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Messaggi - Jacopus

#1231
Rispondo a Socrate. Che gli animali siano dei robot fu una definizione di successo di Cartesio, valida fino all'arrivo di un certo Darwin, che studió anche le emozioni degli animali. Se non bastano gli occhi dolci di un cane a convincerci, lo ha fatto l'etologia. Mammiferi ed uccelli soprattutto, hanno una struttura cerebrale del tutto simile alla nostra, hanno il midollo spinale, l'amigdala, l'ippocampo, i lobi frontali e parietali e quindi provano le nostre stesse emozioni, paura, affetto, capacità di prendersi cura della prole ed hanno anche le loro simpatie ed antipatie, al punto che ogni animale ha anche il suo carattere e la sua indole. I sistemi di neurotrasmissione sono gli stessi e quindi anche i mammiferi sono condizionati dagli ormoni che il loro organismo distribuisce in relazione alla situazione in cui si trovano. Ti stupirai ma gli animali più simili a noi, i mammiferi più evoluti hanno anche un senso morale e comprendono le ingiustizie perpetrate non solo su di loro ma anche sui loro simili, prova che i neuroni specchio e l'empatia non sono una prerogativa solo umana. Perfino l'omicidio non è un monopolio umano, visto che gli scimpanzé si battono fra gruppi nemici e qualche volta ci scappa il morto. Ovviamente gli animali sono sicuramente più organizzati a livello istintuale e procedurale ma non mancano i comportamenti che potremmo definire "umani" e che dovremmo in realtà definire come comportamenti "mammifero/uccelliani". Se poi vogliamo ancor più "epater le bourgeois", basti dire che sono state verificate le fasi rem, nel sonno dei ragni, ovvero un indizio molto solido sul fatto che probabilmente anche i ragni sognano. Per non parlare della così umana monogamia che è molto meglio praticata da alcune specie di uccelli, o dell'omosessualità, pratica diffusa oltre che dall'umanità anche da diverse specie animali, ed in modo sistematico, ad esempio, dai bonobo e dai cigni neri.

La grande trasformazione, che ci differenzia dai nostri "parenti" animali, è derivata dall'avvento della technè, che ha allargato non solo i nostri orizzonti ma la nostra stessa configurazione cerebrale. Il nostro cervello è così com'è perché addestrato da centinaia di migliaia di anni a confrontarsi con la tecnica. La tecnica è quasi diventata così una parte del nostro corredo genetico. Senza la tecnica (e con tecnica intendo "cultura" comprensiva di religioni, cacciaviti, costituzioni e vaccini), saremmo sicuramente dei primati un po' strambi e girovaghi, molto attenti a non finire fra le fauci di un leone.
#1232
Attualità / Re: Covid in Cina adicembre 2022
29 Dicembre 2022, 19:32:10 PM
Effettivamente, anche questa tenacia dei no-vax sarebbe da studiare meglio. Se poi vogliamo parlare di esperienze personali, come ho già raccontato, il Covid mi ha beccato all'inizio del 2021, proprio qualche settimana prima che facessi la prima vaccinazione prenotata. Non ho avuto una brutta influenza, ma una polmonite bilaterale e ho scampato l'ospedale per un pelo. Per riprendermi ho trascorso due mesi di convalescenza, un mese di completa malattia ed un mese di solo smart-working. Di tutte le mie conoscenze, che hanno preso il covid dopo almeno una vaccinazione, nessuno è stato così male, almeno di persone della mia età.
#1233
Citazione di: Pio il 29 Dicembre 2022, 14:20:05 PMRimaniamo però sempre nel campo del giudizio storico su come l:istituzione religiosa ha interpretato un messaggio, esaltando alcuni punti e sorvolando su altri che potevano mettere in discussione l'agire stesso. Una fede è per sua natura totalizzante. Questo perché richiede un cambiamento profondo di prospettiva e della qualità dell' agire. Ma totalizzante non significa intollerante. Non possiamo pensare che, per esempio, un cristiano ritenga la sua fede di uguale valore di quella di un buddista. Nemmeno un astronomo però considera l'astronomia di uguale valore dell'astrologia. È chiaro che una scelta è sempre un giudizio di valore.
