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Messaggi - baylham

#1246
Attualità / Re:Tutti in pannolino!
24 Marzo 2017, 11:32:21 AM
Citazione di: Eutidemo il 20 Marzo 2017, 08:39:42 AM
Ecco, infatti, il testo base della legge contro l'omofobia e la transfobia:
" In conformità a quanto disposto in materia di discriminazioni dall'articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, le disposizioni dell'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, e le norme del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, si applicano integralmente anche in materia di discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima."

Il richiamato art.3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, invero, così recita recita:
"Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell'attuazione dell'articolo 4 della convenzione, è punito:
a) con la reclusione fino a un anno e sei mesi chiunque, in qualsiasi modo, diffonde idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o motivati dall'identità sessuale della vittima;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o motivati dall'identità sessuale della vittima

Il tema del rifiuto della discriminazione mi sembra molto più complesso e difficile, addirittura paradossale. Peccato che si sia insinuato dentro i pannoloni.

Il problema è che la stessa legge antidiscriminazione è discriminatoria: discrimina i fatti proprio sulla base delle differenze che rifiuta. Il problema di fondo mi sembra sempre l'autoreferenzialità: l'antidiscriminazione nega la differenza che la giustifica, rende uguale ciò che è diverso. Per esempio un'associazione religiosa discrimina i propri associati proprio sulla base religiosa, come l'innamorato discrimina proprio sulla base sessuale.

In breve le differenze biologiche, etniche, religiose, sessuali esistono e producono effetti in campo politico e sociale.
Probabilmente una parziale soluzione dal punto di vista giuridico è proprio la distinzione dei casi in cui le differenze sono rilevanti da quelle in cui sono irrilevanti.

Personalmente ritengo il principio della libertà di pensiero e di espressione superiore al principio di non discriminazione per cui non condivido la prima parte e non mi convince affatto la formulazione della seconda parte della lettera a). 
#1247
Strana concezione del dono.

Un dono non va restituito, altrimenti non è un dono, è un debito. Il donatario può fare quello che vuole del dono.  Inoltre il dono può anche essere sgradito e quindi rifiutato: che il donatore attenda gratitudine dal donatario non è segno di altruismo, ma di egoismo.

Quindi se il talento è un dono allora valgono le stesse considerazioni.
#1248
Scienza e Tecnologia / Re:Legalità e dinamite
24 Marzo 2017, 09:58:42 AM
Hai posto un problema effettivamente difficile.

Per analogia coi sistemi cibernetici, emerge in tutta evidenza l'imprevedibilità dell'individuo e quindi dei processi sociali e storici.

Coerentemente le istituzioni non hanno mai avuto il controllo sulla scienza e sulla tecnologia.

Dunque la mia risposta è che non c'è possibilità di controllo: maggiori saranno gli sforzi di controllo, maggiore sarà l'imprevedibilità del processo. Oltretutto si pone il problema di chi controlla i controllori.


#1249
Il talento può essere non soltanto benefico ma anche malefico.
Se ho un talento posso trascorrere la  vita ad accrescerlo, farlo fruttare, oppure a decrescerlo. Normalmente però c'è una relazione inversa tra crescita del talento ed altruismo, che la distinzione dei piani, la Ricchezza, non risolve.
#1250
Ciò che caratterizza come populista un movimento o partito sono due elementi: il primo è il fatto di porre come fondamento che ci sia un interesse o un bene del popolo, di cui esso è portatore, coincidente con quello di tutti i cittadini.

Questo primo elemento è tuttavia condiviso e alimentato dalla maggior parte dei movimenti e partiti politici per raccogliere il consenso dei cittadini.

Da questo primo elemento deriva il secondo che costituisce la peculiarità del populismo: l'antipolitica. Chi si oppone al populista non viene più considerato un concorrente politico, una parte del popolo che esprime interessi o beni differenti, ma un criminale, un nemico del popolo, con cui non c'è un confronto politico ma giudiziario.

Questa stessa dinamica oltre che all'esterno è rivolta anche all'interno del movimento o partito populista.

Perciò il populismo e la democrazia sono antitetici: lo sbocco normale in caso di affermazione di un movimento o partito populista è la dittatura.

La democrazia si fonda sul presupposto opposto, che non ci sia un interesse o un bene comune di tutti i cittadini e che chi pretende di esserne il portatore deve continuamente verificarlo attraverso il voto accettando la sfida dei concorrenti politici in condizioni di reciprocità.

