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Messaggi - Carlo Pierini

#1216
Citazione di: Phil il 30 Agosto 2017, 16:54:29 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 29 Agosto 2017, 23:23:27 PM
Citazione di: Phil il 29 Agosto 2017, 22:50:07 PM
Intuisco che non hai letto il topic che t'avevo consigliato, quello su assolutismo/relativismo... peccato, all'epoca l'ho trovato ricco di spunti (che qui non riporto per non abusare di uno smodato "copia e incolla").
Sull'autocontraddittorietà del relativismo, ormai è scontato convocare ancora una volta B. Russell, o svelare la "fallacia dell'argomento fantoccio" o distinguere il relativismo dallo scetticismo ingenuo...

L'ho letto, ma non risponde alla mia obiezione di cui sopra. E l'argomento fantoccio di Russel non ha niente a che vedere col fatto che i relativisti presuppongano che ciò che affermano sia vero, come chiunque affermi qualunque cosa.
Mio "giovane" amico (o quanto meno incline ad errori di gioventù ;) ), se associ l'"argomento fantoccio" a Russell (v. "argomento fantoccio di Russel"?!) dimostri, oltre al non conoscere nessuno dei due, di non aver letto seriamente quel topic (pur sostenendo il contrario, parola di marinaio! ;D ), in cui la tua obiezione non trova una risposta, bensì una lista di risposte...
Tuttavia, non ti biasimo se hai preferito restare ormeggiato al riparo, nel tuo fidato porto (junghiano?), ma ricorda "le navi non sono fatte per restare al sicuro nel porto" e "acque calme non hanno mai fatto buoni marinai"   ;)  

L'ho letto il post di Jacopus,, ma lui parla di relativismo etico cristiano, al quale ho già risposto (etica del samurai, ricordi?).
Mentre qui si sta parlando di relativismo epistemico, su cui mi sono pronunciato un po' più a fondo qui sopra (ore 13:07). Per cui, invece di girare intorno ad ogni argomento, se mi vuoi rendere felice, prendi penna e calamaio  ;) e rispondi punto per punto a ciò che ho scritto.

Citazione di: Carlo Pierini il 30 Agosto 2017, 09:51:58 AM
Ecco, qualcuno può dirmi che tipo di mappa avrebbe un marinaio "relativista"?
Un relativista ti risponderebbe: "Nessuna prestampata, perché egli è un cartografo, le mappe le fa (a matita) mentre le usa... inoltre egli sa che ogni porto ha una posizione sulla mappa relativa: il porto di Napoli è a nord, a sud, a est o a ovest? Dipende sempre e solo da dove si parte...  ;) "
Personalmente, lo vedo invece metà "cartografo" e metà "turista a vita" (o un "nomade di mare"), ovvero prende nota di dove viaggia, ma senza farlo con la perentoria dedizione di un cartografo (e magari non si ferma mai troppo a lungo nello stesso porto, incuriosito dagli altri...).

CARLO
Esattamente. Peccato che questa immagine romantica non corrisponda con quella dei marinai reali, quelli col GPS di cui parlo nel post più sopra, appena segnalato.
#1217
Citazione di: Sariputra il 30 Agosto 2017, 14:24:45 PM
@ Carlo Pierini.

Sì, sono andato maldestramente fuori tema ( si dice Off-topic vero?...) tutto preso e innamorato dal mio paragone "marinaresco"...  :)

Non c'è problema. E' più che normale uscire dall'argomento del titolo, proprio perché ...tutto è collegato con tutto.  :)
#1218
Citazione di: InVerno il 30 Agosto 2017, 12:11:11 PMPer esempio sono un modestissimo apicoltore, e alla mattina dopo colazione tempo permettendo faccio una passeggiata dagli alverari. Ho le conoscenze base per capire che cosa sta succedendo (anche se ultimamente la materia si è fatta anche scientificamente misteriosa) e queste mi sono utili per operare nell'alveare. Ma se voglio meravigliarmi di questi insetti stupendi e provare un senso di comunione con essi devo abbandonare queste conoscenze, svuotare la mente, osservarli come se non sapessi nulla di loro, a partire dal semplice fatto che permanere li potrebbe fornirmi una poco meravigliosa puntura. Allora diventa possibile abbandonare la paura, lanciarsi nel baratro del mistero, camminare con le api nelle mani e nei capelli senza che esse ti pungano. Jung ha fatto una missione della sua vita il "capire" mappe disegnate per "sentire", ammirevole, ma è come usare una ruota per volersi sedere.

