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Messaggi - Mariano

#121
Tematiche Culturali e Sociali / Terrorismo
06 Luglio 2016, 11:52:58 AM
Argomento assai difficile da affrontare che merita molta attenzione nell'esprimere le proprie opinioni ed estrema chiarezza .
Premetto quindi che condanno qualunque forma di terrorismo anche se cerco di comprenderne la genesi facendo riferimento all'attuale periodo di barbarie che il mondo sta vivendo.
A mio avviso la religione non c'entra, e' uno degli strumenti utilizzati, come lo stesso terrore che si vuole generare in quella parte di società che si vuole combattere.
La religione e' una costruzione dell'uomo così come tutti gli altri strumenti costruiti dall'uomo , e mi piace pensare che tutto quanto realizzato dall'uomo sia stato fatto con lo scopo di facilitarne l'esistenza , anche se poi venga spesso utilizzato malamente .
La religione e' certamente l'arma più forte che l'uomo possa utilizzare in quanto gli conferisce una forza di natura ben diversa dalla forza fisica.
E allora, cos'è che i terroristi vogliono combattere?
A mio avviso quello che considerano ingiusto nel mondo in cui viviamo; quindi per combattere il terrorismo alla fonte e' necessario verificare se esistono queste ingiustizie e, una volta riconosciute, agire per ridurle anche se questo ci costa.
#122
Citazione di: paul11 il 29 Giugno 2016, 10:26:35 AM
Non lo so Mariano, se sia meglio o peggio, dipende dalle persone.
Anche io non so, ma come tu dici oggi esiste una confusione dei ruoli che disorienta; è nata come emancipazione , ma poi ci ha travolto.
Confido che saranno capaci di trovare un altro equilibrio, che non riesco ad intravedere, ma sicuramente esiste.
#123
In un articolo sul "Fatto Quotidiano" odierno la Giornalista Daniela Ranieri giudica che l'abitudine generalizzata di dare del tu sia una piaga sociale.
Invito a leggere l'articolo a mio avviso scritto in maniera molto piacevole,ma pongo la domanda del titolo di questo topic (anche questa parola credo sia un neologismo ) per stimolare altre considerazioni.
Da una parte è una moda dilagante come l'imbarbarimento della nostra bellissima lingua con l'uso di parole straniere delle quali spesso non tutti ne comprendono il significato e può nascondere un negativo paternalismo .
Da un'altra parte permette un dialogo più diretto ed una maggiore coesione sociale.
Quanto ritengo personalmente e che riduce la comunicazione fatta con i sentimenti : il Voi di un contadino di un tempo verso una persona "colta" o il Voi dei figli verso i propri genitori (ed altri possibili esempi ancora in uso in alcune realtà ),rappresentano un senso di rispetto che difficilmente può essere trasmesso con le parole.
#124
Citazione di: acquario69 il 25 Giugno 2016, 05:40:05 AM
che coincidenza...credimi,proprio ieri,non so come ma mi era venuta in mente questa stessa frase,forse l'avevo letta o sentita poco prima,ma sicuramente collegata anche al fatto di essere stato dal dottore in settimana per uno strano e improvviso dolore al ginocchio...questo dottore,un tipo molto simpatico e con spiccato senso dell'humor...così durante la visita,oltre al ginocchio si era finiti per fare delle brevi battute sulla condizione umana..dei vari acciacchi,ma diciamo pure tranquillamente delle sofferenze fisiche che cominciano a venire da una certa eta,e tutto il resto...e che insomma a quel punto diventa solo una fregatura...(sia chiaro,per come la vedo io)

finita la visita,mi e' venuto spontaneo rifletterci sopra e ho semplicemente pensato che se dovessi morire oggi,credo sia davvero tutto di guadagnato..in fondo la mia eta corrisponde a quella fase dove si e' fino a poco prima "saliti" ed ora inizia la "discesa"


