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Messaggi - bluemax

#121
Tematiche Spirituali / Re:Perchè esisto?
07 Maggio 2018, 10:23:40 AM
Citazione di: giudrago il 31 Marzo 2018, 12:20:30 PM
PERCHE' ESISTO

Una domanda indefinita che abbraccia tutto e non restringe nulla, che spinge il desiderio e vanifica la volontà, che ci sprona e ci sconvolge in una miriade d'incertezze e d'incognite. Eppure, il suo mistero ci coinvolge come trascinati da un vortice, in un immenso universo di perché. Se consideriamo, per esempio, la successione riguardo il nostro fisico, avente una complessa struttura, vive in questa terra e la terra è collocata nell'universo e l'universo? Ecco che la nostra conoscenza non sa più proseguire. Potremmo però continuare, se usiamo la nostra immaginazione o la capacità di sognare. Per presupposto, se utilizziamo questi mezzi metafisici, vuol dire che la nostra esistenza avverte anche quello che non riusciamo razionalmente a vedere, allora, il non presente starebbe tra il materiale e l'invisibile. Esso è assente ma è presente in un altro luogo. Se sono presente in un luogo, lì esisto, ma il resto del mondo, percepisce solo la mia esistenza in quel luogo, ma non mi vede. Così, tra il fatto che esisto in un luogo e la percezione della mia esistenza consapevole dagli altri, vi sarebbe un rapporto come il corpo e l'anima.  La somma di questi valori super-normali compone l'esistenza, che è identificata come "umanità", che sa di esistere, ma che non riesce a vedere sé stessa nella sua totalità. Se l'umanità fosse lasciata a sé stessa si distruggerebbe e l'immateriale occuperebbe il suo posto, cioè, tutto si ridurrebbe in una amorfa struttura non identificata ma non sarebbe così se esistiamo. Ecco che l'Ente che governa in armonia ciò che è invisibile e materiale, controlla in prima persona l'elemento esistenziale dell'uomo, permettendogli di avere una relazione con l'origine e la causa dell'esistenza, che è DIO.   Esistiamo, allora, perché l'Ente, che chiamiamo Dio, è per sua volontà in controllo di tutto, compreso l'universo. Alla domanda perché esisto, allora dovremmo invece dire: "Grazie Dio che esisto". Ecco che questo ringraziamento ci rende idonei alla partecipazione piena dell'esistenza e conoscere il segreto della vita.
Isaia 66:2 Tutte queste cose le ha fatte la mia mano e tutte quante sono venute all'esistenza, dice l'Eterno. Su chi dunque volgerò lo sguardo? Su chi è umile, ha lo spirito contrito e trema alla mia parola. Avendo, così, compreso l'esistenza, sentiamo di appartenere a Dio e al suo Amore. Non cercate, quindi, l'esistenza nella ragione, né nella sapienza, né nell'esperienza, ma solo Dio da risposta a tutte le nostre domande, mentre ci fa esistere. E se ci leghiamo a Gesù, ci farà avere anche la vita eterna, perché al suon di una tromba, Egli apparirà per condurci proprio dal Dio Padre. Il solo vero Dio.        
Pace e fede nel Signore.



Io porrei altra domanda...
Sei completamente sicuro di "ESISTERE" ? O meglio... quell'insieme di percezioni che ti fanno sentire un qualcosa di DISTINTO dal resto dell'universo, di UNICO, IMMUTABILE e soprattutto INDIPENDENTE dal resto del tutto che ti danno questa sensazione di ESISTENZA (che io chiamo EGO) sei sicuro che siano "reali" ?

Sai com'è... in fondo siamo la somma di tantissimi animaletti (cellule) che nascono e muoiono continuamente e continuamente sono DIPENDENTI da tutto quel che accade nell'universo, dalla stella piu' lontana alla cellula piu' vicina... e tutto questo genera quella strana sensazione di EGO fonte di ogni sofferenza...
quindi ripeto la mia domanda...

INNANZI TUTTO, sei sicuro di ESISTERE per come pensi di esistere ? :)

ciao max...
#122
Percorsi ed Esperienze / Re:L'amore espande il sé
30 Aprile 2018, 14:04:50 PM
sarebbe interessante capire perchè al concetto di AMORE viene SEMPRE associato quello di un altro essere di sesso opposto... 
Secondo me non trattasi di AMORE ma come già detto, AMORE significa volere, desiderare il BENE di qualsiasi essere SENZIENTE (aggiungo qualsiasi cosa, compreso gli oggetti) senza MAI pretendere nulla in cambio.

