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Messaggi - daniele22

#1216
Attualità / Re: Vampiri
26 Novembre 2022, 21:31:01 PM
Climatizzazione a parte, pensando invece ai 6500 morti e più, dato pure che il calcio è lo sport planetario, spero proprio che questo monumento all'insipienza umana possa essere l'ultimo delle grandi porcate di cui è disseminata la nostra storia ... salviamo le cose pregevoli
#1217
Libera nos a malo, o a Malo. Bene, almeno sono mondato. Eutidemo, io intendevo ignorante e basta. Rispetto a te in modi quasi incommensurabili, ma anche rispetto a moltissimi altri che gravitano in questo suolo. Casualmente la cosa potesse interessarti, la concezione che ho io dell'ignoranza la trovi nel mio topic: Tematiche filosofiche/Esistenza e Conoscenza aperto il 10 giugno. Siccome è lungo digiti col cercaparole il termine "Marziani", o anche "primeva". Cosa vuoi che ti dica se non il dichiarare da parte mia la conclusione del dialogo sul tema? a meno che tu non abbia altro da dire, o che altri si esprimano. Un saluto
#1218
Percorsi ed Esperienze / Re: OPINIONI E VERITA'
16 Novembre 2022, 09:41:17 AM
Ciao Mariano, la questione che poni è dal mio punto di vista abbastanza semplice. Un'opinione nascerebbe dal fatto che tu ti senti spontaneamente versato ad esprimerla in base ad una sensazione che ricevi da un determinato evento che ti si presenta. Si tratterebbe infine di un processo di natura psichica nel quale si viene istigati verso una professione di fede nei riguardi dell'opinione che si esprime. Poi si sa, un conto è professare una fede su come debba essere piantato un chiodo, altro è professare una fede in Dio
#1219
Ciao Eutidemo, sono veramente orgoglioso e onorato che le mie riflessioni ti abbiano fornito uno spunto per considerare un cambio di nome ad un corso di laurea. Accadranno certamente grandi cose nel caso dovesse succedere. E' pur certo Eutidemo che sono ignorante ed è per questo che cerco di tenermi in superfice senza addentrarmi nell'estensione della materia di cui si tratta. Ed è per questo che lascio a professionisti come te il compito di trarre spunti da riflessioni superficiali.
Direi quindi che così come l'intelligenza si portò appresso la forza bruta, pure il cristianesimo si portò appresso il giudaismo. La ricapitolazione dovrebbe essere un fenomeno pregnante che si estende in varie forme a materie soggette ad evoluzione. Per cristianesimo intendevo però quello primitivo, non quello strumentalizzato dalla chiesa, quindi una pratica di vita in cui l'obbedienza alla legge era ovvia, subordinando quest'ultima all'etica cristiana, e infatti Gesù era in aperta polemica con il potere, pur non negando la legge.
Non mi intendo molto di giudaismo, ma vi sarebbe una lettura che tale religione sia nata nella forma di un patto con Dio di cui Dio si rende garante a fronte delle leggi consegnate a Mosè. Dio concede dunque un diritto al suo popolo. Se la tradizione era già consolidata in cattività, la legge scritta vi si appoggiò sopra. Esprimo quindi una riflessione circa le interferenze tra tradizione e legge scritta. Premesso che gli organismi di vigilanza che si occupano di garantire il rispetto delle leggi dovrebbero agire affidandosi in prima istanza all'articolo di legge scritta, mi sembrerebbe più corretto che, in linea di principio, ai fini di dare un giudizio su una determinata questione, ci si dovesse affidare in primo luogo alla tradizione, dimensionando cioè l'ipotetica infrazione al codice scritto in relazione alla tradizione.