Sono d'accordo con te, ma la tua non è una regola. La conoscenza di una cosa non impedisce la contemplazione del mistero che incarna; anzi, a me succede l'esatto opposto: più comprendo a fondo la realtà (sia materiale che spirituale) più me ne innamoro; più ne rivelo i misteri, più mi affascina il grande mistero ancora sepolto.
In altre parole, la comprensione non contraddice la contemplazione, ma la arricchisce e la rende più profonda, più piena. E' un errore tragico, secondo me, contrapporre dualisticamente queste due modalità di relazione della nostra anima col mondo. L'intelletto, se è abbastanza illuminato dal cuore, non profana i sentimenti, ma li esalta; e il cuore, se risuona con i nostri pensieri più alti, non intralcia la ragione, ma la guida.
#1219
Citazione di: Sariputra il 30 Agosto 2017, 12:02:45 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 30 Agosto 2017, 09:51:58 AM
Citazione di: Sariputra il 30 Agosto 2017, 09:09:07 AM"Esiste la verità assoluta" o "Non esistono che verità relative" ? Ambedue le posizioni hanno degli sgradevoli inconvenienti. La pima è paragonabile ad un abile marinaio che si mette in barca munito di una mappa per raggiungere un determinato porto. La seconda allo stesso abile marinaio che si metta in barca sprovvisto di qualsiasi mappa. Il primo raggiungerà l'obbiettivo, che però potrebbe rivelarsi un'insenatura invece di un porto, non rischierà di perdersi in mare, ma non potrà scoprire alcuna isola misteriosa non segnata sulla mappa. Il secondo , sprovvisto di mappa, potrebbe imbattersi in qualche isola misteriosa, vagando nel mare, ma più probabilmente finirebbe perduto nello stesso senza raggiungere alcunché di solido. La scelta spetta al marinaio ed è evidente che è impossibile dire ( prima della partenza) quale sia preferibile. Ce n'è ovviamente una terza...dalla banchina del porto si può gridare all'abile marinaio: "Dove c...o vaiii?" ;D ;D ;D ***
Visto che il cavallo di battaglia del relativismo è la non-identità tra mappa e territorio, io paragonerei l'assolutista con un marinaio che ha una mappa GPS, la quale è anch'essa una mappa sicuramente non-identica al territorio. Ecco, qualcuno può dirmi che tipo di mappa avrebbe un marinaio "relativista"?

La terza posizione o non-posizione ( quella del marinaio che osserva il mare) non è da intendere, erroneamente, come un rifiuto della Scienza e della Conoscenza, bensì come la posizione estetica, la posizione dell'artista , che trova più appagante il "vedere" le cose , piuttosto che conoscerle intellettualmente. Ed essendo che , dal contatto dell'occhio con la realtà esterna, sorgono nome e forma, diventa fondamentale la "corretta visione", anche dell'eventuale mappa ( con GPS o senza...). :)

Sì, avevo afferrato il senso della tua riflessione. Ma la conoscenza non segue criteri estetici per auto-costruirsi, sebbene, a posteriori si scopra che la verità è anche bellezza. Qui si stava discutendo sull'argomento della "non-identità tra mappa e territorio", che i relativisti imbracciano - erroneamente - per giustificare la propria tesi. E dico "erroneamente" perché:
1 - essi distorcono il significato di verità assoluta attribuendogli la valenza di "onniscienza", mentre anche una affermazione che dichiari esplicitamente il proprio grado di approssimazione può essere una verità assoluta, sempreché corrisponda con l'osservazione (per esempio, l'enunciato "la Terra non è piatta, ma approssimativamente sferica" è una verità assoluta, poiché c'è piena corrispondenza tra ciò che si dice e ciò che è);
2 - essi fanno di tutta l'erba un fascio tra mappe accurate o adeguate e mappe ...alla cazzo di cane (cioè viziate da errori paradigmatici), senza rendersi conto che c'è modo e modo di costruire mappe, per quanto nessuna di esse possa identificarsi col territorio. Ma soprattutto non si rendono conto che la conoscenza di un certo oggetto non è mai costituita da una sola mappa, ma da una molteplicità di mappe reciprocamente coerenti tra loro e riguardanti altrettanti diversi aspetti dello stesso oggetto.
3 - essi non tengono conto di ciò che sottolineavo nel topic "La conoscenza è una complementarità di opposti" (sezione "Tematiche spirituali"), dove mostravo tutte le buone ragioni che supportano l'idea di una complementarità strutturale/ontologica tra "soggetto" e "oggetto", cioè, tra archetipi soggettivi (come gli archetipi numerici) e fenomeni oggettivi.

