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Messaggi - maral

#121
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
02 Luglio 2017, 10:19:24 AM
Citazione di: acquario69 il 01 Luglio 2017, 14:28:18 PM
Prima concordi col fatto che le identità sono fondamentali e poi mi sembra ti contraddici asserendo che sarebbero solo delle etichette e arrivi addirittura a dire che non esistano nemmeno tra uomo o donna, maschio femmina.

e poi lo dice Amin maakouf che secondo lui l'identita si riduce ad essere alla sola appartenenza e che questa sia portatrice di atteggiamenti parziali, settari,intolleranti..insomma tutto il peggio che possa venir fuori da un essere umano....ecco e allora cosa sarebbero queste affermazioni se non pregiudizi, esattamente come li ha elencati lui..parziali,settari e intolleranti...si dev'essere guardato allo specchio e gli e' ritornato il riflesso della sua stessa immagine.

Per potersi mettere al posto degli altri (come dice lui) bisogna prima averla un identita, altrimenti diventa impossibile...e' questa la funzione dell'identità


lo ribadisco qui sotto (per l'ultima volta -da parte mia- visto che non credo di poter aggiungere altro)

ma apertura va ricordato ancora una volta che non significa affatto che non debbano più esserci dei limiti (identità diverse). le identità non vanno appunto distrutte per far si che al loro posto subentri un mondo cosmopolita del nulla, spacciato invece per "umano"...che di umano in questa maniera non rimarrebbe proprio più niente!
Amin Markouf non dice che l'identità si riduce ad essere alla sola appartenenza, Acquario, ma dice:
"Quella che riduce l'identità a una sola appartenenza, radica gli uomini in un atteggiamento parziale, settario, intollerante...". E' la riduzione dell'identità a una sola appartenenza il problema (ridurre a "questo è un musulmano e nient'altro", "questo è un cristiano e nient'altro", "questo è un negro e nient'altro" e pure "questo è un fascista o un comunista e nient'altro", ecco il problema e quindi tutto il peggio che  consegue, insieme al voler essere musulmani e nient'altro, cristiani e nient'altro, negri o bianchi e nient'altro ...).
Il problema è in "quella che riduce" e non l'identità, l'identità è la vittima che subisce la riduzione, non il soggetto che riduce. E spesso "quella che riduce" è la paura e l'alienazione che si rifugia nella ferocia dello spirito tribale, l'ottusità più proterva che esige a noi, uniti nella stessa etichetta, l'annientamento dell'altro immaginando così una giusta nemesi che ripaga torti subiti e certamente da subire.
Non c'è quindi alcuna contraddizione nel ritenere fondamentale l'identità (è quello che siamo, o meglio, è quello che stiamo diventando in ogni istante della nostra vita senza esserlo mai, poiché solo all'ultimo istante lo saremo, forse) ma abominevole l'etichetta che è cosa diversa. L'etichetta (musulmano, cristiano, ateo, africano e via dicendo) è una parte dell'identità assunta come tutto di quell'individuo, quindi non è l'identità, ma la sua contraffazione di comodo, è violenza sull'identità, anche quando a compierla siamo noi stessi pensando di definirci insieme per avere la forza dell'insieme. L'etichettatura dell'altro esige la nostra etichettatura, quindi la violenza compiuta sull'identità dell'altro è sempre violenza che compiamo su noi stessi. Certo, che tutti abbiamo in noi la possibilità di commettere questa violenza distruttiva e autodistruttiva, l'Africano, come l'Europeo, io e Maakouf compresi, e quindi è vero, la si vede prima di tutto in se stessi, fa parte del modo di essere dell'umano, ma la diversità sta nel rendersene conto, quindi nel prenderne le distanze, nel capire che  "Quella che riduce l'identità a una sola appartenenza", pur agendo in tutti, compresi noi stessi, ha conseguenze tremende sulle nostre esistenze e, soprattutto oggi, sull'esistenza della intera comunità umana. Quindi, se ce ne rendiamo conto potremo regolarci di conseguenza per mantenere sempre l'apertura nell'incontro inevitabile, che come dici, pone dei limiti, ma in cui nessun limite è invalicabile, nessun limite chiude e conclude, al contrario ogni limite fa apparire il suo oltre limite, ogni limite è solo un punto di partenza e quello che siamo sarà diverso e questo diverso è proprio quello che siamo, ma anch'esso con il suo limite e così via.
L'alternativa è solo volere la morte. Morte di ogni altro, ossia morte di se stessi, riassunti in etichette come zombie mutilati che, affamati di vita, possono vivere solo del loro odiarsi e del loro annientarsi.