Lo stesso motivo per cui AMI quella donna invece di un'altra non è AMORE ma affari... 

ciao :)
#123
ho ritrovato una intervista fatta al Dalai Lama... forse puo' aiutare meglio a capirne il concetto... la riporto a seguito:

Le società occidentali vedono nel sesso il collante indispensabile per una coppia. E' così anche per il buddismo?
Per i buddisti il sesso è un'emozione e in quanto tale può essere vissuta in modi molto diversi. Un desiderio morboso, incontrollato, fine a se stesso, è considerato fonte di infelicità perché in grado di travolgere una persona fino a destabilizzarla.

Come vivere allora la propria sessualità?
In armonia con il proprio partner, in un clima di affetto, compassione, di totale apertura nei confronti dell'altro, lontano dalla deriva dell'attaccamento e del possesso. In questo modo l'intimità di una coppia assume una dimensione positiva.

Modello 'due cuori e una capanna'?
Per vivere in equilibrio servono emozioni non contaminate, arricchite da comprensione e pazienza. Anche perché il desiderio nei confronti del proprio partner è soggetto a scadenza, tende ad affievolirsi nel corso degli anni. Il buddismo insegna che da solo il sesso non basta. E questo al di là di ogni valutazione moralistica. Anzi, il buddismo non ha mai condannato, non ha mai imposto divieti né associato al desiderio lo stigma del 'peccato'.

Nessun taboo?
Niente. Ad esempio, a differenza di quanto prescritto dalla religione cattolica, ai giovani non è richiesta l'astinenza sessuale prima del matrimonio. Anche molte pitture sacre, dinanzi alle quali si prega e si medita, ritraggono le divinità durante l'amplesso. E' un modo per far comprendere ai praticanti il senso della totalità, l'unione dei contrari. L'unione mistica e profonda tra due entità, libera dalle spire del dominio e del possesso.

E' l'attaccamento, insomma, a stravolgere le emozioni...
Senza dubbio. Conduce a una momentanea soddisfazione, a un labile appagamento, ma non lascia altre tracce. Essere schiavi di emozioni claustrofobiche, significa creare le condizioni per quelle che lo stesso Dalai Lama chiama 'emozioni-prigione'. Da cui è complicato uscire, se non in modo traumatico e doloroso. E' come quando si è in barca: avanza solo chi è in grado di controllare il vento. Chi non ci riesce è preda delle onde e affonda. La via che il buddismo indica è quella che conduce al controllo dei propri desideri, considerato tappa fondamentale per la crescita spirituale.
#124
Per quel che ne so io, nel buddismo ad esempio, non esistono NORME sulla sessualità. Fare l'amore (secondo l'espressione che ci piace usare) non è in sé un'attività più profonda delle altre. Importante lo stato MENTALE con cui si fa (odio, rancore, vendetta, piacere, amore, generosità ecc... ecc...)

Ma le attività davvero importanti per il buddismo, e che quindi occorre regolare, sono elencate sotto il nome di Ottuplice sentiero. Per esempio, c'è la retta occupazione, consistente in prescrizioni sui mezzi di sostentamento, e ovviamente ci sono la retta meditazione e la retta consapevolezza. Ma NON ESISTE una nona area morale chiamata la retta sessualità, così come non esistono la retta relazione, il retto amore o il retto matrimonio.

Queste sono preoccupazioni al centro dell'attenzione delle religioni occidentali, ma verso le quali la religione buddista è profondamente neutrale, perché non attengono direttamente al cammino che conduce all'illuminazione. Essere un amante cattivo, adultero, infedele, maldestro, morboso, contorto o inetto non ritarda, in sé, il progresso sul cammino, così come essere un amante esperto, onesto, diretto, franco e gentile non lo accelera.

Naturalmente, alcune persone ritengono che, siccome i monaci buddisti non possono fare l'amore, la generale concezione buddista del sesso sia negativa. Forse questo è sottinteso nella concezione cristiana del monachesimo, ma non è l'atteggiamento buddista. Il codice monastico non è un imperativo morale per i laici. Quando i monaci buddisti si allontanano dal sesso, non stanno volgendo le spalle al male.

I monaci buddisti evitano la sessualità così come evitano qualsiasi attività ordinaria. Le loro vesti sono costituite, per regola, di un indumento in tre pezzi; i loro pasti sono limitati alla colazione e al pranzo; la loro vita commerciale è ridotta allo zero. Tutto ciò non perché la dottrina buddista ritiene che vi sia qualcosa di intrinsecamente cattivo o immorale nei vestiti alla moda, gli affari o il sesso, ma perché la via monastica implica l'abbandono delle attività quotidiane per migliorare la concentrazione o la pratica della meditazione.

