi vive e non sa se respira, di chi nega anche ciò che lui stesso fa, come il pensare. quindi vive la sua stessa contraddizione negando ciò che il suo stesso pensiero nega.
Ricapitolando, la forza del pensiero dell'archetipo junghiano poggia sul fatto che i simboli sognati non appartenevano al dominio dell'esperienza, del divenire ,del vissuto, ma erano "prima", erano premessa stessa della conoscenza, vale adire un sapere trasmesso prima ancora di conoscere. Ed è per questo che Jung ne rimane "ammaliato" come te, c'è qualcosa di abissale e profondo nell'uomo che appartiene ad un origine. Solo dopo Jung collegherà quei simboli alle culture antiche  e alla modernità.

Ineccepibile! Hai sintetizzato il pensiero di Jung e il concetto di archetipo meglio di quanto avrei potuto fare io.  :)

PAUL11
Il problema è quindi su cosa poggia l'astrazione, su quale esperienza, vissuto, cultura, simboli, segni.
E' qui che sta la dimostrazione, che non è più "percettiva fisica", ma è ormai divenuta mentale ed è quì che comporta il ragionamento logico, che non è contrapposizione di cose, ad esempio di Dio o di un sasso, ma di come si arriva a pensare Dio, di come si arriva a pensare all'archetipo, di come a sua volta l'archetipo viene recepito dalle culture. E' il ragionamento che deve "filare".

Tu contrapponi figure metafisiche,ontologiche  ma se non mostri come il tuo ragionamento vi è arrivato, rischi di contrapporti in continuazione  e smetti di comunicare. Il tuo, a mio modesto parere, è un errore comunicativo di metodo prima ancora che di contenuto.

CARLO

Beh, questo è il punto più complicato di tutti. E' come se un incallito "geocentrista tolemaico" mi chiedesse di mostrare qual'è, in dettaglio, il ragionamento che ha portato all'idea eliocentrica. Io non potrei fare altro che invitarlo a leggere l'Astronomia nova di Keplero e poi i Principia Mathematica di Newton; perché è impossibile riassumere in mezza pagina in modo convincente l'enorme mole di osservazioni che dimostrano la validità dell'eliocentrismo al di là di ogni ragionevole dubbio. Per la teoria degli archetipi vale lo stesso identico discorso: chi vuole le prove della validità delle conclusioni dei vari Jung-Eliade-Guénon-Evola-ecc., deve andare a studiare e a riflettere sull'enorme mole di dati che convergono verso il loro paradigma. Io stesso, da ateo qual ero, per convincermene ho passato almeno quattro intensissimi anni su quelle letture-riflessioni. 
Quello che invece si può fare in un NG l'ho fatto e lo sto tutt'ora facendo: raccontare le mie esperienze e mostrare che esse possono essere correttamente spiegate solo ed esclusivamente nel quadro del paradigma junghiano. Poi, se a qualcuno interessa capire come stanno realmente le cose, può approfondire per proprio conto l'argomento, approfittando anche delle continue mie citazioni dei molti studiosi che si occupano di questo tema.
Ma, dopo una frequentazione ventennale di Forum di discussione, seppure sporadica, ormai mi sono reso conto che, tranne poche eccezioni, non è la passione per la conoscenza che motiva queste discussioni, ma soprattutto il bisogno di esibirsi. Ricordo che quando, cinque o sei anni dopo l'inizio della mia ricerca, avevo raccolto un sufficiente numero di indizi "forti" sulla valenza universale della Complementarità, pensai che se l'avessi comunicato a qualche circolo di filosofi, sarei stato accolto con grande interesse e magari avrei trovato anche qualcuno disposto ad affiancarmi e a darmi una mano, visto che si tratta di una argomento di portata colossale e che perciò supera di gran lunga le possibilità di una sola persona. Ma, con grande stupore, dopo poche settimane di commenti derisori e spesso insultanti nei confronti di ciò che scrivevo, mi resi conto della condizione di degrado e di scetticismo in cui è caduta la filosofia moderna, impegnata ormai quasi esclusivamente a distruggere sé stessa e qualsiasi conquista della conoscenza. E così decisi che avrei comunicato comunque le mie scoperte e le idee nuove che a mano a mano venivano formandosi, ma solo come provocazione, come sfida, e quindi come palestra per perfezionarle di fronte agli attacchi frontali che mi venivano da ogni parte. E così è stato. E chissà che non mi sia stata più di aiuto la critica feroce di tanti anni, piuttosto che una eventuale accoglienza calorosa.

PAUL11
Ad esempio "l'Uno", il principio fra unità e molteplicità.
Metaforicamente io immagino che il piano della nostra conoscenza sia come il serpente che si avvolge al bastone nel caduceo: dal livello più basso del sensibile si passa via via ai livelli sempre più astratti fino all'unità originaria e di nuovo si verifica il proprio ragionamento dall' unità alla molteplicità.
Personalmente ritengo che debba essere "sostenibile"razionalmente  il processo che relaziona l'Essere all'Esistenza, perchè ad un certo punto dei livelli il pensiero si astrae completamente ed è proprio quì che nasce il problema fra il metafisico e la cultura contemporanea.
Si esce dalle prassi ,dalle pragmatiche e si entra nella pura teoretica e se quest'ultima non risponde alle istanze che l'esistenza gli pone rischia di essere avulsa, sterile .

