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Messaggi - Duc in altum!

#1216
**  scritto da davintro:
CitazioneLa morte, intesa come andare nel Nulla, è l'interruzione di ogni possibilità di adeguamento dell'essere reale al "dover essere" ideale. In nome di tale condizione umana ontologica, ogni morte è prematura, o meglio ogni morte non può che essere percepita come prematura.
Ecco perché in tanti non intendiamo la morte come andare nel Nulla, ma quale esperienza ontologica per far parte, definitivamente e per sempre, del Tutto.
Solo allora la morte diventa il valore attraverso il quale si distingue il dover essere, reale ed ideale, se stessi. Dimensione (l'essere se stessi) che annulla la facoltà di avere paura di morire, giacché la morte (ossia l'interruzione di ogni possibilità di adeguarsi al Tutto) non fa parte del Tutto.

Anni fa mi struggevo nel cercare il perché un mio amico fosse morte prematuramente ed invece io avevo avuto un'altra possibilità, poi un giorno, confessando questa mia inquietudine, qualcuno mi disse: "...e come puoi essere certo che il tuo amico non abbia avuto già un'altra possibilità?!?!...".
Da allora avverto, intuitivamente, per fede, che non è morto invano e neanche prematuramente.
#1217
**  scritto da Aniel:
CitazioneBuon giorno a tutti, abbiamo cosi' paura della morte perche' non la conosciamo, ci sono stati dati molti insegnamenti ma non abbiamo nessun tipo di esperienza al riguardo, se non nelle vite passate.
Beh, più che esperienza empirica, quella delle "esistenze" passate è possibile considerarla soltanto come ragione di fede, dunque la paura della morte, anche in questo caso, svanisce o diminuisce per fiducia in una dimensione trascendentale enigmatica, forse anche eterna.


CitazioneGli insegnamenti dicono che solo cosi' puoi vincere la morte, perche' se la morte e' trasformazione, a questo punto non hai piu' niente in cui trasformarti,ed essendo in pace non hai piu' paura. Hai vinto te stesso e hai vinto la morte, sei gia' morto a te stesso prima di morire!!!
Questo insegna il Buddhismo e infondo anche il Cristianesimo nella sua essenza. Cristo dice: 'Io e il Padre siamo UNO' .

Secondo il cristianesimo la morte non è qualcosa che si può vincere, giacché è Cristo/Dio che l'ha sconfitta e non l'uomo. Ciò che però può renderci partecipi, "coeredi", di questo evento glorioso, è solo la rinascita in vita (unica poiché sottoposta a giudizio divino), smettendo di opporci allo Spirito Santo che agisce in tutti ed in tutto.
Ulteriore differenza tra buddhismo e cristianesimo è nella trasformazione ultima, il cristianesimo non concede metodi per chiudere l'utero (è ciò che ricordo da quel che ho letto nel Libro dei Morti Tibetano, non ce l'ho fatta a finirlo, troppi passaggi, troppi marchingegni da provocare od evitare, troppo difficile, adesso, per me ) ed evitare di reincarnarsi. Con la morte, paura o meno, la trasformazione è per sempre ed in virtù del nostro libero arbitrio.
#1218
**  scritto da Freedom:
CitazioneLa morte fa paura perché noi vogliamo vivere, vivere e ancora vivere. E' questione di DNA e non solo di DNA. E cosa è vivere? Vivere è aver coscienza delle cose. E, allo stato attuale, la morte promette l'annientamento dell'io cioè dell'aver coscienza delle cose.
Certo, forse la paura di morire è quell'intima consapevolezza di non avere più coscienza, ma, in tanti, proprio in virtù di non aver osato il distacco dalla religiosità alla spiritualità, credo che abbiano paura di morire per un eventuale giudizio posteriore, il quale, se seguisse i canoni, li incontrerebbe più che condannabili; e quest'ultimo è il principio che genera questa riflessione: "Chi non segue Gesù per timore di soffrire come lui, allo stesso modo non vivrà (sopravvivrà aggiungo io) per paura di morire". (Quindi senza accorgersene si è già morti, già si esiste con tanta paura)
#1219
**  scritto da anthonyi:
CitazioneUn saluto al lettore, il presente post ha un obiettivo, cioè quello di mettere in discussione una visione del rapporto fede razionalità che confina la fede nell'ambito dell'irrazionale e, quasi per reazione istintiva, produce l'idea che la ragione sia una sorta di anti fede.
Affermare che la fede è irrazionale produce un effetto per chi si considera portatore di ragione, cioè quello di renderne difficile l'indagine in partenza.
La fede (per metterci in discussione) non è irrazionale, ma è un salto nel buio, ossia, non è se avere o meno delle argomentazioni o delle esperienze che ci diano certezza sull'esito del salto, ma è lanciarsi con tutto noi stessi; consegnarci totalmente  a quel mistero indeterminato che è l'essere, la vita e il suo fine.

