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Messaggi - Lou

#121
I took one Draught of Life -
I'll tell you what I paid -
Precisely an existence -
The market price, they said.

They weighed me, Dust by Dust -
They balanced Film with Film,
Then handed me my Being's worth -
A single Dram of Heaven!

_____________________________


Presi un Sorso di Vita -
Vi dirò quanto l'ho pagato -
Esattamente un'esistenza -
Il prezzo di mercato, dicevano.

Mi pesarono, Granello per Granello -
Bilanciarono Fibra con Fibra,
Poi mi porsero il valore del mio Essere -
Un singolo Grammo di Cielo!


Fonte: "https://www.emilydickinson.it/j1701-1750.html"
Traduzione di Giuseppe Ierolli
#122
Tematiche Spirituali / Re:L'illusione dell'io
27 Aprile 2020, 16:39:26 PM
Citazione di: Phil il 27 Aprile 2020, 16:14:29 PM
Con una probabile (auto)suggestione interpretativa, ho trovato una tanto inattesa quanto tempestiva risonanza con una citazione di Nietzsche postata oggi in altro topic:
Citazione di: Lou il 27 Aprile 2020, 14:52:50 PM
105. [...] Ma in ciò si ingannano: l'atomo che essi postulano è ricavato dalla logica del prospettivismo della coscienza ed è pertanto esso stesso una finzione soggettiva. [...] [I fisici] hanno tralasciato qualcosa nella costellazione senza saperlo: appunto il necessario prospettivismo, in virtù del quale ogni centro di forza – e non solo l'uomo – costruisce tutto il resto del mondo a partire da se stesso, cioè lo misura, lo modella, lo forma secondo la sua forza... Hanno dimenticato di calcolare nell' «essere vero» questa forza che pone prospettive... [...]

Passo tratto da i Frammenti Postumi. (italic mio)

Ebbene, salpando da questa citazione per andare lontano dal suo autore (che logicamente pone per vera la «forza che pone prospettive»), se il fulcro di tale prospettivismo è l'uomo, nel momento in cui tale prospettivismo si rivolge all'autocomprensione, l'idea che l'uomo si fa di sé stesso sarà a sua volta prospettica, ovvero una «finzione soggettiva» del soggetto che si guarda allo specchio e si identifica come tale (soggetto, io, etc.).
Al netto del concedere o meno una certa sfumatura tangente fra «finzione» e «illusione», non si ottiene forse una metafinzione in cui il soggetto stesso, nel vedersi prospetticamente come tale (soggetto, io, etc.) è inevitabilmente a sua volta una sua «finzione soggettiva»?
Da dove origina tale prospettiva, nel momento in cui si autoidentifica? Non può originare dall'io, dal soggetto, etc. perché essi sono il risultato prospettico della «finzione soggettiva». Che origini allora da uno "sguardo" non ancora soggettivizzato, ovvero privo di (auto)concettualizzazione, ovvero spontaneamente prelogico e senza identità? Tale sguardo potrebbe suggerire, non dimostrare, che l'io è un'illusione o, per dirla con Nietzche, che la finzione soggettiva non risparmia il soggetto stesso quando questi si pone nel suo stesso sguardo, inevitabilmente prospettico.

Beh direi che sono le stesse conclusioni a cui giunge Nietzsche, in una sua critica al "pensare" (credo abbia in mente Cartesio):

"[..]l'unificazione causale di pensieri, sentimenti, desideri, come quella di soggetto e oggetto, sono per noi del tutto nascosti - e probabilmente pura immaginazione. [..] Non si verifica mai un "pensare" come lo presuppongono i teorici della conoscenza: questo è una finzione affatto arbitraria, conseguita con l'isolamento dal processo di un unico elemento e con la sottrazione di tutti i rimanenti, una costruzione volta a permettere la comprensione...Lo "spirito": qualcosa, che pensa: [...]questa concezione è una seconda conseguenza derivata da una falsa osservazione di sé, che crede nel "pensiero": innanzitutto qui viene immaginato un atto, che non si verifica affatto, "il pensare" e in secondo luogo viene immaginato un soggetto-sostrato nel quale trova la propria origine ogni atto di questo pensare e nient'altro: cioè tanto l'azione quanto l'autore sono fittizi."

Un non atto di un non soggetto, è la frontiera del prospettivismo.