CARLO

E' proprio così! Le regole del principio le ho desunte dall'osservazione dei fatti e dagli squilibri dialettici che si generano ogni volta che queste regole vengono violate. Ma poi, molti altri casi si risolvono, invece, applicando ad essi il Principio, cioè, sdoppiandoli nelle loro componenti "duali" che non sempre sono immediatamente "visibili" e poi mettendo a confronto le opposizioni seguendo le regole del Principio (deduzione/induzione).


L'angolo musicale:
LOUIS PRIMA: I'm just a gigolo
https://youtu.be/MMpXdCkvKZA

ROBERT JOHN: The lion sleeps tonight
https://youtu.be/tg2P4Ojot-Q
#1133
Citazione di: sgiombo il 07 Settembre 2017, 14:27:11 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 06 Settembre 2017, 23:42:39 PM
CARLO

Scusa Sgiombo, ma le concettualità di Kant le lascio a chi non ha niente di meglio da fare: sono ambigue, astratte oltre ogni limite e, soprattutto mistificatorie. Con la sua squilibrata "rivoluzione copernicana della filosofia", col suo concetto truffaldino di "trascendentale", con le sue farneticazioni sull'origine dei pianeti, con i suoi fuorvianti concetti di "a-priori" e di "cosa in sé", ha combinato più danni lui alla filosofia che una volpe in un pollaio. Non ho davvero tempo di addentrarmi nei suoi labirinti mentali senza uscita.
CitazioneScusa Carlo, ma pur dissentendo da importanti sue tesi mi sembra ridicolissima la tua pretesa di liquidare Kant come assertore di una "squilibrata "rivoluzione copernicana della filosofia", col suo concetto truffaldino di "trascendentale", con le sue farneticazioni sull' origine dei pianeti, con i suoi fuorvianti concetti di "a-priori" e di "cosa in sé" che avrebbe "combinato più danni lui alla filosofia che una volpe in un pollaio.
Anche perché se per assurdo impiegassi termini così negativamente liquidatori per Kant non me ne resterebbero più di minimamente adeguati a parlare di Jung ed Eliade...

Non confondiamo il diavolo con l'acqua santa: le astrazioni di Jung e di Eliade sono delle vere ab-strazioni, cioè sono formulate sulla base dell'osservazione disciplinare dei fatti; mentre Kant non osserva nulla e, di conseguenza, parla a vanvera; sebbene lo faccia in modo molto elegante. E non è casuale che sia tanto amato dai relativisti.


Citazione di: sgiombo il 07 Settembre 2017, 14:27:11 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 06 Settembre 2017, 23:42:39 PMSGIOMBO
In proposito non mi resta che dirti che disprezzando e non volendo conoscere la matematica e la logica pura non sai che cosa ti perdi!
La vita é buona anche per le conoscenze fini a se stesse, non solo per quelle applicate, cioé finalizzate a qualche scopo pratico, da esse distinto.

CARLO
Pur non essendo né un matematico né un logico puro, le conosco abbastanza entrambe; ed entrambe sono riferibili e verificabili nell'esperienza, sebbene abbiano un ben definito margine di autonomia dall'esperienza. Quindi la "purezza" di cui parli ha un senso compiuto, ma non assoluto.Il fine della logica e della matematica non è quello di modulare i segni del linguaggio (o/e del pensiero), ma quello di ordinare il linguaggio affinché sia in grado di rispecchiare nel migliore dei modi il mondo dell'esperienza.
CitazioneSe conoscessi bene la matematica e la logica pura non spareresti di queste cazzate attribuendo loro una pretesa "verificabilità nell' esperienza" (alla quale sono casomai applicabili -tutt' altro!"- fra l' altro perdendo in questo caso la loro "purezza": non sarebbero più "logica e matematica pura" bensì "applicate", oltre che la certezza delle loro conclusioni, la cui verità dipenderebbe da quella delle proprosizioni empiriche, cioè sintetiche a posteriori, dalle quali verrebbero tratte applicando ad esse la logica, che non é affatto certa).

CARLO
A cosa serve la logica?