#122
Citazione di: davintro il 29 Giugno 2017, 19:31:05 PM
L'idea di occuparmi, nei stretti limiti delle mie qualità, di filosofia, la vedo come un aiuto fondamentale a rigorizzare e legittimare le pretese di razionalità dei nostri discorsi e personali di visioni del mondo. Al di là ciò che molti possono pensare, il limitarsi ad avere delle opinioni soggettive sulle cose non è ancora filosofia, il momento filosofico subentra nel momento in cui la presunzione di oggettività di tali opinioni non è arbitrario, ma razionalmente fondato su argomenti che corroborano tale pretesa in modo radicale. La radicalità è data dal fatto che il compito della filosofia è l'individuazioni di quei princìpi e verità universali, valide al di là dei limiti e delle contingenze spazio-temporali, dunque fondamenti di tutte le altre verità. Utilizzare dei modelli, dei paradigmi ideali di leggi, relazioni fra concetti non vuol dire fuggire dalla realtà particolare empirica (a torto definita "concreta"), ma è indispensabile per interpretarla in modo il più possibile razionale e rigoroso. La filosofia è discorso, astratto, certo, nel senso che mira a individuare l'essenza, l'idea dei fatti reali, non i fatti in sé, ma questo è solo il primo dei due "momenti", il secondo momento consiste ne tornare al reale, ma nel senso di ricondurre l'esperienza dei fatti reali, politici, sociali, economici, all'interno dei concetti e delle categorie generali che lo sguardo trascendentale e "astratto" del filosofo ha permesso di elaborare, e le relazioni necessarie che collegano tra loro i concetti corrispondono alle reali relazioni che nella realtà legano i fatti empirici riconducibili ai concetti di quei fatti. Cogliere l'essenza delle cose e delle relazioni fra le cose, vuol dire individuare il senso generale delle cose, che nella loro totalità costituiscono quella visione d'insieme, impossibile da guadagnare fintanto che ci si limita alla ricezione ingenua e immediata dei singoli particolari. In sintesi, la filosofia è astrazione, ma non autoreferenziale, ma finalizzata alla formazione del senso critico rivolto all'esperienza del concreto. Almeno, ciò è questo è il modo con cui io nel quotidiano cerco, con alterne fortune, di intenderla e "applicarla"
Ma è proprio il processo di astrazione in quanto tale che, volendo stabilire la verità incontrovertibilmente valida, ha in sé il proprio errore, un errore che si ripete a ogni passaggio astrattivo per correggerlo. E' per questo che la ricerca metafisica dell'episteme o della sostanza è fallita, ma è fallita nel senso che non potrà mai avere fine, che non potrà mai concludersi. La filosofia è sempre critica e la critica filosofica, se correttamente impostata, è sempre fondata, ma in termini rigorosi non può porre le basi certe di alcunché, poiché qualsiasi base sarà inevitabilmente e giustamente rimessa in discussione dalla critica filosofica stessa.
#123
Citazione di: sgiombo il 28 Giugno 2017, 16:36:20 PM
Tuttavia mi sembra che per "nulla" comunemente non si intenda "(l' essenza di -???-) tutte le cose che non sono" (che comprendono, fra l' altro, i soliti ippogrifi; mentre magari altre cose -come i soliti cavalli- sono: e dunque si tratterebbe di un "nulla" implicante l' esistere reale di qualcosa, come i cavalli); bensì "il (palesemente non reale; essendo palesemente falso il predicarlo come reale) non essere di alcunché, ovvero di qualsiasi cosa di cui potrebbe predicarsi o meno (l' accadere realmente de- ) l' essere (inteso per l' appunto come "esistere o accadere realmente"; mi scuso per la ridondanza)".
Sgiombo il non essere di alcunché è già una contraddizione, poiché occorre che qualsiasi ché in qualche modo ci sia per predicarne il non essere, mentre è assolutamente impossibile predicare in alcun modo l'essere di ciò che non è.
Per questo l'essenza del nulla è data dalla contraddizione.

#124
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
01 Luglio 2017, 10:20:15 AM
Aggiungo una citazione, tratta dal libro di Amin Maakouf "Identità":

" Quella che riduce l'identità a una sola appartenenza, radica gli uomini in un atteggiamento parziale, settario, intollerante, dominatore, talvolta suicida e li trasforma assai spesso in assassini o sostenitori di assassini ... Coloro che appartengono alla stessa comunità sono i "nostri", ci crediamo solidali con il loro destino, ma ci permettiamo anche di essere tirannici nei loro confronti; se li giudichiamo "tiepidi" li denunciamo, li terrorizziamo, li puniamo come "traditori" e "rinnegati". Quanto agli altri, quanto a quelli dell'altra riva, non si cerca mai di mettersi al loro posto, ci si guarda bene dal chiedersi se su questa o quella questione, potrebbero non essere del tutto dalla parte del torto, si evita di lasciarsi intenerire dai loro lamenti, dalle loro sofferenze, dalle ingiustizie di cui sono vittime. Conta soltanto il punto di vista dei "nostri", che è spesso quella dei più militanti della comunità, dei più demagoghi, dei più accaniti."

