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Messaggi - odradek

#121
CARLO
Questo vale per tutte le credenze, anche per le tue. Le mie, invece, non sono credenze, ma esperienze dirette.

Quindi se io esperisco Mumbo-Jumbo che mi assicura che l'ateismo è la verita sono giustificato a propalare per il mondo la mia incontestabile verità, o arrivi tu a dirmi che sono scemo mentre non posso farlo io con le visioni religiose ?
#122
La neo-corteccia ha uno spessore medio di 2,5 cm -quanto meno questo è il "valore" che viene usato nei "calcoli"- ed una volta dispiegati i suoi "ripiegamenti", la sua superficie assomma a 220.000 mm quadrati, quindi possiamo "visualizzare" la neo-corteccia come uno strato gelatinoso della superficie di un fazzolettino di carta avente lo spessore di 3 centimetri.

Di questo parliamo.

Questa neo-corteccia, schematicamente, viene intesa come rete neurale.
Sempre schematicamente parlando, questa rete neurale è "percorsa" da potenziali elettrici, governati da "pompe ioniche" (e da altro, ma stiamo parlando schematicamente) che modulano l'attività (principalmente dendritica, nella neo-corteccia, ma questo è ancora un altro discorso) attraverso cui le connessioni dendritiche si organizzano (non comunicano, si organizzano e si attivano, che poi comunichino, e cosa e come, sono altri discorsi ancora) in "cluster" -raggruppamenti-.
Questi sono i dati di fatto.

Il "fatto" di non avere visioni mistiche o di non partecipare in alcun modo ad "esperienze religiose" significa soltanto (nella mia concezione) che l' emisfero laterale destro (od un area prossima a quei dintorni) di un ateo abbia un livello di "complessità" minore di un cervello "mistico" o predisposto alla "mistica", o che sia "attraversato" da differenze di potenziale elettrico quantitativamente inferiori.

Pretendere che questi "microcablaggi" e queste microintensità siano "letti" ed "interpretati" dalla attuale strumentazione sarebbe pretendere troppo; gli "apparati tecnici" non hanno e forse non avranno quella finezza di lettura e possono solamente "interpretare" fenomeni patologici, come le "scariche epilettiche", o disfunzioni nella distribuzione del potenziale elettrico all'interno del cervello, o le note variazioni di intensità delle "onde cerebrali" durante gli stati di sonno, che sono "eventi" piuttosto massicci e quindi individuati dagli "apparati tecnici".

Una minima variazione (metti che domani cado da cavallo come Pascal, oppure una disfunzione genetica "ad orologieria" fosse dietro l'angolo che mi aspetta e mi scombini impercettibilmente la ricezione sinaptica -e solo limitatamente all'emisfero laterale destro frontale- di un qualche ormone impronunciabile per un paio di ore al giorno) nell' equilibrio chimico del nostro amato cervello e qualsiasi ateo sarà felice di unirsi al coro parrocchiale del Te Deum sostenendo di aver visto le sue chiare visioni.
#123
a CARLO
Come sarebbe a dire <<siamo d'accordo>>? Più avanti dici: <<Non c'è mente, figuriamoci identità sessuale>>. Devi decidere: sì, o no!

Avevo premesso che mi "accodavo" alla tua concezione di mente per cercare di capire come "inquadrassi" tu, -all'interno del tuo pensiero- il fatto che gli animali possiedano una mente; questo era per non sollevare questioni su cosa sia la mente.
Avere una teoria della mente significa avere una solida teoria della percezione e di questo non se ne parla mai, dando per scontata una "comune" teoria della percezione, cosa ben lontana dallo stato delle cose. Quindi evitavo il problema mente.

Quando però il discorso -più avanti- si sposta su un piano costituito da un livello di "stratificazione di senso" molto più "spesso e consistente" di quello che riguardava "mente animale\umana (e le sue differenze)" allora devo attenermi alle mie concezioni di mente, perchè non posso più analizzare "livelli superiori" con definizioni che non coindivido.
Per questo motivo ti ho dato l'impressione di indecisione.

CARLO
Non è diversa, ma solo meno evoluta e più condizionata dagli istinti biologici.