L'idea alla base del monachesimo cristiano è forse diversa. La decisione del monaco cristiano di rinunciare al sesso sembra dovuta alla volontà di evitare il male e abbracciare il bene, di allontanarsi dal mondo successivo alla cacciata dal paradiso terrestre ed entrare in quello di Dio.
#125
Tematiche Spirituali / Re:Disatrofizzarsi
10 Aprile 2018, 14:37:06 PM
Citazione di: green demetr il 10 Aprile 2018, 14:16:38 PM


Ma nel buddhismo non vi è scontro tra bene e male.

Credo che i wakovsky o siano in errore in buona fede, o come ipotizzo cercano di allontanare il sospetto di essere legati ad un movimento, quello gnostico, che ha un background politico piuttosto oscuro.

Comunque sia ai fine dell'argomentazione non cambia molto, anche il buddhismo come via di liberazione è altrettanto valido.

ciao e grazie della dritta  ;)

ma infatti non vi è scontro tra bene e male. Il signor Smith è l' EGO di NEO ;)  ciao :)
#126
Tematiche Spirituali / Re:Disatrofizzarsi
10 Aprile 2018, 11:55:28 AM
fatto confusione è che sono a lavoro  8)
intendevo dire che NEO rappresenta Maitreya...


scusa... ciao :D :D :D
#127
Tematiche Spirituali / Re:Disatrofizzarsi
10 Aprile 2018, 11:53:57 AM
Citazione di: Kobayashi il 10 Aprile 2018, 11:49:55 AM
Per bluemax.
Forse l'inizio (i dubbi sulla realtà) è maggiormente vicino alle religioni orientali, ma dal punto in cui Neo deve capire se è l'eletto di cui parla l'antica profezia, l'eletto che dovrebbe salvare l'umanità dalla schiavitù e dare il via ad un regno di pace... beh, mi sembra abbastanza giudaico-cristiano...


Maitreya, seduto su un trono in stile occidentale, risalente all'epoca KushanGandharaII secolo, custodito nel Tokyo National Museum.



Maitreya nell'arte del Gandhāra, conservato presso il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. In questa raffigurazione Maitreya è nella postura del Loto o padmasana con le gambe incrociate e le ginocchia premute contro il pavimento. Le mani sono poste nel gesto di meditazione (dhyānamudrā).



Il discepolo di Gautama BuddhaMahākāśyapa o Kāśyapa. Particolare di pittura murale del VI-VII secolo rinvenuta nella grotta 60 a Qyzyl, area di Kucha (situata a Nord del Deserto di Taklamakan, oggi Cina) e conservata a Berlino presso il Museum für Asiatische Kunst. Le orecchie grandi e forate di Mahākāśyapa indicano che costui in passato indossava orecchini pesanti che ne hanno allungato i lobi, ma ora, essendo un bhikṣu e quindi avendo rinunciato alla vita "mondana", non ne indossa più.

Maitreya  
#128
Tematiche Spirituali / Re:Disatrofizzarsi
10 Aprile 2018, 10:59:15 AM
Citazione di: green demetr il 10 Aprile 2018, 09:50:46 AM
Tralascio le risposte ad Angelo e Socrate, che mi pare per quanto riguarda Socrate, e di cui sono certo per quanto riguarda Angelo, perchè essi sono convinti di essere robot.

La loro prigione non è una prigione metafisica, me è una prigione che come dico io "è la prigione della macchina".
Se una macchina indaga su se stessa, non potrà che scoprirsi macchina.

Il problema è però idiota, nel senso di medesimo (id-eo= quello lì. il solito, il medesimo), ossia se si parte considerando che la mente sia il corpo, o peggio che la mente sia come il corpo (e le Scienze fanno parte di questo problema globale) allora è ovvio che poi si neghi la libertà.

Capisco però quello che vuoi dire cara Sophia, e si capisce che il tuo discorso è di altra "pasta".
Infatti tu ammetti la possibilità della consapevolezza.

Meglio ancora citi Matrix.

Matrix è un film che sposa la tesi gnostica.

Vi è un mondo materiale che è il male, ed è il mondo per cui per esempio Zukemberg è ora indagato, e il suo cofondandatore dimessosi, sta espiando le sue colpe, con un giro di interviste che avvisano dei pericoli della matrice (spegnimento delle aree cerebrali etc..).

Ma vi è anche il mondo della luce, quello che sta dietro alle apparenze.
Appunto dietro alla presunzione che la macchina, la matrice (oggi identificata col cervello) esiste un mondo spirituale.

Ci vuole un Nemo, un nessuno, ossia che vada oltre le porte della percezione ideologica che abbiamo di noi stessi.

Non è semplicemente una questione di aree cerebrali, laddove al massimo coincidono, nel senso che avvengono, processi spirituali superiori.

Dire che un processo spirituale avviene in una determinata area, non dice ancora niente di quel processo spirituale.

Quindi è poco rilevante partire dalle assunzioni che è nel cervello che siano gli abiti, le abitudini.

