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Messaggi - Jacopus

#1141
CitazioneLa tua concezione della razionalità è quella tipica hegeliana che attribuisce una ragione a tutto... Si tratta solo di un gioco intellettuale che si fonda come ho mostrato sull'oblio della componente (dominante) irrazionale dell'Assoluto. Invece che pensare che le emozioni hanno una propria ragione d'essere bisognerebbe pensare che esse hanno una propria funzione e senza proiettare su di esse alcuna virtù razionale
Mario. Ammetto che Hegel, fra i filosofi tedeschi classici è quello che mi è più affine, ma le idee che mi sono costruito sul rapporto fra razionale/irrazionale cognitivo/emotivo, derivano più da letture di neurofilosofia e ovviamente dal continuo visitare i libri di Freud e Darwin. Partendo da Darwin, non posso che postulare come ogni processo vitale abbia uno scopo per la sopravvivenza e la fitness della specie, comprese le emozioni. Pensa allo stato affettivo/emotivo che ci lega alla nostra prole. Se non ci fosse, lasceremo i nostri figli al loro destino, appena nati, come fanno innumerevoli specie di insetti e di pesci. Oppure allo stato affettivo/emotivo della ricerca, che ha permesso all'uomo di colonizzare ogni luogo della terra, unica specie di dimensioni ragguardevoli a riuscirci, proprio perché viaggiare, scoprire nuovi luoghi, attiva emozioni forti in noi, che sono efficaci per la proliferazione e permanenza della specie. In questo senso le emozioni sono funzionali alla vita della specie. Per non parlare dell'innamoramento, altro passaggio emotivo cruciale. Il carattere speciale di questi passaggi è inoltre dato dalla reciproca influenza di un sistema con almeno quattro terminali che funzionano in feed/back continuo: sistema cognitivo ed auto riflessivo che risiede nella neocorteccia (più recente), sistema delle emozioni che risiede in varie parti del cervello mediano ed anteriore (più antichi), corpo e cultura umana.
#1142
Viator. Siamo in un sito nato per divulgare e ragionare sulla filosofia. Accettiamo le tue considerazioni, che però sarebbero più fondate e acute se fossero fatte alla luce della conoscenza. Conoscenza che oggi è veramente facile ottenere, almeno i principi generali, per ogni genere di materia. Pertanto ciò che è stato scritto da Mario è pertinente ed esatto. Ti lascio il link, caso mai volessi approfondire:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Imperativo_categorico
#1143
Se posso Mario, direi che emozioni non è sinonimo di irrazionale. Tutt'altro. Le emozioni sono un modulatore delle nostre azioni e servono alla sopravvivenza della specie. Visto il successo della specie Homo, direi che le emozioni sono state utili.
Sicuramente intelletto ed emozioni vanno integrate in modo bilanciato. Solo un intelletto che sperimenta emozioni può dare il meglio di sè. La stessa ricerca intellettuale, quando fa una scoperta o produce un pensiero originale, è emozionante. Di sicuro si dovrebbe abbandonare ogni visione gerarchica, sia intelletto > emozioni (Cartesio e poi Kant, Marx), sia emozioni > intelletto (mi verrebbe voglia di scrivere Nietzsche, ma non sarebbe corretto). Di sicuro il sistema emotivo è antecedente (biologicamente) a quello più strettamente razionale, se con razionale intendiamo la capacità riflessiva del cervello e non solo l'abilità a risolvere problemi. Ma il nostro cervello funziona attraverso messaggi top/down e bottom/up , dal livello corporeo a quello gestito dalla neocorteccia e viceversa. I latini c'erano già arrivati un paio di millenni fa: "mens sana in corpore sano". Ho il sospetto che il monoteismo si perpetui ovunque, facendoci sempre credere che c'è un capo assoluto in quanto facciamo, mentre in realtà, la natura è inevitabilmente politeista.
#1144
Molto interessante anche il discorso dell'etica collegato alla temporalità. Anch'io penso, come Ipazia, che nella storia del pensiero vi siano stati dei varchi che l'umanità non ha oltrepassato. Chissà cosa sarebbe accaduto in Occidente  se il successo del Cristianesimo lo avesse ottenuto lo stoicismo.

Tornando invece alla questione posta da Socrate, vorrei porre un esempio di storia verosimile per sottolineare come le scelte etiche siano complesse, anche senza scomodare l'uomo grasso da buttare sui binari.