Dire "meno evoluta" significa orientare finalisticamente (verso un maggior grado) il processo evolutivo. Già qui, siamo in "controtendenza" rispetto la "dottrina".
Un lombrico è perfettamente evoluto ed un corallo pure. Tanto e quanto noi. E' una delle verità "inaccettabili" di Mr. Darwin; anche qui, vale il vecchio motto : farsene una ragione.

Più condizionata dagli istinti biologici dici.
Il fatto che la muta (muta nel senso di branco -ma diverso-, per nemmeno parlare di gruppo sociale; la muta è un buon "concetto da meditazione") umana differisca da quella animale consiste nel fatto quindi che sia meno condizionata dagli istinti biologici.
Affermazione "pesante" la tua. Da cinquantamila anni in qua la "storia umana" ovvero: nevrosi e psicosi, violenza,  pornografia, oppressione, furto\affitto di terre, sterminio di popoli -quindi civiltà in toto- è stata "biologicamente meno condizionata" che i cinquantamila anni di storia pinguinica.

Si potrebbe dire che esista solo "violenza" in natura e nel "mondo", l'unica "verità ontologica" che si possa stabilire per ora sarebbe proprio quella.
Il "nulla si crea e nulla si distrugge" è una cosa simpatica per gli atomi, non per il vivente.
Il simpatico motto si traduce in "violenza" sul vivente e nient'altro, appartenendo ogni vivente ad una "catena alimentare" -trattando l'argomento nella sua evidenza e quindi limitandoci alla "catena alimentare"- ed essendo sottoposto al "fuori" fisico.

Il "governo degli istinti biologici" -la "cultura"- si sottrae alla norma generale della "violenza" ? No, e nemmeno la "cultura", ma la filosofia si :-) che forse è un prodotto di cultura o forse è ispirata da Dio -per chi ci crede.
Il punto (per te) diventa : dove collochi l'intervento di Dio ?


CARLO
Se dici che non c'è identità sessuale, vuol dire che maschio, femmina o omosex sono psicologicamente indistinguibili. Che altro?

Si, secondo me, grossomodo si, ma insisto, tre son pochi.
Una "costellazione" sessuale di soli tre elementi -ed anche solo la svariata commistione dei tre elementi che possa "ampliare" la costellazione"- non è sufficiente a dar conto della "sessualità" e dei suoi travestimenti.
#124
a CARLO.


ODRADEK
i mammiferi sognano

CARLO
I mammiferi hanno una mente.

Il resto delle questioni non ha interesse. Tu sei su una strada io su un altra e saltabeccarci sopra non può dare sviluppi.
Riguardo questa questione però siamo d'accordo e quindi apre un problema.
Se è l'unico punto in cui siamo d'accordo la cosa più probabile è che ci sbagliamo entrambi riguardo a questo punto, come prima considerazione; ignoriamo la questione e assumiamo che non ci inganniamo.
Non riesco a capire come all'interno della tua "concezione generale" tu riesca a dar ragione di una mente animale, e come questo dar ragione di una mente animale non influisca sulla "concezione generale". La qualità della "mente umana" è diversa da quella animale, e son curioso di sapere come dai conto di questa diversità.

C'è ancora un altra cosa:

Cit. CARLO
 11 - una mente femminile da un corpo maschile e viceversa (omosessualità).

ODRADEK
non c'è mente figurarsi una identità sessuale.

CARLO
Certo, gli omosessuali non esistono, la Terra è piatta, i lager nazisti sono un'invenzione degli americani, gli Ufo rapiscono la gente, i comunisti mangiano i bambini e Elvis Presley è vivo e vegeto.    :)
 
Io dico : non c'è mente figurarsi identità sessuale. E tu rispondi, ah si e gli omosessuali non esistono, la terra etc.etc.

A parte il fatto che non vedo il nesso logico (e significativo pure) che collega le due affermazioni, mi chiedo cosa possa riguardare la discussione il fatto che "gli omosessuali [non] esistono".