Nel film Matrix invece le abitudini sono la matrice stessa, ossia un certo modo di conformarsi della mente.

La mente si conforma in base alle sue aree di comportamento, se vogliamo stare nella metafora dell'uomo macchina, sono il software.

Il problema delle abitudini mentali, non è una questione dunque dell'hardware, ma del software.

Riprendendo la tua metafora Sophia, allora la questione sarebbe quello di provare nuovi software.

Ma in Matrix non è quello il punto.

Il punto è che invece esiste un uomo reale, al di là delle sue percezioni errate.

Nel film la metafora è più pungente e più dettagliata.

Infatti nel film è l'uomo reale ad essere prigioniero delle macchine.

Egli crede  di aver costruito le macchine per soddisfare la sua mente, ma sono le macchine ora che controllano la sua mente.

Il problema si ribalta completamente. La macchina diventa il problema, credere nel robot è stato il problema.

In questo senso il film indaga del perchè le persone stanno bene nel Matrix, e del perchè alcuni si ribellano.

E' qui che la tua proposta prende peso.

Laddove le persone stanno bene nella rinuncia alla libertà, i ribelli invece voglione vivere.

Ma Nemo, prima di ridiventare uomo reale, ha dovuto spazzare via la sua vecchia personalità.

Ha dovuto proprio diventare nessuno. (Nemo in latino vuol dire proprio"nessuno")

Nessuno significa rinunciare ad essere delle persone, a rinunciare alle maschere, ai ruoli che questa società triste e malata ci vuole affibiare.

Uscire dalla routine, è il primo passo della liberazione, a cui giustamente tu aspiri.

Ma questa aspirazione è forse nel cervello??

No la parabola di Matrix ci dice invece proprio il contrario, che la libertà umana spezza la sua stessa follia di credersi robot, persona, macchina.

Ossia che è il corpo il vero ricettacolo alla trascendenza, la spinta verticale dal basso.

La vera spiritualità è nel corpo che si muove, che sperimenta, che attiva o spegne alcune aree cerebrali.

E' l'uomo che fa la macchina.

E' l'uomo che fa scienza, non la scienza che fa l'uomo.

Ci vuole insomma una premessa diversa cara Sophia per poi poter parlare della consapevolezza.

O se si vuole usare la scienza, la si deve usare correttamente come mi pare tu abbia fatto.

Non siamo prigionieri se non che di noi stessi!

Questa è la libertà!
Scusa se intervengo... ma il film MATRIX trae la sua ispirazione dal buddismo/induismo. (confermato da Andy Wachowski)
i tre episodi sfruttano la fantascienza per spiegare cosa avviene in una persona "comune" dal momento in cui sorge il "dubbio"  (primi 10 minuti del film) sino alla sua illuminazione e smascheramento del proprio ego. :)  ciao :)
#129
io la vedo in modo molto piu' semplice...

BENE: Qualsiasi cosa che genera beneficio a colui che lo percepisce
MALE: Qualsiasi cosa che genera un maleficio a colui che lo percepisce...

esempio... Per il ladro che ruba in banca ottenere ricchezza è BENE mentre per il banchiere è MALE.
Per il leone che mangia la gazzella soddisfare l'appetito è BENE, per la gazzella è MALE.
Detto questo bisognerebbe aggiungere due concetti successivi che in natura non esistono:

GIUSTO: qualsiasi cosa che porta un beneficio SENZA FAR MALE AD ALTRI.
INGIUSTO: qualsiasi cosa che porta un beneficio CAUSANDO MALE AD ALTRI.

in fine c'è la PAZZIA che è esclusiva del regno UMANO:
PAZZIA: Qualsiasi cosa che porta MALE CAUSANDO MALE AD ALTRI.

e tra il concetto di PAZZIA ricordo che possiamo ritrovare, RABBIA, INVIDIA, RANCORE, ODIO e la maggior parte degli altri 51 fattori mentali tutti "umani".

ed aggiungo che la PAZZIA è esclusiva del regno umano perchè generata dalla errata percezione di Se. Un Se che non esiste quindi possiamo paragonarlo ad un DIFETTO MENTALE o MALATTIA MENTALE che è unica dell'animale "UOMO". Tale malattia mentale è talmente radicata nell' uomo che anche di fronte all'evidenza, pur di non ammettere l'inesistenza di questo EGO, ecco che preferisce inventarsi DIVINITA' su cui scaricare le proprie colpe, VITA (uguale in tutto e per tutto come quella terrena) DOPO LA MORTE, o altre illusioni pur di NON GUARIRE.
In altre parole una forza di schizzofrenia che è caratteristica dell'animale UOMO

ciao :)
#130
beh... io posso solo risponderti per quel che riguarda il mio percorso ossia quello buddista. Quindi non prendertela se vedi qualche attacco alla tua religione, non è mia intenzione :)

