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Messaggi - doxa

#1171
quoto Viator e domando ai filosofi del forum: se Carlo dice che la "realtà è ciò che esiste, ciò che è (onto=essere). Ciò che non è, invece, non è reale. E' reale tutto ciò che è causa di eventi di cui possiamo avere esperienza",  allora chiedo se questo rigo di precisazione non era meglio scriverlo nel primo post e non dopo cinque pagine. Sulla base di quel rigo si doveva poi sviluppare il dialogo, lo scambio di opinioni, altrimenti chi vi legge fugge via annoiato o, se incuriosito,  vi continua a leggere ma senza capire cos'è la realtà, o meglio lo sa ma fa finta di non saperlo. Per quanto mi riguarda preferisco la realtà dal punto di vista psicologico e sociologico, per esempio "La realtà come costruzione sociale", di Peter Berger.
La tesi di Berger (e  di Luckmann) è che la realtà, ossia l'insieme dei fenomeni che sono riconosciuti come indipendenti dalla propria volontà, è costruita socialmente, tale che in ogni società sono diffuse rappresentazioni della realtà condivise.

Lo so, mi rispondete che la colpa non è vostra e che mi necessita un corso di filosofia nell'università della terza età. :) ;)
#1172
Scusate, il titolo del topic è: "la realtà (ontologia ed epistemologia)", avete scritto 4 pagine ed ancora non ho capito cos'è per ognuno di voi la realtà dal punto di vista ontologico ed epistemologico.  :)
#1173
Ciao Carlo,

dimmi se sbaglio se riassumo in poche righe la tua riflessione sull'amore di coppia. Tu dici che una specifica complementarietà degli opposti di pari dignità ontologica convergono verso un'unità ontologica superiore, chiamata amore, che è diversa dalle due dualità.

Hai fatto l'esempio della triade: "Uomo-Donna-Amore" evidenziando che  l'uomo e la donna sono  due ontologie opposte, ma al termine di un ideale processo di integrazione profonda, essi tendono a quell'unità superiore chiamata Amore,  che non  cancella la dualità,  ma la esalta, cioè completa  sia la virilità di lui sia la femminilità di lei. La massima dualità nella massima unità!
Per questo il rito matrimoniale si celebra in tutte le culture in un luogo sacro, e per questo gli sposi cristiani non sono semplicemente uniti, ma sono uniti in Cristo, che è trinitario.

Alla fine della lettura del tuo post mi sto chiedendo se per parlare dell'amore di coppia ci sia bisogno della filosofia o ammantarla con la filosofia, di solito noiosa ed astrusa, preferisco la psicologia.

Ho letto numerosi libri sull'amore di coppia e sul processo amoroso, che ha schemi di comportamento ripetitivi pur con le variabili. Sono antichi "meccanismi" psicologici escogitati dalla natura per la continuità della specie.

Conoscere le "regole del gioco" è importante. L'iter amoroso si basa sui segnali sensoriali, i meccanismi ormonali, l'attività psichica che si combina con la neurofisiologia e la biochimica.

Certamente la  dissezione scientifica  toglie all'amore  il velo di romanticismo passionale,  poetico,  però è un modo per  comprenderlo, per capire che l'iter amoroso si svolge come un percorso ciclistico a tappe, per ognuna delle quali oggi la scienza dà la spiegazione.

Le diverse fasi  del metaforico viaggio sono caratterizzate da scansioni temporali. Il traguardo finale è simbolicamente rappresentato dall'amore di coppia, ma spesso uno od entrambi i partner scelgono di fermarsi,  di non proseguire il processo amoroso.

L'itinerario comincia con l'attrazione, che può avvenire in ambiente reale oppure virtuale: forum,  chat, social network, e-mail,  telefonate possono creare idealizzazioni, che poi debbono essere  confermate o disconfermate  durante l'incontro vis a vis.
Se l'attrazione è reciproca, se la percezione di alcune caratteristiche esteriori (fisiche e comportamentali) riesce ad emozionare,  se in entrambi c'è la volontà di conoscersi ed il contesto permette l'approccio, comincia il dialogo, che permette, se possibile, il  feeling, la reciproca simpatia, ed anche di capire  se la persona può interessare come amico/a o come partner.