Per cui, solo se sommiamo tutti questi vizi filosofici, possiamo giungere alla conclusione che "non-identità tra mappa e territorio" significhi "relatività del sapere empirico" e quindi "assoluta inaffidabilità della conoscenza". Ma si tratta, appunto, solo di un vizio filosofico, tanto più grave in quanto pretende di esprimere la verità, cioè, pretende che la sua mappa corrisponda in modo assoluto col territorio epistemologico che descrive. Secondo i relativisti, cioè, nessuna mappa corrisponde col territorio, tranne la loro mappa. Ci vuole una bella faccia tosta per sparare simili eresie!!
#1220
Citazione di: InVerno il 30 Agosto 2017, 11:25:32 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 30 Agosto 2017, 10:59:44 AM
Citazione di: InVerno il 30 Agosto 2017, 09:41:23 AM
Citazione di: green demetr il 29 Agosto 2017, 23:07:30 PME' inutile vagheggiare ad un ritorno nel mondo magico.
Io ...mi riferivo alla riverenza verso il mistero, alla distanza necessaria alla contemplazione e al successivo senso di sacralità, di "potere superiore", lungi dall'inventarsi spiegazioni!  

"L'ipotesi dell'esistenza di un Dio assoluto, al di là di ogni esperienza umana, mi lascia indifferente; né io agisco su di Lui, né Lui su di me. Se invece so che Egli è un possente impulso nella mia anima, me ne devo interessare".  [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.59]

"Nel definire Dio o il Tao come un impulso dell'anima o uno stato psichico, ci si limita a compiere una asserzione su ciò che è conoscibile, e non invece su quanto è inconoscibile, intorno al quale non potremmo affermare assolutamente nulla".[JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.63]
E' paradossale che citi il Tao

Chi si dedica allo studio ogni dì aggiunge,
chi pratica il Tao ogni dì toglie,
toglie ed ancor toglie
fino ad arrivare al non agire:
quando non agisce nulla v'è che non sia fatto.
Quei che regge il mondo
sempre lo faccia senza imprendere,
se poi imprende
non è atto a reggere il mondo.

Queste sono le parole di un poeta di 2.500 anni fa, di un precursore dell'idea di "sacrificium intellectus", che ha portato la cristianità ai roghi della "Santa" Inquisizione. Mentre...

"L'uomo moralmente e spiritualmente emancipato della nostra epoca non vuole più seguire una fede o un rigido dogma. Egli vuole comprendere, e non meraviglia, dunque, che egli trascuri ciò che non capisce. Il simbolo religioso rientra tra le cose difficilmente accessibili alla ragione, perciò di regola è la religione la prima ad essere gettata a mare. Il sacrificium intellectus che la fede positiva pretende è un atto di violenza contro cui la coscienza degli spiriti evoluti si ribella".   [JUNG: Contrasto tra Freud e Jung - pg.141]

"La fede è un carisma (dono della grazia) per colui che la possiede, ma non è una via d'uscita per chi ha bisogno di capire qualche cosa prima di credere. Giacché infine anche il credente è convinto che Dio ha dato l'intelletto all'uomo e certo per qualcosa di meglio che per mentire e ingannare. Benché in origine si creda ai simboli in modo naturale, è possibile anche comprenderli, e questa è l'unica via per tutti coloro cui non è stato concesso il carisma della fede. [...] Il simbolo è stato ed è il ponte che conduce a tutte le più grandi conquiste dell'umanità".   [JUNG: Simboli della trasformazione pg. 231]

"La fede può comprendere un sacrificium intellectus (premesso che ci sia un intelletto da sacrificare), ma mai un sacrificio del sentimento. Così i credenti rimangono fanciulli, invece di diventarecome fanciulli e non conquistano la loro vita perché non l'hanno mai perduta".   [JUNG: Psicologia e religione - pg.493]
#1221
Citazione di: Jacopus il 28 Agosto 2017, 16:46:22 PM
E' un discorso complesso. Parte dai rapporti di famiglia, da come un discorso di potere gerarchico venga avviato nel rapporto genitori-figli. E' del resto inevitabile. A meno che non si vogliano allevare dei piccoli despoti, i figli devono comprendere il senso del limite sessuale e generazionale, quello insomma predicato da Freud con il suo famoso complesso di Edipo. Quella visione però insistendo sulla separazione dell'individuo, tenuta ferma dal Padre-super-Io, dimentica o comunque pone in secondo piano la relazionalità fra gli individui.