(dovrebbero leggerlo nelle scuole questo libro e anche nelle comunità islamiche, Makouf è cristiano libanese, vive in Francia da decenni e ne ha assorbito la cultura, ma la sua lingua madre è l'arabo, la lingua sacra dell'Islam e ne va fiero, quale etichetta gli andrebbe attribuita?)
#125
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
01 Luglio 2017, 09:58:57 AM
Acquario, apertura significa affermazione di quell'insieme estremamente complesso e unico in cui consiste nel concreto la propria identità, non riducibile a essere musulmano, cristiano, ateo o altro ancora, europeo o africano o asiatico, nemmeno a essere uomo o donna in generale, maschio o femmina, ma questo uomo e questa donna, questo musulmano e questo cristiano. Mi spiego? La mescolanza di cui siamo il prodotto non significa che non siamo nulla, ma al contrario che siamo proprio l'unicità irriducibile che davvero siamo, non riassumibile da nessuna etichetta. Solo così le radici che si incarnano nella storia reale dei miliardi di individui che ci hanno preceduto vengono rispettate e non caricaturizzate per farne dei simulacri da porre sugli altari della potenza di dementi istrionici.
Due cristiani, solo perché sono cristiani, possono avere molto meno in comune di un cristiano e un musulmano che vivono a contatto, perché si conoscono, perché prima di tutto si comprendono come individui nella loro  interezza che è sempre oltre ogni possibile definizione. A tal proposito credo che quanto accadde in Jugoslavia con il dissolvimento di quella nazione sia stato particolarmente indicativo: gente che fino al giorno prima conviveva insieme, che lavorava e faceva festa insieme, che metteva su famiglia insieme (cristiani, musulmani, ortodossi)  finirono per ammazzarsi con estrema ferocia gli uni con gli altri e tutto finì nell'orrore delle fosse comuni e il peggio è che ognuno improvvisamente ritenne che questo fosse giusto, che il sangue dell'altro dovesse lavare i torti subiti riaffioranti dalla storia come spettri antichi venuti dal passato a richiedere inesauribili tributi di carne umana. Per cosa? Per quali fantasmi di identità? La Jugoslavia fu il prototipo di quello che attende il mondo intero se continuiamo a dare ascolto ai dementi che in modo più o meno palese sostengono e giustificano l'odio etnico, lo considerano una giusta e santa rivendicazione in difesa della nostra civiltà e comunità contro ogni altro, per scoprire che alla fine siamo tutti altri per ciascuno, dunque tutti minaccia l'uno per l'altro, fino alla paranoia trionfante che disintegra ogni comunità e all'eterno sospetto che cresce su se stesso e rende impossibile a priori qualsiasi procedere insieme.
Massacri simili, in nome dell'odio tribale sono avvenuti in Africa (basti ricordare gli Hutu e i Tutsi), fratelli e vicini che si mettono a farsi a pezzi a milioni per rivendicare la propria razza e le proprie radici e tutto questo, da entrambe le parti sembra giusto e santo, guai al traditore che non odia e massacra in nome di un senso di appartenenza che porta solo morte e cadaveri. Sono accaduti tra gente ugualmente cristiana (la nostra storia stracolma di massacri ce lo insegna) o ugualmente musulmana (quello che oggi accade tra sciiti e sunniti ce lo insegna) che hanno preso a odiarsi senza remissione.
Le radici sono quello che siamo, non etichette definitive che vorrebbero fissarci per sempre in quello che non siamo, anche le radici sono sempre in cammino in ogni individuo che ne è il prodotto. E i limiti stanno allora nella possibilità di un riconoscimento reciproco che accetta di non essere mai definitivo, mai risolutore, mai deciso una volta per tutte, mai marchio indelebile, come il numero sul braccio degli internati nei campi di sterminio, in attesa della macellazione, solo perché Ebrei, omosessuali, Testimoni di Geova, solo perché questo o quello. I limiti sono i limiti che dobbiamo porre all'arroganza culturale di ognuno, al nostro stabilire e in base allo stabilito distruggere, e quando dico di ognuno intendo dire sia l'Imam che predica dalla moschea per la guerra sterminatrice contro l'Occidente in nome di Allah, sia il capopolo che predica dalla piazza per conquistarsi i voti dei miserabili, dei frustrati e degli sconfitti in nome della nostra civiltà. Sono proprio queste tristi figure a volere solo la frustrazione, la sconfitta e il sangue di coloro che aizzano, in nome di etichette che vorrebbero far passare per radici definitive, in nome di false identità assassine.
#126
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
30 Giugno 2017, 22:51:24 PM
Citazione di: acquario69 il 30 Giugno 2017, 15:12:32 PM
Le identita, proprio per la loro diversità e la loro fondamentale funzione (riconoscersi nelle differenze, come sottolineato sopra) ci devono essere e vanno appunto rispettate...e cosi come stanno procedendo le cose non mi sembra che venga tenuto conto di questo...pare invece che si stia facendo di tutto per eliminarle..e questo a mio avviso e' davvero sospetto,poiche annullare (ed annularsi) le proprie identità ci fa essere degli esseri amorfi..delle marionette dei sub-umani ideali per qualsiasi tipo di assoggetamento.
Sono perfettamente d'accordo Acquario, ma proprio per l'importanza fondamentale che riveste l'identità di ciascuno occorre cominciare a prenderla non per categorie (gli islamici e i cristiani o gli occidentali, presi tutti insieme astrattamente in ragione della sola provenienza, credo o sangue), ma esattamente a partire dalla singolare individualità che concretamente la esprime, solo così non finiamo per essere ridotti a marionette a disposizione dei burattinai di turno. Occorre riconoscere che l'identità è una cosa estremamente complessa e non è mai definitiva, ma sempre in via di definizione. L'identità è un percorso che dura tutta la vita e termina solo con la morte in cui solamente l'identità è compiuta. Inoltre l'identità è così complessa proprio in quanto sono gli altri a darcela, sono gli altri che ci mostrano quello che siamo e con il loro riconoscimento o disconoscimento ci fanno diventare quello che siamo. Non solo gli altri che incontriamo al presente, ma anche tutti gli altri che ci precedettero. L'essenza è essere per l'altro, ove il "per" può significare sia complementarietà e comprensione che opposizione, anche la più radicale, perché anche opponendosi si è comunque per l'altro. Ed essere per l'altro è il solo modo per essere, pure per se stessi, Non è rinuncia a sé, ma il contrario.
L'identità è negata dalla chiusura e per questo ogni chiusura significa solo morte. Dobbiamo riuscire a sentirci forti a sufficienza non per rintanarci dietro un muro ben chiuso, ma per reggere l'impatto delle altrui identità che rimodula inevitabilmente la nostra, proprio come ciascuno di noi rimodula la loro, senza illuderci di poterci rifiutare ad essi, senza rifiutarci di continuare a diventare quello che siamo.
E' questo che a mio parere deve significare quell'essere più forti che dice Inverno. Non per prendere di più, ma per poter reggere insieme alla reciproca presenza interagente che continuamente ci rimodula, senza rifiutarsi ad essa.
Poi ovviamente ha ben ragione Inverno quando parla dei nostri abitanti delle periferie, perché sono proprio costoro i più esposti e a cui si richiede la forza più grande nell'incontro con l'altro. Per questo dovremmo andare insieme all'incontro proprio nelle periferie, non per difesa, ma guidati da una coraggiosa fiducia, proprio come la loro, quella dei profughi e dei migranti che attraversarono il deserto e il mare, portando con noi i nostri morti, i nostri naufragi da cui scaturiscono ancora le nostre speranze come loro si portano con sé i loro presenti tanti morti, i loro presenti tanti naufragi e le loro tante speranze da evocare gli uni per gli altri insieme.
#127
Gli ammiccamenti degli islamici moderati verso i fanatici si scoraggiano:
1- riconoscendo che vi è un Islam moderato,
2- incontrando e confrontandosi con l'Islam moderato per stabilire una base comune di convivenza nella diversità intesa in modo complementare,
3- riconoscendo il valore e i limiti di questa diversità nel contesto in cui si coabita ed elaborando simbologie condivisibili,
4- responsabilizzando ogni comunità nella gestione per il mantenimento di questa base comune.

