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Messaggi - Carlo Pierini

#1186
Citazione di: Lou il 01 Settembre 2017, 21:26:16 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 20:41:54 PM
Citazione di: Lou il 31 Agosto 2017, 18:31:32 PM
Carlo:
"poiché l'uno esprime la negazione frontale dell'altro; cioè, la realizzazione dell'uno comporta l'annullamento dell'altro"

Lou:
Sì, ma come fai a capire che significa salute senza rapporto, anzi meglio - correlazione - con malattia e viceversa? Solo così assumono significato i termini.
L'uno presuppone l'altro e viceversa, è una identità-nella-differenza.

Anche in questo caso si ha una complementarità debole, anzi, più che complementarità si ha una correlazione concettuale, come giustamente hai detto tu. Ma la correlazione è ben altro dalla complementarità ontologica a cui ho accennato sopra.

Sì probabile sia altro, avanzo la sgangherata ipotesi che la codradditorietà, anzi che "essere-contraddittori" sia un modo della correlazione. O li trovi del tutto irrelati  giorno e notte?

Come ho già accennato, il caso reale più emblematico della Complementarità yin-yang-Tao è costituito dalla triade uomo-donna-amore. Ecco, ci vedi qualche affinità con salute-malattia-...?


L'angolo musicale:
SIA: Cheap Thrills
https://youtu.be/iujQgWDFZc4
#1187
Citazione di: davintro il 01 Settembre 2017, 19:48:46 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 27 Agosto 2017, 20:31:46 PM
Citazione di: davintro il 27 Agosto 2017, 19:01:28 PMl'esempio suggerito c'entra poco col discorso che intendevo fare sull'impossibilità di fondare attraverso verificazioni empiriche la pretesa di assolutezza delle verità dell'esperienza sensibile.
La tua affermazione: <<è impossibile fondare attraverso verificazioni empiriche la pretesa di assolutezza delle verità dell'esperienza sensibile>>, esprime una verità assoluta? Oppure è confutabile? DAVINTRO "Pecora" è una definizione, che sono libero di utilizzare o meno per classificare degli enti individuali, le singole pecore, ma nulla vieta in futuro di utilizzare la parola "pecora" anche per animali che non hanno quattro zampe, CARLO Lo stesso discorso vale anche per la tua definizione di "triangolo" o di "quadrato", quindi non usare due pesi e due misure. E, comunque, io non ti ho chiesto se "le pecore avranno in futuro 4 zampe....", ma ho declinato il verbo al presente: <<le pecore sane hanno 4 zampe>> è una verità confutabile? Attendo una risposta. E se questa ti sembra una domanda troppo difficile, te ne pongo una più facile. L'enunciato <> è una verità confutabile? DAVINTRO Volendo fare un esempio più attinente col tema potremmo chiederci: qual è il livello di nitidezza della percezione sensibile entro cui il pensiero di avere di fronte una pecora diviene una verità assoluta e certe, e non invece il frutto di un inganno percettivo come può essere l'aver bevuto un bicchiere di troppo o un'allucinazione? CARLO Sono io che lo chiedo a te: perché è assolutamente vero che tua madre non è una pecora?

credo di aver capito meglio l'equivoco. Nessun doppiopesismo da parte mia. Ho detto che la risposta alla domanda sulle quattro zampe della pecora dipende dalla definizione di "pecora" su cui comunemente conveniamo: nella misura in cui riempiamo il concetto di "pecora" con determinate proprietà che la definiscano in quanto tale, proprietà tra cui figurano l'avere quattro zampe, allora la deduzione per la quale tutte le pecore (sane) hanno 4 zampe è inconfutabile.

Allora facciamo così: questa notte vado dal mio vicino che ha una pecora e le taglio una zampa (non preoccuparti pecora: si fa per dire!); dopodiché affermo: <<la pecora del mio vicino ha 3 zampe>>. Si tratta o no, di una verità assoluta?
Mi devi rispondere solo "sì" o "no", altrimenti, se per stabilire quante zampe ha una pecora zoppa, dobbiamo star qui a discutere una settimana, figuriamoci, che speranza avrei di convincerti che a me piacciono i films di fantascienza!
E devi rispondere anche all'altra domanda (con un sì o con un no, magari giustificando brevemente l'eventuale "no"): <<Perché è assolutamente vero che tua madre non è una pecora"?>>


L'angolo musicale:
CREEDENCE C.R.: Have you ever seen the rain?
https://youtu.be/xDGuyGPJ_JE
#1188
Citazione di: Apeiron il 01 Settembre 2017, 13:09:26 PM
@Carlo: beh ecco non è sempre vero (se presa fuori dal suo contesto). Per esempio se ricordi a chi ha subito un trauma l'evento in questione a volte finisci per peggiorare la sua salute mentale. Idem ad esempio rendersi conto della condizione umana a volte non è molto piacevole  ;D

Beh, certo. Se la "condizione umana" è quella desunta dall'osservazione empirica-razionale del mondo, (si nasce, si soffre, si muore, e ...buonanotte suonatori!), allora non solo non è molto piacevole, ma è addirittura mostruosa. Ma se la ragione, da sola, non avesse gli strumenti per giudicare qual'è la vera condizione umana, perché, come dicono anche i buddisti, la percezione ordinaria è maya, cioè, illusoria in quanto nasconde la Realtà assoluta che la sottende? Una Realtà assoluta non visibile ai nostri due occhi, ma solo al "terzo occhio"? Una Realtà fuori dallo spazio-tempo? ...Come dice Jung:

"Il fatto che le nostre capacità di rappresentazione non siano assolutamente in grado di immaginare una forma di realtà extra spazio-temporale, non prova che una tale realtà non sia possibile. [...] Le idee e i dubbi della fisica teorica contemporanea dovrebbero rendere guardingo anche lo psicologo: giacché cosa significa in fin dei conti la «limitatezza dello spazio» considerata filosoficamente, se non una relativizzazione della categoria spaziale? E anche alla categoria temporale (come alla causalità) potrebbe accadere qualcosa di simile.[...] Data questa estrema incertezza delle concezioni umane, la presuntuosa faciloneria illuministica, non è soltanto ridicola, ma desolatamente priva di spirito. [...] La conclusione che la psiche partecipi attivamente a una forma di realtà extra spazio-temporale e appartenga quindi a ciò che in modo inadeguato e simbolico viene detto "eternità", l'intelletto critico non potrebbe contrapporgli altro argomento che uno scientifico "non liquet" [non è chiaro]. Che questa sia una verità assoluta oppure no, non lo potremo mai provare, ma basta che esse siano presenti come "inclinazioni", e sappiamo a sufficienza che cosa significhi mettersi sconsideratamente in conflitto con tali verità: è come un non voler tener conto degli istinti". [JUNG: Realtà dell'anima - pg.163]

"[Le idee di immortalità-eternità dell'anima] sono dati irrazionali, condizioni a priori dell'immaginazione, che semplicemente sono e di cui la scienza non può scrutarne lo scopo che a posteriori. [...] Ai malati più anziani uso dire: la vostra immagine di Dio o la vostra idea di immortalità sono atrofiche, di conseguenza il vostro metabolismo psichico non è in regola. Il fármakon atanasìas, il farmaco dell'immortalità degli antichi, è più saggio e più profondo di quanto supponiamo".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.432]
#1189
Tematiche Filosofiche / Re:La situazione della filosofia
01 Settembre 2017, 19:33:17 PM
Citazione di: green demetr il 01 Settembre 2017, 10:32:37 AM
Ci SONOOOOOOOOOOO


Potere dell'alchimia!