La ragione di fede è la giustificazione personale, conseguita attraverso l'intuito, l'esperienza, la cultura, le relazioni, che il mio salto è quello giusto, o sarà quello vincente. Ecco perché la fede è un percorso e non uno studio, forse un'esplorazione, ma mai un'indagine. Visto che per fede, forse, non tutti riusciremo a centrare l'obiettivo.

Per me cattolico, non c'è niente, a riguardo, di più bello e armonioso: "Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio" (Benedetto XVI)
#1220
**  scritto da acquario69:

Citazioneio avrei anche un altra curiosità...mi sembra che per i cristiani la vita sia un dono...ma cosa ne pensano davvero i cristiani?..
Non solo la vita è una grazia, ma il senso della vita è donarla (a nostra volta!).

Per quel che riguarda la paura di morire, da cattolico, preferisco rispondere così: "Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore". (1Gv 4, 18)
#1221
**  scritto da Freedom:
CitazionePerò, per motivi che sostanzialmente ignoro, le combinazioni che scattano in ognuno di noi assumono valenze diverse.
Anche se diverse, tocca a noi condurre quelle valenze all'Unità nelle diversità. Questo è l'unico merito umano dopo tanta grazia divina.

Oggi ho visto un'atleta cinese (altra cultura, altra religione, altra filosofia: ma pur sempre uomo), in diretta mondiale, chiedere la mano alla fidanzata (altra cultura, altra religione, altra filosofia: ma pur sempre donna), mentre essa veniva premiata con la medaglia d'argento: una prova ulteriore (per chi desidera vedere) che l'amore e le coordinate per cercarlo, incontrarlo e vivere sono le stesse per tutti, anche se ognuno ha le sue combinazioni ontologiche misteriose.

CitazionePer essere chiaro: ho sostenuto e rifiutato tentazioni d'amore che, a mio modesto avviso, avrebbero messo in difficoltà un santo. E l'ho fatto e lo faccio anche oggi! con una certa eleganza e padronanza.

Benissimo, ma perché l'hai fatto: per paura, per amore o per che? E soprattutto, ancora più importante, per chi sarà, anche in silenzio, d'esempio, questa tua scelta?


CitazioneIn altri campi (ne cito uno a caso: il fumo) sono molto più debole. Mi sto battendo come un leone e la guerra, in certi momenti, assume aspetti grotteschi. Smetto, ricomincio, torno a smettere e torno a ricominciare. E tutta la vicenda assume toni di cui francamente mi vergogno (a volte mi trovo ad elemosinare una sigaretta da uno sconosciuto o a cercare nel bidone della spazzatura il pacchetto che ho buttato alcune ore prima).
Io ho fatto di peggio per quel che riguarda il vizio delle sigarette (per non parlare delle "droghe"), eppure, incredibile ma vero, sono guarito, dalla sera alla mattina, dopo 23 anni: prendila come la spina nel cuore accennata da San Paolo nelle sue lettere. Ma sappi che speranza non significa che le cose daranno frutti, che si guarisce dai vizi (anche se la fede corona sempre), ma che tutto ha un senso, anche gli aspetti grotteschi e le scivolate nella "buona battaglia".