Se entrambi decidono di cominciare la relazione amorosa si entra nella fase della reciproca seduzione, alla quale  di solito segue  l'infatuazione, che è il primo livello dell'innamoramento, connesso  con l'attaccamento.

"Mi sto innamorando di te" , è la frase che di solito viene usata per dire al/alla possibile partner: "dentro di me sta nascendo l'affetto per te, forse è innamoramento, ma sei in tempo per bloccarlo oppure per darmi modo di andare avanti."  La risposta serve per capire cosa l'altro/a pensa in merito, se il sentimento è reciproco, se la relazione deve proseguire o deve essere interrotta.

Molti giovani per timidezza od orgoglio temono di rivelare la loro infatuazione perché non sopportano la possibile sconfitta.
La "dichiarazione" è "rischiosa", un rifiuto fa svanire i "sogni ad occhi aperti", ma comunque vada è importante tentare... se si tace per timore si perde la possibilità di sapere.

Innamorarsi è facile ed è un'esperienza piacevole, ma non è l'amore. L'innamoramento serve per creare le basi di un amore duraturo, ma chi resta ancorato all'utopia dello stato d'innamoramento finché vive può incontrare seri problemi nel costruire un durevole rapporto di coppia.
 
Infine c'è l'amore, ma anche la possibile crisi di coppia e, purtroppo, la fine dell'amore, la separazione. che spesso lascia conseguenze  psicologiche traumatiche.

Comunque, al di là di queste fasi, valide generalmente per tutte le coppie, la complessità della vita amorosa è legata a numerose variabili: la vita adulta è frutto delle esperienze, delle relazioni con i genitori e quelle che si incontrano crescendo, del rapporto che si ha con se stessi e con il proprio corpo, del grado di autostima e di accettazione del proprio essere e della propensione ad affidarsi all'interno di una relazione.
#1174
Tematiche Spirituali / Re:Coscienza
20 Maggio 2019, 18:22:12 PM
Ciao Maria,
per parlare di coscienza è necessario lo Spirito Santo ? Ma dai, lo sai che questo ha altre cose più importanti a cui  pensare.

Nell'ambito della psicologia per coscienza s'intende la consapevolezza che il soggetto ha di sé (autocoscienza) e dell'ambiente esterno con il quale è in rapporto; consapevolezza della propria identità ed interiorità(attività interiori) e dei propri contenuti mentali.  

"Consapevolezza"con riferimento "alla totalità delle esperienze vissute, in un dato momento o per un certo periodo di tempo".
Coscienza come  capacità dell'individuo di attribuire un significato  ai propri atti: avere consapevolezza di ciò che si dice o dei propri limiti.

CitazioneTuttavia, il fatto stesso che abbia livelli e che può essere adde­strata, dimostra che non può raggiungere la conoscenza.


In che modo può essere addestrata e conoscenza di che cosa ?
#1175
Tematiche Spirituali / Re:Virtù del discernimento
20 Maggio 2019, 14:48:04 PM
baylham ha scritto:
CitazioneSe io sono ateo significa che mi sono posto la domanda sull'esistenza di Dio. Il fatto che la mia risposta sia negativa non implica che non possa discutere di Dio con i teisti, semmai il contrario.

Ciao baylham, si, certo, discutere per confrontare le proprie tesi, le proprie opinioni, ma io sto invecchiando e me ne accorgo che non mi va più di discutere con chi non la pensa come  me in fatto di religione o di politica, perché ognuno rimane con le proprie convinzioni.  Se n'è accorto anche Jacopus col quale non incrocio più la spada quando si discetta sull'emigrazione.  


