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Messaggi - iano

#1231
Tematiche Spirituali / Re: Teologia LGBTQ+
08 Ottobre 2024, 17:24:27 PM
Citazione di: Duc in altum! il 08 Ottobre 2024, 16:37:04 PME' sempre questione di credere o non credere...

Secondo la tua di fede potrei depistare chi legge... e ci sta... chi vivrà vedrà e chi vedrà vivra!
Ma in ogni caso non sarebbe la parola di Dio a verificarsi, ma una sua interpretazione, che sia la tua o quella di chiunque altro.
I linguaggi possono prestarsi diversamente ad essere interpretati, ma quanto più diventano precisi, tanto più si svuotano di significato, per cui se la bibbia fosse scritta nel linguaggio formale della logica, perderebbe ogni valore.
Quindi in qualche modo l'interprete si fa parte attiva nell'interpretare la parola di Dio, non essendo la sua interpretazione l'unica possibile.
La sua interpretazione potrebbe pure essere stata supportata dallo spirito santo, ma allora quante volte deve esso intervenire, se prima interviene nella stesura degli scritti sacri e poi nelle sue successive interpretazioni?
Non voglio dire con ciò che uno scritto, che sia considerato sacro o meno, perda perciò ogni valore, ma considerare sacro un testo non mi sembra sostanzialmente diverso dal considerare sacra una vacca. Si tratta in ogni caso di idolatria.
Non mi sento perciò allo stesso modo di condannare chi idolatra un testo o una vacca , limitandomi a dare un valore alla fede in sè, considerando la capacità di credere una componente essenziale dell'uomo.
Un uomo che non crede nulla non è un vero uomo, e un uomo che nega le proprie fedi semplicemente non sa di averle.
In questo senso la fede dichiarata in qualcosa, che sia un Dio o altro, non è la più potente delle fedi, essendo la più potente quella che agendo in te in incoscienza tu non puoi contrastare.
Che questa fede si riesca ancora a trattenere anche quando esca allo scoperto, è per me cosa mirabile, e da ciò deriva tutto il mio rispetto verso chi dichiara la propria fede senza che questa perciò vacilli.
Però questa ''grazia'' a me non è data, ma allo stesso tempo non ne sento la mancanza , e anzi mi sento graziato del contrario, perchè mi pare di poter governare così la realtà attraverso le sue descrizioni, senza lasciarmi da esse governare.
Posso cosi descrivere la società come fatta da uomini e donne, al fine di regolamentarla, senza che tale descrizione diventi però un dogma, confondendo la realtà con una sua descrizione, e che questa descrizione si trovi dentro un testo che sia sacro oppure no, compresi quelli scientifici, non fa per me differenza, perchè nessun testo per me, per quanto possa ispirarmi, assurgerà mai al ruolo di un idolo.



#1232
Visto che Scepsis non risponde, è il caso di precisare che il mio ultimo post era una provocazione.  ;D
#1233
Tematiche Spirituali / Re: Teologia LGBTQ+
08 Ottobre 2024, 14:23:34 PM
Citazione di: Freedom il 08 Ottobre 2024, 13:28:58 PMNon è questione di credere o non credere a Dio ma a te. Spacci una parola  come di Cristo (che è invece solo la tua) e dunque distorgi il messaggio evangelico depistando chi legge.
Non sta scritto da nessuna parte che per Cristo è uguale rubare un euro oppure un milione di euro. Nemmeno che un adultero è uguale ad un assassino.


Il problema è che la fede in Dio si attua, senza che in ciò vi sia necessità, attraverso un testo scritto la cui caratteristica è quella di essere infedele  a qualunque  cosa a partire dalla quale si generi, fosse pure un ispirazione divina.
Credere in uno scritto significa fare del verbo un Dio, ciò che equivarrebbe a credere in un Dio imperfetto, essendo imperfetta la parola.
Un ispirazione, da qualunque parte si generi, può tradursi solo in modo imperfetto in parole., ma questa imperfetta parola può essere a sua volta fonte di ispirazione.
Sarebbe veramente un Dio imperfetto quello che per ispirarci non potesse fare a meno di un profeta.
Il cristianesimo sembra aver risolto questa contraddizione facendo di Dio e del suo profeta una cosa sola.
Questo però di fatto significa aver fatto della parola un idolo.
Liquidare la cosa come un arbitrarietà sarebbe però un errore.
Perchè tutto questo può spiegarsi se dietro questa operazione non necessaria, vi sia una inderogabile necessità umana, per soddisfare la quale qualunque contraddizione diviene accettabile.
Per cui, per quanto noi si possa razionalmente criticare l'operazione, essa dall'alto della sua necessità continuerà a ripetersi in qualche modo.
Le fedi dell'uomo vanno prese in seria considerazione se vogliamo comprendere la sua natura.
Ma il vero pericolo/opportunità è che la fede nella parola possa insinuarsi anche nel non credente.
La parola descrive, ma non è l'unico strumento di descrizione, ma cosa si descrive a fare qualcosa se non per assumere che la descrizione possa stare al posto della cosa?
Se questo assunzione è cosciente si chiama scienza, e se è incosciente si chiama fede.
Se questa descrizione è incosciente noi vivremo dentro una descrizione della realtà  come fosse la realtà, delle cui meraviglie non ci resterà che cantare le lodi, restando commossi e incantati di fronte al creato.

