Citazione di: Jacopus il 25 Ottobre 2017, 21:21:04 PMOttima analisi Jacopus.CitazioneE' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.
DIrei che questa è una possibile spiegazione. E' la stessa che per certi versi propone Norbert Elias, in "Il processo di civilizzazione". Lo stato abbatte il conflitto medievale e la violenza medievale. Infatti nonostante i continui sospiri verso "i bei tempi antichi", nel medioevo era terribilmente facile perdere la vita in modo violento, bastava uno sguardo sbagliato alla persona sbagliata, oppure essere contadino per il feudatario più debole, oppure dire una parola di troppo contro il parroco (nel Medioevo i chierici non disdegnavano di usare la spada o il coltello contro chi li offendeva).
Si viveva in un'epoca emozionale, dove le emozioni e la constatazione che la vita era davvero breve, insieme alla credenza che il paradiso avrebbe posto termine alle sofferenze terrene, creavano le condizioni giuste per un surplus di violenza. Gli studiosi di statistica criminale come Eisner hanno dimostrato che si è passati da un livello di 80-100 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 1300 all'attuale 1 ogni 100.000 abitanti (dati relativi all'Europa occidentale). Una diminuzione di cento volte il livello degli omicidi in 700 anni. Incredibile se si pensa a quello che ci propinano i mass-media.
Ebbene il re, con lo stato, da primus inter pares, diviene Leviatano e accentra su di se il potere e la violenza legale. L'omicidio non è più una questione privata che sviluppa la faida, ma un'offesa diretta al re. Questa concentrazione di potere, la creazione di una burocrazia legata allo scopo e lo sviluppo dell'economia capitalistica sono tre fattori che si rafforzano a vicenda e tendono a ridurre il livello di violenza e aggressività dell'uomo.
E' la stessa teoria di Freud, impostata nel Disagio della civiltà, allorquando ritiene che solo la Kultur, cioè la stessa cosa che Elias chiama Zivilisation, possa educare l'uomo e porre dei freni al suo mondo primordiale fatto di emozioni e impulsi (ES). Lo stato moderno e il capitalismo in tutto questo processo hanno una parte importantissima e quindi proporre la loro abolizione è possibile solo nel momento in cui si fosse sicuri che l'umanità abbia raggiunto un livello superiore di controllo dei propri istinti primordiali, altrimenti il rischio di tornare all'homo homini lupus di plautiana memoria è alto.
A tutt'oggi ci sono ben poche persone in grado di autoregolarsi senza far riferimento ad una autorità esterna, sia esso terrena o ultraterrena. Ricordo le discussioni con Duc in altum, che tendeva a considerare Dio e la religione cristiana l'unico baluardo di una condotta morale, poichè se non ci fosse questa forma di dissuasione ognuno potrebbe liberamente comportarsi egoisticamente.
Lo stato ed ogni forma di religione impostata in questo modo potranno essere superati quando si sarà formato un nuovo uomo meno aggressivo di quello attuale, almeno questo è il mio pensiero.
A proposito dell'aneddoto raccontato da Inverno: l'impiegato anarchico rappresenta nel suo piccolo un esempio di superamento della logica statuale-leviatanica: si è fidato! Quando tutti saremmo pronti a fidarci e a donarci agli altri forse non ci sarà bisogno dello stato come detentore della violenza legale.
Resta però senza risposta sul come organizzare le strutture complesse che inevitabilmente dovranno continuare ad esistere. Una fabbrica di automobili non credo che possa essere governata in modo anarchico. Per coerenza chiederei pertanto ai neo-anarchici di non guidare, di non guardare la TV, di non usare cellulari, ospedali, Computer, di non fare viaggi organizzati, non pensare di essere difesi da un esercito, di non comprare i pomodori al mercato e di non mandare i propri figli a scuola e di farsi vendetta da soli nel caso fossero derubati.
E' possibile attraverso l'autogestione, ma in comunità dove vige il controllo sociale, dove le persone si conoscono e i comportamenti sono vigilati l'uno con l'altro, l'organizzazione di una comunità, di una fabbrica, l'ampiezza dello Stato non permette più il rapporto fiduciario, ma quello della delega rappresentativa della democrazia appunto rappresentativa e non diretta. L'autogestione comporta la rotazione dei ruoli funzionali e sociali, ma presuppone un livello culturale e civile ottimale, per questo infatti l'anarchia la ritengo come dissoluzione storica finale dello Stato
quando la legge è dentro di noi e non più fuori di noi".
Ma hai ragione ,ci vuole una coscienza individuale sociale che porta a quella civile, di fiducia e rispetto che nasce da quel nucleo irriducibile a cui faceva riferimento Baylham
Ritornando al problema democratico dello Stato, è proprio il livello interpretativo da parte del potere sul popolo
che costituisce il rapporto poteri istituzionali e popolo. la democrazia non garantisce il merito del "il migliore virtuoso del popolo governa". Questo è il problema anche(ma non solo) della democrazia.
Il potere nelle teoretiche dottrinarie fu interpretato, fra i diversi pensieri, come colui che "doma" l'homo homini lupi.
Qualcosa di vero purtroppo c'è.Troppi non hanno intenzione di pensare, di avere problemi oltre i propri, per cui preferiscono farsi governare che avere ruoli attivi.questo giustifica il potere , il ruolo sociale del governare .Preferiscono che altri si facciano carico dei propri problemi, piuttosto che cercare di trovare soluzioni, o perché non si sentono in grado, o per pigrizia mentale, e così via.
La grande difficoltà è costruire il "circolo virtuoso" ,vale a dire creare le condizioni ambientali affinché il popolo maturi. Oggi, viviamo il circolo vizioso; la differenza è che nel primo l'individuo tende a dare il meglio di sé, nel secondo dà il peggio di sé e fa emergere l'homo homini lupus.