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Messaggi - Jacopus

#1156
Ciao Sapa. Mi sono definito cattocomunista io stesso. È un termine inventato da un
Giornalista del L'Espresso negli anni '80,
Giorgio Bocca, ed originariamente era un termine dispregiativo, come tu dici. In realtà per come sta andando il mondo oggi, lo ritengo un termine positivo. Bisognerebbe in merito aprire un altro topic, ma credo che i valori del Vangelo, depurati dalla fede in Dio ed altre piccole correzioni, siano molto condivisibili così come credo che anche il marxismo abbia ancora molto da dire. Il cattocomunismo è la versione ideologica del più comune buonismo. In ogni caso non mi riguarda l'aspetto ipocrita del termine. Non sono ricco, non faccio la morale a nessuno e neppure giudico nessuno, o meglio giudico ma cerco anche di comprendere che dietro quel giudizio c'è sempre una persona umana con la sua dignità. Potrei in realtà e con maggior precisione definirmi un cattocomunista laico (i romani a questo punto direbbero "esticazzi").
#1157
Percorsi ed Esperienze / Re: OPINIONI E VERITA'
15 Novembre 2022, 17:00:59 PM
Sui sogni qualcosa sappiamo. Esprimono sempre un desiderio ma lo fanno per vie traverse e nascoste. Questo accade perché spesso i nostri desideri, se fossero in chiaro, ci farebbero vergognare. Si sviluppano mediante simboli. In questo modo il sogno tende a unificare lo stesso senso della vita, che è il nostro desiderio originario. I sogni raccontano storie e le storie sono un altro aspetto fondamentale per la nostra salute. I sogni inoltre svolgono funzioni importanti come la selezione dei ricordi importanti che vengono rafforzati e di quelli da eliminare (pruning). Ma i sogni possono anche essere uno sfogo. Nei soggetti colpiti da post traumatic stress disorder il sogno è la via di espressione dei ricordi traumatici. Insomma come molte altre funzioni umane assegnate a vari organi, anche il sogno, ad opera del cervello, ne svolge di diverso tipo. Per avere una idea di cosa sono i sogni la lettura ideale non è l'interpretazione dei sogni di Freud ma Alice nel paese delle meraviglie.
#1158
I responsabili di una eventuale rivoluzione, con tutto il tributo di sangue che comporta, sarà eventualmente responsabilità di chi respinge, di chi pretende che l'attuale forma del capitalismo sia parte della natura umana, di chi guarda lo sbriciolamento della classe media e la polarizzazione del mondo in ricchi e poveri, con i ricchi che usano qualsiasi mezzo per manipolare l'opinione pubblica. Scelte miopi per non dire folli, di quella follia da ultimo ballo sul Titanic. Noi cattocomunisti, dovremo alla fine scegliere con chi stare ed io personalmente non mi esilierò in Città del Vaticano, come scelse di fare De Gasperi.
#1159
Anthonyi. Sostanzialmente stai dicendo che l'attuale assetto delle società avanzate è tale che non è più al servizio dell'umanità ma è al servizio solo della parte più affluente di essa, nonostante vi siano le risorse necessarie per accogliere. Il bello è che, a mio parere, questa è una visione miope. È vero che il sistema ha bisogno più di ingegneri che di raccoglitori di frutta, ma in ogni caso i "servitori", servono comunque, anche in una società ingegnerizzata. Ed inoltre, gestire questo flusso di migranti con più acume e meno razzismo sarebbe una semplice scelta di razionalità, se vogliamo tralasciare il discorso spirituale e cattolico. Proprio nella tua ottica di manutenzione e di conservazione della società e dell'attuale assetto. Questo perché nessun respingimento è realmente possibile. Se donne incinte affrontano un viaggio simile, attraverso il deserto, subendo i campi di prigionia e poi il mare che chiede sempre il suo tributo di sangue, quale respingimento è davvero possibile? Non far cadere i soggetti più deboli nelle maglie della devianza è una nostra responsabilità. Come mai la devianza dei migranti è minore dove sono bene accolti? Come mai è minore dove tutta la società è più rispettosa delle regole. In realtà il migrante è ormai un doppelganger, l'immagine proiettata di quello che di noi non ci piace, ma che comunque facciamo perché ci conviene.
In parole sintetiche, possiamo proseguire nella politica per la quale possiamo scomodare il termine marxista di "alienazione" o fare qualcosa di più umano. Sono piuttosto pessimista in proposito. Continuerà questo mood sociale che percepisce lo straniero come un vulnus piuttosto che come una risorsa.
