Kephas: chissà... a cosa potrebbe servire un corpo? Nel messaggio di apertura, nella parte finale, avevo scritto:
"A meno che non si stabilisca in qualche modo che ci voglia un corpo simile al nostro anche per tendere all'assolutezza di Dio."
Sì può infatti davvero trovare il "puro spirito", oppure si può solo tendere ad esso? Se lo spirito viene visto come una forma più sottile del corpo che abbiamo ora, allora esso sarebbe solo un corpo meno denso, meno opaco. Sarebbe più libero e meno limitato da alcuni vincoli particolarmente grossolani, ma sarebbe ancora un qualcosa di definibile. In fondo, potrebbe essere identificabile con il corpo risorto, né troppo materiale né completamente privo di qualificazioni, oppure può essere identificato con uno dei vari corpi sottili delle scienze occulte o delle tradizioni orientali.
Uno spirito veramente puro, invece, è un assoluto, è talmente privo di contaminazioni da essere incondizionato. Non lo si potrebbe toccare, raggiungere, non potremmo rapportarci ad esso, o perderebbe la sua purezza.
Si potrebbe voler aggirare il problema dicendo che possiamo raggiungerlo solo purificandoci noi stessi, ma se fosse possibile vorrebbe dire che a quel punto non ci sarebbe più bisogno di raggiungerlo, perché lo saremmo noi stessi, puri; anzi, scopriremmo che lo siamo sempre stati: l'acqua è impura solo nel senso che è mescolata con altro, non nel senso che non è acqua quando non è pura.
Il problema è che qualcosa di completamente purificato può solo fare una cosa: sporcarsi di nuovo.
Un corpo (magari più "sottile" di quello attuale, da intendere anche solo come minore attaccamento al corpo rispetto all'attaccamento attuale) potrebbe essere quindi sempre necessario per mantenere un certo grado di tensione verso l'Assoluto, verso il puro spirito, senza mai purificarsi del tutto: altrimenti saresti talmente perfetto da perdere anche quei pochi riferimenti (quel poco di "contaminazione", quel poco di attaccamento) che ti ricorda di non sporcarti troppo, e non avendo in questo modo niente che possa impedirti di riprendere un corpo (come direbbero i teorici della reincarnazione), di tornare alle condizioni precedenti che hanno permesso la Caduta nel peccato (come direbbe certa teologia), di tornare ad attaccarti eccessivamente al corpo non avendo trovato niente oltre di esso (come direbbero i materialisti che vedono il corpo-mente come un tutt'uno) o comunque non trovando altro che corpi, anche se più sottili (come direbbero alcuni ricercatori esoterici).
Andando fino oltre la cima, puoi solo cadere. Staccandoti troppo da terra e vagando nello spazio dimenticandoti di cosa è la materia, vieni prima o poi attirato da qualche altro corpo celeste. Cercando troppo lo spirito, la corporalità ti reclama.
Un po' di corpo per fare equilibrio ci vuole.
Dante: pensa che molti direbbero che sono stato fin troppo spirituale! 😉 (Ma sarebbe meglio dire troppo religioso.) Visto che ho parlato (anche se usandoli come simboli) di angeli, diavolo, Dio, amore, ecc.
Comunque, mi permetto una precisazione che considero importante: sono stato molto intellettuale (sarebbe meglio dire cerebrale, lasciando il termine "intellettuale" agli studiosi di professione) invece che sentimentale, e non intellettuale invece che spirituale.
Non credo infatti che la spiritualità sia l'opposto dell'intellettualità, semmai sono i sentimenti ad essere l'opposto dell'intellettualità (o, per meglio dire, sono complementari, più che opposti).
La spiritualità, quando non viene identificata con la religione o la teologia (al massimo può essere identificata con certa filosofia "pratica", non solo teoretica), non ha contrari, ma usa qualunque strumento, intellettuale, sentimentale, fisico, ecc.
Comunque tu avevi ben chiarito la posizione della teologia della Resurrezione, sono io che ho tentato di portare un passo oltre la formulazione religiosa e oltre l'attesa salvifica della fede.