L'angolo musicale:
MOZART: Non più andrai farfallone amoroso, op. Nozze di Figaro
https://youtu.be/bKBGRO-GYYo?t=6

DONIZETTI: Lalla ralla lalla, op. Elisir d'Amore
https://youtu.be/Fnf1gzx8ex4?list=PLQTfsE8igx7yHxBAGHqgEbR_I8IlWzHyU&t=137
#1134
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
07 Settembre 2017, 13:44:53 PM
Citazione di: paul11 il 07 Settembre 2017, 09:29:51 AM
La problematicità che emerge in molte discussioni, è che ciò che percepiamo è comune e quindi facilmente comunicabile e confrontabile. Se parliamo di un sasso, saranno sfumature a non trovarci d'accordo.
Ma se parliamo di Dio, dell'archetipo ,di metafisica, quì il livello del pensiero è diventato astratto rispetto al sasso e quindi iniziano i problemi di "dimostrazione", "giustificazione" che non possono essere scienza fisica/percettiva sensoriale, del vedere con gli occhi,
ma del vedere con il pensiero, con l'anima.

Questi problemi sono superabili se ci atteniamo alle osservazioni che hanno portato gli studiosi alla formulazione della teoria degli archetipi. Per Jung, Eliade, Alleau, ecc., l'esistenza degli archetipi non è un postulato (come lo sono i postulati di Euclide sulla geometria) sulle cui basi costruire la teoria omonima, ma è l'esatto contrario: la teoria è una conclusione logicamente necessaria, cioè una sintesi che si impone dall'osservazione analitica e metodica di due ordini complementari di fenomeni: psicologici-individuali e simbolici-collettivi. Quindi il problema di cui parli non nasce dal fatto che gli oggetti fisici sono oggettivi mentre i pensieri sono soggettivi, ma dalla difficoltà di trasformare dei fenomeni soggettivi in oggetti del pensiero. E dico "difficoltà", non "impossibilità", perché gli archetipi, pur essendo degli inosservabili, pur appartenendo ad una fenomenologia squisitamente soggettiva, possono essere oggettivizzati, come abbiamo visto, dalle loro innumerevoli espressioni simboliche presenti nel passato e nel presente della tradizione umana.

PAUL11
Quindi sono pienamente d'accordo con Phil che il procedimento razionale si muove a doppio movimento dall'uno al molteplice e dal molteplice all'uno e sono complementari, aggiungo io. Quanto più ci si allontana dal dominio fisico naturale e il pensiero si astrae e tanto più il livello di astrazione superiore deve essere relazionato ai livelli inferiori

CARLO
Il problema è che che Phil vede solo realtà oggettiva e pensiero e quindi concepisce ogni possibile astrazione come il frutto di questa sola dialettica, ignorando quel "terzo regno" a cui alludeva Frege, il regno degli archetipi, cioè il regno dell'astrazione massima e ultima, che esiste in sé e che non è il prodotto dell'elucubrazione del pensiero, ma al contrario, è il pensiero che, nelle sue astrazioni più adeguate ed efficaci è il prodotto del suddetto "terzo regno".
Torniamo cioè, alla necessità di una trinità ontologica verticale "oggetto-soggetto-archetipo", cioè, "materia-mente-Dio", altrimenti, ogni discussione sulla conoscenza sarà mutilata e inconcludente.


PAUL11
Altro aspetto ancora è la relazione fra domini.
Quando Carlo, dici che "il principio di complementarietà" ancora ti sfugge nella fisica, è perchè cerchi di  dimostrare che questo principio è "universale". Un "assoluto" è un principio universale che relaziona forma e sostanza ,ma ancora relaziona i domini diversi.

CARLO
Un principio universale è l'archetipo massimo, l'astrazione ultima, il modello originario di tutte le cose.  E' trinitario proprio perché è principio di relazione tra archetipi, principio di relazione tra idee umane e principio di relazione tra enti fisici. Ma è Uno perché è unica la forma metafisica per tutti e tre i livelli: la forma della Complementarità degli opposti  Ecco, a me manca di dimostrare quest'ultimo aspetto, quello fisico.

PAUL11
Il linguaggio non è il mattone, ma il cemento la malta che tiene insieme i mattoni.
Quindi ciò che esprime Korzybski è la manifestazione linguistica, non è il mattone.
Se lui tratta il termine "essere" come semplice verbo ausiliario e sappiamo che i logici ne fanno problematicità fra la forma copulativa, fra il "nominativo", fra i l"predicativo" ,fra il"genitivo", ecc., porta il pensiero nel dominio della relazione linguistica, della semplice parola, perdendo il segno relazionato  al significato, il simbolo.

CARLO
Questo non l'ho capito. Se Korzybski vuole eliminare l'essere, può cominciare a farlo eliminandolo dai suoi scritti e mostrarci come tutto diventi molto più comprensibile. Quando lo farà prenderò in considerazione  la sua teoria, altrimenti la considero solo come una delle tante inutili eccentricità intellettuali buone solo a vendere libri ai relativisti che amano il ...decostruzionismo.