Nell'ambito della religione e della politica è inservibile anche l'arte della retorica, intesa come persuasione e approvazione della tesi dell'oratore da parte di uno specifico uditorio.

I fondamenti della persuasione, connettendo diverse proposizioni tra loro, portano o dovrebbero condurre ad una conclusione condivisa, al  disvelamento della "verità" nel  discorso.

Ma in politica e in ambito religioso anziché  tentare la persuasione si fa uso della cosiddetta "fallacia ad hominem", con la quale  si cerca di mettere in dubbio le doti e le caratteristiche di chi le sostiene,  che viene attaccato personalmente per demolirne la credibilità. 

Le fallacie sono sillogismi errati o mezze verità, utili per confondere chi ascolta, insinuare il dubbio e trasformare il falso in vero. Ciò che le rende subdole è il fatto che sono mezze verità. Se fossero marcatamente false ce ne accorgeremmo subito; ma sono quei frammenti di verità al loro interno che le rendono micidiali.
#1176
Tematiche Spirituali / Virtù del discernimento
19 Maggio 2019, 14:18:53 PM
La religione è la politica hanno bisogno di credenti, di proselitismo, di tanti seguaci che cercano di convincere chi ideologicamente è lontano da loro, ma di solito ogni "credente" rimane con le proprie certezze. 

Nell'ambito della religione gli atei dovrebbero rimanere nel "Cortile dei gentili", senza polemizzare con i "sacerdoti" del tempio. Invece nei forum trionfano gli scontri per affermare le proprie convinzioni, i propri pregiudizi con conseguenti arroganze verso gli "avversari".

E' tempo perso per entrambi gli schieramenti cercare di voler persuadere gli "avversari" se manca la virtù del discernimento, che è una risorsa culturale strategica per separare il grano dal loglio.

Il discernimento si "coltiva" cercando metodi di valutazione delle conoscenze, indipendenti dai sistemi con i quali vengono prodotte e scambiate.
Nella spiritualità cristiana il discernimento  spirituale è considerato il dono necessario per conoscere la volontà di Dio.

Nel Vangelo di Matteo il discernimento è chiamato "occhio e lampada del corpo" (6, 22 – 23). Esso infatti discerne i pensieri, gli atteggiamenti, i comportamenti. Evita le conseguenze negative anche nei forum: eccesso di velocità nella lettura dei post, che può provocare la decodifica aberrante del messaggio,   riduzione del senso critico nella condivisione, aumento del tempo passato in "bolle di credenze", ricerca di conferme ai propri pregiudizi.  Questi fenomeni emergono in contesti mediatici che favoriscono l'autoreferenzialità cognitiva.  


Per ogni cristiano l'epiclesi, o invocazione dello Spirito, è il preambolo a ogni preghiera e azione di valutazione delle informazioni in base a criteri non autoreferenziali.

Per questo è necessario esercitarsi a vedere, ascoltare e pensare. Attenzione e vigilanza sono le virtù che ci permettono di entrare in un rapporto di conoscenza con la realtà, gli eventi, le persone. Saper vedere, ascoltare e pensare sono un'unica operazione, fondamentale per la nostra maturità. Quando entriamo in relazione con le diverse realtà, noi facciamo esperienza di esse, iniziamo un processo di conoscenza e con la nostra intelligenza leggiamo, interpretiamo, riconosciamo il loro significato.
#1177
Percorsi ed Esperienze / Re:sulla noia
17 Maggio 2019, 21:00:20 PM
La noia è un sentimento proteiforme, una condizione psicologica che può essere transitoria o permanente. 

"Noia transitoria": è reattiva, causata da peculiari contesti o situazioni.

"Noia permanente": è endogena", non dipende dall'ambiente esterno ma dall'insoddisfazione per varie cause. 

In rapporto alle peculiarità dei singoli individui, all'età e alla fase evolutiva, la noia può causare inquietudine od apatia.

