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Messaggi - cvc

#121
Ipazia, io parlo di emancipazione (sacrosanta per me), tu parli di rivoluzione. Un conto è emanciparsi e un conto è parlare di rivoluzione. C'è una bella differenza. Anche perché la rivoluzione è tale in quanto porta alla conversione del potere, chi fa la rivoluzione vuole prendere il potere di chi comandava prima. Una rivoluzione che porta alla parità credo che ancora non si sia vista. Quindi io continuerei a parlare di emancipazione. E la donna realmente emancipata è secondo me quella che sa riconoscere anche quando è l'uomo ad essere discriminato. Invece le rivoluzionarie femministe vogliono punire l'uomo in quanto uomo. Queste donne hanno una visione del mondo idealizzata in cui l'uomo è una specie di Re che ha tutti i privilegi e dispone delle donne come meglio gli aggrada. Quanti uomini vivono cosi? Io credo che le donne siano state spesso discriminate ingiustamente in passato ed è giusto che si emancipino. Poi si può discutere su dove si siano emancipate abbastanza e su dove debbano ancora essere riconosciuti dei diritti. Ma le femministe invasate della rivoluzione perpetua contro l'uomo porco e padrone del mondo hanno sinceramente un tantino stufato. Soprattutto quando sono incapaci di riconoscere che pure un uomo può essere danneggiato da una donna.

