Che le specie viventi siano interconnesse fra di loro e con l'ambiente in cui vivono è parzialmente vero. Non lo è in senso assoluto. Siamo in grado di vivere anche senza le nove specie estinte di moa e gli altri miliardi di specie che hanno seguito il loro destino. Siamo anche in grado di vivere in un ambiente semidesertico così come nella tundra gelata, ma con più di 80 gradi all'ombra temo che avremo dei problemi. La stessa cosa vale per tutte le altre specie. Se homo sapiens si estinguesse, le formiche continuerebbero tranquille a scavare i loro formicai.
Oltre un certo livello di estinzione, quando si verificano le estinzioni di massa però si chiarisce perchè le specie viventi sono interconnesse. Semplicemente perchè diminuendo le strutture biologiche in grado di replicare la vita, le possibili evoluzioni della vita stessa diminuiscono esse stesse, facendo diventare più difficile l'equilibrio vita/ambiente.
Ciò non significa che vi sia una Coscienza universale di cui non vi è alcuna prova. Se per ipotesi ammettessimo la sua esistenza, tale Coscienza universale ci dovrebbe spiegare perchè ha fatto sì che sulla terra si verificassero cinque estinzioni di massa e le successive ripopolazioni della terra secondo schemi viventi molto diversi fra di loro. Basti pensare a quella più famosa di 65 milioni di anni, che ha fatto terminare il dominio sulla terra dei dinosauri a vantaggio dei mammiferi.
Rispetto all'illusione della coscienza individuale che si contrappone alla coscienza universale, si tratta, a mio parere di un falso problema, che dipende dall'assolutizzazione con cui si pensano questi due estremi. Infatti la coscienza individuale è necessaria, affinchè il singolo individuo sopravviva e si senta comunque in grado di agire. Tutti i grandi primati hanno un senso del sè e sono in grado di riconoscersi allo specchio, che è l'esercizio basilare per affermare la presenza di un autopercezione cosciente di sè. Nell'uomo questa capacità è stata dilatata dall'invenzione della cultura che ci ha reso un ibrido fra cultura e natura, e dove la cultura ha un peso preminente, come mai era accaduto o accade fra le specie animali. Senza una coscienza di sè, talvolta presuntuosa, l'uomo non sarebbe l'artefice di quella storia che tutti noi conosciamo. Non avremmo avuto Ulisse, Dante, e neppure Hitler e Baudelaire, ma solo tante piccole scimmiette che con un pezzetto di legno avrebbero mangiato le termiti. Detto questo, la presenza di una coscienza non deve neanche far credere che essa sia l'anticamera di un perfetto egoismo. Questo ce lo fa credere il tipo di società che abbiamo edificato e che in qualche modo condiziona anche il nostro stesso tipo di coscienza. Se noi pensiamo "culturalmente" che la coscienza sia egoista, giocoforza ci comporteremo da egoisti. Se invece pensiamo che la coscienza sia altruista, faremo il contrario. Una conferma proviene dai più disparati modelli organizzativi delle società umane, che vanno dal massimo livello di egoismo al massimo livello di altruismo, senza mai diventare assolutamente egoistiche o assolutamente altruistiche. Nel primo caso ci troveremmo di fronte ad una società di psicopatici crudeli e nell'altro in una società di martiri incapaci di proteggersi e destinati allo sterminio.
Infine, sulla crudeltà della natura. Effettivamente gli esempi non mancano ma sono strategie di adattamento alla vita che si sono trasmessi in milioni di anni. Se noi siamo qui, originati da una scimmia primordiali di 4-5 milioni di anni fa, lo dobbiamo a questa lotta fra organismi. Lo abbiamo visto anche con il Covid. I virus sono uno straordinario esempio di come gli organismi siano legati fra di loro in modo ambivalente. Infatti possono ucciderci ma si sono anche integrati nel nostro DNA, al punto che circa l'otto per cento del dna umano è composto da genoma virale fossile e se è stato integrato nel dna umano deve per forza esserci un vantaggio evolutivo. Nei bovini la percentuale di dna di origine virale è ancora più alta. Quindi nel mondo e fra la vita animale esisterà sempre questa lotta/unione fra specie diverse ed anche all'interno della stessa specie, come ben conosciamo noi homo sapiens. La differenza è che noi, insieme agli scimpanzè ci divertiamo ad aggredire solo per il gusto di farlo, mentre magari il leone ammazza i suoi cuccioli solo per far tornare il calore alle femmine e poterle nuovamente montare. Non siamo però così diversi dagli altri animali superiori. Abbiamo solo amplificato le prassi comportamentali a causa della neuroplasticità del nostro cervello, che può ipotizzare e procedere verso attitudini comportamentali estremamente variegate, mentre alle specie animali meno sviluppate le strategie adattive sono sempre le stesse, fuga, attacco, congelamento, ricerca del cibo e delle femmine. Questa neuroplasticità già di per sè immensa del cervello umano, in quanto tale è stata ulteriormente amplificata dalla cultura, che interagendo con il cervello ha reso le società umane così complesse, diversificate e votate a modifiche continue. Ma in tutto ciò non vedo nè una violenza automatica, nè un egoismo automatico, nè il tradimento di una coscienza collettiva a favore di una coscienza individuale o viceversa. Semplicemente la natura, qui sulla terra, funziona così. E osservare come funziona, scoprire il nostro passato biologico è già una avventura così affascinante, che non serve immaginare una Coscienza universale, per renderla più attraente.
