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Messaggi - paul11

#1231
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
25 Ottobre 2017, 23:29:36 PM
Citazione di: Jacopus il 25 Ottobre 2017, 21:21:04 PM
CitazioneE' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.

DIrei che questa è una possibile spiegazione. E' la stessa che per certi versi propone Norbert Elias, in "Il processo di civilizzazione". Lo stato abbatte il conflitto medievale e la violenza medievale. Infatti nonostante i continui sospiri verso "i bei tempi antichi", nel medioevo era terribilmente facile perdere la vita in modo violento, bastava uno sguardo sbagliato alla persona sbagliata, oppure essere contadino per il feudatario più debole, oppure dire una parola di troppo contro il parroco (nel Medioevo i chierici non disdegnavano di usare la spada o il coltello contro chi li offendeva).
Si viveva in un'epoca emozionale, dove le emozioni e la constatazione che la vita era davvero breve, insieme alla credenza che il paradiso avrebbe posto termine alle sofferenze terrene, creavano le condizioni giuste per un surplus di violenza. Gli studiosi di statistica criminale come Eisner hanno dimostrato che si è passati da un livello di 80-100 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 1300 all'attuale 1 ogni 100.000 abitanti (dati relativi all'Europa occidentale). Una diminuzione di cento volte il livello degli omicidi in 700 anni. Incredibile se si pensa a quello che ci propinano i mass-media.

Ebbene il re, con lo stato, da primus inter pares, diviene Leviatano e accentra su di se il potere e la violenza legale. L'omicidio non è più una questione privata che sviluppa la faida, ma un'offesa diretta al re. Questa concentrazione di potere, la creazione di una burocrazia legata allo scopo e lo sviluppo dell'economia capitalistica sono tre fattori che si rafforzano a vicenda e tendono a ridurre il livello di violenza e aggressività dell'uomo.
E' la stessa teoria di Freud, impostata nel Disagio della civiltà, allorquando ritiene che solo la Kultur, cioè la stessa cosa che Elias chiama Zivilisation, possa educare l'uomo e porre dei freni al suo mondo primordiale fatto di emozioni e impulsi (ES). Lo stato moderno e il capitalismo in tutto questo processo hanno una parte importantissima e quindi proporre la loro abolizione è possibile solo nel momento in cui si fosse sicuri che l'umanità abbia raggiunto un livello superiore di controllo dei propri istinti primordiali, altrimenti il rischio di tornare all'homo homini lupus di plautiana memoria è alto.
A tutt'oggi ci sono ben poche persone in grado di autoregolarsi senza far riferimento ad una autorità esterna, sia esso terrena o ultraterrena. Ricordo le discussioni con Duc in altum, che tendeva a considerare Dio e la religione cristiana l'unico baluardo di una condotta morale, poichè se non ci fosse questa forma di dissuasione ognuno potrebbe liberamente comportarsi egoisticamente.
Lo stato ed ogni forma di religione impostata in questo modo potranno essere superati quando si sarà formato un nuovo uomo meno aggressivo di quello attuale, almeno questo è il mio pensiero.
A proposito dell'aneddoto raccontato da Inverno: l'impiegato anarchico rappresenta nel suo piccolo un esempio di superamento della logica statuale-leviatanica: si è fidato! Quando tutti saremmo pronti a fidarci e a donarci agli altri forse non ci sarà bisogno dello stato come detentore della violenza legale.
Resta però senza risposta sul come organizzare le strutture complesse che inevitabilmente dovranno continuare ad esistere. Una fabbrica di automobili non credo che possa essere governata in modo anarchico. Per coerenza chiederei pertanto ai neo-anarchici di non guidare, di non guardare la TV, di non usare cellulari, ospedali, Computer, di non fare viaggi organizzati, non pensare di essere difesi da un esercito, di non comprare i pomodori al mercato e di non mandare i propri figli a scuola e di farsi vendetta da soli nel caso fossero derubati.



Ottima analisi Jacopus.
E' possibile attraverso l'autogestione, ma in comunità dove vige il controllo sociale, dove le persone si conoscono e i comportamenti sono vigilati l'uno con l'altro, l'organizzazione di una comunità, di una fabbrica, l'ampiezza dello Stato non permette più il rapporto fiduciario, ma quello della delega rappresentativa della democrazia appunto rappresentativa e non diretta. L'autogestione comporta la rotazione dei ruoli funzionali e sociali, ma presuppone un livello culturale e civile ottimale, per questo infatti l'anarchia la ritengo come dissoluzione storica finale dello Stato
quando la legge è dentro di noi e non più fuori di noi".
Ma hai ragione ,ci vuole una coscienza individuale sociale che porta a quella civile, di fiducia e rispetto che nasce da quel nucleo irriducibile a cui faceva riferimento Baylham