"A meno che non si stabilisca in qualche modo che ci voglia un corpo simile al nostro anche per tendere all'assolutezza di Dio."
Sì può infatti davvero trovare il "puro spirito", oppure si può solo tendere ad esso? Se lo spirito viene visto come una forma più sottile del corpo che abbiamo ora, allora esso sarebbe solo un corpo meno denso, meno opaco. Sarebbe più libero e meno limitato da alcuni vincoli particolarmente grossolani, ma sarebbe ancora un qualcosa di definibile. In fondo, potrebbe essere identificabile con il corpo risorto, né troppo materiale né completamente privo di qualificazioni, oppure può essere identificato con uno dei vari corpi sottili delle scienze occulte o delle tradizioni orientali.
Uno spirito veramente puro, invece, è un assoluto, è talmente privo di contaminazioni da essere incondizionato. Non lo si potrebbe toccare, raggiungere, non potremmo rapportarci ad esso, o perderebbe la sua purezza.
Si potrebbe voler aggirare il problema dicendo che possiamo raggiungerlo solo purificandoci noi stessi, ma se fosse possibile vorrebbe dire che a quel punto non ci sarebbe più bisogno di raggiungerlo, perché lo saremmo noi stessi, puri; anzi, scopriremmo che lo siamo sempre stati: l'acqua è impura solo nel senso che è mescolata con altro, non nel senso che non è acqua quando non è pura.
Il problema è che qualcosa di completamente purificato può solo fare una cosa: sporcarsi di nuovo.
Un corpo (magari più "sottile" di quello attuale, da intendere anche solo come minore attaccamento al corpo rispetto all'attaccamento attuale) potrebbe essere quindi sempre necessario per mantenere un certo grado di tensione verso l'Assoluto, verso il puro spirito, senza mai purificarsi del tutto: altrimenti saresti talmente perfetto da perdere anche quei pochi riferimenti (quel poco di "contaminazione", quel poco di attaccamento) che ti ricorda di non sporcarti troppo, e non avendo in questo modo niente che possa impedirti di riprendere un corpo (come direbbero i teorici della reincarnazione), di tornare alle condizioni precedenti che hanno permesso la Caduta nel peccato (come direbbe certa teologia), di tornare ad attaccarti eccessivamente al corpo non avendo trovato niente oltre di esso (come direbbero i materialisti che vedono il corpo-mente come un tutt'uno) o comunque non trovando altro che corpi, anche se più sottili (come direbbero alcuni ricercatori esoterici).
Andando fino oltre la cima, puoi solo cadere. Staccandoti troppo da terra e vagando nello spazio dimenticandoti di cosa è la materia, vieni prima o poi attirato da qualche altro corpo celeste. Cercando troppo lo spirito, la corporalità ti reclama.
Un po' di corpo per fare equilibrio ci vuole.
Dante: pensa che molti direbbero che sono stato fin troppo spirituale! 😉 (Ma sarebbe meglio dire troppo religioso.) Visto che ho parlato (anche se usandoli come simboli) di angeli, diavolo, Dio, amore, ecc.
Comunque, mi permetto una precisazione che considero importante: sono stato molto intellettuale (sarebbe meglio dire cerebrale, lasciando il termine "intellettuale" agli studiosi di professione) invece che sentimentale, e non intellettuale invece che spirituale.
Non credo infatti che la spiritualità sia l'opposto dell'intellettualità, semmai sono i sentimenti ad essere l'opposto dell'intellettualità (o, per meglio dire, sono complementari, più che opposti).
La spiritualità, quando non viene identificata con la religione o la teologia (al massimo può essere identificata con certa filosofia "pratica", non solo teoretica), non ha contrari, ma usa qualunque strumento, intellettuale, sentimentale, fisico, ecc.
Comunque tu avevi ben chiarito la posizione della teologia della Resurrezione, sono io che ho tentato di portare un passo oltre la formulazione religiosa e oltre l'attesa salvifica della fede.
