L'opzione "d" è totalmente "divergente" dalle altre:
- "a","b" e "c" riguardano il futuro (stasera) mentre "d" il presente («se ora mi predirai...»);
- "a","b" e "c" riguardano ciò che capiterà, passivamente, al prigioniero, mentre in "d" il prigioniero può attivamente decidere del suo destino;
- "a","b" e "c" sono in forma dichiarativa, mentre "d" è in forma ipotetica
Come già accennato al post 7, il prigioniero non può indovinare ciò che accadrà, ma al massimo le intenzioni del principe; se il principe ha intenzione di ucciderlo, per salvarsi appellandosi a "d", il prigioniero dovrebbe dire «tu hai intenzione di uccidermi stasera» e, avendo indovinato, dovrebbe essere salvo con i 100 denari in tasca. Siccome il principe chiede invece al prigioniero di predire quello che farà (non quello che farebbe se...), ovviamente il prigioniero non può che sbagliare (perché stando a "d", liberazione con pagamento annesso, l'indovinare impedirebbe poi alla predizione di diventare vera in serata e quindi la predizione risulterebbe falsa).
Parafrasare "d" non è predire quello che il principe farà, perché una predizione ipotetica descrive solo "quello che farebbe il principe se...". Affermare «se mi spari e mi colpisci, come minimo mi fai male» non è né vero né falso, poiché di fatto, non accade nulla, quindi non c'è nulla di verificato o vero (il solito problema dei limiti predittivi dell'induzione). Quindi la parafrasi di "d" non ha i requisiti di verità richiesti dal principe («mi predirrai con "verità" quello che farò») per poter salvare e pagare il prigioniero.
- "a","b" e "c" riguardano il futuro (stasera) mentre "d" il presente («se ora mi predirai...»);
- "a","b" e "c" riguardano ciò che capiterà, passivamente, al prigioniero, mentre in "d" il prigioniero può attivamente decidere del suo destino;
- "a","b" e "c" sono in forma dichiarativa, mentre "d" è in forma ipotetica
Come già accennato al post 7, il prigioniero non può indovinare ciò che accadrà, ma al massimo le intenzioni del principe; se il principe ha intenzione di ucciderlo, per salvarsi appellandosi a "d", il prigioniero dovrebbe dire «tu hai intenzione di uccidermi stasera» e, avendo indovinato, dovrebbe essere salvo con i 100 denari in tasca. Siccome il principe chiede invece al prigioniero di predire quello che farà (non quello che farebbe se...), ovviamente il prigioniero non può che sbagliare (perché stando a "d", liberazione con pagamento annesso, l'indovinare impedirebbe poi alla predizione di diventare vera in serata e quindi la predizione risulterebbe falsa).
Parafrasare "d" non è predire quello che il principe farà, perché una predizione ipotetica descrive solo "quello che farebbe il principe se...". Affermare «se mi spari e mi colpisci, come minimo mi fai male» non è né vero né falso, poiché di fatto, non accade nulla, quindi non c'è nulla di verificato o vero (il solito problema dei limiti predittivi dell'induzione). Quindi la parafrasi di "d" non ha i requisiti di verità richiesti dal principe («mi predirrai con "verità" quello che farò») per poter salvare e pagare il prigioniero.