Ora, c'è chi nega a priori (e contro ogni evidenza) che possa esservi un Islam moderato e quindi tutti gli Islamici sono uguali e vanno segregati o allontanati, in quanto in ogni caso il loro credo li predefinisce parimenti incompatibili con la nostra civiltà con la quale non potrà mai esservi alcuna complementarietà. Date queste premesse ogni islamico moderato non potrà che finire con l'ammiccare all'estremismo, confermando così, in un circolo vizioso, l'ipotesi di partenza falsa . Il primo passo fondamentale è dunque quello del riconoscimento.

Stesso discorso vale in senso opposto per tutti quegli islamici estremisti per i quali ogni tentativo di instaurare un dialogo è solo un tentativo protervo e ipocrita dell'Occidente di contaminare e asservire l'Islam ai suoi  diabolici interessi.

Quello che occorre è dunque un reciproco riconoscersi fra persone che hanno in comune la buona volontà di camminare insieme pur nelle proprie identità, e dunque di isolare il fanatismo presente in entrambe le parti in modo esplicito o (ancor più pericolosamente) nascosto da una maschera di apparente ragionevolezza che fa perno sulla tradizione di appartenenza concepita come rifugio assoluto dal terrore e dalla alienazione.
#128
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
30 Giugno 2017, 15:48:53 PM
Il problema dell'Arte moderna non è nella perdita dei valori estetici, ma nell'incapacità di evocare alcunché: l'arte attuale spesso non evoca nulla e, soprattutto se concettuale, diventa pura sperimentazione tecnica autoreferenziale e ripetuta di assoluta insignificanza. Dunque, come dice Sari, annoia a morte.
L'evocazione dell'arte è sempre stata evocazione del sacro (Non c'è arte che non sia arte sacra, a cominciare da quando i primi artisti cavernicoli, nel profondo buio di una grotta, anziché darsi da fare per procurarsi il cibo, compito allora assai più impegnativo di oggi, presero a stampare i palmi delle loro mani sulle pareti iniziando a creare immagini meravigliose), ma oggi il sacro (che non ha niente a che fare con il religioso, anche se pure la religione inizia dalla dimensione sacrale dell'esistenza) è negato, rimosso. E certamente non è sufficiente alcuna volontà per risuscitarlo, o lo si sente davvero, oppure è una contraffazione, una risibile patacca.
Ecco allora che l'arte diventa solo un evento di contesto che vive solo del suo "incorniciamento", per questo delle briciole sul pavimento sono opera d'arte solo nel contesto espositivo in cui si stabilisce debbano apparire tali.
Recentemente, in un ristorante ho visto un'idea geniale del gestore: alle pareti aveva semplicemente affisso delle cornici vuote, le più semplici possibili, quei listelli colorati che si trovano in qualsiasi supermercato. Con quelle cornici disposte con gusto il locale sembrava propria una galleria d'arte moderna, con pezzi qualsiasi di muro bianco a fare da quadri. Splendida sintesi del significato di arte contemporanea. 
#129
Temo proprio di no, anche se l'intento è buono sarebbe fallimentare. Le religioni, soprattutto se facenti riferimento a una trascendenza monoteistica non sono per definizioni disponibili a un dialogo comprensivo, a meno di non assumere una visione laica, non credente (non atea, ma piuttosto agnostica), sulle stesse, ma anche così non si concluderebbe nulla.
Comunque potresti fare una prova, anche in questo forum se credi, magari chiedendo agli utenti in che modo pensano che si potrebbe favorire il dialogo tra le religioni, intese nel ruolo di fattori identitari sociali.
#130
Citazione di: Fharenight il 30 Giugno 2017, 12:35:51 PM
Caro Maral, le cavolate le dici tu, e pure grandi. Ma devo continuare a ripeterlo sempre? E no, su, sembriamo bambini dell'asilo.