(grassetti miei)
#123
Citazione di: Ipazia il 27 Aprile 2020, 10:00:40 AM
Dalla "gaia scienza" in poi anche Nietzsche si lascia attrarre dall'idea del calcolo filosofico. Lo fa puntando sull'aria aperta, i deserti d'alta quota, il buon cibo e le compagnie elettive. Nemmeno la sua filosofia rinuncia al "ricettario" che è il modo in cui la filosofia calcola. Verso la fine vi sono citazioni esplicite di come sarebbe importante anche per la filosofia appropriarsi di propri strumenti di calcolo per essere più persuasiva e meno labile di fronte allo strapotere del calcolo scientifico, che investiva ormai tutto il pensiero moderno.


105. I fisici credono a loro modo in un «mondo vero»: un sistema atomico fisso, uguale per tutti gli esseri, con movimenti necessari – sicché per essi il «mondo apparente» si riduce al lato, accessibile ad ogni essere a modo suo, dell'essere universale e universalmente necessario [...]. Ma in ciò si ingannano: l'atomo che essi postulano è ricavato dalla logica del prospettivismo della coscienza ed è pertanto esso stesso una finzione soggettiva. [...] [I fisici] hanno tralasciato qualcosa nella costellazione senza saperlo: appunto il necessario prospettivismo, in virtù del quale ogni centro di forza – e non solo l'uomo – costruisce tutto il resto del mondo a partire da se stesso, cioè lo misura, lo modella, lo forma secondo la sua forza... Hanno dimenticato di calcolare nell' «essere vero» questa forza che pone prospettive... [...]

Passo tratto da i Frammenti Postumi. (italic mio)


Dunque certamente, come in introdotto da Paul, in Nietzsche si trova una aspre critica al pensiero calcolante proprio della scienza e del positivismo, ma già dalle prime opere e nel maturare via via del suo pensiero, trovo corretto il suggerimento di Ipazia: direi che è complessa la posizione nietzschiana in quanto il prospettivismo fa confluire in sè anche il pensiero calcolante, tuttavia lo fa con una consapevolezza e profondità inedita, rilevando come le scienze compiano un errore nel computo, pur avvalendosi del pensiero calcolante. Eppure in questo prospettivismo dal sapore leibniziano, come espresso nel frammento riportato, trovo che se ne riveli la problematicità e, soprattutto, che il pensiero filosofico non si risolve in esso, ma colga argurtamente la necessità di una pluralità di prospettive interpretanti, la valutazione dei loro rapporti e relazioni, la sola che si inserisce in quel "sentire cosmico" senza tradirlo e, lo dico, ne renda conto
;D . In ciò è "oltre", come accennato da Paul.  Il pensiero danzante di Nietzsche è anche calcolante, non è una forma di irrazionalismo, una danza vitale che per essere tale necessita il ritmo dei movimenti. In questo senso, l'arte stessa in Nietzsche è una forza che si oppone strenuamente alla decadenza dell'immobilità, in ultima istanza una potenza che afferma la vitalità del cosmo.
#124
Citazione di: giopap il 25 Aprile 2020, 22:39:47 PM
Qualche giorno fa, leggendo un libro di divulgazione scientifica (A. Zee: Gravità. Trattazione leggera di un soggetto pesante), ho trovato questa considerazione:

"Nella scienza si cerca di dire ciò che nessuno ha mai detto prima. Nella poesia si cerca di dire ciò che ha già detto qualcun altro, ma meglio. E' questo, in sostanza, a spiegare perché la buona poesia é rara come la buona scienza".

Forse l' autore intende per "poesia" la filosofia, oppure vi include comunque anche, fra l' altro, la filosofia insieme a tutto ciò che non é scienza. Francamente non l' ho capito (si tratta comunque di una marginale "nota di colore"); e comunque spesso anche della filosofia si dice che, contrariamente alle scienze, tratta sempre gli stessi problemi riproponendo sempre le stesse soluzioni, per quanto con variabili gradi di approfondimento o in forme e interpretazioni diverse.