Ritornando al problema democratico dello Stato, è proprio il livello interpretativo da parte del potere sul popolo
che costituisce il rapporto poteri istituzionali e popolo. la democrazia non garantisce il merito del "il migliore virtuoso del popolo governa". Questo è il problema anche(ma non solo) della democrazia.
Il potere nelle teoretiche dottrinarie fu interpretato, fra i diversi pensieri, come colui che "doma" l'homo homini lupi.
Qualcosa di vero purtroppo  c'è.Troppi non hanno intenzione di pensare, di avere problemi oltre i propri, per cui preferiscono farsi governare che avere ruoli attivi.questo giustifica il potere , il ruolo sociale del governare .Preferiscono che altri si facciano carico dei propri problemi, piuttosto che cercare di trovare soluzioni, o perché non si sentono in grado, o per pigrizia mentale, e così via.
La grande difficoltà è costruire il "circolo virtuoso" ,vale a dire creare le condizioni ambientali affinché il popolo maturi. Oggi, viviamo il circolo vizioso; la differenza è che nel primo l'individuo tende a dare il meglio di sé, nel secondo dà il peggio di sé e fa emergere l'homo homini lupus.
#1232
Noi siamo fisicamente natura, viviamo in uno spazio/tempo e ne siamo determinati biologicamente: nasciamo, ci riproduciamo e moriamo.
Ma non ritengo come ti ho scritto e hai glissato, che la natura metafisica dei concetti, dei linguaggi,  si decompone e  ha biologia o materialità. Fin quando non si riuscirà a "chiudere il cerchio" fra dominio naturale e dominio metafisico saremo esseri "inadeguati" in mezzo al guado.
Se il pensiero in termini generici con i suoi connessi, non è biochimica è altro come dominio.
Se si ritiene invece che il pensiero sia determinato dalla biochimica, dobbiamo dedurne che dall'infinitesima particella che compone l'intero universo vi sia una scintilla di intelligenza latente.un'autopoiesi che non è solo dei sistemi viventi e che con opportuna combinazione costituisca le basi anche della vita. Ma la domanda originaria rimane,viene solo spostata.
O l'una o l'altra. ma portano entrambe ad una unità originaria in cui il microscopico e il macroscopico, hanno identica regola originaria appunto.
Ho detto che il male non appartiene al dominio naturale che essendo deterministico segue regole, leggi intrinseche, non che non esiste. Satana è spirito e non fisica naturale e a lui fu data la prima libertà di disobbedire. Noi umani abbiamo i piedi in due scarpe, in due domini.
Ed è per il fatto che vi sono i due domini dell'essere e dell'esistenza che ognuna comprende l'altra che non devono essere divise come oggi è-E' errata e contraddittoria la via dell'antitesi fra materia e spirto, fra eterno e divenire: questo sì che sono vecchi schemi. La scienza naturale segue una sua conoscenza nel suo dominio ed è bene che sia così, come la scienza dello spirito segue un suo persorso.L'errore è la complementarietà, la dualità.
Noi vivendo, esistendo connaturiamo i due domini che sono in noi ed è in questo il formidabile insegnamento dei "capi scuola".Il messaggio è spirituale, ma umano fortemente umano come ricerca, come narrazione, come vissuto anche con sofferenza.Altro errore è esaltarne una parte a discapito del'altra.Semmai quei capi scuola ci hanno insegnato a discernere, a focalizzare, a purificare, a non perderci nei meandri solo materiali.
Gesù ad esempio pasteggia parecchio nei Vangeli, come simbolo di convivialità.
Non so se riesco a farmi capire..............la ricerca dello spirito non significa abiurare il corpo, perchè è il corpo che permette la vita anche dello spirito che continuerà oltre la vita.Se la vita fosse un dono cercare lo spirito sopprimendo il corpo significa non capire il dono della vita. Platone e Socrate furono fraintesi dai moderni.
Dissero che era superiore la ricerca dello spirito poiché conduce alle virtù alle saggezze, ma non scrissero mai che il corpo dovesse essere sottomesso, ma semplicemente che lo spirito, la coscienza ,dovesse guidare il corpo affinché non cadesse nei vizi.
#1233
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
25 Ottobre 2017, 20:52:53 PM
Citazione di: baylham il 25 Ottobre 2017, 15:54:54 PM
Alla lista dei filosofi precedenti aggiungo Kierkegaard con la categoria del singolo oppure il libero arbitrio cristiano (il porgi l'altra guancia, la dimostrazione della superiorità dell'individuo rispetto a qualunque forma di violenza).

Per condizione anarchica non intendo lo stato di natura, di Hobbes o Rousseau. Intendo che l'individuo non è controllabile totalmente dal potere della collettività, è irriducibile, sfugge a qualunque regime politico: questa è la sua condizione anarchica, niente e nessuno può privarlo della sua individualità, del suo nucleo di libertà.

Giustamente il problema fondamentale è il rapporto, la relazione tra l'individuo e la collettività. Problema che appunto non dipende dal modello di organizzazione della collettività (liberale, comunista, anarchica, totalitaria o democratica che sia) storicamente determinato. Una società, collettività anarchica non è meno regolata, organizzata di una società liberale o comunista che sia oppure è un'utopia, come ritengo più probabile. Per discutere dei modelli si passa alla storia e la si analizza. Ci saranno dei motivi per cui lo Stato si è affermato come forma di organizzazione collettiva. Se considero questo motivi soltanto come negativi allora non ci sono speranze per una società pacificata e libera.
Lo Stato limita l'individuo ma nel contempo limita sé stesso con la norma.
Qui siamo ad un passo avanti........
Sì. l'uomo,(per fortuna....) è irriducibile nella sua libertà: sono d'accordo. Niente  e nessuno possono togliere la sua dignità umana .
E' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.
Ma attenzione alla società "liquida", perché alla fine le promesse, speranze non riescono mai a tradursi nel cambiamento. Questa elasticità attutisce fino a riassorbirne ogni dissapore e in realtà non muta mai.
Forse è la caratteristica conformante conservatrice che alla fine il popolo ha.Per quanto vorrebbe cambiare a parole
alla fine si accomoda e dorme .Una caratteristica dell'homini lupus popolare che i poteri conoscono e "nutrono" mediaticamente.
#1234
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
25 Ottobre 2017, 14:29:03 PM
Citazione di: baylham il 25 Ottobre 2017, 10:29:23 AM
Ritorno su alcuni punti per approfondire.