Questa immagine mi ha sempre ossessionato, fin dall'infanzia, perchè era il logo della Loescher editore (che nel frattempo ha fatto di tutto per cambiarlo, siamo in tempi scientifici ormai! ora il logo è completamente nero!  ;D ).
E' come se avessi saputo da sempre che conteneva una saggezza popolare, ho visto sempre l'omino come un contadino.
Ma perchè mi chiedevo mangia una clessidra. Aveva a che fare con qualcosa che solo oggi so essere il perturbante freudiano (unheimlich ). Una paura!
Pocihè il tempo è divorato, non esiste più...


Il tuo caro amico Jung, ha una sua tesi:

"Il fatto che le nostre capacità di rappresentazione non siano assolutamente in grado di immaginare una forma di realtà extra spazio-temporale, non prova che una tale realtà non sia possibile. [...] Le idee e i dubbi della fisica teorica contemporanea dovrebbero rendere guardingo anche lo psicologo: giacché cosa significa in fin dei conti la «limitatezza dello spazio» considerata filosoficamente, se non una relativizzazione della categoria spaziale? E anche alla categoria temporale (come alla causalità) potrebbe accadere qualcosa di simile.[...] Data questa estrema incertezza delle concezioni umane, la presuntuosa faciloneria illuministica, non è soltanto ridicola, ma desolatamente priva di spirito. [...] La conclusione che la psiche partecipi attivamente a una forma di realtà extra spazio-temporale e appartenga quindi a ciò che in modo inadeguato e simbolico viene detto "eternità", l'intelletto critico non potrebbe contrapporgli altro argomento che uno scientifico "non liquet" [non è chiaro]. Che questa sia una verità assoluta oppure no, non lo potremo mai provare, ma basta che esse siano presenti come "inclinazioni", e sappiamo a sufficienza che cosa significhi mettersi sconsideratamente in conflitto con tali verità: è come un non voler tener conto degli istinti". [JUNG: Realtà dell'anima - pg.163]

"[Le idee di immortalità-eternità dell'anima] sono dati irrazionali, condizioni a priori dell'immaginazione, che semplicemente sono e di cui la scienza non può scrutarne lo scopo che a posteriori. [...] Ai malati più anziani uso dire: la vostra immagine di Dio o la vostra idea di immortalità sono atrofiche, di conseguenza il vostro metabolismo psichico non è in regola. Il fármakon atanasìas, il farmaco dell'immortalità degli antichi, è più saggio e più profondo di quanto supponiamo".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.432]


L'angolo musicale:
BILLY SWAN: I can help
https://youtu.be/tBBw1MEOMWI
#1190
Citazione di: sgiombo il 01 Settembre 2017, 17:01:51 PM
Citazione di: iano il 14 Agosto 2017, 08:33:12 AM
Credo che la capacità di credere sia fondamentale  per la scienza,in quanto essa non produce mai prove definitive.
Per quante volte un fenomeno previsto dalla scienza possa ripetersi,la scienza si basa sulla fede che esso si ripeterà,senza che vi sia a priori alcuna necessità che si ripeta.

Quando la pianterete voi relativisti di sparare simili panzane?
Sono centinaia le verità definitivamente provate dalla scienza. Te ne dico solo 4, le più elementari:

1 - Che la Terra non è piatta.
2 - Che la terra gira intorno al sole e non viceversa.
3 - Che il fuoco non è una sostanza (come si credeva prima di Lavoisier), ma una reazione chimica;
4 - Che il sangue del nostro corpo non è statico (come si credeva prima di William Harvey), ma che circola nelle vene, pompato dal cuore.


L'angolo musicale:
MANÁ & SHAKIRA: Mi verdad
https://youtu.be/ZuupMrAhGXw
#1191
Citazione di: sgiombo il 01 Settembre 2017, 14:33:54 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 01:25:05 AM
CitazioneIl dualismo non è necessariamente "interazionista" (come quello cartesiano).
L' indubbia valenza ontologica della mente e del pensiero (grosso modo la cartesiana res cogitans) non inferiore a quella del cervello-corpo, è rilevata e riconosciuta anche da un dualismo "trascendente", come quello da me proposto, "dei fenomeni" divenienti "in parallelo su piani ontologici, reciprocamente trascendenti", così salvaguardando la chiusura causale del mondo fisico (postulato indimostrabile ma che a mio parere è necessario ammettere se si crede alla (possibilità della) conoscenza scientifica (vera) senza cadere in contraddizione ("dualismo dei fenomeni" che personalmente integro con un "monismo del noumeno": la realtà in sé, se esiste, non è né materiale né mentale e non potrebbe esserla non essendo fenomenica, apparente, cosciente, sensibile, bensì di un' ulteriore non ulteriormente conoscibile e descrivibile natura).

Capisco ciò che vuoi dire a proposito del problema della <<...contraddizione del dualismo dei fenomeni>>; ma se vuoi riconoscere due ontologie (mente e cervello) di pari dignità e reciprocamente trascendenti, non esiste altra possibilità se non quella suggerita, per esempio, dal Taoismo (ma anche dalla dialettica hegeliana e dalla filosofia alchemica), che configura mente e corpo (spirito e materia) come le due polarità complementari di un Principio Uno che trascende entrambe e in cui entrambe trovano la propria armonizzazione unitaria. Cioè, si devono concepire tre livelli dell'essere reciprocamente trascendenti: la materia, la mente e il Principio Ultimo, così come esprimono i simbolismi delle grandi Triadi presenti presso le filosofie più avanzate della tradizione umana (dalla Trinità cristiana, alla triade cinese Wang, a quella già citata yin-yang-Tao, e molte altre).
Da 25 anni sto conducendo una ricerca sul Principio di complementarità degli opposti (anch'esso di struttura ternaria), del quale ho sintetizzato le regole principali e che sto elaborando come Principio universale; e mi sono reso conto che il medesimo problema logico della dualità mente/cervello si ripete immutato in centinaia di altri casi riguardanti le discipline umanistiche ed è risolvibile solo nel quadro del paradigma della Complementarità di cui sopra. Ma non pretendo certo di spiegartelo in poche righe, dal momento che su questo tema ho scritto circa duemila pagine.
Per non ripetere ciò che ho già scritto in questo NG, se vuoi saperne qualcosa in più, ti consiglio di andare su "Tematiche Spirituali" e leggere alcuni dei miei topic, almeno tutti quelli nel cui titolo compare il termine "complementarità"; e, nel caso, esprimi lì i tuoi commenti o i tuoi interrogativi.