Maometto fu un uomo politico, un condottiero e un massacratore, decapitò personalmente molti ebrei e delle donne e dei bambini catturati ne fece schiavi anche sessuali. Dopo la sua morte i suoi seguaci continuarono e fecero peggio, massacrando cristiani ed ebrei per diffondere la "nuova religione". A mio parere non dovrebbe neppure essere considerata  una religione ma innanzitutto un'ideologia politica totalitaria e totalizzante, perché questo è nei fatti.  Se un giorno sarà considerato per quello che è nella realtà concreta, solo allora potranno loro stessi incominciare a  liberarsi dai massacri e dalle fazioni che li vede tutt'ora l'un contro l'altro armati. E incominceranno a pensare a Dio in maniera autentica, pacifica, liberatoria.
Mi citi le fonti di tanta orrificante biografia di Maometto (chi l'ha curata e su quali basi?), perché detta così è come se raccontassi che Maometto è stato pure l'inventore della bomba atomica. Maometto comunque  si ispirò alla Bibbia, tanto che l'Islam considera Ebraismo e Cristianesimo religioni simili e ne vieta la persecuzione (se non lo sai), mentre condanna il paganesimo politeista che ha sempre perseguitato, ma questo vale anche per i Cristiani.

CitazioneInvece i muslim, i figli di Allah, come li chiamava Oriana Fallaci,
hanno l'idea di Dio come di un  re despota, che punisce, che incita al massacro e all'immolazione. Hanno l'idea del paradiso e dell'aldilà che nemmeno i bimbi del nido...... Aiutiamoli.
Pure il Dio veterotestamentario è despota, punisce i nemici e il suo stesso popolo con diversi mortiferi malanni, lo incita al massacro e se non sono solerti sono guai, basta riguardarsi i primi libri biblici: la Genesi, L'Esodo, il libro di Giosuè, se ne trovano di cotte e di crude in fatto di violenze) e pure per molti Cristiani il modello di Dio è proprio quello. E c'è pure chi ha un'idea del cristianesimo come se fosse un bimbo dell'asilo, un po' alla Padre Pio o alle apparizioni di Medjugorje, diciamo.