P.S.
Le ultime righe non erano rivolte a te, ma alle frmministe rivoluzionarie invasate quali non credo che tu sia.
#122
Citazione di: Ipazia il 24 Ottobre 2018, 15:15:24 PM
Citazione di: InVerno il 24 Ottobre 2018, 11:00:52 AM...mi fa comunque piacere vedere che nella platea le prime a essere sbigottite erano spesso le donne ...
Evidentemente MenGoTheirOwnWay non ha mai conosciuto queste donne, o più probabilmente amano piangersi addosso, evocando solo quelle dell'altro tipo. Ogni rivoluzione ha il suo estremismo, infantilismo in progress (decisamente meno triste di questo infantilismo in regress), ma ogni rivoluzione nasce da conflitti reali. La cui soluzione, nei rapporti di genere, è ben lungi dal traguardo. Appena abbassi la guardia ti capitano i Fontana e i Pillon e devi disotterrare per l'ennesima volta l'ascia di guerra.
Quelli di mgtow hanno conosciuto per lo più donne che li hanno rovinati in sede di separazioni in cui la disparità di trattamento economico è basata non sulla giustizia ma sulla volontà di punire l'uomo in quanto uomo. La debolezza economica della donna nei confronti dell'uomo viene enfatizzata ed esagerata in sede di processo tanto da arrivare ad una discriminazione alla rovescia. Non si può compensare la maggiore prestanza fisica o capacità di guadagno dell'uomo mettendolo nelle condizioni di dover lavorare tutta la vita per una famiglia che non ha più e che magari non ha perso solo per colpa sua. È il tipico caso dei discriminati che discriminano, come le persone di colore che ti danno del razzista ancora prima che tu abbia aperto bocca.
Parafrasandoti direi che ogni rivoluzione produce le sue ingiustizie che alcune menti acute come quelle di Pasolini individuano. I sessantottini rivoluzionari figli di benestanti che se la prendevano coi poliziotti, veri proletari. Infatti le grandi rivoluzioni hanno avuto i loro "equilibratori": Napolene, Stalin.... figli della rivoluzione che hanno usato la rivoluzione stessa per imporre se stessi. Eppure sono stati sostenuti, giusto per dire che niente fa più paura della rivoluzione perenne. Ma oggi il concetto di rivoluzione è banalizzato al pari di altri nel nome di quella liquidità cui alludeva Baumann.
#123
L'emancipazione della donna, oltre a mettere in luce la disparità dei diritti, ha anche evidenziato alcune debolezze nell'uomo, alcuni tratti della personalità in cui il sesso debole tanto debole non è. Ad esempio si dice che le, donne sono spesso più mature, reagiscono meglio agli imprevisti, sanno gestire più cose contemporaneamente, hanno maggiori abilità sociali, ad esempio. Quindi anche l'antica definizione di sesso debole andrebbe relativizzata. Certo finché all'uomo veniva riconosciuta una certa supremazia non ci si preoccupava di certe cose. Quando Maria Teresa d'Austria non riusciva, nonostante la volontà del padre, a diventare imperatrice per via della legge salica che impediva alle donne di salire sul trono, trovò infine la soluzione sposando un nobile che si facesse nominare imperatore, per poi regnare lei di fatto. Eppure la donna era comunque considerata sesso debole, nonostante la storia ci narri delle varie Olimpiade, Cleopatra e Agrippina. Questo per dire che mgtow mi sembra un maschilismo di ritorno (per dirla come Inverno) imperniato sulla presa di coscienza della propria debolezza. L'uomo non percepisce più la donna come il sesso debole, ma come un'antagonista a tutti gli effetti. Come quella che gli può portare via la leadership, magari il posto di lavoro, la casa, i soldi, il carisma di fronte ai figli. Insomma, sto sesso debole proprio così debole non è. Anche al netto della solidarietà femminile che si trasforma subito in antagonismo fra donne appena l'uomo gira l'angolo.
Forse i gender non hanno inventato niente, sono solo il prodotto o la conseguenza inevitabile di questa rivalità. Potremmo arrivare a chiederci se l'abbattimento dei generi non sia preferibile alla lotta fra generi.
#124
Oxdeadbeef, penso anch'io che la società si sia femminilizzata (non so se si può dire), ma non solo in virtù dell'effetto del movimento femminista e del senso di colpa maschile. Il progresso ha una personalità femminile nel senso che muta di continuo, cambiano continuamente i parametri di riferimento, ha una incostanza che si addice più al carattere della donna (più mutevole ma anche flessibile e pronto ad adattarsi) che a quello dell'uomo che, un po' come i bambini e gli anziani, ha più bisogno di punti fermi, di una certa costanza. Poi le caratteristiche maschili di maggiore forza fisica e capacità di cooperazione sono meno necessarie in un mondo dove il cibo si trova negli scaffali di un supermercato e non in mezzo ai boschi, e dove l'individuo si fa sempre più autonomo. Inoltre la società dei consumi che.vive sull'acquisto compulsivo, trova maggior terreno fertile nel pubblico femminile, e ad esso si rivolge. E noi viviamo nella pubblicità, è ovunque. Eppoi il corpo della donna ha sostituito il crocifisso nel mondo d'oggi. È onnipresente, talvolta pure onniscente. Infine, più nel concreto, ci sono le sentenze di tribunale che a volte sono discriminanti nei confronti dell'uomo. Mi riferisco ai casi di separazione e divorzio. Nei casi di abusi è sacrosanto che si protegga la donna.
Insomma, ce n'è abbastanza perché qualcuno senta di doversi difendere da tutto ciò. E se qualsiasi discorso in questa direzione viene tacciato di maschilismo, allora l'estrema ratio di mgtow diventa comprensibile. Anche se non la reputo la soluzione. Occorre uscire dal labirinto individualistico che ci sta facendo dimenticare da dove proveniamo. E ci fa dimenticare anche il valore di ciò che si è conquistato, come l'uguaglianza dei diritti che, alla fine, da come somma zero. Se esagero col pretendere diritti, poi ci sarà qualcun altro che se ne ritroverà di meno.
#125
Dire il più grande non penso sia possibile. I più grandi sono stati quelli che hanno fatto discutere di più, che hanno sollevato grandi temi e grandi critiche e dispute. Poi ci sono le preferenze personali, per cui il filosofo migliore a volte rischia di essere quello che dice ciò che vogliamo sentirci dire......
