Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - baylham

#1141
Dipende da due caratteristiche della mente. La prima è l'effetto soglia dei sensi: i sensi possono rilevare, registrare le differenze tra le cose fino ad un certo livello, misura. La seconda dipende dalla capacità di memoria: l'aumento delle differenze comporta un aumento della capacità di memoria della mente. Infatti oggi ci si affida sempre più a memorie esterne alla mente.
#1142
Il senso della mie precedenti osservazioni critiche non è affatto quello di contrapporre la scienza dinamica e progressista alla filosofia statica e retriva, ma un'obiezione all'impostazione data al tema.
Contesto che ci sia una scienza che si occupa della mente in termini riduttivi o che la scienza non sia in grado di spiegare la mente o che addirittura la scienza non si possa occupare della mente. La mia contestazione non è rivolta alla filosofia, ma a certe filosofie che sono in opposizione alla scienza, incapaci di adattarsi alle scoperte e nuove teorie della scienza (evoluzionismo, termodinamica, indeterminazione, relatività, quantistica, ...). Certamente c'è una distinzione di campo, di problemi tra la filosofia e la scienza, ma non c'è separazione tra di loro, siamo sempre nell'ambito della conoscenza. Inoltre non accolgo la distinzione tra una scienza empirica e induttiva e una filosofia speculativa e deduttiva: il processo della conoscenza è comune ed è circolare.
Per me il punto quindi non è il riduzionismo della scienza e il suo presunto materialismo, il punto è quali sono la filosofia e la scienza adatte alla conoscenza della mente e capaci di progredire in tal senso. Come progresso indico chiaramente la capacità di spiegare le origini biologiche della mente, di "leggere" la mente, di influire, di agire sulla mente, a partire dalle sue malattie. Questo per me è l'oggetto della sfida, concorrenza tra le diverse posizioni filosofiche e scientifiche.
Il progresso ha per me un significato ben preciso, sia individuale che collettivo: considero la conoscenza, quindi la scienza e la filosofia, un processo evolutivo cumulativo e selettivo simile al processo della mente. Mente che nel suo sviluppo biologico ha aumentato le capacità di memoria quantitativa e di elaborazione qualitativa e selettiva. Lo stesso accade alla filosofia e alla scienza.
#1143
Citazione di: altamarea il 06 Novembre 2017, 05:27:56 AM
Ciao Viator, il tuo post evidenzia lo stereotipo della sessuofobia nel cristianesimo e poi nella Chiesa cattolica:
"il piacere è colpa, il sesso è peccato, da praticare con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio, e principalmente per procreare".

Non è uno stereotipo, quella descritta sardonicamente da viator è la sostanza dell'ideologia sessuale del cristianesimo e oltre.
#1144
Citazione di: Apeiron il 31 Ottobre 2017, 09:58:36 AM
Concordo con Sariputra e InVerno.

@baylham ogni testo antico "mette in bocca" precetti simili nella figura del "maestro". Trovi discorsi simili in ogni tradizione. Talvolta trovi durezza da parte del maestro ma è sempre (negli occhi del maestro, ovviamente) a fin di bene. L'unica eventualità che non prevederebbe un tale tipo di precetti sarebbe quella in cui non c'è bisogno di maestri o genitori, cosa ovviamente impossibile. E qui sta a noi, credo, la scelta. 

Volevo sottolineare la contraddittorietà e l'indefinibilità di determinati criteri, regole morali, a cominciare dal significato di amore verso sé stessi e gli altri.

Chi bruciava le streghe si sentiva sicuramente nel giusto, riteneva di amare, di fare  il bene proprio, della comunità e della strega.  Una strega pentita, redenta avrebbe chiesto lei stessa di essere bruciata come giusta pena, una tipica situazione di double bind, dove pentirsi o non pentirsi non cambia il risultato.
Inoltre la figura della strega è perfettamente parte della tradizione cristiana: il primo a credere nei demoni e negli spiriti malvagi è proprio Gesù, che anche per questo non ritengo un mio maestro. Inoltre è inevitabile che sia l'eventuale discepolo a decidere chi sia l'eventuale maestro.