CitazioneE madonna santa! Maral! E rilassati un poco, sei troppo emotivo, troppo compresso. Quella della democratica maggioranza  che ti ha bocciato in Storia era solo una battuta! Cioè una battuta è il riferimento alla democrazia; rimane però  la tua bocciatura in Storia.
Ti boccerei anche in Psicologia, non hai mai studiato nulla in proposito (si vede da un chilometro di distanza), in Sociologia, e tutte le aree umanistiche. Ho notato che ti piace discquisire  di Filosofia nell'apposita sezione, ecco, ti consiglio  di darti alla filosofia, tanto in quel ramo, se si dicono banalità o assurdità non se ne accorge nessuno...o quasi. Ahahahah....
Scherzo!
A proposito, hai visto i due filmati di Barbujani che almeno un po' di biologia la impari? ma tu sei davvero un insegnante? Vabbè come si è ridotta la scuola italiana, ma stento a crederlo! Ahahahah....Scherzo anch'io!
CitazioneE lascia stare la teologia, l'interpretazione del Vangelo, perché con te, con voi, posso discutere di tutto, ma di Teologia proprio NO. C'é un limite a tutto secondo me. A parte  che con Angelo Cannata che mi pare l'unica persona in questo forum con cui poterne parlare seriamente e con la
disposizione d'animo giusta.
Ecco, brava, lascia stare la teologia, la psicologia, la sociologia, la storia, la geografia, la filosofia, la biologia, l'antropologia ... che forse un po' per caso, un po' perché non fa propaganda, qualcosa che corrisponda sensatamente la trovi anche te. Chessò proviamo con la numismatica? :)
#131
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
30 Giugno 2017, 11:53:17 AM
Inverno, non me ne può fregare di meno di essere tacciato di terzomondismo buonista. So bene che il problema è estremamente grave e non ammette semplificazioni di nessun genere, ma rivendico l'assoluta necessità di riuscire a costruire un percorso insieme, per l'interesse dell'umanità tutta. Non ho certo difficoltà a riconoscere le argomentazioni fasciste e razziste di chi assume certe posizioni citando continuamente, cinicamente e a vanvera il termine "democrazia", "consenso popolare", "diritto della maggioranza", oltre al fatto di  venire qui solo per motivi di propaganda, dato che non è capace di postare altro, di riferirsi ad altro, con richiami alla più classica immondizia pseudo culturale che sempre accompagna le falsificazioni storiche e sociali. E credo che, nel momento attuale, nel contesto di quello che oggi viene accadendo (conseguenza diretta della storia da cui proveniamo, ma, beninteso, la storia non ha colpe) questo "etno-fascismo" sia oggi più che mai rischioso. E' una faccenda enorme che non può in alcun modo venire sottaciuta per evitare "figure ingenue" in società.
E se questo vuol dire essere terzomondista buonista mi va assai bene esserlo, proprio in quanto personalmente non nutro nessunissima ambizione.
#132
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
30 Giugno 2017, 11:31:33 AM
Citazione di: altamarea il 29 Giugno 2017, 13:23:38 PM
Per questo tuo malessere hai provato ad ingoiare pastiglie antinausea ?  Ma attenzione alla marca del prodotto. Consigli per gli acquisti: vendono confezioni che permettono le visioni estatiche alla vista degli africani, provale. Della mancanza di compassione da parte tua nei miei riguardi me ne farò una ragione...
Purtroppo non c'è prodotto farmaceutico che possa togliere questa nausea, che viene dal lezzo di milioni di cadaveri e dalla materia cerebrale putrescente degli autori e soprattutto di quei massacri. Più che visioni estatiche di Africani mi arrivano le visioni di manifesti idioti per la razza, magari con da una parte il cittadino italico, separato da un gladio da un ebreo e da un africano. Souvenir del passato che tornano.
Consigli per gli acquisti, che un po' di libri fanno bene anche a te, dato il livello:
"l'identità" (titolo originale in francese "l'identità assassina") di Amin Maalouf, un cristiano nato in Libano e residente a Parigi.
Per quanto riguarda il colonialismo italiano fu penoso, una farsa tragica in ogni senso di una pseudo nazione appena uscita dalla sua colonizzazione. E il successivo post colonialismo degli "aiuti" non penso proprio sia stato meglio.
Comunque puoi sempre studiare la storia, così qualcosa la impari anche tu, sempre che la propaganda lo consenta. Che vuoi farci, in fondo siamo solo "faccette bianche". ;D

#133
Attualità / Re:Ius soli o ius sanguinis ?
30 Giugno 2017, 10:56:07 AM
Citazione di: Fharenight il 28 Giugno 2017, 18:09:38 PM
Ecco ecco... un altro po'... un piccolo sforzo ancora e forse rinsavisci Maral!
Sì...sì, stai per ricordare bene, su, ancora un piccolo sforzo...: Le prime comunità cristiane nacquero proprio in quelle terre, a cominciare dalla Siria, poi il cristianesimo si diffuse in tutto il Medioriente oltre che nell'Impero Romano. Poi cosa successe? Te lo ricordi? Arrivò il condottiero Maometto che con le sue belle chiacchiere attirò tutti i derelitti del suo paese e ne fece un esercito di massacratori imponendo la sua religione ai cristiani del Medioriente che, disperati, chiesero aiuto a Roma.
Della serie "la storia come ce la inventiamo noi". Maometto non attaccò i cristiani, ma si difese dai pagani delle tribù arabe che gestivano La Mecca e, per questo fondò Medina, facendosi amico di mercanti ebrei e pure cristiani e, per fondare oralmente l'Islam in opposizione al paganesimo, si ispirò alla tradizione biblica di questi.
La conquista Araba, fuori dal territorio arabo, in zone che erano state il nucleo della cristianità, avvenne invece con i Califfi successori di Maometto e nessuno si rivolse a Roma, anche perché la Roma dei tempi avrebbe potuto fare ben poco, ferocemente divisi com'erano i cristiani dell'epoca. L'Islam ebbe invece un grande successo tra le masse popolari precedentemente cristiane e si diffuse a macchia d'olio, senza bisogno di massacri di popolazioni, di cui non c'è nessuna evidenza storica e conquistò l'Africa settentrionale strappandola ai Vandali e quasi tutta la Spagna, strappandola ai Visigoti. Ben altri massacri ci sarebbero invece stati con la riconquista cristiana a opera dei re di Castiglia e Aragona e con la prima Crociata, l'unica in cui i predoni con la croce sull'armatura riuscirono a rimettere piede a Gerusalemme per perderla dopo non molto tempo. in tutte le altre si fermarono nei dintorni, se non addirittura preferendo andare a rapinare e distruggere, proprio come poi i Turchi e ancor peggio, Costantinopoli, cristiana anch'essa, ma di diversa ascendenza. Oggi, in Medio Oriente e nel resto del mondo, vengono comunque massacrati ben più musulmani che cristiani, spesso a opera dei musulmani stessi, ma pure a opera di tante "bombe intelligenti" sganciante da cristiani solo di nome e quando fa comodo al business. Una cosa è certa: non siamo di sicuro e per nulla meglio di loro, né loro sono meglio di noi.