Immaginiamo un tedesco che si arruola negli anni '30 nelle S.S. Una decisione che nasce da molti fattori, che non indaghiamo per brevità. Costui va in guerra e attraverso la guerra, le convinzioni già ferree, diventano inscalfibili, poiché accanto a quelle convinzioni teoriche precedenti ora deve aggiungere la morte o il ferimento dei suoi commilitoni, dei suoi amici. Di fronte a ciò, ogni ragione, ogni possibilità di fare una revisione delle proprie convinzioni, di ciò che è bene e ciò che male, recedono per far posto allo spirito di gruppo, alla difesa di Klaus e di Fritz e di Hermann, che sono persone in carne e ossa, che ridono e piangono ed hanno fatto delle cose con te. I processi cognitivi sono inutili a questo livello.

Se questo è vero, ogni ricerca del bene dovrebbe stare il più lontano possibile da ogni scissione in bianco e nero del mondo e delle idee del mondo, poiché in questo modo si creano le premesse per la divisione noi/loro, bene/male, amico/nemico e una volta attivata la scissione con la violenza non è più possibile integrare emozioni e ragione intellettuale, se non in casi molto particolari e con un dispendio di energie e risorse notevole, come nel caso della Commissione in Sudafrica volta a far riconoscere ai bianchi i loro crimini contro i neri.

In qualche modo il seme della violenza (e del male) e della incomprensione sta proprio in quella divisione originaria così netta, in quell'albero della conoscenza del bene e del male. Ma in quello stesso albero e nelle successive azioni di Adamo ed Eva vi è anche la prima apparizione di Prometeo e quindi della civiltà come noi oggi la conosciamo. La scissione bene/male ci ha introdotto ad un primo livello di civiltà, mentre prima non era possibile la civiltà. Ora si tratta di superare quel livello ed accettare l'ambiguità del bene e del male e considerarci tutti portatori dello stesso bene e dello stesso male. Insomma, quel livello che è stato introdotto dal Cristianesimo ma che non è mai stato attuato a fondo a causa del suo profondo esito rivoluzionario se davvero fosse attuato.
#1145
Niko usa una parola che mi sta molto a cuore e che (in un'altra vita) vorrei approfondire: l'intersoggettività. L'etica è racchiusa in questa parola ed è il precipitato culturale di un modello biologico che abbiamo tutti noi mammiferi socievoli. Il bene potrebbe essere quel meccanismo per cui ci immedesimiamo negli "altri". Questo discorso attraversa tutta la storia culturale dell'uomo. Era sicuramente più semplice un tempo, quando gli "altri" erano i componenti della propria tribù/clan, gente che si conosceva, con la quale si andava a caccia, che erano cognati, nonni, nipoti, mogli, mariti, figli. In fondo questa è la nostra base antropologica e funzionerebbe benissimo anche oggi, se non avessimo sfidato gli dei e mangiato la mela del bene e del male. Da qualche millennio abbiamo così iniziato ad interrogarci: "chi sono gli altri a cui posso/devo fare del bene e gli altri cui posso/devo fare del male?".
A questa domanda il cristianesimo ellennizzato dei Vangeli ha dato una risposta affascinante, al punto che Katolikos significa "universale". Ma davvero siamo in grado di fare del bene all'universalità dell'umanità. Cosa significa volere il bene di 8 miliardi di individui?
E' questa una delle aporie fondamentali del nostro tempo. La globalizzazione ci ha universalizzato in quanto a stili di vita, consumi, beni, desideri...ma non riesce (forse perchè è impossibile) a globalizzare il nostro sentimento di "bene" nei confronti dell'universalità dell'umanità. Del resto è la nostra stessa storia a renderci difficile voler bene a tutti. Per quanto ci sforziamo vorremmo sicuramente più bene a chi condivide con noi i ricordi della serie televisiva "Happy days", piuttosto di chi invece si ricorda la saga di Bollywood di cui noi non sappiamo nulla.
Esistono diversi tipi di soluzione a questo problema:
1) Soluzione di Voltaire: "curare il proprio giardino". Soluzione elegante ed anche altamente etica, anche se venata di un certo egoismo.
2) Soluzione di Marx: " rendere l'umanità priva di classi sociali e quindi uguale". Il bene deriva da questa imposizione violenta iniziale, attraverso la quale l'umanità trova finalmente la sua armonia. A dire il vero questa visione, che ho ovviamente molto semplificata, mi ricorda sempre le immagini delle riviste dei testimoni di Geova, dove in copertina c'è un'allegra famigliola che campeggia dolcemente insieme a leoni e tigri, tutti lietamente.
3) Soluzione di Smith: "non esiste il bene etico, ma il bene economico, che se ben diretto contribuisce al bene e alla felicità di tutti". Anche in questo caso, come nel precedente, sembra di poter vivere nel migliore dei mondi possibili. Là bisogna però attraversare una rivoluzione, una escatologia quasi religiosa. Qui basta adoperarsi tecnicamente affinchè le regole già presenti dell'economia vengano razionalizzate e ben oliate, affinchè la mano invisibile non produca i suoi frutti. Purtroppo spesso la mano invisibile produce invece quel fenomeno che si chiama "fuck fisting".
4) Soluzione di Habermas/Honneth: "il bene etico va costruito attraverso il confronto e la sua determinazione da parte di una opinione pubblica all'altezza della complessità sociale". E' questa la soluzione che preferisco, che rieccheggia in modo democratico quello che già professava Platone, ovvero la necessità di una pedagogia della politica, affinchè la politica non diventa usurpatrice e maligna.

