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Messaggi - Jacopus

#1201
Anthonyi. L'evoluzionismo non ha certo come focus quello di spiegare perché parte dell'umanità (e di sicuro non la stragrande maggioranza) crede in Dio. L'evoluzionismo nella sua versione sintetica (Darwin + genetica), cerca di spiegare le leggi naturali dell'evoluzione delle specie organiche sul pianeta terra. È da queste leggi ormai "vere" in senso scientifico come le leggi della termodinamica o del relativismo, emergono molti interrogativi rispetto alla possibilità di conciliarle con l'esistenza di Dio. A meno che non si voglia fornire di paradiso ed inferno, tutte le creature capaci di senso morale, che non è un appannaggio di solo sapiens. Possono agire in modo malvagio ed opportunistico molto primati e mammiferi superiori e molti studi hanno ormai accertato che la moralità non risiede in un testo sacro ma nello sviluppo biologico dei mammiferi superiori. Inoltre si da il caso che, poiché è certa l'esistenza di specie homo non sapiens, vorrei chiedere a che divinità possono appellarsi per poter sperare di vivere in eterno. Inoltre se Dio esiste, quale è stato il suo piano? Un piano piuttosto incomprensibile. Per 3 miliardi di anni vivono sulla terra solo batteri, poi si susseguono esplosioni di specie e loro estinzioni di massa, fino all'arrivo di homo sapiens appena 200.000 anni fa. In realtà dei novellini rispetto ad alcune specie di scorpioni o di squali che sono fra noi da centinaia di milioni di anni. È vero che si può sempre dire che i disegni del Signore sono imperscrutabili ma qui direi che piuttosto si assiste ad un disegno bizzarro ed esplosivo, piuttosto che razionale e lineare. L'unica ipotesi possibile  che a me potrebbe soddisfare è quella di una divinità che accende un interruttore iniziale e poi si disinteressa delle dinamiche successive, che assumono quasi una fisionomia quantistica, determinata da caso e necessità.
#1202
La sensibilità è un fatto individuale, sicuramente. A me interessava più, nel discorso che ho fatto, decifrare le radici "filogenetiche" di due diversi tipi di verità. La meraviglia del credente in Dio è la meraviglia del bambino di fronte a ciò che non può spiegare e quindi si sottomette ad un potere terribile e sovraumano. La meraviglia del credente nella scienza è la meraviglia di chi ha accettato con responsabilità il precetto di Kant relativo al l'illuminismo, ovvero il superamento dello stato di minorità dell'uomo dovuto a sè stesso.
#1203
Sugli ultimi interventi, alcuni spunti di riflessione a ruota libera.
1) rispetto alla citazione di Hoyle, ho una posizione simile a quella di Niko. Un universo che non ha confini spazio-temporali può produrre la vita, anche tramite metodi e leggi diverse da quelle conosciute, proprio a causa delle infinite possibilità, data dagli infiniti sistemi solari, dentro infinite galassie, dentro infiniti ammassi di galassie. Se si considera "vera" la teoria del big bang, almeno nella sua versione inflazionistica , anche il singolo universo conosciuto è talmente immenso da poter contenere almeno una scimmia che sta battendo a macchina l'opera omnia di Shakespeare. La differenza rispetto alla scelta creazionista è che ormai conosciamo, attraverso la paleontologia, i tempi immensi che richiede lo sviluppo e la dinamica della vita, che quindi sono un dato verificato, mentre il creazionismo si basa solo su una scelta di fede.
2) A proposito del fatto, riproposto spesso da Duc, che tutti abbiamo qualche fede, è possibile, ma rivendico la differenza metodologica delle diverse verità. Una fede religiosa si basa su assiomi diversi dalla "fede scientifica". la prima è immodificabile o modificabile sulla base di decisioni applicate ex-cathedra da una gerarchia a cui non ci si può opporre. La seconda è fondata sulla necessaria contingenza di ogni verità che è tale finché è verificabile e finché una verità successiva non approfondisca la nostra conoscenza. Nel primo caso il mondo è già scritto una volta per tutte e non ha bisogno di riscritture o di verifiche. È così e basta. Nel secondo, il mondo è continua fonte di meraviglia e di approfondimento. Questa differenza è così evidente che mi appare molto più "mistica" la scienza in questo suo desiderio di continuo rivolgimento che la religione con le sue scritture immobili nei millenni.
