Secondo me l'interpretazione tradizionale della Genesi è corretta. La storia è la spiegazione e giustificazione del dolore, della fatica, della morte, in sintesi del male nella vita dell'uomo. Che la spiegazione della responsabilità, colpa dell'uomo sia illogica, non regga, non cambia il senso della storia.
Il punto centrale comunque è l'esistenza del paradiso terrestre in cui la condizione dell'uomo è libera dalla morte, dal dolore, dalla fame, dalla fatica: il paradiso terrestre è una possibilità aperta proprio perché c'è già stata, può rinnovarsi con nuove storie. Questa è la grande menzogna su cui si basano la storia e le storie successive.
Giusta l'analisi di InVerno: il paradiso è rappresentato dall'economia della raccolta mentre la fuoriuscita dallo stesso è rappresentata dall'economia agricola. Tuttavia non trarrei la conclusione che l'agricoltura sia un arretramento, una involuzione economica-sociale. Evidentemente chi ha scritto la Genesi rimpiange il passato, è un conservatore che non apprezza i vantaggi ed i conseguenti svantaggi della rivoluzione agricola. Ma le storie per loro natura sono menzognere, la realtà viene spesso rovesciata.
Perciò su questo punto l'interpretazione di Angelo Cannata non mi convince: "non c'era uomo che lavorasse il suolo" significa proprio che la terra non aveva bisogno del lavoro dell'uomo, che l'uomo doveva solo prendere senza fatica i frutti della terra. La terra non aveva bisogno di essere irrigata, come accadde con l'agricoltura dei Sumeri in Mesopotamia, era spontaneamente irrigata: "una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo".
Il punto centrale comunque è l'esistenza del paradiso terrestre in cui la condizione dell'uomo è libera dalla morte, dal dolore, dalla fame, dalla fatica: il paradiso terrestre è una possibilità aperta proprio perché c'è già stata, può rinnovarsi con nuove storie. Questa è la grande menzogna su cui si basano la storia e le storie successive.
Giusta l'analisi di InVerno: il paradiso è rappresentato dall'economia della raccolta mentre la fuoriuscita dallo stesso è rappresentata dall'economia agricola. Tuttavia non trarrei la conclusione che l'agricoltura sia un arretramento, una involuzione economica-sociale. Evidentemente chi ha scritto la Genesi rimpiange il passato, è un conservatore che non apprezza i vantaggi ed i conseguenti svantaggi della rivoluzione agricola. Ma le storie per loro natura sono menzognere, la realtà viene spesso rovesciata.
Perciò su questo punto l'interpretazione di Angelo Cannata non mi convince: "non c'era uomo che lavorasse il suolo" significa proprio che la terra non aveva bisogno del lavoro dell'uomo, che l'uomo doveva solo prendere senza fatica i frutti della terra. La terra non aveva bisogno di essere irrigata, come accadde con l'agricoltura dei Sumeri in Mesopotamia, era spontaneamente irrigata: "una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo".

) non è solo educazione.