Naturalmente questo corrisponde al punto di vista di un anarchico in chiave democratica. Le implicazioni di questa visione potrebbero essere scioccanti, ma esprimo il mio pensiero solo perché sarebbe, a mio modestissimo parere, più che opportuno considerare che la certezza del diritto intesa nel suo senso più autentico come effettiva garanzia di legalità possa essere solo fumo negli occhi all'interno di un sistema ridotto a catafascio che denuncia tutta la sua fragilità esprimendo leggi come quella relativa al traffico di influenze. Un cordiale saluto
#1220
Chissà come mi passa per la testa un'analogia con la relazione che intercorre nell'Islam tra la Sunna ed il Corano, oppure tra il cristianesimo e la legge giudaica, ma in quest'ultimo caso marcatamente rovesciata rispetto alla successione temporale, come se il cristianesimo pretendesse quasi imporre un primato alla tradizione rispetto alla scrittura. Ma sorvoliamo. Eutidemo, ti dirò che il linguaggio della giurisprudenza mi è assai ostico proprio come quello della filosofia, se non più ancora. Faccio prima a dirti quel che penso in relazione a quello che hai detto e poi magari mi dici qualcosa. In riferimento pure a quanto ho letto nel topic che avevi segnalato tramite il link ho la netta sensazione che il punto nodale converga su come dimensionare le interferenze che possano esservi tra la tradizione e la legge scritta. Non so se il principio di "equità" a cui tu fai riferimento in questo topic rimandi a tali questioni, magari ho colto male il senso. Comunque, se penso al fatto che, secondo quello che hai esposto, nel codice penale non si possa applicare l'interpretazione analogica, mi verrebbe quasi da dire che questa non applicazione sia in fondo corretta dato che forse all'interno della procedura penale sarebbe già presente un segno che rimanda alla tradizione e che si renderebbe manifesto attraverso l'applicazione di "attenuanti" e/o "aggravanti" ad una pena che si vada ad infliggere. Tornando da ultimo alla tua visione sul diritto giuspositivo come naturale emanazione del giusnaturalismo, penso che questa visione sia più che corretta, non in senso rigidamente deterministico, ma come manifestazione probabilistica che asseconda una legge di natura. Dovessi ricorrere ad una similitudine mi viene in mente l'azione di un virus che penetra in un organismo il cui regime sia conforme alla regola della tradizione orale. A questo punto potrebbe intervenire una crisi più o meno violenta in cui il virus incuba all'interno dell'organismo. Ad un certo punto, se la crisi non viene radicalmente risolta al suo interno, dovrebbe manifestarsi finalmente la malattia, in questo caso il passaggio alla tradizione scritta. Ovvio sarebbe che io vedo un virus dove altri vedono un impulso dovuto all'intelligenza, anche se stimando le evidenze attuali la vedo dura a magnificare tale intelligenza. In ogni caso il fenomeno resterebbe lo stesso, e corrisponderebbe a quello di una stratificazione storica delle vicende umane, grandi o piccole che siano. Un saluto
#1221
A scanso di equivoci vorrei fare una precisazione nel dire che non sono d'accordo col pensiero di Jacopus esposto nel post nr.6, che però corrisponde pure al pensiero più volte espresso da molti altri per non dire da tutti. Voglio cioè dire che la storia della complessità sociale e della necessità delle scelte sarebbe a mio vedere un grande luogo comune privo di qualsiasi fondamento. Una società, per quanto sia complessa, potrebbe benissimo autoregolarsi senza l'esistenza di diritti e doveri se non in riferimento alla sola cosa che le potrebbe mancare rispetto ad una società poco complessa, ovvero l'organizzazione del lavoro. Dunque, come già detto in altro luogo e in altri termini, la consistenza di tale necessità sarebbe invece quella di corrispondere a scelte non propriamente necessarie, bensì a scelte compiute dal più forte nel momento in cui concede qualcosa ... e c'è da dire pure che i più forti non sono tutti uguali. In ogni caso non è che voglio abolire lo stato di diritto, sarebbe un insulto all'intelligenza umana
#1222
Grazie Eutidemo per la precisazione. C'era infatti quel tuo marcare il difficile passaggio dall'oralità alla scrittura che mi suonava interessante dando io quasi per scontato che esistesse già ben assestata e documentata la pratica del diritto in forma orale; comunque cambia poco nell'economia del discorso. Quello che infatti volevo evidenziare tirando magari acqua al mio mulino era solo la diversità di due modi di cercare di amministrare la giustizia. Dalla tua risposta mi sembra inoltre di capire che mi suggerisci di separare la giustizia da quel che riguarda la sua amministrazione. Hai ragione, ho usato un po' grossolanamente il termine, rappresentando a mio vedere la giustizia solo un sentimento che ciascuno di noi possiede in relazione alle controversie di cui è testimone e che lo porta quasi spontanemente ad emettere giudizi. Ricorrerei allora per inquadrarne meglio una relazione al corpo giuridico al concetto di intenzione del legislatore, il quale certamente si ispirerà a detto sentimento nel promuovere qualsiasi legge. Come ne esca poi la legge non si sa, essendo spesso oggetto di controversia la sua composizione (proprio come confermato dalle sentenze della Cassazione da te citate). Un saluto
#1223
E' certamente interessante Eutidemo questo argomento che hai aperto. Quand'ero a scuola, pur essendo un pessimo studente ebbi il tempo di chiedermi perché al liceo non vi fosse una materia di insegnamento dedicata ai corpi giuridici. In merito alla tua premessa vorrei evidenziare solamente quanto scritto da Jacopus circa il disagio degli onesti qualora un diritto non venga onorato dalla giustizia, tema da me ripreso nel topic dedicato ad una ipotizzabile identità della sinistra.