In tutto questo discorso tornano come un basso continuo i tre principi della rivoluzione francese, libertè, egalitè, fraternitè. La difficoltà consiste nell'applicare questi principi, non più ad una tribù, e neppure ad uno stato, ma all'intero agglomerato umano del pianeta terra.
#1146
Davvero un bel argomento Socrate. Il topic potrebbe fare la fine di quello sul libero arbitrio se trova qualche facinoroso  :D. Da parte mia penso che processi cognitivi e processi emotivi sono sempre collegati, nel senso che di solito, a meno che non si sia schizofrenici, quello che si "pensa" deriva da quello che si "sente" o si è "sentito". Ad esempio, aver avuto un padre premuroso che non ha fatto mai mancare nulla al figlio e che gli ha voluto sinceramente bene, permetterà a quel figlio di essere a sua volta un padre premuroso, e questo è genericamente un bene. Ma se quel padre, durante la "all-day-life", avesse avuto pensieri e avesse diffuso in famiglia la sua ideologia fascista/comunista/liberista, quel figlio avrà molta difficoltà a scindere quel padre premuroso e la sua ideologia ed è molto facile che abbraccerà, proprio attraverso il contatto emotivo con il "buon padre", quella ideologia fascista/comunista/liberista.
Concludendo, i processi cognitivi non ci garantiscono di trovare una volta per tutte "il bene", ma neppure i processi affettivo-relazionali.
#1147
CitazioneLa legge di Lavoisier recita: la somma delle masse dei reagenti è uguale alla somma delle masse dei prodotti. In volgare "nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma". Quindi? A me manca un pezzo. Non riesco a capire come le reazioni fisiche degli enzimi suscitate dai catalizzatori del corpo umano si trasformino in pensieri e sentimenti. A me pare che l'equilibrio del sistema (chiuso) sia messo in discussione.
Ciao Freedom. Come ha già scritto Ipazia, applicare Lavoisier alla biologia e soprattutto alla biologia del XXI secolo è riduttivo. E sarebbe riduttivo anche rispetto alla fisica attuale, se è per questo. Provo a spiegarmi con concetti di neurofisiologia. Il nostro SNC ha circa 100 miliardi di neuroni. Non abbiamo il record in natura che spetta agli elefanti con 270 miliardi di neuroni, ma abbiamo un altro tipo di record, ovvero il rapporto fra cervello e massa corporea che è circa 45, e questo è effettivamente il più alto in natura. Il SNC attraverso il meccanismo delle sinapsi controlla il funzionamento di tutto il corpo e le sinapsi sono in un individuo nell'ordine di alcuni milioni di miliardi. Le sinapsi hanno lo stesso funzionamento in tutti gli esseri viventi dotati di sistema nervoso: vengono rilasciati trasmettitori elettrici o chimici. Quando cerco di ricordarmi il nome di quel famoso filosofo di Konigsberg attivo una sinapsi e consumo energia biochimica. Quando aziono il mio dito sui tasti, attivo una sinapsi. Quando mi arrabbio attivo una sinapsi. Più le operazioni che attivo sono complesse e più sinapsi attivo. Il meccanismo in ogni caso è identico, sia che si tratti di operazioni neuromuscolari che di operazioni cognitive o emotive.
Quello che è accaduto con l'esperimento evolutivo "uomo" è che ci siamo acchiappati per il codino come il barone di Munchausen e ci siamo sollevati ad un diverso livello, iniziandoci a domandare "riflessivamente" il senso della vita, da qui i riti funebri, le religioni, la filosofia, l'etica, la scienza. D'altronde era inevitabile con un cervello con alcuni milioni di miliardi di sinapsi. Tanto per dare una idea, nella via lattea, la nostra galassia ci sono solo 400 miliardi di stelle, cioè lo 0,01 per cento delle nostre sinapsi.
Se proprio vogliamo cercare un'origine metafisica all'uomo dovremmo cercarla non tanto nell'anima, quanto nella struttura biochimica del nostro SNC, che è unica proprio per la sua complessità, anche se risponde agli stessi criteri di funzionamento di tutti gli altri esseri viventi dotati di sistema nervoso. Personalmente quello che mi meraviglia è proprio questa regolarità di fondo della natura, le stesse regole per il sistema nervoso, le stesse regole per il dna.
#1148
CitazioneL'uomo si differenzia dagli animali non dall'anima, ma dallo spirito, ovvero dalla Scintilla divina che Dio ha donato all'uomo e posta nel cuore dell'anima
Buongiorno Kephas. Le cose quindi si complicano. C'è un'anima che condividiamo con tutti gli esseri viventi (compresi i virus?), che però non è una scintilla divina.
Da quello che scrivi in seguito credo di capire che questa anima è l'intelligenza spaziale universale che rende certi comportamenti automatici. E' un discorso che ha già fatto Cartesio, quando riteneva che dentro il cervello dell'uomo e solo dentro il suo cervello ci fosse un homunculus nella ghiandola pineale, che era la sua somma qualità. E' quella coscienza del cogito che differenzia l'uomo dagli altri esseri viventi, i quali, in virtù dell'intelligenza della "vita spaziale universale", sanno riprodursi, vivere, prosperare ma rispondono a comportamenti rigidi ed automatici. Cartesio, in effetti, parlava degli animali come se fossero degli automi.
Dai tempi di Cartesio però la scienza biologica ha fatto molte scoperte. Riassumendole: anche noi sapiens abbiamo molti comportamenti automatici che apprendiamo in via biologica e anche altri animali hanno comportamenti senzienti che si trasmettono di generazione in generazione, come gli scimpanze famosi studiati da Jane Godall. Ma ormai è noto che moltissimi altri animali, comprese le formiche usano strumenti per vivere e alcuni di essi trasmettono queste informazioni di generazione in generazione, perchè le hanno scoperte. Mentre esemplari identici della stessa specie non usano quella tecnica perchè, semplicemente, non l'hanno mai scoperta.
Anche rispetto alle emozioni, va detto che tutti i mammiferi e gli uccelli ne hanno e chi possiede un cane (ma anche un gatto) può dichiararlo. A mio parere sentirci diversi dagli altri animali, può avere senso solo in ordine alle capacità (quantitative) di modificare il mondo e di renderlo più complesso sia in termini tecnici che etici, ma non ha senso in ordine alle capacità (qualitative) di avere degli attributi speciali che ci renderebbero superiori in via "innata" attraverso un potere metafisico.