Pio. Scusami se ti chiamo sempre in causa, ma il tema mi interessa parecchio, da un punto di vista, per così dire, appunto, conoscitivo. Anzi ti ringrazio per rispondermi e per provare a farmi capire il tuo punto di vista. Mi soffermo sull'ultima tua dichiarazione. Sono d'accordo, ogni scelta è un giudizio di valore. Come si sia arrivati a quella scelta è un altro paio di maniche, ma sulla dichiarazione sono d'accordo. Però c'è una differenza fra la scelta di valore che lascia spazio ad altre scelte di valore, e la scelta di valore che il singolo individuo considera "assoluta".
Ammetto che è difficile. Il tuo esempio su astronomia e astrologia è calzante rispetto a questo discorso. L'astronomo dovrebbe considerare di pari dignità alla sua conoscenza quella del ciarlatano astrologo. Ma credo che solo in questo modo si possa spezzare il pensiero unico, che tu giustamente definisci "totalizzante" e che non è appannaggio delle sole religioni, basti pensare a certi pensieri politici totalizzanti o a certe prese di posizioni totalizzanti (no vax, scientismo, ultraliberismo eccetera).
Un pensiero non totalizzante è la via, e questa via passa inevitabilmente attraverso il superamento delle religioni, quando esse si esprimono in modo totalizzante e i monoteismi sono l'espressione perfetta di questa totalizzazione.
Ma esiste sempre un rovescio della medaglia. Un pensiero non totalizzante deve avere di fronte a sè un interlocutore a sua volta non totalizzante, perchè altrimenti, accettare "il pensiero astrologico", come nel tuo esempio, potrebbe significare per l'astrologo che tu ti sei "arreso" al suo pensiero, rimettendo in moto il totalitarismo del pensiero, per cui c'è sempre ed esclusivamente un pensiero giusto ed uno sbagliato (così come un vincitore ed uno sconfitto, un ricco ed un povero, un intelligente ed uno stupido, e così via).
Soluzioni? Ci vorrebbe una bacchetta magica. In concreto credo che si tratti di un passaggio che ha bisogno di una educazione alla reciprocità e alla intersoggettività reale, e anche di un bisogno di acquisizione di nozioni e di conoscenze che permettano sempre la dimostrazione in modo argomentativo della verità/scelta/giudizio che si è scelti di perorare. Una attività di sicuro più faticosa, senza alcun punto fermo, rispetto a quella che ho definito del "pensiero totalitario", ma che ci permette di sentirci più liberi, più curiosi, più accettanti e realmente più tolleranti.
#1234
@ Pio:
In realtà, non confondo le due dimensioni, che sono presenti anche al di fuori dei contesti religiosi, come rappresentato da molta sociologia dello scorso secolo (cfr Movimento versus Istituzione). La mia critica, purtroppo, nonostante il riferimento un pò retorico ai tribunali dell'Inquisizione, è più radicale. Fede ha un collegamento etimologico con la parola verità. In tedesco, ad esempio, fedele nel senso di "rispettoso alla parola data" si dice "treu", che significa anche e soprattutto "vero". La vera è anche un altro modo per dire anello nuziale, che è simbolo di fedeltà.
Questo per dire che la religione, per suo statuto proprio, non ammette una verità altra, oltre a quella scritta nel suo "Libro". E ciò determina la divisione del mondo in modo dissociato e violento, fra coloro che sono fedeli e gli infedeli, scotomizzando, cioè eliminando, la inevitabile ambivalenza della vita umana.
Con questo non voglio neppure demonizzare le religioni. Tutte le religioni sono state e sono tuttora un passaggio importante nell'evoluzione della cultura umana, e ciò è ben rappresentato dall'evoluzione fra il Dio dell'AT e quello cristiano, professato dai Vangeli, tanto per dirne una. Ma nel suo nucleo profondo, la divisione resta. La divisione fra buoni e cattivi, tanto per farla semplice, fra fedeli e infedeli, fra bianchi e rossi e così via. Sarebbe interessante approfondire il significato che attribuiamo a questa polarizzazione/distinzione netta, che è di una importanza rilevante, visto che le religioni sono seguite da miliardi di persone.