Ritengo che ogni uomo sia in condizioni di anarchia fin dalla nascita. In ogni individuo c'è una frontiera, un limite dove finisce il mondo esterno ed inizia il nucleo interno: ciò che è specifico, individuale, irriducibile di ciascun uomo. Il mondo esterno può agire, influire su questo nucleo individuale, ma la reazione, la risposta sarà sempre individuale, autonoma, indipendente, imprevedibile e viceversa. L'accettazione o il rifiuto del potere, della norma sarà sempre una scelta morale individuale disponibile.
E' una mia convinzione, ma è sostenuta da numerosi riferimenti filosofici: l'autonomia etica di Kant, Alberoni, Bauman, la volontà di potenza di Nietzsche, l'autopoiesi di Maturana-Varela, la cibernetica di Bateson.

In questo senso entrare in relazione con una moltitudine organizzata in uno Stato o una moltitudine disorganizzata non modifica la condizione di fondo, strutturale dell'individuo.

Ritengo che la norma sia positiva, progressista e non negativa, regressista per questi motivi.

Una norma limita, costringe obbliga l'individuo a rispettarla ma nel contempo limita, obbliga, costringe la moltitudine a rispettarla, pone un argine alla sua forza.

Il lavoro di un gruppo di individui per una finalità comune non può che essere organizzato, regolato, disciplinato per essere efficace ed efficiente.

Questi due fattori combinati spiegano il successo del diritto e dello Stato nella storia dell'umanità, la loro diffusione pervasiva.
Non capisco bene cosa tu intenda per anarchico, lo stato di natura umana? Se fosse così è la visone ingenua anarchica.

Da sempre il problema dell'organizzazione sociale è il rapporto di ciascun individuo all'interno di una società.
La morale individuale non è detto che corrisponda all'etica della comunità, società ,Stato.

Lo modifica eccome il rapporto individuo/società: da dove mai nascerebbero  i conflitti interni fra gruppi sociali, fra corporazioni, fra ceti ,fra interessi economici, fra ruoli gerarco funzionali, e così via?

Il diritto positivo, nasce dal positivismo filosofico e dai kantiani e si esplica anche con  Kelsen ed uno dei fondamentali dettami è che la legge normifica i comportamenti e quindi cambia il popolo, detto altrimenti il legislatore ha il compito di condurre il popolo alla propria finalità. Significa che l'etica dello Stato è più potente della morale individuale limitandone l'azione e la libertà.

Anche una società anarchica, comunista, fascista, liberale e tutto quello che si vuole potrebbe essere efficace ed efficiente, come d'altra parte una società privata commerciale che segue il profitto: non sono questi i termini della problematica del rapporto fra individuo e società.
  E' quanto una società condiziona e relega condizionandola  la morale individuale  che si esplica nei valori dentro i diritti sociali e individuali di libertà, uguaglianza.Lo Stato ,in una delle sue definizioni, è il pacificatore dei conflitti attraverso il patto sociale e il negoziato e detiene  il monopolio della violenza ,in quanto  obbliga l'individuo con la sanzione della legge a  limitare il suo raggio d'azione, vale adire la propria libera attività .
#1235
Accetto da sempre il sistema di relazione fra il sensibile e il cosiddetto metafisico.

Anthonyi scrive: "Perché se Dio ha creato tutto, e Dio è bene, esiste il male?"
Perchè ha concesso la libertà che non appartiene nè al determinismo e neppure al meccanicismo.

Attenzione al rapporto soggettività della realtà e oggettività della realtà.
La predizione scientifica non può essere solo e semplice fortuita stocastica ( vivremmo in un mondo irrazionale e illeggibile intellettivamente)e quindi riconducibile ad un' alta probabilità che un fenomeno da tempo0 al tempo...X  manifesti o non manifesti date sue peculiarità.
Il mondo non gira come lo vogliamo noi in quanto noi ci viviamo e interagiamo fisicamente  non solo per conoscere ,ma anche per viverci metabolicamente, semmai lo modelliamo e rappresentiamo in rapporto alla nostra forma gnoseologica, ma significa che la fisica e il mondo naturale quindi hanno principi ordinativi intrinseci  e indipendenti da noi, ma noi interagendo liberamente possiamo scombussolare quel determinismo meccanicistico, in quanto diventiamo noi stessi causa-libera interagente dentro il dominio naturale.