"Noia irrequieta": deriva da uno stato ansioso che motiva l'individuo ad agire, a cercare situazioni stimolanti, che possano placare l'insoddisfazione.

"Noia apatica":  induce alla rassegnazione, all'indifferenza, allontana i desideri, l'interazione con gli altri, ha contiguità con la depressione, ma si distingue  da questa per la conservazione dell'autostima, l'assenza di sentimenti di inadeguatezza e di colpa. 

L'apatia è la medievale  "acedia", accidia, uno dei sette vizi capitali considerati peccati dalla morale cristiana, invece la psicologia esamina la noia apatica senza emettere giudizi di valore, evita i moralismi, si limita a studiare nei pazienti le dinamiche motivazionali dei comportamenti o di determinate azioni.

Per evitare la noia molte persone si creano motivazioni per viaggi, acquisti compulsivi,  gioco d'azzardo, alcolismo, dipendenza da droghe. 

La noia può talora rappresentare un blocco difensivo oppure di distanziamento critico dalla realtà, che mette in movimento una crescita psicologica, un riadattamento o un rimodellamento dei rapporti tra mondo interno e mondo esterno.
#1178
Tematiche Spirituali / Re:Accadde a Gerusalemme...
09 Maggio 2019, 23:13:33 PM
Dio  è sconfitto perché non si svela ?
Anche la pretesa di  Mosé  di vedere Dio rimase delusa.

dal libro dell'Esodo: "Disse il Signore a Mosè: 'Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome'. Gli disse (Mosé): 'Mostrami la tua Gloria!'.
Rispose (Dio):  'Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia'. Soggiunse: 'Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo'. (33, 17 – 20).

"...nessun uomo può vedermi e restare vivo": come interpretare questa  frase ?  Nessuno può vederlo perché non esiste ? Oppure è uno dei soliti misteri ?

dal Salmo 26 (27)  
"...Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
"Cercate il mio volto!".
Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza...[size=undefined]".[/size]

"Il tuo volto, Signore, io cerco", non è la richiesta di un provocatore, ma di Mosé, amico di Dio.

Ci sono nell'Antico Testamento alcuni episodi in cui sembra che qualcuno possa vedere Dio, addirittura "faccia a faccia", ma hanno sempre un carattere misterioso, descrivono una relazione non  chiaramente comprensibile. È il caso di Abramo e dei tre personaggi che gli fanno visita (Gen 18, 1-15); è il caso di Giacobbe che lotta durante la notte con un personaggio misterioso (Gen 32,23-33).

Oltre al desiderio di conoscere il volto di Dio, nell'Antico Testamento emerge qua e là anche il desiderio di conoscere il suo nome: il nome, infatti, nella cultura semitica, rivela in qualche misura anche l'identità di colui che lo porta. L'episodio più celebre è quello di Mosè inviato da Dio a liberare il popolo dalla schiavitù del Faraone. Per poter riferire da chi ha ricevuto la sua missione, Mosè chiede a Dio il suo nome: Mosè disse a Dio: "Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: 'Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi'. Mi diranno: 'Qual è il suo nome?'. E io che cosa risponderò loro?". Dio disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". E aggiunse: "Così dirai agli Israeliti: 'Io Sono mi ha mandato a voi' . Dio disse ancora a Mosè: 'Dirai agli Israeliti: 'Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi' . Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione" (Es 3,13-15).

Dio disse a Mosè tre nomi: il primo è "Io sono colui che sono"; il secondo "Io sono"; il terzo è "Signore, Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe". È difficile da queste frasi  capire l'identità di Dio. Dunque, il volto di Dio è inconoscibile, il nome di Dio "non è dicibile", Egli non è perfettamente comprensibile.  