Resta da capire se il "Padre-super-io" sia il padre carnale idealizzato, oppure l'immagine interiore  del Padre archetipico, la cui autorità naturale viene proiettata sul padre carnale. In tal caso, il padre reale sarebbe "solo" il simbolo del Padre archetipico, la sua "incarnazione" terrena; e ciò spiegherebbe lo spontaneo atteggiamento di ammirazione-sottomissione che il bambino ha nei confronti del padre naturale (lo stesso discorso vale, ovviamente anche per la madre/Madre).

JACOPUS
L'individuo per affermarsi deve essere autonomo, rispondere a sè stesso, diventare una sorta di monade dotata di un ampio senso morale, scaturito dal senso di colpa.

CARLO (Jung)
"Non bisogna dimenticare che la morale non è stata introdotta e imposta al popolo con le Tavole della Legge del Sinai: la morale è una funzione dell'anima umana, ed è vecchia quanto l'umanità. Essa non è imposta dal di fuori, ma vive a priori in noi stessi: non la legge ma l'essenza morale, senza la quale la vita comune della società umana sarebbe impossibile".           [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.65]
#1222
Citazione di: InVerno il 30 Agosto 2017, 09:41:23 AM
Citazione di: green demetr il 29 Agosto 2017, 23:07:30 PME' inutile vagheggiare ad un ritorno nel mondo magico.
Io ...mi riferivo alla riverenza verso il mistero, alla distanza necessaria alla contemplazione e al successivo senso di sacralità, di "potere superiore", lungi dall'inventarsi spiegazioni!  

"L'ipotesi dell'esistenza di un Dio assoluto, al di là di ogni esperienza umana, mi lascia indifferente; né io agisco su di Lui, né Lui su di me. Se invece so che Egli è un possente impulso nella mia anima, me ne devo interessare".  [JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.59]

"Nel definire Dio o il Tao come un impulso dell'anima o uno stato psichico, ci si limita a compiere una asserzione su ciò che è conoscibile, e non invece su quanto è inconoscibile, intorno al quale non potremmo affermare assolutamente nulla".[JUNG: Studi sull'Alchimia - pg.63]
#1223
Tematiche Spirituali / Re:Una visione ...zodiacale!
30 Agosto 2017, 10:39:58 AM
Citazione di: InVerno il 30 Agosto 2017, 09:58:59 AM
Citazione di: Sariputra il 29 Agosto 2017, 14:59:15 PMLa domanda però è: quanto siamo ingannati dalla nostra mente anche nelle nostre "abilità percettive/cognitive" diciamo...ordinarie?
Concordo con il resto dell'intervento, a questa domanda tuttavia non so rispondere, penso che vi sia una relazione diretta tra la quiete del nostro animo e la capacità di trarre deduzioni corrette dalle nostre percezioni, più siamo in quiete più siamo affidabili. E' una questione anche abbastanza "consolidata" in ambito giuridico, dove i "testimoni oculari" di fatti violenti valgono veramente poco in sede processuale, perchè abbiamo imparato con l'esperienza che più le  persone sono irrequiete più la loro percezione diventa inaffidabile. Tuttavia diffido da applicare questo metro alle allucinazioni (come tu stesso avevi proposto) per il semplice fatto che considero lo stato alterato di coscienza come l'esatto opposto della quiete, anche se c'è un rilascio di endorfine e si prova un illusorio senso di quiete, è una quiete artefatta dall'illusione stessa, anzichè dal proprio equilibrio psicofisico, io credo.