Proseguendo nella lettura marchi il passaggio non facile dalla legge orale a quella scritta. Quanto tu esprimi nel tema si colloca nel periodo della storia documentata, quando cioè il diritto era già presente nella società. Tempo fa ebbi modo di speculare su tale passaggio, però collocandomi temporalmente nella preistoria. Ebbene, penso che ci si trovi difronte a due modi distinti di vedere la giustizia: In assenza del diritto vige la legge del gruppo con le sue gerarchie assecondando la tradizione, l'abitudine. Il diverso, colui che dà scandalo è prontamente redarguito data pure la facilità con cui verrebbe individuato il suo scandalo. In questa situazione possono intervenire dei correttivi del tipo "Non si fa così" o "Guarda che non puoi fare quello che vuoi", quand'anche qualche bastonata; insomma, il gruppo riesce ad autoregolarsi. Nel momento in cui compare il diritto vi è contestualmente sia la perdita dell'unità del gruppo poiché qualcuno sale ufficialmente in cattedra, sia la generazione di una sacca spazio temporale nella quale gravitano sicuramente gli osservanti e nella quale possono gravitare gli inosservanti. In pratica, un singolo atto orale che sancisce un diritto apre un tempo di azione all'ipotetico inosservante che va dalla concessione del diritto fino all'eventuale accusa e giudizio qualora lo stesso venga colto in fallo. Mi sembrerebbe pertanto ben pronunciata la distinzione tra i due modi di intendere la giustizia.
Da ultimo non mi rendo ben conto dell'influenza del ricorso all'intenzione del legislatore, ma a occhio e croce darei ragione alla Cassazione. Prendendo il caso ad esempio in cui dei partiti opposti ritengano entrambi di dover regolamentare una materia, risulta ovvio che l'intenzione del legislatore debba coincidere con l'intenzione di fare una legge e nulla più. Un saluto
#1224
Citazione di: viator il 10 Novembre 2022, 19:04:35 PMSalve, sempre Eccellente daniele22. Citandoti : "Conclusione: la legge del più forte è ineliminabile, almeno ad oggi. Si può dirigerla altrove? Se sì, in quali modi? Se no, fate quel cazzo che volete, ma prima o poi andrete a sbattere".
Bravo. Hai capito (anche se non è necessario essere Eccellenze per capire certi concetti, così poderosamente ed ossessivamente presentatici dalla realtà).
La natura ha sempre ragione, solo a che a noi non sempre piace chi ha sempre ragione.......sa un pochetto di dittatoriale, oltrechè di maniacale e ripetitivo.
Noi (quasi tutti) preferiremmo che la Natura (o, a seconda delle ipotesi, Dio) pensasse un pochetto di più ai nostri ideali, sogni, utilità, comodità.
Una volta fatto ciò, saremmo certo d'accordo nel darle due volte ragione.
Circa la deviazione del "diritto" del più forte, è già da molto che ci hanno pensato ed hanno cercato di attuarla.
Precisamente, da 25 dicembre dell' anno zero avanti Cristo.
Certo, il tentativo prosegue ed ha trovato anche un certo qual importante numero di emulatori e di variazioni sul tema.
Ma la cosa non funziona molto. Dovremo aver pazienza nel cercare di sovvertire l'ordine naturale nella direzione da noi tutti desiderabile.
Io sono un cinico, ma se fossi un idealista proverei a cercare un compromesso : la Legge del Più Forte la lasciamo in vigore ma solo nel mondo animale. In quello umano cercherei di instaurare la Legge del più Bono, e di curarne l'applicazione particolare al sesso femminile.
Tanto poi, se anche così non funzionasse...... di "riserva" potremmo sempre avere la Legge dell'Anarchia Spontanea ed Ugualitaria. Salutissimi.