Nello specifico del tema non vedo il nesso tra anima e violenza, non credo che la violenza dipenda dalla religiosità o meno. Tuttavia c'è un problema di coerenza per chi predica la nonviolenza.
#1145
Citazione di: Sariputra il 31 Ottobre 2017, 09:17:28 AM
Il famoso versetto :
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" (Luca 6,41)
chiarisce in modo inequivocabile che l'atteggiamento corretto per il praticante cristiano è quello di guarire se stesso prima di pretendere la conversione dell'altro.

Però questo versetto è rivolto all'altro, non a sé stesso, è la modalità tipica della relazione del superiore verso l'inferiore, maestro verso discepolo, genitore verso figlio.
#1146
A sgiombo

Non contesto affatto alla scienza l'impiego di modelli formali matematici, quantitativi, ritengo che non siano essenziali. L'evoluzionismo di Darwin, che considero la teoria scientifica più rivoluzionaria, non ha richiesto alcun modello formale matematico per essere formulato.

Sulla lettura del pensiero. Il pensiero ha la forma del linguaggio, il linguaggio è una tecnica di comunicazione tra gli uomini. C'è un linguaggio interiore, il pensare, il parlarsi, e uno esteriore, l'esprimere il pensiero, il parlare all'altro. Come è possibile comprendere il linguaggio esteriore immagino che sia possibile l'invenzione di un congegno tecnologico che legga, senta, riveli il pensiero interiore. Ovviamente non ritengo possibile l'immedesimazione delle coscienze, la cessazione della distinzione, relazione tra soggetto ed oggetto, tra esperienza interiore ed esteriore, come è altrettanto impossibile l'autoreferenzialità della coscienza. Questi sono temi centrali della filosofia ma riguardano anche la scienza e la religione.


Tornando al nucleo dell'argomento ripeto la mia impressione che si imputi alla scienza, nello specifico la neuroscienza, delle limitazioni di cui molti scienziati sono consapevoli, mentre tali deficienze andrebbero attribuite in maggior grado alla religione e alla filosofia, dato che le condizioni da cui originano fanno parte dei loro temi principali.

Studiare la mente in termini di forze elettromagnetiche, ormoni, sinapsi è estremamente riduttivo, ma quale approccio, indirizzo alternativo propone la filosofia o la religione? Qualche indicazione, per esempio, su come accade che la realtà spirituale o Io o anima sia influenzata da allucinogeni, psicofarmaci o altre sostanze oppure dalle demenza senile o malattia di Alzheimer.
#1147
A sgiombo

La neuroscienza è un campo relativamente giovane, i progressi mi appaiono rilevanti, sia dal punto di vista teorico che tecnico.
Intuisco i problemi sottostanti alla ricerca scientifica sulla mente, forse sono irresolubili, il principale mi sembra l'autoreferenzialità e la relazione soggetto-oggetto. Infatti sono problemi schiettamente filosofici.
Posso immaginare che nel futuro il pensiero di un individuo possa essere letto attraverso una tecnologia. Già ora considero il linguaggio una causa ed effetto della mente. Inoltre comprendo il rigore e la precisione dei modelli matematici e quantitativi tuttavia non li considero essenziali per la scienza, che quindi può bene occuparsi della mente. Conosco la tua posizione dualistica sulla mente e cervello ma la mia posizione è monista. In particolare condivido l'impostazione biologica ed evoluzionista darwiniana di Edelmann.

a Sariputra e Phil.

Dal monismo ricavo che la filosofia, la scienza e la religione hanno campi e prospettive diverse ma non sono separate o separabili: ciascuna influisce ed è influenzata dalla altre. Non si può accogliere un principio della fisica o della chimica o della logica e contemporaneamente un principio filosofico o etico o religioso in contrasto con esso: come minimo si dovrebbe riconoscere la contraddizione e porsi il dubbio di quale sia valido. Anche nell'ambito religioso e filosofico vale il concetto di ordine e di progresso, sia pur relativo.