allora credo che gli dei in quei casi ti sono particolarmente cari,perché ti risparmiano un sacco di inutile sofferenza
Si, strana coincidenza, ma mi sembra di leggere una contraddizione in quello che dici: gli dei (ammesso  che esistano ) vogliono proteggerti dalle sofferenze; ma allora, dato che la sofferenza e la prima sensazione della vita, dovrebbero non farti nascere.
#125
Non so come mi è capitato di ricordare questa frase storica e di cercare di comprenderne il significato:
- è una frase consolatoria per chi perde una persona cara;
- è un'esortazione al martirio;
- oppure ha un significato più profondo connesso col senso della vita?
Io non so con quale intenzione l'abbia scritta l'autore, ma sono propenso a leggerla nella terza accezione.
Spero che l'argomento possa interessare altri.
#126
Scienza e Tecnologia / Re:Introduzione alla sezione
12 Giugno 2016, 22:34:42 PM
Il progresso tecnico e scientifico e' inarrestabile, ma una sana scienza non può autoreferenziarsi.
Io ritengo necessario combattere l'ignoranza e, con il supporto della scienza, approfondire il significato del nostro essere che sempre più ( da un punto di vista pratico) viene modificato dalle applicazioni tecnologiche, tutte positive se utilizzate con intelligenza.
Realtà e fantasia devono coesistere, ma non confondersi.
#127
Tematiche Spirituali / Re:il perdono: quanto costa?
07 Giugno 2016, 18:01:18 PM
Citazione di: giona2068 il 07 Giugno 2016, 16:42:03 PM
Citazione di: Daniele_Guidi il 07 Giugno 2016, 09:57:42 AM
Il Perdono non costa nulla quando lo si sente con umiltà e amore altruistico verso noi stessi e verso gli altri. Purtroppo quando vi è un eccesso di EGO dura sarà la possibilità di scorgere un velo di perdono.
Spesso  accade che le paure,risentimenti,rabbia interiore o comunque sentimenti di bassa frequenza possono anzi influiscono sul concedere il perdono, che sia verso noi stessi o verso gli altri.
La storia si ripete, ogni volta che si parla di perdono subito entra l'idea che dobbiamo perdonare qualcuno e ognuno secondo le proprie capacità decide se farlo o no, ma nessuno dico nessuno, è disposto a esaminare il proprio comportamento per scoprire se ha qualcosa da farsi perdonare oppure no. Se nessuno ritiene di dover chiedere perdono, alla fine chi perdoneremo?
scusa giona, ma come fai ad essere convinto di conoscere i sentimenti delle persone??
#128
Il dibattito che si è creato tra paul11, sgiombo e bailham è molto interessante e mi permette di meglio comprendere e forse esprimere quanto esposto nel topic iniziale.
Io parto dalla convinzione personale che  razionalità sia la capacità (fornita dalla natura all'essere umano) di valutare con la mente tutte le sensazioni che esso percepisce come tutti gli esseri animati e che l'irrazionalità faccia parte della razionalità: del resto anche la matematica (scienza razionale e considerata perfetta) è dovuta ricorrere ai numeri irrazionali.
Di conseguenza io dico che valutando razionalmente le sensazioni che pervengono dall'istinto, l'uomo possa e debba governarle.

Quando questo è un bene? dipende da un concetto di etica che non può essere soggettivo.
#129
Per maral:
"Il conflitto non è nella natura, ma nella natura dell'essere umano...."

non e mia intenzione essere cavilloso,ma non capisco: la natura dell'essere umano non è nella natura?

Per paul11
"Noi non abbiamo più paura del tuono o del fuoco, come gli animali, li abbiamo capiti o "domati", ma non li abbiamo vinti ,sono dentro le ansie e fobie. "

Forse sono io che non riesco ad esprimere la mia idea:noi non abbiamo vinto il tuono o il fuoco, ma con la conoscenza e la razionalità (naturale)abbiamo vinto la paura che è un sentimento istintivo (naturale).
Allo stesso modo possiamo vincere la paura della morte convincendoci razionalmente che è un evento della vita; forse non riusciamo a vincere la paura della sofferenza, ma gli stoici ci hanno provato.
#130
Citazione di: paul11 il 31 Maggio 2016, 14:25:39 PM
la razionalità è un linuguaggio umano che verosimilmente,, ma non certamente, corrisponde ad una realtà., non è natura.
Ovvero è un linguaggio simulativo umano per costruire modelli di rappresentazione del mondo e le sue relazioni.