#126
Questo concetto è conosciuto come intellettualismo socratico, il non poter fare il male conoscendo il bene. E per Socrate il bene è la virtù che, in quest'ottica, una volta appresa non si può disimparare. Socrate in pratica non ammette l'incostanza nel bene, la coniscenza della virtù è un'illuminazione, una conversione da cui non si torna più indietro. 
Io non credo che la conoscenza del bene e del male possa essere un mero fatto intellettuale, vome sottolinea Sgiombo, e credo che nemmeno Socrate lo pensasse e che sia quindi erronea la definizione di intellettualismo socratico. Si dovrebbe invece indagare sul significato greco di consapevolezza che non era quello dell'attuale banalizzata accezione di stato di coscienza per lo più relativo, ma era un vero e proprio stato di grazia che illuminava e dava un senso nuovo all'esistenza. Quindi parafrasando direi che il male morale deriva dall'inconsapevolezza del bene.
#127
A partire dagli anni '60, da quando cioè si sono diffusi i movimenti femministi e la relativa rivoluzione, si è manifestato in noi lo scenario di un mondo pre-femminista fondato sulla vita patriarcale in cui il ruolo della donna era drasticamente subordinato alla figura maschile di riferimento. Fatto salvo le eccezioni, come i casi in cui alcune donne forti hanno esercitato più o meno direttamente il potere, la supremazia maschile è sempre risultata soverchiante ed indiscutibile. Ma ciò vale anche nel mondo d'oggi, la donna è ancora una figura subordinata all'uomo? Io direi che le cose sono cambiate e di molto. Lascerei perdere i casi di femminicidio o stalking non perché non siano esecrabili e assolutamente da punire, ma in quanto io parlo del ruolo della donna nella società civile, dove i casi di violenza nei confronti delle donne sono da considerarsi eccezioni criminose. Se una volta era considerato del tutto ovvio che la donna dovesse tacere riguardo certe questioni e che fosse addirittura lecito punirla in determinati modi in alcuni casi, mi sembra del tutto lampante che questi costumi siano chiaramente ed assolutamente aborriti nell'epoca in cui viviamo, e grazie a Dio. Si è riconosciuta via via una sempre maggiore dignità e importanza anche in termini di diritti, anche se non si può parlare ancora di parità. In vari casi l'uomo appare ancora privilegiato, ad esempio percependo un maggiore salario a parità di condizioni rispetto alla donna. Inoltre non viene praticamente riconosciuto alla donna il fatto di avere solitamente un maggior numero di mansioni da svolgere nella normale vita quotidiana.
Ciononostante ha preso vita una community virtuale di nome mgtow che si rivolge esclusivamente agli uomini, il cui scopo è quello di metterli in guardia dai rischi relativi alle donne. In particolare alle disparità giuridiche susseguenti a separazioni e divorzi ed al peso marginale che assume la figura dell'uomo nella famiglia moderna. Certo mgtow è una web comunity che non ha certo l'impatto e la rilevanza paragonabile a quella che ebbe il movimento femminista. Però se dovesse diffondersi esponenzialmente, credo che in fututo rimarrà ben poco di quella che una volta era conosciuta come famiglia.
La cosa da notare è che mentre le femministe attaccavano il mondo dei maschi in modo diretto, gli mgtow sembrano essere freddi e distaccati, come recita il loro nome: Men Go Their Own Way: gli uomini vanno per conto loro. Nessuna lotta o manifestazione di piazza, soltanto la ricerca di una lucida consapevolezza che porti all'indifferenza verso la donna. Rapporti occasionali tuttalpiù, oppure l'astinenza.
#128
Attualità / Re:Coraggio o temerarietà?
13 Ottobre 2018, 11:06:24 AM
Il problema è che chi garantisce i nostri cappuccini e brioches poi però non si accontenta di cappuccino e brioches. Il passaggio dall'economia reale all'economia regolata dalla finanza ha prodotto l'effetto di farci vivere nel futuro. Il che non ha un'accezione simpatica come nei film fantascentifici. Significa che sul mio week end pende la spada di Damocle dell'apertura dei mercati di lunedi prossimo coi sui fantasmi: spread, downgrade, rischio default, crisi di governo, taglio delle spese, aumento delle tasse, disoccupazione. E ciò non è più un fatto eccezionale, ma una consuetudine. Proprio come il cappucino con la brioches
#129
Citazione di: sgiombo il 13 Ottobre 2018, 09:35:25 AM
Sapere che siamo "poveri attori che si agitano e si sbracciano per un ora sul palcoscenico, e poi non se ne parla più" (Shakespeare, Macbeth: un malvagio paradigmatico!), e che recitiamo una parte scritta da altri non é un buon motivo per non vivere bene, con impegno la nostra parte nella commedia della vita.
Come diceva Epitteto non sta a noi decidere di quale commedia facciamo parte e nemmeno possiamo scegliere la parte che ci viene data. Però sta a noi interpretare bene la nostra parte.
Riguardo al tramonto della morale tu dici che non c'è da meravigliarsi che non c'è più etica visto che ciò è già stato segnalato in principio dai primi filosofi. Proprio i primi no, io direi da Eraclito in avanti. Però secondo me la morale non è morta completamente, è solo una questione di rendersi coscienti di come i costumi dell'uomo rischiano di portarlo ad uno stato ossimorico di civiltà-incivile che può portarlo all'autodistruzione fisica e morale
#130
Citazione di: Ipazia il 09 Ottobre 2018, 15:53:24 PM
Citazione di: cvc il 09 Ottobre 2018, 08:12:10 AMTra dover sottostare alle regole ed essere giudicati c'è un non sequitur grande come una casa.  
Si è giudicati in base ad una morale condivisa che diventa una sorta di regola non scritta. Ma anche quando la regola diventa legge scritta è comunque sempre accompagnata dalla morale. Uno non ruba non solo per evitare di subire delle pene, ma anche perché il proprio senso morale glielo impedisce. E il senso morale implica il fatto di essere sottoposti ad un giudizio.
#131
Ciao Sariputra.