CitazioneInsomma mi fa piacere la tua sincerità alla quale rispondo denudandomi anch'io senza timore e mi sembra di cogliere la verità che siamo tutti uguali e, allo stesso tempo, tutti diversi.
"...Il cammino dei cristiani e delle Chiese particolari deve sempre confrontarsi con quello della Chiesa una e cattolica, e armonizzarsi con esso, ha detto il Pontefice. Ciò non significa che l'unità creata dallo Spirito Santo sia una specie di egualitarismo. Al contrario, questo è piuttosto il modello di Babele, cioè l'imposizione di una cultura dell'unità che potremmo definire 'tecnica'.  La Chiesa, unità nella diversità..."
- Benedetto XVI



Buon Ferragosto a tutti
#1222
**  scritto da Freedom:
CitazioneSei sposato? Ami tua moglie? Non hai mai subito la tentazione del tradimento? Nessuna donna ha mai suscitato in te desiderio al di fuori di tua moglie?

Certo, chi può esentarsi dalla tentazione?
Ma io parlo per esperienza personale vissuta, sono fedele solo da quando amo davvero, dopo 25 anni di tante, tantissime relazioni, e sempre adultero, mai una senza fallire l'obiettivo: tradire l'amore col sesso.

Non pensavo di poterlo essere (fedele per amore) per 6 anni di fila, quando il mio record era di 4 mesi e 20 giorni. Eppure, anche se osservo le bellezze nostrane, non guardo per desiderare, giacché la tentazione, come ci esorta Papa Francesco, può essere vinta solo con la Parola di Dio, il famoso "...sta scritto anche..." enunciato da Gesù nel deserto
Se si ama, anche se ci presentassero una coniglietta Playboy, certo non potremmo fare a meno di ammirare tanta bontà, ma poi, il pensiero di "adulterare" quella meravigliosa relazione d'amore, condurrebbe il desiderio ad altre circostanze.
#1223
**  scritto da Fredom:
CitazioneE sulle corna penso che non si debbano fare e basta. E, possibilmente, nemmeno ricevere!
Ma le corna non sono altro che la mancanza di amore. Nessuno che ama davvero ha mai tradito il partner. Il principio è fondato sulla Divina Alleanza: Dio, Gesù e lo Spirito Santo, non hanno mai tradito e mai lo faranno. Infatti il sacramento del matrimonio riporta all'unione fedele tra Dio e Israele, e tra Gesù e la Chiesa, anche se Israele e la Chiesa tradiscono, Loro no, mai. E' a questo che si dovrebbe anelare quando si decide di sposarsi cattolicamente.

Certo il discorso di amore fedele tra Creatore e creatura non è lo stesso tra creatura e creatura (qui ci si scanna, non c'è sempre la Misericordia che perdona tutto e tutti), ma con il Sinodo e con l'enciclica Amoreis Leititia, il Papa ci sta conducendo a riflettere e distinguere, caso per caso, sulle cause di una separazione, di un divorzio. 
Fatto sta, come c'insegna il Vangelo, bisogna perdonare l'infedeltà (vedi Apostoli, soprattutto Pietro e Tommaso), ma da soli è impossibile riuscirvi.
#1224
**  scritto da paul11:
Citazionesì è Maria Maddalena quella cui stavano lapidando.

A che si deve questa novità??  ...forse un'intuizione naif?!?!

:D
#1225
@paul11
Chiedo scusa, ma non è "Maria chiamata Maddalena" la donna adultera.
#1226
Un'emozione inattesa, dopo tanti anni di viaggi, e dopo che grazie ad uno di essi avevo preso residenza (per quasi 20 anni) in Sud-America, è stata quella che piano piano mi ha reso consapevole, anche se non partecipe e fiancheggiatore di questa disposizione "mistica", del mio rientro in Italia.
L'emozione non è stata poi tanto quello sperimentare che il viaggio più bello è quello del ritorno a casa, ma il vivere la validità, l'efficacia, la fondatezza di un detto che già 30 anni prima avevo appreso a memoria e che sovente ripetevo tra me e me: "...spesso si incntra il destino sulla via che si percore per sfuggirlo...".
Ecco, il senso del viaggio, secondo la mia intuizione, è un po' il senso stesso dell'esistenza (visto che qualcuno afferma che siamo pellegrini, e non padroni, di questo mondo). Più si scalpita (si viaggia) per fare esperienze, per conoscere gli altri, per padroneggiare nella pratica, per incontrare il perché dei perché, e maggiormente si distingue che l'autenticità ontologica umana risiede nella capacità di starsene tranquilli in un posto e in compagnia di sé stessi (cit. Lucio Anneo Seneca), sempre pronti e disposti nel donarsi a chi in noi si rifugia.
#1227
**  scritto da Jacopus:
CitazioneIn fondo è proprio da società organizzate religiosamente che è scaturito questo terribile mondo attuale (o non è poi così terribile?).
Perché il mondo fondato su società non organizzate religiosamente ha scaturito qualcosa di meno terribile?
Come sempre si interagisce (esponendolo) attraverso ciò che si pensa sia vero oggettivamente.
Io, personalmente, non incontro il mondo poi così terribile, ma questo è dovuto al fatto, soggettivo, di aver incontrato (trovato come dice Freedom e il Vangelo), anche materialmente, quella pace interiore che, secondo il mio modesto parere, come tanti altri esempi del passato, solo il cattolicesimo può concedere: l'amicizia di Gesù Cristo.