Illustrissimo, è per me un piacere polemizzare con una mente aperta come la tua. Avrai certamente notato che gli ultimi miei post sono un po' più lunghi del solito. A maggior lunghezza corrisponde maggiore sforzo ... ebbene sì, sono un pochino accidioso, vizio capitale accidia. Hai mai provato a fare i tuoi conti personali con i vizi capitali? Non vado naturalmente a scomodare le virtù teologali dato che ognuno sarà certamente convinto di assecondarle in pieno, dialogando però con divinità a me e a te assai ignote. Per quel che mi si conosce si potrebbe dire che sono un superbo venditore di chiacchiere, sprovveduto inoltre, in ragione di una certificata ignoranza di fondo. Potrebbe senz'altro essere così, ma almeno la mia superbia, penso io, è innocente, volendo semplicemente bastonare la superbia altrui. Ma è quello che fanno tutti dirai tu. Certo, lo fanno tutti, ma almeno io mi pregio del fatto di non avere ad oggi alcun alleato, il che non è poco.
Hai perfettamente ragione. Non ci vuole proprio una grande mente per capire certe cose, anzi, sembra quasi che una grande mente, o meglio, una mente troppo colta, costituisca paradossalmente un grande ostacolo a tale comprensione. Naturalmente tutto ciò sarebbe spiegabilissimo, ma più che prodigarmi in spiegazioni vorrei segnalarti quanto segue. Premetto che a mio modestissimo parere, in relazione al tema del topic, quel che riuscì a fare Gesù di concreto, oltre a morire in croce, si condensa nel famoso motto "Date a Cesare quello che è di Cesare". Ciò che ha fatto Gesù è però una deviazione molto vaga, infatti nel mio post dissi che il più debole poteva benissimo scegliere di lasciar andare il suo Cesare al suo destino e invece non l'ha fatto. Tieni presente quindi che la tua risposta circa il 25 dicembre è per nulla efficace nei confronti del mio intervento, dato che l'avevo già messa in evidenza. In ogni caso Gesù era uomo di duemila anni fa, quando forse un'idea di una vita oltre la morte era ragionevolmente più accettabile rispetto ai nostri giorni, e ciò nonostante fallì, almeno allora. Quindi, da uomo più mondano di Gesù e anche poco riverente verso Dio non è che io sia piombato qui a promettere la mia terra promessa in terra. Chiedo solo se economie fondate sul capitalismo o sul comunismo (le altre nemmeno le prendo in considerazione) siano o no da considerarsi merce scaduta. Da ultimo, non farti spaventare troppo dal fatto che sono un anarchico. Lo sono solo mentalmente e non in pratica
Salutoni e grazie
#1225
Ci mancava pure la lettera del ministro a gettare benzina sul fuoco. Magari non proprio così goffamente, ma del resto cosa dovevamo aspettarci da persone i cui valori si rappresentano in Dio, patria e famiglia, valori che a mio vedere sono falsi solo per il fatto di far emergere in chi non li condivide il dubbio più che giustificato che tali valori siano solo strumentalizzati al fine di perpetuare la sommessa guerra tra il più forte ed il più debole. Ci si dovrebbe rendere conto infine che la democrazia non debba intendersi tanto come conquista, pur essendolo, bensì come concessione da parte del più forte.