3) che l'evoluzionismo rispetti Occam, più del creazionismo, non credo sia corretto. La complessità delle leggi della vita sono così ingarbugliate e ridondanti da farci scordare il famoso rasoio. Non c'è nulla di semplice in un dna che si porta appresso codice genetico "spazzatura" oppure in un osso come il coccige, che non ha alcuna funzione organica (per non parlare dell'appendice o dei denti del giudizio). Ci piace pensare ad Occam come criterio regolatore dell'evoluzionismo perché ci fa pensare all'organismo come a una macchina perfetta e matematicamente ridotta all'efficienza pura. Niente di tutto ciò. La natura sviluppa la vita non come un ingegnere ma  piuttosto come un norcino, che del maiale non butta via niente, anche se magari non sa che fare delle parti che non butta. Ovviamente c'è una ragione anche in ciò, ma che non risponde alla logica di Occam, ma ad una logica strettamente evolutiva.
#1204
Ciao Aspirante. Il discorso che hai aperto è molto delicato. Hai avuto il coraggio di aprirlo e ti ringraziamo per questo. La mia risposta non differisce molto dalle tue considerazioni finali. È il concetto dell'ubuntu della cultura zulu: "io sono perché noi siamo". Solo sentendoci tutti più vicini e condividendo le nostre vite, possiamo alleviare le nostre sofferenze, senza alcuna consolazione metafisica. Il nostro viaggio terreno inizia in un certo modo e termina in un altro. Noi facciamo le nostre mosse come in una partita a scacchi ma non decidiamo noi se essere alfiere o pedone. Ciò che cambia il senso del tutto è l'alfiere che aiuta il pedone, fino a provare ad elevarlo al suo rango.
Il problema di tutto ciò è che la cultura occidentale ha perso l'ubuntu, sia nella dimensione religiosa che in quella civile.
#1205
Varie / Re: Lista utenti ignorati
19 Gennaio 2023, 12:38:38 PM
Bob. Penso che tu, con le tue riflessioni possa dare molto a questa piccola comunità on-line e possa anche ricevere molto. Si tratta solo di essere aperti all'ascolto. La questione a cui ti riferisci a me sembra che nasca da un equivoco, ovvero che il termine "ignorata" sia rivolto alla discussione e non alla persona. Se invece fosse rivolto alla persona, effettivamente ignorare un altro membro del gruppo così, significa non riconoscerne la soggettività e quindi non mi sembra un atto molto elegante. Inverno poteva al pari glissare, ma evidentemente siamo umani anche noi moderatori e credo che la sua reazione sia stata più da membro del gruppo che da moderatore. Effettivamente ho talvolta pensato a questa doppia valenza del moderatore, che non è mai completamente libero di rispondere ciò che vuole perché la prima interpretazione che si da ai suoi interventi è una interpretazione da moderatore. Non a caso, probabilmente gli interventi dell'amministratore Ivo, sono scritti con il contagocce. E comunque il perdono rivolto anche a chi ti offeso è sempre un'ottima medicina per vivere meglio.
#1206
Scienza e Tecnologia / Re: Esistono le razze umane?
16 Gennaio 2023, 16:50:36 PM
CitazioneAggiungerei: quant' la differenza di DNA tra le diverse razze canine ? Tanto maggiore delle diverse - non politicamente corrette - "razze" umane ?
Su questo punto basta ascoltare il link che ha postato Alberto. Barbujani offre una risposta precisa e scientifica, nel senso che le razze canine hanno lunghi pezzi di codici genetici uguali fra di loro e per questo sono "razze", mentre il livello di differenza genetico fra un watusso, un piemontese e un pigmeo è sempre lo stesso, lo 0,1 per cento. Per questo non si può parlare di razze umane, mentre si può parlare di razze animali (e non solo di animali domestici, basta trovare delle parti di codice genetico sufficientemente uguali: se a un genetista si fa vedere il codice genetico di un pastore tedesco, vi dirà con precisione che si tratta del codice genetico di un pastore tedesco. Se gli mostrate quello di un watusso non sarà in grado di dirvi a chi appartiene, salvo dirvi che appartiene ad homo sapiens).
Ovviamente, come ho già scritto, siccome rispondiamo alle stesse leggi degli animali, se una parte di noi fosse relegata in un isola e non avesse più rapporti con gli altri umani per un periodo molto lungo, fra i 1000 e i 10.000 anni, sicuramente verrebbe fuori una sottospecie umana, ovvero una razza: è inevitabile ed è la conseguenza logica delle leggi evoluzionistiche. Se il periodo fosse superiore si potrebbe creare non una nuova razza ma anche una nuova specie del genere homo.