Ciò non toglie che in questa polarizzazione, vedo un aspetto patologico, altrettanto importante.
#1235
Citazione di: Pio il 29 Dicembre 2022, 10:05:26 AMSe per REGNO DEI CIELI intendiamo anche la dimensione interiore ecco che la sentenza del Vangelo sta a indicare l'enorme difficoltà che ha un ricco (in tutti i sensi. Anche ricco di cultura si può intendere) di spogliarsi di tutta questa sovrastruttura per fare spazio alla Buona Novella. Questo passo si completa con quello che dice infatti:"Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore." È un grande tesssoro lega molto il nostro cuore direi. Il tesssoro che ci lega vogliamo nasconderlo, spesso facendo finta di esserne superiori, di dominarlo e di non esserne schiavi. Ecco apparire la menzogna e l' inganno.
Penso che qui sia necessaria una distinzione. Se il ricco materiale si spoglia della sua ricchezza, la dona agli altri, ma il ricco culturale che si spoglia della sua ricchezza culturale, in questa visione della "buona novella", dovrebbe semplicemente annicchilirla, di sicuro non donarla agli altri, poichè la conoscenza, come sa bene il Grande Inquisitore e il monaco Jorge del "il nome della Rosa", è il grande nemico di ogni religione.
E' questo il grande problema di ogni religione. Ovvero considerare possibile un'unica verità, la propria, riflettendo in questo modo, una visione del mondo dissociata, dove possono esistere solo vinti o vincitori (fedeli-miscrendenti), potenti o deboli, padroni o schiavi. Accettare la sola presenza di conoscenze alternative è un grande problema per chi asserisce la presenza di una sola verità. Ed oggi, la difficoltà delle Chiese, sta proprio nel cercare di conciliare la propria verità con le verità multiple e spesso verificabili della società mondana, specialmente in un mondo che fortunatamente non prevede più l'istituzione di tribunali della Santa Inquisizione.
#1236
Domanda semplice semplice.  :D. Ho notato che ultimamente il tema affiora qua e là fra i vari interventi e quindi perchè non rovinarsi la vita, cercando di rispondere a questa domanda? La mia personale risposta alla domanda è sì, siamo animali, un tipo particolare di animale ma a tutti gli effetti un animale.
Giungo a questa conclusione perchè sono più le funzioni e il processi biologici che ci identificano agli altri animali rispetto a ciò che ci differenzia da loro (poichè le differenze ci sono, eccome). Però a livello di struttura fondamentale, cioè a livello di DNA_RNA, usiamo le stesse regole per vivere, non solo del regno animale ma anche del regno vegetale. Poi, secondo una immagine a cerchi concentrici possiamo riscontrare parentele più o meno lontane, ma il dato di fatto, per quanto possa sembrare poco edificante, è che a quanto ne sappiamo, i nostri più lontani antenati comuni sono i batteri (o i virus, ma predomina il partito filobatterico). Infatti è assolutamente meraviglioso come, oltre al processo di replicazione del DNA, tutti i vertebrati, ad esempio, abbiano le stesse indicazioni di sviluppo morfologico: una spina dorsale in grado di sostenere una testa ben sviluppata che racchiude un cervello e il bilateralismo simmetrico degli organi. In questo modo si può dire che siamo più imparentati con un tirannosauro, piuttosto che con una spugna, ma che tirannosauro ed uomo abbiano avuto un ascendente comune è certo. E poi sempre più vicino, seguendo l'immagine dei cerchi concentrici, mammiferi, primati, primati superiori e homo sapiens. Ma la danza che balliamo, dal punto di vista fisiologico e biologico, ma anche emotivo ed affettivo è la stessa.