Io parlavo di identità sessuale, e tu ne hai specificato subito una, per te significativa.
Identità sessuali ne esistono più che quelle individuali, altro che uno nessuno e centomila.
Se invece intendevi che ne esistono solo tre, uomo donna e Princesa alchemica* allora mi sa che il bestiario ha bisogno di esser aggiornato con varie e svariate pagine.

*trattasi di rappresaglia dialettica. Mi hai maltrattato Kant, il mio adorato Kant, il mio piccolo Robespierre della filosofia, quello da cui tutto è partito, e dovevo vendicarmi\lo. Se sul comodino tieni Kant farai anche sogni migliori.
Ci sarebbe da questionare anche sulle rozze e semplicistiche metafore, ma è un altro argomento.
#125
Tematiche Culturali e Sociali / Re:La volgarità
15 Maggio 2019, 14:27:51 PM
a Jacopus

citazione :
La volgarità è la conseguenza di un appiattimento culturale: "siamo tutti uguali e tutti ugualmente volgari".

Verità pura.
Ma non ce ne rendiamo conto; questo fa bene a noi stessi ed alla nostra immagine che proiettiamo.
Noi siamo intrinsecamente volgari.

Potrai anche notare come la maggior parte di noi sia disposta ad accettare un pochino di volgarità giusto?
Ebbene: prova a far notare  ad un qualsiasi tuo interlocutore\corrispondente che secondo la tua modesta opinione egli ragioni  come se fosse riuscito prodigiosamente ad infilarsi la testa nel retto e non riuscisse a scriver  d' altro che di ciò che osserva.
Tu mi dirai, ma questo lo facciamo tutti , e nonostante questa tua considerazione io son certo che il soggetto a cui è rivolta la frase non la prenderà molto bene.

Personalmente preferisco l'insulto alla volgarità, ma in un periodo di "confusione" anche la volgarità ha un suo ruolo da rivendicare nel significare la cifra dell'attualità.
#126
a CARLO.

Hai inchiodato le "tesi" sul portone, io ho inchiodato le mie, ma ora tocca anche discuterle queste tesi.

1 - un comportamento finalistico (la mente progetta finalisticamente) da una biologia non finalista;

per quale motivo dici che la biologia non è finalista.
E' invece la finalista per eccellenza: ogni vivente ha una precisissima finalità, quella di riprodursi; il "finalismo" in biologia è "costituito" dalla riproduzione.
Riproduzione significa discendenza con variazioni; il "fine della natura" è esplorare lo spazio morfologico che i vincoli fisici impongono.
Questo vale per tutti i "livelli" di complessità -o stratificazioni di "senso"- che la "materia vivente" ha assunto, assume e assumerà nel corso dei milioni di anni che gli restano da esistere sul globo terracqueo.
 
Esplorazione dello spazio morfologico all'interno dei vincoli imposti (fisici); questo la natura fa.
Se non sembra abbastanza "filosofico", è perchè la filosofia non esplora l'intero spazio morfologico che ha a disposizione (lo spazio dei segni), ma si autoriduce (automutila, autocastra, autocensura, a seconda di quale "psicologia" si voglia seguire) in impalcature riduttive.

Questo per quanto riguarda il lato biologico della "proposizione" 1.

Dando per ora (e solo per ora) coindiviso un concetto di "mente" comune ad entrambi, tale mente non potrebbe che "funzionare" finalisticamente, perchè orientata necessariamente a delle finalità che corrispondono ad esigenze biologiche; affinare i comportamenti che consentono ad un organismo di sopravvivere implica la presenza di una "unità centrale" che organizzi il comportamento orientandolo finalisticamente, complesso od elementare che questo comportamento sia.
Il fine è sopravvivere e riprodursi ed ogni "cosa" che favorisce questo fine viene scolpita nel dna.

L'organizzazione "finalistica" del comportamento animale (ed umano) è stata poi interiorizzata (dalla mente che abbiamo ammesso per ora esistere) e successivamente "traslata socialmente".

