ciao Mauro(ox...),
Ho dovuto ristudiarmi Hegel ,come adesso studio Platone, per uscire dalle convenzioni culturali in cui vari pensatori lo hanno interpretato e tramandati, per capire la differenza fra originale autore e interpretazione.
Hegel utilizza la coscienza per operare una sintesi concettuale e razionale fra gli oggetti reali del mondo, il concreto, e l'astrazione del pensiero.Il dato da cui inizia è che le cose in sè e per sè non sono vere, un oggetto reale da solo come un pensiero da solo non reggono ma diventano verità se si opera con il pensiero razionale sull'oggetto del mondo reale.
Questa applicazione della coscienza, come il luogo della sintesi del movimento dialettico del sapere è applicabile nella società, nella misura in cui il singolo individuo è come un oggetto in sè e per sè che necessita di essere parte con altri individui per giungere ad una sintesi storica.
Questo è solo per chiarire un pochino.
Il come sia stato interpretato, dal materialismo allo spiritualismo, dalla politica di destra e dalla politica di sinistra, o di centro, è interpretativo. Spesso hanno preso solo parti del pensiero hegeliano,mistificando invece l'intero pensiero.
L'altrui è importante da capire, per comprendere quella parte di noi che c'è ma non emerge magari per nostra personalità, per nostro carattere. Il problema è quando l'altro non gli importa di capire noi.E' da quì che nasce la legge.
La legge storicamente è quella forma ,il dettame della comunità che impedisce che i forti abbiano sopravvento sui deboli rendendoli schiavi dei loro voleri.La legge limita e condiziona il più forte soprattutto e permette la libertà al più debole.
Questo è un principio, ma sappiamo che la realtà è più infida perchè il forte cerca in tutti i modi persino legali ,il sopravvento.
Nessuna forma organizzativa, dalla monarchia alla democrazia, salvaguarda una deriva verso forme tiranniche.
Di questo sono consapevoli da Platone ad Aristotele, da Hobbes a Locke fino ai nostri tempi.
Il motivo storico dello statuto dell comunità inglese di lasciare al popolo le armi è proprio nello storico riconoscimento nelle common law di accettare pure persino la monarchia, ma il popolo ha il dovere ultimo, otre al potere legislativo, di poter resistere e ribellarsi armandosi di fronte alle tirannie,
La coscienza è ancora un altro problema.La coscienza secondo Nietzsche, secondo un cristiano, secondo un comunista, un fascista, secondo un buddista, ebreo, musulmano, secondo Calvino, Lutero................?
Quello che facevo notare nella discussione su Trasimaco è che la giustizia come misura nell'antichità era il parametro esterno all'organizzazione umana.Era l'ordine del cosmos.Ripeto il nomos basileus era la sovranità del monarca che incarnava la mediazione fra l'ordine dell' universo da trasmettere nella misura dell'ordine della polis, della comunità umana a sua volta nel dominio fra natura e cosmos appunto. Per questo la Legge è sopra il re, è prima del re,
Storicamente è accaduto che la verità della misura della giustizia sia diventata accomodante a misura dell'uomo dei suoi interessi e utilità che quindi hanno perso il principio della giustizia.La politica quindi diventa fonte di mediazione di interessi, di individui, associazioni, gruppi economici,i partiti di conseguenza perdono la propria originaria teoretica dei principi su cui si costituiscono e si conformano alla mediazione di interessi che gioco forza il compromesso negoziale fa perdere la propria identità storica, perchè si adattano agli interessi e alle nuove forze sociali civili che vengono rappresentati nell'agone politico.
Ecco perchè tutti i partiti si assomigliano una volta giunti al potere.
D'altra parte ognuno di noi ha dei suoi principi, crede di più in certe cose e meno in altre, e nel momento in cui vive in un luogo di lavoro, in una società di persone, viene al compromesso per potere socialmente vivere in pace e non conflittualmente.
Allora se il compromesso e la mediazione sono parte intrinseca e quindi irriducibile per poter convivere socialmente, quanta parte di noi perdiamo ,compromettiamo, e per diventare altro da noi e convivere?