Le fazioni di chi si oppone all'uguaglianza uomo-animale, credo che siano sostanzialmente due, la prima è quella dei credenti in una entità superiore, la quale ha prescelto l'uomo come dominatore del mondo e dotato di caratteristiche completamente diverse, ovvero metafisiche. La seconda è composta da coloro che pur non credendo in senso religioso, ritengono l'uomo un entità vivente sostanzialmente diversa dagli altri animali per motivi più strettamente culturali o anche biologici, dovuti alla presenza di un organo ingombrante come il nostro Sistema Nervoso Centrale. Alla luce di questa ulteriore distinzione, mi pongo più in un ottica di continuo "dialogo" fra la nostra parte "animale", che può essere rappresentata dalle fondamenta di una casa, dalle quali non si può sfuggire, e che strutturano tutto il resto, e la parte culturale/cerebrale, che effettivamente ci ha differenziato in modo evidente dal resto del mondo animale. In questo senso la figura mitologica più appropriata per definire l'uomo è quella del centauro, che non a caso era in parte cavallo ed in parte uomo. Ed è, nella mitologia greca, un centauro colui che scoprì e diffuse la medicina fra gli umani, ciò che di più extra-animale ci sia, poichè sa far rinascere, salva la vita e sconfigge "temporaneamente" la morte.
#1237
Tematiche Filosofiche / Re: Metafisica del coronavirus
28 Dicembre 2022, 02:02:16 AM
Il co-sars 19 sembra aver di nuovo impietosamente piagato la Cina e stavolta con numeri impressionanti, ovvero con centinaia di morti quotidiani (mi correggo le morti giornaliere sarebbero migliaia). Più che di metafisica del virus occorrerebbe parlare di ripristino naturale di un equilibrio sostenibile fra specie. Staremo a vedere cosa accadrà in Europa di qui a qualche mese.
#1238
CitazioneBeh certo, la realtà "oggettiva e individuale" in cui si forma il bambino prescinde dalla sua collocazione a  Buckingham Palace o in una baracca. E pure il suo elaborare i concetti di bene e male è del tutto indifferente a tale eventualità.
Apprezzo il tuo sarcasmo Ipazia ma, tutto sommato, è proprio così. Immagina una baracca dove vive una madre premurosa e capace di empatizzare con il bambino, comprendendolo anche quando il bambino, non sa parlare e stargli vicino, facendogli sentire che è importante per quello che è e non per quello che dovrebbe essere. Quel bambino, quando sarà adulto, sarà in grado di resistere meglio alle sirene del male, rispetto al bambino vissuto a Buckingham Palace, se quest'ultimo bambino avrà avuto delle figure genitoriali distanti e incapaci di comprenderlo. Questo fa parte della nostra natura affettiva ed è in quegli anni cruciali della prima infanzia che si può sviluppare il senso morale o la crudeltà o la fragilità, la capacità di conseguire i propri obiettivi oppure diventare emotivamente instabili o freddi di fronte al male che subisce il prossimo. Tutto quello che viene dopo può al massimo curare e cercare di guarire il male osservato o subito in quegli anni, che struttura la personalità di ognuno di noi in modo solidissimo.
Su questo argomento il pensiero e le ricerche sono ormai ben salde ed univoche. Basti pensare agli esperimenti della Harlow sulla madre surrogato, per comprendere che non basta sopperire ai bisogni materiali per rendere gli esseri viventi capaci di vivere non solo eticamente, ma proprio in modo equilibrato ed in grado di vivere in gruppo.
Questo per dare una base al nostro discorso, che sarebbe corretto e sufficiente se noi vivessimo ancora in un ambiente naturale, senza quel fenomeno che si chiama "civilità". La civiltà ha complicato enormemente le cose, poichè a fronte di quelle esigenze di base, di affettività e di vicinanza, (che funzionano benissimo fino alle società primitive) ha costituito strutture, istituzioni, modi di fare e di pensare che condizionano e influenzano direttamente anche i nostri primordiali stati affettivi. Tornando alla citazione di Ipazia,

CitazioneBeh certo, la realtà "oggettiva e individuale" in cui si forma il bambino prescinde dalla sua collocazione a  Buckingham Palace o in una baracca. E pure il suo elaborare i concetti di bene e male è del tutto indifferente a tale eventualità.
non si può che convenire che la realtà ambientale incide sul senso etico di ognuno di noi, poichè l'etica è strettamente connessa con il senso di giustizia e che giustizia può pensare di aver ricevuto chi vive in una baracca e nello stesso tempo viene colpevolizzato perchè vive in quella baracca e non in un lussuoso loft di New York?