SGIOMBO
Certo, anche la teoria di Eccles è compatibile con la chiusura causale del mondo fisico, se si assume (cosa che nessuno vieta né impone necessariamente di fare) l' interpretazione corrente dell' indeterminismo quantistico.

CARLO
Con la chiusura causale del mondo fisico complichi solo il problema, diventando impossibile concepire sia l'azione causale degli istinti e delle percezioni dei sensi sulla psiche, sia, nella direzione opposta, le azioni intenzionali della mente sul corpo.
Però (a parte la questione del libero arbitrio che meriterebbe una discussione a sé e che è solo un aspetto fra gli altri della concezione di Eccles della mente, ben diversa dalla mia personale che nega il libero arbitrio),

CARLO
Nell'ambito del paradigma della complementarità, non c'è alcuna necessità di negare il libero arbitrio (quanto meno certi margini di libero arbitrio).

SGIOMBO
secondo me la sua proposta (teoricamente ineccepibile come ipotesi da sottoporre a "cimento empirico", se appena e per quanto possibile) dell' esplicarsi dell' interazione mente-materia attraverso la "scelta mentale" degli eventi quantistici possibili nei singoli eventi (nel rispetto delle inderogabili proporzioni statistiche fra le diverse alternative in numeri sufficientemente elevati di casi) a livello cerebrale è contraddetta (falsificata) di fatto dalle osservazioni delle moderne neuroscienze (senza confondere i pregiudizi filosofici materialistici di gran parte dei neuroscienziati con la verità scientifica dei risultati delle loro ricerche!).
Infatti è neurologicamente dimostrato da parecchi esperimenti (fra i quali quelli, dall' interpretazione controversa, di Binet, ma anche da tantissimi altri) che il fatto, a livello cerebrale, del compiere un' azione (l' attività dei motoneuroni, i potenziali d' azione dei quali determinano le opportune contrazioni uscolari) non è preceduto da "nulla di neurologico" (nulla di rilevabile con l' imaging neurologico funzionale e/o con il rilievo, transcranico o meglio endoneuronale, dell' attività elettrica cerebrale) ma soltanto da qualcosa di mentale, da liberoarbitrari eventi "cogitantes" di pensiero (extrafisici: di riflessione-ponderazione-valutazione delle altervative, i quali si concluderebbero con la "scelta" fra le diverse possibilità previste dall' indeterminismo quantistico a livello fisico-cerebrale, come prevedrebbe l' ipotesi di Eccles.
Al contrario questa fase di ponderazione-scelta-decisione (percepita mentalmente come tale nella coscienza di chi ne è protagonista) ha sempre, inevitabilmente evidenti correlati neurologici (unicamente "extenses") ben rilevabili nel cervello del soggetto di essa (cervello percepito materialmente nelle coscienze di osservatori, per lo più indirettamente, per il tramite dell' imaging neurologica funzionale, ma anche direttamente con rilievi dell' attività elettrica neuronale, anche traverso microlettrodi impiantati in singoli neuroni).
Le decisioni di agire non conseguono, come "scelte determinate" fra le diverse possibilità offerte dall' indeterminazione quantistica, ad una attività non-materiale ma mentale, di pensiero dei soggetti di esse (non avente di per sé alcun corrispettivo neurologico osservabile da altri come eventi materiali nei rispettivi cervelli), per il semplice fatto che è dimostrato che invece conseguono come "normalissimi" (in un certo senso "banali", non aventi nulla di speciale) precedenti eventi neurologici cerebrali (riducibili ad eventi fisici, quantistici o meno) determinati e chiaramente rilevabili immancabilmente nelle opportune osservazioni empiriche da parte di osservatori dei rispettivi cervelli).
Concordo dunque che il "dualismo interzionista" cartesiano-ecclesiano non può essere scartato a-priori (in ossequio ad un pregiudizio materialistico comune a moltissimi scienziati e non pochi filosofi), ma penso che debba comunque essere scartato a posteriori perché di fatto si rileva che le scelte delle azioni che accadono a livello cerebrale (coesistenti e biunivocamente corrispondenti ai pensieri di esse mentalmente presenti nell' esperienza cosciente di chi le compie) sono invece determinate da precedenti eventi fisiologici, in ultima analisi fisici, materiali, secondo le modalità della neurofisiologia cerebrale riducibile alla fisica-chimica.

CARLO
Sai qual è il problema più grande in questa nostra chiacchierata? E' che tu ignori completamente ciò che ho scritto e continui a parlare per conto tuo come se io non avessi fiatato, ...o giù di lì. Io ho fatto delle osservazioni che reputo cruciali, e se tu le ignori, rischiamo un dialogo tra sordi.
Pertanto, resto in attesa di un commento punto per punto su quanto da me scritto, altrimenti non riusciamo ad agganciare i nostri rispettivi punti di vista, perdendo solo tempo.



L'angolo musicale:
VIVALDI: Superbo di me stesso, op. L'Olimpiade:
https://youtu.be/3iu9KBz-McY
#1192
Citazione di: Phil il 01 Settembre 2017, 15:58:01 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 03:11:05 AM
...Beh, allora spiegamelo tu come si fa a sintetizzare due opposti contraddittori come male/bene, verità/menzogna, salute/malattia, nord/sud, luce/ombra, ecc.. Scegli una coppia a piacere.  :)
Tale gioco di prestigio dovresti chiederlo a chi ha redatto quella lista che hai trovato su quel sito... poiché né io né il taoismo (per come lo conosco) abbiamo mai cercato di sintetizzare due opposti contraddittori...
Non riesco a farmi capire (paradigmi incommensurabili alla Kuhn?) quindi evito di tediarti oltre  :)

Appunto.
Consoliamoci con questo bel pezzo d'opera:

L'angolo musicale:
HÄNDEL: As steals the morn, op. L'Allegro:
https://youtu.be/TfXQHJMctco
#1193
Tematiche Spirituali / Re:Confronto Evola contro Jung
01 Settembre 2017, 16:32:27 PM
Citazione di: donquixote il 01 Settembre 2017, 15:42:49 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 14:28:14 PMInoltre, vorrei ricordarti, che la conoscenza è un processo collettivo rispetto al quale l'altrui contributo è incommensurabilmente più grande e più importante del contributo che può dare ciascuno di noi come individuo. Per cui, se non si è affetti da gravi sindromi di egocentrismo galoppante, è più che naturale riconoscere il merito della maggior parte delle nostre conoscenze personali allo sforzo intellettuale altrui e alle idee preziose che ha prodotto, invece di illuderci vanagloriosamente di esserci fatti da soli. Noi siamo i famosi nani sulle spalle di quel gigante che è la cultura che ci precede; e se possiamo guardare un po' più lontano del gigante, lo dobbiamo solo ed esclusivamente a lui! ...Dico bene?  

