L'eternità non ha più nulla a che fare con il tempo personale di ognuno di noi, sì perchè non si dovrebbe dire il tempo ma si dovrebbe dire i tempi, non esiste un orologio universale che scandisce lo scorrere del tempo.
E forse questo gli antichi lo avevano già capito . Nella mitologia della Grecia antica era il titano Chronos che divorava i suoi figli e l'analogia è quindi palese, ognuno di noi è figlio del suo tempo. E i latini usavano un termine interessante riguardo il tempo che passa , per dire domani i latini dicevano cras e noi questa parola l'abbiamo mantenuta quando diciamo procrastinare , rimandare a domani.
Sant'Agostino si era soffermato su questa parola e aveva capito e un giorno disse ai suoi allievi "cras..cras..vox corvina" intendendo dire che il termine latino per indicare il domani viene dalla voce dei corvi, dal gracchiare dei corvi e allora , disse, allora guardate con quanta cupezza e con quanta paura i latini son giunti nel pensare al domani. Ma c'è una dimensione dell essere dove il gracchiare del tempo non può arrivare a mettere il becco! o gli artigli! e questa dimensione dice kant, dice Agostino è l'io invisibile. Gracchia pure corvo ma io sono abitato da un altra legge e seguendo questa legge posso fare esperienza di eternità. Quindi cosa rappresenta l'eternità , rappresenta un porto sicuro, la casa dove riposare, dove ne titani ne corvi possono arrivare. Certo lo sapremo solo quando moriremo, se cè questa dimensione di riposo in un luogo slegato dal tempo lo sapremo e se non c'è non lo sapremo nemmeno lì , sarà la fine , sarà il nulla . Può anche essere non desiderabile l'eternità e preferire che sia il nulla , lo capisco, capisco anche però che si aspira quindi al nichilismo dell essere. Che cosa vogliamo di noi dopo la morte fisica? vogliamo che qualcosa della nostra mente viva? o che muoia? è questa la domanda che mi pongo ora
E forse questo gli antichi lo avevano già capito . Nella mitologia della Grecia antica era il titano Chronos che divorava i suoi figli e l'analogia è quindi palese, ognuno di noi è figlio del suo tempo. E i latini usavano un termine interessante riguardo il tempo che passa , per dire domani i latini dicevano cras e noi questa parola l'abbiamo mantenuta quando diciamo procrastinare , rimandare a domani.
Sant'Agostino si era soffermato su questa parola e aveva capito e un giorno disse ai suoi allievi "cras..cras..vox corvina" intendendo dire che il termine latino per indicare il domani viene dalla voce dei corvi, dal gracchiare dei corvi e allora , disse, allora guardate con quanta cupezza e con quanta paura i latini son giunti nel pensare al domani. Ma c'è una dimensione dell essere dove il gracchiare del tempo non può arrivare a mettere il becco! o gli artigli! e questa dimensione dice kant, dice Agostino è l'io invisibile. Gracchia pure corvo ma io sono abitato da un altra legge e seguendo questa legge posso fare esperienza di eternità. Quindi cosa rappresenta l'eternità , rappresenta un porto sicuro, la casa dove riposare, dove ne titani ne corvi possono arrivare. Certo lo sapremo solo quando moriremo, se cè questa dimensione di riposo in un luogo slegato dal tempo lo sapremo e se non c'è non lo sapremo nemmeno lì , sarà la fine , sarà il nulla . Può anche essere non desiderabile l'eternità e preferire che sia il nulla , lo capisco, capisco anche però che si aspira quindi al nichilismo dell essere. Che cosa vogliamo di noi dopo la morte fisica? vogliamo che qualcosa della nostra mente viva? o che muoia? è questa la domanda che mi pongo ora