Il primo problema è.:esiste il concetto, il pensiero ,la coscienza? SE esistono mi si dica di quali molecole sono formati e se sono organiche dove sono i ribosomi, i mitocondri e di quale metabolismo vivono. Non appartengono al dominio naturale ed è questa l potenza umana di avere un piede nel dominio naturale e uno in quello metafisico. I numeri matematici, le lettere alfabetiche sono lil atomi del linguaggio che non appartiene al dominio della natura ,mvi si relazionano analogicamente rendendo leggibile il dominio della natura costituito questo sì da elementi atomici, fisici e naturali. Noi umani  siamo "mediatori" di due alfabeti, il linguaggio della percezione sensibile e il linguaggio degli oggetti metafisici e l'incontro costituisce il sapere, il conoscere.
Una delle nostre libertà sono le creazioni, costruzioni linguistiche che ci permettono di interpretare il mondo e noi stessi costruendo il sistema di relazione linguistico che rappresenta lo scibile e si offre come cultura nella storia umana.

Il problema è che Se il male esiste e Se  questi non appartiene al dominio della natura (la natura non ha morale, ha regole intrinseche ed ecologiche per i viventi) appartiene al dominio umano perchè vi è la libertà e quest'ultima esiste perchè esiste la caratteristica volitiva umana della scelta che in quanto tale contraddice la determinazione causa-effetto
#1236
Anthonyi,
io invece vedo la scrutabilità di Dio proprio nel mondo naturale; non sono per gli steccati empirico/metafisico, ecc.
E' il mondo che ci dice di Dio. I domini alla fine delle complementarietà e dei dualismi devono al fine concettualizzarsi in un unico pensiero che li comprenda, pena il fallimento metafisico o empirico, o meglio culturale.
Se Dio è e nel mondo c'è anche dolore, deve esserci una significazione. Se un ordine naturale è anche costituito dai momenti di caos quel caos è parte dell'ordine.
Allora se Dio è, significa che il cerchio del dominio naturale è dentro e compreso in quello del"sacro".
Così come coscienza e intelletto non sono biochimica, perché la materia è strumento, mezzo, e non fine, allora il cervello è il mezzo affinché vi sia una mente, e un corpo fisico affinché vi sia un'anima, poiché coscienza, mente, intelletto, non appartengono direttamente al dominio naturale, ma vi si costituiscono per manifestarsi.

Chi pensa al solo dominio naturale non potrà spiegare la coscienza e la mente tanto meno un'anima o lo spirito  se non come separazione. L'uomo vive fra contraddizioni, aporie, antinomie e spinge la cultura che si esplica nella storia ,una volta a propendere per il metafisico , una volta all'empirismo e così via.

L'assoluto è l'unico concetto logico razionabile, proprio per quanto detto poc'anzi.
Se non lo fosse, o meglio non lo si volesse(perché è questione di coscienza e volontà ,non di logica) a nulla serve vivere se la vita fosse solo un principio termodinamico ed un entropia. Ricondurre l'esistenza e la significazione di questa a meri principi fisici come se l'intlletto fosse una caratteristica di una roccia, significa perdersi nei mitocondri e nei vacuoli delle cellule organiche o nel fotone o nel quanto. Ed è quindi da questa lettura che è possibile interpretare l'imperscrutabile, vale adire non limitarsi alla natura fisica, ma dal mistero di come proteine generino una vita, da come un organismo abbia un temporizzatore che lo induca al metabolismo a riprodursi e infine morire, che non è sparire.
Se questo viatico è e non un altro, perché l'amore è anche copula e quindi orgasmo, vale a dire la felicità passa per
un atto che intrinsecamente ha un emozione psichica e fisica positiva, mentre l'odio non genera vita, ma rancore, separazione, se quindi  il tutto si muove verso processi teleologici seguendo regole ordinative, il dominio naturale
dell'empirico e del fenomeno, può mostrare intuitivamente prima ancora che razionalmente ciò che implicitamente è imperscrutabile con ciò che esplicitamente si manifesta nel fenomeno naturale.E questo procedimento lo segue l'intelletto filosoficamente parlando.
Se l'uomo ha come funzione l'intelletto, non può lobotomizzarsi fingendo di obnulare(perché è questo semmai il contradittorio)soluzioni di senso e significati . Non è quindi egocentrismo, ma cercare di trovare il senso che lega l'esistenza di uno spazio tempo dentro un "meccanismo" che tutto comprende, compreso lo stesso senso di esistere. Diversamente che ci facciamo qui e che senso ha tutto questo dalle galassie ai virus, da un pensiero ad un' emozione?

ciao
#1237
Anthonyi,
se Yahweh è un dio degli eserciti(e non Dio) diventa ,almeno per me, più chiara l'intera storia da genesi alla Chiesa cristiana,
perchè diventa simile alla storia orientale, ma non solo.

E' facile purtroppo essere frainteso. Dio non è stato filosofeggiato o teologicizzato dalla "prima ora".
C è' prima un ricordo orale, poi gli scritti, poi appaiono gli"avatar" e/o i fondatori di spiritualità/saggezza/sapienziali, poi appaiono le religioni che strutturano il pensiero religioso e/o e reinterpretano ritornando all'origine il percorso del pensiero dentro la storia.
So benissimo che non è liquidabile in quattro parole fiumi d' inchiostri e pensieri, fedi, filosofie, ecc.