Per la gioia dell'amico viator ribadisco per la quarta volta in questo topic la mia idea per nulla favorevole al modello capitalista al fine di dare una identità concreta ad un movimento che debba opporsi alla destra. Penso siamo tutti d'accordo nel sostenere che la storia dell'individuo, fin dalla protostoria, sia anche immersa nella pervasività della legge del più forte. Ho sentito parlare di individualismo, di nascita dell'individualismo, ma a prescindere da una ideologia dell'individualismo, l'individuo è pur sempre un individuo fin dalla notte dei tempi, e cosa farebbe tale individuo se non esprimere la propria individualità? Inquadrando tale fatto nelle dinamiche della legge del più forte sarebbe ovvio che il più forte esprima la propria individualità senza porsi più di tanto il problema del più debole. Ma pure il più debole aspira ad esprimere la propria individualità. E' quindi forse giusto dire che il più forte vuole prevaricare il più debole, ma è altrettanto giusto dire che il più forte vuole vivere, e se il più debole lo contrasta egli con una zampata lo getta alle ortiche senza curarsene più di tanto, giacché a lui interessa vivere più che le pretese dell'altro. Il più forte della protostoria trasmigra successivamente al più forte della preistoria, luogo dove continua ad esercitare la propria individualità probabilmente appropriandosi di oggetti, o della loro gestione. Ma il più debole è sempre lì che lo insidia, desiderando in fondo le stesse cose di cui il più forte si nutre ad libitum proprio perché è il più forte ed è comunque sempre interessato a vivere nei modi che piacciono a lui. Naturalmente il più debole potrebbe anche abbandonarlo a se stesso, ma evidentemente non lo fa, o almeno non lo fa per quel tanto che basti e che ci sia dato di sapere. Finché un giorno, chissà come e chissà perché, il più forte decide di concedere un diritto al più debole. E qui entriamo nella storia. Fino a questo punto sarebbe tutto spontaneo nel senso che presunte premeditazioni a delinquere da parte del più forte non troverebbero più di tanto giustificazioni plausibili, sempre a mio giudizio, ribadendo cioè che l'individuo non vuole tanto accanirsi contro l'altro, e in questo caso semmai sarebbe il più debole quello più propenso a doverlo fare; l'individuo in fondo vuole solo vivere.
Se questo pensiero che racchiude a mio vedere una specie di filogenesi della legge del più forte fosse condivisibile, tutto quel che accadrebbe dopo l'ingresso nella storia corrisponderebbe nulla più che ad una ricapitolazione di detta filogenesi attraverso una storicizzazione che si forma nell'assecondare le dinamiche tipiche dell'escalation, in cui le strategie usate dall'uno informano il contendente il quale le include come conoscenza per approntare in successione la sua nuova strategia. Le ultime arrivate tra queste corrisponderebbero alle varie ideologie di varia natura, anche inconfessata, di cui tanto amiamo cibarci nonostante noi si neghi tale fatto ... e qui concedo che forse qualcuno non si renda conto di cosa debba intendersi per ideologia. A fronte di tutto ciò è ovvio che dal mio punto di vista, una volta svelato il gioco, tutto questo darsi da fare costituirebbe un inutile spreco di energia.
Conclusione: la legge del più forte è ineliminabile, almeno ad oggi. Si può dirigerla altrove? Se sì, in quali modi? Se no, fate quel cazzo che volete, ma prima o poi andrete a sbattere
#1226
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
08 Novembre 2022, 14:45:59 PM
Citazione di: Alberto Knox il 08 Novembre 2022, 10:22:28 AMLa specie è costituita dalla riproduzione degli individui , l ultimo della specie è l estinzione della specie.
Forse non hai inteso bene il senso della mia risposta. Voglio dire che rigetto l'idea che una specie abbia un'autonomia propria, se non quando appare come soggetto per comodità umane in relazione ai propri uffici (lo studio). L'amore può divenire follìa partendo da un momento in cui uno si ostina a credere che l'altro possa essere come ce lo immaginavamo nel momento in cui ci si è innamorati. In ogni caso una persona sensata e non di primo pelo dovrebbe sapere che dopo l'innamoramento appaiono aspetti che subito non si notano (robe tipo psicopatologie quotidiane, vizi capitali o altre abitudini non gradite). Proseguendo, la routine e la noia possono anche starci in un rapporto d'amore, succede anche tra amici e i rapporti d'amore amicale reggono saldi comunque. Quello che invece non potrebbe proprio starci, e qui sì giungiamo alla follìa, sarebbe la malsopportazione di questi aspetti da parte dell'uno o dell'altro nel mentre che uno prevarichi l'altro imponendo il proseguimento del rapporto
#1227
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
08 Novembre 2022, 08:51:00 AM
Citazione di: Alberto Knox il 07 Novembre 2022, 16:49:27 PMmolti credono che la barra che tiene il timone della nostra esistenza sia il  nostro io razionale e ragionevole. Ma è solo un illusione , la barra che tiene il timone dell esistenza è la natura o la specie che ci ha fornito di due pulsione utili alla sua economia,non la nostra .. per il suo scopo, non il nostro,  che è la salvaguardia e la riproduzione della specie ...................