 
#1234
Tematiche Filosofiche / La discussione filosofica.
08 Ottobre 2024, 11:05:07 AM
La discussione filosofica, compresa quella su questo forum, come impressione di non addetto ai lavori, mi appare anacronisticamente troppo conservativa.
Ho coscienza allo stesso tempo che proprio il non essere un addetto ai lavori mi facilita nel derogarvi, come un lanciarsi nel vuoto senza avere una piattaforma da cui tuffarsi, se non fosse che certi concetti come la ''cosa in se'' o gli ''a priori'' non sono esclusività della cultura filosofica, essendo che ognuno li può ben intuire.
Sono cioè piante spontanee che crescono nel terreno del pensiero umano, anche in quello poco coltivato, quello distrattamente condotto.
Quindi la ''cosa in se'' o gli ''a priori'' non sono propriamente il prodotto esclusivo di una millenaria cultura filosofica, e quindi in tal senso mi sento autorizzato a parlarne.
La cosa in se o l'a priori sono il necessario punto di partenza di una storia che necessariamente da un punto deve partire, ignorando le vicissitudini antecedenti del pensiero umano.
Ci si dovrebbe quindi aspettare che nel prosieguo della storia la relatività del punto da cui è partita dovrebbe venir fuori.
E in parte ciò è vero, ma non nella misura che mi sarei aspettato.

L'imput per aprire questa discussione mi viene da Bruno M., nostro nuovo gradito acquisto fresco di studi filosofici:
''Gentile Iano
premettendo il fatto che sono un ignorante, considero, nei miei limiti, la "cosa in sé" immutabile, altrimenti non sarebbe tale e farebbe parte del divenire. Amo Kant.
La cosa in sé rimane l'asintoto cui tendere e Ulisse, che verrebbe definito come arguto, non ha consapevolezza dell'irraggiungibilità dell'episteme. Egli è l'archetipo dell'Uomo che naviga nella sua esistenza e ritiene di aver ottenuto una verità ad ogni infinitesimale scoperta, scientifica o meno, perdendo di vista - e non potrebbe essere diversamente - l'orizzonte che si pone all'infinito. Dove si situa l'episteme.''
#1235
Citazione di: Alberto Knox il 06 Ottobre 2024, 23:07:19 PM. Tuttavia  vi sono degli schemi in matematica che non hanno a che fare con il mondo fisico , uno di questi schemi è il cosi detto "insieme di Mandelbrot" . Questo insieme è una forma geometrica , detta frattale, che è strettamente legata alla teoria del caos e ci fornisce uno spettacolare esempio di come un operazione ricorsiva molto semplice possa produrre un oggetto di favolosa varietà e complessità. è generata per applicazione di una regola (o funzione) di cui non entro nei dettagli ma la peculiarità di questo insieme frattale  è che ogni sua parte può essere ingrandita e riingrandita senza limite , e tutti i livelli successivi di risoluzione rivelano ricchezze e delizie nuove.
Beh, non propriamente cose nuove, ma sempre la stessa cosa in effetti,  perchè è una figura che appare uguale a se stessa nella forma, a meno della scala, cioè uguale a se stessa indipendentemente dalla scala alla quale la osservi.
In una realtà che può apparire caotica il rilevare queste figure in modo sistematico, ad esempio nei fluidi, significa che la'' causa del caos'' sta appunto solo nell' apparenza.
Quindi in effetti la realtà, anche quando a prima vista ci sembra caotica, può a un secondo sguardo rivelare un ordine che misteriosamente coincide con quello matematico.
Quindi la realtà a saperla ben guardare risulta intrinsecamente ordinata.
L'ordine, che certamente è cosa essenzialmente matematica perchè siamo noi a introdurlo nelle teorie matematiche, ce lo ritroviamo misteriosamente nella realtà alla quale in analogia un ente soprannaturale potrebbe averlo introdotto, al modo appunto che noi lo introduciamo in matematica.