#1207
Scienza e Tecnologia / Re: Esistono le razze umane?
15 Gennaio 2023, 19:38:29 PM
Link interessante Alberto. Grazie. La mia posizione è ovviamente più vicina a quella di Barbujani che a quella di Odifreddi. Odifreddi, da matematico logico cerca una definizione precisa, cibernetica, dei termini razza e specie, la qual cosa, in campi incerti e a metà fra hard e soft sciences, come la biologia (o la medicina) non è possibile. Resta il fatto che le razze degli animali domestici sono cosa ben diversa dal concetto "eventuale" di razza umana, come spiega bene e con semplicità Barbujani.
#1208
Scienza e Tecnologia / Re: Esistono le razze umane?
15 Gennaio 2023, 14:25:46 PM
Infatti, Eutidemo, la tassonomia aggiornata ci definisce: genere-homo, specie-sapiens. Erano umani per genere anche Neanderthal, Denisova e Floriensis, e dei primi due abbiamo anche una piccola eredità genetica. Ai Denisova ad esempio, si deve la migliorata capacità di vivere ad alta quota delle popolazioni tibetane e nepalesi. Come ho già scritto da qualche parte, i veri sapiens puri, che non si sono mai accoppiati con Denisova e Neanderthal sono le popolazioni nere subsahariane. Ovvero quelle popolazioni che non hanno migrato dal rift etiopico, che è considerato la culla dell'uomo in quanto organismo biologico, e dal quale a partire da 100/150.000 anni fa sono partite ondate successive di migrazioni dette "Out of Africa".
Le razze vengono definite anche sottospecie, ma come ha già scritto Eutidemo, non possono essere applicate alla specie homo sapiens, per un motivo molto semplice. Nel corso della nostra storia paleontologica siamo stati la specie più adattabile a tutti gli ambienti. La nostra mobilità e capacità di colonizzare non ha eguali. Al punto che il mio codice genetico è del tutto simile a quello del discendente azteco che vive a Lima, probabilmente molto più simile al codice genetico del mio vicino di casa. Sarebbe possibile ovviamente creare razze umane, ma servirebbe qualche migliaio di anni, nel corso dei quali soggetti selezionati sarebbero costretti ad accoppiarsi fra di loro in zone controllate e non potrebbero pertanto allontanarsi da quelle zone. Insomma come abbiamo fatto noi stessi con gli animali domestici. Potremmo così avere razze molto muscolose o razze specializzate nel sentire gli odori e così via. Una scelta del genere però comporta dei conflitti etici che solo il nazionalsocialismo provó a superare, con le conseguenze che conosciamo.
#1209
Storia / Re: Il mistero delle grandi menti del passato
14 Gennaio 2023, 22:20:17 PM
Penso che la verità per ogni epoca stia nel mezzo. Se I "grandi" fossero tali solo per le loro qualità individuali, allora non saremmo sapiens, ma batteri o al massimo felini solitari, il che non è. Viceversa se lo fossero solo per influenza sociale, non si spiegherebbe l'evoluzione della società. Effettivamente ad esaminare la storia, vi sono esempi di tutti i tipi. Da Proust, che proveniva da un milieu tale che non poteva che diventare quello che è diventato, a Spinoza, umile molatore di lenti, ostracizzato persino da una comunità a sua volta ostracizzata (gli ebrei), che è diventato uno dei più grandi filosofi dell'epoca moderna.
Sulla grandezza della Commedia c'è poco da aggiungere. Basti pensare che Bloom, nel canone occidentale la pone al livello di un'altra decina di opere di ogni tempo, per definire il nucleo della cultura occidentale.
#1210
Storia / Re: Il mistero delle grandi menti del passato
14 Gennaio 2023, 19:47:14 PM
La differenza Claudia, credo stia nella settorializzazione del sapere dell'epoca moderna. Fino al Rinascimento o poco oltre si poteva essere enciclopedici e riuscire a maneggiare il sapere di allora. Pensa che la biblioteca di Montaigne nel 1500 era composta da circa 1500 libri ed era considerata una delle più vaste biblioteche private del regno di Francia.
