Salve. Confesso di essere stato "solleticato" dal "topic" "L'INDIFFERENZA", separatamente aperto ed attivo sul Forum. Esso ha stimolato mia breve riflessione che però trovo corretto illustrare separatamente poiché – opponendo la mia cinica ed ipermaterialistica visione di certe cose alla impronta buonistico-sentimental-psico-emotiva assunta dagli interventi altrui presenti in -INDIFFERENZA-...................eviterò sia di fare indebite confusioni che di scandalizzare alcuni benpensanti speranzosi nella bontà dell'animo umano.
E' cosa nota che – vivendo in ambienti troppo affollati ed in cui le risorse sono limitate (tendenzialmente insufficienti per tutti quanti) i comportamenti dei viventi (uomo incluso) tendono a "virare" verso la competitività e – tendenzialmente – la aggressività. Questa mi sembra essere una verità biologica ahimè materialistica ma indubitabile e priva, nel suo fondamento, di ogni relazione con sentimenti, educazione, morale, etica. Che poi, nel caso dell'uomo, tutti gli aspetti precedentemente elencati esistano e possano venir utilizzati per gestire e moderare gli effetti dell'affollamento e della fame........secondo me non toglie una virgola alla fondamentale validità dell'assunto che ho descritto.
E' cosa meno nota ma secondo me ugualmente vera che le comunità al cui interno è più diffusa la reciproca empatia (il quieto vivere combinato con la solidarietà, quando necessaria) risultino quelle al cui interno si vive in regime di sussistenza (cioè in cui si dispone dello stretto necessario per vivere) e che comunque non presentino sovraffollamento (esempi tipici li avremo in diversi Paesi e luoghi di Asia ed Oceania, non trovate ?).
Avremmo quindi le equazioni :
A questo punto mi sembrerebbe di aver scoperto dove e come si colloca l'INDIFFERENZA : esattamente a metà tra empatia ed aggressività.
Infatti pare che l'indifferenza, la noncuranza verso l'altro, l'eccesso di individualismo egoistico risulti particolarmente presente all'interno delle società opulente e che – soprattutto – la sua diffusione non sia influenzata dall'affollamento (o da altri parametri e virtù altamente immateriali) ma solo dalle condizioni economico-patrimoniali.
Infatti :
Quindi potremo concludere, inserendo tra le due "equazioni" sociobiologiche fornite sopra : opulenza=indifferenza.
Saluti a tutti.
E' cosa nota che – vivendo in ambienti troppo affollati ed in cui le risorse sono limitate (tendenzialmente insufficienti per tutti quanti) i comportamenti dei viventi (uomo incluso) tendono a "virare" verso la competitività e – tendenzialmente – la aggressività. Questa mi sembra essere una verità biologica ahimè materialistica ma indubitabile e priva, nel suo fondamento, di ogni relazione con sentimenti, educazione, morale, etica. Che poi, nel caso dell'uomo, tutti gli aspetti precedentemente elencati esistano e possano venir utilizzati per gestire e moderare gli effetti dell'affollamento e della fame........secondo me non toglie una virgola alla fondamentale validità dell'assunto che ho descritto.
E' cosa meno nota ma secondo me ugualmente vera che le comunità al cui interno è più diffusa la reciproca empatia (il quieto vivere combinato con la solidarietà, quando necessaria) risultino quelle al cui interno si vive in regime di sussistenza (cioè in cui si dispone dello stretto necessario per vivere) e che comunque non presentino sovraffollamento (esempi tipici li avremo in diversi Paesi e luoghi di Asia ed Oceania, non trovate ?).
Avremmo quindi le equazioni :
- affollamento+povertà = aggressività
- equilibrio demografico+sufficienza economica = empatia
A questo punto mi sembrerebbe di aver scoperto dove e come si colloca l'INDIFFERENZA : esattamente a metà tra empatia ed aggressività.
Infatti pare che l'indifferenza, la noncuranza verso l'altro, l'eccesso di individualismo egoistico risulti particolarmente presente all'interno delle società opulente e che – soprattutto – la sua diffusione non sia influenzata dall'affollamento (o da altri parametri e virtù altamente immateriali) ma solo dalle condizioni economico-patrimoniali.
Infatti :
- in una società ricca lo sviluppo dell'empatia è ostacolato dalla difficoltà nel riuscire ad immedesimarsi in una condizione (il bisogno altrui) che appare estranea, marginale, innaturale, dal momento che si vive e si pensa in un ambiente popolato quasi solo dall'abbondanza.
- Paradossalmente, il possedere molto instilla l'ossessione di doversi dedicare completamente a ciò che si ha (il povero ha poco da perdere, il ricco molto di più).
- Nelle società ricche l'affollamento non è un problema critico perchè non è necessario risultare aggressivi per sopravvivere.
Quindi potremo concludere, inserendo tra le due "equazioni" sociobiologiche fornite sopra : opulenza=indifferenza.
Saluti a tutti.