Dal mio punto di vista ,Dio è pensabile solo razionalmente, tanto per capirci filosoficamente e non religiosamente.
quindi la scrutabilità e imperscrutabilità è in questo dominio.

La religione/spiritualità subentra nel "messaggio" che diventa per il popolo e individui.
Sono i LaoTzè, i Confucio, i Buddha, i Gesù a tracciare le relazioni razionali, emotive, spirituali fra il dominio divino del sacro e il dominio naturale dell'esistenza: l'influsso è inutile che lo dica, è enorme.

Per cui, dal mio punto di vista, Dio non ha volontà, non lo penso come "persona" antropomorfa: potrebbe essere pura energia o chissà cos'altro, ma proprio perchè lo penso in termini filosofici e come processo negativo razionale (per sottrazione)
Quindi, per me, il problema si risolve in: Dio o è o non è.

Il messaggio dei grandi "capi scuola"  è altro, seppur relazionato, ma loro "ci dicono" dall'interno del dominio umano dell'esistenza ed è fondamentale perchè sono loro che relazionano i due domini di Essere ed Esistenza,di sacro e naturale.
Lo fanno dettando "regole"spirituali, comportamentali quindi sociali, morali, individuali,ecc. costituendo le fonti delle dottrine sociali e poi giuridiche storicamente.
I capi-scuola ci mostrano, lo svelato (lo scrutabile) e ciò che non si manifesta nella natura(da quì una grande fonte della metafisica filosofica e come "ascendere" dal rapporto naturale a quello sacro costruendo il senso dell'esistenza in questo cammino, processo ,percorso. La forza del pensiero dei capi scuola(scusate se li definisco così, è solo per indicarne un ruolo) è stata la capacità di "chiudere il cerchio tra noi e Dio,  o tra noi e un Assoluto,ecc. Quello che accomuna tutte le spiritualità è la saggezza, la sapienza che diventano virtù e che spesso raccontano il rapporto fra uomo-Dio o Assoluto, Uno, ecc. e non è sempre felice perchè la nostra esistenza non è sempre felice: ma è questa se si vuole sia la forza che l'ambiguità  allo stesso tempo del messaggio.

Nello specifico della cristianità. la mia personale, ma mica tanto, teoria che Yahweh e Gesù, "collidono" e non sempre"collimano" è la differenza burrascosa fra giudaismo e cristianesimo Il giudaismo non ha storicamente un portato "interpretativo" del tipo Concili della Chiesa  Romana è relativamente molto più semplice e direi persino molto meno trascendentale e molto più materiale.
E si spiega la storia del sionismo, almeno per certi versi...e tutta la storia antecedente a questo.

Se Yawheh non è divino, per me, sarà paradossale, lo è Gesù.
Gesù non scrive di suo pugno ,ma scrive l'"ufficio stampa"(evangelisti,ecc
Ora il ragionamento: SE Gesù è divino tutto ciò che è stato scritto e detto era previsto, comprese le "ambiguità"
Io interpreto così: se Dio è razionalmente riconducibile ad una origine, ad un principio assoluto unitario e come ho scritto è un procedimento razionale teoretico, il grande e vero problema è ricondurre l'esistenza umana nel dominio dello spazio tempo naturale,
a quello dell'Assoluto, di Dio, dell'Uno.
A mio parere quì non basta la razionalità teoretica quì lo sforzo lo richiede il "cuore", "spirito" , "psiche", tutto l'essere umano, tutto se stesso, dentro l'esistenza delle prassi.
#1238
Breve riflessioni sugli interventi di Inverno e Anthonyi.
C'è poco di imperscrutabile nello Yawheh ebraico. La differenza fra il trascendente e il materiale è minima.
E' un "dio" che si manifesta, dà e toglie  ricchezze, porta manna o piaghe, dispensa gioia o dolore.
Il popolo lo teme, la devozione nasce dal timore non dal connubbio fra cuore e mente.

Fin quando la Chiesa romana avrà mezzo piede nell'ebraico veterotestamentale  e un piede e mezzo nella "buona novella" albergherà nell'ambiguità di un duplice messaggio che non concorda.

Gesù non ha affatto espresso la volontà di creare istituzioni. Dio non è Cesare.
Gli umani che ne incarnano il messaggio si preoccupano di dispensare lo stesso "timore di "dio"" per avere autorità materiale dove manca di autorevolezza morale e culturale.

C'è poco di imperscrutabile qui, e molto di "umano potere sembiante "
#1239
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
23 Ottobre 2017, 13:07:50 PM
Inverno,
il primo aspetto su Trump è che lo ha votato il popolo statunitense e ha scelto un personaggio che in campagna presidenziale si è caratterizzato nei modi e nei contenuti da conservatore.
Questo pone dal punto di vista della dottrina politica la qualità del  e/o quantità(visto che chi vince ha più voti)del rapporto fra popolo che sceglie fra la classe dirigente da scegliere e nella democrazia non ha affatto superato la deriva populistica. Significa che in democrazia non è affatto scontato un rigurgito dittatoriale ,tirannico, perché
il voto popolare  è più di pancia che di testa.