Il gigante di cui Bernardo di Chartres (ed evidentemente anche tu) vantava l'altezza aveva dei grandi piedoni d'argilla, perchè a furia di guardar "avanti" e "lontano" ci siamo scavati la fossa sotto i piedi.
Dato che ti piacciono le citazioni  vorrei farne al proposito una anch'io:


«Platone guarda con venerazione al passato, a un mondo in cui erano esistiti davvero i "sapienti". D'altra parte la filosofia posteriore, la nostra filosofia, non è altro che una continuazione, uno sviluppo della forma letteraria introdotta da Platone; eppure quest'ultima sorge come un fenomeno di decadenza, in quanto "l'amore per la sapienza" sta più in basso della "sapienza". Amore della sapienza non significava infatti, per Platone, aspirazione a qualcosa di mai raggiunto, ma tendenza a recuperare quello che era già stato realizzato e vissuto»  Giorgio Colli,  La nascita della filosofia.

Vedi che non proprio tutti, a cominciare da Platone, volevano innalzarsi sulle spalle di qualcuno per guardare più avanti, ma lui invece tendeva a guardare indietro.


Giorgio Colli è un grande; ma non sa che, se il ...Logos muore, è solo per "tre giorni" e poi risorge! 


L'angolo musicale:
PUCCINI: Sempre con fe' sincera, op. Tosca:
https://youtu.be/_OIExoUb8jk?t=59
#1194
Tematiche Spirituali / Re:Confronto Evola contro Jung
01 Settembre 2017, 14:28:14 PM
Citazione di: acquario69 il 01 Settembre 2017, 13:33:30 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 01 Settembre 2017, 12:30:09 PM
Citazione di: acquario69 il 01 Settembre 2017, 10:44:23 AM
Scrive Evola;
...Tale è dunque il luogo e il senso della "seconda religiosità". Il quadro può essere completato rifacendosi al Guénon il quale ha constatato che dopo che il materialismo e il "positivismo" del XIX secolo avevano provveduto a chiudere l'uomo a ciò che sta effettivamente al disopra di lui - al vero sovrannaturale, alla trascendenza - correnti molteplici del XX secolo aventi appunto sembianza "spiritualistica" o di "nuova psicologia" tendono ad aprirlo a ciò che sta al disotto di lui, al disotto del livello esistenziale corrispondente, in genere, alla persona umana formata. Si può anche usare una espressione di A. Huxley, e parlare di un "autotrascendimento discendente" opposto all'"autotrascendimento ascendente".

Scrive Guenon; (menzionato precedentemente da Evola)
...Certuni adottano anche, come sinonimo o equivalente di "subconscio", il termine "inconscio", che, preso alla lettera, sembrerebbe riferirsi a un livello ancora inferiore, ma che, a dire il vero, corrisponde meno esattamente alla realtà; se ciò di cui si tratta fosse veramente inconscio, non vediamo neppure bene come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in termini psicologici; e peraltro in virtù di che, se non di un semplice pregiudizio materialista o meccanicistico, si dovrebbe ammettere che esista realmente qualcosa d'inconscio? Comunque, ciò che è ancora degno di nota, è la strana illusione per cui gli psicologi arrivano a considerare degli stati tanto più "profondi" quanto più sono semplicemente inferiori; non v'è forse già in questo un indizio della tendenza ad andare contro alla spiritualità, che sola può esser detta veramente profonda, perché essa sola è inerente al principio e al centro stesso dell'essere? D'altra parte, poiché il dominio della psicologia non s'è esteso verso l'alto, il "superconscio", naturalmente, le rimane completamente estraneo e del tutto precluso; e, quando le accade di venire in contatto con qualcosa che vi si riferisce, essa pretende puramente e semplicemente di annetterlo assimilandolo al "subconscio"; tale è, segnatamente, il carattere pressoché costante delle sue presunte spiegazioni concernenti cose quali la religione, il misticismo, e anche certi aspetti delle dottrine orientali come lo Yoga; e in questa confusione del superiore con l'inferiore, c'è già qualcosa che può essere propriamente considerato come una vera sovversione.

Non so se qui Evola e Guénon si riferissero alla "nuova psicologia" di Jung. Se così fosse dimostrerebbero, ancora una volta di non aver capito una minchia del paradigma junghiano. Bastano solo le seguenti poche righe a smontare l'eventuale insinuazione:

"Gli autori parlano allegramente di "subconscio", senza rendersi conto di quanto implichi presunzione la pregiudiziale che essi avanzano in tal modo. Come fanno a sapere con tanta certezza che l'inconscio è "sotto" e non "sopra" la coscienza? In questa terminologia, di sicuro c'è solo il fatto che la coscienza si immagina di stare più in alto, più in alto degli stessi dèi".[JUNG: Simboli della trasformazione - pg.418]

Riguardo, invece, a quanto scrive Guénon: <<...se ciò di cui si tratta fosse veramente inconscio, non vediamo neppure bene come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in termini psicologici>>, egli dimentica che l'inconscio, pur essendo ordinariamente inaccessibile alla coscienza, in particolari condizioni animiche (sogni, visioni, ispirazioni, stati alterati di coscienza, ecc.) può manifestarsi alla coscienza. Non c'è niente di assurdo in tutto ciò: persino certe entità fisiche - come le leggi della dinamica, l'energia, la gravità, l'atomo, ecc. - sono inaccessibili ad una osservazione diretta, ma si può risalire alla loro esistenza dall'osservazione della loro influenza causale su fenomeni direttamente osservabili. Scrive Jung:

"Dell'inconscio si può avere esperienza indiretta grazie alle sue manifestazioni. Senza dubbio esso costituisce in sé un'ipotesi, che però ha perlomeno altrettanta verosimiglianza di quella dell'atomo".   [JUNG: Mysterium coniunctionis - pp.462-3]

"L'esistenza psichica dell'inconscio si riconosce soltanto dalla presenza di contenuti capaci di divenire coscienti; possiamo perciò parlare di un inconscio solo in quanto siamo in grado di indicarne i contenuti quando questi si manifestano alla coscienza (sogni, visioni, intuizioni, ispirazioni, ecc.) sotto forma di immagini tipiche universalmente diffuse nella storia della cultura: gli archetipi".   [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pgg. 3-4]

"Non è decidibile se la divinità e l'inconscio siano due grandezze diverse. Ambedue sono concetti limite per contenuti trascendentali. È però possibile constatare empiricamente che nell'inconscio si presenta un archetipo della totalità che si manifesta spontaneamente nei sogni e che esiste una tendenza indipendente dall'Io che mira a mettere altri archetipi in rapporto con questo centro. [...] Esso produce una simbologia che sin dai tempi più lontani ha permesso di caratterizzare e di esprimere per immagini la divinità. [...] L'immagine di Dio non coincide, rigorosamente parlando, con l'inconscio nel suo complesso, bensì con un particolare contenuto di questo, cioè con l'archetipo del Sé". [JUNG:Psicologia e religione - pg. 449]



L'angolo musicale:
TONI CHILDS: I've got to go now
https://youtu.be/zYgsVbN96_k


Carlo Pierini
tu fai sempre quasi esclusivamente riferimento a diciture altrui...ma sai parlare (scrivere nel nostro caso) seguendo cio che ti dice il "cuore" (cioè' il SE') ?