Mi é venuto da chiedermi se qualcuno nel forum potrebbe commentarla secondo una sua interessante interpretazione più o meno critica.
A mio avviso scienza, poesia e filosofia sono profondamente intrecciate, sin dalle origini: penso a Parmenide e il suo Poema, la nascita della filosofia è poesia o a Lucrezio e il suo De Rerum Natura che è scienza in poesia e, detta francamente la filosofia è essa stessa scienza, così come la scienza nei suoi aspetti teorici più alti si fa filosofia e poesia, poichè è una forma d'arte. La formula dell'energia di Einstein può esser letta come una elegante metafora che descrive il segreto dell'universo, così come alcuni passi di Feynmann, a io parere. Detto ciò, molto sinteticamente, su quanto affermato nel passo che hai riportato direi che dal mio punto di vista, la poesia cerca di dire del linguaggio qualcosa che il linguaggio non ha ancora detto, così come la scienza cerca linguaggi per una realtà che ancora non è stata detta. In un certo senso entrambe mosse dallo stesso pathos, muovono alla ricerca di dimensioni inedite della conoscenza e sono perfettamente affini in questo, tuttavia il linguaggio gioca un ruolo diverso nella scienza e nella poesia, nella seconda, esule sa una funzione di "designatore rigido" che ne caratrerizza l'uso nella prima, è esso stesso a scoprirsi nelle sue pieghe inedite, indeterminate, antitetiche.
#125
Attualità / Re:Coronavirus: dagli all'untore!
23 Aprile 2020, 16:03:38 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Aprile 2020, 16:00:02 PM
La misura è sempre quella empirica, a partire da esperienze come quella riportata da sari. [...]
Certo, infatti sopra scritto un'altra cosa: non si può fare di un caso la regola. Così come ho esplicitato che ci sono studi a riguardo, work in progress, esattamente in linea con il mio precedente messaggio in merito al fatto che molti aspetti non si conoscono ancora.
#126
Attualità / Re:Coronavirus: dagli all'untore!
23 Aprile 2020, 15:53:54 PM
Scusate, ma non si può fare di un caso la regola. Io non sono una paranoiata, però ci sono studi a riguardo sulla probabilità che un asintomatico sia o meno infettivo. E, anche in questo, ci sono studi per appurarlo o meno e in quale misura.
#127
Attualità / Re:Coronavirus: dagli all'untore!
23 Aprile 2020, 15:39:36 PM
Citazione di: Sariputra il 23 Aprile 2020, 15:19:59 PM
Caro Andrea
forse sarebbe più corretto se ammettessero che non ci hanno ancora capito molto e che fanno molte ipotesi, spesso contrastanti fra loro.  ;D
Non mi sembra che non ci sia una ammissione di ignoranza, nel senso di ignorare: sono molte le voci che dichiarano apertamente che essendo un virus nuovo non ne sanno ancora abbastanza, soprattutto tra gli scienziati.

#128
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
21 Aprile 2020, 11:20:37 AM
Citazione di: Jacopus il 19 Aprile 2020, 15:47:05 PM
CitazioneLa filosofia della prassi è una filosofia chiusa. Ma, ripeto, un conto è quando si tratta di scelta individuale e altra cosa è quando si tratta di imporla a tutti.
Al suo opposto c'è anche una filosofia della prassi totalmente aperta, quella del far West o dell'ultraliberismo, dove si è sicuramente liberi di morire di fame. Il problema centrale della filosofia etica è proprio la domanda: come si conciliano la libertà,  il merito e l'equità  senza sprofondare verso uno di questi principi minimizzando o (peggio) cancellando gli altri?
È ovviamente possibile considerare la filosofia un mero esercizio meditativo e paraspirituale, ma credo che ciò esula dalla storia della filosofia occidentale, fin dai suoi primordi (basti pensare al messaggio etico di Socrate e la sua cicuta).
Con la responsabilità da cui tutti i tre elementi che citi, libertà, equità, merito, trovano la loro terra d'appartenza. Senza responsabilità non solo non è possibile conciliare questi aspetti, ma trovo, sia assai arduo anche che possano sorgere. A mio parere ovviamente.
#129
Attualità / Re:Il valore della libertà
21 Aprile 2020, 10:41:31 AM
Citazione di: Andrea Molino il 20 Aprile 2020, 15:43:56 PM
Scrivo questo post, nella speranza di scoprire di non essere il solo a preoccuparmi per la crescente ondata di oscurantismo dogmatico che sta coprendo i mezzi d'informazione "ufficiali".


Guardo allibito, la totale mancanza di qualsivoglia tentativo di capire e spiegare la realtà, da parte dei Giornalisti con la G maiuscola, tesi soltanto a sostenere le versioni governative.


Ma il giornalismo non dovrebbe svolgere una funzione di controllo? Non dovrebbe illuminare i lati oscuri? Non dovrebbe aiutare i lettori a comprendere ciò che sta succedendo?


Forse dipenderà da una mia scarsità intellettuale, ma trovo che la maggior parte di ciò che è stato scritto negli ultimi due mesi, abbia avuto come unico risultato, quello di generare una psicosi collettiva, dalle conseguenze ancora tutte da scoprire, che non ha uguali in nessun'altra parte dei paesi occidentali (ad esclusione, forse della Spagna).


Ho sentito sostenere la tesi secondo la quale "era necessario spaventare gli italiani, notoriamente indisciplinati, per indurli a stare a casa", ma anche volendo ammettere che questo abbia un senso (e io non voglio), il punto che andrebbe discusso è il seguente: non è affatto dimostrato che chiudere l'Italia in casa sia stata la scelta migliore, né che continuare a farlo sia utile.