Occorre sempre tenere presente la complessità dell'uomo, specialmente quando si parla di questi argomenti. Da un lato c'è una base biologico/comportamentale che ci accomuna a tutti i primati e sostanzialmente a tutti i mammiferi e agli uccelli, dall'altra c'è una ridondanza che ci ha estromessi dal mondo naturale, perchè possiamo "pensare altrimenti" e in questo pensare altrimenti è compreso "il male dell'uomo sull'uomo", secondo modalità molto più raffinate di quelle conosciute nel mondo animale (come ad esempio quella del leone che uccide i cuccioli appena nati per far tornare in calore la leonessa). Allo stesso tempo, questo pensare altrimenti ci ha reso anche possibile pensare "il bene dell'uomo sull'uomo", anche in questo caso secondo modalità molto diverse da quelle che utilizzano gli altri mammiferi superiori, che non si sono mai sognati di sacrificarsi in modo così generico come hanno fatto Salvo d'Acquisto o Padre Kolbe, tanto per citare i primi due che mi sono venuti in mente.
Sono queste possibilità che ci disorientano. Un mammifero non homo-sapiens fa il suo mestiere, la sua vita è incanalata su solidi binari istintuali, e la recita a soggetto è molto limitata. Per noi invece è diverso. Sappiamo che potremmo comportarci diversamente. Sappiamo cosa dovrebbe essere giusto ma nella nostra vita lasciamo accadere le più profonde malvagità. Non resta che sperare che nel corso dei millenni, l'etica e la filosofia possano mitigare l'ingiustizia praticata dall'uomo sull'uomo e quindi il male etico, la prepotenza, la disparità, l'oppressione. Io credo che questo processo stia già avvenendo da parecchi millenni, pur nella consapevolezza che nulla è dato per scontato e che vi sono forze formidabili che tendono a rallentare questo processo o a cercare di far tornare indietro la lancetta dell'orologio dell'etica. D'altra parte questo processo di miglioramento etico, di diminuzione relativa del "male etico" che procede da millenni è però riservato ad una parte limitata dell'umanità, a quella parte che vive in "Occidente". E talvolta mi domando se per caso questo progresso etico, non sia fondato sui "dannati della terra", di tutti quelli che vivono nelle bidonvilles di Mumbai o Rio de Janeiro o di Nairobi. Popolazioni di miliardi di esseri umani per le quali il male è nella struttura stessa dei processi economici vigenti e rispetto ai quali, noi privilegiati siamo a tutti gli effetti, il male.
#1239
Sinteticamente: la malvagità dell'uomo fa parte dello stesso vasto repertorio che
ci ha permesso di andare sulla luna o di morire per salvare dei bambini che stavano annegando.
#1240
Assolutamente in disaccordo Pio. Che vi sia un certo tipo di potere che usa la forza è innegabile, ma non è paragonabile ciò che ha commesso la Chiesa quando aveva il monopolio del potere e ciò che commettono le attuali democrazie, anche quando eccedono nell'esercizio del potere. Basti pensare che circa la metà di quelli che scrivono in questo forum cinquecento anni fa sarebbero stati messi al rogo in compagnia di Giordano Bruno, mentre ho dei colleghi che non si sono voluti vaccinare ed al massimo hanno perso qualche mensilità di stipendio. La differenza fra un potere fondato sulla democrazia e quella fondato su una teocrazia è talmente grande che equipararle è completamente errato.
#1241
CitazioneInoltre, mi hai fatto ragionare sul fatto che basta guardarsi intorno e accorgersi che sul pianeta Terra, accade la stessissima cosa: cosa può fare di molto meglio un genitore con il figlio che non vuole amarlo?