Dubito che ci sia un solo neuro scienziato che sostenga che il dolore sia un fatto fisico localizzato sulla parte colpita, come giustamente rilevato da Phil. La scienza è riduzionista per natura, ma gli scienziati più attenti e riflessivi sono consapevoli delle implicazioni filosofiche e spirituali e dei limiti del loro lavoro.
#1148
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
25 Ottobre 2017, 15:54:54 PM
Alla lista dei filosofi precedenti aggiungo Kierkegaard con la categoria del singolo oppure il libero arbitrio cristiano (il porgi l'altra guancia, la dimostrazione della superiorità dell'individuo rispetto a qualunque forma di violenza).

Per condizione anarchica non intendo lo stato di natura, di Hobbes o Rousseau. Intendo che l'individuo non è controllabile totalmente dal potere della collettività, è irriducibile, sfugge a qualunque regime politico: questa è la sua condizione anarchica, niente e nessuno può privarlo della sua individualità, del suo nucleo di libertà.

Giustamente il problema fondamentale è il rapporto, la relazione tra l'individuo e la collettività. Problema che appunto non dipende dal modello di organizzazione della collettività (liberale, comunista, anarchica, totalitaria o democratica che sia) storicamente determinato. Una società, collettività anarchica non è meno regolata, organizzata di una società liberale o comunista che sia oppure è un'utopia, come ritengo più probabile. Per discutere dei modelli si passa alla storia e la si analizza. Ci saranno dei motivi per cui lo Stato si è affermato come forma di organizzazione collettiva. Se considero questo motivi soltanto come negativi allora non ci sono speranze per una società pacificata e libera. 
Lo Stato limita l'individuo ma nel contempo limita sé stesso con la norma.
#1149
C'è un riduzionismo materialistico, ma c'è anche un riduzionismo spiritualistico e tra i due il più sterile mi appare il secondo.

Mentre il riduzionismo materialistico, specificamente e complessivamente la neuroscienza, continua a progredire nella conoscenza sempre più dettagliata della struttura e dei processi del sistemi nervosi, del cervello, della mente degli animali, uomo compreso, dall'altra parte non vedo alcun progresso se non l'estrema difesa dell'impenetrabilità della coscienza, o dell'anima, o dello spirito alla conoscenza.
#1150
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
25 Ottobre 2017, 10:29:23 AM
Ritorno su alcuni punti per approfondire.

Ritengo che ogni uomo sia in condizioni di anarchia fin dalla nascita. In ogni individuo c'è una frontiera, un limite dove finisce il mondo esterno ed inizia il nucleo interno: ciò che è specifico, individuale, irriducibile di ciascun uomo. Il mondo esterno può agire, influire su questo nucleo individuale, ma la reazione, la risposta sarà sempre individuale, autonoma, indipendente, imprevedibile e viceversa. L'accettazione o il rifiuto del potere, della norma sarà sempre una scelta morale individuale disponibile.
E' una mia convinzione, ma è sostenuta da numerosi riferimenti filosofici: l'autonomia etica di Kant, Alberoni, Bauman, la volontà di potenza di Nietzsche, l'autopoiesi di Maturana-Varela, la cibernetica di Bateson.

In questo senso entrare in relazione con una moltitudine organizzata in uno Stato o una moltitudine disorganizzata non modifica la condizione di fondo, strutturale dell'individuo.

Ritengo che la norma sia positiva, progressista e non negativa, regressista per questi motivi.

Una norma limita, costringe obbliga l'individuo a rispettarla ma nel contempo limita, obbliga, costringe la moltitudine a rispettarla, pone un argine alla sua forza.

Il lavoro di un gruppo di individui per una finalità comune non può che essere organizzato, regolato, disciplinato per essere efficace ed efficiente.

Questi due fattori combinati spiegano il successo del diritto e dello Stato nella storia dell'umanità, la loro diffusione pervasiva.
#1151
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
18 Ottobre 2017, 15:11:36 PM
Il nucleo della mia concezione è che l'individuo, la sua morale, il suo pensiero, siano già in condizione di anarchia.

Il problema sono allora le relazioni che si stabiliscono tra gli uomini a partire da questo presupposto.

Il gioco di gruppo, collettivo è un'attività piacevole, divertente, ma richiede delle regole condivise, riconosciute, che siano rispettate dai giocatori. Faccio questo esempio per ribadire l'aspetto positivo delle regole, delle norme.