Questo detto alla lunga, in breve va bene quanto detto, sinteticamente, da Ipazia.  ;)
#1149
CitazioneSì ma su quale materia sono veicolati (o si sostanziano se vuoi) i ricordi, le idee, il pensiero e io ho aggiunto i sentimenti?
Provo a partire da lontano. Non sappiamo come e perché è iniziata la vita. Da quando si è presentata sulla scena del pianeta terra, però, qualche informazione più precisa l'abbiamo. Le forme di vita più semplici non hanno coscienza perché non hanno un sistema nervoso, ma in ogni caso vivono, vivono le piante e vivono i batteri. Gli animali più semplici, pur avendo presumibilmente una coscienza, la possiedono di un tipo molto rudimentale che serve loro a puri fini di sopravvivenza. Salendo nella scala della complessità i sistemi nervosi diventano molto più sofisticati e rispondono a stimoli ambientali anche attraverso risposte emotive cui rispondono definiti circuiti cerebrali, che si attivano nel caso dell'aggressività o dell'amore o della cura della prole o della ricerca o dell'odio o del gioco o della nostalgia e così via. Tutti questi sistemi affettivi hanno perciò un fondamento cerebrale. Questa struttura affettivo/cerebrale è comune a due classi di animali, i mammiferi e gli uccelli e raggiunge una complessità strabiliante nei grandi primati, homo, scimpanzé e gorilla. Questo meccanismo cerebrale che ha uno scopo strettamente evolutivo, con homo sapiens si complica ulteriormente a causa della cultura umana che ha creato una gigantesca cassa di risonanza, sulla quale è stato sommerso il dato biologico dei nostri processi cognitivi, che già di loro sono incredibilmente complessi.
L'uomo ha iniziato, a ragione, a considerarsi diverso e superiore e questa superiorità poteva anche servire a negare l'immenso dolore della morte, propria e dei propri familiari. Pertanto incanalare l'origine della coscienza, dei ricordi, delle emozioni in qualcosa di diverso e superiore al semplice corpo fu una tentazione irresistibile, del resto avvalorata dal grande successo tecnologico dell'uomo e dall'assenza di specie simili a noi.
E quindi, tornando alla domanda di Freedom, è tutto cervello e non c'è altro? In realtà ci sono almeno tre sistemi cerebrali che funzionano in modo top/down e bottom/up che interagiscono orizzontalmente con tutti gli altri sistemi cerebrali e verticalmente con la cultura nella sua espressione storica.
In altri termini l'evoluzione ha giocato con noi donandoci un cervello energivoro ma che riesce anche a pensare in modo così profondo da pensare anche a sè stesso e a tutti gli altri, oltre che a inventare tecniche che sono semplici estensioni dei nostri muscoli e dei nostri denti e dei nostri occhi e così via.
La psiche si definisce bene, alla luce di questo discorso, con la definizione di mente/cervello, poiché ha una base biologica che è il SNC (ma anche l'intero corpo) ma anche una base extracorporea che è la cultura umana, la quale entra in continuo feed/back con il cervello e viceversa.
Questa complessità è anche alla base delle malattie mentali, della lucida violenza dell'uomo sull'uomo così come degli insensati sacrifici della propria vita, offerta non per salvare la propria prole ma semplici idee, e qui se fossi in un programma radiofonico vi farei ascoltate "morire per delle idee" di Fabrizio de Andrè.
#1150
Ho spostato parte della discussione qui presente in un nuovo topic, visto che il tema era piuttosto OT, ma soprattutto perchè la nuova discussione è molto interessante e merita uno spazio suo.