Bisognerebbe allora ribaltare la prospettiva. Perché se è vero che non può esistere una giustizia oggettiva, è però altrettanto vero vhe ognuno di noi dentro di sé avverte il bisogno di giustizia. Allora se tutti avvertiamo questo bisogno, deve pur poter esserci un qualcosa che corrisponda a tale necessità. Altrimenti saremmo condannati alla frustrazione eterna. Perché non serve dire 'non mi lamento più perché tanto non avrò giustizia'. Non serve in quanto l'insoddisfazione cova sotto la cenere e finisce prima o poi per emergere con tanta più violenza quanta è la forza usata per reprimerla. Allora è la rabbia che come il cane inquieto nel recinto va avanti e indietro ininterrottamente, da un angolo all'altro alla ricerca di un buco, di una porta lasciata aperta, di un abbassamento della recinzione che gli permetta di saltare fuori e sfogare il proprio livore. E in questo sfogarsi sente di riappropriarsi in qualche modo di ciò che è suo, di una giustizia travisata in quanto identificata con la libertà degli istinti. E la libertà degli istinti come felicità dell'uomo è già da tempo entrata in letteratura con Freud, e ne siamo tutti intrisi. Lo stesso Freud disse anche che la felicità è avere un partner ed un lavoro. Delle due preferisco nettamente la seconda, perché implica un senso di appartenenza, una radice comune che ci spinge a cooperare, as unirci per far fronte alle difficoltà. Lavorando con qualcuno, amando qualcuno, tutte cose che ci fanno presumere di non essere soli. Al contrario, la felicità intesa come libertà degli istinti ci spalanca il baratro della solitudine più totale. Tale è la meta cui portano le strade dell'ego.
#132
Ciao Jacopus
La riflessione sul 'nucleo etico condiviso da tutti' c'è stata forse con l'illuminismo ed ha raggiunto il suo apice con la dichiarazione dei diritti dell'uomo. Il problema è che in quel 'condiviso da tutti' poi quei tutti non erano proprio tutti tutti. Perché poi si vede che quando si mescolano società che a noi sembrano provenire dal medioevo alla nostra, sorgono differenze e conflittualità per cui si arriva al tutto o niente. O ti taglio una mano se rubi una mela o ti lascio libero anche se uccidi. Purtroppo questa è una società che non riflette su se stessa, e mentre pensiamo se sono meglio gli occidentali o gli islamici intanto il pianeta continua a surriscaldarsi irrimediabilmente, e non facciamo nulla mentre saremmo ancora in tempo. Quindi dov'è la razionalità? Forse rinchiusa nella teoria dei giochi e nel dilemma del prigioniero, che porta al paradosso della sicurezza che ha portato alle grandi guerre. Io per essere sicuro mi armo, tu mi vedi e fai altrettanto e alla fine siamo tutti armati fino ai denti e basta una scintilla per far esplodere il finimondo. I romani dicevano 'homini homini lupus', ma ciò già presupponeva una consapevolezza. Che l'uomo è un turbinio di bene e male dove c'è la sfiducia si ma anche la possibilità di trovare degli accordi su qualcosa. Ora invece il cinismo è stato rafforzato dalla prassi scientifica per cui si è arrivati alla sfiducia totale. E in questo contesto di sfiducia manca il terreno fertile per delle leggi che ci ricordino che esiste una giustizia. L'unica giustizia che sembra rimanere è la rabbia verso tutto questo.
#133
Sottotitolo: 'Il tramonto dell'etica'.