L'angolo musicale:
G. KUZMINAC: Ehi, ci stai?
https://youtu.be/_OFTCjZlMUo

MARCELLOS FERIAL: Cuando calienta el sol
https://youtu.be/6iy3i-3DFXw
#1135
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
07 Settembre 2017, 12:02:02 PM
Citazione di: Sariputra il 06 Settembre 2017, 23:39:11 PM
Siccome desideriamo distruggere ogni gioia e ogni bene...forse sarebbe più giusto dire che odiamo in cuor nostro l'Incanto, allora diamo inizio ad un altro incanto, quello distruttore, devastatore di ogni gioia: la Conoscenza, la distruzione dell'incanto cosmico. Proprio così, contro all'appena intravista gioia di esistere, di essere ( anche se di un'esistenza che non sarà mai un essere, però sempre affascinata e attratta dalla "volontà d'essere"), contro questa si para insidioso il serpe della Conoscenza, del tradimento dell'incanto.

Non hai mai pensato che ciò che distrugge l'Incanto non sia la Conoscenza, ma una conoscenza primitiva, grossolana, distorta o inadeguata?
Per quale ragione la facoltà del conoscere - che è un dono, al pari della facoltà di amare - dovrebbe distruggere l'Incanto?
Non ti sembra strano che, nel mito cristiano, "il serpe della conoscenza" si trovi proprio nel centro del Paradiso terrestre, cioè, nel centro di ciò che il mito universale sempre identifica simbolicamente come la dimora terrena del Divino?
...E come dovremmo intendere il concetto di "Sapientia Dèi"? Come la "distruzione divina dell'Incanto"?
E' un grosso limite guardare alla spiritualità con gli occhi di una sola tradizione, e buttare a mare tutte le altre.  La Fonte dell'Illuminazione è una per tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro razza e cultura.
#1136
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
07 Settembre 2017, 01:29:26 AM
Citazione di: paul11 il 07 Settembre 2017, 00:12:27 AMè strano che Carlo P. non capisca .......e mi spiego.
Se l'archetipo è l'eco originario che si mostra, ma subito si nasconde per fare apparire il simbolo, ,quell'archetipo è il movimento dell'essere. Puoi fare il movimento dialettico a discendere utilizzando i sillogismi nel movimento astratto a discendere dal più altro livello a quello più basso.Quando il simbolo diventa segno nella storia e nella forma del mito il livello man mano discende fino alla concretezza della realtà fisica da cui riparte il movimento dinamico sillogistico induttivo.
I due movimenti a scendere (deduttivo) dall'astratto al concreto, dall'Uno (o essere) al molteplice dei particolari deve collegare razionalmente da una parte la forma linguistica nella correttezza azionale  e con sè porta le sostanze del mondo sensibile, la fisicità delle cose del mondo .I nostri concetti sono l'incontro fra la forma e la sostanza, fra il linguaggio  e la realtà sensibile percettiva. ciò che ci "convince" o "non ci convince" sono la riflessione del pensiero che inserisce un concetto nel doppio movimento del conoscere.Il processo è dialettico quanto la complementarietà, come la dualità, perchè è la sintesi che diventa concetto fra l'analisi della relazione astratto e concreto.Se noi lasciamo solo l'astratto o il concreto, il pensiero si blocca all'"in sè e per sè" come fosse un semplice inventario di idee e pensieri come di cose e fatti del mondo che non producono significati e senso e allora non comprendiamo quel pensiero o quella cosa fisica o fenomeno, perchè non è contemplato, nel senso di relazionato "catturato" dentro il processo razionale della costruzione concettuale.

Scusa Paul11, ma faccio molta fatica a capirti. ...E alla fine dello sforzo non ho capito cos'è che dovrei capire.   :)  Prova a partire da ciò che sostengo io e poi contrapponi la tua critica, altrimenti ...no entiendo!
#1137
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
07 Settembre 2017, 00:53:18 AM
Citazione di: Phil il 06 Settembre 2017, 23:27:53 PM
Nonostante il tuo sprezzante biasimo, un po' di "maieutica forumistica" l'hai "subita" (ma tranquillo, non è necessario ammetterlo ;) )!
Dopo che ho scritto questo:
Citazione di: Phil il 05 Settembre 2017, 16:06:09 PM
La parola "assoluto" in filosofia appartiene infatti al linguaggio metafisico-dogmatico, la parola "certezza" appartiene invece, oggi, all'epistemologia; se le confondiamo, "assoluto" diventa ridondante rispetto a "vero" (e ogni verità diventa allora "assoluta", con le dovute precisazioni
[corsivo mio]
sei passato da questo:
Citazione di: Carlo Pierini il 30 Agosto 2017, 23:35:47 PM
due cose essenziali, senza le quali non si tira fuori un ragno dal buco:
1 - la definizione di "verità assoluta" e di "verità relativa";
2 - ...
a questo:
Citazione di: Carlo Pierini il 06 Settembre 2017, 21:28:29 PM
"Verità assoluta" è una ridondanza. Una verità, o è assoluta, o non è una verità.
[corsivo mio]
La ridondanza del concetto di ridondanza è piuttosto eloquente  ;)
Ci sarebbero anche altri casi, il tuo inconscio te li mostrerà simbolicamente a tempo debito...

Se "verità assoluta" è ridondante", "verità relativa" è una mistificazione, proprio per la ragione appena detta. E allora, quando si contrappone alla "verità" la "verità relativa", la ridondanza diventa necessaria. E' una questione di simmetria di opposti (contraddittori).