L'inferno, per il Buddhismo, è semplicemente uno dei vari stati di esistenza nel quale può rinascere un flusso di coscienza. 
Non è un "posto" ne tanto meno puo' essere una condizione "eterna" in quanto ogni causa che genera un effetto è destinata a mutare e quindi impossibile che una qualsiasi esistenza, anche se malvagia, possa generare un effetto ETERNO quale l'inferno dantesco. (e detto tra noi non sarebbe nemmeno giusto :D )

L'inferno è più uno stato "mentale" dominato dalla sofferenza e dall'odio.
(Basta aver avuto una volta sola rabbia, odio, rancore per sapere che l'inferno c'è, e che dura tutta l'eternità. eternità che si dissolve al cessare delle cause e condizioni che hanno generato lo stato di inferno nell'assieme) [va capita].

Per noi buddisti in fondo l'inferno lo stiamo già sperimentando. Ci siamo in mezzo ed adoriamo starci in quanto "desideriamo" rinascerci, anche se possiamo accorgercene solo dopo una analisi piu' profonda, ma questo è altro capitolo.

La principale impronta karmica che causa la rinascita in uno stato "infernale" (o meglio con una mente attratta da odio, rabbia e rancore) è appunto l'odio. Ognuno vive in questa dimensione (samsara) ma ognuno percepisce la realtà in base alla propria mente che è diversa per tutti. (ad esempio in uno stesso luogo, tipo una spiaggia, ci saranno persone che vedono un paradiso, altre che vedono un inferno di posto. La spiaggia è la stessa per tutti... ma è la mente che la percepisce in modo differente :) )

Le differenze con l'inferno cristiano...è che non si sperimenta l'inferno a causa di una punizione divina, non esiste alcuna divinità, ma per la MATURAZIONE del proprio karma "negativo" (notare le virgolette in quando la definizione di positivo o negativo è tutta occidentale), e lo stato infernale non ha durata eterna ma dura solo sino a quando ci sono CAUSE e CONDIZIONI Che lo hanno generato. 

L'inferno secondo il buddhismo è anche "interpretato" come uno stato di sofferenza mentale che si sperimenta a causa dell'odio in questa stessa vita. In realtà tutti e sei i regni di esistenza del buddhismo (regno infernale, regno dei preta, regno animale, regno umano, regno semi-divino, regno divino) possono essere visti sia come stati mentali del samsara che si sperimentano post-mortem, sia come stati mentali che la mente samsarica sperimenta in vita. In particolare Allo stato di essere infernale è associato l'odio, allo stato di preta (spirito avido) l'avidità, a quello animale l'ottusità mentale, allo stato umano il desiderio, a quello semi-divino l'invidia, allo stato divino la superbia.

ciao :)
#131
No. Non puo' esistere...

O meglio... 

siccome qualcosa "ESISTE" se ha delle "influenze" con altro... (detto in pochissime parole) l'inferno esiste sino a quando qualcuno ci crede (influenzando il suo pensiero). 
quindi esiste come IDEA ma non puo' esistere come REALTA'... 

vabbè... scritto male e detto in poche parole perchè sono a lavoro e la domanda mi ha incuriosito :)

ciao
#132
Tematiche Spirituali / Re:Io chi sono?
26 Marzo 2018, 12:15:19 PM
Citazione di: viator il 25 Marzo 2018, 19:28:23 PM
Per quanto mi trovi agli antipodi delle tue credenze e sensibilità........ebbene, TI FACCIO I MIEI COMPLIMENTI. Non esistono dottrine e testi sacri più autorevoli di ciò che sentiamo in sincerità, mentre ciò che scaturisce dalle nostre menti è troppo spesso condito dalla malizia.

ma scusa eh... forse ho letto male od ho interpretato male...
ma se Giona stessa afferma di aver LETTO il vangelo (scritto da uomini, con le loro convinzioni) non capisco a cosa ti riferisci quando ti appelli al "CIO' CHE SENTIAMO IN SINCERITA'" visto che è una ripetizione di quel che letto...

Probabilmente ho frainteso...

ciao :)
#133
Tematiche Spirituali / Re:Karma e reincarnazione
20 Marzo 2018, 15:40:34 PM
Citazione di: Apeiron il 20 Marzo 2018, 13:26:26 PM@bluemax,
Se ti va, potresti dare qualche informazione in più?
In pausa pranzo mi sono concesso il lusso di scrivere qualcosa a riguardo (seppur di fretta ammetto :D :D  quindi perdonami )

Beh... per la dottrina buddista, uno degli aspetti più interessanti (e, se vogliamo, più sconcertante per noi) è il concetto relativo al sé o anima individuale come altrettanto sconcertante, è la posizione buddhista circa il problema dell'esistenza di Dio, che viene, se non negata, messa tra numerose parentesi, almeno nella corrente Theravada. 