...Non ti scaldare, Acquarius, altrimenti ...i pesciolini finiscono lessi!  :)
Se tu mi propini dei brani altrui che criticano delle idee altrui, io ti faccio rispondere direttamente dall'altrui che è stato criticato, il quale sa benissimo difendersi da SE'!  Ubi major minor cessat, come disse un noto altrui.
Inoltre, vorrei ricordarti, che la conoscenza è un processo collettivo rispetto al quale l'altrui contributo è incommensurabilmente più grande e più importante del contributo che può dare ciascuno di noi come individuo. Per cui, se non si è affetti da gravi sindromi di egocentrismo galoppante, è più che naturale riconoscere il merito della maggior parte delle nostre conoscenze personali allo sforzo intellettuale altrui e alle idee preziose che ha prodotto, invece di illuderci vanagloriosamente di esserci fatti da soli. Noi siamo i famosi nani sulle spalle di quel gigante che è la cultura che ci precede; e se possiamo guardare un po' più lontano del gigante, lo dobbiamo solo ed esclusivamente a lui! ...Dico bene?


L'angolo musicale:
PAISIELLO (Cavatina, op. Barbiere di S.)
https://youtu.be/xFat-8HOOgs
#1195
Tematiche Spirituali / Re:Riti della spiritualità umana
01 Settembre 2017, 12:38:59 PM
Citazione di: green demetr il 01 Settembre 2017, 09:39:25 AM
Difficile trovare gente come te, Carlo che stanno sulla doppia soglia tra lo scientifico e il misterico.

...Infatti, prendo sganassoni sia dai "mistici" che dagli "scientisti"!   >:(

"Le dualità, in fondo, indicano il "sí" e il "no", gli inconciliabili opposti che "devono" essere conciliati perché l'equilibrio della vita non vada perduto. Ciò può verificarsi soltanto se ci si attiene saldamente al centro, là dove si bilanciano agire e patire. Una strada questa che corre sul filo del rasoio. E proprio nel momento culminante, quando gli opposti universali si scontrano, si apre non di rado un'ampia prospettiva che abbraccia passato e futuro. E' questo il momento psicologico in cui, come il consensus gentium ha costatato da tempi antichissimi, si producono i fenomeni sincronistici, per cui ciò che è lontano può apparire vicino". [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pg.334]



L'angolo musicale:
A. BRANDUARDI: I santi
https://youtu.be/g_JNj-7EHe0?t=22
#1196
Tematiche Spirituali / Re:Confronto Evola contro Jung
01 Settembre 2017, 12:30:09 PM
Citazione di: acquario69 il 01 Settembre 2017, 10:44:23 AM
Scrive Evola;
...Tale è dunque il luogo e il senso della "seconda religiosità". Il quadro può essere completato rifacendosi al Guénon il quale ha constatato che dopo che il materialismo e il "positivismo" del XIX secolo avevano provveduto a chiudere l'uomo a ciò che sta effettivamente al disopra di lui - al vero sovrannaturale, alla trascendenza - correnti molteplici del XX secolo aventi appunto sembianza "spiritualistica" o di "nuova psicologia" tendono ad aprirlo a ciò che sta al disotto di lui, al disotto del livello esistenziale corrispondente, in genere, alla persona umana formata. Si può anche usare una espressione di A. Huxley, e parlare di un "autotrascendimento discendente" opposto all'"autotrascendimento ascendente".

Scrive Guenon; (menzionato precedentemente da Evola)
...Certuni adottano anche, come sinonimo o equivalente di "subconscio", il termine "inconscio", che, preso alla lettera, sembrerebbe riferirsi a un livello ancora inferiore, ma che, a dire il vero, corrisponde meno esattamente alla realtà; se ciò di cui si tratta fosse veramente inconscio, non vediamo neppure bene come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in termini psicologici; e peraltro in virtù di che, se non di un semplice pregiudizio materialista o meccanicistico, si dovrebbe ammettere che esista realmente qualcosa d'inconscio? Comunque, ciò che è ancora degno di nota, è la strana illusione per cui gli psicologi arrivano a considerare degli stati tanto più "profondi" quanto più sono semplicemente inferiori; non v'è forse già in questo un indizio della tendenza ad andare contro alla spiritualità, che sola può esser detta veramente profonda, perché essa sola è inerente al principio e al centro stesso dell'essere? D'altra parte, poiché il dominio della psicologia non s'è esteso verso l'alto, il "superconscio", naturalmente, le rimane completamente estraneo e del tutto precluso; e, quando le accade di venire in contatto con qualcosa che vi si riferisce, essa pretende puramente e semplicemente di annetterlo assimilandolo al "subconscio"; tale è, segnatamente, il carattere pressoché costante delle sue presunte spiegazioni concernenti cose quali la religione, il misticismo, e anche certi aspetti delle dottrine orientali come lo Yoga; e in questa confusione del superiore con l'inferiore, c'è già qualcosa che può essere propriamente considerato come una vera sovversione.

Non so se qui Evola e Guénon si riferissero alla "nuova psicologia" di Jung. Se così fosse dimostrerebbero, ancora una volta di non aver capito una minchia del paradigma junghiano. Bastano solo le seguenti poche righe a smontare l'eventuale insinuazione:

"Gli autori parlano allegramente di "subconscio", senza rendersi conto di quanto implichi presunzione la pregiudiziale che essi avanzano in tal modo. Come fanno a sapere con tanta certezza che l'inconscio è "sotto" e non "sopra" la coscienza? In questa terminologia, di sicuro c'è solo il fatto che la coscienza si immagina di stare più in alto, più in alto degli stessi dèi".[JUNG: Simboli della trasformazione - pg.418]

Riguardo, invece, a quanto scrive Guénon: <<...se ciò di cui si tratta fosse veramente inconscio, non vediamo neppure bene come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in termini psicologici>>, egli dimentica che l'inconscio, pur essendo ordinariamente inaccessibile alla coscienza, in particolari condizioni animiche (sogni, visioni, ispirazioni, stati alterati di coscienza, ecc.) può manifestarsi alla coscienza. Non c'è niente di assurdo in tutto ciò: persino certe entità fisiche - come le leggi della dinamica, l'energia, la gravità, l'atomo, ecc. - sono inaccessibili ad una osservazione diretta, ma si può risalire alla loro esistenza dall'osservazione della loro influenza causale su fenomeni direttamente osservabili. Scrive Jung:

"Dell'inconscio si può avere esperienza indiretta grazie alle sue manifestazioni. Senza dubbio esso costituisce in sé un'ipotesi, che però ha perlomeno altrettanta verosimiglianza di quella dell'atomo".   [JUNG: Mysterium coniunctionis - pp.462-3]