Tu hai ragione, ma l'osservazione di Sariputra è cruciale: fino a che punto la percezione ordinaria è più veridica della percezione straordinaria? Chi può negare la possibilità che esista una dimensione "trascendente" ordinariamente invisibile, ma che, invece, diventa in qualche modo percettibile in condizioni animiche straordinarie? Se così fosse, si ribalterebbe di 180 gradi la nostra concezione del mondo: sarebbe la percezione ordinaria ad essere "maya", cioè "illusione cosmica" in quanto nasconderebbe la realtà assoluta che la sottende, mentre sarebbe, invece, assoluta la realtà percepita dal "terzo occhio". In ciò sta forse l'aspetto profondamente sapienziale del Buddhismo: non nella natura illusoria del mondo materiale in sé, ma nella natura illusoria della nostra percezione che tende ad assolutizzarlo, come nella concezione materialista.
#1224
Citazione di: Sariputra il 30 Agosto 2017, 09:09:07 AM
"Esiste la verità assoluta" o "Non esistono che verità relative" ? Ambedue le posizioni hanno degli sgradevoli inconvenienti. La pima è paragonabile ad un abile marinaio che si mette in barca munito di una mappa per raggiungere un determinato porto. La seconda allo stesso abile marinaio che si metta in barca sprovvisto di qualsiasi mappa.  Il primo raggiungerà l'obbiettivo, che però potrebbe rivelarsi un'insenatura invece di un porto, non rischierà di perdersi in mare, ma non potrà scoprire alcuna isola misteriosa non segnata sulla mappa. Il secondo , sprovvisto di mappa, potrebbe imbattersi in qualche isola misteriosa, vagando nel mare, ma più probabilmente finirebbe perduto nello stesso senza raggiungere alcunché di solido. La scelta spetta al marinaio ed è evidente che è impossibile dire ( prima della partenza) quale sia preferibile. Ce n'è ovviamente una terza...dalla banchina del porto si può gridare all'abile marinaio: "Dove c...o vaiii?"  ;D ;D ;D ***

Visto che il cavallo di battaglia del relativismo è la non-identità tra mappa e territorio, io paragonerei l'assolutista con un marinaio che ha una mappa GPS, la quale è anch'essa una mappa sicuramente non-identica al territorio. Ecco, qualcuno può dirmi che tipo di mappa avrebbe un marinaio "relativista"?
#1225
Citazione di: Apeiron il 29 Luglio 2017, 18:46:45 PM
Ovviamente la mia è l'esperienza personale ma secondo me c'è davvero uno stretto legame tra la nevrosi e lo spirito filosofico. Possiamo anzi dire che la nevrosi è l'effetto indisiderato della filosofia e la filosofia spesso nasce dalla nevrosi.

Guarda il caso! Hai scritto un post speculare al mio. Scrivevo:

Se prestiamo una certa attenzione a noi stessi, possiamo osservare delle profonde analogie o parallelismi tra funzioni psichiche e funzioni organiche. 
Un esempio per tutti: il parallelismo tra la nutrizione del corpo e l'apprendimento intellettuale-culturale. Così come il corpo si nutre di cibi materiali, l'anima si nutre di significati immateriali, di idee, di simboli; e così come il corpo digerisce e assimila il cibo, usiamo addirittura lo stesso termine "assimilazione" quando ci riferiamo all'apprendimento culturale, alla comprensione di certe idee o di certe informazioni. Ma così come un cibo avariato intossica l'intero organismo, così pure l'apprendimento di idee false, malsane o contraddittorie può intossicare l'anima e generare dei conflitti. Conflitti che, tuttavia, spesso diventano inconsci; e di questa contraddittorietà noi avvertiamo solo il risultato: la depressione (due forze uguali e contrarie si annullano a vicenda, indebolendo così l'"economia energetica" della psiche). 
Naturalmente, si può anche essere portatori sani di idee malsane, specialmente se per indole/carattere affidiamo le nostre scelte più al cuore (o all'intuizione-istinto) che all'intelletto. Ma resta comunque il fatto che noi siamo *solo relativamente* liberi di pensare ciò che vogliamo e che una eccessiva trascuratezza nei confronti delle nostre idee potrebbe rivelarsi nociva per la nostra salute mentale, almeno quanto una scarsa attenzione a ciò che mangiamo potrebbe essere nociva per la nostra salute fisica.