PHIL
Prima mi avevi rivelato la mia "fede" da "monista-materialista-riduzionista", ora pare che mi definisci "relativista"... se la mia ambizione è il "conosci te stesso", non mi stai dando certo una mano con queste definizioni contraddittorie

CARLO
...Invece tu cosa sei? Riconosci forse alla dimensione psico-spirituale una sovranità ontologica non inferiore a quella della dimensione materiale? Riconosci forse l'esistenza di verità assolute?


L'angolo musicale:
DONIZETTI: Barcaruola a 2 voci, op. Elisir d'Amore
https://youtu.be/IR-wKIQo560?t=54

MOZART: Madamina il catalogo è questo, op. Don Giovanni
https://youtu.be/LQxs8TYgakI?t=17
#1138
Citazione di: sgiombo il 06 Settembre 2017, 14:16:54 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 06 Settembre 2017, 13:30:01 PM
CARLO
"Ippogrifo" è un significante privo di significato reale, quindi ciò che hai detto non ha senso.
CitazioneSGIOMBO
"Ippogrifo" é un concetto sensatissimo.
Ha realmente un significato -eccome!- in quanto "connotazione" o "Intensione", pur non avendo una denotazione o estensione reale (vedi Frege).

(Fra l' altro se così  non fosse tutti i lettori dell' Orlando furioso, dal XVI secolo in poi, sarebbero dei pazzi farneticanti).

CARLO
L'Ippogrifo ha senso come simbolo mitologico. Ma se tu me lo decontestualizzi e me lo descrivi come un animale reale "che può volare fino a 100 m. di altezza (quando invece può volare fino alla luna), dici cose molto poco sensate.

SGIOMBO
Invece al massimo uno molto rozzo, poco colto e di gusti poco assai poco raffinati potrebbe considerarli dei "segaioli mentali allo stato puro" che si compiacciono di qualcosa che non è verificabile dai fatti dell'esperienza, non serve né alla logica né alla conoscenza" (per uno più raffinato e colto si tratta di persone che sanno godere della buona letteratura, che é una delle maggiori fonti di soddisfazione e di arricchimento interiore, così come la musica).

CARLO
Un amante dei miti come me non darebbe mai dei "segaioli" ad altri miei simili. Mi riferivo solo a chi dice cose senza senso.

SGIOMBO
Ora comprendo che intendevi dire che i giudizi analitici a priori (se di quelli parlavi, che sennò si é trattato di un completo fraintendimento: a me i giudizi sintetici a priori, che credo non esistano, non interessano proprio!) non sono tutti verificabili dai fatti, e che secondo te quelli che non lo sono sarebbero banalissime masturbazioni mentali (peraltro non lo sono mai in quanto tali, altrimenti non sarebbero "a priori"; casomai lo possono essere le loro premesse).

CARLO

Scusa Sgiombo, ma le concettualità di Kant le lascio a chi non ha niente di meglio da fare: sono ambigue, astratte oltre ogni limite e, soprattutto mistificatorie. Con la sua squilibrata "rivoluzione copernicana della filosofia", col suo concetto truffaldino di "trascendentale", con le sue farneticazioni sull'origine dei pianeti, con i suoi fuorvianti concetti di "a-priori" e di "cosa in sé", ha combinato più danni lui alla filosofia che una volpe in un pollaio. Non ho davvero tempo di addentrarmi nei suoi labirinti mentali senza uscita..

PHIL
In proposito non mi resta che dirti che disprezzando e non volendo conoscere la matematica e la logica pura non sai che cosa ti perdi!
La vita é buona anche per le conoscenze fini a se stesse, non solo per quelle applicate, cioé finalizzate a qualche scopo pratico, da esse distinto.

CARLO
Pur non essendo né un matematico né un logico puro, le conosco abbastanza entrambe; ed entrambe sono riferibili e verificabili nell'esperienza, sebbene abbiano un ben definito margine di autonomia dall'esperienza. Quindi la "purezza" di cui parli ha un senso compiuto, ma non assoluto.Il fine della logica e della matematica non è quello di modulare i segni del linguaggio (o/e del pensiero), ma quello di ordinare il linguaggio affinché sia in grado di rispecchiare nel migliore dei modi il mondo dell'esperienza.

PHIL
E il "rapporto fra i piaceri" (in questo caso) intellettuali é molto, ma molto diverso da quello intercorrente fra i piaceri sessuali in solitario e in coppia (come ben sa che si é interessato di matematica pura e di logica).

CARLO
Io invece vedo un'analogia molto profonda. Logica e mondo sono come la donna e l'uomo: sono fatti l'una per l'altro, sebbene ciascuno dei due possa godere anche in ...solitario.