"L'esistenza psichica dell'inconscio si riconosce soltanto dalla presenza di contenuti capaci di divenire coscienti; possiamo perciò parlare di un inconscio solo in quanto siamo in grado di indicarne i contenuti quando questi si manifestano alla coscienza (sogni, visioni, intuizioni, ispirazioni, ecc.) sotto forma di immagini tipiche universalmente diffuse nella storia della cultura: gli archetipi".   [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pgg. 3-4]

"Non è decidibile se la divinità e l'inconscio siano due grandezze diverse. Ambedue sono concetti limite per contenuti trascendentali. È però possibile constatare empiricamente che nell'inconscio si presenta un archetipo della totalità che si manifesta spontaneamente nei sogni e che esiste una tendenza indipendente dall'Io che mira a mettere altri archetipi in rapporto con questo centro. [...] Esso produce una simbologia che sin dai tempi più lontani ha permesso di caratterizzare e di esprimere per immagini la divinità. [...] L'immagine di Dio non coincide, rigorosamente parlando, con l'inconscio nel suo complesso, bensì con un particolare contenuto di questo, cioè con l'archetipo del Sé". [JUNG:Psicologia e religione - pg. 449]



L'angolo musicale:
TONI CHILDS: I've got to go now
https://youtu.be/zYgsVbN96_k
#1197
Tematiche Spirituali / Re:Confronto Evola contro Jung
01 Settembre 2017, 11:37:35 AM
Citazione di: green demetr il 01 Settembre 2017, 09:30:40 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 30 Agosto 2017, 00:45:41 AM
Citazione di: green demetr il 30 Agosto 2017, 00:04:18 AMUna cosa semplice semplice: Jung voleva salvare il Mondo o no??
No, era Cristo che voleva salvare il mondo, non Jung.

E per quale motivo Jung si interessa così tanto al Cristum Pesci, e in generale all'alchimia?
Non riesci a fare un salto qualitativo e renderti conto di quale fosse il problema Junghiano alla base?

Si interessò di alchimia perché si rese conto che i complessi processi "chimici" espressi dai simbolismi ermetici, in realtà esprimevano una dinamica psico-spirituale, quella degli alchimisti stessi; cioè, che gli "adepti" proiettavano sulla materia in forma simbolica la propria realtà spirituale profonda. Come scrive Jung stesso:

"Le proiezioni degli alchimisti non sono altro che contenuti inconsci che appaiono nella materia, quei medesimi contenuti che la psicoterapia moderna rende consci con il metodo dell'immaginazione attiva prima che essi si tramutino in proiezioni. [...] A proclamare nel modo più chiaro lo spirito alchemico fu forse Maestro Eckhart, con la sua idea della nascita del figlio di Dio nel singolo individuo e con la risultante affiliazione a Dio dell'uomo: <<Così dunque Dio Padre genera il Figlio nel fondo dell'anima e nella sua essenza si unisce così con essa. (...) San Giovanni dice: "La luce risplendette nella tenebra; essa venne nella sua proprietà, e tutti coloro che l'accolsero ebbero il potere di diventare figli di Dio>>. (Sermoni tedeschi, pp. 144 e 150)".  [JUNG: Mysterium coniunctionis - pp.329-330]

"Come ho più volte sottolineato, le asserzioni relative alla pietra, se considerate dal punto di vista psicologico, descrivono l'archetipo del Sé, la cui fenomenologia è esemplificata nel simbolismo del mandala. Quest'ultimo descrive il Sé come una struttura concentrica, spesso nella forma della quadratura del cerchio. Gli è associato ogni tipo di simbolo secondario che esprima in generale la natura degli opposti da unire. La struttura è invariabilmente avvertita come la rappresentazione di uno stato centrale o di un centro della personalità sostanzialmente diverso dall'Io. Esso è di natura numinosa, come indicano il tipo di raffigurazione o i simboli impiegati (sole, stella, luce, fuoco, fiore, pietra preziosa ecc.). Vi s'incontrano tutti i gradi di valutazione emotiva, dal disegno astratto, incolore e indifferente di un cerchio sino all'intensità suprema di una esperienza d'illuminazione. Tutti questi aspetti si possono già costatare nell'alchimia, con l'unica differenza però che là essi appaiono proiettati nella materia, mentre qui sono intesi come simboli psichici. L'arcanum chymicum si è dunque già trasformato in un evento psichico, senza perdere nulla della sua numinosità originaria".  [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.543]

Riguardo, invece allo studio specifico del "Segno dei Pesci" - che non ho mai approfondito a dovere - credo volesse mostrare che il Sé, pur nella sua natura di immutabile "imago Dèi" nelle profondità dell'anima umana, risentisse comunque dell'influenza del divenire astrale inteso come "spirito del tempo"; come se ad ogni Era specifica della storia il Sé fosse "retto" da un diverso archetipo cosmico-Divino, come, appunto, quello attuale dei Pesci, col suo spiccato carattere di dualità.
#1198
Citazione di: Phil il 31 Agosto 2017, 23:15:09 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 22:04:37 PM
Se questi signori ci avessero spiegato in che modo sia possibile complementare/unificare nord e sud, pieno e vuoto, male e bene, verità e menzogna, ecc., avresti ragione tu a fidarti più di loro che di me. Ma questo non è successo, per cui non capisco da cosa derivi questo tuo più che evidente campanilismo. Tu lo capisci?   ;)
Lo scopo di quei signori era capire e spiegare il taoismo, e il taoismo spiegato da loro tratta anche l'unificazione e la distinzione, seppur in modo differente dal tuo... e, avendo letto i testi nel mio piccolo, mi trovo più d'accordo con loro, ma niente di personale  :)
...Beh, allora spiegamelo tu come si fa a sintetizzare due opposti contraddittori come male/bene, verità/menzogna, salute/malattia, nord/sud, luce/ombra, ecc.. Scegli una coppia a piacere.  :)

Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 22:04:37 PM
"Astrazione" è una delle molte accezioni del significato di "trascendenza".
Fammi un esempio concreto di complementarità degli opposti in cui non è necessario il tertium.
Nella dialettica sociale fra domanda e offerta di lavoro (abbastanza concreto, direi  ;) ) non è necessario un tertium: i due poli si relazionano, si influenzano, si condizionano... certo, il tertium potrebbe essere il "mercato del lavoro"... allora poi c'è il "quartum" che è l'economia... il "quintum" che è la società... dipende da come giochiamo con lo "zoom" della questione  ;)

CARLO

Non mi risulta che il taoismo ponga yin e yang sullo stesso piano del Principio (il Tao) che li unifica - come sono invece su uno stesso piano "domanda", "offerta" e "mercato del lavoro" ( "Il Tao che può essere detto non è l'eterno Tao").