Ho dovuto ristudiarmi Hegel ,come adesso studio Platone, per uscire dalle convenzioni culturali in cui vari pensatori lo hanno interpretato e tramandati, per capire la differenza fra originale autore e interpretazione.
Hegel utilizza la coscienza per operare una sintesi concettuale e razionale fra gli oggetti reali del mondo, il concreto, e l'astrazione del pensiero.Il dato da cui inizia è che le cose in sè e per sè non sono vere, un oggetto reale da solo come un pensiero da solo non reggono ma diventano verità se si opera con il pensiero razionale sull'oggetto del mondo reale.
Questa applicazione della coscienza, come il luogo della sintesi del movimento dialettico del sapere è applicabile nella società, nella misura in cui il singolo individuo è come un oggetto in sè e per sè che necessita di essere parte con altri individui per giungere ad una sintesi storica.
Questo è solo per chiarire un pochino.
Il come sia stato interpretato, dal materialismo allo spiritualismo, dalla politica di destra e dalla politica di sinistra, o di centro, è interpretativo. Spesso hanno preso solo parti del pensiero hegeliano,mistificando invece l'intero pensiero.
L'altrui è importante da capire, per comprendere quella parte di noi che c'è ma non emerge magari per nostra personalità, per nostro carattere. Il problema è quando l'altro non gli importa di capire noi.E' da quì che nasce la legge.
La legge storicamente è quella forma ,il dettame della comunità che impedisce che i forti abbiano sopravvento sui deboli rendendoli schiavi dei loro voleri.La legge limita e condiziona il più forte soprattutto e permette la libertà al più debole.
Questo è un principio, ma sappiamo che la realtà è più infida perchè il forte cerca in tutti i modi persino legali ,il sopravvento.
Nessuna forma organizzativa, dalla monarchia alla democrazia, salvaguarda una deriva verso forme tiranniche.
Di questo sono consapevoli da Platone ad Aristotele, da Hobbes a Locke fino ai nostri tempi.
Il motivo storico dello statuto dell comunità inglese di lasciare al popolo le armi è proprio nello storico riconoscimento nelle common law di accettare pure persino la monarchia, ma il popolo ha il dovere ultimo, otre al potere legislativo, di poter resistere e ribellarsi armandosi di fronte alle tirannie,
La coscienza è ancora un altro problema.La coscienza secondo Nietzsche, secondo un cristiano, secondo un comunista, un fascista, secondo un buddista, ebreo, musulmano, secondo Calvino, Lutero................?
Quello che facevo notare nella discussione su Trasimaco è che la giustizia come misura nell'antichità era il parametro esterno all'organizzazione umana.Era l'ordine del cosmos.Ripeto il nomos basileus era la sovranità del monarca che incarnava la mediazione fra l'ordine dell' universo da trasmettere nella misura dell'ordine della polis, della comunità umana a sua volta nel dominio fra natura e cosmos appunto. Per questo la Legge è sopra il re, è prima del re,
Storicamente è accaduto che la verità della misura della giustizia sia diventata accomodante a misura dell'uomo dei suoi interessi e utilità che quindi hanno perso il principio della giustizia.La politica quindi diventa fonte di mediazione di interessi, di individui, associazioni, gruppi economici,i partiti di conseguenza perdono la propria originaria teoretica dei principi su cui si costituiscono e si conformano alla mediazione di interessi che gioco forza il compromesso negoziale fa perdere la propria identità storica, perchè si adattano agli interessi e alle nuove forze sociali civili che vengono rappresentati nell'agone politico.
Ecco perchè tutti i partiti si assomigliano una volta giunti al potere.
D'altra parte ognuno di noi ha dei suoi principi, crede di più in certe cose e meno in altre, e nel momento in cui vive in un luogo di lavoro, in una società di persone, viene al compromesso per potere socialmente vivere in pace e non conflittualmente.
Allora se il compromesso e la mediazione sono parte intrinseca e quindi irriducibile per poter convivere socialmente, quanta parte di noi perdiamo ,compromettiamo, e per diventare altro da noi e convivere?