Io non credo che l'ordine sia intrinseco alla realtà, anche quando ci appare, perchè la realtà ci appare secondo come la guardiamo, e ci apparirà in modo ordinato se  quel modo di ordine è nei nostri occhi.
Essendo però relativi i nostri occhi,  se la caratteristica del caos risulta essere  quella dove ogni ordine manca, ogni ordine allora può essere ad essa imposto, non avendone essa uno proprio.

Il Dio che impone un ordine alla realtà siamo in effetti sempre noi, ma nella nostra versione incosciente, per cui ci appare l'effetto di questa imposizione, ma non la causa, come se quest'ordine fosse quindi intrinseco alla realtà, o come se un ente superiore glielo avesse imposto.

La realtà è UN caos (UNO per gli amici) che non avendo un ordine può accoglierne diversi, ed apparirà come una molteplicità ordinata secondo l'ordine gli viene imposto.
Quando però non abbiamo coscienza della nostra imposizione, l'ordine ci apparirà come intrinseco alla realtà.

Nella realtà che percepiamo non abbiamo coscienza dell'ordine che vi imponiamo, mentre l'abbiamo nella ricerca scientifica laddove usiamo coscientemente la matematica.

Se noi invece consideriamo la realtà come fatta di molteplicità di ''cose in sè'' non essendo compreso in questo sè la relazione che le cose fra loro intrattengono, ciò resterà per noi un irrisolvibile mistero.

La realtà non ha un suo ordine, ma ogni ordine è un possibile modo di riguardarla.
Quindi se non abbiamo coscienza che è ordinandola che la riguardiamo, essa ci apparirà come ordinata.

Risolto questo mistero resta il mistero di come la realtà in un modo o nell'altro possa manifestarsi a una parte di se, che saremmo noi, e questo mistero ce lo teniamo.

#1236
La inesistenza di un solipsismo radicale non è dimostrabile.
Ma mi pare che convenga ipotizzarne l'inesistenza piuttosto che no, e da questa ipotesi conviene dunque partire.
Personalmente sento il bisogno di partire da questa ipotesi, mentre non sento quello di supporre un se universale.
Cè piuttosto un insieme di soggetti che condividono una percezione fatta secondo certi limiti, per cui c'è in effetti un solipsismo di gruppo caratterizzato da quei limiti, cioè ad esempio l'umanità è solipsista pur senza essere un soggetto.
Gli alberi non esistono nella realtà, ma sono il risultato di una interazione con la realtà che si ripete a parità di interazione in diversi soggetti, che perciò possono dirsi appartenenti ad un gruppo, in quanto vivono insieme in un mondo fatto di alberi, e fanno parte di un gruppo non come risultato della divisione di un se universale, ma in quanto intercambiabili, per cui se cambi un soggetto con un altro non cambia il risultato della sua interazione con la realtà, che oggi è un albero e in futuro sarà altro.
Quindi per vivere insieme nello stesso mondo non è essenziale che l'albero continui ad apparirci, perchè non è fatta di alberi la realtà, ma che continui ad apparirci  un mondo condiviso in cui vivere.
Condivisione che presuppone una comunicazione fra individui.

Comunico ergo sum, e comunico i miei pensieri, che non dovendo diversamente comunicare non avrei neanche bisogno di avere, e questo mi sembra un buon indizio a favore dell'insostenibilità del solipsismo personale, che può essere visto semmai come un ripiegarsi su se stessi per un difetto di comunicazione, laddove dei miei pensieri resta solo un eco interno.
#1237
Non sei un ragno, ti chiedo scusa.

9x9= 81   1x1= 1
8x9= 72   2x1= 2
7x9= 63   3x1= 3
etc...
#1238
Eppure, eppure....
Consideriamo la seguente sequenza casuale