Più che di istinto, direi intuito.
Quando la razionalità arriva a precostituire un modello troppo artificioso del mondo, ma soprattutto della propria esistenza umana nel mondo, come ora ,più d iieri e meno di domani  ;D  , allora l'intuito lo avverte.
Lo avverte come disagio fra artificio e natura.

la natura alla fine si rivolta contro l'artificio.

Sì, l'etica è probabilmente la miglior risposta alla problematica fra quanto può "spingere" l'uomo con l'artificio e quanto "lasciare" alla natura; ovvero il principio di limite.

Non vedo perché la razionalità non debba far parte della natura visto che la considero "connaturata" con l'essere umano: forse un giorno la scienza lo spiegherà.
Ma cerco di spiegarmi meglio con un esempio:
La paura è un sentimento istintivo ( naturale come l'intuito ) che ci avverte di un pericolo, poi, nel caso dell'uomo, la ragione deve intervenire per trovare il modo di contrastarlo ( la ragione deve governare l'istinto), oppure lo stesso istinto ci fa fu fuggire con risultati incerti!
#131
La Natura e' affascinante ed è l'origine di tutte le nostre conoscenze e dei relativi sviluppi, ma a volte va in conflitto con se' stessa.
Cerco di spiegarmi:
La scienza con le sue varie materie va sempre più a fondo nel comprendere la struttura dell'universo ampliando continuamente la sua sfera di azione; resta però spesso un dissidio tra istinto e razionalità, entrambi espressioni della Natura.
Quando è il caso di combatterla, manipolarla, assecondarla?
Ritengo che sia una domanda che può trovare risposta solo scoprendo un'Etica universale.
#132
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
27 Maggio 2016, 15:07:25 PM
Citazione di: maral il 27 Maggio 2016, 00:50:12 AM
Già, ci sono molti modi per dire la verità, anche se in linea di principio, la verità dovrebbe essere una sola, perché se ognuno ha la sua verità nessuno è nella verità. La cosa è però quanto meno assai problematica, .....
Tutto il resto è poesia!
Mi azzardo a dire: l'unica verità vera e' che la verità non esiste.
Oppure, come ci tramandano che disse Gesù,: io sono la via, la verità, la vita (Giovanni: 14.1)
#133
Tematiche Filosofiche / Re:Che cos'è la verità?
25 Maggio 2016, 23:27:43 PM
Scusate la mia intromissione da ignorante della storia della filosofia , ma di che verità si vuole parlare?
La parola e' estremamente ambigua e non può essere usata in termini assoluti.
Una cosa è la verità se un fatto è successo oppure no, altra cosa è cercare la verità sul perché un fatto è successo; una cosa è chiedersi se un oggetto che noi abbiamo definito ad esempio mela ( perché frutto di un albero che chiamiamo melo) sia una mela, facilmente dimostrabile, e diversamente affermare che la mela e' dolce: dipende dalla sensibilità di ciascuno.
In sintesi vorrei dire che non si può parlare di verità in senso lato, ma solo relativamente al quesito proposto ed al soggetto.
#134
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità per tutti
21 Maggio 2016, 11:48:28 AM
Citazione di: Angelo Cannata il 21 Maggio 2016, 02:04:55 AM
Paul11, mi dai occasione di specificare meglio la definizione provvisoria che già ho proposto, e che non avevo approfondito per non dilungarmi troppo. Si tratta, come ho detto, di una mia proposta provvisoria, non ho alcuna intenzione di stabilire una volta per tutte che la spiritualità sia ciò che dico io: è solo un punto di partenza per favorire il dialogo.
Ho condiviso il topic iniziale, ma ora ho l'impressione che il discorso vada  tramutandosi in un dialogo sul significato della parola " spiritualità " che potrebbe protrarsi all'infinito .
Ritengo che chiunque senta un qualcosa di simile a quanto le religioni inducono a credere non abbia la necessità di complesse argomentazioni e di ragionamenti sulla semantica delle parole.
Se Dio esiste (ed io ci credo) è unico ed il nostro rapporto con Lui può essere favorito da idee prese a prestito dalle più svariate religioni.
#135
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità per tutti