L'angolo musicale:
SIA: Bird set free
https://youtu.be/InrC4PO6S1w

CLEAN BANDIT: Rockabye
https://youtu.be/papuvlVeZg8?t=18
#1139
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
06 Settembre 2017, 21:28:29 PM
Citazione di: Phil il 06 Settembre 2017, 16:32:58 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 06 Settembre 2017, 00:09:57 AM
allora ci credi che la mappa può rispecchiare il territorio.
Certo, "rispecchiare", non "essere"; ovvero la mappa non è un'opera d'arte astratta improvvisata (si spera!), ma nemmeno il territorio in quanto tale. Credo che nessuno qui (e nemmeno K.) abbia messo in dubbio questo legame...

Intendo "rispecchiare fedelmente". Se mi hai mostrato uno spicchio di territorio (la parola "chiave" non è la chiave) per dare valore di verità alla mappa di K., vuol dire che presupponi due cose: 1 - che la mappa può esprimere una verità; 2 - che è proprio la concordanza col territorio che sancisce questo valore di verità. Cioè, hai negato la teoria di K. secondo cui una mappa non può mai esprimere verità sul territorio.
E torniamo alla solita conclusione: chi nega la verità, nega anche la propria filosofia, cioè, spara solo cazzate al vento (come diciamo noi filosofi di alta classe).

PHIL
Non so se hai avuto tempo di leggere la parte finale del mio ultimo post:
Citazione di: Phil il 05 Settembre 2017, 16:06:09 PM
Come Apeiron (credo) fece notare, "assolutezza" e "certezza" non vanno confuse: una verità certa ("la terra gira intorno al sole") non è una verità assoluta, proprio perché non è "sciolta" dal contesto di conoscenze/osservazioni che la verifica. Nel momento in cui dici "qui ed ora", ti precludi di poter usare filosoficamente la parola "assoluto".

CARLO
La tua, infatti, è la versione distorta e mistificatoria del significato di "assoluto". Secondo questa tua versione, <<sono andato a ballare>> sarebbe una verità assoluta, mentre <<il 10 di agosto alle 21 sono andato a ballare>> non sarebbe una verità assoluta. Mentre è vero l'esatto contrario, perché la prima affermazione è vera solo per una sera (la sera del ballo) ed è falsa per tutte le altre sere, mentre la seconda resta vera per sempre.
...Tu questa cosa non puoi capirla perché sei un filosofo, ma mio nipote di 10 anni la capisce al volo!

PHIL
Questa osservazione è riassumibile nella domanda (che pare scontata, ma forse non lo è affatto per il Pierinesimo  ;D )
Citazione di: Phil il 05 Settembre 2017, 16:06:09 PMChe differenza c'è allora fra una verità e una verità assoluta?
Se, come affermi, è "assoluta" una verità "sciolta da ogni condizione che possa invalidarla"(cit.), tranne la condizione del tempo (e magari altre... ad libitum;) ), può esserci dunque una verità non assoluta che non è sciolta da condizioni che possano invalidarla?

CARLO
"Verità assoluta" è una ridondanza. Una verità, o è assoluta, o non è una verità. In gergo comune possiamo anche dire che <<di sera sono andato a ballare>> è una mezza verità perché è valida almeno per una sera, ma, a rigore, se una verità si lascia contraddire anche sotto un solo aspetto, non è una verità. Noblesse oblige.

Citazione di: Carlo Pierini il 06 Settembre 2017, 00:09:57 AMnessuno apre bocca sulle idee che ho proposto. La censura più totale!
Spero che questi pochi spunti ti abbiano aiutato a capire come mai

CARLO
Il "come mai" l'ho capito da 15 anni: con i relativisti si può discutere solo di parole, perché per loro la conoscenza non ha nessun valore, è solo qualcosa da sminuire, da attaccare, da contraddire, da ...decostruire!


L'angolo musicale:
ROD STEWART: This
https://youtu.be/tBqNNLO3vi0

SAMUELE BERSANI: Giudizi universali
https://youtu.be/cT8rS1CktTw
#1140
....................
"Il cerchio è il segno dell'Unità del principio. E' lo sviluppo del punto centrale, la sua manifestazione. "Tutti i punti della circonferenza si ritrovano al centro del cerchio che è il loro principio e la loro fine", scrive Proclo. Secondo Plotino "il centro è il padre del cerchio" e secondo Angelo Silesius "il punto ha contenuto il cerchio". Numerosi autori applicano questo stesso paragone del cerchio e del centro alla creazione e a Dio".  [CHEVALIER - GHEERBRANT: Dizionario dei simboli - pg. 245]
...................
E ora rileggiamo questa mia ricostruzione del simbolo della piramide:

Questo è il Grande Sigillo della dichiarazione di Indipendenza degli U.S.A., rappresentato anche nelle banconote da un dollaro.

http://3.bp.blogspot.com/-9yCW8WhoZMg/UXkoZK6G_hI/AAAAAAAAAEo/T2InGVucCcQ/s1600/Gran+Sigillo+USA.jpg