In ogni caso, anche senza scendere nel merito, penso che sia inaccettabile (che dovrebbe esserlo per tutti) costituire una sorta d'inquisizione che mette alla gogna chiunque si permetta anche solo di sollevare dei dubbi.


L'unica certezza che ho, è che tutti dovrebbero avere dubbi e dovrebbero discuterne con chi ha dubbi diversi.


In questo momento si parla di iniziare una "Fase 2", di consentire agli italiani di utilizzare i propri diritti costituzionali, certo solo in parte, per gradi, con una "App" sullo smartphone per tracciare tutti i loro spostamenti e tutti i loro incontri.


Mi guardo intorno e tranne rarissime eccezioni, vedo solo una grandissima accettazione, sebbene di dubbi, i nostri "burattinai" ce ne abbiano lasciati molti.


Non riesco ad immaginare una situazione, con maggiore attinenza alla "Caverna" di Platone, di quella attuale, anche se qui si tratta sopratutto di catene mentali.


Non vorrei parlare di virus, ma di libertà: ci sono persone disposte a morire per conquistare la libertà che non hanno, mentre noi accettiamo di perdere la nostra senza nemmeno chiedere spiegazioni.
Molto interessante è la correlazione, o meglio, l'intersecarsi tra libertà di stampa e libertà dei cittadini. Lo scorso anno ho avuto occasione di partecipare a una conferenza in collegamento con Snowden dalla Russia, dove egli sottolineava una sorta di equazione secondo cui garantire la libertà di stampa equivale a garantire la libertà di noi cittadini, perciò essa deve essere garantita non perchè i giornalisti siano liberi di esprimersi, ma perchè tutti, compresi i cittadini siano liberi. Si può notare infatti come  una libertà di stampa oppressa e fortemente limitata abbia come contropartita una scarsa libertà dei singoli cittadini e sia indice di come l'oscurantismo nell'informazione sia un pericolo per tutti noi.


Ora, nel caso specifico, ammetto che le informazioni nei canali ufficiali direi siano state spesso confuse e in parecchi casi contradditorie. Ciò ritengo sia da ricercarsi primariamente, non tanto in una sorta di volontà oscurantista, quanto nella situazione di ignoranza (proprio nel senso di ignorare) ciò che realmente stava accadendo, in un certo senso ho notato da parte giornalistica più una ricerca di sensazionalismo, che una reale volontà di documentare in modo comprensibile e informato i fatti.


A ciò, mi permetto di aggiungere anche la totale irresponsabilità e uso improprio dei mezzi di comunicazione di coloro che, lungi dal situarsi in una libertà autentica sempre connotata da senso di responsabilità, hanno riversato a fiotti fake news su fake news con il risultato di rendere ancora più confusa e caotica, di quanto già non lo sia l'informazione.


Il dubbio è una componente importantissima e il senso critico da cui si origina, che nel suo esercizio, riesce a domandare e poter conoscere. Purtroppo sono convinta che gli strumenti critici e il loro esercizio non siano demandabili all'informazione, per quanto corretta possa essere: essi si formano e tentano di organizzare l'informazione trasformandola in conoscenza attraverso un lungo lavoro e percorso, che procede a tentare di orientarsi tra moli di informazioni e dati di cui il destinatario non è un semplice collezionista passivo, ma l'agente costitutivo stesso dell'interpretazione.
#130
Citazione di: inquieto68 il 17 Aprile 2020, 01:46:38 AM