Questa dimensione di restare "serenamente gioiosi" (anche mentre ti sgozzano su di un altare), e quindi di vedere sempre il "mondo" mezzo pieno, e non una realtà terribile, non è utopia; solo che non è possibile accedervi stoicamente, ecco dunque la necessità ontologica di credere o nella religione (di cui l'ateismo e l'agnosticismo ogni giorno ne divengono sempre più degni rappresentanti) o nella metafisica (la spiritualità).

CitazioneEbbene, ho l'impressione che una volta che la spiritualità si organizza e diventa "istituzione religiosa", subito compare il nemico, l'impuro, il malvagio, l'empio.
Ma non c'è bisogno di organizzarsi e molto meno di credersi spirituale o religioso, ognuno, per facoltà donatagli ontologicamente, ha dei pregiudizi verso l'altro: il nemico che ostacola l'ascesa e la convalida oggettiva della propria verità assoluta sul senso e sull'origine dell'esistenza umana.

Io, personalmente, vivo, per il mio servizio da laico, quotidianamente la Parrocchia e la sua religione, ma per vicissitudini empiriche, mi sento un po' distante da "quella religione", sperimentando maggiormente lo stadio spirituale, un livello mistico superiore, che a volte devo redarguire, grazie alla preghiera, causa superbia o velleità, ma non per questo non incontro forza e coraggio di amare attraverso alcune pratiche religiose tradizionali.
Per meglio intenderci cito un pensiero: La religione è per le persone che hanno paura di andare all'inferno. La spiritualità è per coloro che ci sono già stati. (Vine Deloria, Sioux) - ecco, penso che in questo aforisma ci sia tanta esattezza. Io, per mia scelta, ho vissuto l'inferno, e non rammento di averne avuto paura, anzi, sono stato più che temerario nei suoi confronti, ma sì che un benedetto giorno ho avuto vergogna di ciò che ero divenuto, di essere una persona bella, ricca e invidiata, ma senza quella meravigliosa dignità divina della quale solo un essere umano può rivestirsi e dalla quale io avevo deciso, volente o nolente, di allontanarmi.

CitazioneIl messaggio evangelico risulta sicuramente un passo avanti verso il superamento di questo concetto del nemico, ma in qualche modo lo trascende e lo fa diventare un nemico ultraterreno. La lotta fra un unico bene e un unico male continua: il nemico continua ad essere presente, come un totem forse indispensabile alla nostra identità, ma che nello stesso tempo incatena la nostra cultura e non le permette di evolversi verso differenti forme di pensiero.
Un nemico ultraterreno che agisce attraverso gli esseri umani, non può altrimenti.
Il problema è: crederci o no?

Inoltre, secondo la mia religione/spiritualità, è proprio il non rendersi conto che il pensiero che rasserena l'animo ed eleva l'intelletto non include differenze (è sempre e solo lo stesso: Gv 13,34), che incatena la nostra cultura ed evoluzione spirituale.
#1228
**  scritto da Freedom:
CitazioneQuello che è decisivo è sapere come raggiungerla questa benedetta gioia! Con l'amore? Con Dio? Chissà.