Senz'altro d'accordo nella premessa, ma rilevo che è l'individuo a costituire una specie, non il contrario
#1228
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
07 Novembre 2022, 15:46:39 PM
Citazione di: Alberto Knox il 07 Novembre 2022, 10:21:46 AMSenza dubbio l amore ci dona forti emozioni ma prima di essere emozione è sopratutto desiderio e il desiderio è mancanza , noi desideriamo solo ciò che ci manca. Non dovete pensare alla follia equiparandola alla malattia mentale , diventa malattia qualora l io razionale non è più in grado di risalire a galla .
Hai ragione, pulsioni ed emotività non sono la stessa cosa, ma appartengono comunque alla sfera interiore irrazionale. Naturalmente non penso alla follìa equiparandola alla malattìa mentale, ma solo perché penso che la follìa corrisponda, da un punto di vista per così dire fenomenologico ad una emanazione del "credere che", cosa in cui tutti siamo coinvolti. Come dici tu, diventa malattìa quando la ragione non è più in grado di risalire a galla e questo accadrebbe a mio giudizio poiché la ragione non domina la forza e l'aggressività con cui si esplicita questo "credere che".

Citazione di: Alberto Knox il 07 Novembre 2022, 10:21:46 AMSono d accordo quando affermi la forma di possesso che si utilizza nelle famiglie . parole come " mio marito" , " mia moglie" " mio figlio" sarebbero da rivedere . tu di tuo non hai niente! A parte il tuo essere . vivi e condividi la vita con una persona che ha accesso alla tua follia e tu alla sua.

Non mi lancio certo a criticare l'aggettivo possessivo, ma non intendevo dire che la mia compagna dovrei chiamarla compagna e basta, tanto cambierebbe poco nonostante più di qualcuno sia convinto dell'esistenza di un presunto determinismo linguistico. Per come la vedo io la famiglia rappresenta un concezione che ha consolidato l'ideologia della proprietà nel momento in cui qualcuno ha deciso di generare una separazione in seno al gruppo. Va da se che la proprietà probabilmente generò la famiglia. Tornando al mio post precedente quindi, una volta che la ragione rosicchia fino a livelli poco sostenibili le aspettative generatisi durante l'innamoramento si dovrebbe avere il buon senso di mollare l'osso, ma questa idea di possesso metterebbe spesso i bastoni tra le ruote
#1229
Tematiche Filosofiche / Re: L amore è follia
07 Novembre 2022, 08:41:22 AM
A mio vedere, per tutte le cose che giungono al nostro cospetto esiste un prima e un dopo nelle nostre relazioni con esse, anche quando si tratta di persone: il prima sarebbe mosso dalla sfera emotiva, il dopo da quella razionale. Pur separando però questo prima e questo dopo intendo anche che emotività e ragione influenzino costantemente sia il prima che il dopo (influenzano in subordine però) Direi quindi che sicuramente nell'innamoramento domina l'emotività, l'irrazionalità, ma nel prosieguo del rapporto d'amore la ragione tende a rosicchiare terreno a quella parte emotiva che originò l'innamoramento.
Salto un pezzo e giungo alla conclusione: è tutta colpa della nostra devozione al concetto di famiglia e dell'amore, quest'ultimo distortamente interpretato come forma di possesso. L'amore di per se non sarebbe follìa, ma semplicissimo atteggiamento di rispetto e attenzione senza fanatismi di sorta
#1230
Citazione di: anthonyi il 05 Novembre 2022, 10:53:14 AME chiaro che si tratta di persone fatte apposta per avere ruoli di rilievo in una società di libero mercato, ma dimmi, togliendo a queste persone la possibilità del "traffico", quale vantaggio ne avrebbe la società nel suo complesso?

Ben si sa che gli ebrei si percepiscano come popolo eletto. Prova a considerare che la risposta alla tua domanda sia dipendente dal fatto che non gli venga tolta la possibilità del traffico, bensì che siano essi stessi a doversela togliere nel mentre però che non lavorano per togliersela come prospettava alla fine il post di inVerno, bensì nel mentre che la perpetuano fino a quando la rivelazione manifesterà inequivocabilmente la conclusione del cerchio, ovvero quando risolverà quello che io considero il postulato della loro religione, che consisterebbe nella disobbedienza (con tutta la storia che la fonda) in relazione alla conoscenza del bene e del male. Si potrebbe pensare quasi ad una religione fondata su una scommessa in cui la circolarità del tempo prima o poi risolverà la giustezza della puntata distribuendo premi e castighi. Dato quindi che loro corrisponderebbero ai capostipiti della cultura occidentale tutti gli andrebbero dietro