Se Eutidemo è giunto fino al 63 io sarò giunto al 70 forse. Sanremo non mi è mai piaciuta. Parlai nel mio primo post in questo topic di "Uno spettacolo di una cultura giunta alla frutta".
Come dice Ipazia nel suo ultimo post in questo topic : "Se qualcuno non ci vede un "pensiero unico" che viene pasturato, urbi et orbi, no stop, acriticamente alle plebi occidentali, evidentemente quella pastura gli sta bene e pensa che vada bene così per tutti e che tutti debbano allinearsi a quel pensiero (unico)." Più che giusta affermazione.
Come dice Ipazia nel suo ultimo post in questo topic : "Se qualcuno non ci vede un "pensiero unico" che viene pasturato, urbi et orbi, no stop, acriticamente alle plebi occidentali, evidentemente quella pastura gli sta bene e pensa che vada bene così per tutti e che tutti debbano allinearsi a quel pensiero (unico)." Più che giusta affermazione.
Il pensiero unico è certamente quello che ha il marchio di tutte le produzioni della società capitalista che vanno dal Big Farma, alla guerra, stavolta contro la Russia, al Festival di Sanremo etc etc. Penso che questo fatto sia di una banalità lampante. Nemmeno da dirsi se non fosse che metto proprio nel banco degli accusati la nostra società capitalista responsabile di una cultura di serie B. Io non dico che al Festival ci vadano solo quelli che fanno piacere al capitalismo; così fosse ne andrebbe di mezzo un certo tono di democraticità che è caratteristica culturale della nostra società pseudodemocratica. Sarebbe come a dire che la Chiesa deve fare del bene. Quello che invece io scorgo addebitandone al capitalismo la responsabilità sarebbe la trasformazione della cultura in spettacolo della cultura ... Sarebbe cioè lo spettacolo a comprendere la cultura come una sua forma, e non il contrario come sarebbe più giusto che fosse. Per fare un esempio io sono da tempo appassionato di ciclismo, anche se preferisco di gran lunga camminare piuttosto che andare in bici. Però d'estate preferico andare in bici. Nel ciclismo, ma pure nel calcio, si vede benissimo all'opera questa trasformazione tanto da non doverne nemmeno parlare. In sintesi, la squadra di Gimondi o Merckx era magari una squadra forte, ma non stellare. Quella era la cultura ciclistica. Le squadre di oggi sono stellari. Ci sono squadre in cui sei sette ciclisti potrebbero benissimo competere contro il loro capitano e invece sono giustamente sacrificati allo stesso. Ciò si è reso possibile soprattutto dall'intervento maggiore di capitale e di attività pubblicitaria. Questo è dunque lo spettacolo della cultura ciclistica, non la cultura del ciclismo. Tale spettacolarizzazione della cultura, Sanremo compresa, possiede canoni diversi di selezione dei partecipanti che non coincidono affatto con i valori universali dell'arte a cui un individuo si dedica. Un saluto

meglio dei forum su facebook dove tra una cornicetta e un altra, tra un meme e una frase celebre estrapolata a casa, l'uomo di strada continua a ciabattare le sue verità.