Quello che tuttavia mi pare abbastanza certo è che il male (così come comunemente inteso) non aiuta.

L'ipotesi che avanzo io è che solo trovando Dio (ammesso che esista!) si può sperare di trovare la gioia. Che, per rimanere in topic, è sinonimo dell'amore. Il fatto è che non basta cercarlo, bisogna trovarlo!
Secondo me sostituendo gioia con serenità (la pace, il sentirsi davvero beato e benedetto) si discerne meglio.
La "Gioia" è solo una conseguenza della serenità, visto che si può essere felici (gaudiosi e allegri) ma non tranquilli, distesi, appagati.

Un po' come quando si riprende qualcuno che afferma che i soldi sono la base della felicità dicendo: "...la salute, la salute è il cardine della soddisfazione...senza salute, i soldi non valgono niente!..." - beh, ci fosse mai qualcuno che ricordasse al banditore che: "...l'amore, l'amore è più che la salute...senza l'amore, la salute è un'inezia!..."

Senza serenità non c'è gioia (consapevolmente costante), giacché la gioia è presenza di Dio, e Dio si trova (E' presente) quando si è consapevoli che la pace non è un nostro merito, ma una nostra resa.
#1229
**  scritto da Freedom:
CitazioneCertamente questa prospettiva aiuta ma rilevo che diversi matrimoni sono riusciti nonostante l'ateismo dei partecipanti.

Ma questo perché, mi pare, la volontà di Dio riesce a produrre risultati anche laddove non sia riconosciuta ufficialmente.

"...e ciò vale non solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti, è morto per tutti  e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale..." - tratto dal n° 22 della Gaudium et spes

Se lo Spirito Santo esiste, volenti o nolenti (vedi Gino Strada, Gandhi, Pertini, Mandela, ecc. ecc.), o si lavora per lui, incontrando e vivendo la nostra vocazione, o ci si oppone alla Sua azione rigeneratrice.
#1230
**  scritto da freedom:
CitazioneEd è dunque alla durata di un matrimonio che fa riferimento la parola eternità. E tutto il mio post, per esempio, a questo valore fa riferimento.
Ma il matrimonio dovrebbe essere interpretato come vocazione, ecco perché non dura (per la maggior parte dei casi) tutta la vita.
Se bastasse il solo piacere di entrambi, la complicità dei due in quel che riguarda l'amministrazione filiale ed economica/burocratica della famiglia, ci sarebbero meno separazioni, ma non in nome dell'amore, dell'amore vero. Anche perché il problema di fondo (e chiedo venia per essere ripetitivo) è sempre lo stesso, la fede: da dove viene questo amore? ...cosa è l'amore? ...credo che l'amore sia importante per un fine dell'uomo?

L'amore eterno matrimoniale, tra uomo e donna (se di questo si parla), è difficile da distinguere e da vivere se non è basato sul colpo di fulmine, inteso come qualcosa d'inspiegabile razionalmente (la grazia, il dono) che ti fa avere fiducia nell'altro consegnandogli tutta la tua esistenza, morte inclusa.
Un amore che finisce non è mai iniziato (ti rubo l'aforisma), certo, ma è pur constatato che quello incominciato non termina mai, anche se separato.
La relazione di coppia fondata come un programma perfetto, senza sbavature e perché così fan tutti e per piacere a tutti, si oppone all'amore già presente in uno per decreto ontologico, illudendosi di riversarlo sulla persona che è al proprio fianco, mentre la persona (la vocazione) a cui è davvero destinato è ancora in attesa, magari nella stessa identica situazione fallace.

Secondo me l'amore eterno, quello che dura tutta una vita, esiste e come se esiste, tutti abbiamo coppie che rappresentano questa dimensione nelle nostre amicizie o parentele, e chi non l'ha vissuto (o non lo vive) è soltanto perché si è arreso di cercare, di bussare, di chiedere.
E questo amore non finisce con il decesso di uno dei coniugi, anzi:- "...finché morte non vi unisca..." (Benedetto XVI), è la formula proposta dal Papa emerito, da introdurre, durante la celebrazione del matrimonio cattolico - ma ci vuole fede per credere che tutto ciò sia vero.