La grande opera di "canalizzazione" dell'antichità -guarda caso; questo fiume canalizzato e strutturato per l'irrigazione dei campi e per l'accumulo di granaglie. 
Canalizzazione del pensiero che si è poi inscritta lungo le direttive dell' assoluto, dell'essere, del soggetto e dell'oggetto.
Una canalizzazione (strutturazione) del pensiero governata da un Re "determinante" e "legiferante", che di volta in volta diventa ,io ,mente o Dio, ma sempre mantenendo il carattere di una canalizzazione discendente e gerarchizzata.

I matematici -per parlare di altri "parenti stretti" dopo i "filosofi della natura"-  non procedono in questo modo;
la matematica è completamente "folle" all'interno del suo codice, e crea, genera senso e produce "richieste di senso";
di tante "scoperte" matematiche, attualmente non si trovano nemmeno le applicazioni pratiche, ed ogni tanto son felici quando un teorema vecchio di anni riesce a trovare un applicazione nel "mondo reale".
 
La matematica è un processo creativo, la filosofia forse dovrebbe diventarlo, perchè (ovvio che non è poi facilissimo, non ci riusciamo noi e non ci riescono "loro", quindi siamo esattamente allo stesso punto dei "professionisti"; la differenza sta nel fatto che noi rispetto a loro siamo solamente "ignoranti" come bestie; tutto qua) quando non si riesce a dar conto del "reale" (scientifico o sociale che sia) senza "cadere" nelle geremiadi della "perdita di senso" o dei "valori", significa che, o non si hanno valori da proporre o che i valori che si vogliono ri-proporre non vengono riconosciuti come tali da troppe persone perchè non ci si faccia qualche domanda sulla validità dei valori proposti o ri-proposti.
#127
CARLO
L'influenza del pensiero sulle strutture neuronali è condivisa, ma a condizione che per "pensiero" si intenda ...l'attività neuronale, e non, come postula Eccles, l'attività di quell'entità immateriale relativamente autonoma dal cervello chiamata "mente". La quasi totalità dei neuroscienziati rifiuta questa ipotesi;

Allora sono ancora in "buona compagnia"; pensavo aver smarrito la via.


CARLO
La verità è esattamente l'opposto di quanto sostengono i riduzionisti: mentre non ci sono indizi a favore del riduzionismo, ne esistono molti a suo sfavore (e quindi a favore del dualismo); i più importanti derivano da alcuni fondamentali interrogativi su come sia possibile derivare:

NEUROSCIENZE
esistono teorie ed indirizzi di studi per ognuno (ed altri) degli 11 punti. Ci stanno lavorando sopra, non ci sono molte certezze, ma dato che queste poche provocano l'horror vacui in svariate "tipologie" intellettuali, prendono questo fatto come un felice augurio ed un oracolo positivo

1 - un comportamento finalistico (la mente progetta finalisticamente) da una biologia non finalista;
come il resto del vivente.

2 - il pensiero da una materia chimica non pensante;
l'hanno definita emergenza

3 - il sogno da una biologia non sognante;
i mammiferi sognano

4 - un solo "io" soggettivo da miliardi di cellule neuronali oggettive;
si parla infatti  di illusione dell'io

5 - una "percezione" del proprio corpo senza distinguere il corpo dal soggetto che lo percepisce;
gli stimoli somatosensoriali danno il senso del sè

6 - una repressione (o controllo) degli istinti biologici senza distinguere gli istinti dal soggetto che li reprime;
selezione biologia prima e culturale poi; non esiste un soggetto.

7 - un comportamento etico-filosofico-religioso da un DNA non-etico-filosofico-religioso (il nostro DNA coincide al 98% con quello degli scimpanzè);
1-6-2

8 - una evoluzione culturale da una non-evoluzione biologica (il nostro DNA si stabilizzò circa 200-300 mila anni fa);
se non dai credito all'evoluzionoismo inutile contestare la 8

9 - una mente malata da un cervello sano;
la mente non si ammala. Si rompe o si inceppa. O svanisce.

10 - una mente capace di libertà da una chimica soggetta a leggi deterministiche;
2, ammesso esista una mente

11 - una mente femminile da un corpo maschile e viceversa (omosessualità).
non c'è mente figurarsi una identità sessuale.

Siamo talmente lontani da esser quasi vicini.


P.s.:
a Phil
citazione:
Jaegwon Kim.