#1251
Ho la sensazione che la realtà dei fatti sia sempre più complessa, ambigua, oscura, di quanto appaia netta, semplice, chiara. Si potrebbe definire pirandelliana.
Ho fatto un semplice esercizio in questo senso, non avendo letto i verbali non sono in grado di costruire altre ipotesi alternative.

Il giudizio è comunque delicato, specialmente quando riguarda figure politiche istituzionali, che non possono essere rimosse sulla base della sola testimonianza d'accusa di qualcuno non sostenuta da altri elementi.

C'è la parola di uno, o due, contro la parola di un altro, che fino a prova contraria sono pari. Se il mentitore è uno, il mantenimento o la rimozione dagli incarichi di entrambi comporta una sicura ingiustizia.
Riparare la giustizia è un problema difficile, se non impossibile.
#1252
Dal punto di vista logico la questione di chi sia il mentitore è indecidibile. Di conseguenza, dal punto di vista morale e giuridico, qualunque soluzione è ingiusta. 
E questo è un serio e grave problema.

Tuttavia poiché la logica è parte della realtà, ma non è la realtà, una spiegazione terza non è affatto esclusa: potrebbe esserci alla base un fraintendimento tra i due (un ragionamento ipotetico scambiato per una informazione reale)  combinato con una o più coincidenze casuali (l'effettiva presenza delle microspie).
E' solo un'ipotesi ad hoc, non sono documentato sulla vicenda.
#1253
Non ho nessuna contestazione morale da opporre al suicidio, è di per sé una scelta sofferta, estrema, cui riconosco il massimo rispetto e dignità.

Volevo far risultare il fatto che normalmente il suicidio è una scelta individuale, non condivisa con altri, che per questo definisco egoistica, sebbene le motivazioni possano anche essere altruistiche.

Ciò che invece apprezzo del suicidio assistito è proprio la sua preparazione, partecipazione collettiva.

Ripeto che il suicidio assistito e l'eutanasia sono per me legalizzabili soltanto in casi ben determinati, per anticipare una morte che si prevede dolorosa, per porre un limite alla sofferenza.

Ho la personale certezza che la morte sia la fine di ogni sofferenza, come di ogni piacere.
#1254
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
15 Marzo 2017, 10:16:36 AM
A me sembra che basti un granellino di sabbia, qualunque cosa esso sia, per mettere in eterna contraddizione, se non mandare in soffitta, le costruzioni metafisiche, gli universali, gli assoluti, i principi, gli uni, gli dei, i vuoti, i tutti.



#1255
Citazione di: Sariputra il 15 Marzo 2017, 08:35:47 AM
Presumo che il suicida sia un essere sostanzialmente 'ottimista' e infatti , se non lo fosse, non spererebbe di migliorare la sua situazione uccidendosi. Il pessimista radicale invece dubita che il suicidarsi migliori la sua situazione, proprio perchè, essendo pessimista, teme anzi che la peggiori ( il famoso cadere dalla padella nella brace...)  ;D 

Probabilmente un pessimista radicale sceglierà la soluzione meno pessimistica.

Citazione di: Sariputra il 15 Marzo 2017, 08:35:47 AM
Mi viene in mente il caso di un medico che , diagnosticatogli un tumore al cervello, si è lanciato dal nono piano dell'ospedale. Avendo uno dei figli che frequentava la classe della mia, un giorno torna a casa e mi racconta che il ragazzo era scoppiato in pianto in classe. Quando l'insegnante ha tentato di confortarlo dicendogli che doveva vedere l'atto del padre come un gesto d'amore verso di loro, così che non soffrissero per vedere in che condizioni si sarebbe ridotto, il ragazzo è esploso: "Ma io volevo soffrire insieme a lui! Perché me lo ha impedito?"... Non ci sono risposte :'(

Secondo me il giudizio dell'insegnante era infondato: il medico ha immaginato la propria morte dolorosa e ha scelto egoisticamente di suicidarsi.
La reazione del ragazzo è altrettanto egoista.
#1256
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
10 Marzo 2017, 15:51:40 PM
Sono in difficoltà, non so se sto andando fuori tema, termino con questa risposta a donquixote.

Una parte non può essere in relazione col tutto, con l'assoluto, sia perché l'assoluto sarebbe allora una parte, sia perché allora la parte sarebbe in relazione con sé stessa. Impossibile.
Questa è la ragione profonda del mio ateismo.