Qui il link:
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-spirituali/la-psiche-e-la-spiritualita-sono-riconducibili-al-mondo-materiale-e-biologicosta/
#1151
Visto che la discussione iniziale era uscita dai binari, [Che cosa credete esista dopo la morte?] ho aperto una discussione parallela a partire dai famigerati interventi di A. Knox e A.N.P.  Una discussione molto interessante ma che aveva ormai poco da spartire con il tema iniziale di Socrate. Mi è servito anche per capire come dividere una discussione e ci sono quasi riuscito. Solo quello Start 2=0 del titolo non capisco da dove diavolo è uscito. ???
#1152
CitazioneGiusta riflessione!
Si potrebbe anche dire: di che materia sono fatti i sogni?
Eppure anche a distanza di anni, alcuni di questi, belli o brutti rivivono ancora nella nostra memoria.
Dunque! se non sono di materia, sono però sostanziali, in quanto sostanza non è sinonimo di materia.
Quindi (secondo me) da dove è generata questa sostanzialità se non dal nostro uomo interiore (anima)
Se i sogni sono la dimostrazione dell'anima, le teologie cristiane (e tutte quelle che hanno una visione antropocentrica) devono aggiornarsi e dotare di anima anche gli animali, che sognano esattamente come noi. Probabilmente tutti gli animali sognano ma almeno da cinquanta anni è stato dimostrato che i mammiferi superiori come i gatti, sognano. Anche i ragni però, nel sonno hanno fasi REM, che sono essenziali per sognare. A questo punto però occorre capire come coordinare i libri sacri con queste nuove conoscenze scientifiche.

#1153
Ciao Eutidemo. Ristretta la questione secondo quanto scritto in Avvertenza, la
risposta può essere solo una. Il vantaggio di avere le retrovie immuni da attacchi strategici è un vantaggio logistico impareggiabile. E quindi valutando esclusivamente questa variabile, la bilancia è inclinata irreversibilmente verso la Russia.