Termino sottolineando che questo parallelismo non significa *identità* corpo/anima, cioè non significa - per intenderci - che lo stomaco è deputato alla funzione che chiamiamo "apprendimento"; significa che anche la psiche è un organismo, ma un organismo ALTRO da quello fisico, proprio come il principio Yin è ALTRO dallo Yang, pur essendo simili e reciprocamente complementari.
Questo è anche il senso delle parole del Vangelo: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola di Dio» (Matteo 4: 4 / Luca 4:4). Ma è anche il senso dell'assunzione dell'ostia nel rito eucaristico, il quale simbolizza la comprensione-assimilazione della parola di Cristo (l'ostia è il simbolo del "Corpus Christi").

Insomma: se è vero che siamo liberi di volere ciò che pensiamo, non siamo del tutto liberi di pensare ciò che vogliamo. :-)
#1226
Citazione di: iano il 29 Agosto 2017, 23:50:44 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 29 Agosto 2017, 22:43:47 PM
Citazione di: iano il 29 Agosto 2017, 19:01:18 PM
Verità e falsità sono complementari.
Se esistono, esistono insieme.

Quindi se io dico: "Oggi sono andato al cinema, ma oggi non sono andato al cinema", ho formato una coppia di opposti complementari? ...E quale sarebbe la sintesi?
Il nulla.Il nulla dal quale nasce il tempo e lo spazio e il non tempo e non spazio.
Il tempo che impieghi per percorrere lo spazio per andare al cinema,e il non tempo che non impieghi per non andare al non cinema.
Premdiamo il caso del tempo.
Per Aristotele era l'ordine delle cose,quindi era relativo.
Per Newton ,e nel sentire comune ancora oggi,era assoluto.
Per la fisica quantistica ,sotto una certa scala,non esiste.
Tutte queste teorie convivono bene insieme e Aristotele non smette di sorprenderci.
Essere in grado di concepire il tempo e il non tempo sembra essere cosa utile,quindi.
Se il tempo e il non tempo non ci fossero bisognerebbe inventarseli.
È infatti noi li abbiamo inventati.

Dove sta scritto che il tempo e lo spazio nascono dal nulla? 
L'amico Wittgenstein diceva: "Ciò di cui non si può parlare, si deve tacere". E io sono d'accordo con lui.
#1227
Citazione di: green demetr il 30 Agosto 2017, 00:04:18 AM


Una cosa semplice semplice: Jung voleva salvare il Mondo o no??
No, era Cristo che voleva salvare il mondo, non Jung.
#1228
Citazione di: Apeiron il 29 Agosto 2017, 23:27:51 PM
Carlo, sinceramente non ho citato il tuo post di apertura perchè di alchimia (o simili) non so nulla.

Evidentemente non l'hai neppure letto, altrimenti ti saresti reso conto che su 2 o 3 pagine di scritti l'alchimia compare in una riga o due, en passant, mentre l'argomento centrale è la complementarità degli opposti applicata alla conoscenza in generale, a quella scientifica in particolare e ai numeri intesi come archetipi.

APEIRON
Se dopo 25 anni di ricerche dici queste cose OK però in fin dei conti devi "ammettere" che anche il "tuo" Dio, come quello di Eriugena è un atto di "fede"  :P

CARLO
Atto di fede? Quei famosi 25 anni di cui sopra non li ho passati a ...pregare, ma ad approfondire centinaia di casi reali (riguardanti le scienze dello spirito: psicologia, filosofia, epistemologia, simbolica, storia, ecc.) dalla cui dinamica emerge sempre la stessa logica universale (la Complementarità degli opposti) e sempre secondo le stesse regole. Questo è l'esatto contrario della fede; se la scienza è diventata ciò che è oggi, è perché ha seguito questo stesso criterio: osservazione metodica del mondo e individuazioni di quelle costanti logiche che si chiamano "leggi" e "principi". Altro che fede!
Insomma, invece di leggere ciò che scrivo e commentare quello (o chiedere chiarimenti su quello), tu parti dai tuoi pre-concetti e pre-sumi di poterli attribuire alla cieca a quella grande X che è per te la mia teoria, costringendomi a ripetuti: "non ho detto questo, non c'entra niente, non è quello che ho scritto". Così mi fai perdere solo tempo inutilmente, cosa questa, che non mi posso permettere, perché, come dicevo scherzando (ma non troppo) ad Angelo, ...io c'iò dda fa', ...c'iò dda fa 'na rivoluzzione!!!  :)