A questo proposito, è da ricordare la storiella del Buddha e le sue tre risposte ai suoi discepoli che lo interrogavano circa l'esistenza di un Dio. ("No, non esiste", "Certo, Dio esiste", "A ciascuno di essi ho detto quello che egli desiderava sentirsi dire. Ma chi vuole trovare la risposta a tale interrogativo, non deve attenderla da altri, bensì cercarla in sé stesso".)

Resta comunque il fatto che tanto su Dio, quanto sull'anima individuale, Buddha non volle mai precisare la natura del suo intimo convincimento: si tratta, infatti, di due problemi certo importantissimi, ma di genere prettamente metafisico che sono stati solo SUCCESSIVAMENTE voluti essere affrontati dalla filosofia/religione buddista; mentre egli volle sempre rimanere sul terreno concreto della psicologia, della fenomenologia e dell'etica.

Cosa interessante è che la negazione dell'esistenza dell'anima (o se' o ego per intenderci), così come generalmente si intende questo concetto, non impedisce affatto ai seguaci del Theravada - così come a tutti gli altri seguaci del buddhismo, per non parlare dell'induismo - di credere alla dottrina della reincarnazione (che ricordo, per la verità, preferiscono definire "rinascita"). 
 
I buddhisti Theravada, sostengono che l'uomo "possiede" (notare le virgolette) NON un'anima simil occidentale, ma un gruppo di processi mentali sempre cangianti.
Gli Indù credono nella persistenza dopo la morte fisica di un elemento essenziale, o Atman, in ogni individuo.  L'Atman si associa a un nuovo organismo fisico ed entra in esistenza terrena di nuovo, continuando così l'ascesa (o il declino) della personalità o indole se vogliamo che visse prima. 

Queste idee richiamano il concetto di un'entità continua e presumibilmente PERMANENTE. 
Al contrario, i buddhisti del ramo Theravada, non credono nella persistenza di un'entità od anima PERMANENTE. 
Secondo questa corrente buddista vi è un flusso costante di azioni, di desideri, di effetti e reazioni, ma non un'anima persistente. Quando uno muore, gli effetti accumulati delle sue azioni pongono in movimento un'ulteriore corrente di eventi che portano a nuove conseguenze, una delle quali può essere la nascita terrena di un'altra personalità (o indole). 
Se la prima personalità ha conquistato il distacco dai desideri sensuali, può avvenire la nascita in un altro 'piano', invece di una nuova nascita terrena. Ma questa personalità rinata si riallaccia alla precedente solo come la fiamma di una candela (prima che essa si estingua definitivamente) può accendere la fiamma di un'altra candela. 
I buddhisti preferiscono il termine 'rinascita' a quello di 'reincarnazione' per mettere in rilievo questa distinzione. 

Comunque sia le differenti scuole di buddhismo accettano concetti in qualche modo differenti di ciò che può persistere dopo la morte fisica, ma concordano nel credere che la condotta di una personalità può avere effetti sul comportamento, sull'organismo fisico e sugli eventi della vita di una successiva personalità.

In realtà, la credenza che la scuola Theravada neghi l'esistenza dell'anima individuale, è il risultato di una eccessiva semplificazione fatta nei secoli.
Alla base della meditazione buddhista vi sono due convinzioni fondamentali: che il corpo sia un'illusione creata dalla mente e che ogni cosa, compreso il corpo, sia una manifestazione del dharma, ossia delle forze e delle particelle subatomiche (che sono invisibili, ma non irreali). 
Theravada e Mahayana differiscono riguardo alla "materia" di cui è composta la realtà: i seguaci del primo ritengono che i dharma siano reali, benché transitori; mentre quelli del secondo ritengano che essi esistano nella dimensione fenomenica, ma non in quella dell'Assoluto.

In altre parola il Theravada ritiene che non solo la realtà fenomenica, ma anche quella coscienziale, siano mera illusione, mentre il Mahayana ritiene che, nella dimensione trascendente, non esistano né l'Atman, né i dharma. Ecco perché quest'ultimo insegna che i quattro elementi universali (aria, acqua, terra e fuoco) sono "il vuoto". 
Di conseguenza, anche la concezione del nirvana varia profondamente dall'uno all'altro: per il Theravada esso è l'estinzione del desiderio, del rancore, dell'illusione; per il Mahayana, esso è l'esperienza diretta della realtà cosmica, la luminosa comunione con il Tutto.