Sembra un'innocente immagine ornamentale, mentre in realtà rappresenta una vera e propria tesi teologico-filosofica.
Tutti sanno che il triangolo simbolizza la Trinità divina, ma pochi sapranno che, essendo l'occhio un simbolo di conoscenza, il triangolo rappresenta, più propriamente, la Sapienza divina, il Logos, cioè il Principio ultimo.
Infatti, "conoscere" significa costruirsi un'immagine adeguata delle cose, cioè significa trasformare il mondo che osserviamo in immagini concettuali fedeli e rigorose che lo rappresentino nella mente del soggetto, o nel libro della Conoscenza. Ma "trasformare il mondo in immagini" corrisponde, in senso proprio, alla funzione specifica della vista, di cui l'occhio, appunto, è l'organo deputato. In questo senso, il processo visivo è una analogia molto calzante del processo conoscitivo; una analogia che è ancora più compiuta se consideriamo che la conoscenza, intesa nel suo senso più evoluto, non è una semplice lista di dati o fenomeni o verità oggettive, ma si eleva fino all'astrazione soggettiva dell'ordine che li relaziona, cioè delle leggi e dei principi che li governano. Come scrive il matematico J. Henri Poincaré:

"La scienza è fatta di dati come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa."

Così come lo scienziato non si limita a catalogare passivamente gli eventi che osserva, ma li ordina facendo convergere la loro molteplicità disordinata verso l'unità di leggi e principi, nello stesso modo l'occhio non si limita a ricevere passivamente la luce del mondo, ma ordina i suoi raggi facendoli convergere in un unico punto focale (pupilla) dal quale si proietterà l'immagine sulla retina. Senza questo punto di convergenza, non si formerebbe mai alcuna immagine perché la retina sarebbe solo illuminata da una luce uniforme.
Così, l'immagine ottica diventa la metafora NON di un generico sapere, ma di quella conoscenza compiuta che non è una semplice rappresentazione delle cose, ma la rappresentazione del loro ordine. Le cose, gli eventi, i fenomeni sono dati, ma il loro ordine deve essere astratto da una mente attiva e creativa la quale, attraverso la conoscenza di quest'ordine e del principio che lo regge, illumina il mondo, e ne svela gradualmente i misteri.
E' l'occhio radiante del Sigillo che corrisponde con l'occhiodel sapiente o con l'occhio del Principio ultimo, del Grande Architetto che tutto crea, misura e illumina e da cui emana l'intera Totalità (la piramide). Oppure è l'occhio dell'Intelletto, che da un lato rivece "la luce dei fatti" e la trasforma in immagini, e dall'altro, ordinando i fatti attraverso leggi e principi, chiarisce il senso delle cose e, illuminandole, scrive il libro della conoscenza.
La piramide, insieme ad altri motivi simbolici come la montagna, l'albero, la croce, la sfera, il tempio, ecc., è un simbolo della totalità cosmica e, pertanto, il Sigillo nel suo insieme rappresenta il cosmo con al vertice il Principio ordinatore quale "pietra angolare".
Ciò ricorda quanto scrive Paolo:

"Voi siete un edificio costruito sulle fondamenta degli apostoli e dei profeti, del quale Gesù è la principale pietra angolare". [Efesini, 2:20]

Del resto, cos'è Cristo, se non l'incarnazione umana del Principio Ultimo? L'assimilazione Cristo/pietra angolare qui è rafforzata dalla forma triangolare che allude alla trinità di Cristo. Infatti, nell'Apocalisse (1:16) Cristo è identificato con il Logos-Verità "...il cui volto risplende come il sole". Si legge nel Dizionario dei Simboli Rizzoli (Vol.2, pg. 216-217):

"La pietra angolare in realtà è la pietra della cima. E' la pietra della completezza, della coronazione; è il simbolo di Cristo sceso dal Cielo per portare a compimento la Legge. (...) E' la pietra-PRINCIPIO, la pietra della Sapienza e della Conoscenza". [Dizionario dei Simboli Rizzoli – pg. 216 ]

http://1.bp.blogspot.com/-vQVGYEIBZGg/Uh4GrZWrdtI/AAAAAAAAAO8/COFRR_TjoXg/s1600/38+Occhio+radiante.jpg

Scrive R. Guénon:

"Nelle chiese bizantine, la figura del Pantokrator o del Cristo "in maestà" occupa nella volta la posizione centrale che corrisponde, precisamente, all'"OCCHIO" della cupola". [R. GUÉNON: Simboli della Scienza sacra – pg. 311]

L'iscrizione Novus Ordo Seclorum (Nuovo Ordine dei Tempi) evoca i versetti biblici di Giovanni:

"...E vidi un nuovo cielo e una nuova terra. ...E vidi la nuova Gerusalemme scendere dal cielo vestita come una sposa ornata per il suo amato. ...La tenda del Signore è con il genere umano e Dio risiederà con essi. ...E colui che stava seduto sul trono disse: "Faccio nuove tutte le cose. Io sono l'Alfa e l'Omega, il PRINCIPIO e il Fine". (Apocalisse, 21:1- 6):