Inoltre il tempo gioca a favore della Russia, anche solo limitandosi a difendere la riva destra del dnjeper in inverno con le reclute mobilitate ed attaccando la prossima primavera dopo la rasputiza, quando le reclute saranno sufficientemente competenti e l'Ucraina sarà prostrata da un inverno di bombardamenti e di scarsità di fonti per il riscaldamento.

Il tempo e lo spazio sono entrambi a favore della Russia e come in una partita a scacchi questi sono i fattori che permettono la vittoria. In questo contesto all'Ucraina servirebbe una serie di vittorie tempestive per far collassare l'armata di Putin e spostare l'opinione pubblica russa verso la richiesta di una pace, ma vittorie di questo genere in pieno inverno sono difficilissime come ci insegnano i due precedenti tentativi storici di attaccare la Russia.
La soluzione praticabile potrebbe essere quella di una mediazione, lasciando parte o tutti i territori conquistati alla Russia e l'ingresso del resto dell'Ucraina nel sistema di difesa occidentale (nato ed Ue).
#1154
Attualità / Re: La decima mas
21 Novembre 2022, 08:27:34 AM
Anthonyi. Approfitto del topic per pubblicare alcune considerazioni. L'imputazione alla X mas di diversi episodi di repressione brutale in chiave antipartigiana dipende anche dal fatto che L'Unità X mas operante al sud al comando del mitico Durand De La Penne,  fu ribattezzata come unità "Mariassalto". Quindi una vera sovrapposizione non ci fu, almeno sotto il profilo del nome.
Una seconda considerazione riguarda invece la differenza fondamentale che bisognerebbe fare fra coloro che hanno scelto di combattere con il nazionalsocialismo o gli alleati e di chi invece è salito in montagna per fare il partigiano. Chi ha scelto il nazionalsocialismo lo ha fatto per i più svariati motivi, ma sicuramente uno estremamente valido era il fatto di avere paga, cibo, armi efficienti e un rischio più basso di rimetterci la pelle. Ciò al di là delle motivazioni ideologiche. Queste ultime erano invece preponderanti in chi sceglieva di fare il partigiano, visto che non c'era paga, si combatteva come si poteva, al freddo, senza cibo, con logistica scarsa o assente. Le truppe del sud, interalleate avevano gli stessi vantaggi dei repubblichini, pur avendo avuto la fortuna di combattere dalla parte giusta.
Secondo me sarebbe il caso di riconoscere in tutti i combattenti la loro dignità di combattenti e di soldati in un momento cupo della storia italiana, ma bisognerebbe in questo momento di riconciliazione anche riconoscere la "differenza" fra partigiani e gli altri combattenti, che è una differenza morale, prima che politica. Il movimento partigiano in Italia è stato, con le debite differenze, il movimento più simile ad una rivoluzione borghese dal basso come quella inglese, americana e francese, avvenute fra il XVII e XVIII secolo.
#1155
Attualità / Re: La decima mas
20 Novembre 2022, 21:32:26 PM
L'intera vicenda mi sembra più degna di un ospedale geriatrico che di una seria discussione. Se proprio vogliamo approfondire, la maglia potrebbe essere indifferentemente riferita alla X mas repubblichina o a quella alleata. Dalle foto in rete non riesco a vedere bene lo stemma sulla parte anteriore della maglietta. Il motto sul retro fu inventato da D'Annunzio e sempre usato dai reparti motosiluranti italiani. Il simbolo che distingueva la X mas di Borghese era invece il teschio con La Rosa in bocca, ma non riesco a capire se nella maglia di Montesano c'è. Ad ogni buon conto, visto che è noto che si tratta di un argomento ambiguo, che si presta a doppie interpretazioni, la scelta di Montesano è stata come minimo, di cattivo gusto. Di magliette da indossare ce ne sono infinite. Avrebbe potuto metterne una con il faccione di Barry White o con l'icona di Clint Eastwood e così via. È evidente che voleva che si parlasse di lui e nello stesso tempo dimostrare la sua vicinanza ai nuovi padroni della politica italiana. Il risultato finale, da qualsiasi parte lo si guardi è stato patetico, visto che si spettacolarizza la morte di migliaia di italiani, dell'una e dell'altra parte. La speranza è che qualcuno si sia incuriosito ed ora sappia qualcosa di più della guerra civile in Italia nel biennio 1943/45.