#1160
Ribadisco il mio pensiero. Chi si professa Cristiano non dovrebbe nemmeno lontanamente appoggiare il blocco navale, perché non è certo quello il messaggio evangelico. Distinguere Dio e Cesare non è pertinente, poiché altrimenti non si spiega come mai la chiesa continua a contrastare il diritto all'aborto. Se esistono regnanti che applicano leggi contrarie allo spirito del Vangelo, i credenti sono legittimati ad ignorarle. Almeno questo è quanto ci ha tramandato un certo Agostino da Ippona, per non parlare di tutti i martiri, che potevano ben ripararsi dietro lo schermo della legge di Cesare, ma non lo fecero e sono ora celebrati dalla Chiesa. Su molti altri punti del mio intervento hai glissato ma questo penso che sia quello fondamentale. Essere Cristiano è un fatto impegnativo. È buffo che lo debba scrivere uno che è ateo.
#1161
Ipazia. Il principio pacta sunt servanda è espressamente stabilito dall'art. 117 cost., che positivizza la necessità che le normative interne dell'Italia rispettino gli accordi e le normative europee. Abbiamo già avuto un anticipo di quello che può accadere a fare i furbi in questo campo. Adottando il "pacta non sunt servanda" non credo che gli altri stati starebbero a guardare passivamente. Le contromisure adottabili dagli altri stati sono innumerevoli.
Per Anthonyi. Rimandarli nei paesi di origine? Intanto significa, per un credente, bestemmiare contro il principio cristiano dell'accoglienza e più in generale contro il "discorso della montagna". questa opposizione ai migranti la posso accettare da un non credente, ma il credente che adotta questi discorsi è avviluppato in una serie inquietante di contraddizioni e di doppiopesismo.
In secondo luogo in quale paesi si manda una persona priva di documenti?
In terzo luogo per mandarlo nel suo paese, ammesso che abbia i documenti, occorre che vi sia un accordo bilaterale con l'Italia.
In quarto luogo occorre stabilire, caso per caso se la singola persona abbia diritto a permanere sul territorio nazionale secondo la normativa vigente. Capisco che è molto utile richiamarsi alle normative solo quando fa comodo, ma esistono norme e leggi anche per i migranti.
In quinto luogo è risibile (o meglio è una guerra manipolatoria fra poveri) che ci si opponga ai migranti, quando sono loro a svolgere molti lavori che gli italiani non vogliono più fare. Invece di pagare le corazzate che fanno il blocco navale, non sarebbe meglio investire sulla futura integrazione di quelli che saranno gli italiani del futuro.
In sintesi questo è uno stato in decadenza, incapace di progettare razionalmente il proprio percorso e attraversato da rabbie, paure, egoismi, proiezioni e altre patologie sociali che non promettono nulla di buono.
#1162
Ipazia, il principio di equità viene applicato quotidianamente dai tribunali italiani e non c'entra niente con i sistemi liberal/liberisti. Il tuo atteggiamento è quello di parlare di ogni cosa sotto la lente distorcente del conflitto capitalistico, ma anche Marx aveva compreso gli elementi emancipatori delle rivoluzioni borghesi e fra questi elementi vi è l'organizzazione del diritto continentale a partire dal code Napoleon. Mi confermi quello che penso da tempo, ovvero che i marxisti duri e puri hanno un approccio al mondo esattamente come gli integralisti islamici (o cattolici): nessuno spazio alla mediazione e logica amico/nemico.
#1163
Ancor prima delle elezioni avevo profetizzato che questo governo di fronte alle oggettive difficoltà di gestione di un momento critico come quello attuale l'avrebbe buttata in caciara contro migranti e Unione Europea. Detto fatto. Sto rimpiangendo amaramente perfino Draghi, che è di destra ma è almeno una persona seria e competente. A tutti ricordo che un principio fondamentale del diritto internazionale è   pacta sunt servanda".
#1164
Percorsi ed Esperienze / Re: OPINIONI E VERITA'
14 Novembre 2022, 01:22:38 AM
@ Iano. Per la psicoanalisi l'oggetto di studio tradizionale è proprio L'inconscio e quindi si può dire che sia stato il primo intervento serio per svalutare la coscienza e abbinarle un fratello discolo, appunto L'inconscio. Se la coscienza colonizza l'inconscio avremo persone ipercontrollate, rigide, poco creative, che chiederanno aiuto ad istanze esterne rassicuranti, poco capaci di lasciarsi andare in una relazione sentimentale. Al contrario un inconscio lasciato a briglia sciolta produce soggetti creativi ma spesso con un pessimo contatto con la realtà, inaffidabili e umorali. Andare oltre certi limiti di sbilanciamento in uno dei due estremi, produce il disturbo o tratti di disturbo psicologico.