#1257
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
10 Marzo 2017, 14:22:52 PM
Essere parte dell'assoluto non significa essere in relazione con l'assoluto, impossibile, ma con altre parti.
#1258
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
10 Marzo 2017, 12:02:01 PM
Citazione di: Sariputra il 10 Marzo 2017, 11:31:57 AM
Citazione di: baylham il 10 Marzo 2017, 11:20:22 AM
Citazione di: donquixote il 10 Marzo 2017, 10:46:07 AMSono anni che scrivo che il problema non è l'assoluto (che essendo ab-solutus ovverosia slegato è in sé e per sé e non necessita di altro che di se stesso) ma l'assolutizzazione del relativo, che a quanto pare è un concetto molto difficile da comprendere. Tutto dipende dall'assoluto ed è relativo ad esso (ovvero in relazione di dipendenza con questo), e porre come assoluto qualcosa che non lo è (sia questo la vita, il bene, l'uomo, la natura, un dio particolare, l'economia, l'uguaglianza o qualunque altro relativo) è proprio ciò che genera la violenza di doverlo imporre, dato che essendo un relativo non si può imporre da solo, determinando conseguenze disastrose. Solo assumendo il punto di vista dell'assoluto si può riuscire a comprendere tutti i relativi (e anche le relazioni sussistenti non solo con l'assoluto ma anche fra di loro) e dar loro il corretto valore senza necessità di alcun tipo di imposizione.
Trovo contraddittorio che il problema sia anche la soluzione: assumere il punto di vista dell'assoluto equivale proprio ad assolutizzare il relativo.

Non si può assumere il punto di vista dell'assoluto, in quanto l' assoluto non ha punti di vista  ( al massimo comprende tutti i punti di vista), ossia è Vuoto di punti di vista realmente esistenti. Attingere all'assoluto non attaccandosi ai punti di vista non è la soluzione del problema, in quanto il problema non sussiste. Il problema è una creazione del pensiero. Il problema sorge sempre dall'attaccamento ai punti di vista. Non attaccamento ai punti di vista non significa non operare per necessità di vita, ma essere consapevole che questi punti di vista sono semplicemente necessari ( per la sopravvivenza).

Il problema o la soluzione è relativo alla parte, che tu sei e rimarrai, pensiero o non pensiero, attaccamento o non attaccamento.
#1259
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
10 Marzo 2017, 11:30:18 AM
Citazione di: Sariputra il 10 Marzo 2017, 10:53:30 AM

E' nell'assoluto che si risolvono le apparenti ( per l'uomo) contraddizioni del relativo. Come si 'attinge' all'assoluto per risolvere le contraddizioni? Si potrebbe forse iniziare con il non-attaccarsi e identificarsi con le contraddizioni relative?...Chiaro che non si deve trattare di formulare l'ennesima teoria ( relativa) sull'assoluto...

Non si risolvono le contraddizioni e non si attinge all'assoluto, si è relativi. Solo il relativo può porsi un problema, tra cui quello impossibile di diventare assoluto.
#1260
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
10 Marzo 2017, 11:20:22 AM
Citazione di: donquixote il 10 Marzo 2017, 10:46:07 AM
Sono anni che scrivo che il problema non è l'assoluto (che essendo ab-solutus ovverosia slegato è in sé e per sé e non necessita di altro che di se stesso) ma l'assolutizzazione del relativo, che a quanto pare è un concetto molto difficile da comprendere. Tutto dipende dall'assoluto ed è relativo ad esso (ovvero in relazione di dipendenza con questo), e porre come assoluto qualcosa che non lo è (sia questo la vita, il bene, l'uomo, la natura, un dio particolare, l'economia, l'uguaglianza o qualunque altro relativo) è proprio ciò che genera la violenza di doverlo imporre, dato che essendo un relativo non si può imporre da solo, determinando conseguenze disastrose. Solo assumendo il punto di vista dell'assoluto si può riuscire a comprendere tutti i relativi (e anche le relazioni sussistenti non solo con l'assoluto ma anche fra di loro) e dar loro il corretto valore senza necessità di alcun tipo di imposizione.

Trovo contraddittorio che il problema sia anche la soluzione: assumere il punto di vista dell'assoluto equivale proprio ad assolutizzare il relativo.