Un genitore con un figlio che non vuole amarlo la prima cosa che deve fare è domandarsi "perché non mi ama?". In secondo luogo,
per affermarsi ogni individuo conosce un periodo di ribellione al padre e alla autorità, che di solito corrisponde con l'adolescenza. Un padre di solito, inoltre, "sufficientemente buono" è sempre presente fisicamente e rintracciabile, il che non è per Dio, tipicamente absconditus. In realtà se si dovesse seguire la tua metafora verrebbe da dire che Il Dio ebraico è un Dio che chiede ai propri figli un amore non ricambiato, visto che, a differenza del mio padre terreno, non l'ho mai incontrato nè mi ha accudito, curato, educato, come fa il padre terreno. Quindi e chiudo, la relazione con il padre terreno è una relazione umana, sfaccettata, e che se non patologica conosce anche momenti di odio e di avversione, che vanno accolti. Inoltre l'amore o l'odio terreno si sviluppano su fattori terreni. Come ha detto Phil, personalmente non odio un ente che considero immaginario. Detesto in realtà gli esseri umani ipocriti che usano la religione come velo della loro supposta bontà, ma questo è un altro discorso l.
#1242
Attualità / Auto elettriche
20 Dicembre 2022, 19:38:21 PM
Auto elettriche. Cosa ne pensate? Sono davvero il toccasana dell'ambiente o il classico greenwashing? Qual è la soluzione migliore per la mobilità nel xxi secolo?
#1243
CitazionePerchè dovete sapere, miei cari, che ciascuno di noi è senza dubbio colpevole per tutti e di tutto sulla terra, non solo per la comune colpa universale, ma individualmente ognuno per tutti gli uomini e per ogni uomo sulla terra." Solo quando sarà raggiunta questa consapevolezza "ciascuno di voi avrà la forza di conquistare il mondo con l'amore e di lavare i peccati del mondo con le proprie lacrime".

Per Duc. Questo sarebbe il messaggio rivoluzionario del cristianesimo se applicato senza compromessi, come invece il cristianesimo pratica da millenni. Applicare il perdono al peccatore non è solo un compito gravoso del peccatore ma dell'intera comunità umana. Scindere l'uomo probo dall'uomo malvagio è un processo comodo ma scorretto, se vogliamo dare retta alla citazione iniziale (tratta da i fratelli Karamazov). È vero che al peccatore si da la possibilità di cambiare, ma se non cambia e muore nel peccato è responsabilità di tutti, non solo del peccatore singolo. In realtà il cristianesimo si muove tramite una doppia verità: il perdono e il castigo, ma la percezione finale sembra essere quella di una sovrapposizione con il sistema economico/politico vigente, per il quale la condanna va ai "dannati della terra", mentre il perdono spetta agli "eletti". In realtà il cristianesimo se applicato con il criterio dello starec Zosima, sarebbe così rivoluzionario da oscurare ogni rivoluzione marxista.
#1244
"Io ho vinto il mondo". Se c'è un vincitore c'è anche un vinto. Se c'è un persecutore, c'è anche un perseguitato, se c'è un giusto c'è anche un ingiusto. È questa visione del mondo a "somma zero" di molte religioni ( forse di tutte) a rendermele sospette. Il cristianesimo ha provato a smontare questo meccanismo ma lo ha fatto solo parzialmente: la tradizione non può essere mai rinnegata del tutto, poiché il fondamento ideologico e di potere nasce proprio da essa. 
#1245
Tematiche Filosofiche / Re: SOLIPSISMO 2
14 Dicembre 2022, 10:19:54 AM
ciao Pio. Non so quanti anni hai, ma io che ho superato la cinquantina da un pezzo, non posso fare altro che concordare. Ma questa condizione, a mio parere, deriva proprio da quel processo che esclude l'intersoggettività su un piano paritario, per affermare il modello soggetto/oggetto, dove c'è sempre un vincitore e un vinto, un incube ed un succube, che possono anche sostituirsi nei ruoli, come accade di solito dopo le rivoluzioni, ma che non lascia scampo alla logica finale.

Una ulteriore precisazione, perchè i pensieri portano sempre altri pensieri. L'Uno occidentale è diverso dall'Uno orientale di cui ha parlato Eutidemo. L'Uno occidentale è alimentato dalla Potenza ed il suo simbolo è l'Eroe. L'Uno orientale è alimentato dall'equilibrio e il suo simbolo è l'Alveare. Sono suggestioni, che alimentano altri discorsi ed uno soprattutto. Se l'Uno occidentale è potenza e gioco a somma zero, come è stato possibile che la democrazia sia stata inventata in Occidente?