Nel Nuovo Testamento è decisiva l'espressione dell'evangelista Giovanni: "Dio, nessuno lo ha mai visto", che ripeterà anche nella prima lettera: "Nessuno mai ha visto Dio" (1Gv 4,12).  Nel prologo del suo Vangelo Giovanni afferma: 'Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato' (Gv 1,18). Il rivelatore di Dio, dunque, non può essere altri che Dio stesso: 'il Figlio unigenito, che è Dio', sottolinea l'evangelista.
#1179
Tematiche Spirituali / Re:Accadde a Gerusalemme...
09 Maggio 2019, 21:55:10 PM
Ciao Anthonyi, grazie per il tuo intervento, Mi dà l'occasione per sviluppare l'argomento.

Il Dio dello scrittore israeliano Amos Oz, sorprendentemente disinteressato della dimensione religiosa, fa il paio con il tema de "la sconfitta di Dio" del teologo ed esegeta Sergio Quinzio  o con  la proposta di un "cristianesimo non religioso" del teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer. 

Il presunto esaurimento della funzione pubblica di Dio in Occidente, l'eclissi del sacro,  la fine della religione, la secolarizzazione della società, l'oblio di Dio sono solo slogan ?  Il Vangelo di Luca pone questo interrogativo:  "...Ma il Figlio dell'Uomo, quando verrà,  troverà la fede sulla terra ?" (18, 8)

Troverà il Male e la sconfitta di Dio ! 

Dal Vangelo di Marco: "Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: 'Ecco, chiama Elia!'. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: 'Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce'. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò" (15, 33 – 37)

Gesù morente sulla croce invocò Dio o il profeta Elia ?  "Gesù gridò a gran voce: 
"Eloì, Eloì, lemà sabactàni..."
 Alcuni dei presenti dicevano: 
"Ecco chiama Elia!"
(Mc 15, 34-35)

Sorprende questa confusione che si genera negli spettatori durante quel momento tragico della vita terrena di Gesù. Egli è là sulla croce mentre  stanno scoccando gli ultimi istanti della sua esistenza terrena e sta per precipitare nei due abissi estremi, il silenzio di Dio che non risponde alle sue invocazioni e la morte, "Lanciando un forte urlo, spirò" (Mc 15,37). Le sue ultime parole sono un grido angosciato che l'evangelista ci riferisce nella lingua popolare di allora, l'aramaico. Ma quelle parole sono l'incipit  del Salmo 22: "Eloì, Eloì, lemà sabactàni", tradotto in greco: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". L'invocazione Eloì non è aramaica, come il resto della citazione, perché dovrebbe essere Elahî: forse Marco è stato trascinato dall'influsso dell'ebraico Elohîm, "Dio" ?

Come hanno potuto però i presenti scambiare quelle parole gridate come un'implorazione al profeta  Elia? Questo, oltre a essere considerato come il precursore redivivo del Messia (Matteo 17,10-13), secondo la tradizione giudaica era venerato come il protettore degli agonizzanti e delle persone in grave pericolo di vita. I presenti, udendo quel grido straziato di Gesù, potevano scambiare la prima parola(Eloì o Elahî o, in ebraico, Elì) come un'invocazione del profeta  da parte di Gesù moribondo ?  

La fiducia di Gesù nel Padre è esplicitato dall'evangelista Luca che narra l'estrema invocazione di Cristo, anch'essa desunta dai Salmi: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46; cfr. Salmo 31,6).
#1180
Tematiche Spirituali / Accadde a Gerusalemme...
09 Maggio 2019, 19:46:43 PM
Gerusalemme, città cosmopolita, in cui si parlano lingue diverse e si prega in modo diverso. I credenti hanno in comune l'aspirazione messianica. Ognuno è convinto di credere nella vera religione, di avere la vera fede. Le tensioni interconfessionali sono tali da far sviluppare l'umorismo o la relatività delle religioni. 