Il liberalismo divise il potere assoluto monarchico nei tre: esecutivo, legislativo, giudiziario.
Questa parte contenutistica sulle modalità del governo di colui che ha il potere è basato sulla limitazione di esso.
Il liberismo, che non è il liberalismo, come dottrina economica non vuole limiti e nessun potere politico ha mai cercato di "domarlo" limitandolo se non i regimi comunisti, fascisti e nazisti.

Ergo, la deflagrazione fra il locale e il centrale, fra le periferie del mondo e centri nevralgici del potere è la 
conseguenza anche del capitalismo che segue regole che concernano l'utile di impresa non certo gli uomini che ivi lavoravano che sono strumento o mezzo di produzione, ne consegue che il rapporto politica ed economia, allorché quest'ultimo è predominante non essendo limitata, devasta non solo le periferie ,ma investe la contraddittorietà dei poteri centrali incapaci di gestire l'economia, in quanto gli enormi flussi di capitale migrano più dei volatili.
#1240
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
22 Ottobre 2017, 00:21:09 AM
inverno,
prendila come una considerazione in libertà, ma il capitalismo necessita di una forma democratica repubblicana.
La "cosa"(res) pubblica dentro la forma di una governo popolare è il miglio sistema per far arricchire chi ha il potere, perché lo legalizza.ha semplicemente pacificato il conflitto armando lo Stato in mano dei potenti, poiché anticamente erano gli schiavi ottenuti da guerre vincenti ad essere la "manodopera" da sfruttare.
Ha tolto il nome e il cognome a chi vinceva o perdeva guerre, oggi il potente si nasconde dietro il potere dello Stato: è un anonimo.Ha aumentato la mediocrità del "viso aperto", sublimando il conflitto.
Lo Stato moderno ha costruito il patto sociale dentro la legalità giuridica,e da una parte dice che siamo tutti uguali
davanti alla legge ,salvo perdere l'uguaglianza nello scambio economico : il datore di lavoro non è lo stesso giuridicamente del prestatore d'opera subordinato.
Lo spazzino  è diventato "operatore ecologico": di come il linguaggio camuffa la forma, fingendo che la sostanza sia mutata.
Se un Trump è al governo è grazie al popolo dentro la democrazia e alle regole di cooptazione del partito che fa affiorare un Trump
.
Adatto che il "tirare a campare" è nell'economico prima che nel politico e la scelta dei rappresentanti è data dalla condizione sociale ed economica, la finalità dello scegliere è per il conveniente, non per la saggezza o l'oculatezza del governo.Se la spesa sanitaria di Obama ha necessità di essere finanziata con l'innalzamento delle tasse, ecco il ceto medio in  un periodo di non florida economia con innalzamento in USA del costo sanitario, dirottarsi vero il populista.
La democrazia funzionerebbe se in teoria il popolo avesse sempre più coscienza sociale e conoscenza politica e culturale,in realtà accade il contrario e tanto più le scelte non sono più per identità culturale come le erano le ideologie, ma quando fra i partiti le differenze pratiche non esistono più si sceglie la convenienza economica.
#1241
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo homini lupus
20 Ottobre 2017, 13:47:30 PM
ANARCHIA, DEMOCRAZIA DESTRA/SINISTRA.

Noi non nasciamo anarchici.
L'utopia anarchica è l'uomo che si autoregola senza precetti esterni. 
Significa che nessuno può "comandarlo,.non esiste l'autorità, la legge prescrittiva.
Allora vuol dire che l'uomo è maturo e saggio ed è questa la condizione "non naturale" che costituisce la società anarchica senza Stato,
del " ciascuno dà ciò che può e riceve ciò che gli bisogna"

La democrazia: da qualche tempo scricchiola nella mia mente che sia la forma sociale migliore.
Le dottrine politiche nelle premesse cercano di armonizzare lo stato di natura umano con il diritto positivo della legge e in più con la "teoria del potere". Non basta dire "nel nome del popolo......."per costruire uno Stato, nella realtà purtroppo la stessa democrazia perde il controllo di se stessa e gli organismi pensati ed atti a controllarsi in realtà colludono fra di loro per gestirsi "la sedia del potere".
In altre parole anche la democrazia tende a decadere a costruirsi aristocrazie di fatto, ceti trasversali politico/economici che si giustificano cooptandosi, scegliendosi e creando servilismi funzionari burocratici che gli fanno da cuscinetto e consenso.
La regola diventa lo scambio del " tu mi dai se io ti dò"

Destra  e sinistra: a mio parere è da ripensare totalmente, facendo tesoro delle teorie e pratiche dell'ultimo secolo, perchè c'è del "buono" sia a destra che sinistra. Ma è possible discuterne solo se non si fanno più alzate di scudi fra destra e sinistra che oggi sono solo vestigie storiche.

E' da ripensare totalmente la politica, sia dal punto di vista dottrinario sia delle prassi che "non sono al passo con la storia ", con le problematiche fra il locale e il globale.
#1242
Al netto della volontà di Dio, in sua "assenza", l'uomo può scrutare con i suoi strumenti naturali e culturali il mondo.
E' la domanda di senso del perchè il mondo si "muove" in una certa maniera, piuttosto che in un'altra(perchè,banalmente, l'amore genera vita e non l'odio?) che l'uomo può solo ricondurre all'imperscrutabile (perchè oltre all'amore esiste l'odio?) attraverso la nebbia dell'oltre lo scrutabile del fenomeno naturale, che la risposta non può che essere nella metafisica che sconfina nel sacro.