Alla faccia dell'autodidatta
#128
Si, ma siamo nell'ambito della plasticità sinaptica.
Dalla nascita in poi è una continua rimodellazione dei circuti neurali in funzione dell' apprendimento.
In questo senso è generalmente coindiviso il fatto che il pensiero "influenzi" effettivamente la connessione sinaptica e quindi la materia cerebrale  e  quindi la "materia" in senso  stretto.
Non solo, nel caso io riuscissi a convincerti di qualche mia argomentazione -e viceversa- il nostro pensiero avrebbe persino avuto un effetto a distanza perchè avremmo reciprocamente "modificato" la nostra "circuitazione".

Sempre rimaniamo nella filosofia della mente, il "mondo" al di fuori della calotta cranica non è contemplato in questa concezione.
#129
citazione Phil :
la chiusura causale del mondo fisico è per me ipotesi logica, non postulato metafisico

citazione Ipazia :
Vedo che dopo di te qualcuno ha cercato subito di indurire la "chiusura"

Indurire la chiusura si, ma mai abbastanza.
Con "chiusura causale del mondo fisico" -concetto "utilizzato" nella filosofia della mente, ed inspiegabilmente utilizzato qua, totalmente fuori contesto- si intende la concezione che un atto mentale non possa "influenzare" il mondo fisico.

Come lo si intende qua non ho ben capito, ma pare essere una teoria secondo cui il mondo risponda solo ed esclusivamente a leggi fisiche.
Non c'è teoria riguardo a questo.
E' un dato di fatto e basta, non esiste discussione accademica (accademica e non, con l'esclusione forse di qualche eremo in medioriente) in cui venga posta la minima obiezione alla spiegazione fisicalista del mondo.

La "chiusura causale del reale" è un concetto che si usa in filosofia della mente ed è un concetto "limitativo" del mentale, non è "come la realtà funziona" che su quello c'è pieno e totale accordo coindiviso; che lo si usi perchè suona bene per "mistificare" il reale è altro discorso.
#130
a CARLO

In questo assalto alla diligenza junghiana (essendo tu la "diligenza") ti sei lasciato sfuggire un buon argomento, tra i tanti altri a tua disposizione:
la  teoria della Sincronicità (elaborata da Jung sulla base dei nessi acausali) è l'unica che ben prima della "verifica sperimentale" del fenomeno denominato entanglement ne abbia postulato l'esistenza.
I nessi acausali sono già stati concettualmente teorizzati ed "utilizzati", con risultati "utili" ai fini della speculazione teorica.

Sono difficili da maneggiare per l' impalcatura concettuale dicotomica sulla quale si reggono le basi dell'"argomentazione tradizionale", della quale, non a caso, sperimentiamo da qualche decennio i limiti intrinseci.

L'immanenza è un concetto che non è stato "riflettuto" abbastanza. Manca una filosofia (o forse esiste e non la conosco io per ignoranza? -molto probabile che sia così) dell'immanenza perchè nell'immanenza si è sempre cercato il riflesso e la prova del trascendente; si è sempre cercato l'essere nel molteplice, creando una filosofia centrata sull'"essere"  invece che sul molteplice.

Per la "comprensione" del reale, del presente, risulta molto più "utile" Jung di migliaia di pagine di filosofia continentale.
#131
Provo a riportare la discussione alla sua origine.
Cosa diceva Iano ad inizio post che tanta letteratura ha prodotto ?

diceva questo :

 È possibile un mondo esclusivamente deterministico se questo non ha avuto un inizio.
Nella catena di cause ed effetti che potenzialmente lo racconta infatti la causa prima non sarebbe l'effetto di nessuna causa e avrebbe quindi carattere casuale.
Se invece il mondo ha un inizio allora bisogna accettare che determinismo e casualità non si escludono a vicenda , e , se ciò è vero , non possiamo escludere che essi continuino a convivere nel mondo anche oltre le necessità di un inizio.
Non ci resta quindi che scegliere fra il paradosso di un mondo che non è mai iniziato e di un mondo dove determinismo e la sua negazione convivono.
La scelta , a quanto pare libera , dunque,  è fra determinismo e casualità e determinismo o casualità, visto che non potremo mai sapere se il mondo ha avuto un inizio.
Se ammettiamo che il mondo abbia avuto un inizio assoluto col big bang , seppure ne fosse derivato un mondo perfettamente deterministico , tale mondo sarebbe nato per puro caso.

a- È possibile un mondo esclusivamente deterministico se questo non ha avuto un inizio.