A me lo stesso stupore lo sta ad esempio facendo un libro che sto leggendo ora, che è "Il padrone e il suo emissario", con una bibliografia che va da pag. 785 a 922. Poichè non credo che l'autore sia un cialtrone (Ian McGilcrhist, professore prima di letteratura inglese e poi, non contento, di neuroscienze), ciò significa che questo autore ha una conoscenza approfondita di una bibliografia che comprende circa 15 testi a pagina per un totale di più o meno 2000 testi, più della biblioteca di Montaigne.
Il tuo stupore (ma anche il mio) credo che dipenda dalla frattura esistente fra costoro e la maggioranza dell'umanità, che, dal dopoguerra ad oggi, almeno in Italia, ha conosciuto un arretramento ben visibile, ad esempio notando l'assenza di un ceto intellettuale degno di questo nome, dall'avvento del nuovo millennio.
Del resto non credo neppure che delle innegabili doti individuali provengano dal nulla. Dante è il risultato di una società avanzata come quella fiorentina del '300, inserita in un contesto, quello italiano, che sarà all'avanguardia della tecnica e della cultura per altri duecento anni, prima di decadere. McGilchrist, allo stesso modo, è uno dei risultati del dominio culturale anglosassone di questo ultimo secolo. Dominio economico, ma anche culturale, che si sviluppa su piani sovrapposti e che interessa l'intera organizzazione sociale.
#1211
Esatto Niko. Ho ben presente la società disciplinare otto-novecentesca. E' la stessa che ha germinato la teoria psicoanalitica di Freud e le critiche successive di Foucault e della scuola di Francoforte. Ed è per questo che dicevo che, se fosse nato oggi, Nietzsche avrebbe abbracciato una filosofia dei sottomessi o della disciplina, proprio perchè contraria allo spirito del tempo e quindi liberatoria, proprio nel senso nietzschiano dell'eterno ritorno. Era comunque poco più di una battuta (con qualche germe di verità). In ogni caso complimenti per i tuoi interventi. Non riesco a partecipare a tutte le discussioni ma ne hai scritto uno notevole recentemente, rispetto al quale non sono d'accordo ma che insomma mi sembra profondo.
#1212
Scienza e Tecnologia / Esistono le razze umane?
13 Gennaio 2023, 23:26:19 PM
Come da titolo. Esistono le razze umane? In fondo se siamo animali perché non dovrebbero esistere le razze umane, così come esistono razze bovine, equine, canine e feline? Qui si incontra una rottura, un'aporia, in chi solitamente si oppone all'idea delle razze umane ma sostiene la nostra animalità. Delle due, una. O siamo animali e quindi con la possibilità di poterci dividere in razze oppure non siamo animali. Questo incipit, ovviamente serve solo da prologo, poiché, in realtà è possibilissimo essere animali pur in assenza di razze. Se ci trovassimo nella condizione di vivere come cani e cavalli, sottomessi ad un'altra specie che avesse tutto il tempo per isolare una parte di noi ed incrociarci a suo piacimento, inevitabilmente scaturirebbero delle razze umane. Ma l'estrema mobilità di sapiens e la sua predisposizione per la libertà  non rende attualmente possibile questa opzione.
#1213
Nella tua interpretazione Niko, Nietzsche oscilla fra la diagnosi di disturbo antisociale della personalità e quella maniacale istrionica, che sono due caratteri molto presenti nell'attuale società, più che in quella di Nietzsche. Se fosse vissuto oggi, nella sua furia iconoclasta di bastian contrario, Nietzsche avrebbe sicuramente abbracciato una filosofia dell'umiltà e della buona novella.
#1214
Varie / Re: Il problemino dei triangoli
10 Gennaio 2023, 19:45:14 PM
19.
#1215
Biologicamente sono appartenenti al regno animale gli organismi eucarioti (cioè con DNA separato dal resto della cellula), mobili, eterotrofi (cioè che si servono di altri organismi per sopravvivere, a differenze delle piante che sono autotrofe). Forse c'è anche qualcos'altro ma queste direi che sono le caratteristiche più importanti. Quindi sapiens appartiene a questo regno, indubitabilmente. Però, detto così, finisce il gusto. Infatti la domanda successiva è: "ma tutta questa cultura, i cucchiai, la letteratura, le armi, il fuoco, Enea, la psicoanalisi, le crociate, la scrittura, la risonanza magnetica funzionale, l'ironia e le religioni ci hanno in qualche modo trasportato in un nuovo regno (del tutto immanente, dal mio punto di vista, ma comunque diverso dal regno animale)?