N R R N N N R N R R N R R R N

effettivamente dopo la sequenza di tre neri c'è un rosso e dopo la sequenza di tre rossi cè un nero.
Sembra quindi che tu abbia ragione, Scepsis.
#1239
Se lancio M monete in contemporanea, o una di seguito all'altra , non cambia la natura fisica dell'esperimento, quindi non può cambia il calcolo della relativa probabilità
Cioè lanciare M monete identiche in contemporanea, o una stessa moneta M volte di seguito , non  fà differenza.
#1240
In una moneta asimmetrica, come quelle con testa e croce, la probabilità che esca testa o croce non è uguale.
Possiamo vedere ad occhio su quale faccia vi è meno materia, e quella uscirà con maggior frequenza.
Viceversa possiamo vedere quale esca con maggior frequenza e indurremo che quella possieda minor materia.
Se questa asimmetria materialmente non c'è ci aspetteremo quindi che ogni faccia esca con uguale frequenza, e la simmetria è l'unica causa di questa aspettativa.
Non vi sono altre cause ad influenzare questa previsione.
Il calcolo della probabilità è strettamente legato alla natura fisica della moneta, che, nel caso possieda una densità costante, è descrivibile geometricamente in termini di simmetria.
L'esito di lanci precedenti non muta la natura fisica dell'evento, quindi non può condizionare l'esito dei lanci successivi.
#1241
Citazione di: Scepsis il 05 Ottobre 2024, 13:51:11 PML'argomento del cambio di etichette sulle monete, pure interessante, non e' pero' un argomento decisivo ed in ultima analisi neanche sostenibile in quanto il calcolo delle probabilita' nello specifico si occupa di un preciso evento fisico:
La moneta con testa e croce non è propriamente ideale, in quanto non è simmetrica, ma è proprio grazie a questa asimmetria che distinguiamo una faccia dall'altra.
Conviene usare allora un disco di metallo simmetrico ed applicarvi due etichette dello stesso peso e forma, ma di diverso colore, ad esempio Rossa e Nera.
Quando lancio la moneta può capitare che R stia sopra in partenza e N sotto, o viceversa, e con ciò non cambia nulla ai nostri fini.
In partenza posso capovolgere la moneta come mi pare prima di lanciarla quindi, portando ad esempio R sopra, se stava sotto.
Cambia qualcosa se invece di capovolgere la moneta scambio le etichette  prima del lancio ?
Nominando una faccia  con N  piuttosto che con R , che modifica apportiamo all'evento fisico?
Se due particelle identiche le chiamo una Elettrone e l'altra  Ciccio, ciò ne condiziona il destino?
Nomen omen?
Per descrivere un evento fisico devi dare un nome alle parti di interesse, ma l'evento non cambia se cambi il nome.
Noi siamo interessati solo all'evento fisico, ma se non diamo un nome agli oggetti coinvolti non ne possiamo neanche parlare.
 

 
#1242
Tabellina del 9 , di cui la parte che ci interessa è

9x9 = 81
8x9 = 72
7x9 = 63    (1)
6x9 = 54
5x9 = 45

una delle tante soluzioni

249x249
238x249
227x249
216x249
205x249

Lo schema può ripetersi per qualunque numero di cifre
Ad esempio 4 cifre

1249x1249 etc.

 o ad esempio ancora per una sola cifra, vedi (1)



#1243
Citazione di: niko il 04 Ottobre 2024, 23:45:52 PMConvincilo senno' si rovina.


Non so cosa altro inventarmi.
L'idea di cambiare le etichette sulle monete mi sembrava una genialità.
Un argomento decisivo.
#1244
Citazione di: Scepsis il 04 Ottobre 2024, 22:05:12 PMQuello da considerare sono le ultime uscite consecutive dello stesso colore, che dovranno essere numerose per giustificare la puntata. Quello che e' successo precedentemente e' praticamente irrilevante
Questa è superstizione.
Comunque io non voglio convincerti, e confermo che è stato molto interessante discutere con te.:)
#1245
Citazione di: Eutidemo il 04 Ottobre 2024, 16:58:43 PM
.
b)
A parte tale analisi linguistica, poichè Rastislav dice al prigioniero: "mi devi dire quante sono in tutto le palline ed il << colore di ciascuna di esse>>", è OVVIO che non si tratta di "palline bicolori" (bianche e nere), bensì di palline alcune bianche ed altre nere; altrimenti il prigioniero non avrebbe alcuna necessità di indovinare il << colore di ciascuna di esse>>", in quanto Rastislav glielo avrebbe già previamente rivelato nella stessa domanda, dicendogli che sono tutte "bianco-nere".
Non ti pare?
***
***
Un cordiale saluto! :)
***

Si mi pare, però a questo punto il vero enigma sta nell'interpretarne la sua stesura.
Cioè nella stesura dell'enigma c'è tutto quello che deve esserci, ma va ricavato dopo diverse attente letture, perchè l'estensore dell'enigma  pur potendolo esprimere in modo più lineare, volutamente si è astenuto dal farlo.
Mettendo insieme ''sia bianco sia nero'' e la richiesta del colore della pallina, delle tre possibilità B,N, B e N, la terza viene logicamente esclusa.
Una volta che saremo riusciti a ridurre a semplicità la volutamente complessa e ridondante stesura dell'enigma, la soluzione apparirà da sè, per cui il vero enigma consiste appunto nel decifrarne la stesura.
E' così?

Quindi in sostanza la tecnica con cui costruisci i tuoi enigmi potrebbe essere la seguente:
1. Ti fai una domanda banale.
2. Dai la ovvia risposta.
3. Complichi la domanda di partenza rendendone volutamente difficile l'interpretazione.
4. L'opera a questo punto è compiuta, sempre che l'estensore non cada esso stesso vittima delle sue volute complicazioni.
5. Se l'opera è andata in porto felicemente, all'estensore non resta che attendere che le mosche cadano nella sua tela.