Umorismo narrato dallo scrittore e saggista israeliano Amos Oz (1939 – 2018) in un breve racconto nel suo libro titolato "Contro il fanatismo": 

"Ora mi torna in mente una vecchia storiella, dove uno dei personaggi - ovviamente siamo a Gerusalemme, e dove sennò - è seduto a un piccolo caffe, e c'è una persona anziana seduta vicino a lui, così i due cominciano a chiacchierare. E poi salta fuori che il vecchio è Dio in persona. D'accordo, il personaggio non ci crede subito lì per lì, però grazie ad alcuni indizi si convince che è seduto a tavolino con Dio. Ha una domanda da fargli, ovviamente molto pressante. Dice: «Caro Dio, per favore, dimmi una volta per tutte, chi possiede la vera fede? I cattolici o i protestanti? O forse gli ebrei o magari i musulmani? Chi possiede la vera fede?". Allora Dio risponde: "A dirti la verità, figlio mio, non sono religioso, non lo sono mai stato, la religione nemmeno m'interessa".

Questo racconto surreale dà uno schiaffo all'intolleranza, al fondamentalismo, al fanatismo religioso, all'integralismo, al dogmatismo.
#1181
Tematiche Spirituali / Re:E se Eva...
06 Maggio 2019, 16:21:04 PM
Ciao Inverno, macché scusa, sei divertente. Sono contento che il topic venga sviluppato anche dal punto di vista botanico.


Si dice che quando fu tradotta la Bibbia, "Vulgata di San Girolamo", fu commesso un errore di traduzione, dal latino all'italiano: malus/malum  indica sia il male che la mela. "...eterit sicut dii, scientes bonum et malum". .."e sarete come Dio.

Perciò nella cultura  medievale dell'Europa occidentale l'albero della conoscenza del bene e del male  venne considerato un melo. Questa identificazione nasce da una lettura allegorica del testo biblico, ripresa nell'arte figurativa. Ma in alcune culture anteriori al cristianesimo la mela era un attributo di Venere, la dea dell'amore.
#1182
Tematiche Spirituali / Re:E se Eva...
05 Maggio 2019, 16:47:44 PM
Odradek perché vai fuori dal seminato ?

Attieniti al tema che ho proposto !

Sei appena entrato in questo forum e già ti ergi a giudice ?

Se hai la compiacenza di leggere alcuni miei interventi in altri topic capiresti che non sono un credente. E ciò che dici di Mosé nel deserto quel post l'ho scritto io  in questo forum.

L'argomento di questo topic può dare ampliamenti, che eventualmente attendo da altri interlocutori e non da te.
#1183
Tematiche Spirituali / Re:E se Eva...
05 Maggio 2019, 16:12:59 PM
La disobbedienza di Adamo ed Eva nel mangiare il frutto proibito assunse un significato cruciale nel cristianesimo, che individuò in essa il "peccato originale", evento fondante del percorso di redenzione del genere umano dalla perfezione edenica (da Eden) alla "caduta", dal vecchio al nuovo Testamento.

Adamo ed Eva con la loro disobbedienza a Dio causarono il "peccato originale". Perché l'onnipotente Dio non lo impedì ? Perché non fermò il demonio tentatore e non salvò i "progenitori" dalla colpa ? 

Perché Adamo ed Eva, pur creati a immagine e somiglianza di Dio, avevano peccato ? Perché ai loro figli e discendenti fu addebitata una colpa di cui non erano responsabili ? Tale corruzione ereditaria era totale e assoluta o qualcosa di buono era restato, consentendo quindi agli uomini l'esercizio del libero arbitrio e le scelte morali che ne conseguivano, oppure le loro possibilità di salvarsi dipendevano solo dagli insondabili decreti della predestinazione ? E quale sarebbe stata la società umana se i primi progenitori non avessero mangiato il frutto proibito ? 

Fin dal principio nella pittura delle catacombe e nei rilievi dei sarcofagi cristiani singole scene della Genesi furono contrapposte ad altre tratte dalla vita di Gesù, nell'intento di chiarire come la colpa di Adamo abbia reso necessaria la redenzione dell'umanità da parte di Cristo sulla croce; allo stesso modo la colpa di Eva era contrapposta alla purezza di Maria.