Oltre un certo livello di estinzione, quando si verificano le estinzioni di massa però si chiarisce perchè le specie viventi sono interconnesse. Semplicemente perchè diminuendo le strutture biologiche in grado di replicare la vita, le possibili evoluzioni della vita stessa diminuiscono esse stesse, facendo diventare più difficile l'equilibrio vita/ambiente.
Ciò non significa che vi sia una Coscienza universale di cui non vi è alcuna prova. Se per ipotesi ammettessimo la sua esistenza, tale Coscienza universale ci dovrebbe spiegare perchè ha fatto sì che sulla terra si verificassero cinque estinzioni di massa e le successive ripopolazioni della terra secondo schemi viventi molto diversi fra di loro. Basti pensare a quella più famosa di 65 milioni di anni, che ha fatto terminare il dominio sulla terra dei dinosauri a vantaggio dei mammiferi.
Rispetto all'illusione della coscienza individuale che si contrappone alla coscienza universale, si tratta, a mio parere di un falso problema, che dipende dall'assolutizzazione con cui si pensano questi due estremi. Infatti la coscienza individuale è necessaria, affinchè il singolo individuo sopravviva e si senta comunque in grado di agire. Tutti i grandi primati hanno un senso del sè e sono in grado di riconoscersi allo specchio, che è l'esercizio basilare per affermare la presenza di un autopercezione cosciente di sè. Nell'uomo questa capacità è stata dilatata dall'invenzione della cultura che ci ha reso un ibrido fra cultura e natura, e dove la cultura ha un peso preminente, come mai era accaduto o accade fra le specie animali. Senza una coscienza di sè, talvolta presuntuosa, l'uomo non sarebbe l'artefice di quella storia che tutti noi conosciamo. Non avremmo avuto Ulisse, Dante, e neppure Hitler e Baudelaire, ma solo tante piccole scimmiette che con un pezzetto di legno avrebbero mangiato le termiti. Detto questo, la presenza di una coscienza non deve neanche far credere che essa sia l'anticamera di un perfetto egoismo. Questo ce lo fa credere il tipo di società che abbiamo edificato e che in qualche modo condiziona anche il nostro stesso tipo di coscienza. Se noi pensiamo "culturalmente" che la coscienza sia egoista, giocoforza ci comporteremo da egoisti. Se invece pensiamo che la coscienza sia altruista, faremo il contrario. Una conferma proviene dai più disparati modelli organizzativi delle società umane, che vanno dal massimo livello di egoismo al massimo livello di altruismo, senza mai diventare assolutamente egoistiche o assolutamente altruistiche. Nel primo caso ci troveremmo di fronte ad una società di psicopatici crudeli e nell'altro in una società di martiri incapaci di proteggersi e destinati allo sterminio.
Infine, sulla crudeltà della natura. Effettivamente gli esempi non mancano ma sono strategie di adattamento alla vita che si sono trasmessi in milioni di anni. Se noi siamo qui, originati da una scimmia primordiali di 4-5 milioni di anni fa, lo dobbiamo a questa lotta fra organismi. Lo abbiamo visto anche con il Covid. I virus sono uno straordinario esempio di come gli organismi siano legati fra di loro in modo ambivalente. Infatti possono ucciderci ma si sono anche integrati nel nostro DNA, al punto che circa l'otto per cento del dna umano è composto da genoma virale fossile e se è stato integrato nel dna umano deve per forza esserci un vantaggio evolutivo. Nei bovini la percentuale di dna di origine virale è ancora più alta. Quindi nel mondo e fra la vita animale esisterà sempre questa lotta/unione fra specie diverse ed anche all'interno della stessa specie, come ben conosciamo noi homo sapiens. La differenza è che noi, insieme agli scimpanzè ci divertiamo ad aggredire solo per il gusto di farlo, mentre magari il leone ammazza i suoi cuccioli solo per far tornare il calore alle femmine e poterle nuovamente montare. Non siamo però così diversi dagli altri animali superiori. Abbiamo solo amplificato le prassi comportamentali a causa della neuroplasticità del nostro cervello, che può ipotizzare e procedere verso attitudini comportamentali estremamente variegate, mentre alle specie animali meno sviluppate le strategie adattive sono sempre le stesse, fuga, attacco, congelamento, ricerca del cibo e delle femmine. Questa neuroplasticità già di per sè immensa del cervello umano, in quanto tale è stata ulteriormente amplificata dalla cultura, che interagendo con il cervello ha reso le società umane così complesse, diversificate e votate a modifiche continue. Ma in tutto ciò non vedo nè una violenza automatica, nè un egoismo automatico, nè il tradimento di una coscienza collettiva a favore di una coscienza individuale o viceversa. Semplicemente la natura, qui sulla terra, funziona così. E osservare come funziona, scoprire il nostro passato biologico è già una avventura così affascinante, che non serve immaginare una Coscienza universale, per renderla più attraente.