Personalmente non riesco ad immaginare un sistema politico migliore della democrazia, con tutti i suoi limiti.
Sono quindi politicamente preoccupato dal rafforzamento delle tendenze antidemocratiche nell'Occidente e non solo, che stanno rimettendo in discussione quelli che considero dei capisaldi di ogni convivenza civile.
#1152
Tematiche Filosofiche / Re:La felicità
18 Ottobre 2017, 14:43:52 PM
La realizzazione dei bisogni e dei desideri dà spesso soddisfazione, a volte effimera felicità. La felicità è un caso, non è programmabile, non è permanente.

La morte non dà felicità, è la fine di un essere vivente, la fine di ogni possibilità di felicità, come di ogni infelicità.

Sebbene i presupposti siano differenti la conclusione mi appare saggia.
#1153
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
16 Ottobre 2017, 09:34:04 AM
Sull'utopia: personalmente mi considero un realista e rifuggo dalle utopie, foriere di dannose illusioni. Realismo significa che se normalmente in montagna arrampico sul quarto grado, su una via alpinistica di quinto grado mi troverò in difficoltà, su una di sesto mi farò male o mi suicido. 

Sull'anarchia: che il problema del potere sia lo Stato è un falso problema, come ho già espresso. Il potere è diffuso ovunque, laddove un uomo dipenda nella realizzazione  dei suoi bisogni, desideri, progetti dalla decisioni di altri e viceversa. Il problema del potere si pone anche nei sentimenti che appaiono più estranei ad esso, nell'amore, nell'amicizia. In tutte le relazioni umane di interdipendenza c'è un problema di potere. 

Per me le regole, le norme, a partire dall'accettazione dello Stato democratico, non sono un fatto negativo, ma positivo, progressista, espressione di una collaborazione e cooperazione umana. Per raggiungere degli obiettivi condivisi serve la partecipazione e collaborazione di molti, la loro organizzazione. Ritengo inevitabile che qualcuno subisca la forza, la violenza delle regole, delle norme imposte.
#1154
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
13 Ottobre 2017, 15:52:29 PM
Citazione di: sgiombo il 13 Ottobre 2017, 15:36:07 PM
Ma non vedo come il fatto che ogni verità sia una credenza (ma non ogni credenza é una verità), e il fatto naturalissimo che le credenze (vere o false a seconda dei casi) siano predicati attribuiti alle sensazioni "brute" (i "dati", tutt' altro che "mitologici", non essendo affatto "le sensazioni necessariamente cariche di teoria", alla faccia di Sellars e di Mc Dowell, secondo me) possa essere considerato "una magia"

Accettare che i fatti, le sensazioni siano cariche oppure no di teoria è già una teoria.
#1155
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
13 Ottobre 2017, 15:09:45 PM
Non sono in grado di dare delle proposte concrete al problema del rapporto tra individuo e collettività, per il momento ritengo che sia un problema irresolubile.

Comunque non considero realistiche proposte estreme che assumano come fondamento della società l'individuo o la collettività: Il liberismo è utopico tanto quanto il comunismo.

Sull'anarchia riconosco di non avere una conoscenza approfondita, tuttavia trovo che sia una filosofia o teoria politica superficiale o ingenua. 
Attribuire la responsabilità del potere, della violenza, della guerra allo Stato ed immaginare una società pacificata, libera, cooperativa dalla sua dissoluzione mi appare tecnicamente illusorio. Nel potere, nel conflitto, nella guerra ci sono in gioco meccanismi biologici profondi, radicali: ad esempio, quali sono le forme, le tecniche di liberazione adottate dai seguaci dell'anarchismo?

In breve le dinamiche del potere sono diffuse ad ogni livello, ambito della società.
L'accettazione dello Stato è per me la prima forma di rinuncia alla violenza e di cooperazione con gli altri uomini.

Per quanto concerne la forma di governo non considero valida, accettabile alcuna alternativa allo Stato democratico. Alla tua giusta obiezione rispondo che sono favorevole ad uno Stato sovranazionale, di cui l'ONU è un embrione.