APEIRON
Sono fortemente in disaccordo sul fatto che Buddha (e forse anche Laozi) fossero contrari alla conoscenza. Il Buddha del Canone Pali per esempio ti dice che lui sa tantissime cose: ci sono 31 piani di esistenza, sa perfettamente come funziona il karma e il ciclo delle rinascite ecc. Quello che semplicemente dice è che la conoscenza che un uomo potrà avere per quanto grande potrà essere non sarà mai paragonabile al "Risveglio". Un Eriugena magari ti direbbe: "la dialettica che scopri è interessantissima ecc ma a confronto della "visione beatifica" di Dio e della contemplazione della sua Ineffabile Essenza non è niente". Un daoista ti direbbe "essere d'accordo col Dao supera ogni conoscenza" ecc Nel mio caso concordo con questa posizione ma a differenza loro ritengo che sia necessario per un uomo aumentare la propria conoscenza pur riconoscendo i propri limiti (anzi nel daoismo addirittura molte correnti ricercano l'immortalità fisica oltre che spirituale perchè probabilmente ritengono corpo e spirito inseparabili).

CARLO
Io intendevo una conoscenza vera, cioè una conoscenza che comprenda il mondo fisico, l'anima umana, e le manifestazioni dello Spirito in essa. Mentre con la logica "lao-tsiana" del "Chi sa non parla, chi parla non sa" o con le affermazioni autoreferenziali del Buddha sui 31 piani di esistenza, sui cicli delle rinascite, o sulla natura maya del mondo materiale, la conoscenza che intendo io ha ben poco a che vedere. La visione beatifica di Dio l'ho avuta anch'io, nel mio piccolo, ma adesso è più urgente trasformare quella visione personale in una visione scientifica utile al resto del mondo e condivisibile con esso. Insomma, se Dio esiste ed è così beatifico, dovranno vederlo tutti, anche gli atei, sotto forma di scienza!!!
#1229
Citazione di: Phil il 29 Agosto 2017, 22:50:07 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 29 Agosto 2017, 22:23:58 PM
Anche il relativismo pretende che ciò che afferma sia VERO. ...Ergo, esso è auto-contraddittorio, cioè, è una non-filosofia.
Intuisco che non hai letto il topic che t'avevo consigliato, quello su assolutismo/relativismo... peccato, all'epoca l'ho trovato ricco di spunti (che qui non riporto per non abusare di uno smodato "copia e incolla").
Sull'autocontraddittorietà del relativismo, ormai è scontato convocare ancora una volta B. Russell, o svelare la "fallacia dell'argomento fantoccio" o distinguere il relativismo dallo scetticismo ingenuo... concordiamo almeno sul fatto che i relativisti sono filosofi-ops!-pensatori bonaccioni e bonari perché considerano filosofi anche i filosofi che non li considerano filosofi?  ;D

L'ho letto, ma non risponde alla mia obiezione di cui sopra. E l'argomento fantoccio di Russel non ha niente a che vedere col fatto che i relativisti presuppongano che ciò che affermano sia vero, come chiunque affermi qualunque cosa.
#1230
Citazione di: green demetr il 29 Agosto 2017, 22:46:34 PM

Tra l'altro questa fantasia Junghiana (che ha il demerito di non capire cosa sia la rimozione e la resistenza alla cura) lo porterà ben presto alla psicosi che solo il Libro Rosso ci permette di valutare fino in fondo.
La sua mania di salvezza, è quella che è sottesa a qualsiasi altra posizione tabuica del mondo religioso.
Solo che non diventando pubblica, non prendendo i confini totemici, di qualsiasi ritualità, essa è sconfinata nella presunzione delirante dell'eroe che deve salvare il mondo.
Posizione che nelle interviste, nei diari e nei tacquini, ci fa capire quanto l'uomo abbia sofferto di questa condizione da reietto.
Posizione chiaramente paranoica. Frutto della sua morale rigida e frigida. Basta sentir parlare delle donne della sua Vita: delle martiri a mio parere!

Da come parli di Jung, si vede lontano un miglio che lo conosci solo per sentito dire, o che hai letto qua e là qualche riga di qualcuno dei suoi libri, senza afferrarne il significato.
Se invece mi sbaglio, allora dovresti motivare i tuoi giudizi con argomentazioni circostanziate. Altrimenti, ...fingerò che tu non abbia detto nulla su di lui.