Il Buddhismo è l'unico nella storia del pensiero umano a negare l'esistenza di un'anima, Sé o Atman permanente. Secondo gli insegnamenti del Buddha, l'idea del sé è una credenza falsa e immaginaria, che non ha alcuna corrispondenza nella realtà, e che produce pensieri dannosi come "me" e "mio", desideri egoistici, brama, attaccamento, rancore, malvagità, presunzione, orgoglio, egoismo e altre forme di corruzione, impurità e problemi ma questo Sé a cui si riferisce il Budda altro non è che la concezione di EGO e non invece al continum mentale che invece esiste ed è "personale" che passa di vita in vita.
Tuttavia tali affermazioni vanno attribuite unicamente al Buddhismo Theravada, perché senza dubbio gli insegnamenti Mahayana e Vajrayana affermano che l'anima anche se cangiante, esiste.

Un famoso maestro diceva: «Se non esiste un Sé nel samsara, esiste un sé nel nirvana? Se non esiste alcun sé, che cosa entra nel nirvana?».
La credenza nell'anima è indubitabile anche nel Buddhismo Vajrayana. Ad esempio, nella grande liberazione attraverso l'udito nel bardo, una funzione celebrata dai tibetani per i loro morti (e descritta in versione popolare nel Libro Tibetano dei morti), l'anima viene guidata attraverso il bardo, o l'intervallo tra la morte e la nascita, nella speranza che possa liberarsi e non sia costretta a rinascere.  

Il Buddha non ha mai dichiarato in maniera categorica che l'anima non esiste. Occasionalmente, ha parlato del pudgala, o del sé; altre volte ha nominato il non-sé; ma in altre circostanze non ha menzionato né il sé né il non-sé. Tutte le scuole buddhiste, compresa quella Theravada, accettano le cinquecento vite passate del Buddha Gautama. Lo stesso sé è passato attraverso tutte queste reincarnazioni. Il Buddha ha affermato chiaramente che in una di tali reincarnazioni il sé chiamato Sunetra era lui stesso.

Il concetto di anima o di sé viene nominato anche in importanti scriti Theravada. Gli argomenti discussi erano soprattutto la natura dell'anima e del mondo, la natura della virtù e i suoi risultati, l'esistenza di un altro mondo, e se l'anima e il mondo abbiano o meno una causa». L'Abhidharma descrive gli otto tipi di esseri illuminati come gli otto pudgala o sè. «i maestri ortodossi dovettero ammettere l'esistenza di tali brani, ma affermarono che in realtà non volessero dire ciò che dicevano».

La legge della continuità, nota ai più come rinascita, assicura la persistenza della coscienza DINAMICA dell'individuo con la morte del corpo fisico. Se tale non-coscienza non viene indirizzata verso mondi più elevati dallo sviluppo mirale e spirituale del soggetto, di solito si dice che rimane nella sfera dello spirito (pettivisaya) come spirito disincarnato, e di conseguenza rinasce come  essere umano».

Il tutto è stato chiarito dicendo che il budda quando parlava di NON SE' era riferito al concetto illusorio di EGO (duale, immutabile, permanente ecc... ecc...)  mentre quando parlava dell'anima o SE' si riferiva alla natura CANGIANTE ed IMPERMANENTE della coscienza o flusso esperenziale che passa di vita in vita e deve purificarsi.


Comprendere la natura del dharmna per raggiungere lo stato del Buddha non significa semplicemente capire gli insegnamenti del Buddha e diventare moralmente puri e liberi dalla sofferenza, come Gautama. Questa condizione è un prerequisito; l'espressione va oltre tale stadio preparatorio.  Essa implica comprendere che la natura del dharma è il vuoto (cioè che il mondo fenomenico è una illusione), raggiungendo così l'illuminazione perfetta. Qui dharma si riferisce alle forze e alle particelle subatomiche che si manifestano come fenomeni, e NON AGLI INSEGNAMENTI DEL BUDDA come solitamente ci si vuol riferire con la parola DHARMA. 

In realtà, secondo le dottrine Mahayana, è proprio l'incapacità di comprendere i concetti di dharmache impedisce ai seguaci Theravada di accedere alla saggezza superiore. Esistono due forme di liberazione: quella dal sé (EGO)e quella dal dharma. In altre parole, l'illuminato comprende che sia il proprio sé inteso come EGO, sia il mondo fenomenico sono illusioni, che nella Realtà Suprema il sé e i dharma che si manifestano come fenomeni non esistono.

Per aiutare i propri seguaci a comprendere l'illusione dell' EGO (diverso dal concetto di anima) nella dimensione trascendentale, il Buddha trasmise loro la dottrina del non-sé. A livello trascendentale il sé, così come qualsiasi altra realtà separata, non esiste, perché il Supremo Assoluto è indifferenziato. Ma il sé, come le altre entità separate, ESISTE a livello fenomenico. Secondo il Buddhismo Mahayana, l'incapacità dei Theravada di comprendere la saggezza superiore riguardante la realtà trascendentale li spinge a interpretare la dottrina del non-sé unicamente a livello fenomenico. Quindi, esso non colgono il fatto fondamentale che tale dottrina del non-sé è transitoria, in quanto il suo unico scopo è quello di aiutare i fedeli a liberarsi dal samsara. 