CitazioneLa cultura e la storia non possono essere distorte per fini politici, Maral,

Dillo a te stessa, visto che è quello che fai costantemente e sistematicamente su questo forum. Noto che il resto ("da varie ricerche" quali? i libri delle fiabe?) lo hai riportato in carattere ridotto, forse speri che nessuno lo legga, tanto sono enormi le cavolate che alluderebbero a "razze" alpine, sicule o etrusche. Sembra il canovaccio comico di una farsa, che magari andava ancora bene nell'800, ma certo non oggi, alla luce delle attuali ricerche genetiche.
La nostra specie è quella dell'homo sapiens che, questo lo si sa ormai per certo, viene solo dall'Africa e, passando per la Palestina, i nostri antenati migrarono in Europa dove vi era un'altra specie (i Neanderthal) che erano arrivati lì prima e sempre dall'Africa. I Neanderthal si estinsero e non ne capiamo ancora bene il motivo (probabilmente anche a causa delle malattie che avevamo portato con noi, come successe ai nativi americani molti millenni dopo), ma si sospetta che, prima che si estinguessero, ci avessimo fatto un po' di sesso insieme, quindi nel mix eurasiatico c'è anche un poco (molto poco) del Neanderthal. Oggi siamo l'unica specie del genere homo sopravvissuta e non ci sono razze biologiche, solo tradizioni culturali diverse che si svilupparono a partire dal neolitico (intorno a 15000- 17000 anni fa, un'inezia) quando gli esseri umani cominciarono a dedicarsi in modo stanziale all'agricoltura in certe zone del pianeta, ma continuando a mescolarsi comunque tra loro. Noi, ovunque viviamo siamo il prodotto di mescolanze genomiche e culturali protrattesi per millenni ed è proprio questo mix che ci rende individualmente ognuno differente e unico, ognuno e non per categorie etniche, anche se può tornare comodo pensarlo per farla facile e sentirsi in gruppo migliori degli altri.
Inserisco due link a due conferenze tenute da Guido Barbujani, che almeno è un biologo serio, sul perché siamo tutti Africani https://www.youtube.com/watch?v=5rHqnNdicIk e perché i Toscani non discendono dagli Etruschi https://www.youtube.com/watch?v=wr5pJ5FSfIM, a parte forse, in parte, nell'area del Casentino, ove si riscontra una certa percentuale di somiglianza genomica con popolazioni dell'Anatolia meridionale, che, forse ti sorprenderà, non è un territorio della Norvegia, ma è proprio nell'odierna Turchia.
Aggiungo infine en-passant, che la Sicilia, otre ad avere avuto da sempre incontri e quindi mescolamenti con tutte le popolazioni del Mediterraneo e non solo (ovviamente, dato che sta al centro del crocevia delle rotte), fu dominata dal 827 al 1091 dall'Islam, portato da Berberi (in maggioranza) mischiati (pure loro!) ad Arabi e Persiani. Per due secoli, tra la dominazione bizantina e normanna, la Sicilia fu terra islamica, incontrò e fece propria quella cultura da cui discendono in qualche misura anche i Siciliani attuali, come sempre in un mix. Bastava fare una piccola ricerca su Wikipedia per non riportare idiozie, non occorre essere storiografi, solo avere un minimo di onestà intellettuale, ma capisco che la tua propaganda che vuole essere sistematica la rende difficile, se non impossibile.
#134
Cara Fahrenight l'unica cosa che noto è la marea di cavolate deliranti e false che continui a scrivere sistematicamente per pura propaganda (come già disse Goebbels, a furia di ripetere menzogne, la gente finisce per crederci) , sia sul piano storico che su quello religioso. Poi vorresti fare della storiografia una faccenda democratica a maggioranza, di modo che se la maggioranza è storicamente ignorante e interessata, la verità storica la stabiliscono loro. Davvero interessante per capire il tuo personaggio. Riserva la democrazia ad altre faccende per favore.
Non ho difficoltà a ripeterlo, l'unica via con cui si eviterà il massacro reciproco non è certo quella dell'ognuno a casa propria o della difesa etnica (termine già di per sé ributtante, perché puzza di caterve di cadaveri e fosse comuni), ma quello del trovarsi per camminare insieme, riconoscendosi nelle differenze, gli uni per gli altri e questo significa imparare a lavorare per poter fare festa insieme (sì, a partire dai significati delle nostre e loro feste, anche quelli che sentiamo intollerabili), ossia tentare di comprendersi. E comprendersi significa acquisire valenze simboliche comuni e lottare per mantenerle nelle diversità che sempre si ripresentano. Questa, lo ripeto è l'unica strada, l'altra è quella del massacro reciproco, +ove i parimenti dementi portatori del peggiore fanatismo religioso o etnico che sia e sulle cui basi nessun incontro è possibile, la fanno da padroni.
Mi resterebbe la curiosità di sapere da quale esegesi evangelica hai tratto che la frase di Matteo 7,15-20 si riferisca a Maometto, vissuto 6 secoli dopo. Se l'intento è profetico, perché non riferirla invece a Hitler, a Galilei, a Marx, a Russeau, o al fondatore di Scientology? Ma puoi anche risparmiarti la risposta, tanto sarà la solita sequela di cavolate.
#135
Citazione di: Garbino il 29 Giugno 2017, 06:59:52 AM
Aforisma 516 La Volontà di Potenza Come Conoscenza ( terza parte ):