Perchè è chiaro che le condizioni fisiche dell'universo valgono per tutti gli oggetti, come dire , esiste una "volontà" naturale intrinseca agli oggetti stessi affinchè le cose abbiano un proprio "destino".

Personalmente il problema non è più nel  porsi del perchè esistono i complementari del positivo nel negativo, perchè  "questo è" ed è a prescindere di un Dio o non-Dio, quindi odio-amore, gioia-sofferenza,ecc., ma semmai in "quale disegno" esistiamo e quale senso si dà all'esistenza.

Fino allo scrutabile si può utilizzare la ragion razionale, nell'imperscrutabile o la stessa ragione razionale proietta la sua ipotesi dal conosciuto al senso , oppure sono l'intuito,  i sentimenti, la spiritualità altrettanto intrinseca nell'uomo quanto l'oggetto naturale ha intrinseco una volontà di destino, a cercare e trovare risposte.

Sarebbe per me troppo lungo argomentare sulle esegesi e interpretazioni del divino che "soccorrono" la necessità umana esistenziale di dare senso al suo avvento. Ritengo le religioni una forma di cristallizzazione della conoscenza antica e hanno una unica radice comune come uno fu il primo umano. Le loro particolarità stanno nel messaggio.Una è diretta al singolo, un'altra è diretta al popolo e s esplicano quindi in modalità difformi.Ma praticamente tutte "sanno" del limite intellettivo umano, per cui affidano all'uomo il messaggio non più razionale, ma comportamentale nel rapporto fra il sè e i lse stesso, fra il sè e gli altri simili, fra sè con i nostri simili e il mondo. E' prescrittivo (comandamenti,ecc) nel momento in cui predomina il messaggio sociale del popolo, è comportamentale quando evoca più il sentimento che la ragione, è spirituale quando sa che il giudizio è singolo e la via è individuale, perchè siamo simili, ma non uguali.
Al fine, se lo scrutabile è razionale, è la via, è la conoscenza oggi delle scienze sperimentali, nell'imperscrutabile il senso dell'esistenza sta nell'accettazione delle regole fisiche naturali perchè sono quel che sono  lo scrutabile non si sostanzia nella forma del senso dell'esistenza, perchè se tutto si svolge in un dato senso occorre che la forma comprenda tutte le sostanze e questo può svolgerlo la razionalità della ragione ,ma fino al luogo in cui il salto del'imperscrutabile che spesso viene chiamato fede, nasca dall'altrove di quel luogo ed è nell'origine della forma, nello spirito.
Chi nega lo spirito, non trova senso e accetta che dal nulla venne e nel nulla andrà.
#1243
Citazione di: cvc il 23 Gennaio 2017, 10:28:16 AM
Secondo Spengler, nella sua analisi sociologico-storicistica (chiedo scusa per la brutta parola) il tramonto dell'occidente (cui pare stiamo assistendo) passa attraverso il passaggio dalla retorica al giornalismo. Ossia dal passaggio da un dialogo retorico - volto a persuadere partendo da solide basi per giungere a conclusioni convincenti - ad una comunicazione imperniata sull'immediatezza e sulla estemporaneità, dove la cosa più recente prende necessariamente il sopravvento sulle opinioni precedenti, dove le notizie vengono ingoiate subito senza filtro, dove tutto viene travolto da una corsa continua all'aggiornamento più recente per cui, la memoria storica, perde sempre più i suoi valori. In questa continua corsa dietro all'ultim'ora si perde il senso delle cose. Perché il presente, il qui e ora isolato dal contesto, perde quella continuità rappresentata dal filo che lega ieri ad oggi e si tende verso il futuro. Tutto - il senso storico dell'esistenza - si sbriciola nella deflagrazione dell'ultimo aggiornamento che, come in un drogato,  rianima in virtù di ciò che lo rende schiavo.
come saprai Splengler è stato influito dai classici greci e da Nietzsche  e la base della sua argomentazione è la decadenza della civiltà occidentale.
Trovo che al fondo di una informazione mediatica che si presta ad essere consumata ,piuttosto che creare momenti di riflessione,
l'una corre come il pragmatismo americano volle. l'altra si ferma e riflette.
Quì c'è la mentalità americana e  di là quella filosofica continentale di scuola tedesca soprattutto.
Le influenze sono nelle discipline scientifiche e sociali, sono nella modalità di scrutare.
L'economia statunitense è fondata sulla creazione di ricchezza, anche se crea debito e inflazione:devono andare al massimo, velocemente e sguardo in avanti. La Bundesbank richiede alla stessa banca europea che non può esistere sviluppo senza preservare le condizioni di debito e di inflazione.
C'è da sempre sotterranea una sorta di sfida fra USA e Germania, dove quest'ultima per influenza storico-culturale ed economica è il vessillo europeo.
I media saranno sempre meno indipendenti, sempre più mercato, questo è il dettato e l'esempio USA.
Adatto che noi italiano imitiamo dal dopoguerra gli USA, che ringraziamo del pianoMarshall, ci genuflettiamo e imitiamo soprattutto le loro......brutture popolar/nazionali e lo facciamo con qualche anno di ritardo, vale adire rincorriamo sempre gli Usa e prendiamo sberle dalla Germania. dimostrando quello che nello specifico italiano siamo diventati, servili come i media , consumati consumatori di notizie che non ci informano
#1244
Jacopus,
sono d'accodo. ma specificherei.
Se il diritto è un riconoscimento istituzionale, per cui i bisogni e le necessità di coloro che dovrebbero avere più gesti altruistici, non è più un gesto spontaneo da parte di chi è in condizione di aiutarlo, ma un "atto dovuto" proprio poiché riconosciuto dal diritto e inglobato nello Stato, accadono due fatti fondamentali storicamente:
il processo di intermediazione dello Stato da una parte, e il modello produttivo capitalistico che entra nello Stato.