Ciò che in realtà è molto cambiato dai tempi di Freud, nella psicoanalisi, è l'affiancamento al discorso interpretativo che è un discorso razionalizzante e che si rivolge alla parte cosciente, un discorso affettivo e relazionale (tecnicamente transferale) secondo quella linea che parte da Ferenczi, passa per Winnicot e giunge a Benjamin (Jessica) e Bollas. Un discorso che mette ancor più in primo piano il dialogo fra due inconsci come terapia efficace, piuttosto che la supposta guarigione ottenuta con l'interpretazione dei sogni (o della vita quotidiana).
#1165
Percorsi ed Esperienze / Re: OPINIONI E VERITA'
13 Novembre 2022, 22:47:31 PM
CitazioneMolto interessante e piacevole il tuo intervento, grazie.
La mia sensazione spiacevole deriva dall'altro aspetto che citi: "....  delle potenti molle psicologiche, sotterrate nella cripta del nostro inconscio, che ci fa pensare ed agire in un certo modo, un modo automatico e difficilmente modificabile. "

Freud parlò di tre ferite narcisistiche inferte all'uomo in tempi recenti, quella copernicana o cosmologica, quella darwiniana o biologica e quella freudiana o psicologica. Per quest'ultima si usa dire che con la psicoanalisi non siamo padroni neppure a casa nostra, ovvero il nostro Io, coscienza, soggettività, ecc. è condizionata da forze che noi non controlliamo. Il famoso homunculus cartesiano, espressione del dominio occidentale sul mondo, scompare e al suo posto appare un concerto di voci spesso dissonanti, fra le quali un palco d'onore spetta proprio all'inconscio. L'inconscio è la parte sommersa della nostra coscienza. È fatto di memorie antiche, connesse al soma e alle emozioni iniziali della nostra vita. Può essere una grande risorsa di forza creativa o di forza distruttiva o entrambe, come ci ricordano Caravaggio o Nietzsche. Per Lacan (ma anche per Freud) è semplicemente desiderio, desiderio brutale e bestiale, quello che desidera uccidere il padre ed accoppiarsi con la madre. A causa di questa base ferina, Freud è stato spesso accostato ad Hobbes.
Detto questo, possiamo sperare di controllare l'inconscio, questa ridda di desideri che ci anima nel profondo? E che condiziona le nostre idee e le nostre azioni? Si, la psicoanalisi è proprio questo, ma per farlo bisogna lottare e comprendere, anche soffrire fino al punto che, in certi casi è meglio lasciar perdere, poiché destrutturare quell'inconscio, di quel particolare individuo, potrebbe significare il suo male, l'insorgere di una malattia mentale o il suicidio.
L'inconscio è il materiale scritto attraverso le esperienze ancestrali di ognuno di noi di quello che filogeneticamente, Freud chiamava Es. Se Es, Ich e Super-Ich dialogano fra di loro e ad ognuno è riconosciuta pari dignità, la persona acquista una sua armonicità e una maggiore capacità di essere e pensare con la propria testa. Purtroppo questa capacità non dipende solo dai nostri encomiabili sforzi ma soprattutto da cosa ci ha offerto il nostro "mondo vitale" nei nostri primi anni di vita. Quello è il nostro imprinting, altamente indelebile, verso il quale la psicoanalisi offre un tenue ponte di salvezza. Da questa prospettiva, per gioco si potrebbe affermare che il primo psicoanalista fu Sofocle ma per approfondire questo tema servirebbe una nuova discussione.
#1166
Percorsi ed Esperienze / Re: OPINIONI E VERITA'
12 Novembre 2022, 22:12:31 PM
Mariano. Apri un argomento che potrebbe riempire un pianeta. Lo titoli con "opinioni e verità". Anche questo altamente significativo. Doxa ed episteme, per i greci.