In alcuni simboli alchemici del '600 troviamo delle varianti dello stesso significato del Gran Sigillo. In esso è rappresentata la sfera del Cosmo, nel cui centro brilla l'occhio radiante del Principio.

http://2.bp.blogspot.com/-ifq-5dJRCBk/UXknDokGBsI/AAAAAAAAAEU/F_w9BFGiQbA/s1600/Nusquam+tenebrae.jpg

https://3.bp.blogspot.com/-ayoz3ZHKByk/WZAhGXk7FbI/AAAAAAAAAyE/QTuJ4Fb8LsYdofwYxRRa56G4oaIexCrbwCLcBGAs/s1600/J%252C%2BBohme.jpg

https://4.bp.blogspot.com/-55i45dQnCGc/WZAgsWFojYI/AAAAAAAAAyA/Hi0vJrE_EY8hw6k5m0E3uHivsJIjk6zcwCLcBGAs/s1600/occhio.jpg

Mentre nel Gran Sigillo il carattere di fondamentalità del Principio è rappresentato dalla sua posizione di vertice della piramide, in questa figura è espresso come centralità: l'occhio radiante è posto nel centro della sfera in modo che "nusquam tenebrae", "in nessun luogo ci saranno le tenebre". Grazie al Principio, i misteri del mondo saranno rivelati, conformemente alla promessa evangelica: "Non c'è niente di occulto che non sarà rivelato, né segreto che non sarà conosciuto" (Luca, 12:2).
Di fatto, il Principio è un punto di vista universale, il punto di riferimento ultimo, l'occhio di Dio nel centro del mondo.

Scrive Pico Della Mirandola:

"Ti ho posto nel centro del mondo affinché da lì tu potessi scorgere tutto ciò che c'è nel mondo". [Oratio de homini dignitate, fol. 131 r]

L'analogia tra piramide e sfera è anche rigorosamente geometrica, perché geometricamente la sfera equivale a una piramide: dobbiamo immaginare una piramide la cui base si estenda incurvandosi intorno al proprio vertice fino a richiudersi e a formare una superficie sferica centrata nel vertice stesso. Infatti, il volume della piramide è uguale a *b x h : 3* (area di base x altezza diviso 3) che nella sfera diventa *s x r : 3* (superfice sferica x raggio diviso 3). Non è difficile rendersi conto che si tratta della stessa formula, nella quale b diventa s e h diventa r.
Nel Grande Sigillo il carattere trascendente-metafisico del Principio è sottolineato dalla separazione del vertice, mentre nella figura alchemica dal fatto che in una sfera il centro trascende la superficie pur essendo la sua origine (in geometria il centro di un cerchio è detto anche "origine"). Per capire più da vicino quale sia il Principio a cui allude la simbologia, dobbiamo osservare un particolare di un'altra figura alchemica (Ars magna lucis et umbrae di A. Kircher, 1665 - Fig. 3)

https://1.bp.blogspot.com/--qvj3sPRx14/WB5pnA5GpjI/AAAAAAAAAtg/9MvOWD60_kQV53MD-boWAW4RTzfJD_LjwCLcB/s1600/Kircher.jpg

in essa l'"occhio-Principio" è collocato proprio sulla cima del Caduceo che è nella mano destra di Hermes-Mercurio, dio dell'Alchimia e simbolo occidentale della Complementarità degli opposti (il corrispondente orientale è il cerchio taoista del Yin-Yang).
Ed è sorprendente ciò che scrivono gli storici Guénon e Chevalier&Geerbrant. Dice Guénon:

"E' forse una semplice coincidenza la somiglianza che ha il nome Hermes con la parola Haram che in arabo designa la Piramide?
Hermes è chiamato anche «El-muthalleth bil-hikam», letteralmente «triplo nella sapienza», che equivale all'epitteto greco«Trismegisto», cioè, «tre volte grande». E' interessante notare che la parola muthalleth designa anche il triangolo. (...) Alcuni studiosi attribuiscono un'importanza considerevole al fatto che la Grande Piramide non sarebbe mai stata terminata; effettivamente manca il vertice, e tutto quello che si può dire in proposito è che i più antichi autori di cui abbiamo testimonianza la descrivono tronca com'è oggi".   [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.121-2]

Scrivono Jean Chevalier e Alain Geerbrant:

"Si attribuisce a Hermes Trismegisto l'idea secondo cui la cima della piramide rappresenterebbe il "Verbo demiurgico, Potenza prima procedente dal Padre e che governa tutte le cose". Al termine dell'ascensione piramidale, l'iniziato aspetterebbe l'unione col Verbo, così come il faraone defunto si identifica con il Dio immortale". [CHEVALIER & GEERBRANT: Dizionario dei simboli, II - pag. 232]


L'angolo musicale:
DELIBES: Duetto dei fiori, op. Lakmé
http://www.youtube.com/watch?v=2GPNZGwMS0w
 
BELLINI: Casta Diva, op. Norma
https://youtu.be/JlSodSvo1Lg