Gli atti di pensiero più originari, l' affermare e il negare, il tenere o non tenere per vero, in quanto presuppongono non solo un' abitudine, ma un diritto (diritto in corsivo) a tener qualcosa per vero o per falso, sono già dominati dalla credenza secondo cui  per noi esiste la conoscenza, il giudicare può realmente raggiungere la verità (da per noi a verità tutto in corsivo) - insomma, la logica non dubita di poter esprimere qualcosa di vero in sé (ossia, a cui risulta impossibile attribuire predicati opposti).
Qui domina il grossolano (domina in corsivo) pregiudizio sensistico secondo cui le sensazioni ci insegnano delle verità (verità in corsivo) sulle cose - e secondo cui io non posso dire allo stesso tempo che una cosa è dura ed è molle ( dura - molle in corsivo). ( LA prova istintiva: " io non posso provare contemporaneamente due sensazioni opposte" è grossolana e falsa - grossolana e falsa in corsivo -).
Il divieto di formulare concetti contraddittori muove dalla credenza che noi possiamo ( possiamo in corsivo ) formare concetti, che un concetto non solo indichi, ma colga la verità di una cosa..... In realtà la logica - logica in corsivo - ( come la geometria e l' aritmetica ) vale solo per verità fittizie, create da noi - verità fittizie, create da noi in corsivo -.La logica è il tentativo di ( da adesso in poi tutto corsivo ) comprendere il mondo vero secondo uno schema dell' essere posto da noi, o, più esattamente, di renderlo da noi formulabile e calcolabile.....
Trovo questo aforisma del tutto condivisibile. La logica non può giustificare in base alla logica il principio di identità (o identicità, come preferisci chiamarlo) su cui si fonda per "dire la verità". Il principio di identità non è logico proprio in quanto è il principio, l'origine, della logica, né è semplicemente empirico, proprio come la contraddizione, è piuttosto la modalità a cui occorre attenersi per dire qualcosa in termini logici di ciò che viene empiricamente dato, senza in questo dire dare nulla per scontato, a parte il principio di identità stesso.
Severino questa arbitrarietà del principio identitario la riconosce, ma peraltro obietta che nulla di fondato si potrebbe dire senza tale assunzione, perché altrimenti anche il negarlo  ne sarebbe compromesso. Ma se questo vale per ogni discorso, occorre anche dire che nel mito non c'è questo fondamento. La figura che sta alla base del mito è la continua metamorfosi, un continuo passare di una forma nell'altra della stessa forma, come facevano gli antichi Dei. E proprio per questo che, alla luce della logica, il mito sembra non poter dire nulla. Ma non è così, poiché il discorso mitico esprime quella continua evocazione di immagini che vengono a rappresentarsi diventando ritmo, quindi numero, quindi pensiero logico alla luce del quale il mito stesso può apparire, può essere conosciuto. Solo a partire dall'ordine discorsivo vediamo una sorta di mitico caos all'origine della nostra attuale visione ordinata e logica. Il caos delle contraddizioni in cui il mito si ingarbuglia in qualcosa che alla logica pare assurda pertanto è generato dall'ordine, quanto l'ordine è generato dal caos, l'uno è momento dell'altro.
Tenendo conto di questo appare evidente che la fondatezza delle proprie posizioni non può essere dimostrata logicamente, poiché comunque il fondamento della logica è senza fondatezza logica ed è per tale ragione che la ricerca di fondatezza epistemica che compie il pensiero Occidentale giunge a compimento e si esaurisce (pure nelle scienze, pure nelle cosmologie scientifiche che vorrebbero stabilire cosa accadde all'origine dell'universo). Dunque la fede nel numero è solo fiducia di poter dire insieme qualcosa seguendo un ritmo condivisibile, che può essere battuto insieme contando i passi necessari, sulla base di premesse che ci permettono di dialogare che non sono semplicemente convenzionate, ma che emergono da un modo di sentire comune che nel ritmo e nel numero va sempre recuperato.
Il principio di identità presuppone una totale originaria identità tra significato della cosa e cosa di cui il significare fa segno. E' questa perfetta identità assolutamente unitaria, assunta a priori, che renderebbe l'ente eterno, assolutamente intrasformabile. Ma ciò che ci rende conto dell'esistenza dell'ente facendocela apparire
non è questa unità, ma è al contrario proprio la distanza tra significato e cosa, perché è questa stessa distanza  che ci permette di intendere qualsiasi cosa, non la perfetta aderenza ed è nel continuo entrare in crisi della  identità (ossia identicità di ogni significato alla cosa, compresa quella cosa in cui significhiamo noi stessi con tutte le implicazioni esistenziali che ne conseguono) che dobbiamo esercitarci a saperci muovere e a saper pensare, comprendendoci l'uno per l'altro.