Sarebbe rassicurante essere armati esclusivamente di "episteme", carichi di verità ferme, solide, che indicano una strada unica e univoca. Aver poi la sensazione di essere gli artefici di quella verità sarebbe la ciliegina sulla torta. Ma esistono persone del genere. Però di solito fanno una brutta fine o comunque sono persone tormentate. La letteratura ha creato un personaggio simbolico potentissimo, agli antipodi di chi si lascia influenzare passivamente, come descritto da David Bowie. Si chiama Achab e la sua azione e il suo pensiero sono dominati da un unico pensiero vero e inscalfibile, la ricerca e l'uccisione della balena bianca. In quella ricerca c'è una parte importante del pensiero occidentale. Quella prometeica, quella del progresso infinito e del controllo infinito, quella che Severino potrebbe chiamare "la tecnica". L'alter ego di Achab è un personaggio del cinema, "Zelig", protagonista di un film di w. Allen, che si immedesima talmente nelle idee degli altri anche a livello corporeo da essere diventato un modo di dire proverbiale, essere uno zelig, uno che aderisce alle idee di chiunque altro. Fra i due c'è un terzo personaggio che hegelianamente, cito per la sintesi ed è ovviamente Ulisse. Ulisse nel famoso capitolo sulle sirene, infatti, prende una posizione (che sarà vivisezionata in Dialettica dell'Illuminismo) più elevata ed altrettanto paradigmatica: vuole ascoltare il canto delle sirene, ma si fa legare. Ovvero prende delle precauzioni rispetto alle sirene. Non accoglie il loro canto ma neppure lo rifiuta. In questo discorso la posizione di Ulisse è quella di chi media fra opinioni del mondo e opinioni proprie, ovvero capacità di argomentazione critica rispetto alle idee del mondo. È la via più faticosa, forse, è la via che privilegia nella formazione delle idee proprie, la conoscenza. Paradossalmente idee proprie ed originali si possono avere solo conoscendo il più profondamente possibile le idee degli altri. Siamo un po' come delle bocce che si incontrano e si scontrano continuamente, ma non possiamo pensare nè di mimetizzarci nel pensiero altrui nè di separarci dagli altri, inseguendo un miraggio di potenza e di verità.
Ovviamente questo è solo un esercizio di stile su quest'argomento, che può avere, a causa della sua complessità, molti altri sviluppi, come quello del linguaggio proposto da Anthonyi, anch'esso molto importante, così come quello delle potenti molle psicologiche, sotterrate nella cripta del nostro inconscio, che ci fa pensare ed agire in un certo modo, un modo automatico e difficilmente modificabile.
#1167
Il diritto è una materia complessa, che, come la pedagogia, viene spesso considerata alla portata di tutti. Ovviamente non è così. Rispetto ai due modi di considerare il diritto, di cui parla Daniele, essi fanno riferimento a due momenti distinti della storia umana. La differenziazione della società, la specializzazione dei ruoli, la tesaurizzazione delle risorse, la creazione di  beni, ha reso necessario l'avvento di un ordinamento giuridico complesso che non poteva più essere quello della tribù, che deve regolamentare solo alcuni aspetti del vivere sociale, prevalentemente i rapporti familiari e la gestione di situazioni violente. Ad una società più complessa consegue la necessità di risposte più complesse ed anche di una cittadinanza in grado di gestire meglio la complessità, senza sperare allo stesso tempo che il diritto sia la soluzione di ogni conflitto. La soluzione di ogni conflitto in realtà, nel breve periodo, è sempre la spada di Alessandro che scioglie il nodo di Gordio. Il diritto è la sottile arte di creare uno spazio regolato in un campo animato dai mille casi della vita, fingendo di riuscire a tenere insieme tutte le istanze contrastanti dei mille casi della vita. Per far ciò usa una violenza concordata e concessa da tutti i consociati. L'immagine più corretta per comprendere il diritto è quella del pharmakon, antidoto e veleno allo stesso tempo. Ma se non si vuole cadere nell'eterno ritorno della spada di Alessandro Magno (o di Caligola o di Napoleone o di Hitler o di Putin) il diritto, può essere uno strumento valido per l'emancipazione umana. Ma affinché ciò sia possibile, bisognerebbe avere tutti una cultura giuridica di base, in modo tale da non parlare a vanvera e poter avere un ruolo reale di controllo sui meccanismi individuati nel corso dei secoli per rendere il diritto, il più certo possibile.
#1168
Ben scritto come al solito Eutidemo. Vorrei porre l'attenzione su un altro elemento che mette a rischio la certezza del diritto, ovvero la "violazione di massa" del diritto stesso. È notizia di oggi che una indagine sullo streaming illegale di partite di calcio riguarderebbe 900.000 utenti in Italia. Di fronte a questi numeri nessun sistema giuridico è in grado di applicare la legge e quindi il problema si pone in un momento logico addirittura antecedente alle possibili diverse applicazioni del diritto. Penso che questo sia il problema fondamentale, ovvero la diffusa mentalità per cui le regole sono dei fastidiosi cappi alla libertà e all'individualismo da far west dell'italiano medio.
#1170
Eutidemo. Spiegami perché dovrei limitarmi ad un discorso strettamente giuridico, in un discorso, quello sulle migrazioni, che è fondato sul sistematico calpestìo dei diritti altrui. Ciò avrebbe senso se ci fossero dei limiti geografici corrispondente ai diversi sistemi giuridici. Oggi però si vorrebbero applicare limiti giuridici e geografici solo per i nostri comodi e così possiamo dire contemporaneamente "la legge esiste" e "la legge non esiste".