I teologi del Medioevo si interrogarono a lungo su Adamo ed Eva, e sulla necessità di leggi e strutture sociali dopo la cacciata dall'Eden.
#1184
Tematiche Spirituali / E se Eva...
05 Maggio 2019, 13:08:26 PM
Nei capitoli 2 e 3 della Genesi (Antico Testamento) c'è il dramma dell'origine dell'umanità.

Nel giardino dell'Eden l'unico limite posto da Dio ad Adamo (che lo comunicò ad Eva) fu di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male.

Per un po' di tempo tutto andò bene, ma improvvisamente nel Paradiso Terrestre ad Eva apparve il serpente, e per il genere umano cominciarono i guai...

Il serpente simboleggia il demonio che tentò Eva con la promessa della conoscenza proibita, convincendola che nonostante il monito di Dio, non ne sarebbe risultata la morte: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: 'È vero che Dio ha detto: 'Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?'. Rispose la donna al serpente: 'Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: 'Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete'. Ma il serpente disse alla donna: 'Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male'. Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture" (3, 1 – 7). 

Il serpente, presenza enigmatica, si pone come colui che smentisce la rivelazione di Dio. 

Se Eva avesse dato una risposta diversa al serpente come si sarebbe sviluppata l'esistenza umana ? 

Ma quella donna che cosa avrebbe potuto dire di differente all'astuto ed affabulatore serpente ? Perché questo anziché rivolgersi alla coppia agì solo su Eva ? Puntò solo a lei perché la responsabilità è individuale e pone l'individuo in una condizione di solitudine nel momento della scelta ? 

Dopo l'intervento punitivo di Dio la donna capì di aver sbagliato. Non valutò i pro e i contro.

Avrebbe potuto rispondere: "Aspetta, lasciami riflettere, ne parlo prima con Adamo in modo da poter decidere insieme". Avrebbe potuto affermare il legame con Dio, il creatore, e con Adamo. Invece scelse di prendere la "mela", pensando di cambiare la propria origine e diventare come Dio.
#1185
Tematiche Filosofiche / Fenomenologia del "rosicone"
22 Aprile 2019, 10:12:58 AM
Fenomenologia del "rosicone": anche questa è "filosofia".

Ci sono nella lingua tedesca parole composte intraducibili, perché più che parole sono "porte" su mondi immaginati o reali.
Per tradurre la parola "schadenfreude"ne servono 11 in italiano ("la gioia che si prova di fronte al dolore degli altri") e 6 con la lingua inglese: "the joy of another's misfortune".

La "schadenfreude" per qualcuno può essere un'emozione piacevole, gratificante, per altri è abbinata al senso di colpa al solo pensarla. Ad alcuni può sembrare una profezia che si avvera: se si è stati costretti ad ascoltare persone vanesie  al limite della mitomania, spesso capaci di affascinare parte degli interlocutori, è inevitabile pensare (o dire), quando questi dovesse cadere in disgrazia: ecco, visto, l'avevo detto io che era un bluff.
Accade anche tra avversari politici: se uno perde consensi dopo averli guadagnati sostenendo una buona causa, in caso di fallimento l'altro proverà soddisfazione.

Tutto nasce dall'invidia per qualità che si sa di non possedere. Non a caso Nietzsche citava la "vendetta dell'impotente" per spiegare il significato di "schadenfreude", mentre per il filosofo Schopenhauer era "l'indizio più infallibile di un cuore profondamente cattivo".

Sono stati ideati neologismi come "online haters" (= leoni da tastiera), ma volendo capire cosa scateni l'odio e l'aggressività sul web forse basta la parola"schadenfreude". Nella maggioranza dei casi  Internet e i socialnetwork permettono di dare libero sfogo a quel misto di frustrazione-delusione-invidia-complesso di inferiorità che fa gioire per le difficoltà altrui. La schadenfreude tira fuori il peggio di noi.

L'antidoto ? L'ironia e l'autoironia, per non diventare "haters" e per difendersi dagli "haters".