Citazione di: Carlo Pierini il 31 Agosto 2017, 22:04:37 PM
<<Ti pare>> così, ma solo perché non lo conosci e non ti interessa conoscerlo. Mentre a me, che lo conosco abbastanza bene, non pare altrettanto. Anche una legge della fisica è un "principio ermeneutico insostanziale" ma, nel suo ambito, è quanto di meno superficiale si possa immaginare.
Non ho scritto che è superficiale il "principio ermeneutico insostanziale", ma l'accostamento di questo con la divinità (considerando le differenze pesanti fra un principio ed una divinità...).


CARLO
...Differenze pesanti?
"Poiché da me uscirà la Legge stessa".  (Isaia, 51: 4 )
"In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui".  (Giovanni, 1:1-4)
"Io son l'Alfa e l'Omega,il principio e la fine". (Apocalisse 22:13-21)


L'angolo musicale:
M. TRAINOR: Better when i'm dancing
https://youtu.be/pkCyfBibIbI
#1199
Citazione di: davintro il 31 Agosto 2017, 23:54:58 PM
effettivamente la dualità "mappa-territorio" non potrebbe in alcun modo essere utilizzata per fondare l'idea dell'inesistenza di una verità assoluta, slegata dalla particolarità dei contesti. La mappa non è il territorio, ma non ha neanche la pretesa di identificarsi in esso, questa non-identità non toglie nulla della sua ragion d'essere, della sua essenza. La mappa esiste come linguaggio simbolico finalizzato non al pieno rispecchiamento del territorio, ma ad una rappresentazione simbolica che permetta all'osservatore di orientarsi in esso. Chi disegna la mappa non pretende che sia una fotocopia del territorio, le è sufficiente che i segni simbolici corrispondano simbolicamente a cose reali, ai reali luoghi del territorio, per svolgere la funzione per cui esiste. La mappa ha una ragion d' essere pratica, non teoretica, quindi la sua non-identità col territorio non giustifica per nulla l'inadeguatezza dei nostri sistemi  teoretici interpretativa. La mappa rientra tra gli strumenti del nostro agire pratico, che non è finalizzato a elaborare una visione scientifica del reale, ma ad agire performativamente su di esso sulla base dei nostri interessi. Però è anche vero che il piano pratico e quello teoretico sono distinti ma mai scissi completamente, l'agire pratico sulla realtà presuppone la convinzione riguardo un certo livello di conoscenza della realtà oggettiva. Chi disegna la mappa lo fa sempre in riferimento intenzionale alla percezione del territorio che la mappa è chiamata, simbolicamente, a rappresentare, e che la mappa sia più meno corretta a svolgere tale funzione di rappresentazione, qualunque giudizio circa tale correttezza porta comunque con se implicitamente l'idea dell'esistenza di un territorio reale di fronte a cui la mappa può essere più o meno adeguata. Dunque non solo la non identità mappa-territorio non corrisponde ad una presunta necessaria inadeguatezza di ogni nostro pensiero sulla realtà, ma l'esistenza stessa di mappe presuppone l'ammissione dell'esistenza di un territorio che è il termine di raffronto a cui la validità della mappa è intenzionata, in quanto questa intenzionalità è la ragion d'essere della sua esistenza. La mappa non è il territorio, ma senza il territorio non ci sarebbe alcuna mappa, e l'esistenza di un territorio al netto di ogni possibile imperfezione della mappa, un territorio "X", genericamente inteso, costituisce un livello seppur formale e trascendentale di certezza della nostra conoscenza. Ecco perché personalmente mi ritengo sostenitore di un realismo che ammette la possibilità di errori dei nostri sistemi concettuali, ma che lascia intatta la certezza dell'esistenza di una realtà oggettiva in generale, la cui esistenza è indipendente dalle nostre opinioni soggettive, condizione indispensabile di ogni pensiero su di essa, un realismo non ingenuo, ma critico e trascendentale

1 - Non ho capito se ammetti, o no, l'esistenza di verità assolute;
2 - non mi risulta che il relativismo sostenga l'inesistenza del "territorio";
3 - cosa significa: <<...l'esistenza di un territorio ... costituisce un livello seppur formale e trascendentale di certezza della nostra conoscenza>>?


L'angolo musicale:
GOTYE: Somebody that i used to know
https://youtu.be/8UVNT4wvIGY
#1200
SGIOMBO
...è per lo meno discutibile che il libero arbitrio possa essere inteso come "variabilità di comportamento probabilisticamente-statisticamente determinata e prevedibile a priori" (e non: assolutamente indeterminata e imprevedibile a priori) per la quale se si considerano serie di casi sufficientemente numerose (di scelte fra possibili comportamenti diversi in circostanze identiche) accade che il rapporto fra le scelte alternative è ben determinato e prevedibile.
Mi sembra che sarebbe invece più chiaramente e non problematicamente compatibile con un autentico libero arbitrio il caso (che non è quello della m. q., nemmeno nell' interpretazione mainstream) di eventi fisici conseguenti (per interazione fra mentale e fisico) a scelte autenticamente libere "extrafisiche", i quali fossero completamente indeterministici, cioè per nulla calcolabili e prevedibili, non  presentando nemmeno una determinata, obbligata, inderogabile  distribuzione statistica.

CARLO
Ciao Sgiombo, ben arrivato, puntuale come un orologio!  :)

Venendo alla vexata quaestio, ho l'impressione che tu stia entrando nell'argomento leggermente di sguincio.
Infatti, qui nessuno (nemmeno Eccles) ha la smodata ambizione di spiegare la mente e le sue proprietà (tra cui il cosiddetto libero arbitrio), per mezzo delle leggi della fisica. La meccanica quantistica è chiamata in causa solo per spiegare la possibilità di relazione tra una immensa "X" chiamata "mente" (o psiche, o anima) - di natura immateriale e dotata delle proprietà osservate dalla psicologia (finalismo, libero arbitrio, idealità etica, religiosità, unità dell'io, pensiero, creatività artistica e filosofico-scientifica, attività onirica, visioni mistiche, ecc.) e un'immensa "Y" chiamata "cervello" (o corpo) - di natura materiale -  le cui proprietà sono quelle osservate dalla chimica-biologia.
In altre parole, si vuole semplicemente stabilire se la antica-tradizionale concezione filosofico-religiosa "dualistica" che attribuisce all'anima una valenza ontologica di dignità non inferiore a quella del cervello-corpo, sia compatibile, oppure no, con i principi della fisica. Perché se c'è una sicura incompatibilità, il "dualismo" deve essere scartato a-priori; e se, invece, questa incompatibilità non sussiste, allora il dualismo può affiancare, sul piano scientifico, l'ipotesi monista-riduzionista, seppure in qualità di ipotesi concorrente-antagonista (se è vero il dualismo, è falso il monismo, e viceversa); e finché non ci saranno prove inconfutabili a favore dell'una o dell'altra, saranno entrambe scientificamente ammissibili.
Ebbene, lo studio condotto da Eccles insieme al fisico quantistico Margenau ha ampiamente dimostrato (e nessuno lo ha mai confutato) che questa relazione causale biunivoca tra la X di una mente immateriale e la Y di un cervello-corpo materiale è perfettamente compatibile con i principi della fisica (MQ) e che dunque il monismo non ha alcun motivo per rivendicare una qualche superiorità epistemica sulla concorrente (come credono, invece, certi neuroscienziati monisti).
Pertanto, la tua lunga quanto complessa disamina filosofica del nostro problema, pur essendo interessante, non è derimente a favore del dualismo. Mentre lo è molto di più, invece, la semplice considerazione che le proprietà della mente sopra elencate (finalismo, onirismo, religiosità, ecc.) non hanno niente a che vedere con le proprietà conosciute della materia (anzi, le contraddicono) e che dunque l'ipotesi di alterità della mente rispetto al cervello è logicamente necessaria; tanto più necessaria in quanto il monismo, invece, non presenta alcun carattere di necessità logica, ma si rivela come un banale pregiudizio ideologico (il materialismo) privo di qualsiasi supporto argomentativo.

