considero l'esperimento mentale l'approccio più propriamente filosofico, perché richiede una valutazione che non coglie le cose nella loro fattualità empirica, fattuale, contingente, ma delle possibilità, la cui presa in considerazione non è un perdersi nel gioco della fantasia sulle infinite alternative in cui la realtà può essere, bensì un metodo tramite cui rilevare gli elementi, i riferimenti costanti, che resisterebbero anche in opzioni estremi, e che, fintanto che il pensiero si ferma all'esperienza della realtà fattuale, finirebbero con l'essere confusi con gli elementi accidentali. Il pensiero necessita di considerare le cose nell'unità delle possibilità in cui potrebbero darsi (con il solo limite della non-autocontraddizione, cioè della logica formale) per coglierne l'essenza, il complesso di verità che resterebbe sempre presente in tutte queste possibilità, e queste verità vanno per l'appunto "testate", immaginando scenari estremi nei quali queste continuerebbero a essere riconosciute, senza più confondersi con delle convinzioni accidentali, con cui si mescolano in una certa situazione particolare. Nell'etica gli esperimenti mentali sono un esercizio di autoconsapevolezza, un setaccio tramite cui chiariamo a noi stessi le nostre priorità, la nostra gerarchia valoriale ipotizzando una situazione estrema in cui i diversi valori in gioco finirebbero con l'entrare in conflitto, esattamente come, immaginando che qualcuno ci costringa a vivere in un luogo lontano da casa (la classica "isola deserta") consentendoci di portare con noi solo alcuni oggetti e non altri, saremmo stimolati a riflettere su quali cose sono più importanti per noi, stilando una classifica di priorità, che non avrebbe necessità di essere pensata in situazioni ordinare in cui non c'è alcun vincolo di scelte. Come potremmo chiarire a noi stesse le nostre priorità di valori fermandoci all'abitudine di vedere le cose come sempre concilianti e compresenti, senza bisogno di stabilire quali sono per noi le più essenziali? Le applicazioni etiche sono del resto un ramo di questa impostazione da cui ne deriva un altro che la storia della filosofia ha sempre, in forme diverse, espresso, a un livello teoretico. Esperimenti mentali in fondo possono considerarsi il dubbio iperbolico cartesiano o l'epoche husserliana, tutte metodologie tese a sospendere il giudizio sulla realtà come contesto fattuale particolare per ipotizzare possibilità alternative in cui far emergere quel livello di conoscenze certe o evidenti, universalmente valido nel complesso delle possibilità mentalmente considerate dal metodo