Tanto per fare un esempio, la scuola ,gli ospedali sono sempre più "processi produttivi industrializzati" dove sempre meno conta il rapporto maestro e allievo e medico paziente.  Un ospedale è ormai organizzato gerarco funzionalmente e risponde come la scuola su modelli di efficienza ed efficacia dividendo direzione amministrativa e sanitaria, i tecnici dagli amministrativi
Avviene che il risultato è "anestetizzare" i rapporti umani in funzioni di scopi che non sono la qualità dell'allievo e
dall'altra ad un paziente pensato più come un corpo fisico biochimico che come una "persona" con qualità umane.

L'intermediazione dello Stato che attraverso il fisco preleva dall'economia di scambio il denaro che dovrebbe aiutare quell'altruismo divenuto diritto, in realtà è divenuto fatto politico sotto l'azione dei partiti.

Il cittadino se vede una persona che chiede elemosina per strada, in realtà si trova nella situazione ambigua di chiedersi se lo Stato sta facendo qualcosa per i bisognosi come lui , se colui che chiede aiuto fa il "furbetto",  e alla fine decidiamo noi se fare o meno la carità, ma proprio perché ci teniamo al rapporto diretto umano,ma rimane l'ambiguità di fondo.

L'altruismo è stato delegato come il processo politico e sono dentro il modello capitalistico che ci ha così allontanati come persone fra persone ,perché lo stesso modello industriale è specialistico e noi deleghiamo al commercialista, all'avvocato ,ecc  le nostre personali problematiche ed è così  fino all'"altruismo".

Questo sistema ci sta allontanando umanamente rendendo asettico come un sms per qualche organizzazione umanitaria che chiede denaro, ma se lo compiamo questo atto è perché i più temono che prima o poi potrebbe toccare a loro di trovarsi nelle condizioni di chiedere atti altruistici.
La proliferazione di associazionismi legati più o meno al carro politico di quel o quell'altro partito hanno contribuito a slacciare e distaccare il rapporto umano.
#1245
premesso che sono del parere che vi sia una distinzione storica ancor più che per definizioni sui vocabolari attuali di etica e morale,è stato paradossalmente il diritto a sancire una strana promiscuità fra concetti che erano di valore e che nascevano dall'altruismo in termini generici.
L'altruismo che come termine esiste perché c'è l'egoismo, diversamente non avrebbe senso di sussistere, prima che fosse diritti istituzionale era liberalità deontologica di gruppi sociali o di poteri, Qui almeno in parte ha ragione Green. Gli antichi istituti ad esempio di orfanotrofi, di luoghi per appestati, ecc, erano finanziati dalle aristocrazie che lo sentivano come un dovere, prima ancora che divenisse diritto civico.

Il diritto nella modernità ha portato con sé un'ambguità: la gerarchia del diritto e lo Stato ha surrogato le deontologie dei gruppi sociali di fatto esautorandoli dal ruolo caritatevole.
Nella modernità si configura una strana e ambigua relazione antitetica. Mentre il diritto di proprietà è di fatto un diritto reale e non una forma ipotetica come dire libertà, uguaglianza, cioè solo intenti, quei gruppi sociali che prima elargivano carità si sottraggono dal ruolo , mentre lo stato gestisce di fatto e soprattutto dopo la grande codificazione napoleonica che toglie proprietà ai beni ecclesiastici per costruire scuole pubbliche, sanità pubblica, insomma la primordiale fase del "welfare" del cosiddetto stato di benessere. si accentua l'arroccamento fra nuovo gruppo aristocratico capitalistico,che ha sostituito le famiglie della nobiltà con le nuove famiglie capitalistiche e dall'altra la storia di conquiste di diritto sociale e individuale con una lotta "di classe".
Lo Stato diventa l'intermediario negoziale nella lotta di classe in Occidente e lascia quei valori, che nascevano dall'altruismo e base anche della socialità, negli intenti, nei principi ma senza mai regolarli nelle prassi.
La concentrazione nello Stato dei valori altruistici e persi nel diritto delle pratiche, ha di fatto costituito il perdersi anche delle pratiche.Infatti oggi sono gli associazionismi di vario tipo (ONG ad esempio) ad esercitare il ruolo altruistico o chiedono denaro . Si è persa la pratica diretta dell'altruismo da parte dei singoli cittadini, passando ad intermediari (anche qui) privati o pubblici, il compito altruistico. Si perde in "calore umano" mancando il rapporto diretto fra chi compie un atto altruistico e chi lo riceve.Manca la mano che tocca l''altra mano, manca un "grazie"