Degne di particolare rilievo sono queste tue seguenti riflessioni, che sottoscrivo, ma che non commento, sia perché ci porterebbe ampiamente fuori tema, sia perché ...mi servirebbero dieci pagine per commentare punto per punto.

PHIL
Sulla selezione naturale e la coscienza
Innanzitutto è infondata e falsa la tesi largamente corrente secondo la quale tutto ciò cui la selezione naturale consente di diffondersi deve necessariamente essere utile e "vantaggioso" ai fini della sopravvivenza e riproduzione di chi ne sia dotato: è del tutto evidente che le corna dei cervi e le piume caudali dei pavoni maschi (oltre a tantissime altre cose, compreso nell' uomo il sublime piacere per la musica, che può indurre in distrazione e conseguentemente far finire preda di feroci carnivori), inibendo la fuga e favorendo i rispettivi predatori, sono piuttosto "svantaggiosi" (o "non affatto ottimalmente adattivi"). Eppure la selezione naturale non li ha eliminati e si sono egregiamente diffusi e spettacolarmente sviluppati.
Quella della "selezione del più adatto", se anche fosse realmente una regola o "legge biologica", avrebbe comunque non poche e non irrilevanti eccezioni.
Ma in realtà le cose non stanno così.
Infatti la selezione naturale in realtà opera "in negativo" e non affatto "in positivo", eliminando l' "eccessivamente inadatto" e non salvaguardando-diffondendo unicamente il "massimamente adatto" a un ambiente che cambia continuamente, cosicché l' esservici "troppo bene" e troppo uniformemente adattata tende prima o poi a condurre una specie all' estinzione, mentre l' esservici "non troppo perfettamente" e soprattutto non troppo uniformemente adatta le può consentirle di sopravvivere agli incessanti mutamenti ambientali: alla faccia di Dawkins solo geni che siano "piuttosto altruisti" ("tolleranti" verso la diffusione degli alleli loro alternativi) che "egoisti" ("razzisticamente intolleranti" verso gli alleli loro alternativi) possono sopravvivere per tempi non effimeri e diffondersi, dal momento che possono sopravvivere ai continui mutamenti ambientali e diffondersi solo le specie che ne sono dotate ("portatrici", per usare l' orrenda prosa di Dawkins e compari); ed invece quelli "troppo egoisti" verrebbero "spietatamente" eliminati dalla selezione naturale con l' inevitabile estinzione delle specie che li avessero (che ne fossero "possedute" in qualità di meri "veicoli" secondo la pessima ideologia non scientifica dawkinsiana) ai primi inevitabili seri mutamenti ambientali.

Inoltre la selezione naturale agisce unicamente nell' ambito del (e sul) mondo materiale-naturale (corpi, cervelli, ecc.; appartenenti potenzialmente od attualmente alle esperienze fenomeniche coscienti di altri soggetti che li osservassero) e non sulla coscienza.
Come ha rilevato David Chalmers, sarebbe perfettamente, ineccepibilmente ipotizzabile che alcuni degli altri uomini (e animali), o al limite tutti (oltre a ciascuno di noi), fossero dei meri "zombi" del tutto privi di coscienza ma soltanto agenti come se fossero coscienti senza effettivamente esserlo, e nulla cambierebbe in alcun modo apprezzabile, rilevabile, empiricamente constatabile (da ciascuno di noi): se qualcuno o al limite tutti gli altri uomini (e animali) fossero zombi senza coscienza non potremmo in alcun modo accorgercene dall' osservazione del loro comportamento.
Sono dunque le caratteristiche fisiche-materiali dei cervelli degli animali ed il loro conseguente comportamento e non la (eventuale) coscienza che li accompagna (in tal senso del tutto irrilevante) ad essersi diffusi conformemente alla selezione naturale (intesa in modo scientificamente corretto e non ideoLogicamente "a là Dawkins").

Ritengo che l' evoluzione del comportamento specificamente umano degli "antenati comuni" a noi e a varie specie di scimmie a noi affini:
a)sia ben spiegabile, senza nulla di problematico, in sede biologica (nel mondo materiale-naturale di cui cervelli e corpi umani fanno parte, in cui patiscono e agiscono; del tutto indipendentemente dalla coscienza che accompagna il loro agire e patire, che è al riguardo non metafisicamente necessaria e in linea teorica di principio scientificamente irrilevante, anche se di fatto utile a spiegare molte cose a noi che ne siano dotati); e questo attraverso le teorie biologiche selettive darwiniane (correttamente intese e non ideologicamente distorte; di fatto in senso politicamente reazionario) che non son affatto universalmente, necessariamente, inevitabilmente "gradualistiche" ma implicano anche veri e propri "salti di qualità dialettici" (teorie degli equilibri punteggiati di Gould ed Eldredge);

b)non abbia significativi nessi con la coscienza che in corrispondenza biunivoca accompagna il funzionamento del cervello (e conseguentemente il comportamento, umano e animale, con i suoi nessi e le sue implicazioni con l' evoluzione biologica), poiché questo potrebbe benissimo vivere e "funzionare" ed evolversi nel mondo materiale-naturale esattamente come vi vive e "funziona" e vi si evolve, anche se per assurdo non fosse accompagnato dalla coscienza stessa.

CARLO
A proposito di evoluzione, vorrei solo aggiungere che anch'io ho scritto diverse pagine contro le puttanate di Dawkins e soprattutto contro l'ipotesi di casualità delle mutazioni evolutive (che non ha assolutamente niente di scientifico), anche in relazione alla teoria di Gould Eldredge degli equilibri punteggiati. Quello che propongo è un modello evolutivo "per salti archetipici". Ma è una questione complessa di cui parleremo più avanti, se ne avremo la possibilità. Per ora ti saluto, ché mi si è fatto tardi e domattina devo alzarmi di buon'ora.


L'angolo musicale:
G. EZDRA: Listen to the man
https://youtu.be/ZS0WvzRVByg