Si dichiara una possibilità in base ad una ipotesi. Già la partenza prelude all'uso del congiuntivo in ogni successiva dichiarazione; qualcosa di simile ad un vaso di Pandora di ipotesi e controipotesi.
Girando la frase diventa : Non è possibile un mondo esclusivamente deterministico se questo ha avuto inizio.
A dire il vero non capisco ne la frase originaria ne il suo contrario. FIgurarsi la discussione che segue.

b- Nella catena di cause ed effetti che potenzialmente lo racconta infatti la causa prima non sarebbe l'effetto di nessuna causa e avrebbe quindi carattere casuale.

Una eventuale (e forse necessaria, ma a noi indifferente ed inutile) "causa prima" casuale non precluderebbe uno svolgimento deterministico.
Il cargo cult quantistico prevede appunto una "fluttuazione" casuale di qualcosa in grado di "fluttuare casualmente" come "inizio", da cui il "big bang" (versione scientista del "fiat lux") che dà inizio ad un cosmo determinato da leggi fisiche.

c- Se invece il mondo ha un inizio allora bisogna accettare che determinismo e casualità non si escludono a vicenda , e , se ciò è vero , non possiamo escludere che essi continuino a convivere nel mondo anche oltre le necessità di un inizio.

Ti sei dato la risposta, da solo, ed è la risposta giusta, sia che tu intenda mondo come cosmo sia che tu intenda mondo come globo terrestre, qualunque sia il tipo di universo che stiamo abitando e qualunque sia stato il suo inizio.

d- Non ci resta quindi che scegliere fra il paradosso di un mondo che non è mai iniziato e di un mondo dove determinismo e la sua negazione convivono.

Non vedo paradossi, e non vedo scelte da fare anche perchè è evidente che determinismo e sua negazione convivono.
Stiamo scrivendo, stiamo utilizzando il linguaggio, non stiamo creando universi -anche se sarebbe possibile farlo- stiamo usando un martello per fare chirurgia cerebrale, ne abbiamo a secchiate di aporie, basta solo conviverci e trattarle per quel che sono.
I concetti han valore solo in funzione della loro fruibilità all'interno di uno schema di pensiero.
Concetti che han "valore" all'interno di diversi schemi di pensiero avran "maggior" peso esplicativo; o funzionano o non funzionano.

e- La scelta , a quanto pare libera , dunque,  è fra determinismo e casualità e determinismo o casualità, visto che non potremo mai sapere se il mondo ha avuto un inizio.
Se ammettiamo che il mondo abbia avuto un inizio assoluto col big bang , seppure ne fosse derivato un mondo perfettamente deterministico , tale mondo sarebbe nato per puro caso.

La scelta, all'interno delle potenzialità che il linguaggio ci mette a disposizione, è certamente libera, ed il fatto di non sapere se il cosmo (perchè la terra sappiamo che ha avuto un "inizio" fisicamente parlando) ha avuto un inizio o no, è appunto questione del tutto ininfluente.
Stiamo parlando (la mia reale significazione sarebbe sproloquiando, -ed io apprezzo sproloquiare sia ben chiaro, è la mia attività prediletta ed a cui sono naturalmente portato- ma non tutti sono in grado di accettare questa terminologia; per esigenza di sincerità, in ogni caso, mi sento in dovere di precisare la mia significazione di "parlando" in questo contesto) di un entità, il cosmo, che ha svariati miliardi di anni, mentre la nostra civiltà conta un quindicimila anni; se questo non riesce a dare il senso del "ridicolo" al nostro discutere non so cosa altro possa.
Creato o non creato nulla cambia, questo abbiamo per le mani, e questo dobbiamo interpretare.
#132
a Phil

citazione:
 non c'è dunque né trascendenza né utile comune che siano fuori dal dinamismo materiale della catena causale.