18 Maggio 2016, 18:02:04 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 18 Maggio 2016, 12:22:44 PMMi sembra che, su quanto riguarda tutto ciò che chiamiamo "spiritualità", esista una confusione tra ciò che da una parte è adesione, condivisione e ciò che dall'altra è apprezzamento, stima. Faccio un esempio per chiarire meglio il concetto: apprezzare e stimare che nell'Egitto dei faraoni si siano create tradizioni spirituali di grande valore non significa necessariamente acconsentire all'idea che il faraone fosse davvero un dio. Oppure: stimare l'importanza di Marx non significa necessariamente essere d'accordo con le sue teorie.
Il risultato di quando invece si fa confusione è che, solitamente, realtà aventi a che fare con la spiritualità, come per esempio la Bibbia, oppure lo yoga, vengono conosciute e studiate soltanto da quanti hanno deciso di aderire a certe dottrine o a certi modi di pensare. Con questa diffusa mentalità, tante altre persone, che non si sentono di aderire a certi tipi di insegnamenti, si autoprivano, automaticamente, di tutti i contenuti validi, preziosi, importanti, di cui è possibile usufruire in qualsiasi spiritualità, al di là della scelta di aderirvi o meno.
Un esempio che per certi versi va contro questo tipo di mentalità, ma per altri vi si adegua, è la scuola: la scuola ti obbliga a studiare, per esempio, Dante Alighieri, non importa che tu sia d'accordo con lui o no: Dante fu un grande e quindi è giusto che tutti lo studino, indipendentemente dall'aderire o meno alle sue idee.
Perché non fare qualcosa di simile con la spiritualità, o meglio, le spiritualità? Perché non partire, per esempio, dall'idea che il Buddhismo è comunque portatore di enormi valori spirituali e quindi è giusto e necessario conoscerlo, indipendentemente dall'aderire o meno alle sue dottrine?
Il nocciolo del problema mi sembra consistere nel fatto che oggi le singole spiritualità vengono coltivate e approfondite quasi soltanto dagli aderenti; è praticamente inesistente una mentalità di studio delle spiritualità da un punto di vista non confessionale, non di fede, ma semplicemente scientifico, umanistico, spassionato, volto ad apprezzare quanto è apprezzabile da tutti, indipendentemente dalle scelte di pensiero personale.
Perché allora non cominciare a coltivare questo tipo di prospettiva sulle spiritualità, una prospettiva volta ad evidenziare in ogni spiritualità tutto quanto vi è di apprezzabile, ma da un punto di vista che si sforzi di essere indipendente dal credere o meno nelle sue dottrine? Mi sembra che ciò contribuirebbe a diffondere presso tutti dei tesori che oggi invece rimangono riservati solo a quanti aderiscono intimamente alle singole spiritualità.
È ovvio che il punto di vista dell'aderente sarà comunque diverso dal quello dello spassionato: è normale che un marxista convinto possa evidenziare del marxismo degli aspetti a cui un non marxista non attribuirà grande importanza o che addirittura farà fatica a comprendere. In questo senso la prospettiva neutrale che sto proponendo non intende affatto proporsi come sostitutiva delle prospettive degli aderenti, ma soltanto come un lavoro volto a diffondere quanto può essere apprezzato anche da chi non è aderente; in altre parole, eliminare il preconcetto che, per esempio, la Bibbia possa essere compresa solo dai Cristiani o solo dagli Ebrei: senza dubbio Cristiani ed Ebrei praticano sulla Bibbia dei punti di vista che consentono loro di apprezzarne finezze e grandezze che difficilmente un non credente riuscirà ad apprezzare; ma ciò non significa che nella Bibbia non esista nulla che un non credente possa apprezzare ed è proprio questo che la mia ipotesi cercherebbe di coltivare in dettaglio.
Che ne pensate?
Condivido totalmente con quanto hai esposto e mi permetto di aggiungere una mia opinione.
Spiritualità e religione sono due concetti che non sempre coesistono: la religione dovrebbe aiutarci a trovare la spiritualità e tutte le religioni possono concorre in questa ricerca.