Il Buddhismo Mahayana afferma che, sebbene i Theravada riescano a liberarsi dall'attaccamento al sé, non sono in grado di porre fine all'attaccamento al dharma. I Theravada comprendono che il sé è un'illusione, ma partono dal presupposto che i dharma siano entità reali, sebbene dotate unicamente di un'esistenza momentanea. 


ciao :)
#134
Tematiche Spirituali / Re:Karma e reincarnazione
19 Marzo 2018, 18:05:50 PM
tutto quello detto da Sari è "accademicamente" vero...

Ultimamente stiamo discutendo una cosa fondamentale e molto interessante al centro dove vado a prendere lezioni di buddismo.
Tra gli aggregati che costituiscono l' "essere" vi sono le cinque coscienze sensoriali piu' la coscienza mentale.

Vero è che ogni coscienza è impermanente ed interdipendende da cause e fattori esterni. Ma è pur vero che esiste uno "SPERIMENTATORE" di tali esperienze. Un giudice se vogliamo, una sorta di "sacco" dove vanno a fire le "ESPERIENZE" o se vogliamo lo spettatore che vede il film proiettato sullo schermo. Se vogliamo la possiamo chiamare INDOLE che viene modificata da varie esperienze nel corso delle vite.

Tale indole è vero che è impermanente e dipendente dalle ESPERIENZE, quindi mutevole per fortuna altrimenti non potrebbe "evolvere". Ed è in tale INDOLE che sono "registrate" gli effetti delle nostre esperienze.

Come per quando ci svegliamo la mattina, il nostro carattere non è modificato dal sonno rispetto la giornata precedente, cosi' la rinascita nella vita futura non modifica sostanzialmente l' INDOLE precedente.
In definitiva la tesi secondo la quale non ESISTE uno sperimentatore non è prerogativa del BUDDISMO ma solo del buddismo Theravada altre scuole buddiste "ammettono" che esista una mente sottilissima (che potremmo chiamare Anima o Io o Sè o se vogliamo bagaglio di esperienze).

Si potrebbe obbiettare al fatto che se anche l'INDOLE (maturata di vita in vita) svanisce con la morte, non vi sarebbe alcun chè che possa andare nel nirvana. Dove nel nirvana esiste uno STATO PERMANENTE della mente che ha raggiunto il massimo stato esperenziale e non deve piu' passare da uno stato all'altro.

Praticamente la morte sarebbe simile al passaggio dal sonno alla veglia e dalla veglia al sonno dove ad ogni risveglio (ogni mattina) tutti i ricordi del giorno precedente svaniscono (in quanto materia) ma rimane l'indole intatta.
Bene... pare che per altre scuole buddiste sia questa INDOLE a passare di vita in vita.

(motivo per cui, alcuni bambini hanno l'indole di uccidere le formiche, altri di difenderle avendo avuto ad esempio medesima educazione e medesime esperienze)

scusate ho scritto di ultra fretta perchè sono a lavoro quindi perdonate orrori ortografici. Non ho riletto :D :D :D
#135
Tematiche Spirituali / Re:Karma e reincarnazione
16 Marzo 2018, 12:42:38 PM
Citazione di: Suttree il 16 Marzo 2018, 11:43:18 AM
Se l'Io non sopravvive e si dissolve col corpo fisico dopo la morte, quale effettiva differenza c'è tra la reincarnazione ed il nulla?

L' IO o la sensazione di un sè, se vogliamo, non puo' sopravvivere semplicemente perchè non esiste. E' una errata percezione di una realtà inesistente.
Per quanto puoi andare a cercare questo "IO" non lo puoi mai trovare per il semplice fatto che non esiste.

Quindi non vi è nulla che DOVREBBE sopravvivere, come non vi è nulla che si dissolve se non l'errata percezione di noi stessi...

Il tuo IO non lo puoi trovare nel tuo corpo... non è nemmeno il tuo corpo. Ma non sono neppure i tuoi pensieri e neppure le tue sensazioni. Non sono i ricordi e quella sensazione granitica di un IO non è nemmeno l'insieme di tutto questo.

Non a caso dici la MIA anima... ma... MIA di chi ? :)
oppure puoi affermare i MIEI pensieri... (miei di chi ? )

il MIO oggetto (ma mio di chi ? )

e cosi' via...

quindi non c'è nulla che DOVREBBE sopravvivere perchè semplicemente non c'è :)


ciao :)