Affermazione di stampo e carattere squisitamente marxista;
Si, è pura verità, e si possono portare ad esempio decine e decine di esempi in cui atti e comportamenti che in un dato contesto culturale sarebbero considerati orrendi vengono normalmente vissuti ed esperiti.
L'etica ed il comportamento etico (anche se è plausibile poter evidenziare nel corso dei secoli un suo "affinamento")   sono temi che riguardano anche l'antropologia e non solo la filosofia.
Etica e comportamento etico sono un "prodotto" prima evolutivo e poi storico.
E' il ben noto balletto.   ;)
#133
a Ipazia

citazione :
Se nessun soggetto conoscente è in grado di conoscere la intera catena causale, la casualità ce la troveremo sempre tra i piedi - reale e quindi pure metafisica ed epistemologica.

"Intera catena causale" di cosa. Che significato ha questa "intera catena causale".
Da quando in qua se non nella ruminazione teologica si deve dar conto di questa invenzione che corrisponde alla "intera catena causale". Alla fine della "intera catena causale" indovina un pò chi ti ci ritrovi ?

Le leggi fisiche trattano la materia inerte, e sono perfettamente deterministiche oltre la scala atomica.
Le leggi del vivente (o della materia che prende coscienza di se stessa) non sono riconducibili alle leggi della fisica e nemmeno agli schemi del pensiero logico.
Applicare leggi fisiche e\o strutture del pensiero logico (dicotomico) al vivente  è lo stesso errore.

I soggetti coscienti ci sono eccome, solo che della "intera catena causale" se ne fanno un baffo esattamente come se ne fanno un baffo di quello a cui facevi riferimento tu.
#134
CARLO
Ed è naturale che il materialista sia il tipico ignorante in tema di fenomenologia religiosa: perché dovrebbe <<sprecare il suo tempo>> a studiare fenomeni che giudica a priori (per dogma) fondati sulla superstizione? Perché perdere tempo a guardare dentro un telescopio se già so che quello che vedrò non è che un'immagine illusoria?

Nel 1924 a Roma viene inaugurato da Raffaele Pettazzoni il primo corso di Storia delle religioni; nel 1925 assieme ad Angelo Brelich "fonderà" una metodologia - nuova non solo per l'Italia - di tipo storico e comparativistico; indirizzo di studi che conforma quella che poi verrà chiamata la "Scuola Romana di Storia delle religioni".
L'indirizzo era aconfessionale, nonostante la rivista (i cui numeri dal 1925 al 1975 sono consultabili liberamente a questo indirizzo  http://cisadu2.let.uniroma1.it/smsr/  ) appartenesse ad un editore cattolico.

Di tempo ne abbiamo speso molto davvero, e con ottimi risultati  ;)
#135
citazione :
 Il difetto delle argomentazioni dure orientate metafisicamente è che prescindono del tutto dalla realtà dei fatti e solo per questo qualsiasi loro ipotesi appare vera.

Prescindere dalla realtà dei fatti sarebbe anche una sana occupazione, arte e poesia campano su quello.

Pretendere invece che i meccanismi del mondo reale si conformino ai meccanismi di funzionamento del pensiero logico è altra cosa, ed è proprio quello che i "dogmatici" -quelli che chiami metafisici duri e puri- si ostinano a voler far credere.

La casualità relativa al fatto che un micrometeorite incroci la sonda diretta a Plutone (ex pianeta per una ex metafisica..) nasce nel momento in cui la sonda viene lanciata, e come dicevi tu è "semplicemente" governata da oscillazioni (e se proprio vogliamo da illazioni) statistiche.
Il micrometeorite sarebbe passato in quel punto ed in quello stesso momento indipendentemente dal fatto che la sonda fosse stata lanciata o no.
L'incontro tra meteorite e sonda non attiene al fatto che il mondo sia governato casualmente o deterministicamente, ma attiene al fatto che una sonda sia stata lanciata.

Casualità e determinismo sono concetti, non sono leggi di natura. Sono impalcature del pensiero e non "modi " del vivente.
Questo non si riesce a capire.