Ho sentito questa frase in un talk show, non mi ricordo bene il contesto. Alla persona veniva contestata una grave mancanza morale, al che rispose dunque 'Tu hai vissuto la mia vita? No. Allora non puoi giustucarmi'. Quindi io aggiungerei 'allora non può esistere alcuna giustizia'. Questa strana creazione umana che risponde al nome di etica è stata via via smontata negli ultimi secoli, analizzata, vivisezionata, smembrata, contraddetta, ridicolizzata. Perché io dovrei sottostare a delle regole decise da altri? Chi sono gli altri per giudicarmi? Perché devo essere giudicato? Sbagliato giudicare! (Il che finisce poi spesso valere solo per gli altri, ovviamente). Tutte queste frasi vanno benissimo per rivitalizzare una latente autostima, ma un'analisi seria dovrebbe interrogarsi sul perché secoli di civiltà abbiano considerato necessario che in una società vengano giudicati i membri che ne fanno parte per le loro azioni, e anche perché ora si arriva a pensare che ciò non sia più necessario. Le leggi sono tutte troppo severe, le regole servono solo ai tiranni, le pene sono figlie dei pregiudizi e via dicendo. La disciplina è roba da militaristi guerrafondai. La falsa parabola del buon selvaggio sembra l'unica verità. Sembra una civiltà questa che ha sempre bisogno di essere rassicurata, che qualcuno dica sempre che i criminali non sono così cattivi, che tutta la gente è fondamentalmente buona, che punire è sbagliato, giudicare gli altri.... non parliamone nemmeno. E guai a dire che in un contesto civile debba esistere una qualche forma di gerarchia per cui, chi sta più in basso, a volte deve fare ciò che gli si dice senza giudicare. Si, perché dire che nessuno può giudicare significa in realtà affermare che nessuno ha l'esclusività del giudizio, quindi alla fine si traduce che in concreto tutti possono giudicare tutto e tutti indiscriminatamente, con o senza cognizione di causa. Si è passati dall'estremo dell'ideologia.che giustifica tutto, all'opposto: che ogni idea è sbagliata. Perché afferma qualcosa in modo troppo rigido, perché qualsiasi cosa è giudicabile da chiunque, qualsiasi tesi si può smontare.
In questo minestrone di ideologie, dove nessuna è rifiutata ed ognuna nega un'altra, se esiste ancora un'etica, qual'è? Forse quella di prendere a calci qualsiasi valore per difendere la propria autostima?
#134
Tematiche Filosofiche / Re:Esiste la perfezione?
07 Ottobre 2018, 11:46:23 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Ottobre 2018, 11:29:59 AM
Gli alchimisti dicevano: <<Quod Natura relinquit imperfectum, Ars perficit>>.
La perfezione, cioè, esiste come ideale umano, come aspirazione, ma anche come tendenza della Natura. E in casi come questi è quasi realizzata:

https://pigmelaf.com/wp-content/uploads/2018/07/marilyn-monroe-3.jpg

https://eldyar.net/wp-content/uploads/2017/05/2-234.jpg

http://www.repstatic.it/content/localirep/img/rep-roma/2016/11/07/171330130-a088a4c4-5dba-40d9-b16d-f47076fb3405.jpg

https://i.pinimg.com/736x/19/13/75/191375a07d356d2adad28ffd828f019b.jpg

https://www.ecodelcinema.com/wp-content/uploads/2013/07/Claudia-Cardinale-1.jpg

https://i.pinimg.com/originals/7b/86/54/7b865475990883be41c5cbada670bb86.jpg



VERDI: Tace il vento, Coro, op. I Due Foscari
https://youtu.be/iaDT-4K4Veo?t=4
E tu identifichi la perfezione con la bellezza? Può essere. Il punto è che una suddivisione atomista della realtà porta a suddividere l'essere in particelle uguali le une alle altre, ed a seconda di come queste si uniscono danno forma alle cose. Ma questa omogeneità delle parti è solo apparente. La vita è si un susseguirsi di momenti, ma che hanno in comune fra loro queste parti in successione? Non si può certo affermare che, se suddividessimo la vita in fotogrammi, ogni fotogramma abbia lo stesso valore solo perché ha pressapoco lo stesso numero di pixel. E così per ogni cosa diventa difficile pensare come dalla quantità si possa generare la qualità, la quale qualità altro non sarebbe che il permanere in un limite. La perfezione, ciò che non si può più accrescere o decrescere senza rischiare di perderne l'essenza, deve avere un significato più profondo.....
#135
Attualità / Re:Coraggio o temerarietà?
07 Ottobre 2018, 11:11:47 AM
Da ignorante pongo un quesito: ma se l'Italia sfora l'1,9%, in pratica è come se si facesse prestare i soldi dall'UE? Perché una volta il debito pubblico (bot, cct..) venivano acquistati dai risparmiatori italiani. Ora invece il debito pubblico viene acquistato dall'estero: stati, istituzioni, specultatori. Quindi questo è un gioco dove l'arbitro lo fanno le agenzie di rating coi loro giudizi. Perché se io 30 anni fa acquistavo i bot, gli attori di questa transazione erano due: io e la banca d'Italia. Se l'Italia.non andava in bancarotta io rientravo di capitale e interessi, tutto lì. E la cosa aveva un senso, mi davano un interesse presumibilmente maggiore dell'inflazione. Ma.amche se in certi periodi l'interesse fosse stato più basso dell'inflazione, io avrei potuto comprare ugualmente confidando in un futuro abbassamento dell'indice di inflazione. Ora invece si tratta di comprare titoli di stato che hanno già in partenza un rendimento negativo con il pericolo che diventino addirittura carta straccia. La mia domanda da ignorante è: ma chi può mai avere interesse a comprare sta roba? La risposta temo che sia: c'è una speculazione per cui alcuni guadagnerebbero moltissimo in caso di default dello stivale, perciò sta robaccia.viene messa in circolo anche se ha rendimento negativo. È un assurdo che io debba prestare soldi ad uno stato che mi paga un interesse negativo, non vi sembra?. Quindi se fossimo in un paese normale o uno stato emette titoli che valgono qualcosa, oppure non li emette? O no? Dio mio che confusione!