Riguardo al dilettantismo, più vole evocato nella discussione, trovo che la prevalenza di fonti filosofiche da parte dei partecipanti a questo forum, possa finire per connotare eccessivamente questo spazio di riflessioni all'interno di un'unica disciplina. Esperienze ed approcci disciplinari diversi, possono arricchire il ventagli delle fonti informative, attingendo ad esempio dall'approccio sociologico, o psicanalitico o antropologico (con i relativi corredi di autori e tradizioni), o anche da culture e sistemi coerenti di rappresentazioni simboliche millenarie, che offrono comunque strumenti potenti di lettura della realtà.
Certo. Integrare con approcci disciplinari differenti è fonte di arricchimento per questo spazio. Non a caso sono molte le sezioni a cui partecipare, dando la possibilità all'utenza di relazionarsi a un tema secondo la prospettiva che si intende scegliere, dandone un taglio "disciplinare" che si reputa opportuno. In questa particolare sezione, la "contaminazione" e l'integrazione di altri metodi e approcci differenti rispetto a quelli marcatamente filosofici è anch'essa preziosa e infatti è già così, i contributi sono svariati e plurivoci. In forza di ciò, la multidisciplinarità nell'affrontare un tema è essa stessa garanzia di libertà perchè ognuno connoti questo luogo a cui partecipa utilizzando gli approcci e gli strumenti che più reputa opportuni. Se ci son più voci che attingono da una materia e non da altre dando vita a una fisiologia delle discussioni con marcate connotazioni filosofiche, questa è la sezione loro dedicata.
#131
Tematiche Filosofiche / Re:Viaggio su Platone.
07 Aprile 2020, 11:50:05 AM
Citazione di: Ipazia il 06 Aprile 2020, 14:43:54 PM
[...]
L'importante in ogni discussione è capire la differenza dei riferimenti ontologici dei propri interlocutori. Ora la conosco. Non ritengo che questa mia posizione sia scientista perchè riconosco grande autonomia e libertà allo spirito umano, a posteriori, ma nessuna autonomia, a priori, rispetto ad una physis che, come afferma Tomaso d'Aquino, tenta continuamente l'intelligenza umana.
...
Nemmeno io la ritengo "scientista" la tua posizione, mi interessa approfondire pertanto annoto su quanto ho grassettato che il concetto di physis (è un concetto) si da in un logos e questo tuo dire lo dimostra perfettamente: non c'è physis autonoma a priori, ma è genealogicamente ad esso relata (se non coincidente sino ad arrivare a dire che il logos è la physis intrinseca e che sottostà ad ogni fenomeno, altrimenti non sarebbero intelligibili) . Banalmente pensare e parlare di physis è esser dentro a forma di razionalizzazione dei fenomeni, quindi, a rigore, siamo in una verità del logos umano. Dalle prime cosmologie alla scienza odierna. :)

#132
Tematiche Filosofiche / Re:Viaggio su Platone.
06 Aprile 2020, 11:08:39 AM
Il pensiero propriamente non ha una origine. Soprattutto per Platone - non ritengo che il pensiero abbia "origine", nè nell'Iperuranio, nè altrove.
#133
Citazione di: giopap il 29 Marzo 2020, 17:36:07 PM
Secondo me il problema (eminentemente filosofico) é proprio quello della natura del legame ab origine della coscienza al cervello (molto bene studiato e conosciuto, nel senso di "descritto", dalle neuroscienze).


Per me la coscienza non é nel cranio né nel cervello (ma casomai viceversa).
E l' evoluzione biologica, determinando (fra il molto altro, anche) la storia naturale dei cervelli dei vari animali, può avere conseguenze sulla coscienza unicamente indirette (non propriamente effetti in quanto causa), per il fatto che non si dà coscienza senza (ma non: dentro un) cervello e per diverso cervello si dà diversa coscienza.
Effettivamente concordo, non si da cranio nè cervello se non per una coscienza(-di). Questi ultimi e il loro studio infatti presuppongono una coscienza indagatrice, quindi ritengo che, almeno dal punto di vista del metodo, il fatto che non si dia coscienza senza cervello, sancisca il primato della prima rispetto al secondo, di fatto aggiungo. Poichè questo saper essere di questa relazione coscienza/cervello, in qualsiasi modo la si intenda e ci si domandi su una eventuale origine o primate ricade all'interno della coscienza essendone un contenuto di saper-(si). Del resto, come introdotto da Jacopus, è il sapere-essere a fare l'esistenza di una una persona e non il semplice essere persona a determinarla.
#134
Tematiche Spirituali / Re:Agnostici e Agnosticismo
03 Aprile 2020, 16:41:46 PM
Citazione di: viator il 03 Aprile 2020, 15:40:10 PM
Salve. Citando Lou : "L'agnostico sospende il giudizio in merito all'esistenza di dio/dei, l'ateo la nega".
Sarei d'accordo, precisando che l'ateo militante - più che un antispiritualista - dovrebbe essere semplicemente un laicista anticlericalista.
L'agnostico sarà invece colui che si disinteressa dei contenuti di qualsiasi religione teistica senza darsi da fare per negarli od avversarli. Saluti.
Per inciso, un laicista anticlericalista può benissimo essere un teista aconfessionale. :)

#135
Una serie abbastanza datata, tratto dal romanzo distopico La svastica sul sole (Dick), tuttavia la trovo intringante: l'idea dei futuri alternativi e/o possibili e, senza spoilerare troppo, l'intreccio tra reale e immaginario, l'idea della pellicola, che interseca la serie non lo trovo banale. Lo sto guardando, non l'ho ancora finito.